Biblioteca Multimediale Marxista
Articolo apparso sulla Rivista "Voprosy Istorii", Organo teorico dell'Istituto di Storia dell'Accademia delle Scienze dell'Urss, n° 8, 1953
Il problema della lotta di Marx e di Engels per il partito proletario in Italia,
della loro azione sul movimento operaio italiano nel periodo della Prima Internazionale
rappresenta uno degli aspetti meno studiati sia della storia del movimento operaio
italiano, sia della biografia di Marx e di Engels. Se molti dei problemi di
storia dello stesso movimento operaio in Italia negli anni 1860-1870 sono stati
in certo qual modo studiati, il problema della penetrazione del marxismo e della
instaurazione di rapporti tra Marx e Engels e le organizzazioni italiane, e
della tattica della loro lotta contro l'influenza borghese nel movimento operaio,
sia pure nella forma del mazzinismo e dell'anarchismo, è ancora tutt'altro
che studiato.
Il compito di stabilire rapporti diretti con le organizzazioni operaie in Italia
stava dinanzi al Consiglio dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori,
guidato da Marx, fin dalla stessa fondazione dell'Internazionale. Negli anni
'60, gli anni cioè dell'influsso mazziniano nel movimento operaio italiano,
a Marx non riuscì di stabilire tali rapporti. Alcune speranze, dapprima,
Marx e Engels le avevano riposte in M.Bakunin, che nel 1864 aveva rinnovato
la sua conoscenza con Marx e gli aveva dichiarato che egli, Bakunin, ora avrebbe
preso parte esclusivamente al movimento socialista. Tuttavia, al suo arrivo
in Italia nel 1864, M.Bakunin si legò non con il movimento operaio e
con le organizzazioni operaie, ma con i democratici borghesi, con i massoni,
ecc., e fondò la sua società segreta "Fratellanza internazionale"
- tipica organizzazione cospirativa democratico-borghese, - che fu il predecessore
e il prototipo dell'"Alleanza" segreta bakuninista del 1868. Fino
agli anni 1867-1868 il movimento operaio, come tale, non attirò la sua
attenzione, e i rapporti con il Consiglio Generale e con Marx il Bakunin non
li mantiene. Per ciò che invece riguarda i singoli rappresentanti delle
società operaie italiane ai primi congressi dell'Internazionale, questi
erano dei mazziniani ortodossi come, per esempio, Gasparo Stampa. La loro presenza
ai congressi e le singole lettere al Consiglio Generale rispecchiano indubbiamente
il grande interesse e la simpatia degli operai italiani nei riguardi dell'Internazionale,
ma di stabilire attraverso di essi dei contatti con gli operai italiani era
praticamente impossibile.
Contro l'influenza di Bakunin in Italia
La situazione venne di poco a mutare con la creazione delle prime sezioni dell'Internazionale
in Italia (nel 1868 in Sicilia e nel 1869 a Napoli). Benché questo fatto
rispecchiasse le spontanee tendenze degli operai verso l'Internazionale, tuttavia
a capo delle sezioni stavano dei bakuninisti e le sezioni non tenevano alcun
contatto con il Consiglio Generale, dato che, come Engels scrisse a Cafiero
il 28 luglio 1871, tutti i tentativi del segretario-corrispondente del Consiglio
Generale per la Francia E. Dupont di stabilire un regolare rapporto con la sezione
napoletana non avevano portato a niente. Fino al maggio 1871 né Marx
né Engels - che nel 1870 erano entrati a far parte del Consiglio Generale,
- ebbero la possibilità pratica di stabilire un contatto diretto con
le masse operaie italiane. Una tale possibilità apparve soltanto nel
1871, quando Carlo Cafiero decise di tornare in Italia.
Carlo Cafiero veniva da una abbastanza ricca famiglia aristocratica di Barletta.
Il suo cammino egli lo aveva iniziato come democratico borghese. Assai espansivo
e appassionato, Cafiero non ebbe mai un adeguato e sufficiente bagaglio teorico.
Tuttavia, con la conoscenza di Marx e di Engels resasi possibile alla fine del
1870 attraverso degli emigranti italiani, egli, pur non divenendo un rivoluzionario
autenticamente proletario che ha coscienza dei fini e dei compiti del movimento
operaio e che abbia inteso il ruolo del proletariato nello sviluppo sociale,
tuttavia si pone dalla parte della classe operaia. Egli si dichiara disponibile
a consacrare tutte le proprie forze alla causa dell'organizzazione degli operai
in Italia e a recare aiuto al Consiglio Generale. Le lettere di Engels a Cafiero
mostrano che il primo vide chiaramente l'immaturità teorica del secondo.
In seguito Cafiero, che non era riuscito a superare le sue concezioni democratico-borghesi,
passò tra le file degli anarchici bakuninisti e svolse un ruolo di primo
piano nell'organizzazione anarchica in Italia.
Ma nella primavera del 1871, in relazione con l'imminente ritorno di Cafiero
in Italia, dinanzi a Marx e a Engels si apriva la possibilità di entrare
in diretto contatto con il movimento operaio italiano; e una tale possibilità
Engels non poteva lasciarsela sfuggire.
Il 1871 fu un anno di importanti e rapidi mutamenti nella vita sociale dell'Italia.
La crisi del mazzinismo iniziatasi ancora negli anni 1865-1866 e il processo
di distacco del movimento operaio dal mazzinismo (in rapporto con lo sviluppo
degli scioperi e la creazione di organizzazioni realmente operaie di tipo professionale)
si rafforzarono e accelerarono notevolmente sotto il possente influsso rivoluzionario
della Comune di Parigi Il partito mazziniano si disgregò, - una parte
dei democratici. si rivolse al movimento operaio e all'Internazionale, e una
parte passò nel campo della reazione borghese. Dall'altro lato si ebbe
un impetuoso sviluppo del movimento operaio. Sorsero nuove organizzazioni, comparve
un notevole numero di giornali e, fatto ancor più importante, crebbe
fortemente la spontanea tendenza degli operai all'unificazione e verso l'Internazionale.
Alla testa di questa spontanea ripresa si trovavano però gli anarchici.
Il che fu condizionato dalla arretratezza generale dell'Italia, dove il numero
del proletariato industriale era ancora esiguo e oltretutto concentrato fondamentalmente
nel settentrione del paese; la condizione molto pesante delle masse che soffrivano
sia di un arretrato capitalismo che dei residui di feudalesimo ancora presenti
e, infine, la delusione generale per il programma e la tattica del mazzinismo.
L'enorme insoddisfazione accumulatasi nelle masse si manifestò in rivolte
spontanee.
