Biblioteca Multimediale Marxista
1.
I sotterranei sono un dedalo di budelli illuminati ogni venti trenta metri da tubi al neon polverosi appesi a lunghi fili elettrici sbrindellati che pendono dal soffitto di cemento grezzo del sotterraneo spaccato da fenditure profonde lunghe che non si vede la fine e in qualche punto si abbassa gonfiato verso il basso come spinto da un peso enorme che sopra lo schiaccia curvandolo sfondandolo e ogni quattro cinque metri puntelli di grosse travi lo sostengono il legno è marcio ammuffito il suolo è coperto da un sottile velo d'acqua marcia l'odore dolciastro e nauseante di carogna d'animale si mescola all'odore della muffa ogni tanto a una biforcazione o a un incrocio di due budelli ci sono piccoli mucchi di sabbia di cemento bagnati franati calpestati pale e altri attrezzi arrugginiti abbandonati l'aria è umida e dalla bocca escono piccole nuvole di vapore quando si respira quell'aria nauseante
lo scalpiccio disordinato del piccolo corteo muto si mescola al tintinnare continuo delle catene rimbomba quando si attraversano le passerelle di legno fradicio le ombre si allungano dietro i passi quando si avvicinano alle zone illuminate dai neon scompaiono e subito riappaiono davanti e si allungano i passi avanzano lenti facendo attenzione a dove si mettono i piedi e alle catene per non tirarle troppo davanti o dietro cercando di lasciare sempre la stessa distanza con chi sta davanti o con chi sta dietro facendo attenzione a non strisciare la spalla destra sulla parete viscida bagnata e evitare a sinistra le canne dei mitra puntati orizzontali mentre il piccolo corteo gira più volte a destra e a sinistra a sinistra e a destra fino a perdere del tutto l'orientamento
poi saliamo su una scala stretta semibuia soffocante con lunghe rampe alti gradini faticosi strappi alle catene che fanno male ai polsi e alla fine dell'ultima rampa la luce di una piccola porta e sbuchiamo fuori in alto in cima a una gradinata spalancata su un'enorme sala molto illuminata piena di gente che si muove giù in basso sotto di noi sento improvvisamente contro la gamba un muso che ringhia minaccioso le pupille nere dilatate i grandi occhi sporgenti due lunghi denti bianchissimi le labbra rosse contratte rovesciate un grosso cane gigantesco il pelo lucido nero rizzato sulla schiena che si incurva tesa le orecchie dritte mosse da un tremito continuo il carabiniere che lo tiene al guinzaglio è impassibile nella sua tuta blindata antiterrorismo ultimo modello
dal punto in cui siamo la gradinata scende ripida fino al pavimento della sala e da lì salgono tutt'intorno fino al soffitto spesse sbarre cilindriche di ferro verniciate di grigio metallizzato l'enorme gabbia è piena di carabinieri in tuta blindata grigia metallizzata sopra sotto di fianco con altri grandi cani neri ringhianti e nervosi a uno a uno i carabinieri ci sfilano la catena ci tolgono i ceppi dai polsi rossi che fanno male ci arrivano in faccia le vampate di luce accecante dei flash dei fotografi cani anche questi anzi sciacalli e si contorcono si piegano si alzano sulle punte dei piedi un balletto affannoso alzando le braccia tirandole ancora più su con le maniche delle giacche che si accorciano sui gomiti ancora più su
ci freghiamo i polsi rossi accendiamo le sigarette camminiamo un po' su e giù per la gradinata salutiamo qualche parente ci sediamo a due o a tre vicini scambiando qualche frase a bassa voce i fotografi in basso si piegano sulle ginocchia spostano di scatto il tronco a destra e a sinistra come contorsionisti del circo si protendono verso le bestie dentro la gabbia tentano di infilare la testa di traverso tra le sbarre infilando i lunghi obbiettivi tra le gambe le braccia dei carabinieri che formano una barriera immobile agitano le dita isteriche fanno ballonzolare le macchine e scattano e sparano lampi abbaglianti contro le facce nella gabbia poi in un angolo lontano si accende una luce ancora più abbagliante e comincia il ronzio delle telecamere
mi siedo sul gradino più in alto della gradinata e giù in fondo vedo gli avvocati con le mantelline nere distrattamente buttate sulle spalle che confabulano tra loro calmi a gruppetti dietro i banchi di legno scrostato sulla destra parallela alla gabbia è schierata la corte con il presidente arcigno e pensoso seduto in mezzo lo schienale altissimo che gli arriva un bel pezzo sopra la testa poi il giudice a latere stravaccato di traverso su un'altra sedia altissima e a destra e a sinistra i giurati popolari uomini e donne quasi tutti con la faccia nascosta dietro occhiali larghi e scuri le larghe fascie tricolori che attraversano i golfini pallidi le camicette gonfie con i colletti inamidati le giacche doppiopetto in diverse tonalità di grigio le cravatte verdastre bluastre o giallastre e in fondo a destra c'è il palchetto solitario del pubblico ministero
sopra le teste della corte milioni di tessere compongono un enorme mosaico impolverato e sbiadito che arriva fino al soffitto e rappresenta una scena confusa una battaglia furiosa dalla parte sinistra ci sono le forze del male rappresentate da strani esseri contorti mostruosi aggrovigliati soprattutto di colore verde e viola e dalla parte destra le forze del bene angeliche trasparenti armoniose azzurre e leggere che si scontrano al centro in una battaglia furiosa ma le forze del male sono già chiaramente sconfitte e battono in ritirata incalzate dalle implacabili forze del bene in basso in un ovale dorato campeggia la figura imponente della giustizia bendata che regge in una mano lo spadone nell'altra la bilancia un po' più sotto la scritta in rilievo la legge è uguale per tutti c'è scritto
sulla sinistra dietro lo sbarramento dei carabinieri ci sono le transenne di legno dietro le transenne c'è lo spazio per il pubblico ma il pubblico non c'è lo spazio per il pubblico è quasi completamente vuoto salvo qualche parente madre padre sorella fratello cugino zio cognata nessun amico nessun compagno perché tutti hanno paura perché visto da fuori il tribunale si presenta con una scenografia da guerra transenne metalliche e fili spinati cordoni di polizia e carabinieri un susseguirsi di sbarramenti e mezzi blindati disposti nei punti strategici mentre altri mezzi blindati girano continuamente intorno al palazzo e poi cani e metal detector all'entrata e perquisizioni interrogatori schedature minacce avvertimenti insinuazioni e tutto il resto
la piccola porta alle nostre spalle si apre un'altra volta e in mezzo a un altro nugolo di carabinieri appaiono in cima alla gradinata le donne anche loro incatenate e con i ceppi tutti ci alziamo avvicinando ci la gabbia si riempie di grida di saluti di sorrisi di profumi diversi si sono messe tutte vestiti coloratissimi gonne lunghe camicie colorate foulard colorati gli anelli alle dita collane catenine spille braccialetti ciondoli ai polsi grandi orecchini bizzarri fermagli tra i capelli nella confusione i carabinieri si agitano urlano ordini i cani ringhiano minacciosi riesplodono le vampate dei flash dei fotografi i giornalisti prendono frenetici appunti sui taccuini i pochi parenti si sbracciano gridano saluti dietro le transenne e rispondono altre grida e saluti
a una a una i carabinieri sfilano la catena e tolgono i ceppi le ragazze corrono verso di noi corriamo verso di loro sulla gradinata ci ingarbugliamo ci intrecciamo ci avviluppiamo in un mosaico di abbracci di strette di baci di voci l'unica cosa che ci interessa adesso è poterci parlare parlare di tante cose parlare di tutto finalmente parlare parlare il più a lungo possibile e poterci toccare sentire tra uomini e donne tutto scompare intorno l'aula i carabinieri i fotografi i cani i giudici tutto quello che c'è al di là delle sbarre ci è estraneo non esiste si intrecciano i regali amuleti piccoli oggetti tutto quello che è stato possibile portare fin lì dentro la gabbia ci scambiamo anche i vestiti le camicie i maglioni i foulard le sciarpe
squilli di un campanello che viene dal banco della corte e il presidente comincia a leggere arcigno il lungo elenco dei capi d'imputazione questo quello imputato di e così e così per avere e qui e là questo quello imputato di e qui e là per avere e così e così e in concorso con legge con un tono di voce uniforme in modo sbrigativo tirato via questo quello imputato di e così e così per avere e qui e là tira via si mangia le parole dalla fretta questo quello banda armata associazione e qui e là non si riesce a seguire niente finisce in fretta e poi vengono i preliminari e gli avvocati senza nessuna convinzione e per pura formalità presentano le solite inutili eccezioni e quindi sospensione della seduta e ritiro della corte per decidere delle eccezioni della difesa e pochi minuti e sono già di ritorno e altri squilli per dire che ovviamente tutte le eccezioni della difesa sono respinte e altri squilli e si dichiara aperto e il presidente dichiara aperto il dibattimento
2.
È arrivato il giorno stabilito e la mattina presto prima che aprono i cancelli avevamo attaccato un grande manifesto che annunciava l'assemblea e invitava tutti a partecipare l'assemblea si prende e non si chiede c'era scritto in grande e sotto Gelso aveva aggiunto e anche tutto il resto di cui abbiamo bisogno il preside Mastino arriva come il solito per primo e si mette a leggere il manifesto poi gonfia la mascella e ci guarda da cattivo ci fissa uno per uno come dire prendo nota e poi vi sistemo voi poi arrivano i professori che leggono e non commentano si limitano a guardarci come dei pazzi dopo qualche minuto esce fuori una schiera di bidelli che Mastino gli aveva dato l'ordine di strappare via i manifesti
il più coraggioso che era anche il più stupido dei bidelli alza un braccio per staccare il manifesto ma Cocco gli arriva davanti infuriato con le braccia alzate col suo pastrano lungo e nero con la fodera color cardinale e gli lancia un urlo il bidello si ferma impressionato e intanto anche noi ci facciamo avanti i bidelli non sanno cosa fare guardano su verso Mastino che li guarda giù dalla finestra della presidenza però alla fine decidono di tornarsene dentro perché capiscono che se insistono finisce a botte i primi studenti che arrivano hanno visto la scena si mettono a discutere con noi e non entrano e piano piano il gruppo s'ingrossa allora Mastino pensa bene di intervenire direttamente e esce sotto il porticato per farsi vedere che è lì e comincia a passeggiare su e giù
mi sembrava di vedere il padrone che passeggia davanti alla fabbrica in quelle storie che avevo letto sulle prime lotte operaie sui primi scioperi lo stesso metodo di intimidazione e infatti gli studenti prendono paura qualcuno comincia a dire che vuole entrare tirano fuori mille scuse benché noi facciamo di tutto per spiegargli che se stiamo fuori tutti Mastino non può farci niente non può sospenderci tutti ma c'è troppa indecisione e troppa paura e un primo gruppetto con la testa bassa comincia a entrare è come un segnale generale anche tutti gli altri si precipitano dentro in pochi minuti sono dentro quasi tutti restano fuori solo una ventina più noi sei e anche Mastino rientra e sogghigna soddisfatto
noi abbiamo le pive nel sacco Malva è sconvolta ma Cocco
non molla entriamo e la facciamo lo stesso in quanti siamo dice dobbiamo farla
lo stesso tanto ormai non abbiamo più niente da perdere grida e così
convinciamo gli altri a fare lo stesso l'assemblea entriamo tutti insieme e
ci mettiamo in un'aula vuota del pianterreno è un minuto che siamo dentro
e non abbiamo ancora cominciato a dire
una parola che arriva Mastino sbraitando cosa fate qui tu tu e tu siete tutti
quanti sospesi passate in presidenza uno alla volta e esce lasciando la porta
aperta Scilla dà un calcio alla porta e poi la barrica ci spingiamo davanti
due banchi restiamo un momento in silenzio dobbiamo fare qualcosa ci guardiamo
negli occhi ma non sappiamo cosa fare ci sentiamo in trappola
poi è un lampo e mi vedo davanti agli occhi la pagina di un opuscolo che avevo letto quest'estate sulle forme di lotta nelle fabbriche e tutte queste cose mi vedo lì davanti agli occhi quella pagina con il titolo in neretto corteo interno e dico corteo interno dobbiamo fare un corteo interno che cosa dicono gli altri sì un corteo interno entriamo in tutte le aule e facciamo uscire tutti almeno ci proviamo cominciamo dalla prima e le facciamo passare tutte tutti sono d'accordo usciamo fuori e facciamo un piccolo corteo nel corridoio e arriviamo davanti alla prima aula la lezione è già cominciata noi facciamo irruzione entriamo tutti insieme nell'aula in silenzio il professore noto ruffiano di Mastino si spaventa e non fiata tutti gli studenti sono voltati verso la porta
Valeriana è decisa quando parla è sicura nervosa ma chiara ha un tono di voce alto e scandisce bene dice il preside ci ha sospesi noi tutti perché volevamo fare un'assemblea senza il suo permesso tutti lo sapevano lo sapevate anche voi tutti che c'era il programma di fare questa assemblea sono quindici giorni che ne discutiamo oggi siete entrati per paura però se avete paura oggi avrete paura anche domani e sempre e non potremo mai decidere da soli i nostri problemi allora dovete muovervi adesso subito noi dobbiamo fare tutti subito l'assemblea per dimostrare che in questa scuola non siamo degli schiavi la dobbiamo fare per fare quello che fanno in tutte le altre scuole per dimostrare che siamo noi a decidere perché la scuola è nostra non è di Mastino
Cocco e Scilla guardano minacciosi il professore come per dirgli non azzardarti a aprire bocca tu e quello infatti se ne sta lì zitto da alcuni banchi qualcuno si alza e partono i primi commenti giusto usciamo usciamo tutti sì andiamo a fare il giro delle classi Mastino arriva dall'altra parte del corridoio e si trova contro il corteo si mette a urlare ma ormai non fa più paura a nessuno Cocco gli si ferma davanti e gli grida sul naso assemblea assemblea Mastino continua a gridare rosso di rabbia e minaccia tutti di sospensione e urla di rientrare in classe ma il corteo fa irruzione in un'altra classe la tecnica è di entrare tutti insieme nella classe di colpo
Valeriana fa il discorso a metà che sono già tutti in piedi pronti a uscire non c'è più bisogno neanche di parlare hanno già capito tutto il casino fa uscire tutti anche dalle altre classi il corteo s'ingrossa e il pianterreno è completamente spazzato saliamo in corteo su per le scale al primo piano e entriamo nella prima classe che ci capita ormai la gente è tanta che non si riesce a starci tutti e anche lì tutti gli studenti escono fuori subito quelli che premono per entrare si scontrano con quelli che premono per uscire non entriamo nemmeno più nelle altre aule gli studenti escono da soli dappertutto anche al secondo piano ne vediamo che si sporgono dalla ringhiera si urla tutti fuori e saliamo le scale fino al secondo piano e quando arriviamo nel corridoio sono già fuori tutti dalle classi e si uniscono al corteo
il corteo è fermo su per le scale tutti si accalcano su per tutta la lunghezza delle scale si sente Mastino che urla qualcosa dal basso ma non si capisce non si sente cosa dice c'è un casino incredibile poi ci sporgiamo e vediamo Mastino giù al pianterreno in mezzo alla tromba delle scale che si mette le mani nei capelli e fa una faccia disperata si sente solo che urla la scala la scala da sopra partono delle pallottole di carta che finiscono giù sulla testa di Mastino poi dal primo e dal secondo piano cominciano a volare le biro le gomme le matite poi anche i quaderni e i libri tutti buttano giù qualcosa contro Mastino che è lì giù solo in mezzo alla tromba delle scale non tenta neanche di ripararsi si tiene le mani tra i capelli ma non per ripararsi e continua a urlare le scale le scale
i professori non si vedono i bidelli sono scomparsi alcuni professori sono scappati nelle aule vuote e si sono chiusi dentro partono uno dietro l'altro i vetri delle aule e si vedono i professori in piedi terrorizzati con le spalle al muro giù sotto Mastino lancia un ultimo grido disperato che riesce a farsi sentire la scala cede le urla calano di tono non tanto per quello che ha detto Mastino ma perché la gente si è già sfogata abbastanza Gelso mi guarda da dietro i suoi occhialini rotondi e mi chiede che cazzo urla lo stronzo e Cocco dice sta bluffando non sa più cosa fare Mastino da sotto apre le braccia verso l'alto e implora ragazzi ragazzi state fermi la scala non può reggere tutto quel peso state calmi e scendete in ordine senza correre calmi
ma quale ordine ma sentite non smette di dare ordini quello
lì urla Cocco adesso tu ti rimangi tutte le minacce ti rimangi tutto
qui davanti a tutti niente più sospensioni e assemblee quando le vogliamo
si sente un boato di urla tutti gridano assemblea assemblea Mastino giù
sotto spalanca le braccia e poi le lascia ricadere e quando riesce a parlare
dice ansimando sì sì tutto quello che volete ma venite giù
subito vi supplico ve lo dico per il vostro bene venite giù scendete
piano non
correte vi prego non ci saranno sospensioni potrete fare le vostre assemblee
ma venite giù vi prego tutti urlano vittoria vittoria ma nessuno scende
giù nessuno ci crede alla storia della scala che cede nessuno ci pensa
nemmeno per un attimo
Gelso si pulisce gli occhiali soddisfatto io e Malva ci abbracciamo felici e si sente ancora il vocione roco di Cocco che urla hai finito di fare il gradasso adesso eh e poi aggiunge Mastino sei sospeso per sempre passa in presidenza quando ti chiamiamo si sente la voce di Valeriana che dice che adesso è meglio andare giù nel cortile a fare l'assemblea perché è l'unico posto dove possiamo starci tutti insieme e tutti gridano che sono d'accordo tutti gridano assemblea assemblea cortile cortile e cominciano a scendere giù e invece di scendere ordinatamente come voleva Mastino tutti scendono di corsa e per di più saltando battendo forte i piedi per fargli dispetto e spingendosi tutti Mastino è sempre lì immobile con le braccia alzate la testa in su che grida no no piano piano e poi lo sanno tutti come è andata a finire
3.
