Biblioteca Multimediale Marxista
Princìpi ed effetti della comunicazione-guerriglia
La comunicazione-guerriglia è il tentativo di produrre effetti sovversivi
attraverso interventi nel processo comunicativo. I molteplici metodi e tecniche
utilizzati a tal fine funzionano secondo due principi fondamentali: lo straniamento
e la sovraidentificazione.
Gli straniamenti si basano su sottili cambiamenti della rappresentazione del
quotidiano, che aprono spazi per interpretazioni inconsuete di avvenimenti abituali
o producono, per mezzo di spostamenti, significati imprevisti. La sovraidentificazione
consiste invece nell'esprimere apertamente tali aspetti del consueto, che sono
sì universalmente noti, ma allo stesso tempo indicibili, tabù.
La sovraidentificazione porta alle estreme conseguenze la logica dei modelli
di pensiero, dei valori e delle norme dominanti, ne prende sul serio tutte le
conclusioni e implicazioni proprio dove queste non possono essere espresse e
quindi occultate. Mentre lo straniamento crea una distanza dall'esistente, la
sovraidentificazione si prefigge di annullare la distanza implicita nel discorso
dominante. Più avanti si tratterà di questa forma di sovversione.
Principio di straniamento
Intervenire con uno straniamento in un processo comunicativo significa riprendere
forme, avvenimenti, immagini e idee esistenti, modificandone il normale funzionamento
o il fenotipo. Tali cambiamenti provocano innanzitutto confusione, poiché
ciascuno di noi, in seguito al processo di integrazione nella società,
possiede nozioni-base di grammatica culturale che strutturano la nostra percezione.
Ciò determina aspettative relativamente chiare su come debba normalmente
apparire o svolgersi un avvenimento o situazione. Quando nella comunicazione
irrompono elementi imprevisti, risulta disturbata la percezione "naturale"
della grammatica culturale. Il disturbo è particolarmente efficace nel
preciso lasso di tempo (si tratti anche di pochi istanti) in cui qualcosa (o
qualcuno) "non quadra". La confusione che ne deriva deve permettere
al pubblico di prendere temporaneamente le distanze dalla situazione, e magari
di gettare uno sguardo critico sul consueto modello di percezione degli eventi.
Il cambiamento deve essere cioè sufficientemente chiaro da scompigliare
la percezione abituale.
Esso non raggiunge però il suo scopo, quando è prevedibile o inquadrato
in facili modelli interpretativi ("Ah, sono i soliti esagitati d'ultrasinistra!").
Lo straniamento conta sul fatto che anche le situazioni quotidiane normali nascondono
contraddizioni interne, rotture inespresse e possibili situazioni paradossali.
Le persone stesse non sono prive di contraddizioni. Tutti gli esseri umani sono
soggetti frammentati che devono affrontare conflitti interni ed esterni. Non
solo rivestono ruoli diversi all'interno del discorso dominante, ma spesso possiedono
anche caratteri che esulano da queste strutture e a esse si oppongono. Concretamente
ciò può voler dire che hanno paura di perdere il posto di lavoro,
ma in fondo, non hanno nessuna voglia di fare quel lavoro, per mantenere il
quale una persona qualsiasi (il superiore, il ministro...) esige da loro sacrifici.
Oppure può voler dire che esperienze personali di ingiustizie e danni
contraddicono apertamente il motto: "Siamo tutti sulla stessa barca".
Quando un evento improvviso capovolge le regole date, le rende ridicole o le
fa apparire assurde, un tale straniamento può valere da offerta: indica
che l'impossibile è possibile, che l'adattamento alla normalità
sociale è una scelta, non un'inevitabile necessità. Ciò
che viene percepito come naturale in realtà non lo è; ciò
che viene ignorato nella percezione quotidiana, non per questo smette di esistere.
Può accadere che lo straniamento del normale stimoli negli spettatori
sentimenti altrimenti repressi o dimenticati in seguito a decisioni razionali.
Lo straniamento funziona non solo come metodo distruttivo, ma anche come piccola
guida all'utopia, a una prassi di trasformazione sociale.
I guerriglieri della comunicazione non praticano lo straniamento come un gioco
fine a se stesso. Esso acquista un carattere politico nel momento in cui cerca
di rendere visibili rapporti di potere la cui esistenza è ordinariamente
rimossa o data per scontata. Le azioni di comunicazione-guerriglia partono dall'idea
che proprio gli aspetti del quotidiano sono possibili punti di applicazione
della critica e addirittura della sovversione. L'esito di tali azioni rimane
tuttavia aperto: non pilotiamo le reazioni del pubblico né possiamo prevedere
se l'attacco alle aspettative e alle convinzioni verrà recepito come
esperienza interessante o, al contrario respinto con sdegno.
E' normale e naturale che un oratore saluti il proprio pubblico con la formula
"Gentili Signori e Signore", indipendentemente dal fatto che ammiri
effettivamente il suo pubblico. Se però un insegnante si rivolgesse nello
stesso modo alla classe, l'espressione non suonerebbe amichevole ma ironica.
L'esempio riguarda lo straniamento di una situazione basato sullo spostare elementi
linguistici da un contesto all'altro. Ciò non è immediatamente
sovversivo: l'insegnante si trova comunque in posizione di superiorità,
anzi, sottolinea il proprio potere nei confronti degli studenti, giocando con
diversi livelli linguistici.
Molti metodi e tecniche della comunicazione-guerriglia si basano sul principio
di straniamento. Manifesti politici, locandine pubblicitarie e monumenti (sniping)
sono bersagli privilegiati delle azioni di straniamento. Ma si possono straniare
anche intere situazioni, agendo su rituali pubblici ed eventi carichi di significato
(festeggiamenti elettorali, manifestazioni commemorative, assemblee). Tuttavia
i rapporti di potere non si manifestano solo dove li si celebra apertamente,
bensì in tutte le situazioni quotidiane. Anche in tali situazioni lo
straniamento può svelare i rapporti di potere e turbarne il normale funzionamento.
Si può agire in diversi modi sul nesso semantico tra i contenuti e i
contesti in cui li si esprime: si può ad esempio alterare un contenuto
per attirare l'attenzione sul contesto. Il presupposto di tale straniamento
è che le informazioni di per sé non sono mai oggettive. Anche
e soprattutto quando si presentano come tali, trasportano sempre elementi ideologici
che possono essere evidenziati attraverso aggiunte o modifiche stranianti. Quando
testi e discorsi sono legati a formulazioni figurative, come nelle campagne
pubblicitarie; (subvertising), si possono modificare le parole o l'immagine.
Si può anche provare a straniare entrambi i livelli contemporaneamente
- in tal caso gli interventi devono essere relativamente leggeri, in modo che
l'originale rimanga riconoscibile; omettendo questo aspetto, l'effetto di straniamento
va perso e ne scaturisce qualcosa di completamente nuovo. Un buon esempio è
lo straniamento della pubblicità americana del profumo di Calvin Klein
"Obsession for men". Sotto la nuova scritta "Recession for men",
al posto del modello fighetto compare un barbone con lo sguardo fisso nel vuoto,
serio come il modello. Tali spostamenti criticano il mondo immaginario idealizzato
nella pubblicità. Non è necessario che l'osservatore conosca lo
slogan originario o l'immagine autentica della pubblicità straniata.
Basta l'abitudini a leggere o guardare per rendere la evidente critica.
D'altro canto, lo stesso messaggio può apparire sotto nuova luce se lo
si presenta in un contesto modificato. Tali straniamenti si riferiscono a una
formulazione data e, ricontestualizzandola, ne fanno emergere aspetti normalmente
non percepiti. La stessa formulazione può assumere nuovi significati,
che emergono solo intervenendo sul contesto.
