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Rapporto tenuto al XVIII Congresso del Partito Comunista (bolscevico) dell' U.R.S.S. il 10 marzo 1939


 

L'edizione di questo rapporto di Stalin sull'attività del Comitato Centrale, tenuto il 10 marzo 1939 al XVIII Congresso del Partito Comunista dell' U. R. S. S., è stata condotta sulla traduzione italiana stampata a Mosca a cura delle « Edizioni in lingue estere ».

I
LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE
DELL'UNIONE SOVIETICA
Compagni ! Dal XVIII Congresso del Partito sono trascorsi cinque anni. Un periodo abbastanza lungo, come vedete. Durante questo tempo sono avvenuti nel mondo dei notevoli cambiamenti. Gli Stati e i paesi, i loro reciproci rapporti, sono, sotto molti aspetti, completamente cambiati.
Quali, precisamente, sono i cambiamenti avvenuti in questo periodo nella situazione internazionale? Che cosa vi è, precisamente, di cambiato nella situazione esterna ed interna del nostro paese?
Per i paesi capitalistici questo è stato un periodo di gravissime perturbazioni tanto sull'arena economica quanto sull'arena politica. Sull'arena economica, questi sono stati anni di depressione e poi, dalla seconda metà del 1937, anni di una nuova crisi economica, anni di un nuovo declinare dell'industria negli Stati Uniti d'America, nell'Inghilterra, in Francia, quindi anni di nuove complicazioni economiche. Sull'arena politica, sono stati anni di seri conflitti e scosse politiche. E già il secondo anno che si svolge la nuova guerra imperialistica scatenata su un immenso territorio, da Sciangai a Gibilterra, e che ha coinvolto oltre 500 milioni di abitanti. La carta dell'Europa, dell'Africa e dell'Asia viene rifatta con mezzi violenti. L'intero sistema del cosiddetto regime pacifico del dopo-guerra è sconvolto dalle radici.
Per l'Unione Sovietica, invece, sono stati anni di sviluppo e di prosperità, anni di nuova ascesa economica e culturale, anni di nuovo incremento della sua potenza politica e militare, anni di lotta per il mantenimento della pace nel mondo intero.
Tale il quadro d'insieme.
Esaminiamo i dati concreti sui cambiamenti sopravvenuti nella situazione internazionale.
Nuova crisi economica nei paesi capitalistici. Inasprimento della lotta per i mercati di sbocco per le fonti di materie prime per una nuova ripartizione del mondo.
La crisi economica iniziatasi nei paesi capitalistici durante la seconda metà del 1929 è durata fino alla fine del 1933. In séguito, questa crisi si è trasformata in de- pressione e poi è cominciato un certo ravvivarsi dell'industria, una certa sua ascesa. Ma questo ravvivarsi dell'industria non si è trasformato in prosperità, come di solito avviene in periodo di ripresa. Anzi, dalla seconda metà del 1937, è scoppiata una nuova crisi economica che ha colpito soprattutto gli Stati Uniti d'America e in seguito l'Inghilterra, la Francia e numerosi altri paesi.
Cosicché, i paesi capitalistici, ancora prima di essersi riavuti dalle scosse della recente crisi economica, si sono trovati di fronte ad una nuova crisi economica.
Questa circostanza ha, naturalmente, provocato un aumento della disoccupazione. Il numero dei disoccupati nei paesi capitalistici, che da 30 milioni nel 1933 era sceso a 14 milioni nel 1937, ora, in seguito alla nuova crisi, è nuovamente risalito a 18 milioni.
La particolarità caratteristica della nuova crisi risiede nel fatto che essa differisce sotto molti aspetti dalla crisi precedente, e non in meglio, ma in peggio.
Innanzi tutto la nuova crisi è cominciata non già dopo un periodo di prosperità industriale, come avvenne nel 1929, ma dopo una depressione seguita da una certa ripresa che non si era però trasformata in prosperità. Questo significa che la crisi' attuale sarà più grave e che sarà più difficile lottare contro di essa, che contro la crisi precedente.