In città i circoli giovanili hanno organizzato una festa in piazza del duomo io e China ci andiamo in treno da soli arriviamo in anticipo all'appuntamento con gli altri nostri compagni c'è già moltissima gente la polizia presidia in forze tutto intorno si fanno scritte sui muri e per terra lo spazio è un diritto oppure per la società della festa oppure riprendiamoci la vita la polizia comincia a fare pressione per farci sgomberare c'è qualche tafferuglio partono un paio di candelotti che non spaventano nessuno però riescono a prendere un compagno e a manganellarlo un po' ce ne andiamo dalla piazza ma nelle strade intorno cominciamo a sporfidare e riempirci le sacche intanto arrivano all'appuntamento grossi gruppi soprattutto dei quartieri ghetto della periferia
proviamo a metterci in cordoni e viene fuori un serpentone mica male vediamo gli altri del nostro collettivo sono venuti tutti stanno a gruppetti mischiati con gli altri la testa del corteo parte decisa in direzione della piazza del duomo tirando su uno striscione con scritto ribellarsi è ora è carnevale lo si vede dai coriandoli e dalle stelle filanti per terra le famiglie portano a spasso i bambini mascherati da zorro sandokan o da corsaro nero facciamo il giro intorno alla piazza del duomo e a quel punto scoppia il casino perché i carabinieri attaccano la coda del corteo sparano raffiche di lacrimogeni l'aria si fa subito irrespirabile tutti hanno gli occhi che piangono le famiglie vengono prese dal panico rincorrono i loro zorro sandokan e corsaro nero dispersi nel fuggi fuggi
io e China ci fermiamo con un gruppo che tira cubetti di porfido e ci troviamo di fianco Cotogno Valeriana e Nocciola vediamo i carabinieri partire di corsa per caricare allora alcuni compagni spostano un po' di macchine di traverso alla strada un paio di bottiglie sulle macchine e i carabinieri non si vedono più dietro le fiamme e le nuvole di fumo nero cento metri più avanti c'è un gruppo che se la sta prendendo con una Rolls Royce metallizzata bandierate e sprangate sulla carrozzeria sassate contro i vetri e poi anche lì una bottiglia e l'auto del padrone fa un bel rogo giochiamo ancora un po' a inseguirci coi carabinieri per le strade del centro alla fine ci disperdiamo e ci ritroviamo tutti alla stazione
abbiamo tutti gli occhi che bruciano e continuiamo a sfregarci anche se è peggio e in più nel naso l'odore puzzolente dei lacrimogeni ci laviamo gli occhi alla fontanella arriva Malva che è inciampata era venuta coi tacchi alti ha battuto il naso e ce l'ha tutto spelacchiato Gelso come al solito gli sono caduti gli occhiali e qualcuno nella confusione glieli ha schiacciati e non ci vede quasi più Verbena ha respirato un sacco di gas ha la nausea e sta per vomitare arriva Ortica alza la falda del suo impermeabile e ci fa vedere un manganello nero e lungo quasi quasi ci portavamo anche qualcos'altro dice vero Cocco Cocco ha trovato per terra un fucile si erano persi anche un fucile dovevate vedere Cocco che correva come uno struzzo con il fucile in mano ridevano tutti e applaudivano ma poi l'abbiamo buttato via che ce ne facevamo di un fucile
un'altra volta una sera alla metà di aprile alla televisione danno la notizia dell'assassinio di un compagno un fascista gli ha sparato aveva diciassette anni e subito la reazione è spontanea immediata la mattina ci ritroviamo tutti sul treno per la città le stesse facce le stesse scarpe da tennis i giubbotti le sacche a tracolla le sciarpe i fazzoletti i guanti i berretti i vagoni sono pieni la gente è in piedi nei corridoi nessuno parla e a ogni stazione ne sale dell'altra sui muri dei paesi che attraversiamo si vedono le scritte fresche le stesse parole che si leggono nelle facce silenziose dei compagni dalle ultime stazioni della periferia sale una marea di gente che si pigia nelle piattaforme portano sacchetti di plastica con dentro i caschi e sotto i giubbotti chiavi inglesi spranghe tondini di ferro in tasca fionde biglie bulloni
quando arriviamo un lungo corteo riempie la banchina e s'infila giù per le scale del metro nessuno fa il biglietto nei vagoni entrano anche le bandiere e le lunghe aste degli striscioni qualcuno accenna a una canzone ma il clima è cupo minaccioso si arriva all'università nella piazza davanti all'università c'è una marea di gente ma non solo studenti non solo giovani c'è gente di tutte le età c'è anche gente anziana ci sono operai con le tute e i fazzoletti rossi al collo il corteo è già il schierato che aspetta di partire i servizi d'ordine in testa i fazzoletti legati sotto gli occhi e i grossi bastoni a cui sono legate piccolissime bandiere rosse c'è un rumoreggiare cupo poi un urlo e parte uno slogan compagno ucciso sarai vendicato tutti insieme un boato e il corteo parte
davanti al palazzo di giustizia davanti alle scalinate c'è uno schieramento di celerini in assetto di guerra con i lacrimogeni infilati in cima ai fucili e le visiere dei caschi abbassate il corteo si ferma di colpo e partono slogan contro i poliziotti la tensione sale a mille il corteo riparte e poi si ferma di nuovo in una piazza vedo un vecchietto con un fazzoletto rosso intorno al collo che viene issato sul basamento dell'obelisco che c'è in mezzo alla piazza e che si porta la tromba alle labbra e che suona il silenzio e si fa subito un silenzio pauroso si sentono solo gli acuti della tromba quando la tromba finisce c'è un urlo un urlo enorme dappertutto si alzano migliaia di braccia tutte armate di chiavi inglesi e di spranghe
tutti i negozi delle strade che attraversiamo sono chiusi le
saracinesche sono tutte abbassate e improvvisamente a un certo punto tutti si
infilano i caschi vedo apparire cordone per cordone una distesa di caschi colorati
come un mare di biglie colorate bianche rosse blu verdi nere il corteo si ferma
nel viale all'altezza di una traversale c'è li davanti dopo pochi metri
nella traversale c'è uno sbarramento auto jeep jeepponi cellulari della
polizia e dei carabinieri che proteggono la sede dei
fascisti che è pochi metri dietro lo sbarramento la testa del corteo
col servizio d'ordine si ferma pochi metri davanti lo sbarramento le chiavi
e le spranghe si levano minacciose poliziotti e i carabinieri serrano le file
e si coprono con gli scudi parte una sassaiola che sembra non finire mai si
sentono i tonfi dei sassi che finiscono contro gli scudi e i caschi dei poliziotti
volano nell'aria le molotov a decine poi salgono le vampate altissime gialle rosse azzurre formano un muro altissimo di fiamme davanti a noi alcune jeep hanno preso fuoco i poliziotti rompono le file corrono tutti indietro inciampando calpestandosi nella fuga altro lancio di molotov e altre macchine prendono fuoco una nuvola di fumo nero non si vede più niente poi si sentono i botti sordi dei lacrimogeni che ci grandinano addosso a decine una pioggia di lacrimogeni che ci piovono da tutte le parti in un attimo l'aria è irrespirabile i cordoni del servizio d'ordine indietreggiano e si portano all'imbocco della traversale si fermano all'imbocco dietro nel viale il corteo si è sfaldato e improvvisamente in fondo al viale si sentono acutissime le sirene di una colonna di jeepponi
le sirene si avvicinano sempre più forti sento urla dappertutto poi d'improvviso tutta la gente corre verso i lati del viale verso il marciapiede e improvvisamente nella folla che si apre appare un enorme jeep pone grigioverde lanciato velocissimo che ci sfiora anch'io sto correndo sul marciapiede arrivano altri jeepponi della colonna le sirene vicinissime spaccano i timpani partono sassi e qualche molotov contro i jeepponi che hanno i vetri protetti da grate di ferro dalla fiancata di uno si alzano fiamme sono tanti sembrano non finire mai dai marciapiedi i compagni continuano a tirare sassi e bottiglie tirano biglie e bulloni con le fionde vedo un jeeppone zigzagare in mezzo al viale e poi puntare dritto sul marciapiede
la gente si butta contro i muri delle case si arrampicano sulle grate sulle saracinesche dei negozi sui cornicioni delle finestre dei primi piani i jeepponi salgono sui marciapiedi e passano rasente i muri delle case ci sfiorano io mi arrampico sulla grata di una saracinesca tutti tentano di arrampicarsi ma non c'è posto per tutti la gente si aggrappa uno all'altro i jeepponi passano sui marciapiedi rasente i muri delle case sfiorandoci uno due tre tengo il fiato e chiudo gli occhi qualcuno vicino a me urla terrorizzato io resto attaccato alla grata anche quando la colonna è passata e vedo l'ultimo jeeppone che dopo averci sfiorato ha come un sobbalzo e sterza di colpo verso il centro della strada sento molte urla tutte insieme che vengono dal punto dove il jeeppone ha sterzato
urla fortissime grida vedo molti compagni che corrono verso quel punto non riesco a vedere niente c'è fumo e confusione tutti hanno gli occhi rossi che piangono per i lacrimogeni scendo dalla saracinesca e vado verso quel punto correndo insieme a altri ci scontriamo con altri che vengono in senso opposto facce disperate occhi sbarrati alcuni abbassano i fazzoletti uno si mette le mani nei capelli non riesco a vedere cosa è successo c'è un gruppo di compagni fermi a semicerchio alcuni piangono non è per i lacrimogeni alcuni singhiozzano una ragazza grida qualcosa che non capisco poi più in là vedo il corpo insanguinato per terra vedo la lunga scia di sangue scuro e più in là vedo la massa rossiccia del cervello che la ruota del jeeppone gli ha schizzato fuori dalla testa schiacciata
4.