Nel volume SpaBguerilla si dichiara a denti stretti che anche la pubblicità
utilizza metodi di straniamento. E triste ammettere che proprio i peggiori servi
del capitalismo, i pubblicitari, giochino con elementi che da Bertold Brecht
in avanti erano appannaggio della sinistra. Per evitare il paradosso sull'identità
di metodi tra noi e il capitale, l'anonimo autore del volume si lancia nel tentativo
di distinguere tra "straniamento rassicurante" e "straniamento
inquietante". Lo straniamento pubblicitario viene definito "rassicurante"
e gli viene attribuito un carattere manipolatorio. Ma esiste davvero questa
differenza? E anche se esistesse, dovremmo sentirci fuori pericolo? Anche i
creativi si servono dello straniamento inquietante. L'esempio migliore sono
le campagne pubblicitarie di Benetton. I manifesti con neonati sanguinanti,
malati di Aids e T-shirts di soldati crivellate di colpi dimostrano che anche
provocazioni inquietanti possono avere un fine del tutto commerciale.
Se ne deduce che lo straniamento non è legato a un 'idea politica. E
tempo perso cercare di darne una definizione che lo sottragga allo sfruttamento
capitalistico. Lo straniamento non è di per sé sovversivo. Sono
il contesto, il modo d'impiego e l'applicazione a determinarne l'effetto.
Le pratiche di straniamento possono essere utilizzate anche dalla politica istituzionale.
Un esempio è un manifesto elettorale della Cdu per le elezioni della
Dieta Regionale del Baden-Wurttemberg nel 1996. Su una superficie bianca era
stato riprodotto uno smile il cui volto era costituito dalle lettere C, D e
U. Solo qualche anno prima, aggiungere la stessa cosa ai manifesti col pennarello
sarebbe stato considerato danneggiamento. Il fine evidente era presentare quel
partito come hip, trendy, vicino ai giovani. Finita l'idea della comunicazione
politica, si passava all'effetto-sorpresa tipico della tecnica pubblicitaria.
Certo, sarebbe altrettanto assurdo concludere che una politica basata sullo
straniamento non può mai essere sovversiva solo perché fornisce
spunti per perfezionare la propaganda elettorale!
Supponendo che la comunicazione guerriglia sia una pratica sicura, che fondi
un luogo sociale chiaramente codificato a sinistra, si incorre in un errore
logico. Difatti, con l'occupazione di uno spazio inizia, anche la sua attaccabilità
e il suo recupero, ossia il riassorbimento da parte del potere. La comunicazione-guerriglia
non è strategia, ma tattica.
Il suo obiettivo non è difendere le posizioni a ogni costo. La sua forza
risiede piuttosto nell'essere mobile e nell'interrogarsi continuamente su come
intervenire sugli stessi tentativi di recupero. Il vantaggio dei guerriglieri
della comunicazione risiede proprio nel fatto che chi parla in nome del potere
ha sempre una posizione strategica da difendere. Concretamente, ciò significa
che per quanto la Cdu cerchi di rappresentarsi hip, questa hipness ha confini
angusti. Per esempio, è molto facile ri-capovolgere di nuovo lo smile.
Invece di strappare con rabbia il manifesto della Cdu, i sostenitori della comunicazione-guerriglia
lo integrerebbero magari con pubblicità delle più svariate droghe
(sniping), così da rendere nuovamente comprensibile il precedente significato
dello smile. Se un tale manifesto elettorale e la sua formulazione venissero
presi sul serio, l'inserzione di un testo esplicito potrebbe essere illuminante
per gli osservatori: sopra e sotto ci sarebbe ancora abbastanza spazio per commenti
del tipo "Xtasy frees your mind". Piccole modifiche del viso dello
smile potrebbero illustrare uno stato mentale modificato attraverso il consumo
di musica e droghe sintetiche. Si potrebbe sostituire lo stupido motto da pubblicità-progresso
"Nessun potere alle droghe" con un più carino"Nessun potere
- solo droghe".
Principio di sovraidentificazione
Lo straniamento cerca di creare negli attori e negli spettatori una distanza
dai rapporti dominanti, mettendo così in discussione la loro apparente
naturalezza. All'inverso, sovraidentificazione significa incastonarsi nella
logica dell'ordine dominante e attaccarla nel punto più vulnerabile:
il nucleo. Alla base c'è l'idea che discorsi esplicitamente critici nei
confronti dello Stato e della sua ideologia siano inefficaci, mentre un'ironica
presa di distanza avrebbe un effetto addirittura più stabilizzante che
sovversivo. I discorsi ideologici sono spesso caratterizzati da un'autocritica
interiorizzata e anticipata. Un riferimento ironico a tale incoerenza rimane
all'interno della sua logica e in fondo "fa il gioco del potere" (S.
Zizek). La sovraidentificazione sceglie la direzione opposta, distrugge l'ideologia
del cinismo annullando completamente la distanza, identificandosi ulteriormente
con la logica dominante, prendendola più sul serio di quanto faccia il
sistema stesso. Cosa significa questo esattamente? Secondo Zizek un 'ideologia
è composta sempre da due parti: da valori "espliciti" pubblici
di un sistema politico e dai cosiddetti "rovesci nascosti". Con questi
ultimi si intendono premesse e valori impliciti nell'ideologia e apparentemente
in contrasto con essa. Tali valori vengono assunti dall'ideologia dominante
per il fatto che, pur essendo noti a tutti, rimangono inespressi e nascosti.
Zizek riporta come esempio il razzismo statunitense, sostenendo che esso è
fondamentale per il funzionamento della società americana seppure in
contraddizione con i valori ufficiali. Esso ha avuto a lungo il suo posto nella
società grazie al Ku-Klux-Klan, organizzazione segreta e illegale. Il
discorso dominante prende le distanze da simili verità nascoste, che
allo stesso tempo sono capisaldi del sistema e possibili punti di rottura. Se
è il caso, le si può menzionare solamente con tono ironico, cinico
o con una presa di distanza critica.
Un'efficace forma di sovversione può consistere nell'esprimere affermativamente
tali aspetti inespressi in modo da ricalcare la logica del sistema nel modo
più fedele possibile e lasciando al ricevente il minor numero di possibilità
di prendere le distanze. A differenza di quanto si verifica con lo straniamento,
ai soggetti messi di fronte a una simile affermazione non vengono indicati gli
aspetti sovversivi, non vissuti per quanto sempre percepiti. Nel caso della
sovraffermazione si tratta invece di attaccare gli atteggiamenti "sicuri"
conformi all'ideologia dominante in modo da estrarre i "rovesci nascosti".
Se i valori contenuti in un'ideologia portano sempre con sé il loro contrario,
al centro non rimane nulla. Un esempio da manuale è l'azione del situazionista
Sanguinetti che nel 1975 provocò uno scandalo in Italia (infra, Sanguinetti
e la salvezza del capitalismo italiano).
Un attacco del genere è solo se il parlante si posiziona in maniera apparentemente
chiara all'interno della logica del sistema. Perciò il principio della
sovraidentificazione è, nella pratica, infinitamente più problematico
di quello dello straniamento. Inoltre, la sovraidentificazione ha un effetto
sovversivo solo se trova effettivamente il nervo scoperto dell'ordine simbolico.
Mentre uno straniamento mal riuscito equivale, nella peggiore delle ipotesi,
a un irrilevante giochetto postmoderno, una sovraidentificazione fallita può
produrre l'effetto contrario a quello previsto. Nella pratica è difficile
valutare se si sono effettivamente rintracciati i punti di frattura del discorso
dominante. Un'azione può essere superata dalla realtà in maniera
velocissima. Così negli ultimi anni i discorsi razzisti in Germania sono
diventati tanto presentabili che una sovraidentificazione non possiede più
alcuna forza esplosiva.
Invenzione
L'invenzione di informazioni false per la produzione di eventi veri è
un metodo per svelare e criticare i meccanismi della produzione egemonica di
immagini mediatiche e politiche della realtà. Questo metodo supera di
molto le forme analitico-esplicative dell'informazione e della controinformazione,
poiché non attacca la rappresentazione concreta di determinati temi,
bensì si prende gioco dei meccanismi con cui la politica e i media socialmente
producono eventi. Un esempio: negli anni Ottanta il considerevole aumento della
criminalità fu un tema poco rilevante, mentre l'incremento relativamente
scarso degli anni Novanta è divenuto uno degli argomenti centrali. Alcuni
conflitti militari poi possono durare anni prima di guadagnarsi, in una determinata
situazione, "attualità" e notiziabilità. Attraverso
l'invenzione di eventi, si cerca di dirigere verso il potere i meccanismi che
determinano il ritmo mediale.