Inoltre, la crisi attuale non è scoppiata in tempo dì pace, ma è scoppiata nel periodo in cui la seconda guerra imperialistica è già incominciata, mentre il Giappone, che si trova già nel secondo anno di guerra contro la Cina, disorganizza l'immenso mercato cinese e lo rende quasi inaccessibile alle merci degli altri paesi, mentre l'Italia e la Germania hanno già impegnato la loro economia nazionale sulla via dell'economia di guerra, consumando a tal fine tutte le loro riserve di materie prime e di valute, mentre tutte le altre grandi potenze capitalistiche cominciano a riorganizzarsi su piede di guerra. Ciò significa che per il capitalismo le possibilità di un'uscita normale dalla crisi attuale saranno assai minori di quanto. non furono durante la crisi precedente.
Infine, a differenza di quella precedente, la crisi attuale non ha un carattere generale, ma colpisce, per ora, soprattutto i paesi economicamente potenti che non si sono ancora impegnati sulla via dell'economia di guerra. Per quanto riguarda i paesi aggressori, come il Giappone, la Germania e l'Italia, che hanno già riorganizzato la loro economia su piede di guerra, essi sviluppano intensamente la loro industria di guerra, senza conoscere ancora perciò la crisi di sovrapproduzione, a cui non di meno si
avvicinano. Ciò significa che mentre i paesi economicamente potenti e non aggressori cominceranno ad uscire dal periodo della crisi, i paesi aggressori, esaurite le riserve auree e di materie prime nella loro febbre bellica, dovranno entrare nel periodo di una crisi gravissima.
La prova concreta ci è fornita, per esempio, dai dati sulle riserve auree visibili di cui dispongono i paesi capitalistici.
Riserve auree visibili dei paesi capitalistici
(in milioni di vecchi dollari oro)
Fine 1936 Settembre 1938
Totale 12.980 14.301
Stati Uniti d'America . . . . . . . . 6.649 8.126
Inghilterra 2029 2.936
Francia 1.769 1.435
Olanda 289 595
Belgio 373 318
Svizzera 387 407
Germania 16 17
Italia 123 124
Giappone 273 97
Da questo prospetto risulta che le riserve auree della Germania, dell'Italia e del Giappone, presi insieme, sono inferiori alle riserve della sola Svizzera.
Ecco alcuni dati che illustrano la situazione di crisi dell'industria nei paesi capitalistici in questi ultimi cinque anni, e l'ascesa industriale dell'Unione Sovietica.
Percentuale del volume della produzione industriale.
(1909 = 100)
1934 1935 1936 1937 1938
Stati Uniti d'America 66,4 75,6 88,1 92,2 72,0
Inghilterra 93,8 105,8 115,9 123,7 112,0
Francia 71,0 67,4 79,3 82 8 70,0
Italia …………………… 80,0 93,8 87,5 99,6 96,0
Germania 79,8 94,0 106,3 117,2 125,0
Giappone . 128,7 141,8 151,1 170,8 165,0
U.R.S.S. 238,3 293,4 382,3 424,0 377,0
Da questo prospetto risulta che l'Unione Sovietica è l'unico paese al mondo che ignori le crisi e la cui industria sia in continua ascesa.
Da questo prospetto risulta poi che negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Francia è già incominciata e si sviluppa una grave crisi economica.
Da questo prospetto risulta inoltre che in Italia e nel Giappone, i quali hanno impegnato prima della Germania la loro economia nazionale sulla via dell'economia di guerra, si è iniziato dal 1938 un periodo di declino dell'industria.
Da questo prospetto risulta, infine, che in Germania, paese che ha riorganizzato la propria economia su piede di guerra dopo l'Italia e il Giappone, l'industria segue ancora un certo movimento ascendente, per quanto, è vero, poco sensibile, corrispondente a quello che si è visto fino a questi ultimi tempi nel Giappone e in Italia.
Senza dubbio, a meno che non avvenga qualcosa di imprevisto, l'industria della Germania dovrà seguire lo stesso movimento discendente che hanno già cominciato a seguire il Giappone e l'Italia. Cosa significa, infatti, impegnare l'economia del paese sulla via dell'economia di guerra? Significa orientare l'industria in una direzione unica, verso la guerra, estendere in tutti i modi la produzione degli oggetti necessari alla guerra, produzione non legata ai bisogni della popolazione ; significa ridurre in tutti i modi la produzione e particolarmente il rifornimento del mercato in oggetti di consumo ; significa, di conseguenza, diminuire il consumo della popolazione e portare il paese alla crisi economica.
