Biblioteca Multimediale Marxista
Sniping: segni insidiosi nello spazio pubblico
Gli snipers sono franchi tiratori semiotici. I loro attacchi non avvengono con
armi da fuoco o congegni di puntamento, bensì con bombolette spray; la
loro specialità è un insidioso e inosservato inserimento di segni
e simboli nello spazio pubblico. Essi cambiano, commentano, correggono o spiegano
i contenuti spesso inespressi di manifesti, monumenti, insegne e simili o anche
"détournare" muri e facciate di edifici apparentemente privi
di contenuto per mezzo dei graffiti: la maggior parte degli attacchi degli sniper
sono interventi illeciti nella proprietà privata.
Il termine inglese sniping significa anche tagliuzzare. Lo sniper lavora con
interventi grafici o testuali diversi, e spesso frammentari. Utilizza il materiale
che trova nel cuore della notte sul terreno del nemico, nei suoi spazi o sui
suoi oggetti, lo completa o lo deforma coi suoi proiettili semiotici, con frammenti
di testo, con simboli o immagini. Il messaggio originario viene straniato, ed
eventualmente trasformato nel suo contrario (straniamento). A questo proposito
Mark Dery parla di "terrorismo artistico".
Billboard banditry
I cartelloni pubblicitari (billboards) e i manifesti sono gli obiettivi preferiti
dei franchi tiratori semiotici. Mentre nella Rft vengono solitamente modificati
i manifesti elettorali, negli Stati Uniti, in Canada, Australia, e Inghilterra
il billboard banditry si rivolge, in primo luogo, contro la pubblicità
commerciale. Negli ultimi anni l'intera scena di movimento si è dedicata
a questa pratica: la rivista "Adbusters" spiega come "correggere
un manifesto offensivo", la californiana "Billboard Liberation Front"
parla di "midnight billboard operators" ed esalta la "Art &
Science of Billboard Improvement". Oltre al BLF, innumerevoli altri gruppi
si sono dedicati al billboard banditry come Truth in Advertisement di Santa
Cruz, Cicada Corps of Artists o Artujux nel New jersey. In Australia il gruppo
BUGA UP (Billboard Utilizing Grajfitists Against Unhealthy Promotions) pratica
una critica ai consumi con le bombolette spray. Questi gruppi, con tutte le
loro differenze, partono dal presupposto che appositi interventi possano privare
i messaggi pubblicitari della loro capacità di seduzione. Praticando
una critica alla pubblicità "unsane", costituiscono, forse
non casualmente, un gruppo abbastanza singolare, che comprende anche astemi
e non fumatori militanti ("Adbusters").
I billboard bandits utilizzano la forza espressiva dei testi o delle immagini
dei manifesti pubblicitari e cercano di rivoltarli, completandoli o apportandovi
modifiche: attraverso l'aggiunta o l'omissione di caratteri o parole, il contenuto
dei messaggi può essere completamente stravolto (per esempio: "Go
to [S]hell"). L'aggiunta di immagini o simboli dovrebbe straniare o ridicolizzare
il senso del messaggio di un manifesto o di un monumento. Con l'utilizzo delle
nuvolette tipiche della tecnica fumettistica si possono produrre nuovi e spesso
sorprendenti nessi: questa è una delle pratiche più frequentemente
utilizzate dai situazionisti. L'aggiunta serve spesso semplicemente alla diffusione
di alcuni messaggi; un esempio è rappresentato dal Cowboy della Marlboro
che, durante il censimento tedesco del 1987, improvvisamente afferma: "Neanch'io
mi faccio contare".
Esperti billboards bandits consigliano modifiche lievi poiché un manifesto
così modificato ha maggiori possibilità di sopravvivenza e un
più forte impatto. Fin dai tempi della scuola si apprendono una serie
di tecniche di questo tipo, per esempio l'hitlerizing, cioè l'aggiunta
di baffetti rettangolari ai volti dei manifesti. Soprattutto in tempi di campagna
elettorale, simili abbellimenti dei candidati avversari sono piuttosto comuni,
anche se illegali e di conseguenza vietati, come del resto la maggior parte
delle tecniche qui descritte.
Spesso l'input allo sniping deriva dalla profonda avversione nei confronti dei
belloni dei manifesti pubblicitari. Dato che la maggior parte delle persone,
ad eccezione dei volti delle pubblicità, hanno impurità della
pelle, uno dei primi passi dei billboard bandits consiste spesso nell'applicazione
di foruncoli e comedoni, che riportano di nuovo al loro ordine naturale quei
volti artistici. Gli amanti di una simbologia più forte tentano di riportare
ordine disegnando un rivolo di sangue che fuori esce dall'angolo della bocca
di persone troppo belle. Anche due macchie bianche velocemente dipinte sulle
pupille trasformano un fotomodello qualunque in un bello zombie.
Lo sniping nella forma di billboard banditry si può intendere come una
forma di critica del quotidiano, che porta nel messaggio pubblicitario il rumore
analizzato da Umberto Eco mentre attacca e toglie fascino alla posizione di
potere, basata sulla forza economica del committente di un manifesto pubblicitario.
Gli adattamenti riusciti aiutano a decifrare significati impliciti e conferiscono
un carattere sovversivo ai messaggi modificati dei manifesti politici o delle
pubblicità. Humour parodistico, freddure e straniamenti risultano ben
più efficaci e sovversivi di insulti e parole d'ordine.
Graffiti: "Loro hanno il potere / noi abbiamo la notte".
Il Muro di Berlino come zona erogena
Lo sniping, oltre alla correzione di contenuti più o
meno espliciti, può mirare all'occupazione simbolica di luoghi che altrimenti
avrebbero un carattere eminentemente funzionale: muri, edifici, segnaletica
stradale, treni ecc. Gli sniper sanno, però, che non esiste nessun luogo
non-significante. Al contrario, uno spoglio muro di calcestruzzo o il vagone
ferroviario verniciato di fresco sono particolarmente carichi di significato.
L'occupazione avviene attraverso l'utilizzo di bombolette spray e mascherine
o con l'inserimento di adesivi, manifesti, striscioni o bandiere.
Consciamente o no, qualunque intervento nello spazio pubblico per mezzo di graffiti
parte dal presupposto che quello spazio viene strutturato dall'architettura
o da altri elementi in modo da esprimere fisicamente i rapporti di potere e
dominio. Proprietari e committenti degli edifici modellano, insieme alle istituzioni
burocratiche, agli urbanisti e agli amministratori, l'aspetto dello spazio pubblico;
definiscono le possibilità e soprattutto le limitazioni del movimento
e della vita al suo interno. La proprietà di edifici implica la pretesa
a un effetto di rappresentanza pubblica. I proprietari hanno il privilegio di
determinare individualmente il fenotipo del loro ambiente. I burocrati statali
sorvegliano le leggi sull'edilizia, varano provvedimenti, fanno progetti su
luoghi, città e vie di comunicazione. In quanto rappresentanti degli
interessi pubblici, essi sono gli amministratori della sfarzosa noia delle metropoli.
I graffiti sfuggono alla concezione che subordina l'organizzazione dello spazio
pubblico, alla proprietà privata e alla legittimazione burocratica. Gli
snipers ritengono insolente la pretesa di estendere all'intero spazio l'accaparramento
e l'esclusione tipici dell'idea borghese di proprietà privata. I loro
graffiti rendono le superfici della città uno spazio pubblico. Questo
"scrivere selvaggio" (P. Thoss, Gutachten zur Auslieferung Naegelis)
spezza, attraverso il sabotaggio estetico, l'egemonia che gli urbanisti statali-comunali
e i committenti privati di costruzioni esercitano sull'allestimento degli spazi
cittadini. In questo senso, l'utilizzo autonomo dello spazio pubblico è
di per sé un'affermazione ricca di contenuto. A tale proposito si rivela
particolarmente appropriata l'affermazione di Marshall McLuhan: "Il mezzo
è il messaggio". I graffiti criticano la funzione di rappresentanza
dell'architettura e mettono in discussione il diritto a una facciata integra,
pulita. Allo stesso modo essi servono tanto alla riappropriazione simbolica
dei luoghi quanto alla caratterizzazione del territorio.
I graffiti, quali interventi grafici o testuali sulle aree a disposizione, sono
sempre in relazione con il contesto architettonico. L'architettura si fa portatrice
di cambiamenti, più precisamente dell'appropriazione da parte degli snipers.
Questi ultimi hanno criteri tutti loro per valutare l'importanza dei luoghi.
Li interessa solo marginalmente il valore delle zone su cui intervenire, se
esse siano palazzi di uffici, municipi, vagoni della metro, muri di una fabbrica
o ponti della ferrovia. Agli snipers interessano essenzialmente tre cose: a)
quanto è rischioso scrivere in una determinata zona (prestazioni acrobatiche
e rischio di essere beccati); b) quanto si adatta la zona da un punto di vista
formale (grandezza, superficie); c) quante persone vedono il risultato.
Spesso i graffiti non sono affermazioni esplicite di contenuti, ma immagini
o tags, che talvolta non affermano nient'altro che "sono stato qui".
In una visione politica tradizionale queste forme di cambiamento dello spazio
pubblico vengono ritenute poco politiche: "Chi sa veramente perché
e per cosa vuole impegnarsi e ci tiene a pubblicizzare la sua richiesta nel
modo più efficace possibile, deve togliere il dito dalla bomboletta,
perché la richiesta sparisce quasi completamente dietro al carattere
del graffito. A meno che non sia proprio quello il suo desiderio" (J. Schmid,
Das Medium derjenigen, die dagegen sind). Spesso i graffiti non recano alcun
contenuto esplicito, mirano soltanto all'occupazione dello spazio pubblico,
non importa a quale scopo. Possono avere un effetto particolarmente provocatorio
proprio perché, non trasmettendo nessun contenuto esplicito, si sottraggono
all'obbligo della spiegazione e dell'avere un senso.
Le circostanze specifiche del graffitare portano talvolta a convincenti soluzioni
formali: "Il rischio, la corsa contro il tempo, la segretezza della notte,
il limite del mezzo, le condizioni del posto: tutto ciò da un paradossale
valore a questi attentati formali. La fretta obbliga a disdegnare ogni protocollo
e venire al sodo" (M. Thevoz, Die Mauer als erogene Zone). E' proprio l'illegalità
a rendere attraente il graffitare, particolarmente per i giovani. Ciò
spiega anche il fallimento dei tentativi di interpretare e ridefinire i graffiti
come arte. La tendenza a cooptare i graffitisti nel mondo dell'arte, mettendo
loro a disposizione pareti per i graffiti, è un esemplare uso del bastone
e della carota, apparentemente in controtendenza con la repressione. A Berlino
è stata istituita una speciale commissione per la caccia ai graffitisti,
mentre negli Usa alcuni di loro hanno fatto una brutta fine perché sorpresi
a fare graffiti nel posto sbagliato, con scarpe da ginnastica e colore della
pelle sbagliati. In alcuni Stati americani, se si viene scoperti a fare un graffito
e già si possiede un'altra condanna, per esempio per taccheggio, si rischia
l'ergastolo (in conformità al motto preso in prestito dal baseball: "Three
strikes - you're out").
Sembra assurdo, per esempio, che il graffitista di Zurigo sia stato condannato
proprio nel momento in cui i suoi lavori erano stati accolti definitivamente
nel canone artistico e gli esemplari superstiti posti sotto tutela dei beni
culturali: entrambe le strategie perseguono lo stesso obiettivo, ostacolare
l'attacco allo spazio pubblico legato ai graffiti. Tanto la collocazione legalizzata
e sponsorizzata di graffiti su impalcature, quanto le costruzione retribuita
di facciate o perfino gallerie, disinnesca l'effetto sovversivo dei graffiti
meglio di quanto faccia la repressione aperta.
E proprio qui sta il limite di questo tipo di arte del graffito. "Essi
mettono l'architettura in gioco, ma senza rompere le regole del gioco"
(J. Baudrillard, Requiem per i media) Quando il graffitista di Zurigo designa
i graffiti come la probabile prima forma di arte militante, egli conosce precisamente
la differenza tra graffiti e arte. Egli sa bene a cosa servono i graffiti commissionati:
"Anche se i disegni, che potrei produrre in seguito a una commissione statale,
risultassero migliori, sarebbe una terribile privazione di fascino dell'intera
azione e significherebbe la loro appropriazione e neutralizzazione da parte
dello Stato. Io credo che tutti i graffiti vivano di autonomia" (Zürcher
Sprayer, Mein Revoltieren, mein Sprayen). Ci sono writers che definiscono i
loro graffiti "Art Crimes".
Tutela dei monumenti
I monumenti sono un altro bersaglio amato dagli snipers. Essi campeggiano nelle
piazze pubbliche e testimoniano il potere e la possibilità del loro committente
di introdurre permanentemente nello spazio pubblico un determinato punto di
vista su un evento o una figura storica. I monumenti non rappresentano la verità
storica. Comunicano l'immagine che, in conformità alle intenzioni dei
committenti, gli osservatori dovrebbero farsi di un avvenimento o un personaggio.
Allo stesso modo, però, esigono un 'attenzione perpetua. Si definisce
tutela dei monumenti ogni istituzione che vigila sulla conservazione della forma
storica di questi simboli.
Ogni osservatore ha un proprio modo di guardare i monumenti. Succede che il
messaggio dei monumenti venga messo in discussione o rifiutato nel corso del
tempo, o al momento dell'installazione. In Sfera pubblica ed esperienza, Oskar
Negt e Alexander Kluge si chiedono "se i monumenti che documentano le tappe
storiche non debbano venire edificati su due livelli: un primo che registra
una determinata situazione storica, contenente deformazioni ed errori; un secondo
che può essere deformato, cambiato i e corretto da chiunque in un momento
successivo. E' necessario fissare nella sfera pubblica tanto la storia, quanto
il i1 dissenso nei confronti della storia monumentale".
Gli snipers non compiono nulla di diverso da questo: con modalità di
intervento simbolico differenti cercano di esprimere un punto di vista diverso
da quello del committente del monumento, danneggiandolo, modificandolo o straniandolo
con aggiunte di contenuto o di colore. I guerriglieri della comunicazione sono
interessati principalmente al cambiamento. Non si tratta tanto di distruggere,
ma principalmente di straniare e "détournare" i simboli.