Nel 1977 intorno alla rivista "A/traverso" il collettivo bolognese
formulò l'idea: "Informazioni false che producano eventi veri".
Ma già gli Yippies si erano serviti di questo metodo. Nel 1967 essi inscenarono
una festa sulla Fifth Avenue a New York diffondendo la notizia, nel corso di
una spontanea azione di strada alla quale partecipavano 2000 adolescenti, che
la guerra in Vietnam era finita: "Allen Ginsberg corse nei self-service,
sollevò le braccia di colpo ed urlò a piena voce: "La guerra
è finita! La guerra è finita!". Persino gli sbirri che cercavano
di disperdere i festeggiamenti non autorizzati divennero "all'improvviso
parte della festa". In questo modo si riuscì non solo a costringere
il governo a una smentita, ma anche a strappare molte persone ai loro ruoli
consueti: "Chi era a favore della guerra si chiedeva invano come reagire
a questa provocazione psicologica. Non la si poteva ignorare come s'era fatto
coi cartelli "Basta con la guerra!" (Rubin, Do it: sceneggiatura per
la rivoluzione).
Di solito per divulgare efficacemente un evento inventato serve un'istanza che
goda di credibilità e autorità, che funga da (involontario) garante
dell'invenzione: si deve utilizzare o al limite inventare il nome dell'autore
o di un medium. Gli eventi ben inventati utilizzano temi che, nella determinata
situazione politica o sociale, sono trattati in modo fortemente emotivo, ai
quali si collegano timori e desideri. Questo riuscì nel 1978 a Roma,
quando "Il Male", uscì con la testata del "Corriere dello
Sport" e annunciò l'annullamento dei campionati mondiali di calcio
e la ripetizione della finale con l'Italia. In seguito a questa notizia la città
si trasformò per un giorno in un grosso ingorgo di automobili e un tale
fake rese i desideri e le paure del lettore più chiaramente visibili
di qualsiasi analisi. Esiste la possibilità che anche eventi improbabili
vengano creduti veri, se essi si riallacciano direttamente alle speranze e alle
paure della gente.
Quando le corrispondenti informazioni sono inventate e organizzate con un medium
adatto, la creazione di eventi veri si delinea in modo completamente autonomo.
Nel caso dell'azione Yippie il governo americano si trovò costretto a
smentire. Tramite essa si riuscì a far agire i potenti in evidente contrasto
coi desideri dei sudditi. Nel caso dell'invenzione non si tratta quindi, in
primo luogo, di beffa, dell'effetto-Eulenspiegel, della presa in giro degli
sprovveduti cittadini. Le invenzioni dovrebbero piuttosto screditare le istanze
di proclamazione della verità e attaccarle nella loro autorità:
"...sono possibili due variabili, la possibilità del consenso e
quella del dissenso. In mezzo si apre il vasto campo di ciò che si potrebbero
definire i momenti di esplicita sfiducia. Un terreno ideale per la falsificazione.
Le notizie false non ammettono né consenso né dissenso. Corrodono
il rapporto di fiducia che la politica cerca di instaurare; e lo stesso vale
per i mass media" (K Gruber, L'avanguardia inaudita).
Ci sono invenzioni che hanno un effetto sovversivo solo quando vengono scoperte,
poiché solo in quel momento si può tematizzare la domanda sul
perché tutti volevano credere al fatto inventato. Lo stesso insieme di
regole della produzione di avvenimenti diventa un argomento, che gli eventi
siano inventati o meno.
Al contrario, alcune invenzioni è meglio se non vengono scoperte. Un
esempio é l'invenzione dei Chaostagen [giorni del caos] che da qualche
tempo spuntano come funghi dal terreno metropolitano nella Rft. In questo caso
i presunti promotori mirano probabilmente a provocare assembramenti di polizia
e dimostrare chiaramente l'irrazionale inclinazione alla violenza dell'apparato
statale. Chi vuole ripetere più spesso un tale gioco non deve far trapelare
che il pericolo per l'ordine pubblico consiste solo in qualche flyer e un appello
lanciato via Internet.
Camouflage
In numerose pratiche di comunicazione-guerriglia è necessario perseguire
i propri scopi con un travestimento che si serve delle forme, dei mezzi espressivi
estetici o del linguaggio dominante. Queste forme vengono imitate per trasportare
contenuti dissidenti. Tali travestimenti non sono una naturale parte dell'azione
solo negli happening o nel Teatro Invisibile. Il camouflage è il tentativo
di abbattere barriere comunicative con il travestimento e mettere la gente di
fronte a un testo o a un'azione, alla quale altrimenti si sottrarrebbero fin
dal principio. Una forma di camouflage è il collegamento che la band
anarchica Chumbawamba fa tra mainstream pop, melodie orecchiabili e testi esplicitamente
anarchici: "Dai una sigaretta all'anarchico / ogni incendio ha bisogno
di un po' d'aiuto". Al primo ascolto viene percepita solo l'innocua e semplice
forma musicale: essa agisce da travestimento per il contenuto decisamente meno
innocuo. Qualcosa di simile si verifica quando i gruppi di sinistra imitano
l'outfit formale dei media borghesi o di altre istituzioni per comunicare il
proprio testo.
C'è tuttavia il pericolo che tali camouflages vengano impiegati nel senso
di imballaggio truffaldino, di bidone. Dietro a ciò si cela la speranza
che un imballaggio carino porti i lettori a prendere atto di contenuti impopolari.
Si arriva così a presentarli nelle vesti di fumetto, ma la forma rimane
quella dei soliti volantini. Ma questo tentativo di raggirare i lettori non
funziona. Quand'anche i destinatari non notino subito di cosa si tratta, il
problema inizia in seguito, quando essi cominciano a leggere (gli statements
della sinistra non sono in questo senso meglio dei passi della Bibbia trasposti
in fumetti). L'"imbroglio della confezione" non sfrutta le possibilità
che stanno nell'imitazione e nel détournement delle forme dominanti e
che si mostrano, per esempio, nelle paradossali e liriche combinazioni di testo
e immagine, tipiche dei fumetti dell'Internazionale Situazionista. Tuttavia
il camouflage può essere un'efficace tecnica di comunicazione. Quando
viene inserita consapevolmente tensione tra forma e contenuto, un camouflage
abile e spiritoso può raggiungere il suo scopo: abbattere le barriere
comunicative ed essere ascoltato nonostante la generale sazietà di informazione.
Fake e falsificazione
La produzione di falsi, fakes, è una delle attività preferite
dei guerriglieri della comunicazione. Un buon fake deve la propria efficacia
al connubio di imitazione, invenzione, straniamento ed esagerazione del linguaggio
del potere. Esso imita la voce del potere nel modo più perfetto possibile
per parlare, dall'alto della sua autorità, per un limitato periodo di
tempo, prima di essere scoperto (per esempio con la falsificazione di scritti
ufficiali). Tuttavia il falsificatore non vuole raggiungere un effetto materiale
immediato né procurarsi vantaggi personali. L'obiettivo è molto
più alto. Si vuole avviare un processo di comunicazione nel quale la
struttura della situazione comunicativa presa di mira diviene argomento di discussione
proprio in seguito alla (intenzionale) rivelazione della falsificazione. Il
fake si rivela efficace nel corso del processo avviato dalla rivendicazione,
con quella catena di smentite vere o false, magari integrate con altri fakes
o falsificazioni. La produzione di fakes si muove spesso ai margini della legalità
o al di là di questa. Anche quando la situazione giuridica non è
chiara come per truffe, frodi ecc, essi vengono regolarmente perseguiti nella
sfera giudiziaria.