Tale il quadro concreto del movimento della nuova crisi economica nei Paesi capitalistici.
Si capisce che la piega sfavorevole assunta dagli affari economici, non poteva non aggravare i rapporti fra le potenze. La crisi precedente aveva già imbrogliato tutte le carte e inasprito la lotta per i mercati di sbocco e le fonti di materie prime. La conquista della Manciuria e della Cina settentrionale da parte del Giappone, la conquista dell'Abissinia da parte dell'Italia, sono fatti riflettenti l'acuirsi della lotta fra le potenze. La nuova crisi economica doveva condurre, e conduce effettivamente, a un ulteriore aggravarsi della lotta imperialistica. Questa volta non si tratta più né di concorrenza sui mercati, né di guerra commerciale, né di dumping. Questi mezzi di lotta sono già da molto tempo riconosciuti come insufficienti. Ora si tratta di una nuova ripartizione del mondo, delle sfere d'influenza e delle colonie, mediante operazioni militari.
Per giustificare i suoi atti aggressivi, il Giappone pretende che, quando si concluse il trattato delle nove potenze, i suoi interessi furono lesi e non gli si permise di allargare i propri territori a spese della Cina, mentre l'Inghilterra e la Francia possedevano immense colonie. L'Italia si è ricordata che i suoi interessi furono lesi durante la divisione del bottino, avvenuta dopo la prima guerra imperialistica, e che essa doveva rifarsi sulle sfere d'influenza dell'Inghilterra e della Francia. La Germania, seriamente danneggiata dalla prima guerra imperialistica e dalla pace di Versaglia, si è unita al Giappone e all'Italia e ha reclamato l'allargamento dei suoi territori in Europa e la restituzione delle colonie di cui è stata privata dai vincitori della prima guerra imperialistica.
Così è venuto formandosi il blocco dei tre Stati aggressori. ,
La questione di una nuova ripartizione del mondo per mezzo della guerra era posta all'ordine del giorno.
Aggravamento della situazione politica internazionale. Crollo del sistema dei trattati di pace del dopoguerra. Inizio di una nuova guerra imperialistica.
Ed ecco gli avvenimenti più importanti del periodo considerato, che hanno segnato l'inizio della nuova guerra imperialistica. Nel 1935 l'Italia ha aggredito l'Abissinia e se ne è impadronita. Nell'estate del 1936, la Germania e l'Italia hanno intrapreso un intervento militare in Spagna, durante il quale la Germania si è installata nel Nord della Spagna e nel Marocco spagnolo, e l'Italia nel Sud della Spagna e nelle isole Baleari. Nel 1937, il Giappone, dopo essersi impadronito della Manciuria, ha invaso la Cina Settentrionale e Centrale, ha occupato Pechino, Tientsin, Sciangai e ha incominciato ad eliminare dalle zone occupate i propri concorrenti stranieri. All'inizio del 1938, la Germania ha occupato l'Austria, e, nell'autunno del 1938, la regione dei Sudeti della Cecoslovacchia. Alla fine del 1938, il Giappone ha occupato Canton e all'inizio del 1939, l'isola di Hainan.
In tal modo, la guerra, che si è avvicinata ai popoli in modo così inosservato, ha coinvolto nella sua orbita oltre 500 milioni di abitanti, allargando la sfera della propria azione a un territorio immenso, da Tientsin, Sciangai e Canton, attraverso l'Abissinia, fino a Gibilterra.
Dopo la prima guerra imperialistica, gli Stati vincitori, soprattutto l'Inghilterra, la Francia e gli Stati Uniti d'America, avevano creato un nuovo regime di rapporti tra i paesi, il regime di pace del dopo-guerra. Questo regime aveva per basi principali, nell'Estremo Oriente, il trattato delle nove potenze, e, in Europa, il trattato di Versaglia e un'intera serie di altri trattati. La Società delle Nazioni era stata chiamata a regolare le relazioni tra i paesi entro i limiti di questo regime sulla base di un fronte unico degli Stati, sulla base della difesa collettiva della sicurezza degli Stati. Tuttavia, i tre Stati aggressori e la nuova guerra imperialistica da essi scatenata hanno rovesciato da cima a fondo tutto questo sistema del regime di pace del dopo-guerra. Il Giappone ha fatto a pezzi il trattato delle nove potenze; la Germania e l'Italia hanno fatto a pezzi il trattato di Versaglia. Per avere libertà d'azione, questi tre Stati sono usciti dalla Società delle Nazioni.