Poi di colpo un'immagine fissa confusa che non riuscivo bene a decifrare non era una fotografia perché c'erano dei movimenti appena percettibili nell'inquadratura c'era la luce intensa di un proiettore doveva essere una ripresa notturna qualcosa ripreso da molto vicino tanto vicino che non si riusciva a distinguere niente di preciso non c'era nessun commento c'era solo quell'immagine silenziosa e confusa sentivo solo il frusciare delle dita di China che arrotolava lo spinello poi l'obiettivo della telecamera ha zummato all'indietro e ha messo a fuoco una testa la testa di un uomo la testa era appoggiata su una macchia una macchia larga rossa e c'era una striscia rossa che usciva da un orecchio e scendeva giù per la guancia fino al colletto bianco della camicia
la telecamera ha zummato ancora all'indietro e ha mostrato il corpo del carabiniere abbattuto davanti alla colonnina gialla di una pompa della benzina di fianco al corpo si vedeva una pistola non so se era la sua o quella che l'aveva ucciso ho alzato il volume della televisione che era abbassato l'annunciatore diceva che il carabiniere era stato atteso sotto casa e ucciso con due colpi di calibro nove nella testa l'omicidio non era ancora stato rivendicato poi c'è stato un riepilogo delle forze dell'ordine cadute dall'inizio dell'anno immagini di carabinieri e poliziotti uccisi per strada o dietro i finestrini di automobili un lungo elenco di nomi e di date
le immagini dei caduti erano inframmezzate da altre immagini la televisione commentava foto segnaletiche di latitanti scene di arresti di terroristi di scontri a fuoco con terroristi di uccisioni di terroristi scene di processi con i terroristi dentro i gabbioni schierati col pugno alzato e le facce minacciose il tono del commento era quello di un bollettino di guerra China che intanto si era acceso lo spinello me l'ha passato e ha preso il telecomando e ha tolto il sonoro si vedono ancora due carabinieri in alta uniforme giovani e impettiti che portano una gigantesca corona di fiori attraversata da un grande nastro viola con su scritto in grandi caratteri oro li Governo poi China ha cambiato canale si è messa a passare da un canale all'altro avanti e indietro
in quel periodo io avevo appena smesso di lavorare nella fabbrica di coloranti e io e China non avevamo più una casa fissa dove stare stavamo in giro un po' qui un po' là dai compagni che potevano ospitarci non eravamo mica i soli a vivere così anzi allora in quel periodo eravamo un po' tutti costretti a fare i nomadi per via del clima pesante che c'era c'erano arresti a catena e perquisizioni quasi tutti i giorni fatte anche così a casaccio alla gente più diversa del movimento a tutti quelli che in qualche modo erano compagni o avevano a che fare coi compagni quindi era un'abitudine non restare mai nello stesso posto per troppo tempo
si cercava di dormire la notte nelle case di quei compagni che si ritenevano meno conosciuti meno esposti o meglio ancora nelle case di amici che non c'entravano niente o nelle case di amici di amici le manifestazioni e le feste di piazza erano finite da un pezzo il movimento era come un enorme fantasma assente ripiegato su se stesso rintanato nei suoi ghetti la scena adesso era occupata dallo stillicidio di azioni armate clandestine rivendicate da decine di sigle di organizzazioni combattenti che si facevano concorrenza la vita del movimento era finita ma per i compagni non era finita non è che potevano mettersi da parte e dire aspettiamo stiamo a vedere perché per la repressione tutti erano coinvolti non si facevano troppe distinzioni
e così stavamo lì quella sera io e China su quel letto sconosciuto coperto di giornali di riviste di vestiti fumando uno spinello e guardando la televisione che di solito non la guardavamo mai e fuori si sentivano ogni tanto le sirene della polizia che passavano nessuno andava più in giro la sera anche in sede ci si vedeva solo di giorno e in giro si faceva attenzione quando ci si incontrava coi compagni e poi c'era la storia di Scilla e dei suoi amici che ci preoccupava ci preoccupava per loro e ci preoccupava anche per i riflessi che poteva avere su di noi mi ricordo che ne abbiamo parlato anche quella sera mentre China continuava a passare da un canale all'altro della televisione col telecomando
prima di allora Scilla era la classica figura del servizio d'ordine quello che in occasione degli scontri coi fascisti si era distinto come personaggio estremamente deciso molto violento molto aggressivo Scilla era sempre stato dentro tutti gli scontri si era battuto coi fascisti anche da solo e in questo modo si era pian piano costruito un mito perché lì in quella cittadina la presenza dei fascisti era stata considerevole e anche lì come altrove non permettevano di girare in centro con un abbigliamento che allora veniva etichettato di sinistra di avere in mano un giornale di sinistra allora i fascisti provocavano e picchiavano la gente riconosciuti di sinistra o solo sospettati di essere di sinistra
poi il movimento è riuscito a conquistare l'egemonia grazie a tipi come Scilla ma allora erano i fascisti che dominavano e la polizia e la magistratura coprivano i fascisti e all'interno di questo Scilla e quelli come lui la corporazione diciamo militare del movimento hanno costruito il loro prestigio in virtù di una necessità che era riconosciuta da tutta la sinistra la contrapposizione fisica al fascismo era una funzione riconosciuta come legittima e necessaria e su questo ruolo di militante antifascista attivo Scilla ha potuto costruire il suo prestigio che in futuro poi l'ha messo al riparo dai sospetti quando ha cominciato a svolgere il ruolo di confidente dei carabinieri
Scilla dimostrava sempre un atteggiamento di competitività fisica contro tutto e tutti anche coi compagni anche perché probabilmente sentiva di non potere competere su altri terreni per cui lui aggrediva sempre magari col pretesto di buttarla in gioco ma era sempre un gioco pesante sgradevole ecco sì sgradevole e quelli che non riusciva a coinvolgere dentro questo meccanismo di competizione fisica erano quelli verso cui aveva un atteggiamento di soggezione un po' viscido e forzato in sostanza riproduceva all'interno del movimento gli stessi gradi di violenza che esprimeva verso il nemico si sentiva sempre in guerra contro tutto e tutti e in tutti vedeva dei nemici contro cui scaricare la sua violenza e picchiava un compagno esattamente come picchiava un fascista
e così anche all'interno del movimento in sostanza quelli come Scilla servivano era un poliziotto interno svolgeva una funzione magari sgradevole ma considerata utile Scilla e quelli come lui non hanno mai partecipato al dibattito interno del movimento nelle riunioni nelle assemblee stavano per lo più zitti interessati solo a dove c'entrava la violenza hanno semplicemente vissuto la fase di accelerazione dello scontro in termini meccanici e unicamente militari di innalzamento dello scontro e di pratica della violenza contro lo Stato come prima era stato contro i fascisti sono sempre stati fuori dalle lotte nelle fabbriche nel territorio e poco a poco hanno cominciato a mimare comportamenti e ideali clandestini la pratica della pistoletta nascosta in cantina eccetera
poi quando si è arrivati a quella riunione che ha deciso la rottura del nostro gruppo e che racconterò dopo dopo quella riunione di lui e di quelli che hanno preso la sua strada non si è saputo più niente noi non li abbiamo più visti non si è saputo più niente di lui di Valeriana di Cotogno e di Gelso se non dei volantini che rivendicavano le azioni armate che loro hanno fatto hanno fatto una serie di iniziative armate fino a questo carabiniere ma questo l'ho saputo solo dopo quando ero già dentro non hanno fatto morti hanno fatto rapine attentati qualche ferimento fino a questo carabiniere ma allora quando l'ho visto quella sera alla televisione con China non abbiamo pensato minimamente che potevano c'entrare loro
China fa scattare ancora il telecomando adesso sullo schermo si vede una pianura sconfinata l'obiettivo zumma in avanti deve essere ripreso da un elicottero e si vede uno struzzo che corre velocissimo sulla pianura arida e piatta corre velocissimo in linea retta la testa immobile il corpo che sussulta ritmicamente le gambe non si vedono tanto sono veloci volta ogni tanto la testa e accelera sempre più un'ombra bassa e lunga lo segue veloce guadagna terreno lo struzzo volta la testa l'ombra è a pochi metri lo struzzo adesso corre a zig zag guadagna qualche metro ma dopo pochi secondi l'ombra è di nuovo vicinissima lo struzzo corre verso il niente con tutte le sue forze l'ombra si solleva nell'aria e il ghepardo gli è sopra con un balzo formano un'unica ombra immobile l'elicottero gira si vede solo il cielo grigio e il rumore delle pale
5.
È successo subito dopo Natale alla vigilia di Natale io avevo ricevuto un telegramma di China che mi avvisava che mi veniva a trovare lunedì per un colloquio questo telegramma mi era arrivato mentre si discuteva io ero in camerone con altri quattro compagni mentre si discuteva su come dividersi i compiti per cucinare il pranzo per Natale io facevo il risotto facevo il risotto giallo e stavo facendo il brodo col dado sul fornello da campeggio una guardia mi ha chiamato mi sono girato e ho visto appoggiato sul cancello il quadratino giallo ho pensato che era l'avvocato per il processo che era ormai vicino ma poi quando ho visto che era di China ho pensato non ho pensato niente credo che ero molto contento perché era stata una sorpresa e ho pensato che China mi aveva fatto questa sorpresa di venirmi a trovare per Natale e ero molto contento
è buffo ho pensato perché tutti i Natali che abbiamo passato insieme credo che non ne abbiamo mai festeggiato uno una volta e adesso invece ero lì che preparavo il pranzo di Natale ho pensato ai capelli di China ai suoi capelli lunghi che quando ride se li butta davanti e si copre tutta la faccia coi suoi capelli neri lunghissimi che quando si faceva il colloquio col vetro non potevo neanche toccarli ma per fortuna qui adesso il colloquio si faceva senza vetri ma allora mi ricordo era una sofferenza che non ci potevamo neanche toccare una mano per un momento e questo ci deprimeva moltissimo anche se eravamo contenti di vederci ma non in quella maniera disumana umiliante e deprimente e certe volte mi veniva anche una rabbia furibonda prima del colloquio sapendo che l'avrei vista lì dietro il vetro e che si doveva parlare attraverso il vetro senza poterci toccare neanche con un dito
mi veniva quella sensazione di odio che mi era già venuta delle altre volte mi saliva il sangue alla testa un desiderio violentissimo di uccidere tutti le guardie qualcuno lì subito immediatamente con le mie mani se ci penso mi sembra di sentirla quella sensazione ancora adesso anche se è passato tutto questo tempo insomma non me l'aspettavo quella visita perché China era venuta lì già la settimana scorsa era stata una visita molto bella avevamo parlato di tante cose fatto progetti perché pensavo di uscire presto subito dopo il processo e così adesso ero commosso pensando a quel viaggio pazzesco che doveva fare per me tutte le volte mille chilometri per venirmi a trovare e poi altri mille chilometri per tornare ogni volta era pazzesco ma comunque quel colloquio non si è più potuto poi fare per tutto il casino che è successo dopo
è arrivato lunedì anzi era domenica era ora d'aria pomeridiana la mattina c'era stata una perquisizione ma stranamente questa perquisizione a differenza delle altre solite perquisizioni era stata un po' più dura delle altre e le guardie avevano fatto anche una cosa strana avevano lasciato perché lì viaggia molto il simbolico durante queste cose durante le perquisizioni e cose di questo genere è un problema di lanciarsi dei segni reciprocamente e così il segno che avevano lasciato questa volta strano da interpretare cioè strano per me che non avevo assolutamente sentore di quello che stava succedendo mentre probabilmente le guardie il sentore ce l'avevano eccome perché annusavano il clima che c'era questo segno l'abbiamo trovato lì sul tavolo quando siamo tornati nelle celle su dall'aria pomeridiana
avevano lasciato su tutti i tavoli in tutte le celle in tutti i cameroni avevano lasciato tutti quanti gli oggetti tutti quelli che erano delle scatole le cose i recipienti i barattoli le bottiglie tutti quanti i contenitori insomma li avevano messe lì sui tavoli dalle scatole che contenevano detersivo a quelle del caffè o dello zucchero alle bottiglie dell'olio e dello shampoo tutte quante le scatole tutti quanti i recipienti le bottiglie le avevano lasciate lì sui tavoli come se volevano alludere a qualcosa io questa cosa l'ho realizzata solo dopo all'inizio non ci ho fatto particolarmente caso mi ha sorpreso il fatto di trovare tutte queste tutte 11 sul tavolo allineate e poi quando dopo sono sceso all'aria nel pomeriggio mi ha sorpreso anche il fatto di sapere che la stessa cosa era stata fatta anche in tutte le altre celle
allora mi ricordo che il clima di quel pomeriggio all'aria era particolarmente teso c'era un clima in cui l'aria si tagliava a fette e quello che io ho pensato anche basandomi su situazioni e esperienze precedenti che ho avuto ho pensato che si trattava di uno scannamento di qualcuno perché c'era molta tensione e la si vedeva nell'aria la si sentiva da tante cose da uno strano silenzio che non era quello solito e specialmente dagli sguardi sguardi rapidi veloci che certi si scambiavano improvvisamente mentre camminavano su e giù e allora la cosa che ho immaginato è che doveva esserci in ballo un accoltellamento o comunque un regolamento di qualche storia tra qualcuno e me lo aspettavo che succedeva da un momento all'altro una cosa del genere che avevo già visto altre volte come una volta poco dopo che mi avevano arrestato e che mi aveva fatto molta impressione allora
quella volta era successo che si passeggiava normalmente all'aria e a un certo punto tre o quattro comuni perché facevamo l'aria insieme ai detenuti comuni questi comuni si sono avvicinati da dietro le spalle a un altro comune si sono avvicinati a uno di quelli che passeggiava lì come loro e da dietro gli hanno messo intorno al collo un laccio un cappio fatto col fu di ferro gli hanno messo questo laccio intorno al collo da dietro e in due gli hanno preso le braccia gli hanno stretto le braccia per tenerlo fermo e hanno tirato il fil di ferro si usa questo sistema per immobilizzare uno durante un accoltellamento perché non è così facile come sembra accoltellare uno a meno che la coltellata arrivi così bene in un punto vitale per cui questo schianta ma capita che uno non muore neanche dopo venti trenta coltellate
non è facile accoltellare uno non è facile come può sembrare cioè è facile accoltellarlo ma non è facile ucciderlo perché uno tra l'altro non è che prende le coltellate e non tenta di reagire uno reagisce si divincola fa casino si sbatte qua e là è molto difficile tenerlo fermo insomma e uno dei metodi è appunto quello di mettergli prima un laccio intorno alla gola tirarlo finché questo perde per metà i sensi perché è quasi soffocato e nel frattempo accoltellarlo con dei colpi dal basso verso l'alto perché le coltellate dall'alto verso il basso sono meno efficaci bisogna tirare le coltellate dal basso verso l'alto e bisogna soprattutto cercare di mirare in un punto vitale possibilmente qua sotto lo sterno
e allora gli hanno messo questo laccio intorno al collo e gli altri gli hanno preso le braccia e quello dietro ha cominciato a tirare il laccio di fil di ferro però il fil di ferro si è rotto o è più probabile che il cappio era fatto male fatto sta che si è spaccato si è allentato o non so fatto sta che non sono riusciti a stringerglielo intorno al collo la reazione che quello ha avuto è stata ovviamente di terrore perché ha capito subito quali erano le intenzioni di questi che tentavano di mettergli il fil di ferro intorno al collo e questi invece dopo un primo momento di imbarazzo hanno reagito scherzando anche perché non avevano ancora tirato fuori i coltelli non si erano ancora visti i coltelli
allora questi scherzavano gli davano le pacche sulle spalle dicendogli hai preso paura eh come se si trattava di uno scherzo però quello non ha creduto che si trattava di uno scherzo non ci è mica cascato anche perché non sono mica scherzi che si fanno questi in prigione se uno ti fa uno scherzo così poi tu lo ammazzi davvero perché non sono scherzi da fare questi allora il tipo si è avvicinato al cancello dell'aria e ha cominciato a gridare per chiamare le guardie per farlo uscire a quel punto questi che dovevano farselo hanno capito che o gli saltavano addosso subito oppure le guardie arrivavano e tutto diventava più difficile e se poi quello faceva in tempo a uscire dal cancello non lo beccavano più perché poi chiaramente sarebbe stato trasferito o si buttava alle celle d'isolamento comunque di certo non si faceva più vedere lì
allora proprio mentre le guardie accorrevano per vedere perché quello urlava gli sono saltati addosso in quattro o cinque con dei coltelli con delle lame dei punteruoli e hanno cominciato a colpirlo in maniera un po' confusa e quello evidentemente reagiva non è che prendeva le coltellate e stava lì fermo dava calci cercava di ripararsi si divincolava e ha preso un bel numero di coltellate senza cadere per terra e nel frattempo urlava e le guardie accorrevano nel corridoio dell'aria vedevano la scena però non entravano nel cortile c'era un brigadiere che gridava da dietro il cancello basta basta è stata una scena che è durata parecchi secondi gli altri stavano in fondo al muro eravamo lì tutti in fondo che guardavamo immobili è stata una scena che è durata parecchi secondi
quello urlava urlava come un impazzito poi è stato buttato per terra più che buttato per terra è caduto sulle ginocchia e in quel momento gli sono arrivati due o tre colpi di punteruolo dall'alto verso il basso sulla testa proprio così col punteruolo giù sulla testa e nel momento in cui ha girato la testa un punteruolo un altro colpo di punteruolo gli si è infilato in un occhio proprio un punteruolo gli si è proprio infilato in un occhio un colpo di punteruolo dentro l'occhio e quello urlava veramente in modo incredibile poi è caduto per terra poi allora questi quando è caduto per terra sono andati avanti a dargli le coltellate cercando di colpirlo al cuore perché insistevano con colpi al torace ma gli davano anche colpi al collo gli tentavano di squarciare il collo
il sangue quello era per terra con il sangue che gli zampillava fuori da tutti quanti i buchi da tutte le ferite da tutti i tagli che aveva dalla testa da questo occhio con sangue che gli usciva dappertutto era un lago di sangue era una pozza di sangue che sarà stata larga un metro e mezzo veramente e non si muoveva più con questo occhio che era una macchia rossa con l'occhio mezzo fuori e l'altro occhio sbarrato e sembrava morto e non si muoveva più sembrava morto non muoveva neanche più un dito allora questi hanno smesso e sono tornati indietro dove c'erano tutti gli altri in fondo al muro del cortile e le guardie hanno aperto un po' il cancello perché quello fra l'altro era proprio a un metro dal cancello hanno preso quello per i piedi e l'hanno trascinato fuori
6.