Talvolta basta aggiungere una bandiera per marcare la temporanea occupazione
di uno spazio pubblico e conferire a un monumento, almeno temporaneamente, un
altro senso. Nel 1995, come ogni anno, Rifondazione comunista tenne la sua tradizionale
festa di partito a Verona, in Piazza delle Poste. Qualcuno infilò tra
le mani dell'eroe nazionale (e socialista) Giuseppe Garibaldi, immortalato in
un monumento equestre, una bandiera rossa con falce e martello. Ciò fece
infuriare l'amministrazione comunale che tuonò di rimuovere immediatamente
la bandiera, poiché "deturpava il paesaggio" ("L'Arena",
15 settembre 1995).
Nel 1991, l'Ufficio per i provvedimenti eccezionali aveva progettato un'azione
altrettanto simbolica, finalizzata a salvare il monumento a Lenin alto diciotto
metri nell'ex-quartiere orientale di Friedrichshain (Berlino). Gli abitanti
del quartiere, la Neue Gesellschaft fur Bildende Kunst [Nuova Società
per l'Arte Figurativa] e la Alternative Liste chiesero al Senato cittadino che,
al posto della programmata demolizione, la statua di granito eretta nel 1970
divenisse un "luogo del pensiero", e che ogni anno un diverso artista
potesse intervenire creativamente sul monumento: "Dopo dieci anni di cambiamenti,
il monumento avrebbe potuto essere lasciato alla natura. Edera, vite e poligonacee
avrebbero potuto impadronirsi del monumento, dietro alle quali sarebbero poi
rimasti numerosi ricordi...". Della prima metamorfosi si occupò
lo stesso Ufficio per i provvedimenti eccezionali, che in pieno giorno, utilizzando
argani e pulegge, strinse al collo di Lenin una sciarpa su cui si poteva leggere
chiaramente "no alla violenza".
Questo non servì a nulla: Vladimir Uljanov venne fatto fuori. Proprio
la linea dura contro le granitiche eredità del socialismo reale indica
quale significato simbolico venga ancora attribuito ai monumenti.
Proprio per questo monumenti politici, bellici o monarchici sono spesso bersaglio
di commenti o parodie. Nel giugno del 1983 nel cimitero di Bonn un monumento
ai caduti con l'incisione "Ai nostri morti di tutte le guerre" venne
modificato con un lieve cambiamento: "A tutti i morti per le nostre guerre"
("Bonner Generalanzeiger", 23 giugno 1983). Nel 1985 il gruppo di
donne di Marbach denominatosi Blood, Sweet and Teer [ "Sangue, sudore e
catrame"] procedette prestando meno attenzione al testo. Esse incatramarono
e riempirono di piume il guerriero di pietra di un monumento di guerra nazista
collocato al centro della città. Tale azione sottolinea che talvolta
l'immagine è più importante del testo. A volte monumenti ai caduti
dipinti di rosa o giallo fluorescente possono essere molto più efficaci
della sacrosanta, ma superata, citazione di Tucholsky "I soldati sono assassini".
Il variopinto mondo della pubblicità. Dall'advertising al subvertising
"Bevo Jagermeister perché il mio spacciatore è in galera"
era lo slogan di una contropubblicità per il prodotto di una fabbrica
di liquori di Braunschweig, comparsa nel 1981 sul primo numero del giornale
satirico "Pardon", un precursore di "Titanic". In Usa, Canada
e Australia tale subvertising, noto anche come Culture Jamming [inceppamento
della cultura] è un'importante forma d'azione ludica della comunicazione-guerriglia.
Il termine subvertising è un gioco di parole incentrato sul verbo to
advertise che significa "pubblicizzare". Con esso si intende la produzione
e diffusione di contro-pubblicità o parodie di pubblicità. Parallelamente
promotion diventa "demotion" e marketing "demarketing".
Testi e immagini dell'industria pubblicitaria vengono utilizzati per decostruire
campagne o annunci pubblicitari attraverso lo straniamento. Con la rielaborazione
della famosa campagna pubblicitaria "Bevo Jagermeister, perché..."
si volle sottolineare che anche l'alcool è una droga, e richiamare l'attenzione
sulla doppia morale nella repressione delle droghe nella Germania federale.
Questo trascinò "Pardon" in tribunale (e sul lastrico). Si
produce irritazione quando le forme stilistiche della pubblicità vengono
utilizzate in momenti e contesti inusuali. Lo slogan della Jagermeister venne
utilizzato anche in Italia, dove, dopo l'incidente di Seveso nel 1976, divenne:
"Bevo Jagermeister perché a Seveso c'è la diossina".
Per quanto riguarda il contenuto, il subvertising cerca di abbruttire o ridicolizzare
un prodotto (o anche una posizione politica). La pubblicità del prodotto
viene attaccata e "détournata", i contenuti spostati e i messaggi
originari sminuiti. Il subvertising può anche consistere nell'aggiungere
alla pubblicità un testo esplicito sull'effetto specifico o gli effetti
collaterali di un prodotto. Soprattutto gli articoli di marca e i marchi famosi
offrono innumerevoli punti di attacco. Per esempio: "The United Colors
of Advertising"; oppure "United Bullshit of Advertising".
Spesso vengono cambiati testi e/o immagini su spazi pubblicitari accessibili
al pubblico, come i muri destinati ai manifesti o le insegne delle aziende Nel
caso di un subvertising (sniping) così artigianale ogni pezzo realizzato
è unico. Un'altra forma di questa tecnica è la diffusione pubblica,
attraverso cartoline o pubblicazioni, di parodie pubblicitarie o contropubblicità,
realizzate professionalmente.
Subvertising è il tentativo di liberarsi dal ruolo di ricevente passivo
di messaggi o di acquirente di merci, per riprendere la discussione pubblica
sui loro significati politici e sociali: "Un crescente numero di artisti,
attivisti e ecologisti vogliono agire come il granello di sabbia nell'ingranaggio,
per bloccare la fabbrica dell'immagine nordamericana" ("Adbusters",
vol. 3, n. 1, 1994).
La gamma delle azioni possibili va dagli interventi fantasiosi e gioiosi, copiati
dalla pubblicità, fino agli slogan sul consumo critico - peraltro piuttosto
noiosi - della borghesia ecologista. Svariati gruppi dediti all'abbellimento
dei cartelloni pubblicitari spesso non utilizzano parole esplicite contro il
prodotto, ma ridicolizzano il messaggio originale della pubblicità con
piccoli cambiamenti. Negli Stati Uniti e in Australia, la maggior parte dei
gruppi di subvertisers , svolgono una funzione a favore del consumo critico
e contro la pubblicità di alcool, sigarette e cosmetici. In questa direzione
agiscono soprattutto la rivista quadrimestrale "Adbusters" negli Stati
Uniti e in Canada e il gruppo di Billboard Banditry di Sidney BUGA UP. Gli individui
vengono catechizzati: non bere alcool, non fumare, non guardare la televisione,
non comprare niente! Questa forma di protesta riduce la critica al modo di produzione
capitalistica a semplice autodisciplina del rifiuto di consumare. Ciononostante
il subvertising può anche esprimere una critica strutturale. Il gioco
degli slogan pubblicitari rende possibili nuovi punti di vista sulla colorata
varietà dei beni. Il subvertising può contribuire a mettere in
discussione la riduzione dell'esistenza umana al mero consumo di merci anche
senza scadere nel puritanesimo del consumo critico.
Consume your masters
di Sonja Brünzels & Kees Stad
Anche se, negli ultimi tempi, il consumo viene volentieri ridefinito come una
pratica creativa o sovversiva, la critica radicale alla Rft come democrazia
delle merci, ha sempre coinciso con la critica alla società del consumo.
Il consumo di massa è un'importante garanzia del funzionamento del capitalismo.
In quanto ambito centrale della sfera di circolazione e spazio di mercificazione
dei desideri potenzialmente rivoluzionari, esso è forza di integrazione
sociale e motore del mercato. Tanto nel dopoguerra con il cosiddetto miracolo
economico, quanto durante la Riunificazione, la possibilità di consumare
era un prerequisito dell'affermazione politica e una garanzia di stabilità.
Anche per la sinistra, il consumo è sempre stato un importante settore
d'intervento politico, con tutte le differenze del caso. Da un lato la sinistra
tradizionale ha rivendicato il diritto al consumo, dall'altro la nuova sinistra
ha criticato i falsi bisogni rifacendosi alla Teoria Critica della Scuola di
Francoforte. Tra esse però si inseriscono anche correnti politiche che
non predicano l'ideologia della rinuncia né il consumo di massa feticista.
Ad esempio il tentativo di realizzare, nell'ambito dei nuovi movimenti sociali,
modi di vita alternativi nei collettivi o nelle comuni, come critica pratica
al consumo di massa.
Nel mondo anglofono, tra i gruppi di critica al consumo spiccano gli attivisti
di "Adbusters" o di BUGA UP. Tuttavia rivolgono una critica moralista
al consumo, che si concentra su determinati prodotti, senza mettere in discussione
le condizioni di fondo della produzione di merci. La loro forza risiede nell'idea
di rinuncia al consumo sostenuta da un movimento di massa capace di azione politica:
immaginate un supermercato dove non entra nessuno. La stessa critica può
essere espressa in maniera opposta, manifestando una irrefrenabile smania di
acquisto. Lo fece una famiglia di Tübingen durante il Natale del 1994.
Essi ornarono la facciata della loro casa con una luminaria che esortava: "Comprate
di più". Una filiale della Deutsche Bank, inquilina dello stesso
stabile, chiese l'immediata rimozione della scenografia e con questo attestò
l'efficacia dell'appello.
Il taccheggio rappresenta l'attacco più semplice alla società
del consumo, poiché riporta la prassi politica a una necessità
quotidiana molto concreta. Tuttavia nei circoli di sinistra non poche sono le
discussioni su chi può rubare e a chi si può rubare (multinazionali
o persone singole), su quando il furto sia politically correct e quando invece
esso serva solo all'arricchimento individuale. Negli anni Settanta ad esempio,
gli indiani metropolitani cercarono di politicizzare l'idea di autoriduzione,
rifacendosi a una pratica diffusa tra la popolazione. Già da tempo a
Roma o a Napoli le casalinghe si autoriducevano l'affitto e la bolletta della
luce; gli indiani metropolitani iniziarono così a frequentare cinema
o ristoranti di lusso senza pagare. Recentemente la pratica di banchettare nei
ristoranti di lusso senza pagare si è diffusa anche a Kreuzberg, come
pratica di opposizione alla gentryfication del quartiere.
Il proscenio principale dello spettacolo del consumo di massa in Occidente è
il centro commerciale. Il carrello impone il suo monotono cigolio a chi si aggira
tra le sterminate file di scaffali; la precisione del prodouct placement indica
la strada da percorrere (i dolciumi sono posizionati all'altezza degli occhi
dei bambini, il latte in un angolo del negozio); la fredda luce al neon e una
muzak narcotizzante, che si insinua nell'inconscio attraverso i condotti uditivi,
mirano alla massimizzazione dell'acquisto. La presentazione delle merci produce
nei consumatori non solo il desiderio di acquistare, ma anche la consapevolezza
della loro posizione sociale, che deriva tanto dalle possibilità di acquisto,
quanto dalla vista di quei beni che non possono permettersi.
Accade che fantasiosi gruppi anarchici approfittino di questa doppia faccia
del consumo. Gli atti di sabotaggio e le azioni di comunicazione-guerriglia
puntano a ostacolare la vendita delle merci e a risvegliare una coscienza critica
nei confronti del consumo. Irrompendo nel tempio del consumo e confondendo le
regole, sognano che i consumatori possano d'un tratto chiedersi se devono comprare
veramente qualcosa. Essi attingono al pozzo della conoscenza per lasciare senza
eco il grosso e immotivato "comprami!" della pubblicità.
Il gioco della smania di consumo funziona particolarmente bene quando la clientela
partecipa attivamente. A Utrecht un camion pieno di dolciumi venne svuotato
e il suo contenuto completamente regalato. Azioni del genere non rappresentano
alcuna critica al desiderio di consumo, ma si limitano a giocare con l'avidità
consumistica della gente. Queste azioni possono contare sulla partecipazione
più o meno tacita dei consumatori proprio perché si dedicano al
radicale abbassamento dei costi del consumo e quindi esaudiscono il desiderio
dei consumatori stessi. Il gruppo inglese King Mob è uno dei gruppi sovversivi
più conosciuti tra quanti hanno operato in questo campo. Stampavano manifesti
simili a quelli della pubblicità e tappezzavano i muri dei centri commerciali
e dei negozi. I manifesti annunciavano un "free shopping day". Chiunque
avrebbe potuto portarsi a casa gratis un carrello pieno zeppo di merce. Quel
giorno i sorveglianti e il personale dei negozi ebbero il loro bel da fare per
convincere gli acquirenti che avrebbero dovuto pagare. D'altronde sarebbe stato
inadeguato un atteggiamento comprensivo nei confronti dei consumatori sviati
in buona fede. Significativo anche un episodio avvenuto a Tolosa, durante uno
sciopero selvaggio indetto dai cassieri di un supermercato che rivendicavano
un aumento salariale. Nonostante gli annunci disperati diffusi dell'amministrazione
attraverso gli altoparlanti, la clientela non si lasciò sfuggire l'occasione
di oltrepassare la barriera delle casse con i carrelli stracolmi. Tra tutti,
solo sei depositarono un assegno.
Una delle azioni più riuscite del gruppo King Mob risale a una vigilia
di Natale, giorno di shopping per eccellenza. È noto come in questo periodo
nei negozi regni quell'atmosfera di famiglia-amore-amicizia creata ad hoc per
incentivare la propensione all'acquisto. Per King Mob Babbo Natale, ormai identificato
col vendere il più possibile, doveva tornare alla sua vera vocazione,
il regalare. Nella centrale Oxford Street di Londra, velocissimi attivisti vestiti
da Babbo Natale regalarono a bambini e genitori merce proveniente dagli scaffali
di un grande magazzino. I sorveglianti corsero fuori e dovettero strappare i
giochi dalle mani dei bambini in lacrime mentre altri si allontanavano tranquillamente
col loro regalo.