La nuova guerra imperialistica è diventata un fatto.
Ma non è tanto facile nella nostra epoca rompere di colpo i propri vincoli e gettarsi senz'altro nella guerra, senza tener conto dei trattati di ogni genere, né dell'opinione pubblica. Ciò sanno abbastanza bene gli uomini politici borghesi. E non meno bene lo sanno i caporioni fascisti. Ecco perché, prima di gettarsi in guerra, i caporioni fascisti hanno deciso d'imbottire i crani nel solito modo all'opinione pubblica, ossia di confonderla, d'ingannarla.
Un blocco militare della Germania e dell'Italia contro gli interessi dell'Inghilterra e della Francia in Europa? Ma, fate il piacere, non si tratta di questo ! «Noi» non abbiamo nessun blocco militare. «Noi» abbiamo tutt'al più un inoffensiva «asse Berlino-Roma », ossia una certa formula geometrica relativa all`asse.
Un blocco militare della Germania, dell'Italia e del Giappone contro gli interessi degli Stati Uniti d'America, dell'Inghilterra e della Francia nell'Estremo Oriente? Ma neanche per sogno ! «Noi» non abbiamo nessun blocco militare. «Noi» abbiamo tutt'al più un inoffensivo «triangolo Berlino-Roma-Tokio», ossia un po' di attrazione per la geometria.
La guerra contro gli interessi dell'Inghilterra, della Francia e degli Stati Uniti d'America Sciocchezze ! «Noi» facciamo la guerra al Comintern e non a questi Stati. Se non ci credete, leggete «il patto anticomintern», concluso tra l'Italia, la Germania e il Giappone.
I signori aggressori pensavano di imbottire i crani all'opinione pubblica in questo modo, benché non fosse difficile vedere che tutto questo gioco grossolano di mascheramento era cucito di filo bianco, perché è ridicolo cercare i «focolai» dell'Internazionale Comunista nei deserti della Mongolia, nelle montagne dell'Abissinia e nelle forre del Marocco spagnolo.
Ma la guerra è inesorabile. Non c'è velo che possa nasconderla. Poiché nessun «asse», nessun «triangolo», nessun «patto anticomintern» può nascondere il fatto che nel frattempo il Giappone si è impadronito di un enorme territorio in Cina, l'Italia dell'Abissinia, la Germania dell'Austria e della regione dei Sudeti, la Germania e l'Italia insieme della Spagna, e tutto ciò contro gli interessi degli Stati non aggressori. Così la guerra rimane la guerra, il blocco militare degli aggressori un blocco militare e gli aggressori restano degli aggressori.
Il tratto caratteristico della nuova guerra imperialistica è che non è ancora diventata una guerra generale, una guerra mondiale. Gli Stati aggressori fan la guerra colpendo in tutti i modi gli interessi degli Stati non aggressori, prima di tutto quelli dell'Inghilterra, della Francia e degli Stati Uniti d'America, e questi ultimi indietreggiano e cedono, facendo agli aggressori una concessione dopo l'altra.
Così noi assistiamo a un'aperta nuova ripartizione del mondo e delle sfere d'influenza a spese degli interessi degli Stati non aggressori, senza nessun tentativo di resistenza e perfino con una certa condiscendenza da parte loro.
Sembra incredibile, ma è un fatto.
Come spiegare questo carattere unilaterale e strano della nuova guerra imperialistica?
Come è potuto accadere che i paesi non aggressori, i quali dispongono di enormi possibilità, abbiano rinunciato così facilmente e senza resistere alle loro posizioni e ai loro impegni per compiacere agli aggressori?
E' ciò forse dovuto alla debolezza degli Stati non aggressori? Evidentemente, no! Gli, Stati democratici non aggressori, presi insieme, sono indiscutibilmente più forti degli Stati fascisti, sia dal punto di vista economico che da quello militare.