Intanto però lì all'aria il tempo passava e non succedeva niente e quando è arrivato il momento di salire perché noi in quell'occasione eravamo nell'aria della pallavolo però nessuno giocava a pallavolo tutti passeggiavano su e giù scambiandosi quegli sguardi veloci e ogni tanto poche parole sottovoce e il tempo passava e non succedeva niente io mi aspettavo un accoltellamento ma non è successo niente tanto è vero che quando è arrivato il momento che le guardie sono arrivate per ritirare la gente nelle celle la gente ha cominciato a salire su normalmente tranquillamente e così tutti quanti sono saliti su e io sono salito tra gli ultimi conversando con un altro compagno e non mi immaginavo proprio assolutamente che proprio allora stava succedendo un puttanaio del genere
sono arrivato in cella e erano passati pochissimi minuti da quando ero tornato in cella quando ho sentito delle urla provenire dalla rotonda devo spiegare cos'è la rotonda la sezione speciale del carcere dove eravamo era una palazzina a pianta rettangolare una palazzina di tre piani pianterreno primo piano e secondo piano e ogni piano era diviso in due bracci al centro di questi due bracci a tutti i piani c'erano due cancelli e in mezzo tra i due cancelli c'era uno spazio che era la rotonda appunto la rotonda dove arrivavano le scale e di lì si smistava la gente in un braccio o nell'altro braccio il braccio destro da una parte e il braccio sinistro dall'altra io ero al braccio sinistro dell'ultimo piano cioè del secondo piano
al primo piano c'erano tutti i comuni e al pianterreno c'erano i cosiddetti lavoranti che sono dei detenuti che svolgono nei corridoi mansioni di distribuzione del cibo e fanno la pulizia nei corridoi eccetera l'ultimo piano comprendeva invece tutti i politici eravamo sessanta politici e tra l'altro bisogna notare che negli ultimi giorni erano arrivati anche la stragrande maggioranza dei detenuti tra comuni e politici che avevano fatto una rivolta molto dura in un altro carcere speciale e erano stati poi trasferiti lì era stata una rivolta molto dura c'erano stati due morti erano stati uccisi due detenuti considerati degli infami e era stato distrutto praticamente tutto il carcere e così adesso lì da noi il piano dei politici era strapieno non c'era più un posto eravamo in sessanta e lì era tutto strapieno
io ero allora in cella con altri quattro compagni e ho sentito delle urla arrivare dalla rotonda delle urla molto concitate e ho visto le guardie che passeggiavano nel corridoio del nostro braccio in un primo momento le ho viste correre verso la rotonda in fondo al braccio e nelle celle tutti quanti si sono affacciati dai cancelli che danno sui corridoi e dopo un momento le guardie urlando sono tornate indietro di corsa e hanno cominciato a chiudere le porte blindate perché le celle hanno un cancello e hanno anche davanti una porta blindata e proprio grazie alle lotte che c'erano state in quel carcere noi avevamo conquistato di tenere aperta per tutta la giornata la porta blindata e di chiuderla solo alle 11 di sera fino alle 7 del mattino
quindi quella era un'ora pomeridiana le porte blindate erano aperte e così la reazione che le guardie hanno avuto appena hanno capito che era in atto il sequestro delle guardie che si trovavano in rotonda da parte di due compagni perché allora si saliva a due per volta cosa che è stata poi abolita e così quando questi due compagni sono arrivati su in rotonda hanno tirato fuori i coltelli che avevano con loro e hanno sequestrato le guardie le hanno sequestrate e con la minaccia di ucciderle si sono fatti aprire anzi dato che le guardie avevano con loro le chiavi dei cancelli gliele hanno prese e hanno aperto loro i due cancelli che davano sui due bracci il braccio di sinistra da una parte e il braccio di destra dall'altra
e così le guardie che si trovavano nei due bracci si sono trovate la via chiusa si sono trovate chiusi in trappola perché da una parte del corridoio c'era il cancello della rotonda dove si trovavano i compagni che avevano catturato le guardie e dall'altra parte del corridoio c'erano i finestroni in fondo al corridoio e così lì le guardie si trovavano senza via d'uscita erano terrorizzati anche perché non sapevano come le cose si sarebbero sviluppate quindi la cosa che hanno fatto istintivamente perché è la cosa che probabilmente sta scritta nel regolamento delle guardie è che in questi casi si devono chiudere le blindate quindi allora tutto quello che gli è venuto in mente di fare e tutto quello che hanno fatto è stato di tentare di chiudere le blindate
e allora alcune blindate anzi una sola blindata sono riusciti a chiuderla altre blindate non le hanno chiuse perché nella confusione nella paura non hanno fatto in tempo a chiuderle altre non sono riuscite a chiuderle perché i compagni che erano nelle celle hanno messo immediatamente di traverso tra il cancello e la blindata delle scope dei manici di scopa tra il cancello e la blindata impedendo che le blindate venivano chiuse tu ti devi immaginare che questa cosa si è svolta in frazioni di secondo quindi questi sono riusciti praticamente a chiudere una sola blindata altre hanno tentato di chiuderle o si sono dimenticati o non hanno fatto in tempo a chiuderle fatto sta che tutte le guardie si sono arrese immediatamente tutti si sono arresi nel terrore più assoluto
ma nel frattempo mentre questi due compagni prendevano le guardie in rotonda prendevano tre o quattro guardie non so quante nel frattempo era successo che nel braccio di destra io ero al sinistrò nel braccio di destra in un camerone i compagni avevano segato le sbarre c'erano otto compagni in quel camerone perché tu allora avevi la possibilità di uscire dalla tua cella all'ora di pranzo per cucinare e mangiare insieme questa era un'altra cosa che avevamo conquistato con le lotte che c'erano state negli ultimi mesi in quel carcere e avevi la possibilità di riunirti in un camerone per mangiare insieme a altri compagni e allora a quel tempo nei cameroni potevamo stare insieme fino a un massimo di otto
avevano segato le sbarre del cancello e nel momento in cui questi due compagni hanno sequestrato le due guardie in rotonda quelli che le avevano già segate prima e che aspettavano quel momento hanno tolto le sbarre del camerone e sono usciti in otto quindi praticamente erano in dieci detenuti che erano fuori gli otto del camerone e i due in rotonda e così insomma hanno sequestrato anche tutte le guardie che stavano nel corridoio del secondo piano tutto questo ovviamente io l'ho saputo poi dopo perché io ero chiuso in cella ero nel braccio sinistro e non ho visto niente sentivamo solo delle grandi urla sentivamo urlare e sentivamo solo tutto questo casino le guardie che cercavano di chiudere le blindate che correvano su e giù le urla però è stato veramente tutto un attimo
quello che è successo e che si è saputo poi dopo o almeno in parte perché non è che poi tutto si può sempre raccontare di queste storie è stato che velocissimamente i compagni che avevano sequestrato le guardie sono scesi giù con le chiavi che avevano preso alle guardie hanno aperto il cancello che dava sulle scale e sono scesi giù al primo piano e hanno sequestrato tutte le guardie che stavano di sotto e così hanno aperto i due bracci del primo piano e allora hanno cominciato a aprire le celle ai comuni e così si sono riversati fuori dalle celle tutti quanti i comuni e allora sono saliti anche loro al secondo piano e così hanno cominciato a aprire anche le celle di tutti quanti noi
giù al pianterreno non sono scesi perché non era difendibile come i piani superiori e lì i lavoranti sono rimasti poi per tutto il tempo della rivolta imbottigliati nel loro braccio tra i due piani in rivolta e le guardie fuori io a questo punto ho visto della gente mascherata che sono arrivati nel mio braccio sono arrivati davanti alla mia cella e hanno aperto tutte le celle del braccio sinistro hanno aperto anche la mia cella e allora c'era una grande confusione e le indicazioni che alcuni davano sono state c'è una rivolta abbiamo sequestrato le guardie stiamo calmi mettete dei materassi sulle finestre perché è probabile che sparino dei candelotti dentro le celle e allora tutti hanno messo i materassi sulle finestre e poi tutti quanti ci siamo riversati fuori nel corridoio
proprio nel momento in cui sono uscito dalla mia cella sul corridoio ho sentito un grandissimo boato una botta incredibile era successo che un compagno che era rimasto al primo piano di guardia aveva visto arrivare le guardie al pianterreno che tentavano di salire le guardie in forza già organizzate allora questo aveva gettato alcuni grammi di plastico però a carica libera cioè non compresso dentro un contenitore ma solamente con il detonatore e la miccia ha gettato questo plastico a scopo puramente deterrente infatti mi pare che non ci sono stati feriti non so bene ma solo che in questo spazio chiuso ha fatto un enorme boato le guardie allora sono scappate via tutte e da quel momento ha preso avvio la rivolta
7.
