Biblioteca Multimediale Marxista
il bolscevico
Organo del Partito Marxista-Leninista Italiano
Fondato il 15 dicembre 1969
1895 - 5 Agosto - 2005. 110° anniversario della morte del grande maestro del proletariato internazionale
Con Engels per sempre
Impariamo da Engels per fare un grande, forte e radicato PMLI
Il 5 Agosto 1895 moriva a Londra Friedrich Engels, dopo una
vita interamente spesa insieme a Marx nell'epica lotta per la fondazione del
socialismo scientifico e per illuminare al proletariato mondiale la via rivoluzionaria
all'emancipazione dallo sfruttamento capitalistico e alla conquista del potere
politico. Nel 110° anniversario della sua scomparsa il nostro Partito onora
questo grande maestro del proletariato internazionale e rafforza la sua determinazione
ad essere sempre fedele ai suoi insegnamenti e ad ispirarsi ad essi, nella sua
lotta per fare un grande, forte e radicato PMLI, per conquistare l'Italia unita,
rossa e socialista.
Nel 1842 fu inviato dal padre a fare un tirocinio commerciale a Manchester.
Durante il viaggio si fermò a Colonia dove conobbe di persona Marx, col
quale aveva già collaborato inviando articoli alla sua Gazzetta renana.
In Inghilterra, il paese più industrialmente sviluppato e con la classe
operaia più numerosa e avanzata, ebbe modo di studiare e capire a fondo
le cause economiche e di classe delle ingiustizie sociali che tanto lo indignavano,
e di convincersi profondamente dell'inutilità delle varie dottrine utopistiche
di carattere filantropico e umanitaristico allora in voga e della giustezza
e inevitabilità della violenza rivoluzionaria di classe per estirpare
alla radice tali ingiustizie: "Mi sono convinto - scriveva rivolto agli
operai nel suo celebre libro del 1845, frutto dell'esperienza di quegli anni,
La situazione della classe operaia in Inghilterra - che voi avete ragione, perfettamente
ragione di non aspettarvi alcun appoggio da esse (dalle "classi medie",
ovvero dalla borghesia, ndr). I loro interessi sono diametralmente opposti ai
vostri, sebbene esse cerchino sempre di sostenere il contrario e di farvi credere
che nutrono la più fervida simpatia per la vostra sorte... Le classi
medie in realtà ad altro non mirano che ad arricchire sé stesse,
col vostro lavoro, finché possono vendere il prodotto, e a farvi morire
di fame, non appena non possono più trarre profitto da questo commercio
indiretto di carne umana". E concludeva questa fondamentale opera proclamando
a gran voce la verità che "La rivoluzione deve avvenire, è
già troppo tardi per giungere a una soluzione pacifica dei problemi...".
L'inizio di un'epica impresa
Nell'agosto 1844, nel ritornare in Germania, si fermò a Parigi per incontrare
Marx, lì rifugiatosi dopo la soppressione poliziesca della Gazzetta renana.
A Parigi i due ebbero occasione di verificare la loro identità di vedute
e di capire di essere indispensabili l'uno all'altro per intraprendere la comune,
ciclopica lotta per far affermare nel movimento comunista allora ai suoi albori
una giusta concezione scientifica e proletaria. Da allora i due non si separeranno
più, lavorando e lottando fianco a fianco per tutta la vita per educare
e dirigere il proletariato internazionale nella lotta contro il capitalismo
e per erigere il grandioso edificio del socialismo scientifico, la cui prima
pietra angolare fu l'immortale Manifesto del partito comunista, scritto a due
mani da Marx ed Engels e pubblicato a Londra quattro anni dopo il loro incontro
di Parigi, mentre l'intera Europa continentale era incendiata dalle lotte di
classe, che nelle condizioni di allora assumevano perlopiù la forma di
lotte di indipendenza nazionale guidate dalle rispettive borghesie.
I due maestri del proletariato internazionale presero parte attiva a questa
stagione rivoluzionaria europea, cercando di orientare il proletariato, forti
delle solide basi teoriche del Manifesto, ad avere in questa lotta in gran parte
comune con le classi borghesi egemoni, una sua propria ideologia, linea politica
e programmatica, e obiettivi autonomi, a breve e a lungo termine. E per questo
furono ricercati e inseguiti dalle polizie di mezza Europa, finché non
furono costretti a rifiugiarsi a Londra, che diventerà il loro esilio
per tutto il resto della vita.
In questo esilio la loro fraterna amicizia si temprò e si rinsaldò,
facendo fronte comune alla miseria e ai tormenti incessanti delle necessità
quotidiane e riuscendo nonostante ciò ad attendere con pieno successo
ai gravosi e immani compiti che si erano assunti sui vari fronti della teoria,
della storia, della filosofia, dell'economia, della politica e dell'organizzazione
e direzione della I Internazionale, da essi stessi fondata nel 1864. In questo
fecondo sodalizio un ruolo determinante fu svolto da Engels, che si sacrificò
riprendendo l'odiata attività imprenditoriale ereditata dal padre per
mantenere sé stesso ed alleviare la famiglia di Marx dalla miseria che
l'opprimeva; liberando così l'amico dall'assillo delle necessità
quotidiane e permettendogli di dedicarsi anima e corpo alla poderosa opera di
svelamento delle leggi economiche che permettono la formazione del capitale
dallo sfruttamento del proletariato da parte della borghesia. Leggi che sono
anche alla base sia dell'intera sovrastruttura politica, culturale e morale
della società divisa in classi, sia dell'intero sviluppo della storia
dell'umanità.