Come spiegare allora le concessioni che questi Stati fanno sistematicamente agli aggressori ?
Si potrebbe spiegare, questo fatto, per esempio, col timore della rivoluzione, che può scoppiare se gli Stati non aggressori entrano in guerra e la guerra assume un carattere mondiale. Gli uomini politici borghesi sanno., naturalmente, che la prima guerra imperialistica mondiale ha condotto alla vittoria della rivoluzione in uno dei più grandi paesi. Essi temono che la seconda guerra imperialistica possa condurre pure alla vittoria della rivoluzione in uno o più paesi.
Questo, però per il momento, non è l'unico motivo e nemmeno quello principale. Il motivo principale è costituito dalla rinuncia da parte della maggioranza dei paesi non aggressori, e innanzi tutto dell'Inghilterra e della Francia, alla politica della sicurezza collettiva, alla politica della resistenza collettiva contro gli aggressori, dal loro passaggio alla posizione del non intervento, alla posizione della «neutralità».
Formalmente, la politica del non intervento si potrebbe caratterizzare in questo modo. «Che ogni paese si difenda dagli aggressori come vuole e come può ; noi non ci entriamo e faremo degli affari tanto con gli aggressori quanto con le loro vittime». In realtà, però, la politica del non intervento significa la condiscendenza all'aggressione, lo scatenamento della guerra, e, di conseguenza, la sua trasformazione in guerra mondiale. Dalla politica del non intervento trapela la volontà, il desiderio di non ostacolare gli aggressori nella loro tenebrosa azione; di non impedire, per esempio, al Giappone di ingolfarsi in una guerra contro la Cina o, ancor meglio, contro l'Unione Sovietica; di non impedire, per esempio, alla Germania di impegolarsi negli affari europei e di ingolfarsi in una guerra contro l'Unione Sovietica; di lasciare che tutti i belligeranti sprofondino nel pantano della guerra, di incoraggiarli di nascosto, di lasciare che si indeboliscano e si logorino reciprocamente, e poi, quando saranno sufficientemente spossati, farsi avanti con forze fresche, agire, naturalmente, «negli interessi della pace» e dettare ai belligeranti indeboliti le proprie condizioni.
Con poca spesa ed elegantemente!
Prendiamo, ad esempio, il. Giappone. E’ caratteristico che, prima ancora della sua invasione nella Cina del Nord, tutti i giornali francesi e inglesi influenti gridavano ai quattro venti che la Cina era debole, incapace di resistere ; che il Giappone, col suo esercito, avrebbe potuto, in due o tre mesi, soggiogarla. In seguito, gli uomini politici di Europa e di America si son messi ad aspettare e ad osservare. Quando, più tardi, il Giappone sviluppò le operazioni militari, gli cedettero Sciangai, cuore del capitale straniero in Cina, gli cedettero Canton, centro dell'influenza monopolistica inglese nella Cina meridionale ; gli cedettero Hainan, gli permisero di circondare Hong-Kong. Non è forse vero che tutto ciò assomiglia molto a un incoraggiamento dell'aggressore? E come se dicessero : «Impegnati più a fondo nella guerra, poi si vedrà».
Oppure prediamo, ad esempio la Germania. Le hanno ceduto l'Austria, nonostante l'impegno assunto di difenderne l'indipendenza; le hanno ceduto la regione dei Sudeti, hanno abbandonato in balia della sorte la Cecoslovacchia, violando ogni specie di impegno, e poi hanno cominciato con gran fracasso a mentire sulla stampa a proposito della «debolezza dell'esercito russo», della «decomposizione dell'aviazione russa», dei «disordini» nell'Unione Sovietica, spingendo i Tedeschi più avanti verso l'Oriente, promettendo loro una facile preda e ripetendo loro: «Basta che voi cominciate la guerra contro i bolscevichi, poi tutto andrà bene». Bisogna riconoscere che anche questo assomiglia molto a un incitamento, a un incoraggiamento all'aggressore.
