Biblioteca Multimediale Marxista


SCENA OTTAVA




 


Era seduta sul letto leggiucchiando la sua rivista la camicia da notte lievemente scostata da una parte a mostrare dove la sua calda abbronzatura sfumava nel biancore del seno e le braccia fuori delle coperte con una mano penzoloni all'estremità del polso abbandonato sul bordo del letto quand'egli si avvicinò lei volse la palma di questa mano verso l'alto in un gesto involontario forse d'irritazione ma fu come un moto inconscio d'appello anzi parve riassumere improvvisamente tutte le antiche suppliche tutta la segreta pantomima bizzarra della tenerezza delle ineffabili fedeltà e delle eterne speranze del loro matrimonio

dovresti bere un po' meno dice lei alzandosi dal letto stretto dove avevano dormito quella notte sotto il manifesto del Che ieri sera eri completamente ubriaco ti rendi conto hai rischiato anche di farti picchiare da quello stronzo se non intervenivamo per separarvi una scena ridicola lei attraversa la stanza decisa e va verso la finestra è inutile che adesso fai quella faccia offesa certo normalmente gliele avresti date tu ma ieri sera non eri normale non ti reggevi in piedi lei spalanca la finestra la luce del giorno entra nella stanza i rumori gli odori della campagna entrano nella stanza che spettacolo ridicolo e penoso i maschi che sfogano la loro aggressività spero che non sia questo anche il motivo per cui fate politica dice e va nel bagno a farsi la doccia lui riaprì il libro

il Console accese un fiammifero per la sigaretta che in qualche modo s'era dimenticato di mettersi tra le labbra dopo un po' trovandosi con un fiammifero spento in mano se lo ripose in tasca per qualche istante si fronteggiarono reciprocamente come due fortezze che non comunicano l'acqua che continuava a stillare nella piscina dio con che mortale lentezza colmava il silenzio fra loro c'era qualcos'altro al Console parve di udire ancora la musica della festa da ballo eppure doveva essere finita da un pezzo così che quel silenzio era pervaso come da uno stantio pulsare di tamburi

arriva la telefonata della giornalista che era appena arrivata al suo giornale e che dà la notizia che sono in corso centinaia di perquisizioni che sarebbero già stati firmati decine di mandati di cattura per militanti e simpatizzanti che il clima è paranoico che i giornali come ci si aspettava hanno scritto cose spaventose e che c'è grande attesa per l'autopsia del cadavere che si farà oggi e che dovrà rivelare le cause dell'esplosione e della morte e poi si fa passare al telefono il biondo che risponde a monosillabi e poi mette giù alzando le spalle

quando il telefono squillò il suo cuore quasi cessò di battere in realtà il telefono suonava molto limpidamente il Console lasciò il portico per la sala da pranzo dove timoroso del frenetico apparecchio cominciò a parlare nel ricevitore perché era una chiamata internazionale senza sapere quel che diceva udendo la sua muta voce chiaramente ma trasformando le sue domande nelle proprie risposte timoroso che da un momento all'altro olio bollente gli si rovesciasse dentro i timpani o nella bocca

a pranzo mangiamo la lepre non è la migliore stagione per la lepre questa dice il comandante la migliore stagione è l'inverno ma è giovane e tenera e mia moglie prima di farla cuocere per tre ore nella marinata dove è rimasta tutta la notte la fa rosolare prima e toglie il liquido che butta insieme al grasso e poi verso la fine ci aggiunge il fegato e tutte le interiora tritate fine e anche due o tre cucchiai del sangue della lepre noi diciamo tutti che è buonissima quella lepre in salmì con la polenta di farina di grano grosso che era davvero buonissima e ci facciamo raccontare dalla moglie del comandante come la fa la marinata

la fa con una bottiglia di barbera due spicchi d'aglio schiacciati una cipolla steccata con qualche chiodo di garofano carota e sedano a pezzetti qualche granello di pepe in grani mezzo cucchiaio di turno e mezzo di maggiorana essiccata una foglia d'alloro sbriciolata tre foglie di salvia e sei bacche di ginepro ci siamo io e lei a tavola col comandante e sua moglie e c'è il biondo che è rimasto lì mentre con la giornalista è tornato in città il leaderino saccente perché c'era un'assemblea alla Statale e ci ha guardati un po' male me e lei perché non ci andavamo anche noi all'assemblea poi è arrivato lì il libraio e forse qualcun altro ma questi personaggi ci serviranno per una prossima scena qui vediamo lei che è un po' meno aggressiva e io mi sento un po' meglio e racconto di quella volta che ero stato con l'editore sulla sua barca