Engels non si limitò a questo pur fondamentale compito di sostenere l'opera
insostituibile di Marx, al punto da scrivergli persino degli articoli a suo
nome su giornali e riviste estere per raggranellare preziose risorse economiche.
Nel frattempo, e specialmente dopo che riuscì a costituirsi una piccola
ma sufficiente rendita fissa e lasciare l'attività imprenditoriale, egli
sviluppava un'enorme mole di lavoro in campo giornalistico, politico, filosofico,
teorico e organizzativo, la cui preziosità e importanza è venuta
in gran parte alla luce solo dopo la sua morte, specialmente nei carteggi con
Marx.
Come dirigente dell'Internazionale svolse un ruolo decisivo nel suo orientamento
e organizzazione, per dare vita a partiti proletari indipendenti, secondo i
principi espressi nel Manifesto del 1848, in tutti i paesi capitalisti, Italia
compresa. Se Marx era l'anima teorica dell'Internazionale, Engels ne era l'anima
politica e organizzativa, ed entrambi si completavano e sostenevano a vicenda
nel far avanzare la causa del proletariato internazionale costituendo, pur partendo
quasi sempre da situazioni di minoranza, un'unità organica invincibile
capace di superare qualsiasi ostacolo, come la battaglia vittoriosa per sconfiggere
le correnti utopistiche e anarchiche di Proudhon e di Bakunin, allora fortissime
in seno al movimento operaio. Così come si batterono da leoni a fianco
dei comunardi parigini insorti il 18 marzo 1871, cercando di orientare in maniera
giusta quella prima esperienza rivoluzionaria proletaria. Traendo da essa, anche
dopo la caduta della Comune di Parigi, preziosi insegnamenti che serviranno
poi a Lenin e a Stalin per guidare vittoriosamente la Rivoluzione d'Ottobre
in Russia.
Un grande maestro teorico
Oltre che grande dirigente del proletariato internazionale, in quegli anni Engels
fu anche un grande maestro teorico che arricchì, completò e sviluppò
la grandiosa opera di Marx. Non solo si deve a lui se Marx riuscì, concentrandosi
sullo studio e sulla stesura, a completare e dare alle stampe nel 1867 il primo
libro de Il Capitale. Ma dopo la morte dell'inseparabile compagno di lotte,
avvenuta il 14 marzo 1883, lavorò anima e corpo a completare la sua opera
vincendo l'immane battaglia per radunare e organizzare, ma anche completare,
i manoscritti incompiuti e frammentari, riuscendo dopo due anni a far pubblicare
il secondo volume, mentre gli occorsero altri nove anni per pubblicare il terzo
volume.
Oltre a questo prezioso lavoro di ricostruzione e completamento dell'opera fondamentale
del compagno scomparso, Engels scrisse di proprio pugno opere di importanza
capitale per il consolidamento e lo sviluppo teorico del socialismo scientifico
fondato assieme a Marx: come l'Anti-Dühring (1877-78), alla cui stesura
collaborò anche Marx, un capolavoro scientifico che polemizzando con
il saccente filosofo tedesco allora di moda chiariva e sviluppava in maniera
magistrale i concetti e i problemi del materialismo storico e tracciava le linee
fondamentali della concezione proletaria del mondo. L'opera ebbe un tale successo
da indurre Engels a raccoglierne tre capitoli in un opuscolo popolare dal titolo:
L'evoluzione del socialismo dall'utopia alla scienza, che ebbe una diffusione
paragonabile a quella del Manifesto del 1848.
Mentre lavorava al Capitale e contemporaneamente partecipava personalmente alla
costruzione della II Internazionale e alla lotta contro l'opportunismo dei socialdemocratici
revisionisti di destra alla Bernstein, Turati e Kautski che già cominciavano
a spuntare come funghi nel movimento operaio internazionale, Engels riusciva
a scrivere altre importanti opere teoriche, filosofiche e storico-politiche,
come rispettivamente Dialettica della natura (1873-1886), Ludwig Feuerbach e
il punto d'approdo dell'ideologia tedesca (1886), L'origine della famiglia,
della proprietà privata e dello Stato (1884). Non si contano inoltre
gli innumerevoli scritti su giornali e riviste, e le preziosissime prefazioni
alle ristampe delle opere di Marx da lui curate, in cui Engels coglieva l'occasione
per argomentare, sviluppare e aggiornare alla luce degli avvenimenti più
recenti i numerosi argomenti che quelle opere affrontavano. Ultrasettantenne
e pur tormentato da un cancro incurabile partecipava ancora attivamente alle
lotte per la giornata lavorativa di otto ore, quando la morte lo colse nel suo
esilio londinese il 5 Agosto 1895.