Non si troveranno di seguito indicazioni concrete su come procurarsi carta intestata,
su come accedere ai dati né sull'uso di scanner, fotocopiatrici e sistemi
di desktop-publishing. I falsificatori, a questo riguardo, hanno sempre manifestato
fantasia a sufficienza. Tratteremo qui gli effetti del fake e i fini che si
prefigge.
Teoria del fake
Nelle società borghesi contemporanee, il potere viene esercitato e legittimato
a livello discorsivo. Diffondendo a nome del potere informazioni false, sistematicamente
modificate o anche semplicemente insensate, i fakes tentano di distruggere questo
suo principio di funzionamento e di metterne in discussione la legittimità.
Con ciò si deve forzare la naturalezza dei processi discorsivi attraverso
cui il potere si costituisce e si riproduce. Il fake è un mezzo tattico
che di solito non indica nessun contro-progetto e non formula nessun contro-discorso.
Tuttavia esso svolge, in un certo senso, un ruolo chiarificatore: indica che
qualsiasi cosa potrebbe essere anche qualcos'altro e che le strutture del linguaggio
e del potere, così come compaiono dinanzi alle persone, non sono né
costrittive né naturali. Il fake fa risplendere nei processi comunicativi
quell'inquietante e potenzialmente opposto altro, condannato al silenzio dai
discorsi dominanti a tutti i livelli, ma mai veramente occultato.
Il fake si fonda quindi sul disturbo, ossia sul sovvertimento momentaneo, di
ciò che Foucault identifica come elemento fondamentale dell'esercizio
del potere e definisce ordine del discorso (M. Foucault, L'ordine del discorso).
Questo ordine determina tanto le affermazioni ammesse nella comunicazione sociale
quanto l'oratore autorizzato. Se qualcuno sostituisce di nascosto l'oratore
rompe le regole che stabiliscono chi può parlare, cosa può dire
e quando può farlo. Ciò è particolarmente efficace in situazioni
caratterizzate da forti dislivelli di potere, cioè in situazioni nelle
quali non è la forza degli argomenti bensì il nome o il titolo
dell'oratore a determinare il valore delle affermazioni. Il fake rende improvvisamente
visibili le strutture discorsive nascoste. Poiché il disturbo sembra
provenire proprio da quella parte che è, nell'ordine del discorso, legittimata
a parlare e a essere ascoltata. Apparentemente sono le autorità locali
che, attraverso l'invio di lettere, costringono a sottoporsi al test dell'Aids.
Affermazioni e oratore oscillano: da un lato il cittadino ragionevole dubita
della lettera poiché ritiene il suo governo rispettoso della sfera privata,
dall'altro forse prende un appuntamento per il test dell'Aids, perché
concede a questo ragionevole governo il totale controllo sulla salute pubblica.
La legittimità a parlare in nome del potere viene costituita attraverso
l'utilizzo dei segni a esso riservati. Questi possono essere sigle, come l'intestazione
di lettera di un ufficio, titoli, nomi o anche il mezzo utilizzato. Tali segni
dovrebbero garantire quell'unità di autore e testo che nel caso dell'esercizio
del potere discorsivo viene stabilita per legge: solo le istituzioni legittimate
dal potere possono avere l'autorità di adottare determinate affermazioni.
Il fake distrugge tale unità. Che ciò venga percepito come un
attacco in profondità lo si può capire dal fatto che persino a
fakes riconoscibili al primo sguardo segue, quasi inevitabilmente, una smentita.
Un fake riuscito gioca con la correlazione tra autore e testo. Esso si può
ritenere efficace proprio quando non si può più stabilire alcun
rapporto univoco tra i due: in quel momento inizia a oscillare anche il significato
delle affermazioni fatte e diventano visibili e disponibili interpretazioni
nuove. Il principio della variabilità di interpretazione che agisce da
inevitabile fattore perturbante nei processi comunicativi convenzionali, diviene
nei fakes il fondamento che rende possibile soprattutto la comunicazione. Il
fake non va preso alla lettera, ma deve far riflettere sull'autore presunto
e sul contenuto del messaggio. La sua sincerità implica però che
i risultati non siano mai prevedibili con certezza.
Il fake introduce interpretazioni sovversive nei testi e nel linguaggio del
potere. Ogni fake convincente è una negazione giocosa del principio strutturalistico
"il testo scrive l'autore". Ma non è proprio il falsificatore
a scrivere il testo del fake: il testo del potere esiste già, è
disponibile, accessibile all'intervento, è parte della lingua. La struttura
stessa della lingua consente che la posizione di un determinato parlante possa,
almeno potenzialmente, essere occupata da chiunque: il linguaggio del potere
può essere imitato anche da quanti, nell'ordine del discorso, non sono
conformemente legittimati. In tal senso la lingua è ambigua e anarchica.
Lo stesso processo che ha trasferito le azioni del potere nella lingua e ha
fatto diventare le pratiche della lingua strumenti dell'esercizio del potere,
schiude anche possibilità di sovversione. Oggi tutti conoscono la lingua
del potere: così il fake può trasformarsi in una pratica quotidiana
sovversiva. Dal momento che il potere si esercita soprattutto nella società,
quindi non è più pertinenza di una ristretta élite, anche
la relativa lingua viene parlata da molti (diversamente, per esempio, dal latino
nel Medioevo). In particolare, quanti si muovono nell'ambiente del potere conoscono
bene il linguaggio del potere (negli Stati Uniti molti pranksters sono docenti
universitari). In questo senso, il fake è una pratica dei dissidenti
della classe media piuttosto che dei settori sociali più marginali. Il
fake funziona forse meglio quando le identità di chi fa lo scherzo e
di chi lo subisce sono contigue; Deleuze e Guattari riassumono questo con il
concetto della "più piccola differenza minimale" (G. Deleuze,
F. Guattari, Mille piani).
Modus operandi del fake
La tattica del fake si fonda su un paradosso: da un lato dovrebbe essere il
meno possibile riconoscibile (la falsificazione deve essere ottima), ma allo
stesso tempo deve avviare un processo di comunicazione in cui divenga chiaro
che l'informazione era falsa: il fake deve essere scoperto. In breve la formula
é: fake = falsificazione + rivelazione/smentita/confessione. Inoltre,
entrambi gli aspetti presentano ostacoli.
Se un fake viene riconosciuto perché la falsificazione è scadente,
risulta nel migliore dei casi una buona satira, nel peggiore dei casi un pessimo
volantino. Oggi non c'è più nessun problema a produrre falsificazioni
convincenti a livello visivo. Più difficile è imitare in modo
plausibile il linguaggio del potere. Le espressioni gergali della sinistra permettono
ai lettori di scoprire il trucco al massimo dopo due righe.
D'altro lato, un fake che non viene assolutamente riconosciuto è inutile
per colui che lo produce. Nel peggiore dei casi esso raddoppia e rafforza il
discorso dominante imitato. Per ottenere un fake efficace è necessario
che nasca confusione all'interno di una situazione comunicativa apparentemente
chiara. Lo scopo è sottoporre un processo comunicativo a quesiti del
tipo: può essere che questa affermazione provenga da quell'oratore? Se
sì, cosa ne devo dedurre? Se no, perché no, e da chi allora? L'affermazione
è plausibile, ma qualcosa non quadra, ma cosa? Per esempio "...un'autorità
esige un comportamento antiautoritario. La gente si trova davanti alla scelta:
o ubbidiscono all'autorità, comportandosi in maniera antiautoritaria,
oppure si comportano in maniera autoritaria non obbedendo all'autorità"
(da AA. VV., SpaBguerilla). Tali paradossi spesso portano a chiedere ulteriori
informazioni all'autore (apparente). In certi casi un fake viene discusso solo
dopo la rivendicazione. Questo accade specialmente quando sono i media a cadere
nell'inganno; hanno infatti poco interesse a strombazzare ai quattro venti il
loro errore. Di solito una confessione esplicita è inutile, perché
esiste una particolare usanza che risparmia quasi sicuramente questa fatica:
la smentita.
Con la smentita il potere cerca di ristabilire l'ordine del discorso disturbato.