c'era un mare spaventoso io quella volta ero stato malissimo perché soffro il mal di mare credevo di morire poi al ritorno c'era questa cosa della manovra che dal molo tutti guardano giudicano con che manovra uno entra nel porto entrarci col motore non è da gran marinaio l'editore ci è entrato senza motore con tutte le vele spiegate poi ha virato e di colpo ha ammainato tutte le vele mentre la barca puntava dritta verso il molo con l'abbrivio velocissima ancora un istante poi bisognava mettere il motore a retromarcia per bloccare la barca che se no finiva sul molo io stavo vicino a lui dietro al timone e lui a un certo punto ha schiacciato il pulsante dell'avviamento ma il motore non è partito l'ha schiacciato un'altra volta niente

il molo era ormai a pochi metri adesso va a sfasciarsi sul molo ho pensato ma la terza volta il motore è partito e la prua si è fermata che quasi toccava il molo l'editore era rimasto impassibile e la gente sul molo che non si era resa conto ha applaudito la bella manovra poi chiedo a lei che è un po' annoiata perché me lo aveva già sentito raccontare qualche volta le chiedo tu che cosa ti ricordi dell'editore lei fa una smorfia dice non lo so non riesco a ricordarmi niente adesso sembrava annoiata poi dice mi ricordo che si mangiava le unghie mi ricordo che non mi lasciava mai scendere dalla macchina quella volta che abbiamo fatto un viaggio per fare la pipì perché non si voleva fermare mai

questo è vero ma non so se va bene dice lei mi sembra chiaro che il contesto la situazione in cui la morte dell'editore è avvenuta è certamente più importante della sua figura della sua persona perché l'ha trasformata e questa trasformazione è quello che ci interessa la trasformazione di questa figura di questo personaggio di cui noi conosciamo un po' il quotidiano di cui conosciamo degli eventi anche delle banalità come le nostre perché siamo tutti pieni di banalità ma se non vedessimo in lui questa trasformazione non riusciremmo a vederlo come quel passaggio dentro le cose della storia che noi vogliamo mettere in luce resterebbero solo i suoi eventi e i suoi atti banali non vi pare non riusciremmo insomma a vederlo come da quel ponte lì si può vedere giù in basso il torrente che scorre lontano

e questo vale anche per noi dico io sarebbe di scarso interesse volere ricostruire le storie i fatti le parole delle persone che eravamo quella volta ma adesso noi siamo qui che parliamo e ci ricordiamo e ci diciamo queste cose siamo qui dopo tanti anni dopo quasi vent'anni dopo diciassette siamo qui guarda caso ma forse non è un caso siamo qui esattamente quelli che eravamo quel giorno lì a mangiare la lepre in salmì a casa del comandante lui e sua moglie non sono qui perché non esistono ce li siamo inventati ma ne esistono tanti come lui poi ci sono io che faccio sempre il professore e c'è lei che invece adesso fa la giornalista e che non stiamo più insieme più o meno da allora e c'è il biondo che è un po' meno biondo ma sempre giovane e che fa il cinema o almeno ci prova

c'è il libraio che fa sempre il libraio e che sa sempre tutte le storie del movimento e che senza la sua memoria tutte queste storie non esisterebbero più c'è il fatto che il tempo è un altro tempo per via di questi diciassette anni che sono passati e il fatto che il luogo è un altro luogo perché qui dalla finestra adesso non si vedono fabbrichette in mezzo ai campi piatti a perdita d'occhio ma si vedono le montagne e quel ponte altissimo sulle acque del torrente che sprofonda tra le rocce e c'è il fatto che siamo qui adesso a parlare di quella storia a cercare come dicevamo prima di darle un significato un valore che secondo me è importante per capire le storie di quegli anni

ci sono i due grandi momenti di passaggio i due spartiacque che sono la morte dell'editore e poi il rapimento Moro il primo che ha prodotto una nuova coscienza l'apertura di un processo attraverso una rottura con tradizioni rivoluzionarie ormai consumate come quella partigiana e quella della vecchia classe operaia mentre si apre un altro ciclo storico pazzesco che è la modificazione profonda del lavoro si mette in moto la costruzione di una soggettività personale e collettiva completamente rovesciata cioè da una storia a un'altra storia da una soggettività a un'altra e finisce la coscienza di classe nasce la collettività decentrata almeno così dicevamo una volta