Una delle ragioni di un certo rilievo, e specifiche per l'Italia, dell'influsso
dei bakuninisti nel paese fu il ruolo particolare svolto dall'allora appena
formatosi Stato nazionale italiano. Arrivato al potere a seguito dell'unificazione
del paese, il blocco sociale tra la nobiltà imborghesita e la grande
borghesia utilizzò tutte le possibilità e, in primo luogo, il
potere dello Stato per rafforzare il proprio dominio economico e per una ulteriore
offensiva contro il livello di vita dei lavoratori. La trasformazione, del Sud
in una colonia interna, la pauperizzazione di massa della popolazione che non
aveva trovato un impiego nell'industria e l'assenza di un qualsiasi minimo diritto
politico aveva portato a che il popolo vedesse nello Stato soltanto un gendarme,
un esattore di tasse o un ufficiale che coscrive delle reclute.
Dall'altro lato, Bakunin aveva larghi rapporti personali nell'ambiente degli
elementi radicali della democrazia borghese. In rapporto con l'intervento di
tutti gli elementi anarchici contro il Consiglio Generale dell'Internazionale,
che avevano particolarmente rafforzato i propri attacchi dopo la Conferenza
di Londra del 1871, Bakunin utilizzò tutti i suoi legami e svolse una
intensa attività politica e di propaganda nell'intero paese, tanto da
riuscire, a seguito di ciò, a guidare l'intero movimento.
Nell'articolo "In Italia" F.Engels scrisse: "I germi del movimento
in Italia sono legati all'influsso bakuninista. Mentre tra le masse operaie
ha dominato un appassionato, ma in sommo grado confuso, odio di classe contro
i propri sfruttatori, in tutte le località in cui interveniva l'elemento
operaio rivoluzionario assumeva la guida un pugno di giovani avvocati, dottori,
letterati, commessi, ecc., sotto il comando personale di Bakunin".
Nella sua attività in Italia Bakunin aveva puntato non tanto sul movimento
operaio, quanto su abbastanza significativi strati di piccola borghesia in rovina
e di intellettuali disorientati e senza una precisa collocazione di classe,
mentre gli operai lo attraevano soltanto come massa di manovra. Non è
quindi casuale che principale focolaio dell'anarchismo fossero l'Italia meridionale
e centrale, mentre il Settentrione, e in particolare la più evoluta Lombardia,
lo fossero in misura assai minore.
Tale era la situazione quando Engels intraprese il tentativo di stabilire, attraverso
Cafiero, un legame con le organizzazioni operaie in Italia. Come dimostrano
le lettere, Cafiero prima della partenza ricevette delle indicazioni e, probabilmente,
un determinato piano di azione sia dallo stesso Engels che dal segretario-corrispondente
del Consiglio Generale per l'Italia Giovacchini. Dopo l'arrivo di Cafiero in
Italia Engels, nelle lettere a lui inviate, continuò a dargli consigli
su questioni concrete, a chiarire la linea di condotta e la tattica che Cafiero
doveva tenere. Dal 1• agosto 1871 Engels, designato dal segretario-corrispondente
del Consiglio Generale per l'Italia, prestò una attenzione particolare
alle cose italiane. Di tutta la vasta corrispondenza tra Engels e Cafiero sono
giunte fino a noi le tre prime lettere di Engels, una brutta copia di una sua
lettera che risale al periodo della rottura di Cafiero con Engels, e nove lettere
(probabilmente quasi tutte) dello stesso Cafiero. Già anche questi documenti,
tuttavia, consentono di delineare le direttive principali degli inizi dell'attività
di Engels nella sua lotta per il partito proletario in Italia.
Il primo e indubbiamente importantissimo compito posto dinanzi a Cafiero da
parte di Engels consistette nello stabilire dei legami con le organizzazioni
operaie, al fine di assicurare al Consiglio Generale la possibilità di
trasferire la lotta contro il bakuninismo e il mazzinismo nell'Italia stessa.
Già nella prima lettera a Engels del 12 giugno 1871 Cafiero gli comunica
di essersi legato alla "Società democratica internazionale"
di Firenze e dà ad Engels l'indirizzo del presidente di questa società
per stabilirvi un contatto diretto. In verità, Cafiero aveva erroneamente
inteso questa società per una organizzazione operaia, essendo essa, in
realtà, una organizzazione di democratici borghesi di sinistra in cui
erano entrati degli operai. A seguito delle persecuzioni poliziesche contro
i suoi membri e lo scioglimento della società che ne seguì, a
Engels non riuscì di entrare in diretto contatto con la società.
Il legame con essa e l'inoltro dei documenti dell'Internazionale si ebbe per
il tramite di Cafiero. In una lettera del 16 luglio 1871 Engels raccomanda a
Cafiero che ancora prima di ricostituire la società di Firenze è
stata creata una sezione dell'Internazionale che potrebbe entrare poi a far
parte della ricostituita società. Le persecuzioni poliziesche, però,
non diedero attuazione a questo piano.
I mazziniani nemici della I Internazionale
Un grande merito di Cafiero fu che egli riuscì a creare un legame tra
Engels e la redazione del giornale "La Plebe". In una lettera del
12 luglio 1871 Cafiero indicò "La Plebe" come l'unico giornale
in Italia, secondo lui, che fosse vicino all'Internazionale e su cui ci si potesse
appoggiare. Egli pure inviò a Engels alcuni numeri di questo giornale,
e verso la fine di ottobre e gli inizi di novembre 1871 Engels stabilì
un rapporto diretto con il redattore di questo giornale Enrico Bignami. Attraverso
Cafiero Engels tenne rapporti con il giornale repubblicano di sinistra milanese
"Il Gazzettino Rosa", che negli anni 1871-1872, in relazione con la
crisi generale del mazzinismo, prestò una grande attenzione alle questioni
sociali e al movimento operaio, e che intervenne appassionatamente in difesa
della Comune. Nel 1871 e agli inizi del 1872 Engels vi pubblicò tutta
una serie di documenti dell'Internazionale e pure la lettera di Engels medesimo
contro Stefanoni e quella di Marx contro Mazzini.
Con l'arrivo di Cafiero a Napoli si riorganizzò e si rivitalizzò
l'attività della sezione napoletana che, poco prima di questo, si era
quasi disgregata del tutto in relazione alle persecuzioni delle autorità
e il tradimento del suo precedente dirigente Caporusso. Engels, attraverso Cafiero,
ebbe così la possibilità di influire sulla sezione e, sotto l'azione
di Cafiero, il lavoro della sezione si riattivò notevolmente. Indiretta
testimonianza di ciò sono le persecuzioni governative che ne seguirono
nell'agosto 1871 e l'arresto dello stesso Cafiero.
A questi era riuscito di stabilire dei rapporti abbastanza larghi. Come infatti
risulta dalle sue lettere, egli si era legato non soltanto con Firenze, ma anche
con Roma, Torino, Milano e con una serie di organi democratici e operai (come
"La Favilla", "Il Gazzettino Rosa", "Il Libero Pensiero",
"Il Romagnolo" ed altri) a cui egli stesso aveva inviato singoli documenti
dell'Internazionale e informazioni sulle sedute del Consiglio Generale. Con
ogni sua lettera il Cafiero inviava a Engels tutta una serie di giornali. Tant'è
che, in tal modo, già dalla fine di giugno e i primi di luglio Engels
ebbe modo di ricevere un'ampia informazione sulla situazione in Italia (del
che egli informò durante le sedute del Consiglio Generale), si legò
direttamente con una serie di organizzazioni italiane e poté utilizzare
assai più ampi rapporti che lo stesso Cafiero.