Ma non solo nel periodo natalizio i centri commerciali si trasformano in templi
dei regali. Ricordiamo per esempio di quel gruppo che distribuì davanti
un negozio volantini ove si leggeva che le merci contrassegnate da un bollino
nero erano gratis. Nella città olandese di Nijmegen persone che protestavano
contro i tagli alle prestazioni sociali si impadronirono del sistema di altoparlanti
di un grosso centro commerciale e annunciarono che da quel momento sarebbe stato
possibile fare shopping per un'ora gratuitamente. Ancora più raffinato,
poi, un volantino diffuso a Francoforte che coniugava il piacere del regalo
al tema dei sofisticatissimi sistemi antitaccheggio: "Kaufhof - luogo delle
esperienze. Spettabile clientela, oggi ci rivolgiamo a voi per chiedervi un
insolito favore: mettete alla prova il nostro sistema di sicurezza, rubateci
qualcosa!".
Azioni di questo tipo sono volte a rendere visibili i metodi di controllo repressivi
cui sono sottoposti gli acquirenti, tramite i quali si tende a escludere radicalmente
coloro che non hanno denaro. Nel 1995 un gruppo di senzatetto di Colonia, che
una pattuglia di vigilantes aveva sfrattato dal loro giaciglio davanti a un
grande magazzino, si procurò vestiti buoni, tornò nello stesso
posto e si spacciarono per addetti alla sicurezza: avvicinavano i passanti in
giro per vetrine e li ammonivano amichevolmente, ma in maniera inflessibile,
che la permanenza davanti alla vetrina era permessa solo in caso di effettivo
interesse all'acquisto, e che, in caso contrario era d'obbligo proseguire. Un
gruppo chiamato Black Mask inscenò a New York una speciale performance
di Teatro Invisibile. Entrarono in un supermercato travestiti da cassieri, clienti
e sorveglianti e nessuno riuscì più a distinguere chi era vero
e chi no. In quell'occasione la merce venne sparpagliata, regalata e rubata.
Quando la polizia arrivò, arrestò numerosi clienti innocenti.
Azioni che hanno un effetto particolarmente irritante sono quelle che svelano
la relazione tra merce e denaro, che contrasta fondamentalmente con l'ordine
dei valori capitalistici. Nell'agosto del 1967 circa quindici Yippies visitarono
la borsa di New York a Wall Street e riuscirono ad attuare una messinscena che
non necessita di spiegazioni. Assieme ad alcuni turisti salirono sulle tribune
degli spettatori e da lassù lanciarono banconote nell'atrio della borsa:
"Le telescriventi si fermarono e i brokers si lasciarono scappare grida
di giubilo" (J. Rubin, Do it!). L'obiettivo degli Yippies era gustarsi
lo spettacolo dei giocatori di borsa chini sul pavimento ad arraffare banconote:
"Il nostro obbiettivo deve rimanere un mistero. Teatro puro...Lanciare
soldi sul pavimento della borsa è pura informazione. Non serve alcuna
spiegazione. La dice più lunga di centinaia di saggi e trattati anticapitalisti"
(A. Hoffman, The Best of Abbie Hoffman).
Mentre le forme di consumo gratuito possono apparire ai passanti un'offerta
di ribellione spontanea e anarchica all'ordine e alle leggi della società
mercificata, altre azioni cercano di sconvolgere l'estetica propria della merce,
screditandola e rendendola inutilizzabile. Il romanzo di Julio Cortàzar,
Libro de Manuel racconta di un piccolo gruppo di attivisti latinoamericani in
esilio a Parigi che, nei supermercati, sostituisce i pacchetti di sigarette
con altri, precedentemente riempiti di spazzatura: "Quando la gente non
si fiderà più delle cose semplici che compra, non crederà
più a niente di quello che gli viene raccontato". I consumer surrealisten
si ispirano alla pratica comune, quotidiana, di quella fascia di consumatori
che, aggirandosi tra gli scaffali, lascia la merce fuori posto. Da questa abitudine
hanno mutuato la pratica della sistematica dislocazione di prodotti finalizzata
alla produzione di esperienze estetiche. Rimane tuttavia senza risposta il quesito
sull'effettiva percezione di questa pratica da parte dei consumatori. Probabilmente
questo metodo ha effetti solo sulle vene varicose e sui calli dei commessi che
devono passare gran parte del loro tempo a risistemare i prodotti. Perché
lo shopping diventi davvero un'avventura bisogna offrire una ponderata variazione
dell'offerta della merce: lasciare spuntare una zampetta di plastica da un angolo
del freezer del pollame, ornare il bancone del pesce fresco con pezzetti di
spaghetti cotti (effetto verme). L'inaspettata vista di uno scarafaggio morto
tra i pacchetti di riso Uncle-Bens, o di un cetriolo Safer-Sex rivestito di
un preservativo, sono esperienze che rendono indimenticabile la spesa. Si riesce
così a dimostrare che al momento dell'acquisto di una merce, il prodotto
reale sparisce dietro alle immagini con cui è connotato nella pubblicità;
l'obiettivo è rompere questa catena di associazioni e spingere a guardare
i prodotti in un altro modo.
Le azioni dei gruppi di guerriglia latinoamericani ricordano invece che in molti
paesi la critica al consumo di pochi implica anche il diritto fondamentale al
sostentamento dei molti. Qui non si tratta di consumo, ma dei bisogni fondamentali.
A questo proposito bisogna citare i sequestri di forniture alimentari, con cui
i gruppi di guerriglia in Sudamerica rifornivano i quartieri poveri delle città.
Per lo stesso scopo, i peruviani MRTA Tupac Amaru, in occasione di un rapimento,
richiesero il pagamento del riscatto sotto forma di generi alimentari.
Durante la guerra del Vietnam diverse azioni militanti si rivolgevano criticamente
alla coscienza dei cittadini delle metropoli, che a dispetto di una guerra imperialista
avevano come sola preoccupazione soddisfare i propri desideri di consumo. L'incendio
doloso di un grande magazzino per mano di Gudrun Ensslin, Andreas Baader e alcuni
altri, rappresenta un drastico tentativo in questo tipo. Volevano dimostrare
che l'attacco al consumo simboleggiato dal negozio in fiamme suscitava molta
più rabbia e sdegno delle centinaia di villaggi incendiati in Vietnam.
Tuttavia bisogna chiedersi se il moralistico "Lì muoiono persone,
e tu compri" di coloro che incendiarono il magazzino fu effettivamente
percepito. Il contrasto tra lo sdegno per il negozio in fiamme e l'indifferenza
per i morti in Vietnam era già stato tematizzato a livello mediatico
in modo efficace dalla Kommune 1 con il cinico volantino "Burn, warehose,
burn!" e durante il successivo processo.
La maggior parte delle azioni di guerriglia rivolte al consumo nelle metropoli
mischiano forme di comunicazione-guerriglia con atti di sabotaggio. Esse non
intendono difendere un'etica della rinuncia e, come i politici, esortare a stringere
la cinghia; ma poi si oppongono per lo più alle regole del gioco del
consumo come ingranaggio fondamentale del capitalismo. Spesso si tratta di azioni
che esortano alla partecipazione, che fanno ai clienti un'offerta immorale:
offendi le regole del consumo, sii anarchico, prendi quello che desideri e non
quello che puoi pagare. Gli Yippies dissero a questo proposito: "Do it!".
Il crossdressing è sovversivo? Chiedilo al tuo parrucchiere
Uomini che fanno le donne sono da molto tempo una presenza fissa sui palcoscenici
o in altre occasioni prestabilite. Si pensi a quelle lei, abbigliate e agghindate
in modo appariscente, che reclamizzano prodotti alimentari come latticini o
marmellate: si vede benissimo che sono uomini. Lo stesso dicasi per le bellezze
che affollano alcuni spettacoli di varietà. Non vi è nessuno dubbio
sul loro sesso: tutti sanno con certezza che il seno non è autentico
e che solo grazie a uno slip contenente è possibile indossare abiti attillati
senza mostrare dossi all'altezza dell'inguine. Fino a quando situazioni del
genere avvengono a teatro, al cabaret o nei club di fronte a un pubblico eterosessuale,
il fatto che i protagonisti siano con ogni probabilità omosessuali o
trans risulta esotico e neutralizzato con certezza nell'ambito dell'altro. L'identità
dello spettatore non viene mai messa in discussione. Può succedere che
lo stesso spettatore che alla sera, nell'ambito ritualizzato di una performance,
si lascia carezzare il mento da una drag queen, il giorno dopo maltratti un
collega omosessuale.
L'idea di sessualità viene ancor meno intaccato quando, per la festa
della società calcistica, i ragazzotti di una squadra organizzano un
balletto e si esibiscono in gonnellina bianca, o quando per carnevale ci si
fa prestare il reggiseno dalla fidanzata/madre/moglie e lo si riempie con gomitoli
di lana. Ciò diverte perché si sa che, alla fine dello spettacolo,
gli interpreti si libereranno del travestimento con un'accresciuta consapevolezza
della propria virilità. Travestiti da donna sono buffi, perché
è buffo il tradizionale cliché sulla donnetta isterica dalla voce
stridula.
Anche nel cinema, gli uomini travestiti da donna godono di una grandissima popolarità.
Invariabilmente, il gioco della confusione si risolve in compiacimento eterosessuale.
Per esempio, in Tootsie, la sedicente donna conquista il cuore degli amati,
non appena si rivela uomo. A qualcuno piace caldo di Billy Wilder costituisce
un'eccezione alla noiosa regola secondo la quale alla fine tutto deve ri-conformarsi
alla normalità sociale. Il milionario protagonista, quando scopre che
la donna di cui è innamorato è in realtà un uomo, annuncia
che questo non lo disturba e che lui l'ama lo stesso, e se ne vanno insieme
in barca...
Fino a quando è palesemente inequivocabile dove e quando finisce il giochino,
il capovolgimento dei ruoli sessuali porta al rafforzamento degli stereotipi
anziché a stati di crisi, inquietudine e incertezza.
Il tutto sfuma ulteriormente nel contesto della prostituzione. Qui non vi sono
solo uomini che vogliono provare l'avventura dell'amore a pagamento con i travestiti,
ma ci sono anche drag queens che mirano a sedurre uomini eterosessuali facendosi
passare per donne. Questa zona grigia del tabù morale è un campo
che anche per i pretendenti rappresenta l'altro, il segreto, insomma ciò
che è nascosto nella vita normale. Quand'anche sorga confusione, turbamento,
rimane un'esperienza separata dal quotidiano e perciò non porta necessariamente
a ulteriori processi conoscitivi sul genere.
L'utilizzo di modelli comportamentali e convenzioni di abbigliamento tipici
del sesso opposto è divenuto, soprattutto nell'ambiente omosessuale-lesbico,
un importante mezzo di espressione. Qui si è notevolmente sviluppato
il gioco con gli stereo tipi, inteso non come uno show da palcoscenico, ma come
una pratica quotidiana: si delineano effettivamente forme di autorappresentazione
che confondono, ri(s)combinano e trasferiscono in altri contesti, modelli comportamentali
specificamente sessuali basati sull'obbligo dell'eterosessualità.
"Boys will be girls and girls will be boys". Quando non è la
biologia a vincolare le donne a un'esistenza da donne e gli uomini a un'esistenza
da uomini, quando la categoria sociale "genere" esiste veramente solo
nella grammatica culturale, allora ciascuno può scegliersi il sesso a
seconda delle proprie inclinazioni, desideri e convenienze.
Ma il genere è più di un'imposizione modificabile a piacere: esso
è un essenziale principio ordinatore della società sempre imposto
con la forza. La divisione del lavoro in base al sesso, il corso della vita,
la produzione e l'assunzione di identità, competenze, e responsabilità,
acquisizione e perdita del potere, tutto ciò è strutturato in
gran parte in base al genere. Gli sforzi con i quali questo principio ordinatore
viene continuamente fissato nei differenti ambiti sociali ne sottolineano l'importanza.
Il sistema fiscale funziona in base alla famiglia nucleare e punisce coloro
che non rientrano in questo modello. Ogni cerimonia nuziale rappresenta, in
modo più o meno sviluppato e nonostante tutte le eventuali anomalie e
trasgressioni, un'esplicitazione dei rapporti tra i generi, ogni matrimonio
si inserisce nella catena infinita delle rappresentazioni del genere. Anche
il genere è uno spazio di intervento per la comunicazione-guerriglia,
proprio perché esso è un principio ordinatore centrale della maggior
parte delle società attuali.
Esistono molte possibilità di intervenire nel sistema dei rapporti tra
i generi: nella divisione del lavoro, nella pianificazione della vita, nei progetti
di carriera e nell'apprensione per i figli, nell'orientamento sessuale, nei
cambiamenti della composizione di genere nel settore dei servizi (come per esempio
l'abbigliamento o il linguaggio del corpo).
Forme addolcite di crossdressing sono da tempo parte costitutiva della moda
di tutti i giorni: dagli anni Venti le donne hanno conquistato una serie di
forme di abbigliamento tipicamente maschili. Proprio attraverso il contrasto
tra abbigliamento maschile e accessori femminili (il rossetto, l'acconciatura
o i gesti) ogni donna può accentuare la sua attrattiva sessuale nei confronti
del sesso opposto. Marlene Dietrich rimane una donna; il suo fascino deriva
proprio dal contrasto prodotto da un paio di pantaloni maschili indossati da
una donna. Anche nella moda maschile si può osservare un incremento delle
tonalità pastello, dei capelli lunghi curati, dell'uso di profumo e gioielli.
Ma perché gli uomini non si sono ancora appropriati di gonne e abitini?