Mi ricordo che quando sono stato trasferito a quel carcere speciale avevo una certa paura solo quel nome carcere speciale faceva paura e la sera prima della partenza con i compagni della mia cella siamo stati svegli a parlare tutta la notte loro capivano che ero spaventato e sono rimasti svegli con me per tutta la notte per tenermi compagnia poi c'è stato tutto il viaggio di trasferimento che è stato lunghissimo attraverso tutta l'Italia incatenato in quel furgone blindato ma quella paura appena arrivato allo speciale è praticamente scomparsa appena sono arrivato lì sono rimasto praticamente stupito di come funzionava quel carcere non me lo immaginavo così adesso che lo racconto mi rendo conto che in realtà il clima che c'era lì era piuttosto teso c'era una grande tensione ma appena arrivato mi è sembrato una grande fiera
quello di nome ho pensato appena arrivato poteva anche chiamarsi carcere speciale ma in realtà era una fiera e le celle erano dei bazar praticamente si poteva tenere in cella di tutto tutte le celle erano stracolme di oggetti di ogni genere si poteva suonare fare musica c'erano chitarre e tamburelli bonghi fisarmoniche c'era perfino uno che aveva un violino e lo suonava quando voleva si potevano avere tutti i tipi di colori che si volevano per dipingere si potevano avere le tele i colori a olio a tempera pastelli carboncini macchine da scrivere si potevano avere i libri che si volevano tutte le riviste e i giornali che si volevano si potevano avere registratori e cassette scarpe da pallone e da tennis non c'era limite alla quantità di indumenti che si potevano tenere in cella quante scarpe quanti maglioni quanti cappelli tutto quello che si voleva si poteva tenere lì nelle celle
la socialità come la chiamavamo lì era qualcosa di incredibile tenendo conto che si trattava di uno speciale c'erano quattro ore due alla mattina e due al pomeriggio c'erano quattro ore al giorno per l'aria e in più c'erano due ore due volte alla settimana che ci si poteva trovare tutti in un grande camerone e in più c'era la possibilità durante l'ora di pranzo per i compagni che stavano nelle celle singole di potere andare a mangiare coi compagni che stavano nei cameroni per cui qui la socialità era questa tu ti alzavi alle nove andavi all'aria alle undici risalivi e le guardie dovevano fare un lavoro che era incredibile alle undici risalivi dall'aria e allora loro dovevano organizzare tutti gli spostamenti per accompagnare tutte le persone che si cambiavano di posto per andare a mangiare in altre celle
si faceva semplicemente la domandina per andare in un'altra cella la si faceva così al momento su un pezzetto di carta e quello era sufficiente in realtà avrebbero dovuto perquisire qua e là ma non si può pensare di spostare sessanta persone in neanche mezz'ora e perquisirle anche e così tutti si muovevano tranquillamente da una cella all'altra per andare a mangiare non è che la facevi il giorno prima la domandina la facevi lì sul momento era una formalità lì non potevano certo controllare le domandine lo potevano fare eventualmente dopo e gli serviva più che altro per cercare di capire quali erano le componenti per capire da come la gente si frequentava quali erano i legami politici che i compagni avevano tra loro i raggruppamenti gli orientamenti politici diversi
in realtà le guardie erano obbligate a perquisirti quando tu uscivi dalla cella alla mattina per andare all'aria e erano obbligate a riperquisirti quando tu salivi per tornare in cella e a riperquisirti un'altra volta quando uscivi dalla cella per andare a mangiare in un'altra cella ma tutto questo era diventato impossibile non lo facevano più e così non controllavano più niente c'era questa continua mobilità c'era questo continuo aprire e chiudere le celle c'era questa enorme quantità di oggetti accumulati nelle celle e quando la situazione è questa quando ci sono tutti questi spazi che tu ti prendi che ti conquisti allora la situazione diventa ingovernabile quello che lì mi impressionava era l'enorme agibilità che c'era all'interno del carcere era un carcere speciale ma tu lì ti muovevi come volevi
anche le perquisizioni nelle celle non erano affatto accurate più roba c'è in una cella e più difficile è perquisirla tua e bene la differenza che c'era con il carcere normale da cui io arrivavo era che qui di perquisizioni ne facevano una alla settimana mentre là ce n'era una al mese ma qui c'era un rapporto con le guardie che se durante una perquisizione spariva una penna biro partiva un battitura delle sbarre in tutte le celle che subito questo tornava con la penna biro chiedendoti scusa e qui il rapporto con le guardie era tale che si sorbivano i peggiori insulti e le peggiori minacce e se tu a mezzanotte chiamavi una guardia per farle portare delle sigarette o un giornale o del vino o una pastasciutta a qualcuno in un'altra cella anche se non era il lavoro suo questo lo faceva subito lo stesso e di corsa questo era il rapporto che c'era con le guardie
se tu un giorno durante una perquisizione gli dicevi no tu non mettermi le mani addosso quello non ti perquisiva più nemmeno e se durante le perquisizioni nelle celle trovavano i coltelli neanche dicevano più niente non te la menavano neanche più era diventato normale per loro trovare coltelli nelle celle te li sequestravano e basta questo era il clima che c'era lì prima della rivolta il colloquio si faceva senza vetri doveva essere di un'ora per il regolamento però lo si faceva puntualmente sempre di due ore e a volte anche di più se si insisteva un po' e si potevano fare quattro colloqui al mese più un colloquio straordinario che si poteva ottenere in più e se non facevi un colloquio al suo posto potevi telefonare per una decina di minuti
i detenuti comuni degli speciali non sono i comuni dei carceri normali sono persone che dentro il carcere hanno tentato almeno una volta di scappare sono tutte persone che fanno parte della grande criminalità o di bande importanti e lì c'era la socialità anche con i comuni si poteva andare all'aria con loro e anche andare a mangiare con loro bastava fare la domandina per vedersi con loro c'era insomma un situazione di progressivo allargamento degli spazi all'interno del carcere c'era una situazione di lotta continua che andava a incidere sulla struttura del controllo perché il carcere è questo è una struttura che elabora al massimo il controllo sul corpo e quindi il fatto che questo controllo venga ridimensionato corrisponde a una variazione del rapporto di forza tra detenuti e custodia
mi sono reso conto presto del clima pesante e teso prodotto da questa situazione che c'era dietro l'aspetto di fiera che era stata la mia prima impressione c'è stata tutta una serie di lotte ci sono state le lotte per impedire alle guardie di perquisire tutte le volte che si usciva dalle celle per andare all'aria o le lotte per andare a mangiare in un'altra cella o le lotte per il colloquio o per parlare con l'avvocato eccetera quando tu innesti una lotta e per esempio quando ti rifiuti di farti perquisire i casi sono due o la direzione cede e di conseguenza tu ottieni un livello di forza superiore e la cosa passa in sostanza oppure la direzione reagisce e allora la lotta va avanti e la tensione si alza finché si arriva allo scontro
allora avvenivano continue fermate all'aria la gente si rifiutava di rientrare nelle celle e avvenivano battiture delle sbarre dei cancelli e cose di questo genere c'è sempre un tetto quando una lotta comincia se la direzione non cede subito si va poi avanti col meccanismo della botta e risposta ma poi c'è un tetto e questo tetto misura il rapporto di forza per esempio se i detenuti hanno un rapporto di forza tale da minacciare un sequestro delle guardie allora evidentemente la direzione cede prima perché sa che i detenuti possono arrivare fino al sequestro e il in genere la direzione cedeva sempre perché aveva paura di questo che i detenuti sequestravano delle guardie ovviamente tu non potevi chiedere l'impossibile non potevi chiedere di aprirti le celle e di lasciarti andare a casa però potevi spingere continuamente per allargare gli spazi di socialità
e le lotte riuscivano perché erano compatte tutti partecipavano immediatamente senza nemmeno pensarci su le guardie ormai non si assumevano più nessuna responsabilità le guardie reagivano delegando tutte le volte le cose da fare alloro superiore il quale a sua volta le scaricava al suo superiore e così fino a arrivare al direttore del carcere e il direttore si rivolgeva al ministero per cui qualsiasi cosa tu facevi all'interno del carcere non ti impattavi con la guardia ma il livello di forza che avevi era tale che si finiva per trattare direttamente col ministero per qualsiasi lotta che tu facevi e dato che ormai la posta in gioco era ormai sempre innestare un meccanismo che poteva arrivare fino al sequestro delle guardie a partire magari dal fatto che tu volevi un pennarello blu e allora la politica che loro avevano era quella di cedere su tutto
anche perché la strategia del ministero puntava come sempre sulla differenziazione per cui quel carcere speciale era un carcere di raffreddamento il polo positivo diciamo degli speciali mentre all'altro polo c'era un carcere di massima deterrenza il regime carcerario è tutto basato su questa strategia della differenziazione deve poter sempre ricattarti con la minaccia di un peggioramento delle tue condizioni deve poterti dire che se lotti attenzione perché ti mando in un carcere peggiore di quello dove sei adesso e allora il dibattito tra i compagni era non è che qui noi non dobbiamo lottare perché qui si sta bene ma noi dobbiamo lottare lo stesso anche qui per rompere questo meccanismo ricattatorio che ci minaccia tutti di finire in un carcere peggiore
8.
China la prima volta che l'ho conosciuta è stato quando c'è stata l'occupazione del Cantinone è lì che l'ho vista la prima volta China era arrivata lì non so quando e stava aiutando Gelso a fare il murales che Gelso aveva deciso di fare sulla parete più grande aveva un grande pennello e lo intingeva in un secchio di tempera bianca ma lo intingeva troppo e la pittura schizzava dappertutto e colava giù sul pavimento io ho visto quel disastro e sono andato lì per farle vedere come doveva fare ma anche perché mi sembrava molto carina e mi ricordo che è lì che mi ha regalato quella sciarpa è stato proprio quella volta quando l'ho conosciuta la prima volta perché quando mi sono avvicinato naturalmente mi è arrivato un bello schizzo qui davanti e lei in cambio mi ha messo poi al collo la sua sciarpa rossa era una sciarpa lunghissima lunga fino ai piedi e mi ha detto tienila te la regalo così non si vede la macchia
che non ce n'era proprio bisogno bastava vedere come mi vestivo allora la camicia militare con il maglione troppo largo i gomiti lisi bucherellato coi fili che pendono i blue jeans sfilacciati in fondo con una spilla da balia al posto della cerniera rotta da mesi una scarpa scucita che quando pioveva mi entrava l'acqua l'altra era senza stringa ma aveva con un nodo fisso le calze spaiate una nera e una grigia e sopra tutto l'impermeabile bianco ghiacciato che è la mia seconda pelle tutto stropicciato e sporco i bottoni che mancano tanto lo lascio sempre aperto uno strappo sotto l'ascella le tasche sfondate ma la roba finisce sempre nella fodera i giornali i volantini i pennarelli sempre gli stessi stracci finché cadono a pezzi perché fa parte della scommessa perché ci giochiamo tutto e come fai a pensare ai vestiti quando butti tutto dentro il casino
la mattina che abbiamo fatto l'occupazione del Cantinone eravamo arrivati lì molto presto eravamo arrivati lì la mattina prestissimo era sabato mattina e la notte prima mentre Valeriana e Nocciola controllavano la strada dalle due parti io Cotogno e Ortica abbiamo trapanato con un trapanino a mano il lucchetone da sotto dove c'è la serratura abbiamo fatto saltare i tamburi e il lucchetto si è aperto così la mattina dopo sarebbe stato già tutto pronto e sarebbe bastato sfilare la catena poi abbiamo disposto lungo il fossato dall'altra parte della strada sacchetti di plastica nascosti nella sterpaglia con dentro sassi biglie e fionde mica troppa roba perché dentro il Cantinone c'era materiale di tutti i tipi per poterci difendere in caso di attacco immediato
la mattina alle sette puntualissimi noi cinque ci siamo trovati alla stazione e con l'auto di Ortica abbiamo fatto il giro passando per le strade dove ci dovevano già essere appostati i gruppi dei compagni che dovevano fare l'irruzione c'erano tutti quelli che dovevano esserci tutti infularmati come per le manifestazioni in cui si sa che ci possono scappare degli scontri sciarpe guanti berretti e tutto quanto abbiamo sfilato la catena e siamo entrati e subito dietro sono arrivati a gruppi i compagni abbiamo fatto una veloce ispezione dentro era ancora quasi buio non c'era l'elettricità e illuminando con una pila dentro abbiamo visto le pile di legname di tutte le misure pile di assi e di travi lo spazio era così grande che con la pila non si riusciva a vedere il muro di fronte ma ci sembrava bellissimo
il Cantinone era un'ala di un vecchio castello di proprietà della Curia le altre parti del castello erano occupate da una scuola materna di suore e da un ospizio di vecchi pure gestito dalle suore l'ala che ci interessava a noi era attualmente adibita a deposito di materiale di un'impresa edile era una grande costruzione a pianta rettangolare al pianterreno c'era un unico grandissimo salone che adesso era pieno di travi e di legname al piano superiore c'erano delle stanze al pianterreno due file di colonne lo attraversavano per tutta la lunghezza reggendo due alte volte a crociera in mezzo c'era un grande portone d'ingresso in mezzo a due file di finestroni lungo tutta la facciata chiusi dalle inferriate ma non c'erano né vetri né infissi
visto che tutto si era svolto nel migliore dei modi un compagno è uscito per andare a dare il segnale a un altro gruppo che aspettava lì fuori e che è partito per andare a affiggere i manifesti e distribuire i volantini che avevamo preparato per annunciare l'occupazione intanto noi dentro abbiamo cominciato a fare la catena per sgomberare il Cantinone del materiale edile attraverso la porta che dava sul cortile portavamo fuori tutto e lo ammucchiavamo lì fuori le suore e i vecchi dell'ospizio hanno cominciato a guardare dalle finestre sempre più numerosi ci guardavano con stupore e incredulità forse in un primo tempo hanno pensato che eravamo operai dell'impresa edile però devono avere avuto dei dubbi perché vedevano lì al lavoro che c'erano anche delle ragazze
passa quasi un'ora e quelli che stanno di guardia fuori danno l'allarme che arrivano e ci precipitiamo tutti fuori in strada i carabinieri stavano arrivando tranquilli piano piano con i loro due pullmini e arrivati di fronte al portone si fermano e scendono saranno stati una decina tranquilli senza niente in mano il maresciallo ci viene incontro con una faccia perplessa e Valeriana gli va incontro di qualche passo e gli dice è un'occupazione e gli dà il volantino e gli dice qui è spiegato tutto il maresciallo lo scorre un attimo ma poi dice che vuole entrare a vedere e indica il portone e fa per muoversi in quella direzione ma subito spontaneamente tutti i compagni che erano usciti fuori formiamo un cordone compatto formiamo un muro tra lui e il portone del Cantinone
il maresciallo ci guarda più che altro stupito poi dice ma lo sapete che state facendo delle cose illegali Cotogno gli risponde sì ma le stiamo facendo in tanti e non siamo solo noi qui a farle le occupazioni il maresciallo scuote la testa e chiede ma chi è il responsabile qui e noi rispondiamo tutti siamo tutti siamo noi tutti i responsabili qui il maresciallo un po' interdetto fa segno con la mano ai suoi di andarsene ma noi non ci muoviamo restiamo n in attesa che se ne vadano davvero questi risalgono tutti sui pullmini fanno retromarcia e poi se ne vanno lentamente ma arrivati all'incrocio uno dei due pullmini resta n mentre l'altro scompare allora noi rientriamo e Scilla comincia a menarla un servizio d'ordine così fa schifo qui ci vogliono le bottiglie perché quelli possono tornare da un momento all'altro e succede un massacro
intanto altra gente cominciava a arrivare arrivavano a gruppi gli studenti che già sapevano della cosa e poi arrivavano i primi curiosi arrivavano operai e disoccupati che avevano visto i nostri manifesti e i volantini si era sparsa la voce e la gente arrivava entrava e si aggirava per lo stabile guardando dappertutto noi spiegavamo perché abbiamo occupato cosa vogliamo fare adesso e la gente discuteva domandava arrivava sempre più gente gente che non avevo mai visto prima c'era- no i bambini che correvano su e giù per il salone salivano nelle stanze sopra c'era dappertutto un caos completo a un certo punto vediamo da una parte tre tipi ben vestiti che non avevamo visto entrare con le facce cupe che si guardano in giro preoccupati e parlottano tra di loro gira subito la voce è arrivato il sindaco
i tre ci vengono incontro davanti il sindaco un omone alto e grosso con un cappotto cammello lungo quasi fino ai piedi e quando il sindaco apre bocca finiscono i rumori assordanti solo i bambini continuano a correre su e giù per il salone ci dice subito con voce brusca chi è il responsabile qui lo sapete che state facendo una cosa illegale subito tutti quanti ci mettiamo a ridere quelli si guardano intorno senza capire poi il vicesindaco un vecchio magro dalla faccia rossa che è anche il segretario del partito attacca aggressivo siete dei provocatori avete fatto questa pagliacciata per danneggiare la nuova giunta di sinistra questa è una provocazione qui c'è un sacco di gente che non è di qui che è venuta da fuori è una provocazione manovrata io faccio politica da quarant'anni e li conosco bene io i provocatori
ma il sindaco riprende lui la parola sentite ragazzi noi siamo venuti qui per dirvi che è già stata inoltrata una denuncia contro di voi e che è già in moto il meccanismo della legge che porterà allo sgombero forzato noi vi assicuriamo che faremo ritirare la denuncia ma voi dovete sgomberare subito adesso e rimettere tutto a posto com'era prima e vi garantiamo che non vi succederà niente sul piano penale buuuh fanno tutti e Nocciola si fa avanti rivolto ai tre guardate bene che qui noi di andarcene non se ne parla neanche per un secondo qui l'unica cosa che tutti vogliamo è continuare questa occupazione per realizzare i nostri obiettivi che voi non vi degnate neanche di conoscere non so se l'avete capito il sindaco fa un gesto infastidito fa marcia indietro e se ne va seguito dal suo codazzo
poi non mi ricordo cosa è successo ancora è successo che nel pomeriggio c'è stata anche la visita degli extraparlamentari che avevano appena fondato il loro partito e da allora avevano smesso i blue jeans e l'eskimo sono arrivati lì col giornale del partito che sporgeva dalla tasca del loden grigio si sono avvicinati a me e a Cotogno e il loro capo ci ha detto senza preamboli qui bisogna subito organizzare un'assemblea per discutere il da farsi è necessario dirigere politicamente questo movimento spontaneo facciamo subito una riunione ristretta tra noi e i responsabili dell'occupazione e così fisseremo il programma che poi faremo approvare all'assemblea eccetera alla fine se ne sono andati abbacchiati ma il loro capo ci ha minacciati tutte le lotte di massa sono perdenti se non c'è un'avanguardia che le dirige voi non avete nessuna linea politica e trascinate le masse alla sconfitta e blablabla e blablabla
9.