Un non minore valore lo ebbe l'attività di Cafiero nella diffusione dei
documenti dell'Internazionale e nell'aiuto che egli recò a Engels nell'opera
di propaganda del socialismo scientifico. La diffusione dei documenti dell'Internazionale
rappresentò uno dei principali compiti nell'opera di risveglio della
coscienza di classe del proletariato, e grande merito di Cafiero dinanzi al
movimento operaio italiano fu che, con il suo aiuto, venne iniziata la soluzione
di questo compito. E questo perché occorre tenere presente che prima
di Cafiero i documenti autentici dell'Internazionale quasi non erano noti in
Italia. Nell'insieme si può ritenere che essi, così come le opere
di Marx e di Engels, prima del 1871 in Italia non erano stati diffusi, e in
particolare tra quegli operai che non avevano la possibilità di avere
pubblicazioni straniere (in lingua francese). E ciò mentre Bakunin svolgeva
la sua propaganda interamente sulla base dei suoi scritti e dei documenti dell'Alleanza.
In tal modo non soltanto i nemici dell'Internazionale (i mazziniani), ma anche
suoi membri, invero poco numerosi, delle sezioni non erano a conoscenza nemmeno
dello statuto della propria organizzazione. Cafiero fu così il primo
esponente attraverso il quale Marx e Engels poterono iniziare una sistematica
diffusione dei documenti dell'Internazionale e una propaganda delle idee del
socialismo scientifico in Italia.
Engels, tenendo conto delle particolarità del movimento operaio italiano,
cercò di indirizzare l'attività di Cafiero svolgendo nelle proprie
lettere tutta una serie di importanti princìpi del marxismo sia teorici
che tattici.
Engels aveva una chiara idea della situazione presente in Italia. In una lettera
del 16 luglio 1871 egli scriveva: "Io comprendo benissimo la Vostra situazione
a Napoli; essa è simile a quella in cui alcuni di noi si trovarono in
Germania venticinque anni fa, quando iniziammo a organizzare il movimento sociale.
Allora tra i proletari, da noi, c'erano soltanto alcune singole persone che,
in Svizzera, Francia e Inghilterra, avevano recepito le idee socialiste e comuniste;
per il lavoro tra le masse disponevano dei mezzi più insignificanti e,
così come Voi, eravamo costretti a reclutare sostenitori tra gli insegnanti
di scuola, i giornalisti e gli studenti. Purtroppo, in quel periodo del movimento
era facile trovare di tali persone che non appartenevano in senso proprio alla
classe operaia; più tardi, quando l'operaio divenne l'elemento prevalente
nel movimento, essi divennero certamente una rarità".
Preziosa opera educativa verso il giovane movimento operaio
italiano
Come un filo rosso, attraverso le lettere di Engels passa l'idea della necessità
di una lotta contro ogni settarismo. Partendo dai compiti generali dell'Internazionale
(Engels li spiegò in tutte e tre le lettere), e altresì dopo aver
rilevato la tendenza a seguire la linea della via più facile e diretta,
Engels perveniva alla necessità di lavorare tra le stesse masse proletarie
di organizzarle attivamente nonostante la loro apparente passività. Criticando
l'anarchismo, nelle sue lettere egli rivolse una particolare attenzione al settarismo
degli anarchici, al loro distacco dal movimento operaio e al fatto che la loro
fraseologia "rivoluzionaria" portasse a una divisione della classe
operaia, quando invece compito principale era quello di una sua unione.
Che Cafiero avesse inteso abbastanza chiaramente il senso della linea tattica
di Engels, - la quale non voleva affatto significare una rinuncia alla lotta
ideologica di principio, - lo testimonia la sua lettera del 12 luglio 1871.
Cafiero scrisse: "Sono del tutto d'accordo con la Vostra posizione circa
la necessità di rigettare ogni settarismo e sul fatto che occorre aprirsi
una strada appoggiandoci sul documento fondamentale della nostra Associazione",
vale a dire lo Statuto. Più oltre, traendo le somme di quanto dettogli
da Engels, egli scrisse: "All'inizio nel movimento entrano operai d'ogni
sorta, di tutte le sfumature di credenze e di nazionalità, ma quando
si comincia a ragionare sui mezzi per conseguire uno scopo, qui comincia la
lotta". Poi Cafiero prega Engels, riferendosi a un desiderio dei membri
della sezione, di indicargli il principio direttivo sotto la cui bandiera egli
deve operare. Rispondendo a questa lettera, Engels scrisse: "Noi dobbiamo
svolgere il lato positivo del problema, - in qual modo deve realizzarsi l'emancipazione
del proletariato, - per cui la disamina delle differenti opinioni diviene non
soltanto inevitabile, ma anche necessaria". E poi: "Noi dobbiamo liberarci
dai proprietari terrieri e dai capitalisti, situando al loro posto la classe
unita degli operai agricoli e industriali, avendo cura dello sviluppo di tutti
i mezzi di produzione... A seguito di tutto questo l'ineguaglianza scomparirà.
E per conseguire ciò fino in fondo è a noi necessario il dominio
politico del proletariato. Credo che queste parole siano abbastanza concrete
per gli amici napoletani".
La seconda importante linea indicata da Engels quale guida per il movimento
operaio italiano fu quella di una particolare attenzione per la questione agraria,
l'indicazione della necessità di una alleanza differenziata con i contadini,
il tener conto delle particolarità locali e un approccio verso i differenti
strati dei contadini. Più sopra si è riferito il passo della lettera
di Engels del 28 luglio 1871 in cui egli indicava che la classe operaia deve
stabilire il proprio dominio politico in alleanza con il proletariato agricolo.
In seguito, nelle sue corrispondenze al giornale "La Plebe", Engels
più volte si soffermerà sulla necessità di una alleanza
tra il proletariato e i contadini.
In tal modo, indirizzando l'attività di Cafiero, Engels venne a definire
i compiti essenziali degli esponenti del partito proletario. Essi consistevano
in un rafforzamento dei legami con le masse, nella propaganda tra le stesse
organizzazioni operaie, nel superamento di ogni settarismo, nel garantire una
alleanza con i contadini e un approccio differenziato ad essi, nella propaganda
delle idee del socialismo scientifico sulla base dei documenti dell'Internazionale
e nell'educazione, sulla loro base, delle masse operaie. Al tempo stesso, come
le lettere dimostrano chiaramente, Engels istruì Cafiero su come svolgere
la lotta contro l'influsso dell'ideologia piccolo-borghese sia nella forma del
mazzinismo sia nella forma dell'anarchismo di Bakunin.