A prescindere dai quesiti teorici, è facile constatare che vengono sottoposte
a discriminazioni e provvedimenti repressivi soprattutto quelle persone le cui
pratiche sessuali non corrispondono alle convenzioni egemoniche dell'eterosessualità;
non per niente omosessuali e lesbiche appartengono ai gruppi sociali più
spesso esposti ad attacchi reazionari. Questo è evidente se si guarda
alla divisione specificamente sessuale dei compiti, con le sue relative gerarchie,
e al disprezzo sociale di persone che cercano di sottrarsi a una collocazione
normale: il sesso, in quanto parte costitutiva della grammatica culturale, non
è il piacere privato del singolo, ma una categoria politica essenziale
per il funzionamento della nostra forma di società. L'eterosessualità
e tutte le conseguenze che comporta (come la famiglia nucleare, la divisione
sessuale del lavoro e il sessismo) rappresentano una struttura fondamentale
per la stabilizzazione dei rapporti. Tuttavia, di ciò si sono interessati
finora quasi esclusivamente i movimenti degli omosessuali o delle lesbiche,
la Queer Politics. Ma anche qui il crossdressing non è stato compreso
immediatamente come atto politico. In occasione di manifestazioni, quali il
Christopher-Street-Day o il Queen Theater, il crossdressing rappresenta uno
dei metodi fondamentali per mettere in dubbio e prendersi gioco degli stereotipi
sessuali. La candidatura alla carica di sindaco di Chicago nel 1991, per la
prima volta, di un esponente del Queer Nation suscitò confusione non
solo tra gli eterosessuali. Joan Jett Black si presentò infatti agli
elettori come drag queen e non come uomo che annunciava una campagna inflessibile
contro la sottomissione degli omosessuali. Anche i quotidiani omosessuali ignorarono
completamente il suo slogan elettorale: "Putting camp into the campaign"
(camp è il nome di una particolare categoria estetica incline al pacchiano,
che ha significato soprattutto per la scena omosessuale). Molti ritennero che
la campagna fosse troppo esuberante, troppo esaltata e che discreditasse gli
obiettivi seri e le richieste degli omosessuali e delle lesbiche.
Bisogna inoltre sottolineare che molti più uomini si travestono da donne,
che viceversa. Ciò si spiega col fatto che la sessualità delle
donne, nel generale discorso sessuale dominante, è di gran lunga più
evidente. Un uomo può facilmente rappresentarsi come donna aggiungendo
alcuni attributi al suo solito comportamento: bastano il rossetto, una gonna
e un leggero ancheggiare. Per le donne invece travestirsi è più
difficile, anche perché per loro i vestiti maschili non rappresentano
quasi più un tabù. Se esse abbandonano le forme tipicamente femminili
dell'autorappresentazione e acquisiscono forme di abbigliamento e comportamento
maschili, non ne risulta l'immagine di un uomo, casomai di una donna poco attraente,
perché l'unico chiaro segno distintivo del sesso maschile è la
barba.
Nonostante alcune difficoltà di realizzazione, il crossdressing si rivela
un 'importante pratica di comunicazione-guerriglia nel quotidiano, perché
mette radicalmente in dubbio idee inconsce e stereotipate, non solo per il pubblico,
ma anche per coloro che osano giocarci.
Textual Poachers
Cacciatori di frodo nel groviglio testuale
James T. Kirk [T. come "Tomcat"(8)], capitano dell'Enterprise, uomo
per eccellenza, al comando della flotta stellare più giovane di tutti
i tempi, deve affrontare un problema di orientamento sessuale e solidarietà
umana: Kirk e Spock sono atterrati su un pianeta deserto, quando Spock viene
assalito dal Pon Farr, la mortale febbre da accoppiamento vulcaniana.
Se non si procura immediatamente uno sfogo sessuale a colui che ne è
affetto, la morte è inevitabile. Lentamente e controvoglia Kirk riconosce
di poter salvare il suo amico solo mettendosi a sua disposizione come partner
sessuale: "Nessuno ti obbliga a provare piacere", dice a se stesso
quando passa all'azione. Ma la soluzione del problema non è così
semplice: Spock si oppone, si irrita per l'offesa di Kirk alla sua sfera privata
finché egli, alla fine, si arrende alla sua ragionevole saggezza, ai
suoi desideri e alla sua gioia. "Il sollievo lo inondò e Kirk si
fermò per un momento, tenne Spock nella sua mano senza osare guardarlo.
Senza dirselo, entrambi sentivano che avrebbe funzionato". Spock sopravvive,
Kirk sopporta il tutto (o era qualcosa di più che sopportabile?) e entrambi
ritornano sull'Enterprise. In seguito Kirk viene tormentato da fantasie sessuali
e Spock arriva, analizzando lo sperma di Kirk ("Affascinante, capitano"),
a esprimere spontaneamente il proprio sentimento.
Le prime e ancora molto caute storie-slash (più precisamente descrizioni
di sentimenti omosessuali e outing degli eroi sovrumani delle serie televisive)
appaiono nei primi anni Settanta, quando i fan cominciano a sospettare che Kirk
e Spock provino molto di più l'uno per l'altro di quanto provino per
le donne volubili che sfiorano la loro vita negli episodi originali. I fans
scrivono sceneggiature ad hoc, in cui situazioni di crisi esistenziale fanno
da sfondo "alla prima volta". Gli slashes nascono all'interno di una
diffusa fan culture sviluppatasi negli anni Settanta negli Stati Uniti, che
ha dato vita a numerosi club e fanzines. Per l'opinione pubblica americana i
fans sono decerebrati maniaci del consumo, capaci di comprare qualsiasi cosa
rechi l'etichetta del loro programma preferito, creature emotivamente immature
incapaci di distinguere tra realtà e finzione.
Un'interpretazione alternativa a quella di inebetiti tele-dipendenti parte invece
dal presupposto che nelle storie e nei personaggi dei telefilm si celi un immenso
potenziale sovversivo, che cambierà radicalmente il mondo e la fruizione
dei media negli Stati Uniti. Ma anche questa posizione euforica va presa con
beneficio d'inventario. Una terza versione parte dal presupposto che l'effetto
delle serie televisive dipenda dall'approccio dei loro spettatori. Parafrasando
il De Certeau di Arts de Faire, possiamo dire che la lingua della classe dominante
porta avanti una marcia trionfale, occupa militarmente l'esistente fino alle
più remote brughiere, ma nel fare ciò cade nella trappola della
sua stessa conquista, poiché avanzando con troppa sicurezza non s'avvede
delle sabbie mobili rappresentate da altre possibili pratiche. I soggetti non
si costituiscono come individui chiusi, esperienze frammentarie e differenti
aprono loro l'ingresso a diversi codici semiologici e campi di significato.
Da ciò si spiega non solo come nascano i differenti modi di lettura dell'ambiente
(in questo caso, delle serie) ma anche i differenti modi di ricezione a cui
le nuove interpretazioni vanno a loro volta incontro. I textual poachers davanti
alla televisione non leggono il testo principale (tendenzialmente eterosessuale/asessuato),
ma leggono il sub-testo omoerotico e lo trasformano in nuovi racconti.
I primi slashes incontrano resistenza all'interno della fan culture e vengono
considerati "character rape" di basso livello, violenza verso la necessità
dei fan di identificarsi con i loro idoli. La discussione proseguirà
per anni, segno che i textual poachers, con le loro elaborazioni creative, toccano
un punto nevralgico e provocano così un durevole effetto sulla cultura
dei fans e sui concetti di identificazione. Mentre i piccoli trucchi e le pratiche
quotidiane del riutilizzo sono difficilmente comprensibili, con i textual poachers
si è andata formando una cultura del détournement e dell'elaborazione
di temi e personaggi delle serie esplicitamente tangibile. Gli slashes vengono
composti e selezionati soprattutto da donne, che elaborano immagini del corpo
e della sessualità viste al femminile, trovando nello straniamento della
letteratura popolare, così come nell'utilizzo di protagonisti maschili,
un linguaggio per le loro idee e fantasie erotiche. Il potenziale utopico di
questi testi pornografici sta nel fatto che vengono superate le rappresentazioni
reazionarie e sessiste, tipiche dei prodotti tradizionali di questo genere.
Al posto del sesso violento, la reciprocità, la sensibilità e
la tenerezza divengono elementi centrali della descrizione erotica, come in
una sequenza con i bulli della serie Starsky & Hutch che in una scena intima
godono il dolce sentimento: "L'avvolsero braccia flessibili e morbide come
seta. Hutch aprì gli occhi verso la luce del sole riflessa dall'acqua,
calore vicino a lui, sotto di lui... Si baciarono prima di dire una sola parola".
Le storie di erotismo omosessuale degli idoli dei telefilm infrangono la norma
dell'eroe eterosessuale e sviluppano immagini contrarie alle forme più
repressive dell'identità sessuale. Immaginando alternative agli attuali
rapporti sessuali, esse rappresentano un contrasto tanto provocante quanto pieno
di godimento con immagini di corpi e assegnazioni di ruoli.
Non è mai precisamente rintracciabile in quale modo il riutilizzo e le
usurpazioni vengono nuovamente interpretati. Ma è possibile descrivere
la normalità, il discorso egemonico. E quando questo viene forzato attraverso
tali interventi, si crea spazio per le interpretazioni dissidenti e per la messa
in questione della stessa normalità.
Happening e Teatro Invisibile.
Appropriazioni dello spazio pubblico
Il teatro invisibile e l'happening sono forme politiche di intervento che trasformano,
nei modi più svariati, lo spazio pubblico in palcoscenico. Entrambi si
servono di elementi teatrali, ma mentre il teatro invisibile nella maggior parte
dei casi viene messo in scena di nascosto, gli happening prendono apertamente
in prestito elementi come maschere, palcoscenico, oggetti di scena ecc. dal
patrimonio del teatro. Entrambe le forme partono dal fatto di compiere iniziative
nello spazio pubblico, utilizzandolo come spazio di azione.
La rivoluzione-happening è teatro di strada!
Negli anni Sessanta gli happening assunsero il significato di azioni politiche
di massa tese a screditare i rigidi rituali delle manifestazione dei partiti.
La rottura delle strutture sociali trovò negli happening un'adeguata
forma di azione politica. L'Internazionale Situazionista e gli Yippies praticavano
molteplici forme di happening quali l'intervento simbolico, le azioni di disturbo,
i sit-in ecc. Negli anni Settanta gli happening vennero portati avanti soprattutto
dalle fila dell'Autonomia italiana e poi, dal movimento dell'81 a Berlino, come
SpaBguerilla.
Fin dai suoi primordi l'happening è stato strettamente collegato a forme
di azione artistiche e a forme sperimentali di teatro. L'idea principale era
la trasgressione dei comportamenti imposti. Ma mentre nell'ambito artistico
e teatrale spesso si pensa alla violazione più in senso esistenzialistico
o metafisico (Bataille, Artaud, Beuys, Nitsch), nel caso dell'happening politico
si tratta della violazione delle norme sociali e del discorso egemonico in un'azione
concreta: fare quello che non si può fare. Inoltre, gli happening s articolano
sempre anche una critica all'idea borghese di sfera pubblica e del cosiddetto
libero scambio di opinioni tra liberi individui. A ciò essi contrappongono
l'agitazione diretta volta al confronto, la discussione arguta e provocatoria
sullo spazio pubblico nel quale possono avere luogo i contrasti sociali. Gli
happening offrono la possibilità di eliminare per un momento la divisione
dei ruoli tra attori e pubblico, il rituale dell'oratore e quello dell'ascoltatore;
insomma l'azione contrapposta alla passività. Essi rovesciano per un
momento la grammatica culturale dello spazio pubblico, rendendo così
possibile una divertente forma di confronto con il potere.
Per l'happening sono più importanti i riferimenti alla realtà
locale piuttosto che a grandi analisi politiche. Si cerca di conquistare o difendere
spazi sociali specifici (quartieri, università, case occupate ecc.) e
mezzi di comunicazione senza copiare le forme autoritarie o burocratiche. Si
cerca di difendere luoghi potenzialmente sovversivi dentro spazi cittadini destinati
ad altro, urbanizzati. Contrariamente alle rappresentazioni di teatro Agit-Prop,
gli happening non parlano un linguaggio esplicito. La differenza tra un testo
esplicitamente argomentativo finalizzato alla persuasione e un indiretto ed
empirico agire dialogico si può rinvenire chiaramente nella pratica Yippie
del lancio delle torte. C'è una bella differenza tra il lancio di pomodori
o uova marce sulla testa di un politico e una bella torta di panna e fragole
spiaccicata in faccia e che magari finisce anche in bocca! Mentre i pomodori
e le uova sono critici, le torte sono comiche! Solo in determinati contesti
e su bersagli adeguati queste ultime esprimono il loro potenziale politico e
sovversivo.
Ma chi o cosa determina il successo di un happening? La conquistata notorietà,
il numero di persone coinvolte, la sua effettiva riuscita o eventualmente altri
effetti raggiunti? Poiché in una minoranza di casi si producono effetti
misurabili, il valore politico di tali azioni è spesso discutibile. Gli
happening sono politica simbolica e sarebbe sbagliato valutarli sulla base delle
loro conseguenze reali. Non si tratta insomma di risultati materiali. Gli happening
agiscono fondamentalmente su un altro piano. Essi si servono di uno spazio o
di una situazione politicizzata e la rielaborano per mezzo di diverse tecniche
di comunicazione-guerriglia.
Se azioni simboliche abbiano senso politicamente o servano solo alla propria
messinscena lo si può cogliere solo nel contesto del momento cioè
nelle circostanze in cui vengono introdotte o nella loro capacità di
autorappresentazione. Come gli atteggiamenti possano funzionare bene, ma anche
in modo ambivalente lo mostra l'esempio degli Yippies statunitensi che, da rigorosi
seguaci di Marshall McLuhan, anteposero l'azione a qualsiasi messaggio contenutistico
nei mass media. Essi arrivarono a negare a se stessi l'efficacia della conoscenza
cognitiva e dell'intervento informativo linguistico. Nel 1967 cercarono di sollevare
il Pentagono con la telecinesi allo scopo di una "Rivoluzione delle teste"
psichedelico-spirituale che doveva al tempo stesso risolvere la questione del
potere politico. Questo messaggio non venne diffuso in modo esplicativo, ma
messo in scena per gli interessati e per i (tele)spettatori in forma di happening.
Primo maggio a Tübingen
Ogni anno, nella notte del primo Maggio, a Tübingen ha
luogo un insolito rituale primaverile. Le Burschenschaften (9) eseguono il Maisingen
[canto al Maggio]. Alla sera, gli appartenenti a queste associazioni maschili
si riuniscono nelle case di proprietà delle associazioni stesse. Poco
prima di mezzanotte, dopo la sbronza rituale, armati di fiaccole rifinite con
sottobicchieri da birra, si dirigono in processione verso la centrale Holzmarkt,
piazza dominata dalla Stiftskirche. Del loro abbigliamento dal gusto antiquato
colpiscono soprattutto i berretti colorati, i nastri attaccati al petto e i
piccoli pezzi di corda attaccati al cinturino dei pantaloni. Dopo aver preso
posizione davanti alla chiesa, cantano tre canzoni: una latina, un'ode alle
gioie della vita da studente ("Il maggio è arrivato") e una
che si riferisce alla fallita rivoluzione del 1848 ("I pensieri sono liberi").