Allora nei primi momenti della rivolta ci sono state scene molto confuse nel senso che immediatamente la cosa che è circolata è stata ci sono diciannove guardie sequestrate e questo ha prodotto un grande stupore c'erano sentimenti d'incredulità di paura e di stupore ma poi subito il clima generale è diventato rapidamente un clima di grande eccitazione probabilmente perché quello che tutti quanti sentivano in quel momento è stato specialmente il fatto di essere padroni di questo spazio il fatto di potersi muovere e di potere andare su e giù liberamente per tutto questo spazio e anche il solo fatto di muoversi liberi in uno spazio più grande della propria cella nella quale si era costretti innescava questo meccanismo di eccitazione generale
allora è successo che la parte dei detenuti che avevano preparato la cosa che l'avevano organizzata hanno immediatamente innescato tutti i meccanismi organizzativi della rivolta questi compagni si sono dati dei ruoli dei compiti precisi che erano quelli della vigilanza del controllo dei punti principali da dove si poteva tentare un'irruzione da fuori perché le guardie potevano sempre tentare un'irruzione anche se con gli ostaggi che avevamo la cosa non era così semplice e poi c'era chi doveva occuparsi del piantonamento delle guardie sequestrate e tutto questo è avvenuto molto in fretta tutto questo meccanismo organizzativo è stato messo in funzione rapidamente nonostante la grande confusione perché evidentemente era già stato tutto prestabilito e questi ruoli erano tutti già stati assegnati prima
c'erano dei compagni con un armamento che andava da queste caffettiere che erano caffettiere moka che poi infatti dopo ne hanno vietato l'uso in cella da queste caffettiere usciva la miccia c'era il detonatore e dentro c'era l'esplosivo e queste caffettiere funzionavano da granate l'esplosivo era stato nascosto nelle celle e era proprio questo che le guardie cercavano quando avevano fatto quella strana perquisizione avevano cercato in tutte le scatole e nelle bottiglie perché è lì che si nasconde l'esplosivo non l'avevano trovato ma le avevano lasciate tutte sui tavoli per lasciare il messaggio che lo sapevano che in carcere c'era l'esplosivo che avevano sentore che qualcosa doveva succedere
le guardie sono state messe tutte quante dentro un camerone e è cominciato tutto questo rito della perquisizione eccetera le guardie non sono state assolutamente toccate nessuno gli ha fatto male solo alcuni compagni hanno cominciato a mimare ma senza cattiveria con molta ironia sembrava una scena degli indiani del '77 hanno cominciato a mimare tutto quanto il rito della guardia nei confronti del detenuto e allora così sono stati perquisiti tutti quanti esattamente come loro perquisivano i detenuti quotidianamente sono stati messi lì in piedi con la gambe un poco divaricate le braccia alzate e poi perquisiti come si fa abitualmente come loro facevano a noi tutti i giorni quando uscivamo e quando ritornavamo nelle celle
gli si facevano passare prima le mani sulla testa le dita tra i capelli sotto i capelli poi giù dietro la testa sul collo giù sulle spalle e sotto le ascelle e poi scendendo giù lungo la schiena in basso il culo le gambe dietro e giù per le gambe fino ai piedi e poi di lì risalire di nuovo su per le gambe le cosce l'interno delle cosce il ventre e poi su per tutto il torace fino a tornare al collo e poi facendo sbottonare i pantaloni abbassare la cerniera tastando la cinta dei pantaloni tastando i coglioni e poi togliere le scarpe farsele dare e rovesciarle per guardarci dentro tutto questo mentre stavano lì le guardie una dopo l'altra come noi abitualmente le braccia alzate le gambe un poco divaricate
ma la cosa che tutti hanno constatato dopo questa perquisizione che hanno fatto a tutte le guardie è stato che fra le diciannove guardie sequestrate non c'era neppure un graduato se non un povero disgraziato appuntato che evidentemente era lì per caso e questo fatto che non c'era lì neanche un graduato ha fatto pensare a tutti che i graduati avevano avuto sentore che stava succedendo qualcosa sapevano benissimo cosa stava per succedere perché mai e poi mai era successo che sul piano non ci fosse nemmeno un graduato nemmeno un brigadiere e in quella circostanza proprio quella volta lì su tutto il piano anzi su tutti e due i piani il primo e il secondo piano in tutti i bracci non c'era nemmeno un brigadiere
poi più tardi gli hanno fatto togliere anche le divise li hanno spogliati e gli hanno portato degli abiti che portavano i detenuti e li hanno fatti vestire con questi abiti perché questi qui erano ostaggi e quindi se avevano la divisa se c'era un'irruzione sarebbero stati immediatamente individuati da chi faceva l'irruzione polizia carabinieri o le guardie stesse per liberarli che così potevano esercitare una rappresaglia immediata contro i detenuti senza correre il rischio di mettere in gioco la vita delle loro guardie se invece erano vestite come i detenuti tutto sarebbe stato più difficile
però non c'è stato nessun atto di violenza nei confronti delle guardie tutti quanti mi ricordo si preoccupavano e continuavano a ripetere che comunque alle guardie non doveva essere fatto nulla perché quello era la garanzia del fatto che tutto finiva bene le guardie sequestrate sono state messe tutte quante dentro un camerone e controllate da fuori sono sempre state trattate bene hanno avuto anche da mangiare come tutti noi quello che si mangiava durante la rivolta erano gli spaghetti che ce n'erano delle quantità nelle celle c'erano dei compagni che cucinavano gli spaghetti per tutti gli altri e passavano a prendere le ordinazioni tre matriciane quattro carbonare cinque al pomodoro si cucinavano spaghetti dappertutto sui fornelli a gas da campeggio e anche le guardie sequestrate hanno avuto i loro spaghetti
anche gli altri detenuti quelli che non erano tra gli iniziatori della rivolta si sono dati anche loro subito spontaneamente un livello di organizzazione adeguato in caso di un eventuale scontro con le guardie in caso di un eventuale attacco è partito così tutto un meccanismo con molta enfasi da parte di tutti e insomma la gente ha cominciato a armarsi hanno cominciato a tirare giù gli infissi delle finestre per fame lame spranghe e cose di questo genere hanno cominciato a fare i punteruoli con i ganci dei fornelli a gas da campeggio con le punte che venivano acuminate hanno cominciato a fare mazze spaccando le gambe dei tavoli e cose di questo genere poi sono state tirate giù dai cardini le blindate e sono state piazzate contro i finestroni in fondo ai corridoi perché da fuori potevano sparare dentro eccetera
tra l'altro prendendosi tutto il carcere la gente si erano presi anche alcuni strumenti anche delle macchine per esempio si era presa una mola elettrica che è servita per tagliare le piastre di ferro dei letti e così con quelle piastre si potevano fare lame si potevano farle in serie e c'era anche una saldatrice elettrica che è stata usata per saldare i cancelli della rotonda e bloccare così la possibilità di un'irruzione dal basso e anche di un'irruzione dall'alto perché dal secondo piano c'era una scaletta a chiocciola che portava sul tetto e poi c'era anche la possibilità di usare il telefono del posto di guardia del secondo piano e attraverso questo telefono si comunicava con la direzione del carcere e questo è stato lo strumento di comunicazione per le trattative
e poi c'era la televisione perché un'altra cosa strana è stata che durante le rivolte in genere tolgono completamente 1'elettricità e invece questa volta non avevano tolto l'elettricità e avevano lasciato in funzione la televisione come per lasciarci la possibilità di sapere le notizie dall'esterno avrebbero potuto benissimo staccare tutto quanto ma invece hanno lasciato 1'elettricità hanno lasciato in funzione il telefono hanno lasciato in funzione la televisione e dalla televisione arrivavano le notizie sulle trattative tutte le televisioni nelle celle erano tutte accese in continuazione col volume al massimo specialmente quando c'erano i telegiornali e la notizia della rivolta veniva sempre per prima
dentro le celle non sono state affatto distrutte si è trasformato tutto in un enorme bivacco nel senso che la gente non faceva che andare su e giù per tutta la lunghezza dei corridoi che saranno stati una cinquantina sessanta metri tutti andavano su e giù continuamente alcuni bardati semplicemente con un fazzoletto o una sciarpa intorno alla faccia altri invece che erano irriconoscibili incappucciati in una federa con due buchi per gli occhi una coperta come un poncho sulle spalle e questi erano evidentemente comuni perché i comuni avevano le loro abitudini nelle rivolte per non farsi riconoscere come si vede sempre nelle fotografie delle rivolte sui tetti che hanno sempre la faccia nascosta per non farsi riconoscere e evitare le conseguenze
e dappertutto la gente non faceva che muoversi tutti non facevano che camminare su e giù per i corridoi dentro e fuori nelle celle sembravano misurare veramente uno spazio fisico maggiore uno spazio più grande di agibilità che avevano conquistato e continuavano a camminare continuavano su e giù per i corridoi dentro e fuori le celle tutte aperte che davano sui corridoi e tutti quanti continuamente si spostavano da una cella a un'altra cella al punto che le celle hanno completamente cambiato aspetto c'era un movimento continuo di persone e di oggetti che venivano spostati trasportati da una cella all'altra un movimento continuo di oggetti di indumenti di cose era diventato tutto un grande bivacco una festa
il clima che c'era era di euforia c'era un clima di festa io mi ricordo di questa enorme euforia di questa eccitazione di questa festa e quello che tutti dicevano in continuazione e di cui erano convinti era che mai e poi mai ci poteva essere un intervento militare da parte delle guardie dei carabinieri della polizia delle forze repressive e questo proprio per via del fatto che c'erano sequestrate diciannove guardie e questo rendeva quasi impossibile un'irruzione perché sarebbe stato molto pericoloso per le guardie sequestrate mi ricordo che non c'erano preoccupazioni mi ricordo che non c'era assolutamente nessuna ansietà mi ricordo che c'era euforia e eccitazione c'era questo meccanismo che era scattato nella testa di tutti di considerare questa situazione come non pericolosa e che la faceva vivere a tutti come una festa
10.