l'altro momento di passaggio è il rapimento Moro che è la fine brutale di questo processo il processo ormai ha vinto si è imposto ha trasformato la società ha trasformato la gente il modo di vivere di pensare di amare i desideri e i comportamenti e questo soprattutto grazie al femminismo dice lui tante grazie dice lei ha trasformato anche le parole e anche come si raccontano le storie e questo è una mutazione irreversibile che segna anche la generazione successiva quella degli anni del riflusso questi anni 80 putridi ormai alla fine e anche se fanno di tutto per rincoglionirle queste nuove generazioni con la televisione con la droga mentre i giornali gli spiegano che loro vogliono soltanto la carriera e la famiglia e magari dio

allora dice il biondo questa morte la storia di quella morte dovrebbe diventare una storia che racconta altre storie la storia del personaggio la nostra storia e la storia di tanta altra gente la storia di quegli anni così lontani ma anche così vicini perché ancora oggi noi siamo fatti tutti di quegli anni di quella storia e perciò in quella storia c'è anche la storia di questi anni ma è una storia che racconta così tante storie che non si potrà scrivere mai a noi basterebbe poterne ritagliare un pezzetto che riesca a dare almeno il senso un po' di quella storia

io mi ricordo dice il libraio le discussioni di quei giorni che erano state un momento importante perché si trattava di fare passare una figura che tutti volevano dimenticare per quella che era stata c'era chi la voleva mettere sul pietistico chi sulla trama della Cia tutti volevano mascherarlo non volevano vederlo come una figura dentro a un contesto che era il contesto di quegli anni questa morte ha coinciso subito con una cancellazione una cancellazione e una mistificazione di questo personaggio cancellazione mistificazione spostamento modificazione cioè tutto pur di non parlare della cosa in sé basta guardare i giornali di quei giorni e si capisce benissimo la necessità di mascherare di spostare questo personaggio così scomodo

certo gli riconoscevano di avere fatto uno dei migliori istituti al mondo per gli studi sul movimento operaio gli riconoscevano la prestigiosa casa editrice però mettendo bene in luce lo scarto avvenuto il cambiamento che compie a un certo punto con la sua infatuazione per Fidel che è vista generalmente come una sua confusione mentale mentre sappiamo che i riferimenti che si facevano allora a Fidel e a tutti i movimenti di liberazione vari non erano infatuazioni ma erano le realtà in mezzo alle quali ci si muoveva erano il paesaggio il contesto in cui anche le cose che si facevano in Italia avevano la loro collocazione e il loro senso

lui stampa gli scritti di Fidel e del Che ma prima ancora ha stampato libri sulla rivoluzione algerina anche Il Giorno di Italo Pietra si occupava dell'Algeria ma era il giornale di Mattei e quindi c'era un interesse economico nel senso che c'era di mezzo il petrolio del Sahara era una strategia intelligente di Mattei che diceva noi appoggiamo la guerriglia algerina e quando questa vincerà con la Francia noi avremo il petrolio del Sahara poi Mattei muore cadendo misteriosamente col suo aereo e un mese dopo mi ricordo come fatto curioso in tutta Italia aprono i distributori Total la benzina francese che finché Mattei era in vita in Italia non c'era

quella dell'editore invece era una cosa militante forniva strumenti al movimento italiano e lui non solo stampava i documenti della guerriglia algerina ma era anche dentro in prima persona nel reseau Jeanson e è li che io l'ho conosciuto lui interveniva nelle cose direttamente come militante c'era forse anche un po' di ingenuità nella sua passione nella sua rivolta contro la sopraffazione e l'ingiustizia che lo spingevano a bruciare i tempi a saltare le mediazioni certo nella sua azione ci sono stati errori e improvvisazioni probabilmente ha commesso per generosità degli errori fatali d'imprudenza che forse gli sono costati la vita

sì dice il biondo ma adesso io penso che bisogna parlare anche di un altro grande occultamento il fatto che tutta la società di quel tempo non vuole dare legalità alla lotta operaia dura partita di slancio con l'autunno caldo del 69 è come se tutta la società italiana voglia esorcizzarla e trova i motivi del rifiuto negli elementi di violenza inevitabile nella lotta dura di questa nuova classe operaia che è incazzata che fa queste cose e che nello scontro sociale si collega alla radicalità dei giovani per cui contro di loro si usa la violenza per distruggerli e contemporaneamente li si accusa di violenza di attentato alle regole della democrazia o della legalità repubblicana come dicono i comunisti e questo è lo sporco lavoro dei mass media e degli intellettuali dell'epoca