E’ caratteristico il chiasso sollevato dalla stampa anglo-francese e nord-americana in merito all'Ucraina Sovietica. I rappresentanti di questa stampa hanno gridato fino alla raucedine che i Tedeschi marciavano contro l'Ucraina Sovietica, che essi avevano ora in mano la cosiddetta Ucraina Carpatica con una popolazione di circa 700 mila abitanti, che i Tedeschi, non più tardi della primavera di quest'anno, avrebbero annesso alla cosiddetta Ucraina Carpatica l'Ucraina Sovietica che ha più di 30 milioni di abitanti. Sembra che questo fracasso sospetto avesse per iscopo di provocare la collera dell'Unione Sovietica contro la Germania, di avvelenare l'atmosfera e di provocare senza motivi palesi un conflitto con la Germania.
Certo, è del tutto possibile che in Germania vi siano dei pazzi che sognino di annettere l'elefante, ossia l'Unione Sovietica, al moscerino, cioè alla cosiddetta Ucraina Carpatica. E se veramente si trovano colà simili squilibrati, si può essere certi che nel nostro paese si troverà per questi pazzi una quantità sufficiente di camicie di forza. Ma se si lasciano da parte i pazzi e ci si rivolge alle persone normali, non è forse chiaro che è ridicolo e stupido parlare sul serio dell'annessione dell'Ucraina Sovietica alla cosiddetta Ucraina Carpatica? Pensate un po'. Il moscerino va dall'elefante e gli dice con le mani sui fianchi : «Oh, povero fratello mio, come ti compiango... Tu vivi senza grandi proprietari fondiari, senza capitalisti, senza oppressione nazionale, senza caporioni fascisti : che vita; è mai questa... Ti guardo e non posso trattenermi dal dire che vi è per te altra salvezza, all'infuori dell'unione con me... Ebbene, sia! Io ti concedo di unire il tuo piccolo territorio al mio territorio immenso... ».
E ancora più caratteristico che alcuni uomini politici e rappresentanti della stampa dell'Europa e degli Stati Uniti d'America, avendo perduto la pazienza nell'aspettare «la marcia sull'Ucraina Sovietica», cominciano essi stessi a smascherare i veri motivi della politica di non intervento. Essi dicono apertamente e scrivono nero su bianco che i Tedeschi li hanno crudelmente «delusi», poiché, invece di spingersi più avanti verso Oriente, contro l'Unione Sovietica, essi, vedete, si sono rivolti verso Occidente e reclamano delle colonie. Si potrebbe ritenere che si sono cedute ai Tedeschi le regioni della Cecoslovacchia come compenso,per l'impegno assunto di iniziare la guerra contro l'Unione Sovietica, e che i Tedeschi si rifiutano ora di pagare la cambiale e mandano a spasso i creditori.
Non ho nessuna intenzione di fare della morale sulla politica di non intervento, di parlare di tradimento, di fellonia, ecc. E ingenuo predicare la morale a gente che non riconosce la morale umana. La politica è la politica, come dicono i vecchi e consumati diplomatici borghesi. E’ necessario, però rilevare che il grande e pericoloso giuoco politico iniziato dai partigiani della politica di non intervento può terminare con un loro grave fallimento.
Tale è il vero aspetto della politica di non intervento oggi imperante.
Tale la situazione politica nei paesi capitalistici.
L'Unione Sovietica e i paesi capitalistici.
La guerra ha creato una nuova situazione nei rapporti tra i paesi. Vi ha introdotto un'atmosfera di allarme e di incertezza. Dopo aver scosso le fondamenta del regime di pace del dopo-guerra e aver rovesciato i concetti elementari del diritto internazionale, la guerra ha messo in forse il valore dei trattati e degli impegni internazionali. Il pacifismo e i progetti di disarmo sono stati sotterrati. Essi sono stati sostituiti dalla febbre degli armamenti. Tutti hanno cominciato ad armarsi, sia i piccoli, sia i grandi Stati, soprattutto gli Stati che applicano la politica di non intervento. Nessuno crede più ai discorsi melliflui secondo cui le concessioni di Monaco agli aggressori e gli accordi di Monaco avrebbero inaugurato una nuova era di «pacificazione». Non vi credono neanche gli stessi partecipanti all'accordo di Monaco, l'Inghilterra e la Francia, che non meno degli altri Stati si son messi a rafforzare i loro armamenti.