La vittima del fake chiede personalmente la parola e spiega urbi et orbi come
stanno veramente le cose. Chi parla veramente in nome del potere non ritiene
la gente in grado di riconoscere da sé un falso. Grazie alla smentita
il fake ottiene quasi un riconoscimento ufficiale. La smentita, solitamente
diffusa attraverso i media, fa al fake una pubblicità che spesso eccede
di molto la sua reale portata.
Proprio perché le smentite seguono quasi automaticamente, esse vengono
utilizzate consapevolmente anche da molti falsificatori. Offrono un parco giochi
per fakes di livello superiore, che giocano proprio con la forma letteraria
della smentita. Nel caso più semplice essi mirano a provocare la scrollata
di testa che caratterizza le situazioni in cui viene diffusa una smentita nonostante
tutto sembri in ordine. Tale smentita può essere provocata da un fake
volutamente innocuo, di cui nessuno si accorge. Decisamente elegante e poco
impegnativo quando si fa fare tutto il lavoro ai rappresentanti del potere.
E sufficiente convincerli dell'esistenza di un fake; se ciò riesce, smentiscono
qualcosa di cui nessuno ha mai sentito parlare.
Partendo dal presupposto che la smentita di una smentita richiede pericolose
distorsioni discorsive, è stata sperimentata anche la diffusione della
smentita falsificata di un fake inesistente. Quando viene diffusa dai media
la falsa smentita che annuncia che i 1000 dipendenti della ditta X non devono
più essere licenziati, tutte la persone coinvolte si chiedono cosa pensare.
La ditta è obbligata a spiegare che nessuno verrà licenziato,
oppure che saranno licenziate solo 300 persone ecc. La smentita è chiaramente
meno efficace come mezzo per il ristabilimento dell'ordine discorsivo. Una smentita
falsificata è già stata utilizzata persino per certificare una
vera falsificazione. In un primo momento non succede proprio niente, non c'è
nessun falso biglietto gratis. In un secondo momento arriva la falsa smentita:
non sono stati inviati biglietti gratis per i trasporti pubblici a tutti i cittadini.
Soltanto dopo la smentita di questa comunicazione, furono davvero inviati falsi
biglietti... Il tutto si potrebbe trasformare in principio in un intero gioco
di spiegazioni e smentite falsificate, nella simulazione integrale di un processo
in cui gli ordini discorsivi vengono sempre disarticolati e riarticolati da
capo.
La smentita si può introdurre anche come strategia dei media: solitamente
si hanno poche possibilità di far passare certi temi nei media borghesi,
mentre per le autorità e altre istituzioni questo non è un problema.
Cosa c'è di più facile che spingere le istituzioni, attraverso
un fake, a diffondere una smentita e risparmiare la fatica ai falsificatori?
Questi ultimi contano sulla variabilità delle interpretazioni, quindi
su ciò che rende almeno possibile la tematizzazione mediale delle interpretazioni
da essi desiderate. Un esempio: quando i media comunicano che nella centrale
nucleare XY non ha avuto luogo alcun incidente nucleare, l'annuncio suscita
molti più dubbi sulla sua sicurezza di quelli che sarebbero sorti se
sulla centrale nucleare non fosse stato riferito proprio nulla. I pubblicitari
conoscono un principio simile, con segno rovesciato: ogni stampa è una
buona stampa, fintantoché il prodotto è presente nei media. E
così non stupisce che anche essi utilizzino il fake: l'emittente televisiva
VOX fece pubblicità alla sua misera serie Space diffondendo, a nome di
una "iniziativa di boicottaggio di Space", un falso annuncio contro
la propria serie.
Piccola tipologia del fake
Il fake si può affrontare da due diversi punti di vista: da quello di
chi viene beffato, o da quello del destinatario del fake. Nell'ottima raccolta
di fakes di Peter Huth e Ernst Volland, Dieses Buch ist pure Fälschung,
[Questo libro è pura falsità], questi sono ordinati in base ai
temi sociali a cui si riferiscono. Qui di seguito i fake vengono classificati
in base agli elementi dell'ordine discorsivo che essi attaccano e in base al
modo in cui lo fanno.
Minacce e pericoli
Il potere (statale) garantisce la sicurezza e il benessere di tutti. Tiene le
cose sotto controllo. Le sue istituzioni proteggono dalle minacce oscure e dai
pericoli dell'esistenza, dalle maree, dal caos, dall'imprevedibile. Soprattutto
negli anni Ottanta, un gran numero di fakes cercarono di mettere in discussione
questa immagine. Potenziali catastrofi, minacce e pericoli, che nei discorsi
del potere appaiono come impossibili, dominabili e innocui, si trasformarono,
nel fake, in realtà simulata: centrali atomiche in fiamme, mancanza di
bunker e impossibilità di fuga, veleno e pericoli dappertutto. Il messaggio
di questi fakes è sempre lo stesso: contrariamente a ciò che afferma,
il potere non ha il controllo. Tutti sanno che la situazione è catastrofica
e il fake dimostra che le cose peggioreranno. Le affermazioni di questi fakes,
utilizzati soprattutto da movimenti ecologisti e pacifisti, non mettono in discussione
la struttura fondamentale del discorso del potere. Essi contraddicono apertamente
la pretesa del potere nel farsi garante della sicurezza, ma non l'idea che questo
sia il suo vero compito.
Al contrario: si manifesta il desiderio che il potere assolva meglio a questa
funzione. Il desiderio di sicurezza non viene messo in discussione.
Disturbi dell'ordine sociale
I discorsi del potere sono allo stesso tempo espressione e garanzia delle gerarchie
sociali: legittimano ineguaglianze. Non si parla di una qualità della
vita buona per tutti, ma di rendimento, profitto e merito. Il potere protegge
i diligenti e punisce i pigri e gli inutili. Prima di donare a questi ultimi
immeritate elemosine, pretende i rituali dell'umiliazione e della sottomissione.
Chiunque sia stato anche una sola volta all'ufficio di collocamento o a quello
dell'assistenza sociale sa di cosa si parla.
Solo occasionalmente il potere sembra andare in tilt e comincia improvvisamente
a distribuire immeritate ricompense e punizioni. Così, per esempio, ligi
e diligenti cittadini ricevono incomprensibili convocazioni all'ufficio di collocamento,
un partito cristiano distribuisce a giovani disoccupati buoni pasto per ristoranti
di lusso e tutti ricevono biglietti per i trasporti pubblici. Questi fakes hanno
due diverse direzioni di attacco. Quando cittadini incensurati subiscono richieste
inaspettate, dietro le facciate di istituzioni riconosciute appaiono le brutte
facce oscure della burocrazia kafkiana, il rovescio minaccioso e sconcertante
del potere.
Altri fakes fanno compiere alle istituzioni inattese opere di bene: nel 1975,
a Berlino Ovest, vennero distribuiti complessivamente 120.000 biglietti falsificati
per i trasporti pubblici, per il valore di 360.000 marchi. Nel 1976 alcuni senzatetto
ricevettero falsi buoni pasto e li utilizzarono quasi tutti. Entrambe le azioni
furono rivendicate dalle Revolutionäre Zellen [Cellule Rivoluzionarie].
Di solito gli autori di questi fakes sono consapevoli che non c'è da
aspettarsi alcuna opera di bene. Biglietti e buoni pasto vennero utilizzati,
e un gruppo di giovani disoccupati non si lasciò scappare l'occasione
di cenare al ristorante dell'esclusivo Hotel Kempinski, a spese della Cdu. Le
falsificazioni offrono una certa copertura all'azione ostinata e resistente.
Esse fanno leva sulla voglia inconsapevole o repressa di ribellarsi da parte
dei cittadini. La scusa "non lo sapevo" consente loro di sfogare una
parte di questo desiderio di ribellione.