L'attività di Engels nella lotta contro l'anarchismo in Italia si divide
chiaramente in due fasi: dal novembre-dicembre 1871, che è il noto periodo
preparatorio in cui Engels predispone i suoi legami con le organizzazioni operaie,
e dagli inizi del 1872, quando egli inizia svolge una attiva lotta contro gli
anarchici nella stampa servendosi dei legami organizzativi già stabiliti
in precedenza.
Si è già detto dei princìpi teorici che Engels svolse nelle
sue lettere a Cafiero e in quei documenti che egli gli aveva inviato. Queste
lettere e questi documenti andavano a colpire il settarismo degli anarchici
e dimostravano la necessità di svolgere una intensa attività politica,
la necessità di conquistare il potere politico e di instaurare la dittatura
del proletariato. La lotta contro l'anarchismo doveva basarsi sui documenti
autentici dell'Internazionale e svolgersi apertamente all'interno delle varie
organizzazioni. Inoltre Engels avvertì della doppiezza degli anarchici,
indicando i loro tentativi di creare una propria organizzazione segreta all'interno
dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori erano inconciliabili con la
loro permanenza all'interno dell'Internazionale.
Cafiero, tuttavia, non utilizzò nel suo lavoro tutte queste indicazioni
di Engels. Egli, sotto l'influsso dei membri dell'Alleanza bakuniniana Gambuzzi
e Tocci, a lui avvicinatisi, tendeva sempre di più verso l'anarchismo.
Tuttavia le sue lettere ad Engels testimoniano di un processo straordinariamente
importante: nel loro contatto con il socialismo scientifico le masse operaie
venivano a porsi sul suo cammino e non su quello dell'anarchismo, e questo perfino
in un paese "esitante" verso l'anarchismo quale era l'Italia. Le masse
operaie tendevano spontaneamente verso l'Internazionale, e cercavano di conoscerne
i documenti e i fatti riguardanti il movimento operaio degli altri paesi; tendevano
infine a una larga organizzazione. Del che testimoniano indiscutibilmente le
lettere di Cafiero, in cui egli parla della necessità di convocare un
congresso italiano e di formare una federazione italiana dell'Internazionale,
oltre che di creare. un giornale nazionale italiano. Nella lettera del 12 luglio
1871 egli scrive: "Qui tutti esprimono un gran desiderio di avere un giornale
che sia organo dell'Internazionale, attraverso il quale sia possibile conoscere
regolarmente tutti i successi della nostra Associazione nelle diverse parti
del mondo, dati statistici, documenti ufficiali del Consiglio Generale e delle
sezioni, ecc.".
Molto importante in relazione con la questione presa in esame è l'atteggiamento
della sezione napoletana nei riguardi della Conferenza di Londra del 1871 e
verso le sue risoluzioni. Come è noto, le risoluzioni della Conferenza
di Londra vennero accolte dagli anarchici con una alzata di scudi: Bakunin profuse
tutti i suoi sforzi per mobilitare l'Alleanza, e non soltanto gli anarchici,
ma tutte le forze antiproletarie contro queste risoluzioni. La sezione napoletana,
a quel tempo, ancora non si era ripresa dalla devastazione poliziesca dell'agosto
1871, e tuttavia Cafiero, nelle sue lettere, rispecchia in certa misura le idee
dei suoi membri, con i quali egli continuava a tenere i contatti.
Qui è importante rilevare due momenti. In primo luogo, indubbiamente,
Cafiero nella sua lettera rispecchia il punto di vista di una parte dei membri
della sezione napoletana con cui egli continuò a tenere rapporti. Poi,
assai notevole è il fatto che la sezione, alla cui testa stavano gli
anarchici, si propose di dare mandato per la Conferenza a Engels. Le lettere
di Cafiero testimoniano indiscutibilmente che sotto l'azione dei primi passi
della propaganda del socialismo scientifico in Italia il movimento operaio mostrò
di tendere verso il marxismo e che, nella misura in cui gli operai poterono
ricevere materiali dal Consiglio Generale e da Engels, essi si posero dalla
parte del Consiglio Generale e non degli anarchici.
Tuttavia, nella successiva lettera del 17 novembre 1871, Cafiero comunica a
Engels delle dispute suscitate dalle risoluzioni della Conferenza di Londra
e che dimostrano che gli anarchici avevano svolto in Italia una intensa attività
politica. Lo stesso tono della lettera indica che anche Cafiero aveva cominciato
un po' ad esitare. La risposta di Engels in una lettera a Cafiero non giunta
fino a noi aiutò quest'ultimo a superare per un certo tempo le sue esitazioni
e ad intervenire ancora una volta a sostegno della linea del Consiglio Generale.
Tant'è che egli pubblica ne "Il Gazzettino Rosa" la lettera
del 7 dicembre 1871 inviatagli da Engels e non giunta fino a noi, e un articolo
di Lafargue dal giornale "L'Emancipation" sulle risoluzioni della
Conferenza di Londra. In una breve premessa a questo articolo il Cafiero ancora
difese la celebre risoluzione della stessa Conferenza circa l'azione politica
della classe operaia.
Tuttavia già agli inizi del 1872 Cafiero, sotto l'azione dei suoi diretti
contatti personali con gli anarchici, passò definitivamente nel loro
campo e, poco dopo, cessò ogni suo rapporto con Engels. In tal modo venne
a interrompersi uno dei legami che avevano dato a Engels la possibilità
di condurre la lotta contro l'anarchismo in Italia e di propagandare le idee
del socialismo scientifico.
Nel novembre 1871 Engels ebbe nuove e più ampie possibilità di
esercitare una azione sul movimento operaio italiano. Egli ricevette una lettera
da Theodor Kuno da Milano e da un certo Enrico Bignami di Lodi.
Il fatto di avere rapporti diretti con l'Italia settentrionale ebbe, per Marx
e Engels, una importanza di primo piano. Notevolmente più sviluppato
sul piano industriale, il Nord era l'unica regione d'Italia dove esistesse un
proletariato industriale nel senso proprio della parola; la conquista qui di
posizioni svolse un ruolo decisivo, dato che proprio il proletariato di questa
regione doveva determinare le sorti del movimento operaio dell'intero paese
quale suo reparto più avanzato.
Per un caso davvero fortuito vi fu l'arrivo a Milano di Theodor Kuno. A differenza
di Cafiero, questi era assai meglio preparato teoricamente e aveva già
una certa esperienza di lavoro rivoluzionario pratico, anche se, secondo le
parole di Engels, egli non apparteneva "al novero degli esponenti professionali
del partito". Tuttavia, al momento del suo arrivo a Milano, dove il Kuno
andò a lavorare in una delle maggiori aziende in qualità di ingegnere,
egli aveva già alle spalle tre anni di attività nel Partito Operaio
socialdemocratico tedesco. Giunto a Milano egli si provò a cercarvi una
sezione dell'Internazionale o di legarsi con i suoi membri al fine di prendere
parte al suo lavoro. Kuno si rivolse alla redazione de "Il Gazzettino Rosa",
ma qui non poterono aiutarlo in alcun modo. Allora egli entrò in contatto
con I.F. Bekker e questi lo accettò all'interno dell'Internazionale (nella
sezione di lingua tedesca della Svizzera), ma non gli seppe indicare con chi
legarsi a Milano. Dopo di che il Kuno si rivolse a Engels con la richiesta di
indicargli indirizzi e nomi di membri dell'Internazionale e di inviargli della
letteratura, di dargli consiglio, ecc.