Ma è risaputo che ascoltarli cantare dall'inizio alla fine è pressoché
impossibile. Infatti fa ormai parte del rituale anche l'arrivo quasi contemporaneo
di esponenti della sinistra di Tübingen e altri curiosi il cui fine è
disturbare, talora in modo violento, la manifestazione delle conservatrici Burschenschaften,
comunque sempre con una colonna sonora adatta, che spazia dal tambureggiar di
pentole all'Internazionale. Dalla metà degli anni Ottanta, un massiccio
schieramento di polizia impedisce che la manifestazione sfoci nella violenza.
I tutori dell'ordine creano tra i due gruppi un ampio spazio vuoto e tengono
i Burschen al riparo da uova marce e con simili sgradevolezze. Tuttavia la contrapposizione
dei due gruppi avversari ha conservato il carattere di una gara di esibizione.
Questo rituale annuale è molto famoso. Ultimamente si presentano sempre
più spesso troupe televisive, nella speranza di poter riprendere immagini
spettacolari.
La coreografia dell'Holzmarkt di Tübingen alla luce delle fiaccole a mezzanotte
viene normalmente curata dalle Burschenschaften e dalle forze armate di Stato.
Conformemente alla divisione dei ruoli stabilita dall'ordine giuridico, essi
sono gli attori, mentre gli altri assumono il ruolo di spettatori. E' vero che
questi ultimi di solito riescono a caratterizzare acusticamente la piazza, ma
l'avvenimento e il territorio visuale rimangono saldamente nelle mani delle
Burschenschaften, spalleggiate dalla polizia. Nel 1995 il rituale si svolse
in forma leggermente diversa.
Restano tuttora ignoti i promotori delle numerose iniziative che già
suscitarono scalpore nei giorni precedenti alla manifestazione. Per prima cosa
fu diffuso un comunicato di un dipartimento dell'Università di Tübingen,
notoriamente dominato dalla destra, che con il motto "Attivi a Maggio -
forti per il semestre", invitava al "Primo concorso di nastri e berretti
di Tübingen". Chi consegnava il maggior numero di nastri e berretti
dell'uniforme delle Burschenschften avrebbe vinto un premio. Malgrado le numerose
felicitazioni per tale risoluta entrata in scena, la facoltà prese le
distanze dall'iniziativa.
Anche altri gruppi si impegnarono a produrre fakes. Qualcuno organizzò
una tavola rotonda tra Walter Jens, tuttologo, professore a Tübingen, liberale
di sinistra e Graf Vitzthum, professore di giurisprudenza e candidato conservatore
alla presidenza dell'Università. Una Verbindung, la Verein Deutscher
Studenten [Associazione degli studenti tedeschi] avrebbe organizzato per la
sera del Maisingen una conferenza dal titolo "Soldati tedeschi: assassini
e stupratori?". Gli interessati attesero invano che venissero aperte le
porte dell'aula magna. Anche alcune lettere di appartenenti alle Burschenschaften
erano sicuramente fakes.
Poco prima di mezzanotte, sull'Holzmarkt l'atmosfera era tesa, esplosero un
paio di botti ed era percepibile un aggressività latente. Proprio mentre
le Burschenschaften si accingevano a cantare, sulla parete della Stiftskirche,
di traverso sopra la piazza, apparvero diapositive sbiadite e, contemporaneamente,
un allegro brano per pianoforte di Chopin invase acusticamente la piazza. Le
immagini non erano immediatamente riconoscibili. Vigorosi atleti, l'ex-nazista
e presidente dell'associazione federale degli industriali tedeschi Schleyer
(purtroppo morto) che tiene un discorso, uomini e criminali di guerra nazisti.
Comparve anche la scritta: "Le associazioni hanno una tradizione. La loro
fine anche" con accanto un orribile boia sghignazzante che porge loro il
cappio davanti alla gola. Il Comitato di Salute Pubblica di Tübingen si
offriva di porre fine alla tradizione: "Aiutiamo volentieri, contattateci".
L'interesse della folla si sposta. Le teste si girano. Si scorgono sorrisi sui
volti. Solo, pochi fanno ancora attenzione al gruppo di uomini con le fiaccole,
che adesso sta in disparte all'altro lato della piazza.
Alla fine della proiezione di diapositive le associazioni studentesche ritentano
di cantare, ma sull'Holzmarkt presidiata dalla polizia, partono a tutto volume
le note di Conquest of Paradise di Vangelis, la melodia, utilizzata da inno
per l'entrata sul ring di Henry Maske, campione di box della Germania Est. La
musica è ampollosa, patetica, questa sera sembra perfino fascistoide.
L'emblema del Comitato di Salute Pubblica, la ghigliottina, accompagna il motto
dell'azione: "Vantaggio attraverso la tecnica".
Di colpo sulla piazza blindata appaiono dodici giovani nudi; nessuno sa da dove
vengano. Prendono posizione sulla scalinata della Stiftskirche sotto il cosiddetto
portale della sposa e ondeggiano, agitando le braccia in aria; alcuni reggono
striscioni che mostrano prima agli studenti e poi alla folla di spettatori,
su cui si legge: "Riconciliatevi. Tübinger Stadtmission" [Opera
pia di Tubinga] e "Gesù ama tutti noi". La polizia cerca di
tenerli lontani dalle Burschenschaften. Ma nessuna forza al mondo può
fermarli ora. Le Burschenschaften non sanno cosa stia succedendo e già
da un po' non cantano più. Alcuni, incolleriti, cercano di scavalcare
le transenne e si dimostrano particolarmente violenti. La polizia li trattiene.
Altri ridono, intonano Vangelis. Ma cosa sta succedendo veramente? I dodici
discepoli del Signore fungono da personale di terra di Dio e distribuiscono
trattati cristiani ai poliziotti e alle Burschenschaften. Poi si ritirano lentamente
attraversando la piazza. I poliziotti assicurano in modo esperto la ritirata.
Gli uomini nudi si muovono, sempre salutando le associazioni studentesche, tra
la folla di spettatori, superano lo sbarramento e vengono innalzati dalla folla
sul bordo della fontana in fondo alla piazza, dove sventolano le braccia dietro
i loro striscioni e intonano una moderna canzone cristiana. Durante l'esecuzione
di "Il cielo sorge sopra tutti", ancora una volta vengono proiettate
le diapositive di criminali di guerra tedeschi.
Nel frattempo è passata la mezzanotte. I Burschen si ritirano, alcuni
canticchiano quasi di nascosto la melodia di Conquest of Paradise. In un battibaleno
la polizia smonta le transenne. La folla si sparpaglia sull'intera Holzmarkt.
Da una strada laterale si sente musica techno. Un camion circondato da una nebbia
rosa e da figure in movimento entra nell'Holzmarkt e si aggira tra la folla
sulla strada principale e, dopo aver attraversato la zona pedonale, svolta in
direzione Sudhaus dove nella notte si terrà un rave del Comitato di Salute
Pubblica: "Vantaggio attraverso la techno".
L'intervento del Comitato di Salute Pubblica di Tübingen ha alquanto sminuito
il significato dell'evento: l'autorappresentazione delle Burschenschaften si
è alla fine rivoltata a loro sfavore. Lo spazio tradizionalmente concepito
come palco per il Maisingen si è trasformato nel luogo di un happening
non immediatamente decifrabile, ma divertente e attuato con i più svariati
mezzi artistici: performance, immagini/proiezioni di diapositive/collage/suoni/musica.
In una parola, arte nell'epoca della riproducibilità tecnica: immagini
e musiche già circolanti vengono combinate in modo nuovo. Perciò
questa volta lo slogan "Vantaggio attraverso la tecnica" ha un modo
di realizzazione piuttosto diverso: per mezzo di proiettori automatici di diapositive
si possono oltrepassare le transenne della polizia, e proiettare immagini sulla
parete della chiesa inaccessibile. Potenti casse di altoparlanti hanno gioco
facile contro un paio di cantori del maggio. Potenti fari orientabili attirano
lo sguardo dello spettatore lontano dalle fiaccole, sugli uomini nudi dietro
gli sbarramenti. Qui finisce tuttavia il gioco del virtuale, poiché gli
uomini sono veri. Per portarli sulla piazza, come anche per l'installazione
della tecnologia, è necessario conoscere molto bene i luoghi. Si narra
che non sia stato facile trovare dei coraggiosi per questo compito. Gli autonomi
esperti in battaglia di solito non ci stanno. Non si sentono sicuri nell'entrare
disarmati nell'arena.
Il contesto del confronto tra associazioni di sinistra e associazioni conservatrici-reazionarie
in uno spazio pubblico ritualizzato, di destra, viene straniato per mezzo di
un happening. Questo provoca confusione. Studenti delle Burschenschaften ridono
della brutta figura nel posto sbagliato, cantano e partecipano a una manifestazione
dei loro avversari politici. Spettatori venuti appositamente per l'appuntamento
di maggio si trovano a ridere insieme al Comitato di Salute Pubblica, pur non
potendo assolutamente concordare con alcuni dei contenuti politici delle diapositive.
Il riso va in parte ricondotto a un esteso disprezzo per le Burschenschaften
ma anche al divertimento per lo spettacolo. Tuttavia, manca ancora un elemento:
il contrasto tra i tipi di virilità materializzatisi nella piazza. I
corpi di uomini formati e uniformati attraverso nastri e cappelli (che riescono
a dare anche al viso più infantile un mento duro e una voce roca): le
spalline dei poliziotti, i manganelli, i fondi dei calzoni senza tasche, le
gambe larghe, la posizione eretta, ma anche il barcollare da ubriachi, tutto
ciò contrasta con l'insolita visione di uomini nudi. "Non furono
mai più così belli". Nello scenario notturno-romantico della
medioevale Holzmarkt, sono stati un commento ironico, davanti al quale i cantori
e i loro difensori sembravano dei poveretti. Gli striscioni hanno fatto proprio
il pathos della musica. La citazione biblica, associata alla melensa colonna
sonora, è stata esaltata dall'insolita nudità. Quasi nessuno s'immaginava
che l'appello alla riconciliazione fosse preso tanto sul serio. L'intera scenografia
è sprofondata nel ridicolo. Malgrado ciò, molte persone a Tübingen
crederanno a lungo di aver visto dodici veri adepti di una setta cattolica mobilitatasi
per l'occasione.
Keep invisible! Teatro invisibile e prassi politica
Spesso si è utilizzato il teatro in contesti politici. Mentre il teatro
Agit-Prop introduce la forma ludica come veicolo di un messaggio chiaro e nettamente
formulato, i mezzi di espressione teatrale collegati alla comunicazione-guerriglia
cercano di rendere manifeste le spontanee possibilità di evoluzione di
una situazione e rendere permeabile il confine tra attori e spettatori. Un'importante
forma di recitazione è in questo senso il Teatro dell'oppresso, nato
nei paesi sottosviluppati. Si tratta di una forma di informazione per nulla
saccente o presuntuosa. Il Teatro dell'oppresso cerca di mostrare praticamente,
col linguaggio del teatro, una pratica migliore, almeno temporaneamente libera
dal dominio, paritaria e vivace. Augusto Boal, uno dei fondatori di questo metodo,
scrisse nel 1978: "Il Teatro dell'oppresso intende rendere visibile la
sottomissione". In questa forma di teatro interattivo le scene vengono
più volte ripetute e modificate seguendo le indicazioni e l'intervento
degli spettatori. Ne risulta non solo la possibilità di mostrare la sottomissione,
ma anche di rendere pensabile e plausibile, in modo giocoso, il superamento
dei rapporti di sottomissione.
Come nel teatro vero, gli attori recitano ruoli preparati in precedenza. L'obiettivo
principale è far diventare il presunto spettatore (l'essere passivo,
l'oggetto) protagonista dell'azione, quindi il soggetto dell'evento libero di
agire in modo indipendente. Gli spettatori sono comunque liberi di decidere
se vogliono partecipare (e quindi divenire coattori) oppure no.
Mentre il Teatro dell'oppresso rientra nell'ambito della comunicazione-guerriglia,
perché confonde l'assegnazione dei ruoli e perché i contenuti
recitati servono a promuovere la conoscenza di una forma di comunicazione creativa,
il teatro invisibile rimane comunque la forma più usuale di comunicazione-guerriglia.
Quest'ultima forma di teatro rende gli spettatori talmente partecipi di un'azione,
che essi non capiscono nemmeno di essere coinvolti in un contesto prefissato.
In ogni caso, quando i guerriglieri della comunicazione si servono di questa
tecnica, i loro obiettivi non sono gli stessi del Teatro dell'oppresso. Non
intendono soltanto tematizzare situazioni di sottomissione. Il teatro invisibile
mette in scena teatralmente, in modo mirato, alcune situazioni il cui spazio
e tempo vengono determinati degli attori. Ci si può appropriare di temi
attuali, ma bisogna far sì che interessino gli spettatori, che suscitino
stupore e nel migliore dei casi stimolino processi di pensiero. Lo scopo è
far intervenire gli spettatori, spingerli ad agire contro la sottomissione o
anche metterli di fronte alla propria passività e indifferenza. Agli
attori spetta il ruolo di stimolatori. Danno inizio a un tema e lasciano proseguire
l'opera agli spettatori, fino a quel momento disinteressati. Nel caso del teatro
invisibile gli attori hanno la possibilità di agire attivamente, di scegliere
temi importanti a piacere e spostare, trasformare situazioni quotidiane. Non
solo si può utilizzare lo spazio pubblico come un palcoscenico su cui
rappresentare il proprio lavoro, ma si possono anche reinterpretare creativamente
pezzi già recitati altrove: per esempio, nel caso di una qualsiasi manifestazione
(manifestazioni politiche, cerimonie, riunioni...), le forme del teatro invisibile
rappresentano disturbi adatti o ridefinizioni antagoniste della messinscena.