Talvolta questo gioco può rivelarsi problematico. Ad esempio, distribuire
ad alcuni barboni falsi biglietti gratis per una cena di gala può avere
il risultato opposto di quello sperato: il singolo barbone si presenta con la
speranza di un buona cena e poi viene cacciato violentemente dagli organizzatori,
o magari arrestato. Non corrono dei rischi solo i falsificatori sovversivi,
ma anche i destinatari. E questi ultimi, nel momento in cui pretendono le opere
di bene, sono certo più facilmente attaccabili dei primi. Tali fakes
producono un effetto comunicativo solo quando obbligano le istituzioni a prendere
una posizione chiara, per esempio ammettendo di aver mai pensato di organizzare
un pasto per i giovani disoccupati.
Il potere come imbecille
Il discorso del potere sottolinea la razionalità e l'obiettività
delle decisioni così come la responsabilità per il benessere comune.
D'altronde molti cittadini sono dell'opinione che numerosi rappresentanti del
potere siano degli imbecilli. I subdoli fakes che inducono i politici a dichiararsi
stupidi vengono accolti con segreta gioia. Chi smentisce ad alta voce di aver
detto o fatto una qualsiasi palese sciocchezza, sottintende che avrebbe potuto
farla.
Linguaggio performativo
Le affermazioni non hanno solo un aspetto linguistico-discorsivo, possono anche
produrre effetti materiali diretti. Tali enunciati si definiscono performativi.
Chi riceve a casa una lettera di licenziamento o una sentenza del tribunale,
è effettivamente licenziato o condannato, a prescindere dal tipo di discorso.
Una schiera di funzionari del potere si occupa della formulazione e della pronuncia
di enunciati performativi, da "In nome del popolo" a "Ego te
absolvo", passando per "Finché morte non vi separi". Le
falsificazioni che mirano a produrre effetti materiali si basano proprio su
questo aspetto della comunicazione. Tuttavia, in questi casi, la rivelazione
della falsificazione è l'ultima cosa che interessa all'autore: essa distrugge
non solo l'effetto performativo ma ha anche conseguenze spiacevoli. Quando ci
si serve di enunciati performativi non si mira in primo luogo al proprio benessere,
ma a ottenere effetti sovversivi. Gli effetti materiali delle affermazioni sono
essenzialmente conseguenza di tacite convenzioni e solo in casi eccezionali
li si deve produrre con la violenza. Tali convenzioni presuppongono che gli
enunciati performativi vengano pronunciati solo da coloro che ne hanno l'autorità
e che i relativi effetti si producano davvero. Attraverso un fake e la sua successiva
rivelazione dovrebbe essere danneggiata questa legittimità, e persa la
sua naturalezza.
Quando ad esempio l'amministrazione comunale, in un comunicato-beffa, annuncia
che verranno ritirati i frigoriferi vecchi, il giorno indicato per la raccolta
ci saranno probabilmente molti frigoriferi sulle strade. Se non verranno rimossi
la cittadinanza si sentirà presa in giro. Se i frigoriferi vengono ritirati,
l'enunciato performativo ha funzionato, nonostante sia stato pronunciato dalle
persone sbagliate; nel caso in cui nessuno provveda alla raccolta si incrina
l'attendibilità dell'amministrazione cittadina. Solitamente gli uffici
pubblici reagiscono ai fakes deplorando la destabilizzazione dei cittadini.
Per i fakers l'auspicato germe della sovversione risiede proprio in tale destabilizzazione,
che mette in discussione per alcuni momenti il naturale funzionamento dell'ordine
pubblico.
L'aspetto performativo dei fakes obbliga le istituzioni a risistemare provvisoriamente,
attraverso una smentita, l'ordine del discorso, e con ciò ad avviare
il processo comunicativo desiderato dai fakers. Ciò rappresenta un "doppio
vincolo" per le vittime del fake: da un lato essi non possono semplicemente
ignorare il fake, dall'altro la smentita produce la tematizzazione di istanze
tendenzialmente spiacevoli, la cui discussione è desiderata dai fakers,
ma sicuramente non da coloro che vengono attaccati.
Caos comunicativo
Il caos comunicativo si produce in una situazione in cui diviene impossibile
stabilire una relazione necessaria tra coloro che parlano e le affermazioni.
Il fake viene inteso come un attacco al potere anche quando la sua tecnica somiglia
ai repertori dei servizi segreti, che usano metodi della disinformazione e della
falsificazione. Proprio per coloro che si ritengono nell'epoca della società
dell'informazione, tali tecniche sono diventate un elemento della strategia,
una discussione sul possesso del potere. Nella guerra del Golfo si fece ampiamente
uso di forme di disinformazione mediatica ed extramediatica. Le somiglianze
con il fake sono minori di quanto sembri in un primo momento, perché
di solito le falsificazioni dei servizi segreti (5) mirano all'informazione
stessa. La falsa informazione dovrebbe influenzare, provocare, ostacolare le
azioni dell'avversario o anche contribuire a serrare le proprie file. La falsificazione
dei servizi segreti utilizza i canali della comunicazione in modo assolutamente
lineare e si limita a sostituire furtivamente il trasmettitore del messaggio.
Essa non lavora sulle ambiguità dell'informazione.
Diversamente dalle falsificazioni dei servizi segreti, il fake è il linguaggio
delle voci impotenti, costrette al silenzio dalle strutture dell'ordine discorsivo.
In quanto strumento di delegittimazione del diritto di parola del potere, esso
punta alla struttura del processo comunicativo. Nella discussione sul possesso
del potere, questa forma di critica basilare sarebbe l'ultima cosa logica. Non
è un caso che le tecniche del fake non giochino alcun ruolo essenziale
nelle contrapposizioni belliche (6). Poiché il fake non mira a ottenere
posizioni strategiche e a partecipare alla lotta per il potere, può essere
messa in conto e trasformata in arma di sovversione comunicativa anche la sua
rivelazione. Negandosi, almeno temporaneamente, il gioco sul potere, i fakers
ottengono nuove possibilità di attacco, di sovversione e di critica pratica.
Affermazione sovversiva
...bisogna far ballare questi rapporti mummificati cantando la loro propria
musica! Bisogna insegnare al popolo ad avere orrore di se stesso per fargli
coraggio.
KARL MARX, Per la critica della filosofia del diritto di Hegel
Un efficace modo di procedere allo straniamento di determinate forme, contenuti
o regole, consiste nell'introdurle in modo sconvenientemente efficace in un
contesto di esagerazione. Un esempio emblematico di adesione esagerata sono
i coniugi Müller che, invitati a un dibattito alla Tv svizzera come rappresentanti
del movimento di contestazione giovanile di Zurigo del 1981, inasprirono grottescamente
la posizione dei loro avversari. Tale affermazione sovversiva produce distanza
dalle forme o dalle affermazioni utilizzate, esagerandole. Con ciò l'evidente
conferma si trasforma nel suo contrario.
Un vantaggio pratico dell'affermazione sovversiva sta nel fatto che essa si
serve della forma esteriore del consenso. La critica così esternata è
chiaramente riconoscibile, ma non facilmente classificabile e difficilmente
si può impedire che abbia luogo. Soprattutto in situazioni in cui sono
attese contro-iniziative, che in certi casi potrebbero persino adattarsi ai
calcoli della politica dominante, l'affermazione sovversiva può essere
un metodo praticabile per evitare; con poca spesa e molto effetto, misure precauzionali.
Nei comizi elettorali si hanno molte opportunità di provare l'affermazione
sovversiva: l'applauso esagerato non funziona come critica perturbante fintantoché
non viene veramente inteso come frenetica, esagerata esaltazione della persona
applaudita. Mentre nel caso di grandi manifestazioni in grosse sale o nelle
piazze il tempo del parlato viene abbreviato per mezzo di applausi utilizzati
in modo astuto, nel caso di adunate più piccole si può addirittura
rivoltare l'intero corso di un comizio.