C'era un'attività frenetica al Cantinone c'era quello che faceva l'elettricista
e aveva tirato una linea elettrica attaccandosi ai fili esterni dell'ospizio
c'era quello che faceva l'idraulico e aveva sistemato le tubature e cosi avevamo
anche l'acqua c'erano quelli che facevano i muratori e che erano andati a prendere
i loro attrezzi e si erano messi a chiudere i buchi nel pavimento e a sistemare
le piastrelle c'erano quelli che facevano i falegnami e che costruivano telai
di legno per le finestre e le chiudevano poi con dei teli di plastica e in fondo
A salone stavamo costruendo con le assi e le travi che avevamo trovato lì
un grande palco per i concerti e per gli spettacoli che volevano fare il concerto
di inaugurazione era già stato annunciato con un manifesto e dei volantini
che i compagni distribuivano in giro
erano arrivati anche tre o quattro vecchietti dall'ospizio li vicino che si ricordavano quando una volta il Cantinone funzionava da osteria e c'erano li delle botti enormi dei tavoli e delle panche per tutta la lunghezza perché quello era il posto dove i contadini si incontravano per bere il vino e giocare a carte e gli abbiamo promesso che avremmo rimesso lì le botti e le panche e il vino come una volta poi tornano un gruppo di compagni che era andato in giro a fare propaganda per il concerto tornano con le macchine pieni di roba da mangiare noi crediamo che abbiano rubato e c'incazziamo ma invece c'erano stati del negozianti che ci avevano regalato casse di bibite e di pasta e poi sono arrivati li dei ragazzi napoletani che lavoravano in una pizzeria sono arrivati con una montagna di pizze e così c'era da mangiare per tutti
intanto si erano formate le prime commissioni di lavoro chi si erano installate nelle stanze al primo piano Valeriana e un gruppo di ragazze si riunivano per mettere in piedi un consultorio autogestito altri preparavano un programma di controinformazione sulle droghe leggere e pesanti altri si occupavano dell'alimentazione e della controcultura altri della musica del cinema del teatro si decide di prendere contatti con i circoli giovanili di altre città di cui avevamo avuto notizie per uno scambio di esperienze e di informazione e per formare un centro di documentazione con i loro giornali e i loro documenti e in un'altra stanza del primo piano già funzionava un centro stampa con macchine da scrivere e ciclostile che lavorava a tempo pieno i pacchi di volantini di comunicati di annunci di documenti si accumulavano sui tavoli del centro stampa in attesa di essere distribuiti
arriva la sera del concerto e arrivano i gruppi musicali arrivano da diversi paesi del dintorni l'impianto è pronto le luci sono pronte le luci fanno macchie colorate sui muri imbiancati del salone i gruppi cominciano a provare suonano tutti insieme e i suoni sovrapposti escono sulla strada si diffondono in giro la gente arriva a mucchi arrivano giovani da tutte le parti e anche non giovani la strada davanti si trasforma in un parcheggio con tutte le macchine imbottigliate dentro c'è una marea di teste tutti seduti sulle panche e per terra che battono i piedi per terra e tutto rimbomba mentre le luci colorate girano sempre più in fretta io guardo in giro per vedere dov'è China e la vedo contro il muro con Gelso che ride con la testa che sussulta i capelli che le coprono tutta la faccia quando la rialza mi vede e agita la mano e mi fa segno di venire lì anch'io
la festa era al massimo c'era una grande euforia c'era una grande eccitazione gente che entrava e che usciva in continuazione una confusione indescrivibile tutti erano entusiasti di quel posto dicevano che dovevamo restarci che dovevamo restare lì a tutti i costi che avremmo fatto delle cose fantastiche nel Cantinone la musica suonava al massimo io attraverso la folla incrocio Scilla con in mano una chiave inglese lunga mezzo metro che dice qui ci sono troppi sballati se ne trovo uno che si buca lo sfondo era l'unico cupo li dentro Scilla tutti guardavano il palco dove uno adesso cantava mi piace molto di suonare e con la musica pestare ma non mi guadagno il pane perché suono come un cane sono un teppista c'ho in testa la conquista sono un po' brutale ma ti giuro son normale e io sono andato a mettermi con China proprio sotto il palco e sono stato li stretto con China mentre la musica suonava al massimo
improvvisamente la musica si interrompe Scilla è salito sul palco e dice nel microfono è arrivato qua fuori l'assessore culturale con un messaggio del sindaco e della giunta la gente sghignazza e dice portacelo qua che ce lo mangiamo l'assessore alla cultura è giovane piccolo nervoso con i baffetti un impermeabile bianco e ha fatto il '68 aspetta pazientemente che le voci si abbassino per lasciarlo parlare e poi dice vi devo comunicare che la situazione è precipitata abbiamo appena ricevuto una telefonata dal questore che ci annuncia lo sgombero nelle prossime ventiquattro ore a nome della giunta e del sindaco vi rinnovo l'appello alla ragionevolezza e al buon senso evacuate il Cantinone e vi promettiamo uno spazio nel nuovo centro polivalente appena saranno terminati i lavori
partono da ogni parte della sala urla e schiamazzi poi prende la parola Nocciola tu vuoi fare il furbo prima andate a dire che qui siamo provocatori e fascisti poi che ci volete trovare uno spazio per noi l'unica cosa è che vi trema il culo per la vostra giunta perché se era per voi la polizia la chiamavate voi benissimo che questa storia del per primi ma noi sappiamo centro polivalente è una favola basta pensare al disinteresse che avete sempre avuto per i nostri problemi no no lo interrompe coraggiosamente l'assessore voglio dire che questa è una calunnia il problema del giovani e un problema che ci sta molto a cuore nel nostro bilancio sono previste spese importanti per i giovani e per la cultura ma ci sono del tempi che si devono rispettare però vi assicuro che anche i vostri problemi troveranno rapidamente una soluzione adeguata
dovevate parlarne con noi prima dice con tono conciliante dovevate rivolgervi a noi con fiducia e insieme avremmo trovato una soluzione adeguata io penso che le esigenze che sottendono questa vostra iniziativa sono legittime quello che invece non è legittimo è la forma con cui pensate realizzarle noi dobbiamo trovare insieme un altra forma ma intanto e necessario sgomberare il Cantinone prima che accada l'irreparabile la gente ne ha abbastanza fuori fuori gridano tutti aspetto una risposta me ne andrò da qui solo con la vostra risposta sia che sia affermativa o negativa riesce ancora a dire poi Valeriana dal palco fa fare un po' di silenzio e dice che la decisione spetta all'assemblea e che dobbiamo discuterne tutti ma non in sua presenza e che lui se vuole può aspettare fuori e poi gli riferiremo la nostra decisione
Scilla lo scorta fuori e prima di scendere dal palco alza il braccio con la chiave inglese levata scoppia un applauso fragoroso tutti urlano noi del collettivo non sappiamo bene che cosa fare ci consultiamo un momento poi Cotogno prende il microfono compagni noi da qua non ce ne possiamo andare sotto la minaccia dell'intervento della polizia se noi adesso sgomberiamo volontariamente accettando il ricatto del sindaco e del partiti noi abbiamo perso allora noi dobbiamo decidere cosa è meglio fare se restare qua a difendere l'occupazione il che vuol dire andare allo scontro oppure no io penso che oggi come oggi non ci conviene andare allo scontro penso che stroncherebbe il movimento sia che vinciamo o che perdiamo militarmente perché in tutti i casi perderemo politicamente e anche se vinciamo militarmente ci troveremo di fronte una situazione ingestibile
noi dobbiamo decidere la cosa che ci conviene di più per la crescita e il rafforzamento di questo movimento e allora il problema più importante per noi non è di conservare il Cantinone a ogni prezzo il problema è che dobbiamo conservare questa forza che ci siamo costruita e per questo noi dobbiamo rifiutare lo sgombero volontario che ci propongono ma dobbiamo anche rifiutare lo scontro magari un minuto prima ma dobbiamo decidere autonomamente noi quando e come sgomberare se noi sgomberiamo per decisione autonoma nostra noi conserviamo intatta la nostra forza politica e domani potremo portare avanti di nuovo le lotte di questo movimento per la conquista di uno spazio sociale potremo portare avanti altre occupazioni e altre lotte se invece andiamo allo scontro oggi qui ci giochiamo tutto e secondo me perdiamo tutto
ci sono state molte bocche storte anche se la maggioranza è d'accordo con Ortica ma nell'euforia generale quello era buttare acqua sul fuoco comunque la nostra posizione passa nella discussione e così mandiamo a dire al sindaco che l'assemblea ha deciso di continuare l'occupazione a oltranza ma poi decidiamo che non possiamo stare lì a aspettare tutti quanti l'irruzione ci saranno lì quattrocento persone rimanere lì tutti e poi andarsene tutti quanti all'ultimo momento è impossibile è meglio che lo facciano in pochi perché così è più facile andare via ci vuole pazienza per convincere tutti nessuno se ne voleva andare nessuno voleva rassegnarsi che la festa era già finita ma alla fine se ne sono andati hanno smontato e portato via tutto quello che non doveva restare li e alla fine siamo rimasti lì solo quelli del collettivo una sessantina in tutto
nel salone si accendono le candele e si spengono le lampade centrali ritorna il clima delle sere prima coi sacchi a pelo che si srotolano e la gente che si stende solo che nessuno questa volta ha voglia di parlare o di cantare di raccontare storie e fare progetti di arrotolare spinelli e fare l'amore questa sera ognuno ha di fianco al suo sacco a pelo un bastone o una spranga vedo Valeriana seduta contro una colonna che fuma guardando fisso le ombre geometriche sulle volte a crociera mi avvicino con China e vado che ha gli occhi un po' lucidi che c'è Valeriana merda tutto questo lavoro per un cazzo a me piaceva questo posto un posto cosi bello non lo trovi più magari se occupiamo un capannone diroccato in mezzo alla campagna quello magari sono capaci di lasciarcelo ma un posto come questo che poi non sanno neanche cosa farsene non ce i lo lasciano mica quel bastardi
ogni tanto qualcuno del turno di guardia torna dentro per darsi il cambio fuori fa un freddo cane anche dentro non fa più troppo caldo mettiamo giù il sacco a pelo e io m'infilo così come sono il pavimento è duro ma sono stanco e mi sembra di essere comodo lo stesso China si toglie la sua giacca da uomo a spighe l'arrotola e me la mette sotto la testa cosi sa remo più comodi dice e s'infila anche lei China non ha sonno e canta a bassa voce io sono un gran teppista sono il meglio della festa non tagliare la mia pista o per te saranno guai io dico con gli occhi chiusi la pista ormai ci hanno già tagliato tutto adesso basta che non ci arrivano anche i guai ma China continua a volte è fatale se mi comporta male ma anche in galera volevo uscire ogni sera
11.