In questi casi le forme del teatro invisibile possono agire come una sorta di
mimetismo comunicativo. Inoltre, i comportamenti assunti (diversamente dalla
messa in scena di situazioni) non devono essere assolutamente realistici (cioè
in ottemperanza alle regole della grammatica culturale). Gli attori possono
assumere anche ruoli che sono completamente in contrasto con ciò che
ci si aspetta (per esempio a causa del loro aspetto).
Inoltre, si possono ottenere effetti simili a quelli che in psicologia si chiamano
"interventi paradossali". Un esempio: l'azione di disturbo non consiste
nel lancio di uova o pietre sul Signor Cancelliere, ma in un ripetuto, incessante
applauso. Ma, poiché egli non è abituato a riceverli da punk e
capelloni, sarà subito lampante che qualcosa non funziona e probabilmente
si verificherà un solerte intervento del servizio di sorveglianza in
sala teso ad allontanare la gente, solo perché ha applaudito troppo calorosamente.
Nel caso del teatro invisibile della comunicazione-guerriglia, le forme non
devono adeguarsi, come accade nel Teatro dell'Oppresso, al classico gioco teatrale,
ma rimandare al repertorio dell'arte d'azione e degli happening. Esse possono
smascherare, esagerare, rendere insicuri, importunare, trasmettere sentimenti,
suscitare smarrimento e fastidio, provocare determinate reazioni. Il teatro
invisibile viene recitato in pubblico; non esiste scena, il tutto ha luogo laddove
è possibile. E' molto importante che la scena riconoscibile del teatro
venga percepita in modo completamente diverso, cioè come un'apparente
situazione quotidiana. Il teatro invisibile è un tentativo di sfuggire
all'insignificante ("E' solo teatro"). Perciò ogni azione,
ogni rappresentazione deve essere simile a un fake in modo tale che non possa
essere riconosciuta subito come tale dagli spettatori "profani". Nel
momento in cui gli estranei realizzano che è tutto una messinscena, l'azione
si annulla. Se solo alcuni attori (e quindi non tutti) vengono smascherati durante
un'azione, essa può continuare ad avere un senso. Probabilmente si può
raggiungere l'obiettivo solo quando gli spettatori e il resto degli attori si
occupano insieme della situazione dello spettacolo.
Il teatro invisibile rende possibile una relazione con le situazioni di conflitto
discriminanti, nella quale possono venire scelti ruoli liberi come per esempio
quelli del cittadino indignato, che chiede a voce alta se il signore che disturba
non sia stato educato da piccolo, o anche dimostrazioni di approvazione ad alto
volume, che sono così esagerate, da indurre lo spettatore a opporsi.
Quando il teatro invisibile viene introdotto con l'obiettivo di calare le persone
in situazioni nelle quali si manifestano chiaramente rapporti sociali di sottomissione,
è particolarmente importante una regia previdente. Anche se le reazioni
degli spettatori e dei potenziali partecipanti sono in gran parte imprevedibili,
è importante discutere in precedenza il processo che si svolgerà
e riflettere sulle diverse forme di relazione. Bisogna garantire l'emergere
del messaggio previsto, se è necessario anche senza la collaborazione
degli spettatori che non sono al corrente. In nessun caso una tale situazione
può essere messa in scena semplicemente nella speranza che le persone
si comportino nel modo giusto.
La regola generale è: la reazione degli spettatori che gli attivisti
si aspettano deve essere riscattabile individualmente. Quando si inscenano situazioni
di sottomissione, in caso di emergenza, gli attori devono mostrare possibilità
di contrasto. Altrimenti una tale azione produce nel peggiore dei casi non una
messa in scena, ma un raddoppiamento della sottomissione.
Breve storia del lancio di torte
di Kees Stad
Il film muto lo ha mostrato: nonostante la sua prevedibilità, il lancio
di una torta in faccia a sbalorditi uomini malvagi ha sempre il suo effetto
sul pubblico del cinema. In men che non si dica quest'atto anarchico, contrario
alle buone maniere, riduce a zimbelli rispettabili signori (per, esempio il
tirannesco datore di lavoro di un esausto Charlie Chaplin). L'umiliazione è
perfetta e la gioia maligna enorme. Maestri come Laurel & Hardy hanno innalzato
l'elemento slapstick, farsesco, a una performance artistica densa di significati.
Il lancio di una torta non si limita mai all'atto in sé. Il suo pieno
effetto si sviluppa, in primo luogo, quando Oliver Hardy (la vittima) affettando
stoicismo e imperturbabilità, si toglie dall'abito pezzi di torta e resti
di panna, mentre Stan Laurel gli rimane accanto con l'espressione da "Te-lo-sei-proprio-meritato"
e annuisce, sottolineando la propria soddisfazione. Hardy perde poi l'ultimo
briciolo di dignità quando si abbandona alla collera e per ritorsione
lancia una torta in faccia a Laurel.
Felicità è una torta alla panna
Con il "movimento delle torte" degli anni Settanta, ciò che
sembrava aver perso attualità assieme al film muto visse invece un inatteso
revival. Questo movimento provocò un'ondata di paura nelle alte sfere
della società. L'idea di essere immortalati dopo un discorso con il viso
pieno di panna montata indusse più di un personaggio importante a rinunciare
completamente alle apparizioni pubbliche.
Il movimento delle torte statunitense ebbe nell'Yippie Aron Kay il suo leader
indiscusso. Nel 1976, anno delle celebrazioni del bicentenario dell'Indipendenza,
il grande maestro delle torte politiche si fece notare lanciando una torta al
caffè e alla crema in faccia a Patrick Moynihan, razzista cane da salotto
di Nixon e delegato all'Onu, durante un'iniziativa della campagna elettorale
per il Senato. L'intortamento e la relativa dichiarazione di Aron ("L'ho
fatto per protestare contro la politica estera dei servizi segreti, che Moynihan
serve") ottennero, in tutto il mondo, più attenzione di qualsiasi
altra manifestazione organizzata in quello stesso anno. Aron proseguì
il cannoneggiamento con stupefacente rapidità e colpì: il teorico
di destra William F. Buckley, l'artista Andy Warhol, il sindaco di New York
Abe Beame, due ex capi della Cia e una sfilza di personalità coinvolte
nel Watergate. Le sue torte aiutarono a cacciare Beame dal municipio di New
York e a estromettere il cosiddetto candidato progressista Brown dalla campagna
presidenziale del 1980
Phyllis Schlafly acerrima nemica della proposta di emendamento ERA (Equal Rights
Amendment), che assegnava alle donne la parità dei diritti su una serie
di questioni, era la portavoce della campagna conservatrice contro lo stesso
emendamento (che si sarebbe purtroppo rivelata vincente).Venne colpita da Aron
Kay nel 1967 in occasione del solenne conferimento del National Women's Freedom
Award. Il giorno successivo tutti i giornali del paese pubblicarono le foto
dell'evento: Aron che spiaccica la torta sul bersaglio e la Schlafly che se
la strofina sugli occhi. Le celebrazioni passarono in secondo piano e stranamente
nulla venne trasmesso in televisione. Si dice che le reti televisive avessero
concordato di ignorare i "pieings" per vendicarsi del lancio di torte
che Aron aveva compiuto qualche settimana prima sugli edifici dell'emittente
televisiva NBC. Più tardi Kay si candidò a sindaco di New York
con il motto: "Vota Kay - spiaccica una torta in faccia alle autorità"
e esortò a non dare importanza alla censura dell'informazione perpetuata
dalla televisione, ma a formare semplicemente un movimento nazionale: "Il
lavoratore intorti il suo capo, i giovani i loro insegnanti, gli inquilini i
proprietari" (Blacklisted News. Secret Histories from Chicago '68 to 1984).
A parte l'incenerimento simultaneo delle cartoline precetto per la guerra in
Vietnam e dei reggiseni, nessun altro metodo di protesta ha suscitato tanto
entusiasmo pubblico quanto il lancio di torte.
Mai a corto di fantasia, Kay lanciò torte anche contro il propagandista
dell'LSD Timothy Leary, sputò su John Ehrlichman quando gli sgherri di
Nixon gli strapparono di mano la torta, e mancò per un pelo Ronald Reagan
e Billy Carter (fratello di Jimmy). Il suo obiettivo preferito fu però
"Holy Harvey" Badlwin, un predicatore ambulante evangelista che aveva
accoltellato un attivista gay in California.
Formate delle bande
La maggior parte delle azioni riuscite di lanci di torte furono condotte in
team. I groucho-marxisti canadesi con base a Vancouver e la Revolutionary 3
Stooges Brigade (R3SB) di Dayton nell'Ohio, furono attivi per molto tempo con
successo. Entrambi i gruppi realizzarono numerosi "pie-jobs", dopo
i quali i lanciatori riuscirono sempre a scappare, grazie alla collaborazione
di numerosi aiutanti. Alla fine del 1977 i politici canadesi che viaggiavano
verso ovest in direzione Vancouver, potevano sicuramente aspettarsi che il Partito
Anarchico Canadese (corrente groucho-marxista) o la New Questioning-Coyote Brigade
attentassero alla loro immagine con una torta. Il capo dell'opposizione Joe
Clark si batté pubblicamente a favore di una "torta conservatrice",
e ne ricevette prontamente una di tutto rispetto da Brent Taylor, membro del
New Questioning, poi catturato, ma non denunciato.
Tra le vittime dei groucho-marxisti si possono annoverare l'ex-Pantera Nera
(poi "rinato in Cristo") Eldridge Cleaver, lo psicochirurgo José
Delgado, che venne colpito da un miscuglio di cervello di bovino e conserva
di pomodoro, e due ministri del governo Trudeau. A ogni centro seguì
un'esplicita rivendicazione a mezzo stampa.
Contrariamente ai media americani, che riferivano entusiasti delle torte volanti,
la stampa canadese rimproverava ai politici di reagire in modo indolente. Un
commentatore sospirò: "Terroristi fanatici dirottano aerei, vigliacchi
lanciano torte... Il lancio di torte è un metodo per evitare conseguenze
spiacevoli". Bombe di calorie non contano ai loro occhi. Tuttavia Brent
Taylor venne condannato a quindici anni di reclusione perché ritenuto
responsabile, insieme agli altri Vancouver Five, di veri attentati dinamitardi
contro una fabbrica di missili Cruise.
A differenza delle bande di torte canadesi, la Revolutionary 3 Stooges Brigade
scelse i suoi obiettivi per lo più tra celebrità locali: per esempio
il portavoce della centrale elettrica di Dayton e un poliziotto del comando
speciale SWAT. "Questo è stato un tipico torticidio locale che non
ha nessun significato nazionale. Nella vita quotidiana gli imbecilli del luogo
rivestono spesso un ruolo più importante di una qualsiasi astratta personalità
nazionale. Tutti si rallegrano se il tizio che ha rincarato le loro bollette
dell'elettricità viene colpito da una torta". Più tardi il
portavoce della centrale elettrica di Dayton negò davanti alla stampa
di aver mai ricevuto un torta in faccia. "Tutto è possibile",
replicò la brigata. "Vorrà dire che se ne va sempre in giro
con la faccia piena di pasta appiccicosa" (Blacklited News, op. cit.).
Attenzione! Gli avversari contrattaccano
La facilità con cui i lanciatori di torte riuscivano a colpire le loro
prede e poi a tagliare la corda, indusse il giornale anarchico "Open Road"
a proclamare la settimana dal 4 all'11 Novembre del 1977 "Settimana internazionale
della torta in faccia". I lanciatori di torte vivono tuttavia un'esistenza
pericolosa. Bill Carter e il re dei cowboy Roy Rogers dovettero essere trattenuti
a forza dal proposito di pestare i loro attentatori. L'intortatore del re dei
cowboy è pur sempre riuscito dove centinaia di eroi dei film avevano
fallito: lo colpì proprio in mezzo agli occhi... con un budino alla panna.
Poi il re dei cowboy fu sentito lamentarsi: "Gli avrei ficcato volentieri
un Roy-Rogers-hamburger in gola".
Almeno due lanciatori di torte finirono in ospedale. Nel 1978 uno sconosciuto
intortò Frank Rizzo (ex capo della polizia e più tardi sindaco
di Philadelphia) nel corso di una conferenza. "Ratzo", questo il suo
soprannome, ordinò ai suoi picchiatori di bastonare per cinque minuti
il giovane in pubblico, poi gli fece visita in ospedale minacciandolo di denuncia,
nel caso avesse parlato con la stampa. Rinunciò e l'episodio non apparve
mai sui media.
Nell'estate del 1973 Pat Haley, redattore del giornale underground "Fifth
Estate", si assunse la responsabilità di mettere fine al fascino
che alcuni ex attivisti politici provavano per il guru Maharaj Ji. La torta
di Haley, nascosta dietro un mazzo di fiori, si spiaccicò in faccia al
guru. DIO INTORTATO! Titolò la stampa a caratteri cubitali. Gli scagnozzi
del guru non ci videro più dalla rabbia. Due di essi penetrarono nell'abitazione
di Haley e lo picchiarono con un martello fino a fargli perdere i sensi. Maharaj
Ji diede loro una lavata di capo e Haley se la cavò con un trauma cranico.
Con le torte contro la censura, l'ipocrisia e il moralismo
La prima torta politica venne lanciata il 14 maggio del 1970 da Tom Forcade,
leggendario business hippie, che recuperò molti soldi per il movimento
contrabbandando droghe leggere. Forcade era il leader ufficiale dell'Underground
Press Syndicate e perciò ricevette un mandato di comparizione presso
la commissione per la censura (nome completo: "Commissione presidenziale
sull'oscenità e pornografia") a causa delle dichiarazioni pubblicate
sui suoi giornali.
Forcade si presentò vestito da sacerdote e lesse ad alta Voce una lunga
lista di pubblicazioni underground denunciate per "pornografia", a
cui seguirono un'adirata presa di posizione e la conclusione "fanculo voi
e la vostra censura!". Dopodiché centrò con una torta in
faccia Otto N. Larson, un membro della commissione. La foto dell'evento apparve
sulla prima pagina del quotidiano newyorkese Dazly News e su quasi tutti gli
altri quotidiani del paese.
Sette anni più tardi il sindaco repubblicano di Cleveland, Ralph Perk,
cercò di avviare una crociata contro "pornografia e immoralità"
che accanto a "Playboy", comprendeva anche prostituzione e hashish.