Il primo giugno 1994 il comitato "Divertirsi contro l'estremismo di centro"
tentò, con "la più furba e gioiosa azione di massa degli
ultimi anni", di sovrafesteggiare Helmut Kohl durante un comizio. Benché
si fossero schierati i sostenitori di entrambi i due grossi partiti locali,
già nella fase preparatoria del comizio, dalle mille alle duemila persone
festeggiarono il cancelliere in modo così forte da superare l'impianto
di amplificazione. Ne derivò un'immagine grottesca: i sostenitori di
Kohl furono condannati al silenzio, mentre i suoi avversari ci andarono giù
pesante. Anche se gli urlatori non riuscirono a dominare acusticamente la piazza,
la controparte, nonostante la superiorità tecnica, non riuscì
a imporre il proprio dominio. (AK - Analyse und Kritik, n. 367, 1994). L'affermazione
sovversiva rappresenta una buona possibilità di attaccare la discussione
in corso e screditare posizioni egemoniche non solo in tempi di rovente campagna
elettorale, ma ogni qualvolta eventi politici richiamino un pubblico adeguato.
Nel luglio 1981 ad Amburgo, nel corso di una Azione Pro-NATO risuonarono gli
slogan dell'Iniziativa per l'amicizia tedesco-americana a favore del ministro
degli esteri statunitense Alexander Haig: "Missili a medio raggio? Sì,
sì, sì! Bomba atomica? Perché no?"; oppure "I
bambini russi dovrebbero forse vivere in eterno?" (AA.VV., SpaBguerilla).
Nel caso dell'Azione Pro-NATO di Amburgo, il carattere chiaramente parodistico
dell'affermazione era ben decifrabile alla luce del contesto storico contemporaneo
(7) (Nato-Doppelbeschuss e movimento pacifista). Il metodo di straniamento attraverso
l'affermazione è però efficacissimo quando produce una percezione
oscillante, ossia quando l'esagerazione è sufficientemente chiara da
irritare e destabilizzare, pur rimanendo abbastanza occulta da non essere ben
classificabile né identificabile. Tuttavia un tale modo di procedere
può trasformarsi velocemente nel suo contrario: quando l'elemento di
straniamento non passa, il tutto finisce per confermare i rapporti dominanti.
Per citare un semplice esempio tratto dal quotidiano: quando un uomo si atteggia
esageratamente da macho si rischia che l'automessinscena non venga percepita
come trasgressione, ma semplicemente come forma estrema - ma non più
sorprendente - di un modello corrente. Allo stesso modo l'esagerata affermazione
di femminilità da parte di una donna diventa sovversiva solo nel momento
in cui avviene nell'ambito di una relazione di coppia lesbica.
Così di solito non basta esagerare un comportamento normale: lo straniamento
diventa più comprensibile quando la falsa persona agisce insieme a quella
vera o quando l'azione si riferisce all'oggetto falso. Alcuni poliziotti che
manifestavano davanti al municipio di New York per chiedere aumenti salariali
dovettero provare l'esperienza di farsi schernire da giovani Yippies, fintamente
irritati dalla dimostrazione, con i soliti commenti: "Tornatene in Russia,
fricchettone comunista!", "Vai a lavorare!", oppure "Lavati!".
In questo caso l'ingiuria proveniva da coloro che solitamente venivano insultati
e i poliziotti manifestanti erano evidentemente le false vittime. Qui abbiamo
a che fare con, un rovesciamento, con un'inversione simbolica: come nell'Aikido,
per l'affermazione sovversiva si sfrutta la forza dell'avversario per la propria
azione, invece di parare un attacco con un pugno da rissa nel saloon. Lo straniamento
attraverso l'affermazione sovversiva si basa quindi sul fatto che le persone
sbagliate fanno il Giusto, oppure che il Giusto, più precisamente il
Normale, il Prevedibile, avvenga in un momento sbagliato o in un luogo inadeguato.
L'affermazione sovversiva agisce in modo simile al metodo psicoterapeutico dell'intervento
paradossale. Il terapeuta, rafforzando con insistenza le opinioni del suo paziente
lo porta ad accorgersi da sé dell'insensatezza delle sue azioni e del
suo atteggiamento. Questa strategia della comunicazione ne distrugge le tradizionali
strutture: la risposta del terapeuta è totalmente diversa da quella che
il paziente si aspetta e gli consente di mettere in discussione o modificare
il proprio comportamento: "Un paziente espresse il timore che qualcuno
avesse installato di nascosto un microfono nello studio del terapeuta. Piuttosto
che cercare di interpretare questo sospetto, il terapeuta si interessò
in modo adeguato...proponendo di fare insieme una ricerca nella stanza prima
di proseguire la seduta. Il terapeuta non consentì che l'operazione terminasse
finché non ebbero esplorato insieme ogni angolo e ogni fessura della
stanza" (P. Watzlawick, Pragmatica della comunicazione umana). Alla fine
degli anni Settanta gli Indiani Metropolitani svilupparono una considerevole
abilità in questa forma di intervento. Alludendo a due politici corrotti,
"nel corso di una manifestazione gli studenti scandirono lo slogan "Gui
e Tanassi sono innocenti / siamo noi i veri delinquenti"...Un gruppo di
operai, per esprimere solidarietà con gli studenti, riprese il loro slogan
ritraducendolo però nel proprio modo di comprendere la realtà:
"Gui e Tanassi sono delinquenti / gli studenti sono innocenti". Il
mondo reale era di nuovo a posto" (U. Eco, K Cruber). Un'altra richiesta
lapidaria e profetica suonava: "Meno salario più orario".
Il metodo dell'affermazione sovversiva è stato fin qui teorizzato soprattutto
nel contesto artistico e pop. Diedrich Diederichsen parla di sovversione affermativa
in relazione ad Andy Warhol e Madonna. Bazon Broch, per la sua visione di una
strategia dell'affermazione - più precisamente la rivoluzione del Sì
- traccia un filo rosso che va da Eulenspiegel, il capo-banda di Kopenick, e
Schweyk, fino a diverse pratiche artistiche odierne. Quando gioca con l'inasprimento
delle posizioni dominanti, la prassi politica dell'affermazione sovversiva deve
considerare le possibili ambivalenze della sua azione più di quanto faccia
l'attività artistica. Ciò che vale per la satira, il poter essere
velocemente superata dalla realtà, vale anche per l'esagerazione: quello
che oggi appare inconcepibile, domani potrebbe essere una cosa seria.
Collage e montaggio
Il collage è un mezzo formale, sviluppato nell'ambito artistico (cubismo).
Originariamente mirava a confondere i naturali modelli di percezione della realtà.
Nel collage, elementi dipinti e incollati non sono più distinguibili
a prima vista. Oggetti e materiali vengono collocati in un nuovo contesto e
privati del loro senso originario, attraverso una diversa interpretazione e
un utilizzo che ne altera il senso. Analogamente vengono riportati nell'opera
d'arte significati e associazioni dall'esterno.
Il collage distrusse le tradizionali convenzioni della pittura e del disegno.
Esso lavora nell'arte figurativa abbinando il casuale e il raccogliticcio, inserendo
nelle immagini particelle di realtà (pezzetti di carta con frammenti
di parole, pezzi di stoffa o di legno). Anche nella letteratura le tecniche
del collage dovrebbero produrre una poetica del diverso e dell'incoerente. E
importante che gli elementi utilizzati vengano uniti in un prodotto semanticamente
ambiguo.
Specialmente per quel che concerne il Dadaismo (Dada, superdada, maodada), la
"Belle Epoque della negazione", l'uso di questa tecnica di straniamento
si può descrivere come un tentativo di putsch culturale. Per i dadaisti,
la produzione di collages evidenziava il rifiuto dell'arte istituzionale. Alla
visione predominante della genialità dell'artista contrapposero una poetica
del fortuito, quasi autopoietica, senza bisogno del genio. I surrealisti sperimentarono
ciò facendo emergere nuovi e inaspettati nessi semantici, combinando
intuitivamente reperti raccolti qua e là. Essi partirono dal presupposto
che attraverso le tecniche del collage potesse venire alla luce il potenziale
creativo dell'istinto (W. Spies, Max Ernst und die Collage).