Engels e l'Italia
Nella sua lotta per assicurare al movimento operaio internazionale una giusta
linea e direzione di classe, come dimostrano gli interessantissimi documenti
che qui pubblichiamo, l'Italia ha sempre rivestito per Engels un interesse di
primo piano, fin da quando insieme a Marx, alla vigilia dei moti del 1848, esortava
in corrispondenze e scritti il proletariato italiano a non farsi illusioni sull'alleanza
con la borghesia, una volta che quest'ultima avesse ottenuto lo scopo della
cacciata degli austriaci e della conquista dello Stato unitario, in quanto "allora
i lavoratori di Milano, di Firenze, di Napoli scopriranno che proprio ora comincia
il loro lavoro".
Dal 1871, come Segretario corrispondente per l'Italia nel Consiglio generale
della I Internazionale, Engels si dedicò con particolare sollecitudine
alla situazione italiana, che seguiva attentamente e sulla quale si teneva costantemente
aggiornato, facendo ogni sforzo teorico, politico e organizzativo per favorire
la nascita del Partito Operaio italiano. A questo scopo dovette battersi strenuamente
contro l'opportunismo di destra dei mazziniani e di "sinistra" degli
anarchici bakuniniani. Fu una lotta lunga e tenace, resa particolarmente difficile
dall'arretratezza della situazione italiana, con una classe operaia piccola
e concentrata solo in alcune aree del Nord, un paese in larga parte ancora semifeudale
e contadino, e con una borghesia pusillanime e opportunista, pronta al compromesso
con le classi nobiliari e il papa.
E anche dopo la nascita del Partito Operaio italiano, nel 1882, che fu comunque
un grande merito storico di Engels e della classe operaia italiana, il grande
maestro del proletariato internazionale era ben conscio dei pericoli rappresentati
dalle tendenze borghesi e opportuniste presenti in seno al partito, e che accontentandosi
degli zuccherini della classe dominante (suffragio universale, seggi in parlamento
e nei consigli comunali, ecc.), quest'ultimo finisse per smarrire l'obiettivo
storico della "conquista del potere politico da parte del proletariato...
QUESTO E' IL PERICOLO PIU' GRANDE", scriveva infatti Engels in una lettera
a Turati nel 1894.
Ora sappiamo che i suoi timori erano più che fondati: il Partito Operaio
italiano, poi PSI di Turati divenne un partito riformista e tradì la
causa del socialismo, fino a diventare prima con Nenni, Saragat e Lombardi,
e infine con Craxi, un partito della borghesia, un partito reazionario, piduista
e corrotto fino al midollo, per scomparire infine travolto da tangentopoli.
Anche il PCI revisionista di Gramsci e Togliatti, nato dalla scissione di Livorno
del 1921, ha subìto sostanzialmente la stessa parabola, approdando al
partito dei DS dei rinnegati D'Alema, Fassino e Veltroni, ormai trasformato
in un partito borghese liberal-riformista sul modello dei "democratici"
americani. Altri partiti falsi comunisti come il PRC e il PdCI stanno seguendo
a loro volta la parabola dell'ex PCI, continuando ad esistere solo in quanto
copertura a sinistra dell'Unione della "sinistra" borghese del democristiano
Prodi.
C'è voluta quindi la nascita del PMLI, nel 1977, affinché si realizzasse
finalmente in Italia l'obiettivo per cui si era battuto così tenacemente
Engels, raccogliendo e tenendo ancora alta la rossa bandiera dei grandi maestri
del proletariato internazionale e del socialismo. Il PMLI è orgoglioso
di essere fedele ai cinque maestri e in particolare a Engels, grande esempio
di dedizione assoluta alla causa del proletariato, ispirandosi a lui nella sua
grande fiducia verso la classe operaia italiana e nel futuro della rivoluzione
socialista nel nostro Paese.
Come ebbe a dire il compagno Mino Pasca, nel suo discorso in occasione della
commemorazione solenne di Engels per il centenario della sua morte, celebrata
a Firenze il 25 giugno 1995, "nell'onorare in Engels lo straordinario maestro,
scienziato e combattente rivoluzionario proletario, noi quest'oggi abbiamo imparato
a conoscerlo e ad amarlo un po' di più. Ha ragione il nostro Segretario
generale, compagno Giovanni Scuderi, a paragonare i cinque maestri alle cinque
dita della mano: 'se ci privassimo di una qualsiasi di queste dita la mano perderebbe
la sua completezza e l'interezza delle sue funzioni"'.
Gloria eterna a Engels, cofondatore del socialismo scientifico e grande maestro
del proletariato internazionale!
Ispiriamoci al suo esempio per fare un grande, forte e radicato PMLI, per l'Italia
unita, rossa e socialista!
Coi maestri vinceremo!
27 luglio 2005