In occasione dell'inaugurazione della sede di coordinamento della campagna per
la sua rielezione, l'yippie Sue Kuklick entrò nella sala con una gonna
lunga e una parrucca di capelli ricci per lanciargli in faccia una torta di
fragole e rabarbaro. In seguito, la donna venne invitata dai funzionari a bere
un caffè alla centrale di polizia (Cleveland è città di
grandi tradizioni democratiche) e lasciata scappare dalla porta sul retro. Circa
le motivazioni del suo gesto la Kuklick fornì come spiegazione il maltrattamento
delle prostitute e la conduzione di una ipocrita guerra morale contro la pornografia,
nonché il fatto che il sindaco fosse un nemico dei poveri. Ne seguì
una clamorosa débacle elettorale.
A Minneapolis un arcivescovo ostile ai gay andò incontro alla collera
del Signore in una forma simile. Un attivista gay (il motto del suo club era:
"Coccole e rivoluzione") andò prima dal parrucchiere, poi comprò
un hamburger, nel caso in galera non gli avessero dato nulla da mangiare, e
si recò a un banchetto di beneficenza dell'arcivescovo anti-gay. Li si
fece immortalare mentre gli stringeva la mano e poi piazzò sulla sua
faccia una torta al cioccolato confezionata da un pasticcere locale.
Nel 1970, il governatore James Rhodes mandò la Guardia Nazionale nel
campus della Kent State University per stroncare una manifestazione contro la
guerra. Quattro studenti vennero uccisi. Alcuni giorni dopo egli perse la (ri)elezione
ma tornò in circolazione nel 1974 e riottenne il suo posto. In occasione
dell'apertura delle celebrazioni dello Stato dell'Ohio, Rhodes ricevette la
sua meritata torta di banana e crema. Si narra che quando la radio diede la
notizia, molti esultarono e sull'autostrada i clacson vennero suonati a lungo
dalla gioia. Rhodes fece arrestare il lanciatore e cercò di farlo condannare
per presunte lesioni fisiche provocategli dal lancio della torta. Il giorno
prima del processo il lanciatore di torte dimostrò come ciò fosse
assolutamente impossibile: batté tutti i record facendosi lanciare da
amici e amiche ben ventisei torte contemporaneamente (ne parlarono tutte le
tv locali). Venne assolto con formula piena, sebbene i giudici non si fossero
particolarmente divertiti.
In Europa, per quanto conosciuto, l'intortamento non è mai stato particolarmente
diffuso. A ogni modo si è lanciato tutto il possibile e l'immaginabile
contro i detentori pubblici del potere. Per fare un esempio, l'ex presidente
del consiglio olandese Lubbers ricevette, a causa della sua politica estera
ipocrita, mezzo negozio di verdura in faccia nel corso di una manifestazione
contro il razzismo. E come non ricordare le uova che colavano dagli occhiali
del ciccione di Oggersheim? [Sarebbe a dire Helmut Kohl]. In Gran Bretagna invece
ci sono stati alcuni episodi di lancio di torte. Nel 1977, Michael Heseltine,
dirigente di spicco del partito conservatore, ricevette una torta di mele e
panna durante un discorso all'Università di Leeds. Mentre il suo collega
di partito David Frost dovette recarsi fino a New York, per poter conoscere
la gioia di a pie in the eye. Agli inizi degli anni Ottanta, durante una visita
al centro di assistenza sociale di Manchester, anche il principe Carlo s'imbatté
in una lanciatrice di torte. E nel 1982 Tony Benn, semi dio della corrente di
sinistra del Labour Party, venne colpito da una torta su un orecchio, nel bel
mezzo di un intervento sul "diritto al lavoro" a una riunione sindacale
in Galles. Il pubblico era tanto sconcertato che il lanciatore di torte ebbe
addirittura il tempo di prendere il microfono e di urlare: "Ficcatelo nel
culo il diritto al lavoro!" prima di essere cacciato giù dal palco
e consegnato alla polizia, che poi lo lasciò andare.
Dolce belga
Il belga Noel Godin è un caso a parte. È stato un ospite temuto
in Belgio e Francia, dove per vent'anni ha inseguito filosofi, politici e personaggi
dei media. Recentemente ha scritto un'autobiografia intitolata "Cream and
Punishment". Tra le sue vittime si possono annoverare Jean-Luc Godard e
la scrittrice Marguerite Duras. Alla sua prima apparizione al Festival del Cinema
di Cannes, colpì il neo ministro della cultura francese, per di più
alla sua prima uscita in pubblico. L'obiettivo preferito di Godin è però
il maestro-filosofo francese Bernard-Henri Lévy. Animo sensibile, una
volta Lévy ha dichiarato: "Vado fuori di testa quando riesco a trovare
una nuova nuance di grigio da indossare"; ha poi sostenuto che le donne
non dovrebbero andare in giro con denaro e definito il proprio talento "un
paesaggio che non può trovare un posto fisso nella topografia classica".
Tali affermazioni gli sono valse un assedio dolciario durato anni. "Lui
è il peggiore", ha spiegato Godin, "è il personaggio
più schifoso del secolo".
Godin, le cui azioni hanno trovato un'eco entusiasta nei media, è diventato
popolare proprio per l'accurata scelta del bersagli. "Non voglio scadere
in un comodo sensazionalismo. Per ogni vittima dev'esserci una motivazione plausibile.
Le mie torte sono in linea con le lettere di ingiuria che i dadaisti spedivano
alle celebrità". Col tempo è ricorso sempre più spesso
alle torte politiche. Strano a dirsi, non ha ancora ricevuto nessuna denuncia
dalle sue vittime. "Lo farebbero con piacere", spiega Godin, "ma
sarebbe disastroso per quello da cui dipendono, cioè la loro reputazione.
Ogni volta che sono stato fermato, i poliziotti hanno perfino scherzato e mi
hanno spesso sottoposto delle liste di possibili candidati futuri".
Le azioni con le torte, come quelle di Godin, devono essere preparate con cura
e condotte con un team di almeno quattro persone. Oltre a un assistente che
passa la torta, ci deve essere anche un cameraman che documenti l'evento. "E'
importante non limitarsi a lanciare la torta, ma colpire il bersaglio",
insegna Godin, non preoccupandosi della via di fuga, anche se comporta il rischio
di essere pestati dalla sicurezza. E' severamente proibito reagire se si viene
aggrediti fisicamente. Poco prima dell'azione si compra un'ottima torta, possibilmente
in un piccolo forno del luogo. La qualità è tutto! Quando un'azione
va storta, la torta ce la mangiamo noi" ("The Observer", 2 febbraio
1995).
Figure di merda
L'imbrattamento dell'immagine è una pratica che ricorre sia a tecniche
della comunicazione sovversiva (fakes o a altro) sia a campagne militanti esplicite.
Il danneggiamento mira a compromettere per un certo periodo la reputazione di
una persona, di un gruppo, di un partito, di una città o di un paese
e cerca di mandare in frantumi le immagini positive (per lo più costruite
a spese di altri) che millantano un mondo bello e sano. Questa pratica è
particolarmente efficace se vengono coinvolti soggetti (per esempio consumatori,
abitanti o una giuria) che possono essere influenzati dalla cattiva figura della
vittima.
In un certo senso, il danneggiamento dell'immagine si basa sul rovesciamento
del principio di rappresentazione borghese: gruppi non legittimati cercano di
sottrarre al potere legittimo la rappresentanza della collettività. Gli
estremisti contano sul fatto che la loro cattiva condotta si ripercuota su un
intero gruppo (ad esempio i tedeschi, i berlinesi o gli abitanti) o almeno di
farlo credere alle autorità. Facendo tutto quello che i media volentieri
gli attribuiscono, quelli che si impegnano nel danneggiare un'immagine dimostrano
di saper utilizzare consapevolmente la loro cattiva reputazione: ad esempio,
gli autonomi fanno casino o minacciano di farlo, i punk provocano caos e scontri,
gli spacciatori di droga spacciano droga ecc. Vengono utilizzati strumentalmente
i media. Agli imbrattatori dell'immagine non interessa ottenere un buon articolo,
ma solo essere presenti sui massmedia: "I media non vengono utilizzati
per presentare un determinato obiettivo politico, ma servono alla diffusione
di una mentalità". Le azioni contro i giochi olimpici ad Amsterdam
e a Berlino, sono esempi di sabotaggio dell'immagine decisamente riusciti. Gli
argomenti ponderati contro i costi, i folli progetti urbanistici e, nel caso
di Berlino, l'infausto precedente storico del 1936, furono sì ascoltati,
ma non vennero presi in considerazione. Al contrario, la strategia del danneggiamento
dell'immagine (attraverso una pluralità di svariate azioni e l'abile
impiego della logica mediatica) mandò in bestia il Comitato Olimpico
Internazionale, così come i politici e i media locali.
NOlympics
Oggi, quando una città si candida a ospitare i giochi olimpici, accade
che vengano assunti sedicenti specialisti della comunicazione, con il compito
di convincere tanto i cittadini, quanto i membri del Comitato Olimpico Internazionale.
Ad Amsterdam (1984-1986), e a Berlino (1992- 1993), si formarono, oltre alle
candidature ufficiali, dei cosiddetti comitati NOlympics, che cercavano di fornire
agli organi di decisione internazionali una consistente impressione negativa
delle condizioni di queste città. Poiché le candidature alle Olimpiadi
sono essenzialmente campagne d'immagine, la sola presenza sui media degli avversari
produce un effetto decisivo.
Amsterdam
Ad Amsterdam un gruppo relativamente piccolo di attivisti ottenne grandi risultati.
Fu molto importante riuscire a strumentalizzare i media su diversi piani. "Si
lavora la stampa locale con argomenti locali, si utilizza un linguaggio colorito,
si comunicano alla radio opinioni di interesse nazionale e, a getto continuo,
si recapita posta con le più diverse intestazioni ai membri del Comitato
olimpico internazionale" (Agentur Bilwet, op. cit.). Infatti, l'uso eccessivo
dell'emblema olimpico con i cinque anelli svaluta il simbolo stesso. Gli attivisti
agirono su più livelli. Innanzitutto, scelsero come portavoce una prestigiosa
esponente dello schieramento liberale di sinistra, il che fece un buon effetto
sull'opinione pubblica borghese. La signora, che non aveva niente a che fare
con le azioni parzialmente illegali svolgeva il ruolo di moderatrice nelle iniziative
legali.
Il movimento NOlympics di Amsterdam copiò i metodi del suo avversario.
Il comitato di preparazione ufficiale aveva offerto (come regalo personale)
un videoregistratore a tutti i membri del Comitato olimpico internazionale.
Il movimento NOlympics preparò invece un video, che gettava una diversa
luce su Amsterdam e tutti i suoi pregi (buche, cacche di cane, hashish, rapine
ecc.). Sconosciuti inviarono ai membri del Comitato olimpico internazionale
un cartoccio di marijuana, accompagnato da una falsa lettera d'invito del sindaco
di Amsterdam: "Dopo i diamanti sudafricani Vi inviamo qualcosa con cui
potrete allietare il Vostro spirito. Il Comitato olimpico olandese desidera
farVi conoscere uno dei prodotti di Amsterdam. Speriamo di. esercitare con questo
un positivo influsso sulla Vostra decisione. Questo prodotto nazionale è
acquistabile in più di 500 punti vendita legali. Soprattutto non tenete
in nessun conto la crescente opposizione ad Amsterdam" (Agentur Bilwet,
op. cit.).
Fu proprio così che andò a finire. Gli ospiti della Federazione
sportiva internazionale vennero colpiti da vernice, uova e pomodori marci durante
un giro per i canali; in occasione del sessantasettesimo Campionato internazionale
di golf tre buche vennero completamente rivoltate e molte altre azioni di sabotaggio
sottolinearono le posizioni del NOlympics, e mostravano che l'Olanda non sarebbe
stata in grado di proteggere le manifestazioni sportive da tali attacchi.
Sempre più frequentemente i membri del comitato ufficiale di candidatura
presero posizione contro il movimento NOlympics. Lentamente le autorità
e media capirono il trucco e reagirono mettendo il tutto a tacere. Quando poi,
nell'agosto del 1986 si verificarono due attentati dinamitardi rivendicati dalle
Rivolutionäire Zellen con esplicito riferimento alla candidatura alle Olimpiadi,
il tema tornò nuovamente di moda.
Si toccò l'apice quando le azioni cominciarono a coinvolgere anche le
riunioni internazionali del Comitato olimpico internazionale. Il movimento si
presentò alla seduta decisiva del Comitato olimpico internazionale a
Losanna nel settembre 1994, con numerosi punk, qualificandosi come "tipici
cittadini di Amsterdam" e ovunque passarono lasciarono montagne di spazzatura.
Davanti alla sede dell'incontro vennero organizzate manifestazioni permanenti
volte al massimo casino per la stampa mondiale ("tipica manifestazione
di Amsterdam"). Alla fine Amsterdam ottenne solo 30 voti su 130.
Berlino
Il motto del NOlympics berlinese ("Contro un Olimpiade dei ricchi - sport
popolare per tutti") avrebbe anche potuto essere "imparare da Amsterdam
significa imparare a vincere". Sebbene, ad Amsterdam, l'opposizione alle
Olimpiadi ebbe una base relativamente estesa anche nei quartieri interessati,
fu un piccolo nucleo di attivisti a determinare l'immagine del NOlympics olandese.
A Berlino invece il movimento NOlympics era sostenuto da azioni di massa collegate
a una militanza multiforme ("La gioventù si allena per le Olimpiadi").
Con un attivo di circa settanta azioni, il movimento berlinese ancora una volta
non smentì la sua reputazione.
Il 1992 segnò l'inizio di una lunga catena di azioni: finestre delle
ditte olimpiche in frantumi, caos e graffiti per tutta la città ecc...Con
piccoli incendi in tre diversi centri commerciali fu messo fuori uso l'impianto
idraulico e i danni ammontarono a milioni di marchi. Poi fu la volta dell'opinione
pubblica, con il furto all'Olympiastadion, nel gennaio 1992, della lastra in
memoria dell'organizzatore delle Olimpiadi del 1936, Carl Diem. Poiché
le richieste del commando, che aveva preso il nome dall'organizzatore, Lutz
Grüttke, non vennero esaudite, la lastra venne scarabocchiata come promesso.