Contrariamente al (foto)montaggio, nell'industria artistica la tecnica del collage
non venne considerata un mezzo esplicitamente politico. Oggigiorno si stenta
a credere che nell'aprile del 1920 a Colonia la polizia chiuse una mostra Dada
a cui partecipavano Hans Arp, Max Ernst e altri. Nel frattempo i collages sono
diventati parte integrante delle lezioni d'arte nelle scuole, dell'ergoterapia
o di workshop creativi, nei quali si saccheggiano riviste femminili e cataloghi
di vendita per corrispondenza per raffazzonare combinazioni trite e ritrite
di auto, donne e pubblicità di cosmetici su carta colorata. Nonostante
questa appropriazione del collage vi è ancora un potenziale sovversivo
in questo prelevare frammenti da differenti contesti e produrre, attraverso
la loro combinazione, nuove connessioni di significato. Per esempio, con i collages
è possibile contrapporre a comunicazioni stampate di politici o istituzioni
testi e immagini che rompono e delegittimano la loro autorappresentazione.
Mentre il collage lavora con l'estetica del fortuito, i montaggi sono forme
mirate e consapevoli di agitazione politica. Uno dei suoi più importanti
rappresentanti fu John Heartfield, esponente del Dada berlinese. I suoi lavori
esplicitamente politici, rivolti soprattutto contro il fascismo, si basavano
sulla composizione di fotografie, testi ed elementi grafici. Per i dadaisti
berlinesi il fotomontaggio era la forma di espressione estetica della loro critica
politica, in quanto utilizzavano, come materia prima, foto tratte da reportages
politici di riviste.
I montaggi non si limitano però solo a lavori artistici, ma vengono introdotti
a partire dagli anni Venti anche nel teatro politico e nel cinema (Eisenstein,
Vertov, Brecht, Piscator). Negli ultimi trent'anni si è distinto in questa
tecnica soprattutto il grafico di Heidelberg Klaus Staeck. Ma anche numerosi
guerriglieri della comunicazione si rifanno a essa. Le possibilità tecniche
consentono al giorno d'oggi montaggi molto più esatti e quasi irriconoscibili.
Tali montaggi vengono utilizzati particolarmente nel subvertising, dalla rivista
"Adbusters". Simili tecniche sono spesso importanti anche nel caso
di invenzioni e fakes.
Détournement
Per détournement si intende un metodo di straniamento che modifica il
modo di vedere oggetti o immagini comunemente conosciuti, strappandoli dal loro
contesto abituale e inserendoli in una nuova, inconsueta relazione. Questo metodo,
noto come sampling nella cultura pop, viene utilizzato in ambito visuale soprattutto
per mezzo di collages o montaggi (che possono essere effettuati anche con il
computer). Tuttavia si possono "détournare" anche concetti
o frasi. Una forma diffusa del détournement è la parodia, nella
quale l'estetica o il contenuto di un testo vengono strappati dalla loro relazione
originaria, trasferiti in un altro contesto (di solito fino a quel momento criticato)
e quindi ridefiniti.
Il concetto di détournement venne teorizzato per la prima volta dai situazionisti
nel 1957: la creazione culturale situazionista comincia con i progetti dell'urbanesimo
unitario o della costruzione di situazioni nella vita quotidiana, non essere
separabili dal movimento di realizzazione delle possibilità rivoluzionarie
insite nello sviluppo dell'attuale società. Così, nell'azione
diretta che viene realizzata nell'ambito che si vuole distruggere, può
venire fatta già oggi un'arte critica con i mezzi di espressione disponibile,
dai film alle immagini. I situazionisti riassumono ciò nella teoria del
détournement.
Singoli individui o gruppi di artisti, critici nei confronti dell'arte, si servono
del metodo straniante del détournement. Famosi sono i Ready Mades di
Marcel Duchamp; anche Joseph Beuys procedette spesso in maniera simile. E' d'obbligo
citare anche il plagiarismo, nel quale vengono spacciati come propri non solo
idee e testi altrui, ma anche immagini o foto strappate dal loro contesto originario.
Mentre détournement e ridefinizioni vengono utilizzati nell'ambito artistico
per sottolineare, attraverso la museificazione di oggetti banali e quotidiani,
la discutibilità della sensibilità artistica della cultura alta,
i situazionisti presero forme della cultura popolare, della grafica quotidiana
e della pubblicità e le associarono ad analisi politiche. Essi ritennero
i fumetti un'adeguata forma espressiva e, sottraendoli al loro contesto usuale
(la letteratura d'intrattenimento di basso livello), li rivestirono di nuovi
contenuti. Ne Il proletariato come soggetto e come rappresentazione, una bella
donna lussuosamente vestita istruisce il suo interlocutore, eroe dai capelli
corti e dal mento spigoloso, sulla condizione del proletariato, sull'ideologia
della classe borghese e sulle richieste della rivoluzione. Alla fine dell'episodio,
il virile fustacchione ha imparato qualcosa sulla società di classe,
sullo spettacolo del non-vivere e sull'essenza del progetto rivoluzionario.
Attraverso il détournement di immagini, concetti e testi dell'estetica
egemonica o dei discorsi del potere, se ne mostra e decostruisce la velata funzione
ideologica, come sarebbe possibile attraverso testi esplicitamente analitici.
Perciò i détournement sono un mezzo efficace per rendere visibile
l'arbitraria costruzione sociale di categorie, come per esempio il genere.
Al détournement consapevole e programmato si contrappone un'altra forma
popolare di appropriazione delle strutture egemoniche. Come sostiene Michel
de Certeau, il quotidiano degli individui è determinato da continue e
momentanee appropriazioni e ridefinizioni di ciò che viene imposto, per
esempio il modo di consumare, la scelta delle vie da percorrere nella città
o il rapporto con la cosiddetta cultura alta. Questo porta a concludere che
il détournement è un efficace modo di procedere, proprio perché
corrisponde alle tattiche relazioni quotidiane con i dati di fatto sociali e
ne rappresenta un parallelo.
Il détournement può servire a svariati scopi nella discussione
politica. Esso può aiutare a respingere gli attacchi dell'avversario,
a renderlo ridicolo e può servire a diffondere altre, rovesciate interpretazioni
della realtà.
Un importante mezzo di comunicazione sovversiva è l'utilizzo radicale
di ciò che è apparentemente a disposizione di tutti, ovvero la
lingua. La lingua non è più solo il mezzo per il trasporto della
verità di turno, ma le sue stesse strutture diventano obiettivo dell'attacco.
Non solo la lingua descrive cose, è essa stessa una cosa, un insieme
di regole che è necessario ferire, "détournare" e ridefinire.
Essa è un sistema ordinatore "il cui potere si fonda sul fatto di
essere accettato senza discussioni" (K. Gruber). Si tratta quindi di disturbare
l'ordine pacifico dei segni, in primis per richiamare l'attenzione sulla loro
funzione stabilizzante. Nel migliore dei casi ciò significa impadronirsi
degli spazi vuoti, esprimere il non detto e allo stesso tempo rivelare come
il linguaggio stesso si basi sul vuoto e l'occultamento. Un tale détournement
attacca i fondamenti simbolici dell'ordine sociale.
"I1 progetto della comunicazione sovversiva punta non soltanto sulla dialogicità
del mezzo e sul linguaggio sporco, ma anche su tecniche sofistiche: confutare
la rappresentazione ufficiale della realtà, squilibrare la ferma immagine
del mondo, scombinare le coordinate della verità. Ancora una volta è
compito del soggetto agire, di un intelligenza dissoluta, e di un linguaggio
che mina i codici istituzionali" (K. Gruber). Roland Barhes ha formulato
il concetto di sovversione in forma di quesito: "La migliore sovversione
non consiste forse nel distorcere i codici, anziché nel distruggerli?".
Un 'ulteriore tecnica di détournement è la parodia. Essa costringe
gli ascoltatori a tenere le orecchie ben aperte. Un orecchio per l'originale
nel suo contesto originario, e l'altro orecchio per la versione deformata o
ridefinita. Il confronto dei due stili richiama l'attenzione su quanto rimaneva
nascosto nel testo originario.