la visione del Pci e dei democratici progressisti era quella dell'operaio portatore di valori sani dei valori morali del socialismo della società del lavoro a cui si contrappone l'idea di quello che abbiamo chiamato il rifiuto del lavoro cioè della classe che si nega come destino operaio questo è lo scontro fondamentale degli anni 70 uno scontro culturale basato sulla loro impossibilità di comprendere i nuovi valori culturali del vivere dell'esistenza e che crea una frattura insanabile perché loro pur essendo sindacalizzati e del Pci non possono tollerare che io figlio di operaio faccio le lotte per negarmi come operaio ma come tu le lotte le devi fare per gli aumenti salariali sì però compatibili col fatto che devi produrre di più ma cazzo dico io le lotte le faccio per non essere più operaio mai più

è qui che avviene il passaggio da una forma di resistenza rispetto alla controrivoluzione rispetto al colpo di stato che è una forma che per i giovani per il movimento non basta più si passa al fatto di volere trasformare radicalmente e violentemente la società cioè la rivoluzione ecco tutto questo dopo la morte dell'editore sotto il traliccio viene drammaticamente allo scoperto non solo come teoria e come progetto ma anche come pratica quotidiana e allora erompe dilaga questa complessità questo mélange questo cocktail molotov di esperienze che puntano tutte a un cambiamento rivoluzionario

è stato così dice lui e l'appuntamento emblematico della morte dell'editore rappresenta questi passaggi li rappresenta obiettivamente non è che in lui ci fosse una visione e una previsione lucida e chiara come non poteva esserci in nessuno di noi in un periodo così contraddittorio e tumultuoso lui è la somma di tutte le contraddizioni dove il vecchio e il nuovo non si risolvono ma si sommano si scontrano si accavallano si mescolano ma lui di tutte queste cose è sempre un testimone appassionato onesto lacerato che è sempre alla ricerca di queste cose che è investito da queste cose che suscita queste cose proteso verso il mondo che cambia fino a modificare il suo rapporto con il suo lavoro con il suo contesto culturale con la sua classe con il suo patrimonio e con la sua famiglia qui lei forse vuole dire qualcosa ma non la dice

non t'è più rimasto un filo di tenerezza o d'amore per me chiese ad un tratto lei quasi implorando voltandosi verso di lui egli pensò sì ti amo mi resta per te tutto l'amore di questo mondo solo che questo amore mi sembra così lontano da me e inoltre così strano perché è come se potessi quasi udirlo un brusio oppure un pianto ma lontano lontanissimo un suono triste smarrito che potrebbe tanto avvicinarsi quanto recedere non saprei dire non puoi dunque pensare ad altro che non sia il numero di libagioni a cui intendi darti si disse lui sì è così oh mio dio

va bene adesso che ci siamo detti tutto questo però qui a questo punto non si capisce bene come va avanti questa storia e se è una storia o che cos'è e a questo punto io vorrei bere qualcosa no aspetta a questo punto bisogna che succeda qualcosa d'improvviso e d'imprevisto per esempio arriva lì qualcuno arriva lì uno in loden grigio no questo non è possibile arriva lì uno con una valigia che deve consegnare a qualcuno per esempio al comandante o al giovane biondo e nella valigia ci sono dei documenti che spiegano come sono andate veramente le cose sotto il traliccio io non sono d'accordo interrompe lei mi sembra anzi una sciocchezza non possiamo adesso metterci a inventare delle storie su questa storia come se dovessimo inventare un film giallo

non era più sua qualcuno aveva senza dubbio approvato ammirato il suo elegante abito blu ardesia da viaggio e non era stato lui ad un tratto con un gesto di muta impazienza lei si tolse il cappello e scuotendo i capelli castani schiariti dal sole si alzò dal parapetto per comporsi sul divanoletto accavallando le lunghe gambe particolarmente belle e aristocratiche il divano emise un gemito sordo di corde di chitarra spezzate lui ritrovò i suoi occhiali neri e se li mise quasi per scherzo ma lo aveva colpito con una remota angoscia il fatto che lei stesse ancora aspettando il coraggio di