Le guardie fuori dal carcere dopo quel primo tentativo di reazione ricacciato con quella carica esplosiva al plastico al pianterreno non hanno più reagito anche perché a un certo punto un compagno ha mostrato dall'alto di un finestrone una bella palla arancione che saranno stati due chili di plastico e quella palla arancione li bastava per fare venire giù tutto il carcere e cosi loro hanno capito che quel primo botto non era che un avvertimento che se insistevano poteva capitare di peggio e poi ogni tanto qualcuna delle guardie catturate veniva anche mostrata dai finestroni dei corridoi con un coltello alla gola per fare vedere che erano vivi e per dire a quelli di sotto di non tentare nessun intervento
le guardie catturate erano state divise in piccoli gruppi e venivano spostate ogni mezz'ora in celle sempre diverse c'erano dei turni precisi era stato previsto tutto un sistema di spostamenti ogni mezz'ora in modo che da fuori non si poteva mai sapere in che cella si trovavano le guardie in modo che non era possibile tentare qualcosa per liberarle quelli che gestivano le trattative ci tenevano al corrente minuto per minuto di come andavano le cose dicevano che alle trattative partecipavano dall'altra parte del telefono oltre alla direzione del carcere e i comandanti delle guardie anche uomini politici del ministero della giustizia e del governo rappresentanti che questi sembravano bloccati di fronte alla gravità del cosa prendevano tempo ma anche sembravano disponibili trattare
quando è cominciato a fare buio si sono stabiliti del turni vigilare su quello che succedeva fuori per tenere d'occhio dai finestroni protetti dalle blindate quello che succedeva intorno al carcere specialmente le guardie che facevano s u e giù per camminamenti sul muri di cinta che erano so lo a venti trenta metri dal carcere anche meno il carcere era tutto illuminato forte dalle luci gialle dei proiettori e da li dal secondo piano dove stavamo si vedevano al di là del muro di cinta una quantità di camionette di automobili di blindati di furgoni le automobili con le luci azzurre sul tetto che giravano e le camionette coi fari accesi che giravano intorno al carcere e nell'ombra ogni tanto movimenti confusi gruppi di gente in divisa che si spostavano qua e là nell'ombra intorno al carcere illuminato dai proiettori
nessuno ha dormito quella notte perché c'era una tensioni rossa per quello che era successo mi ricordo che c'era questo va e vieni di gente dentro le celle dei corridoi un grande movimento di persone c'era una confusione indescrivibile con li radio e le televisioni sempre accese al massimo c'erano delle discussioni molto accese non tutti erano d'accordo c'erano de compagni che ritenevano che quella rivolta avrebbe segnato un disastro per il movimento del prigionieri ma non potevano fare a meno di accettare anche loro questa situazione perché c'erano dentro non potevano che stare dentro anche loro in questa situazione anche se dimostravano molta malavoglia ne viverla insomma e mentre gli altri ritenevano invece che s. trattava di una grande vittoria
però era successo che mentre questi sequestravano le guardie c'era scappato un ferito cioè questo appuntato l'unico graduato che si trovava nei bracci che era un appuntato e che era rimasto ferito con una punteruolata e questo appuntato ferito destava molte preoccupazioni era un po' la nota stonata in tutta la storia l'unica nota stonata tutti quanti capivano che un morto in quella circostanza avrebbe cambiato completamente le cose è successo che nel momento in cui hanno sequestrato le guardie nel corridoi questo appuntato ha tentato una reazione e un compagno che stava facendo il sequestro gli ha tirato una punteruolata nel fianco con un punteruolo ricavato dal solito gancio del fornello da campeggio
questo appuntato evidentemente fingeva di stare più male di quello che stava in realtà allora i compagni che gestivano la rivolta in più occasioni hanno trattato di rilasciare questo ostaggio ferito l'hanno accompagnato tre o quattro volte giù fino al cancello che segnava la terra di nessuno che in sostanza era la rotonda del pianterreno per lasciarglielo dicendo noi apriamo il cancello e ve lo lasciamo fuori ma nessuno ha compreso e questi qua invece non lo volevano dicevano no no tenetevelo perché voi volete soltanto prendere il pianterreno voi volete aprire il cancello per prendervi anche il pianterreno questa era la motivazione che davano ma nessuno ha compreso che quello era un segno di quello che sarebbe successo
altri suggerivano addirittura di segare le sbarre di una finestra lare giù questo appuntato con una imbragatura perché nessuno lo voleva li nessuno voleva correre il rischio che questo moriva li perché avrebbe snaturata tutta quanta la cosa perché tutto quanto in fondo era andato liscio finora per esempio nessuno aveva pensato di distruggere il carcere non era stato toccato niente non era stato distrutto niente mentre nella rivolta che c'era stata poco tempo prima in quell'altro carcere speciale il carcere era stato completamente distrutto nel senso che lì avevano demolito tutto avevano distrutto l'impianto elettrico avevano distrutto l'impianto idraulico avevano abbattuto i muri avevano reso il carcere completamente inagibile
io a un certo punto sono tornato nella mia cella non c'era nessuno c'era un mucchio di maglioni camicie pantaloni sparsi sulla branda l'armadietto era sparito ho buttato tutto per terra e mi sono buttato sulla branda la televisione era accesa ma non c'era più niente c'era un turbinio di puntini c'era questo che suonava il violino nella cella di fianco suonava sempre le stesse note ho pensato a China e che era certo che domani non la vedevo con questo casino devo scriverle domani appena possibile devo si è affacciato il mio compagno di cella cosa fai lì cosa c'è ti senti male hai sentito le novità che ci sono ci sono delle novità nelle trattative e forse abbiamo vinto forse qua adesso vinciamo
ma guarda gli ho detto non so perché ma avevo un tono incazzato ma lo sai che io veramente non ne posso più non ne posso più veramente che siamo qua sempre ancora con questa storia ancora adesso con questa storia di vincere o di perdere e che mi sembra che sia stata veramente sempre questa la nostra grande disgrazia tutte le volte che abbiamo pensato che la cosa che contava era in fondo solo il fatto di vincere o di perdere mentre poi invece le cose che noi abbiamo fatto veramente non hanno mai avuto niente a che fare col vincere e col perdere intanto perché se si tratta soltanto di vincere o perdere è chiaro che qua abbiamo già perso tutto e da un pezzo ma il fatto è che io penso e anche tanti come me lo pensano che in fondo non abbiamo mai avuto non solo non abbiamo mai avuto nessuna idea né voglia di vincere ma nemmeno nessuna idea che c'era qualcosa da vincere da qualche parte e poi sai se ci penso bene adesso a me la parola vincere mi sembra proprio uguale come a morire
questo appuntato ferito è rimasto lì per tutto il tempo della rivolta perché non l'hanno voluto non hanno voluto che glielo davamo questo povero disgraziato non hanno voluto assolutamente che glielo davamo abbiamo fatto di tutto per darglielo ma loro non lo volevano assolutamente è rimasto li sdraiato per terra tutta la notte fingendo di stare più male di quello che stava si lamentava è passata la notte e non sapevamo più cosa fare e poi la mattina è cominciata a funzionare la stanchezza e il timore che le cose andando per le lunghe avrebbero comportato qualche problema man mano che passava il tempo si cominciavano a sentire da più voci la stanchezza che cominciava a farsi strada la gente era molto tesa e tutti quanti dicevano che si doveva trovare al più presto una soluzione al problema
basta chiudiamo questa storia qui fintanto che abbiamo questo rapporto positivo fintanto che possiamo finire le cose bene cioè il carcere è qua che è tutto in piedi non l'abbiamo distrutto le guardie non sono state toccate non è successo niente di irreparabile è successa una cosa grossissima ma non c'è stato neanche un morto c'è un ferito con una punteruolata e bisogna darglielo prima che muoia queste erano le cose che si ' dicevano questa era la tensione che c'era poi verso sera si sono diffuse le ultime notizie delle trattative uno dei compagni che conduceva le trattative è uscito dal posto di guardia e ha annunciato che le cose andavano bene che era ormai innescato il meccanismo della smobilitazione della rivolta che tra poco sarebbero cominciati i preparativi del rilascio delle guardie sequestrate e che insomma avevamo vinto
dopo questa notizia c'è stato un momento di sollievo c'è stato un momento di rilassamento c'è stato un momento di stanchezza ma anche di rilassamento tutti si interrogavano ma adesso cosa ci faranno ci picchieranno forse no si facevano paragoni su come si erano concluse altre rivolte e c'erano quelli che preparavano i loro zaini perché pensavano che ci sarebbe stato un trasferimento immediato e intanto anche la sorveglianza su quello che succedeva fuori si era rallentata nessuno si preoccupava più tanto di vigilare dai finestroni i compagni rassicuravano le guardie che tutto era finito che presto le avrebbero liberate c'era questo clima di rilassamento e di stanchezza quando alle cinque del pomeriggio quando ormai questo clima era quello generale si è sentito un rumore assordante
12.
Saranno passate due o tre ore che ci sveglia la voce di Nocciola fuori hanno visto arrivare l'altro pullmino dei carabinieri che ha chiuso la strada e sono scesi da tutti e due hanno tutti in mano i mitra e le pistole hanno chiuso la strada da una parte e dall'altra io con un po' di fatica mi sfilo dal sacco a pelo sono le cinque è ancora buio totale China dice piano ti prego dormiamo ancora un po' mi metto in piedi ho brividi di freddo dappertutto e come mi muovo mi fanno male le ossa mi vesto in fretta scuoto un po' China che dorme con la faccia nascosta dai capelli e le dico di raggiungermi giù in fretta perché stanno arrivando corro in fretta giù per le scale mentre mi infilo i guanti di pelle nera bucati e mi faccio due giri intorno al collo con la sciarpa rossa
giù sotto nel salone tra i resti della festa i compagni si preparano in fretta per terra è rimasto un mare di bottigliette di barattoli di birra di cartacce non c'è più niente sul palco sul muro dietro il palco adesso si vede bene il murales fatto da Gelso che ieri sera nessuno ha visto con tutte quelle luci abbaglianti era un paesaggio tropicale con le palme e le scimmie sugli alberi e dietro un enorme vulcano in eruzione con la lava rossa che scende verso una specie di New York di grattacieli Sentiamo correre giù per le scale arriva giù Scilla saltando i gradini quattro a quattro con dietro gli altri che erano di turno a guardare la caserma ho fatto il giro dietro dice ansando sono arrivati una fila di camion che non finisce mai sono sul piazzale della caserma ma la fila continua anche fuori sulla strada
allora si va barrichiamo le porte tutti barrichiamo le porte ci spingiamo contro le panche spingiamo contro anche il palco contro i1 portone centrale e accendiamo tutte le luci nel salone poi i primi cominciano a salire in soffitta dove c'è un botola da dove si può uscire sul tetto nella soffitta qualcuno incespica spegnendo la candela buio pesto e si perde altro tempo per ritrovarla e riaccenderla Scilla bestemmia e insulti tutti cazzo di imbranati muovete il culo sembra un sergente alle prese con l'addestramento della sua truppa sentiamo arrivare i camion che poi si fermano mentre i motori restano accesi Nocciola spinge su China che gli sta davanti e sparisce anche lui su per la botola Scilla chiede dove sono le bottiglie non ti preoccupare sono già sul tetto saliamo per ultimi e Cotogno chiude la botola e siamo tutti sul tetto
sul tetto non ci possono vedere perché le luci dei lampioni sono spente perché le abbiamo rotte a sassate intravedo fa fila del compagni che avanzavano in fila sul tetto da giù arrivano voci e ordini secchi mescolati al rumore del motori sempre accesi vedo Scilla steso sulle tegole a pancia in giù che striscia fino all'orlo del tetto appoggia le mani alla grondaia e sporge la testa io e qualcun altro lo raggiungiamo per guardare giù hanno spento i motori in quel momento sono tutti schierati su tre file con gli scudi e i caschi con le visiere abbassate la prima fila con i fucili con i candelotti infilati in cima le altre due file con in mano lunghi manganelli c'è un gruppetto di graduati e di borghesi che parlottano in fondo alla strada
la luce del finestroni illumina la prima fila immobile con i fucili e i candelotti rivolti verso l'alto ci aspettiamo che diano l'ordine di sgomberare con un megafono perché sono convinti che siamo tutti dentro invece nessuno si avvicina all'edificio un graduato si stacca dal gruppetto in fondo alla strada fa un gesto e la prima fila abbassa i fucili puntandoli sui finestroni partono quasi tutti insieme dei colpi attutiti si sentono i candelotti che forano i teloni di plastica dei finestroni quattro bottiglie e li becchiamo tutti dice Scilla tiriamole adesso che sono tutti in un mucchio ma Cotogno gli mette una mano sulla spalla se lo meriterebbero quei figli di puttana ma abbiamo deciso che le bottiglie servivano solo per fermarli se non riuscivamo a uscire tutti in tempo
andiamo via piuttosto dice Valeriana vediamo il fumo che esce sotto dai finestroni e sale piano denso cominciamo a sentire l'odore del lacrimogeno e risaliamo in diagonale il tetto piegati in avanti lo getto un'ultima occhiata i poliziotti sono ancora schierati come prima forse stanno aspettando che apriamo la porta e usciamo camminiamo in fretta sulla cima del tetto Ortica e un altro portano il sacco pesante delle bottiglie che sbattono e minacciano di rompersi passiamo sul terrazzino e di li scendiamo nel parco lì tutto è tranquillo non si sente nessun rumore attraversiamo il parco di corsa arriviamo allo steccato e lo scavalchiamo li di fronte ci sono le macchine gli altri sono già partiti l'appuntamento è alla sede
Ortica è già pronto a infilare il sacco nel baule aperto di una macchina speriamo che non ci fermino con le bocce in macchina ci mettono dentro tutti si e meglio non portarle in macchina ci mettono dentro tutti se ci trovano con questa roba e poi gli servirà per gettare merda sull'occupazione è meglio che le lasciamo qui no e meglio che le svuotiamo perché se poi le trovano qui è lo stesso si ma non qui là in fondo dietro alla siepe Ortica porta lì il sacco togliamo le bottiglie dal sacco ma i tappi sono infilati bene e non mi riesce a toglierli allora spacchiamo le bottiglie coi sassi dopo avere tolto gli antivento con lo scotch che resta attaccato alle cita gelate dal freddo poi buttiamo lontano i cocci delle bottiglie la puzza di benzina ci prende al naso e ci resta addosso anche quando saliamo in macchina
facciamo una strada passando per i campi tutto è tranquillo facciamo un lungo giro e arriviamo alla sede non c'è nessun poliziotto intorno dentro la luce è accesa e ci sono già lì tutti i compagni decidiamo di andare tutti a casa e poi di rivederci qui stasera però bisogna che qualcuno vada a vedere che cosa fanno al Cantinone decidiamo che un gruppo va a vedere tra un paio d'ore bastano quattro o cinque i compagni sfollano a piccoli gruppi parlando a voce bassa Gelso passa da casa a prendere la macchina fotografica noi restiamo lì parlando per restare svegli perché se smettiamo di parlare ci addormentiamo salvo China che si addormenta subito comincia a fare chiaro ci rimettiamo in macchina andiamo al bar della stazione a prendere un cappuccino
dopo un po' arriva Gelso con la macchina fotografica saliamo in macchina e arriviamo all'incrocio ecco lì i due pullmini e le macchine della questura la colonna di camion non c'è più e sull'angolo opposto del Cantinone non vediamo nessuno e dico a Cotogno di fare il giro dell'isolato così ci fermiamo li e facciamo le foto facciamo il giro e ci fermiamo all'inizio della strada che costeggia il Cantinone China e Valeriana restano nella macchina sedute dietro lo Cotogno e Gelso scendiamo e ci mettiamo dietro la macchina per non farei vedere Gelso appoggia la macchina fotografica sul tetto della macchina e comincia a scattare le foto davanti al portone vedo dei muratori che stanno passando il cemento su una parete di mattoni che chiude il portone stanno murando il Cantinone ci sono lì dei carabinieri che stanno a guardare con le mani nelle tasche
vediamo i teloni di plastica dei finestroni al pianterreno squarciati e bruciacchiati dal candelotti siamo cosi presi che non ci accorgiamo che una delle macchine della questura è partita fa il giro dell'isolato e ci arriva dietro sento la voce di Valeriana che li vede arrivare e dice attenzione la macchina frena facendo stridere le gomme scendono due da dietro correndo la macchina resta li in mezzo alla strada col motore acceso e le portiere aperte i due ci sono di fianco la mano di uno impugna il calcio della pistola Gelso non ha nemmeno il tempo di tentare di nascondere la macchina uno gliela strappa di mano e dice che cosa fotografate l'altro apre la portiera e dice voi due fuori subito scendete è arrivato li anche il poliziotto che guidava e ci chiedono a tutti i documenti
mentre un poliziotto va con i documenti verso la loro macchina uno fruga nella borsetta di Valeriana mentre l'altro continua a puntarci contro la pistola dopo qualche istante quello che è andato alla macchina mi fa segno di avvicinarmi io non capisco subito e l'altro mi dà un colpetto con la canna della pistola mi incammino e mi fermo davanti al finestrino davanti abbassato a metà dietro c'è seduto un tipo con un impermeabile chiaro che spegne la ricetrasmittente tiene in mano le carte d'identità la mia sopra le altre alza la testa mi guarda dietro gli occhiali quadrati non ti basta fare casino alla tua scuola mi dice ma non è aggressivo suona come un rimprovero a un ragazzino disobbediente io dico piano stavamo solo facendo delle foto non credo sia proibito
lui non dice niente allora mi viene in mente che quello è il dottor Donnola il capo della squadra politica della questura quello che anche davanti alla scuola quando ci sono i casini se ne sta sempre li nella macchina un po' lontano a parlare nella ricetrasmittente uno dei poliziotti adesso gli porta la macchina fotografica ma lui non la tocca neanche fa un gesto con la testa e allora il poliziotto la apre e tira fuori il rollino poi la chiude e me la porge in malo modo lo prendo la macchina e la tengo in mano il dottor Donnola sfoglia ancora una volta le carte d'identità una per una poi le batte sul bordo del finestrino e me le tende io le prendo mentre lui mi guarda ancora negli occhi dietro gli occhiali quadrati e mi dice come con un sospiro arrivederci