Nella sua risposta Engels constatò che a Milano non esisteva alcuna sezione
dell'Internazionale, ma che c'erano degli elementi appoggiandosi sui quali era
possibile crearla, e fornì anche gli indirizzi delle sezioni presenti
in altre città. In tal modo dinanzi a Kuno venne posto il compito di
organizzare una sezione dell'Internazionale a Milano. E, per quanto sua base
potesse servire la redazione del giornale mazziniano di sinistra "Il Gazzettino
Rosa", Engels rivolse l'attenzione di Kuno sui mazziniani come sui primi
avversari con cui ingaggiare la lotta. In realtà a Milano esisteva dal
settembre 1871 una mazziniana "Società morale di Mutuo Soccorso
per operai" in cui, a dire di Kuno, di operai quasi non ce n'erano e che
era guidata da democratici borghesi. Come il Kuno comunicò per lettera
a Engels, egli, insieme con due membri delle sezioni svizzere dell'Internazionale
che lavoravano con lui nella stessa azienda, entrò in questa Società
e portò con sè anche una serie di operai della ditta medesima.
Il che, come egli ritenne, era pur sempre la conquista di una tribuna di lotta.
Dopo qualche primo successo, però, sorsero nuove difficoltà con
alcuni elementi anarchici presenti all'interno della Società, tant'è
che il Kuno si rivolse a Engels per chiedergli consiglio su cosa fare.
Su consiglio di Engels il Kuno, facendo leva sugli anarchici contro i mazziniani,
riuscì a conquistare dalla parte dell'Internazionale alcuni membri della
Società mazziniana, a farli uscire da questa e a formare una propria
organizzazione che prese il nome di "Circolo operaio di emancipazione del
proletariato". Tale circolo tuttavia non si costituì subito in una
sezione dell'Internazionale. Il 27 dicembre 1871 il Kuno comunicò a Engels
che gli era riuscito di ottenere che nel primo articolo dello Statuto del circolo
fosse dichiarato il pieno riconoscimento dello Statuto dell'Internazionale.
Il 7 gennaio 1872 il Circolo operaio, durante una sua riunione, dichiarò
la propria adesione all'Internazionale; l'11 gennaio il Kuno ne scrisse a Engels
e questi, il 30 gennaio, comunicò al Consiglio Generale la formazione
di una sezione dell'Internazionale a Milano, dichiarando che il suo Statuto
era conforme ai princìpi dell'Internazionale; su proposta di Engels la
sezione venne accolta nell'Associazione Internazionale dei Lavoratori.
La circostanza che la sezione non venne subito a crearsi testimonia della lotta
che si svolse tra gli anarchici e Kuno all'interno del gruppo che aveva rotto
con la Società mazziniana. Gli anarchici entrati in questo gruppo si
trovavano a Milano assai prima dell'arrivo di Kuno, ma di creare una sezione
dell'Internazionale essi non si erano mai proposti. Il che dimostra che la richiesta
di creare una sezione suscitò una certa resistenza da parte degli anarchici.
La lotta, in sostanza, si svolse su questioni programmatiche e di tattica. E
in questa lotta il Kuno riportò una vittoria, come dimostra il programma
approvato al momento della creazione della sezione. All'inizio del programma
si parlava di fraterna solidarietà del proletariato di tutto il mondo
e poi si indicava: "La libertà politica è l'unica e necessaria
conseguenza della emancipazione economica e, di conseguenza, la questione sociale
è inseparabile dalla questione politica, e la soluzione della prima è
condizione per la soluzione della seconda, per cui noi non riconosciamo nessun
altro partito tranne il Partito social-democratico degli operai". Pur con
tutta l'imprecisione della formulazione riportata, tuttavia risulta chiaro che
l'inclusione nel programma di questo principio significò una sconfitta
per gli elementi anarchici.
La situazione a Milano, come in tutta l'Italia, venne poi ad inasprirsi in rapporto
con la diffusione della circolare di Sonvillers dei bakuninisti, approvata nel
novembre 1871. Per Bakunin era particolarmente importante che il suo attacco
contro il Consiglio Generale venisse sostenuto dalle esistenti sezioni dell'Internazionale.
E, in queste condizioni, la posizione della sezione milanese rivestiva un valore
del tutto particolare. Gli anarchici entrati nel comitato del Circolo operaio
fecero tutti gli sforzi possibili per far approvare la circolare di Sonvillers,
del che il Kuno informò subito Engels. Il 24 gennaio 1872 questi si rivolse
a Kuno con una noto lettera in cui veniva data una brillante, per concisione
e chiarezza, caratteristica dell'anarchismo e della storia della lotta del Consiglio
Generale contro i bakuninisti dell'Alleanza.
Appoggiandosi sui documenti e sulla lettera di Engels, Kuno riuscì ad
ottenere che la sezione milanese non sostenesse la circolare di Sonvillers e
che "Il Gazzettino Rosa" pubblicasse la risposta di condanna della
circolare da parte di un comitato federale svizzero. La posizione della sezione
milanese preoccupò seriamente Bakunin, che svolse una intensa attività
e istruì i propri sostenitori al riguardo. Il 27 febbraio 1872 si svolse
una riunione generale della sezione e, dopo aspre discussioni, venne approvata
la decisione di pubblicare una dichiarazione in cui si affermava che la sezione
non sosteneva la circolare di Sonvillers.
Il 28 febbraio Kuno venne arrestato ed espulso dall'Italia; ed Engels perse
così la possibilità di esercitare la sua azione sulla sezione
milanese.
Questa circostanza indusse Marx e Engels a cercare la possibilità di
inviare in Italia qualcuno dei fidati compagni votati alla causa della classe
operaia a cui poter affidare il compito di organizzare il lavoro nel paese.
E questi venne trovato in Vitale Regis.
Di lui ben poco ci è noto. Si sa che egli fu partecipe della Comune di
Parigi e che il 5 dicembre 1871, su proposta di Engels sostenuta da Marx, egli
venne accolto all'interno del Consiglio Generale. Il 26 gennaio 1872 il Regis
comunicò a Engels la sua volontà di tornare in Italia e gli chiese
istruzioni e denaro.
Rientrato in Italia, egli fece un viaggio di dieci giorni attraverso le zone
settentrionali del paese, durante il quale soggiornò a Milano e a Torino.