Come nel caso di Amsterdam, i membri del Comitato internazionale olimpico ricevettero
diverse lettere di presentazione dei pregi di Berlino, dal punto di vista autonomo.
Venne inviato anche un video-violenza che mostrava l'immagine del diffuso movimento
militante e le sue più importanti comparse del passato. In una delle
sequenze finali un individuo sospetto faceva giochi di destrezza con un ciottolo
del pavé stradale e annunciava: "We will wait for you".
Anche a Berlino le reazioni dei media giocarono un ruolo centrale nella strategia
di danneggiamento dell'immagine. Poco importava che articoli e reportage fossero
favorevoli oppure no. Il binomio Berlino e Olimpiadi rimase sempre associato
a titoli sensazionalistici a caratteri cubitali. Gli attivisti strumentalizzarono
l'interesse dei media per gli avvenimenti sensazionali. Nonostante i media se
ne rendessero conto, non seppero sottrarsi all'effetto delle diverse azioni.
L'uscita di Berlino dalla candidatura, nel settembre del 1993, ebbe diverse
cause: il razzismo in Germania, il disappunto della popolazione berlinese e
last but not least la riuscita campagna di danneggiamento dell'immagine.
Applausi dalle persone sbagliate
Danneggiare un'immagine non è limitato solo all'ambito delle grosse campagne
e non funziona unicamente attraverso l'assunzione di identità distruttive.
Autonomi, lesbiche e comunisti possono condurre il loro avversario politico
a una situazione penosa anche sostenendolo esasperatamente. Ad esempio, il presidente
degli Usa Richard Nixon non dev'essere stato particolarmente contento del testo
di uno striscione che nel 1973 recitava al grande Fuck-in yippie: "Homosexuals
for Nixon - We love Dick" (10).
Quando si fa credere che un reazionario può condividere la sottocultura
di sinistra si ottengono due risultati: da un lato si presenta all'opinione
pubblica un dato tema politico, dall'altro la legge non può punire chi
obbliga l'avversario politico a reagire e lo costringe, per mezzo di un applauso
dalle persone sbagliate, a una smentita o a una rettifica.
All'inizio del 1996 un gruppo di autonomi di Coblenza diedero alla loro casa
occupata il nome dell'ex sindaco della Cdu. Motivarono la scelta dicendo, che
era una "conseguenza logica" dopo le brutte esperienze avute con la
politica traditrice dei socialdemocratici (il sindaco in carica della Spd voleva
infatti sgomberare la casa), e che il predecessore era "un grande modello
in fatto di democrazia". ("Junge Welt", 07.02.1996).
Creare eventi veri con affermazioni false
La maggior parte dei socialdemocratici si sarebbe trovato davvero in difficoltà
con dichiarazioni del tipo: "Gli autonomi appoggiano il candidato della
Spd, perché è contro lo Jager 90 e si batte per una maggiore pace
sociale" (11), soprattutto se una settimana prima alcuni estremisti avessero
organizzato una manifestazione violenta. Si possono anche attribuire ai suddetti
politici affermazioni che non hanno mai formulato, ma che i loro avversari conservatori
gli attribuirebbero volentieri ad esempio: legalizzazione delle droghe, apertura
di coffee shops o depenalizzazione di determinati reati). E' un metodo fantastico
per obbligare i politici (non solo in tempi di campagna elettorale) a dire cose
che altrimenti non direbbero per motivi di convenienza. Danneggiare un immagine
aiuta così a produrre, con false affermazioni, eventi veri. Quanto più
credibile suona una dichiarazione di sostegno, tanto più grandi sono
le sue possibilità di successo.
Questo vale anche per i Verdi: una portavoce dell'ufficio di Francoforte per
gli affari multiculturali giudica "assolutamente non divertente" una
falsa lettera, con tanto di firma del presidente della sezione multiculturale
Cohn-Bendit, che invitava "la cittadinanza di Francoforte a boicottare
i negozi e i ristoranti razzisti" e invitava i cittadini a "non dare
nessuna informazione ai funzionari spioni dell'autorità per gli stranieri"
("Taz", 21.10.1991).
Invece, nel 1969, il gruppo di teatro-guerriglia Rapid Transit Guerilla Communications
(RTGC) mise in difficoltà il candidato repubblicano alla presidenza Richard
Nixon, accogliendolo con i costumi del Ku-Klux-Klan in occasione di un comizio
elettorale a Chicago e salutandolo con lo striscione "The Klan Supports
Nixon". Questa azione fu estremamente efficace, perché non pochi
giornalisti la ritennero plausibile. Negli Usa questa forma di attacco dell'immagine
era molto diffusa già alla fine degli anni Sessanta.
Tuttavia, i promotori delle azioni devono operare con molta prudenza. Esperti
guerriglieri della comunicazione raccomandano di fare attenzione agli effetti
collaterali anche quando essi non sono indicati sul foglietto illustrativo.
Spesso nel danneggiamento dell'immagine si gioca con simboli razzisti o altri
simboli discriminanti o motti che non solo scioccano, ma possono anche rafforzare
tali tendenze sociali e contribuire alla loro ulteriore diffusione (vedi: V.
Santoro, Political Trashing).
Un'altra azione possibile consiste nell'obbligare l'avversario politico a utilizzare
simboli che detesta. Un neo-nazista non sarebbe certo felice di abitare in via
Anna Frank o in via Erich Mühsam (12). Possono essere create situazioni
in cui l'avversario è obbligato a fare affermazioni o compiere azioni
contro la propria volontà. A Passau, Anja Rosmus (cfr. il film Das schreckliche
Mädchen) (13) riuscì a produrre l'effetto desiderato allorché
emise un comunicato stampa a nome del sindaco della Csu, in cui si rendeva noto
di voler accogliere alla stazione gli ex cittadini ebrei della città.
Il sindaco non l'avrebbe mai fatto, ma dovette partecipare perché il
tutto era stato annunciato dai giornali.
Prendere in prestito il nome dell'avversario
Un'ulteriore forma di disturbo dell'immagine consiste nell'utilizzare consapevolmente
simboli, segni o etichette in un contesto negativo o anche in azioni illegali.
In questo caso, l'obiettivo degli attivisti è incanalare la collera degli
ignari verso l'avversario, il cui nome è stato sottratto, "détournato"
per l'azione. Se ci capita spesso di vedere facciate di palazzi arricchite da
graffiti che affermano "Vota Cdu", cresce la nostra rabbia nei confronti
di quel partito. Nel marzo del 1996, in occasione delle elezioni comunali bavaresi,
su numerose facciate di abitazioni di Ratisbona risaltava la semplice scritta
"Cdu". Tale azione fu particolarmente efficace perché in primis
l'imbrattamento infastidì molto, e poi perché la Cdu/Csu non poté
spiegare che erano proprio i suoi avversari a esprimere la raccomandazione di
voto.
Müllern
La presenza nei media è comunque un'arma a doppio taglio. Quando le azioni
dei movimenti sociali e politici non vengono completamente taciute, vengono
sminuite, o si tenta di ridurre i movimenti in questione a semplici stereotipi
("violenza giovanile", "mancanza di orientamento" ecc.).
I rappresentanti di tali movimenti si trovano in grosse difficoltà quando
devono sostenere la loro posizione nei dibattiti televisivi. Poiché nell'ambito
di queste manifestazioni vengono per lo più vincolati a forme di discussione
alquanto borghesi (dialogo costruttivo...), oppure semplicemente presentati
come animali esotici. La condotta del "Signor e della Signora Müller",
che sfruttarono la presenza mediatica per una tattica di affermazione sovversiva,
indica come servirsi di una discussione pubblica utilizzandola per i propri
scopi.
Il movimento giovanile zurighese si formò nel maggio del 1980. Chiedeva
che gli venisse concesso un centro giovanile autonomo. Rivendicazione in contrapposizione
con la politica culturale cittadina. Nelle settimane successive lo scontro tra
le autorità, i politici e il movimento subì un'escalation. Tra
giugno e luglio le proteste dei giovani si estesero a molte città della
Svizzera. Poiché gli organi istituzionali cercavano di trasformare le
manifestazioni in scaramucce, il movimento reagì con forme di dimostrazione
non convenzionali. Ad esempio, il motto di una delle prime manifestazioni, "Nudo
contro la violenza", fu preso alla lettera, e i partecipanti a un corteo
sfilarono svestiti.
Il 2 luglio la televisione svizzera di lingua tedesca DRS organizzò un
dibattito sul tema "opposizione alla violenza di Stato", dove giovani
ed eminenti personaggi locali avrebbero avuto la possibilità di dialogare.
I dieci giovani del movimento, ospiti della discussione, si presentarono in
costumi da carnevale e si limitarono ad azioni di disturbo non verbale: fischiavano,
gridavano, battevano le mani, mentre palloncini e bolle di sapone fluttuavano
sul video. I notabili fecero fatica a prendere la parola e la trasmissione venne
sospesa in anticipo.
Alcuni giorni più tardi la DRS fece un ulteriore tentativo di dialogo
con i giovani, come reazione alla "condotta da guerra civile" della
polizia di Zurigo ("Frankfurter Allgemeine Zeitung"). Fu fissato nuovamente
un incontro tra movimento, rappresentanti dello Stato, notabili e liberali di
sinistra. Nell'illustre compagnia figuravano un uomo e una donna, entrambi consiglieri
comunali, il capo della polizia di Zurigo, il presidente della socialdemocrazia
di Zurigo e un moderatore.
Prima della discussione televisiva si valutò, che tanto l'eterogenea
composizione della tavola rotonda, quanto i temi che si sarebbero affrontati
nel corso della trasmissione avrebbero spinto i rappresentanti del movimento
in una posizione difensiva. Dato il clima politico generale sarebbe stato facile
attaccare il movimento. Alla luce di questa situazione il movimento elaborò
una nuova tattica. Durante la trasmissione entrambi i suoi delegati si spacciarono
per la coppia di coniugi Müller. Il fatto passò alla storia come
Müllern. Müllern significa: far fare una brutta figura all'avversario
interpretando il suo stesso ruolo, esprimere i giudizi e i desideri che non
osa esternare. Müllern significa: mascherarsi per smascherare il proprio
avversario. O anche: spacciarsi per un borghese.
"Il Signore e la Signora Müller" capovolsero i ruoli: da bravi
piccolo-borghesi con vedute limitate (la Signora Müller si presentò
davanti alla telecamera con i bigodini) chiesero che venissero adottati duri
provvedimenti contro i giovani ribelli. Con le loro ingiurie, recitarono la
vox popoli che generalmente i politici credono dalla loro parte. Fu un successo
non solo perché gli attaccati apparvero come politici moderati, ma soprattutto
perché erano incapaci di trattare questa imprevista inversione dei ruoli.
Di discussione in discussione, "il Signor e la Signora Müller",
inasprirono le loro prese di posizione e alla fine arrivarono a chiedere l'eliminazione
della gioventù. Gli altri partecipanti alla discussione cercarono in
ogni maniera di vincolarli al loro ruolo di rappresentanti del movimento, ma
Hans e Anna Müller diedero prova di grande abilità retorica, cambiando
posizione di tanto in tanto.
Ecco com'è andata: "per prima cosa una panoramica sugli scontri
avvenuti in strada. Il consigliere comunale Frick puntualizza che la manifestazione
non era stata autorizzata. Fünfschilling aggiunge che ora i giovani rischiano
l'arresto. Anna Müller ribatte che la polizia si è persino trattenuta
troppo. Hans Müller tira fuori dei proiettili di gomma e chiede che i poliziotti
ne adottino di più grandi per aumentare le probabilità di ferimento.
I Müller impediscono al capo della polizia Bertschi di leggere un volantino
ispirato alla violenza, interrompendolo e gridandogli di fare uso delle armi
contro i giovani e mettere tutti i rivoltosi al muro. Alla fine la consigliera
comunale, la Signora Lieberherr si infuria e annuncia, con gli occhi sfavillanti
di rabbia, che non permetterà che la sua tolleranza per i giovani venga
distrutta. Per tutto il dibattito il moderatore Kriesemer riesce a esprimere
solo un timido: "Scusi, Lei non potrebbe..."oppure "Un momento,
calma!". Le ultime parole si perdono nella confusione. Le autorità
strillano e brontolano, Hans Müller tra una sbuffata e l'altra di sigaro
urla: "Mi viene solo da dire: Mosca!..."" (AA.VV., Die Angst
der Mächtigen vor der Autonomie. Aufgezeigt am Beispiel Zilrich).
Molto probabilmente alcuni dei partecipanti alla discussione si erano già
accorti della presa in giro, tuttavia cercarono di portare avanti una discussione
seria. La tecnica seguita dai "Müller" costringeva i partecipanti
a reagire. Consapevoli di doversi comportare in qualche modo, non trovarono
alcuna adeguata controstrategia. La discussione iniziata dovette concludersi
solo con un patetico finale. La controparte (autorità e rappresentanti
della polizia) reagì confusamente vedendo i Müller assumere ed estremizzare
la loro stessa posizione. Fu adottata la tecnica dei Müller poiché
la superiorità dell'avversario obbligava il movimento a cambiare le regole
del gioco.
Dopo la trasmissione cominciò una campagna di diffamazione contro il
"Signor e la Signora Müller". Il consigliere comunale Frick e
il capo di polizia Bertschi, che avevano partecipato alla trasmissione, si vendicarono
rendendo noti i veri nomi del "Signor e della Signora Müller".
I fascisti della Nationale Aktion chiesero l'"espatrio forzato" della
"terrorista verbale" nata in Iraq, e che non fosse riconosciuta la
cittadinanza ad "Anna Müller". L'involontaria fama procurò
alla "Signora Müller" tanto lettere di fans, quanto minacce di
morte. In seguito sporse denuncia contro il consigliere comunale e il comandante
della polizia quali autori della campagna di sobillazione.
Nel marzo del 1982, il "Signor Müller" venne condannato a quattordici
mesi di carcere per un altro reato. Evidentemente serviva un capro espiatorio
del movimento. Nonostante ciò, un "comitato processi sensazionali"
rese noto che il "Signor Müller" era stato rapito dai suoi compagni.
Alla conferenza stampa venne inoltre proiettato un video, in cui il "Signor
Müller" girava per le strade di Zurigo e tra le altre cose cercava
"di rendere il codice penale attraente per un bambino" (SpaBguerilla,
op. cit.).