Dei risultati di questo viaggio il Regis scrisse in una grande lettera-relazione
al Consiglio Generale, nella quale ebbe a soffermarsi in modo particolare sulla
situazione da lui trovata a Torino.
La lotta per la nascita del partito del proletariato
Fino al 1871 a Torino il movimento operaio si trovò sotto l'influsso
dei mazziniani. Tuttavia, in ragione del generale processo di disgregazione
del partito mazziniano e di tendenza verso l'Internazionale allora comune a
tutta l'Italia, tra il settembre e l'ottobre 1871 venne a crearsi a Torino una
"Federazione operaia" in cui, pur prevalendo i mazziniani, si avevano
anche elementi di sinistra che avevano dichiarato la propria adesione ai princìpi
dell'Internazionale. E, nonostante che tale dichiarazione si dimostrasse puramente
platonica, essa esprimeva tuttavia una spontanea tendenza degli operai verso
l'Internazionale. Fin dalla sua creazione, all'interno di questa società
si svolse una intensa lotta, dato che gli elementi di sinistra chiesero una
espressa condanna del mazzinismo. Nel gennaio 1872 si ebbe una scissione, e
i sostenitori del programma dell'Internazionale formarono una propria particolare
società - "Emancipazione del proletario" - che divenne una
sezione dell'Internazionale. In questa sezione entrarono a far parte sia i mazziniani
di sinistra che gli anarchici e, oltre a ciò, per qualche tempo essa
venne diretta da un avventurista che più tardi si rivelò come
un agente della polizia.
Durante il suo soggiorno a Torino il Regis si era incontrato con questi, di
nome Terzaghi, e si era legato alla stessa società "Emancipazione
del proletario", avvertendo Engels che il Terzaghi, probabilmente, era
legato alla polizia. Caratterizzando poi la società "Emancipazione
del proletario", il Regis scrisse che questa organizzazione operaia contava
fino a 700 persone e che si divideva in sezioni professionali, oltre al fatto
che i suoi membri operai fossero tutt'altro che ben disposti verso l'anarchismo.
Al tempo stesso il Regis avvertì Engels che nella Società erano
presenti anche elementi anarchici, i quali erano guidati dal dottor Jacobi.
Il Regis ebbe una grande discussione con Jacobi, il quale dichiarò che
il Consiglio Generale era responsabile della caduta della Comune di Parigi (!)
e che esso non poteva dirigere il movimento operaio dato che è per lo
più costituito da rappresentanti del lavoro intellettuale. Al che il
Regis raccomandò a Engels di tenere una continua corrispondenza con la
Società di Torino al fine di paralizzare gli insistenti tentativi di
Bakunin di conquistarla. Egli inoltre gli comunicò il suo proposito di
recarsi a Bologna per propagandarvi i princìpi dell'Internazionale, riportandovi
informazioni su tentativi di creare sezioni dell'Internazionale ancora in una
serie di località. Dal che risulta chiaro che Engels aveva posto dinanzi
al Regis il compito non soltanto di chiarire la situazione nelle sezioni esistenti
(Milano, Torino e Lodi) e di una lotta contro l'anarchismo, ma anche di stabilire
rapporti diretti con gli operai e di organizzare nuove sezioni dell'Internazionale.
Una parte di questi compiti al Regis non riuscì di portare a compimento,
dato che il Terzaghi lo denunciò di fatto alla polizia, facendone il
nome alle autorità; tant'è che il Regis stesso fu costretto a
nascondersi immediatamente e a trasferirsi illegalmente in Svizzera.
Un importante canale di propaganda del socialismo scientifico in Italia negli
anni '70 fu la collaborazione di Engels al giornale "La Plebe". Il
legame diretto con il suo redattore ed editore Enrico Bignami significò
una importante svolta. nella storia della lotta di Engels per il partito proletario
in Italia. I rapporti di questi con "La Plebe" costituiscono una rilevante
pagina della sua biografia e una delle assai interessanti, ma poco studiate,
pagine di storia del movimento operaio italiano.
La storia del giornale "La Plebe" rappresenta uno dei più chiari
esempi di quei mutamenti e tendenze del pensiero sociale caratteristici dell'Italia
degli anni '60-'80 del XIX secolo. Fondato nel 1868 nella piccola città
industriale di Lodi da un esponente del movimento borghese repubblicano, il
garibaldino Enrico Bignami, alla fine degli anni '70 il giornale divenne uno
dei centri attorno al quale si saldarono gli elementi socialisti che nel 1882
vennero a formare il primo autonomo partito del proletariato italiano, - il
"Partito operaio". L'evoluzione delle concezioni del gruppo riunitosi
attorno alla "Plebe", come pure quella dello stesso giornale, è
oltremodo significativa.
Il giornale "La Plebe" nacque come organo di mazziniani di sinistra
che, a differenza di Mazzini, propendevano verso il materialismo e ritenevano
necessario attrarre le masse popolari alla causa della rivoluzione democratico-borghese,
che aveva lo scopo di compiere l'unificazione del paese e instaurare la repubblica.
Per questo gruppo, che era influenzato dalle idee dei socialisti utopisti francesi,
la soluzione delle contraddizioni sociali tra il lavoro e il capitale aveva
un grande rilievo e non passava di certo in secondo piano, come invece lo era
per Mazzini. Nel primo numero del giornale, nel suo articolo di redazione, affermando
le proprie posizioni di democratici e repubblicani, i redattori scrivevano:
"Noi siamo repubblicani, e non crediamo in nient'altro che nell'iniziativa
delle masse". Negli anni 1868-1870 in quasi tutti i numeri del giornale
vennero pubblicati articoli consacrati alla situazione degli operai, al posto
dei lavoratori nella vita sociale e alla questione sociale. Illustrando le sofferenze,
la miseria e l'ingiustizia delle masse popolari, il giornale era giunto alla
conclusione che le questioni sociale e politica fossero inseparabili l'una dall'altra.
Tant'è che in un articolo programmatico la redazione scrisse: "Non
si può auspicare l'emancipazione politica del popolo e non desiderarne
l'emancipazione economica"; in un altro articolo esso espresse la convinzione
della necessità di una nuova rivoluzione che avrebbe risolto sia la questione
sociale che quella politica.
La soluzione della questione sociale, secondo "La Plebe" poteva essere
conseguita mediante "il trasferimento della terra ai contadini, del capitale
agli operai", e a tal fine gli operai dovevano innanzitutto unirsi. La
"questione operaia", la situazione dei lavoratori in Italia attrasse
sempre più l'attenzione della redazione; nel giornale cominciarono ad
apparire anche articoli sul socialismo che contenevano, in sostanza, una esposizione
delle dottrine di Proudhon e Louis Blanc. Non a caso la redazione aveva rivolto
la sua attenzione all'attività dell'Internazionale. La prima notizia
circa l'Associazione Internazionale dei Lavoratori apparve ne "La Plebe"
il 25 marzo 1870; in seguito le informazioni circa l'attività delle sezioni
dell'Internazionale presero ad occuparvi uno spazio sempre maggiore. Cercando
di stabilire più stretti contatti con gli operai italiani, il 6 marzo
1871 il giornale dichiarò che ogni operaio avrebbe potuto ricevere gratuitamente
il giornale.
L'influenza benefica della Comune di Parigi
Punto culminante nella evoluzione de "La Plebe" fu la Comune di Parigi.
Fin dall'inizio il giornale si pose interamente e del tutto dalla sua parte.
Alla stessa Comune, ai suoi esponenti, alle prime memorie dei suoi partecipanti
il giornale dedicò moltissimo spazio sulle sue pagine. E, in particolare,
venne accentuata l'attenzione sul significato e sul valore internazionale della
Comune. Le principali conclusioni degli articoli più seri che su di essa
apparvero nel giornale (non pochi furono gli articoli di carattere romantico,
che esaltavano l'eroismo delle barricate, ecc.) si riducono a quanto segue:
1) la Comune è un atto rivoluzionario del movimento operaio; 2) essa
apre una nuova fase della lotta, dato che essa è stata il primo tentativo
della classe operaia di distruggere lo Stato borghese; 3) benché l'eroico
tentativo degli operai di rovesciare il dominio della borghesia abbia subìto
una sconfitta, questo tentativo ha indicato il giusto cammino (il 26 marzo 1873,
in uno dei suoi articoli, il giornale scriveva: "La Comune è caduta...
Viva la Comune!").
Intervenendo contro gli attacchi di Mazzini alla Comune, il giornale dedicò
una sempre maggiore attenzione all'Internazionale e alla sua attività;
a partire dal maggio-giugno 1871 quasi in ogni numero del giornale apparvero
notizie sull'attività dell'Internazionale, grandi articoli su di essa
e informazioni sul movimento operaio dei vari paesi. Oltre a ciò, la
"Plebe" cercò, in questa o quella forma, di propagandare i
princìpi programmatici e organizzativi dell'Internazionale.
Verso la fine di ottobre e agli inizi di novembre 1871 si iniziò una
diretta corrispondenza tra il Bignami e Engels. Il fatto che il Bignami si fosse
rivolto a Engels non fu casuale; il giornale aveva legato sempre più
le proprie sorti al movimento operaio e aveva cercato di stabilire un contatto
con le organizzazioni operaie e con i giornali operai sia dell'Italia stessa
che dell'estero. Evidentemente, alla fine di ottobre e agli inizi di novembre
1871 a Lodi si intrapresero dei tentativi per creare una sezione dell'Internazionale,
in rapporto al che il Bignami si rivolse a Engels.
Il 24 aprile 1872 nel giornale apparve la prima corrispondenza di Engels dal
titolo "Lettere da Londra" e a firma F.E. A partire da questa corrispondenza
la collaborazione di Engels al giornale divenne più o meno continuativa.
In tutto, negli anni 1871-1873, ne "La Plebe" e nell' "Almanacco
Repubblicano per l'anno 1874", edito dalla stessa redazione, vennero pubblicati
15 documenti di Marx e Engels, e di essi 6 documenti dell'Internazionale e 9
articoli (1 di Marx e 8 di Engels). L'11 maggio 1872 la redazione, nel novero
dei corrispondenti permanenti del giornale, fece il nome anche di Friedrich
Engels, corrispondente da Londra.
Un ruolo importante lo svolse il Bignami nella creazione di nuove sezioni dell'Internazionale.
Direttamente di sua iniziativa venne a crearsi la sezione di Ferrara, anche
se, di fatto, il ruolo decisivo nella formazione di questa sezione lo svolse
lo stesso Engels. Il 14 novembre 1871 il Bignami scrisse a Engels che a Ferrara
si era creata una sezione e che a lui essa si era rivolta per dei consigli.
Il 12 marzo 1872 egli inviò a Engels una lettera della sezione di Ferrara
con la richiesta di entrare a far parte dell'Internazionale. Il 19 marzo 1872
Engels riferì al Consiglio Generale circa la formazione della nuova sezione,
indicando che nella sua lettera la sezione stessa avanzava la riserva di "mantenere
l'autonomia della sezione", comprovando così il perdurante influsso,
al suo interno, di idee anarchiche. In rapporto a ciò Engels inviò
una lettera alla sezione, chiedendo delucidazioni riguardo a tale riserva e
facendole recapitare lo Statuto generale dell'Internazionale. Sotto l'azione
della lettera di Engels e, evidentemente, per azione dello stesso Bignami la
sezione rivide la propria posizione, tant'è che Engels, ricevuta la risposta
della sezione, comunicò al Consiglio Generale che essa accettava lo Statuto
generale dell'Internazionale e vi si sottoponeva interamente; durante la seduta
del Consiglio Generale del 7 maggio 1872 lo Statuto della sezione venne preso
in esame ed essa fu unanimemente accolta nell'Internazionale.
Un enorme valore ebbe la collaborazione di Engels al giornale "La Plebe",
dove egli trovò una tribuna per la lotta teorica contro l'anarchismo
e per la propaganda dei princìpi del socialismo scientifico. Si deve
però tenere conto del fatto che il giornale non era affatto marxista
e che il Bignami non voleva intervenire risolutamente contro gli anarchici,
non comprendendo il carattere di principio della lotta di Marx e di Engels contro
Bakunin. Engels quindi, nella sua collaborazione al giornale, non poteva non
tenere conto di ciò.
Nelle sue corrispondenze, e sulla base di materiale concreto, Engels dimostrò
la necessità di svolgere una intensa lotta politica, di conquistare e
di difendere le libertà democratiche e di avere una forte organizzazione
centralizzata, ma anche la necessità di conquistare degli alleati per
il trionfo della rivoluzione proletaria non soltanto con dichiarazioni e programmi,
ma mediante il concreto sostegno alle loro esigenze e alla loro lotta quotidiana.
Due corrispondenze di Engels dell'1 e 5 ottobre 1872, e altresì una parte
della corrispondenza dell'11 dicembre 1872, sono dedicate al Congresso dell'Aja
dell'Internazionale. In questi articoli, che rappresentano in sostanza una relazione
di Engels quale segretario-corrispondente del Consiglio Generale per l'Italia,
in primo luogo si rileva che all'interno dell'Internazionale la maggioranza
sosteneva il Consiglio Generale nella sua lotta contro l'anarchismo e che l'Internazionale
era unita nell'approvare le principali risoluzioni che determinavano il carattere
proletario del movimento. Engels inoltre vi indicava che gli anarchici si trovavano
al di fuori del movimento generale del proletariato, e vi dimostrava che, pur
definendosi "Federazione italiana dell'Internazionale", l'organizzazione
creata dalla Conferenza di Rimini in realtà non aveva e nemmeno poteva
avere niente in comune con l'autentica Internazionale, e che le organizzazioni
italiane, se volevano entrare nelle file del movimento operaio internazionale,
dovevano accettare lo Statuto generale dell'Internazionale e rispettare le decisioni
dei suoi congressi.
Un posto particolare lo occupano gli articoli di Marx "L'indifferentismo
politico" e di Engels "Sull'autorità". Questi articoli
contengono una brillante critica dei dogmi teorici dell'anarchismo e ne rivelano
l'essenza di classe. Al tempo stesso essi difendono e argomentano tutta una
serie di princìpi della teoria marxista dello Stato e, in particolare,
sulla dittatura del proletariato. è noto che Lenin studiò e prospettò
attentamente questi scritti di Marx e di Engels, e poi se ne servì durante
la scrittura del suo celebre lavoro "Stato e rivoluzione"; In essi
Marx e Engels svelavano la natura piccolo-borghese dell'anarchismo e stabilivano
un legame tra le sue idee e le teorie, già denunciate e ormai superate
dal movimento operaio, di Brey e Proudhon: essi vi dimostravano la necessità
per il proletariato di unire la lotta economica e quella politica, e di avere
un forte e organizzato partito proletario. Denunciando l'inconsistenza delle
"teorie" anarchiche della rivoluzione, Marx e Engels argomentarono
nuovamente l'idea della dittatura del proletariato quale necessaria condizione
della rivoluzione proletaria, oltre che rilevare che questa rivoluzione, alla
fin fine, porterà in avvenire alla creazione di una società senza
classi e alla morte dello Stato. Mostrando poi a che cosa possono condurre i
dogmi anarchici, Marx e Engels traevano la conclusione che, nonostante tutto
il loro arcirivoluzionarismo a parole, gli anarchici in realtà servivano
la reazione e difendevano gli interessi non del proletariato ma, in sostanza,
della borghesia.
Nel 1873 il legame di Engels con "La Plebe" si interruppe.
Le persecuzioni poliziesche (nel 1873 vennero pubblicati poco più di
50 numeri del giornale), l'arresto di Bignami e la cessazione dell'attività
della sezione di Lodi, da un lato, e un arretramento generale del movimento
operaio, dall'altro, determinarono che Engels cessasse la propria collaborazione
con "La Plebe", nonostante che il Bignami l'avesse pregato di inviargli
nel 1873 le sue corrispondenze settimanali. Evidentemente, un ruolo decisivo
qui lo svolse anche la circostanza che "La Plebe", in questo periodo,
ancora non aveva nettamente definito le proprie posizioni, non essendo ancora
pervenuta a una definitiva rottura con gli anarchici.
Nel 1877, in condizioni di risveglio del movimento operaio in Italia, quando
il giornale "La Plebe" divenne centro d'attrazione per tutti gli elementi
antianarchici presenti nel movimento operaio italiano, Engels rinnovò
l'invio al giornale delle proprie corrispondenze.
Negli anni 1875-1882 il giornale, che allora si pubblicava a Milano, intervenne
in favore della creazione di un autonomo partito del proletariato. "La
Plebe" pubblicò articoli che dimostravano che l'emancipazione del
proletariato deve essere opera degli stessi operai e che, a tal fine, è
loro necessario un partito politico. Lottando contro le tendenze paternalistiche
della borghesia e contro l'anarchismo, il giornale riservò sulle sue
pagine grande spazio ai princìpi programmatici del futuro partito. E
tali princìpi esso riteneva essere l'unificazione delle organizzazioni
operaie sulla base del riconoscimento del principio della lotta di classe, la
necessità per gli operai di crearsi una organizzazione libera da influenze
estranee, oltre che l'esigenza per il proletariato di condurre una propria lotta
politica. Il giornale, inoltre, intervenne con appelli a convocare un congresso
per la creazione in Italia di un partito socialista. Nel 1882 a Milano si svolse
un tale congresso durante il quale, con la diretta partecipazione degli esponenti
del gruppo de "La Plebe", venne creato il Partito Operaio Italiano.
Pur con tutte le lacune e gli errori di questo partito, la sua creazione rappresentò
comunque un grande passo avanti del movimento operaio italiano. La collaborazione
di Engels e il suo legame con Bignami costituiscono indubbiamente uno dei fattori
determinanti di questa evoluzione politica e ideologica del gruppo de "La
Plebe".
La lotta di Engels per il partito proletario in Italia rappresenta un brillante
esempio di quell'agile e flessibile tattica che Marx e Engels avevano sperimentato
all'interno dell'Internazionale: il loro saper utilizzare per la propaganda
le idee del socialismo scientifico e lo stabilire rapporti con le masse operaie
sia da parte di eventuali compagni di strada, sia pure teoricamente ancora immaturi,
e il loro saper utilizzare a tali scopi, senza per questo ridurre il livello
della lotta ideologica di principio, anche i giornali democratico-borghesi e
talvolta anche organi direttamente avversi al movimento proletario.
L'attività di Engels degli anni 1871-1873 aveva posto le basi ideologiche
e tattiche per la creazione in Italia di un autentico partito proletario. Come
già si è visto, le lettere e gli articoli di Engels avevano dimostrato
la necessità della rivoluzione proletaria e della dittatura del proletariato.
Una attenzione particolare, poi, egli prestò alla questione dell'alleanza
tra la classe operaia e i contadini, mostrando l'importanza di un approccio
differenziato nei riguardi dei diversi strati di contadini e tenendo conto delle
loro particolarità locali. Engels inoltre difese la necessità,
per il proletariato, di avere una sua propria, forte e unita organizzazione,
oltre che mostrare un fulgido modello di inconciliabile lotta di principio contro
l'influenza piccolo-borghese nel movimento operaio sia nella forma del mazzinismo,
sia nella forma dell'anarchismo. Nei loro articoli Marx e Engels denunciarono
l'essenza ideologica e di classe, l'idealismo e il carattere antiproletario
dell'anarchismo. E, direttamente legato all'attività di Engels, fu anche
l'inizio della diffusione in Italia delle principali opere del socialismo scientifico.
L'attività di Engels contribuì alla penetrazione delle idee del
socialismo scientifico nell'ambiente dei proletari italiani. Nell'intenso periodo
degli anni 1871-1873 egli diresse il lavoro di singoli rivoluzionari e organizzazioni
che avversavano l'anarchismo ed esercitò un forte influsso sulla formazione
di quel gruppo che intervenne quale iniziatore della creazione del primo e autonomo
partito del proletariato in Italia, - il Partito Operaio Italiano. I documenti
dimostrano che all'origine di quel complesso e difficile cammino del movimento
operaio italiano verso il marxismo ci stava Engels. Non a caso negli anni 1895-1896
l'organo teorico del Partito Socialista Italiano "Critica Sociale"
ristampò tutta una serie di corrispondenze di Engels dal giornale "La
Plebe". Alla fine del XIX secolo, come anche oggi, quegli articoli hanno
rappresentato un'arma del proletariato nella sua lotta contro l'ideologia anarchica
e per l'unità ideologica del proletariato stesso.