E’ chiaro che l'U.R.S.S. non poteva restare indifferente di fronte a questi minacciosi avvenimenti. Non vi è dubbio che ogni guerra, anche piccola, iniziata dagli aggressori in qualunque punto sperduto del mondo, rappresenta un pericolo per i paesi pacifici. Tanto più serio è il pericolo costituito dalla nuova guerra imperialistica che ha già trascinato nella sua orbita più di 500 milioni di abitanti dell'Asia, dell'Africa, dell'Europa. Perciò, il nostro paese, pur applicando con fermezza la politica del mantenimento della pace, nello stesso tempo ha sviluppato un serio lavoro per rafforzare il valore combattivo del nostro Esercito Rosso, della nostra Marina militare Rossa.
Nello stesso tempo, allo scopo di rafforzare le proprie posizioni internazionali, l'Unione Sovietica ha deciso di prendere certi altri provvedimenti. Verso la fine del 1934, il nostro paese è entrato nella Società delle Nazioni, ritenendo che la Società delle Nazioni, nonostante la sua debolezza, potesse tuttavia servire come tribuna per smascherare gli aggressori e come strumento, sia pur debole, di pace, atto a frenare lo scatenamento della guerra. L'Unione Sovietica ritiene che, in un periodo agitato come questo, non si debba trascurare neanche un'organizzazione internazionale così debole come la Società delle Nazioni. Nel maggio 1935 è stato concluso un trattato di mutua assistenza tra la Francia e l'Unione Sovietica, contro un eventuale attacco degli aggressori. In pari tempo veniva concluso un trattato analogo con le Cecoslovacchia. Nel marzo del 1936, l'Unione Sovietica ha concluso un trattato di mutua assistenza con la Repubblica Popolare della Mongolia. Nell'agosto del 1937 è stato concluso un trattato di non aggressione tra l'Unione Sovietica e la Repubblica Cinese.
In queste difficili condizioni internazionali, l'Unione Sovietica ha applicato la sua politica estera, difendendo la causa del mantenimento della pace.
La politica estera dell'Unione Sovietica è chiara e comprensibile.
1. Noi siamo per la pace e per il rafforzamento dei rapporti d'affari con tutti i paesi; siamo e resteremo su questa posizione, nella misura in cui questi paesi manterranno gli stessi rapporti con l'Unione Sovietica, nella misura in cui non cercheranno di violare gli interessi del nostro paese.
2. Noi siamo per dei rapporti pacifici, amichevoli e di buon vicinato con tutti i paesi che hanno un confine comune con l'U.R.S.S.; siamo e resteremo su questa posizione, nella misura in cui questi paesi manterranno gli stessi rapporti con l'Unione Sovietica, nella misura in cui essi non cercheranno di attentare, direttamente o indirettamente, all'integrità e all'inviolabilità dei confini dello Stato Sovietico.
3. Noi siamo per l'appoggio ai popoli vittime di un'aggressione e che lottano per l'indipendenza della patria.
4. Noi non temiamo le minacce degli aggressori e siamo pronti a rispondere con un doppio colpo a quello dei fautori di guerra che cerchino di violare i confini sovietici.
Tale la politica, estera dell'Unione Sovietica.
Nella sua politica estera, l'Unione Sovietica si appoggia:
1. Sulla sua crescente potenza economica politica e colturale;
2. Sull'unità morale e politica della nostra società sovietica;
3. Sull'amicizia che unisce i popoli del nostro paese;
4. Sul suo Esercito Rosso e sulla Marina militare Rossa;
5. Sulla sua politica di pace;
6. Sull'appoggio morale dei lavoratori di tutto il mondo, vitalmente interessati al mantenimento della pace.
7. Sulla ragionevolezza di quei paesi che per un motivo o l'altro non sono interessati a violare la pace.
I compiti del Partito nel campo della politica estera sono i seguenti :
1. Continuare la politica di pace e di rafforzamento dei rapporti d'affari con tutti i paesi;
2. Essere prudenti e non lasciar trascinare in conflitti il nostro paese dai provocatori di guerra abituati a far cavare dagli altri le castagne dal fuoco;
3. Rafforzare in tutti i modi la potenza combattiva del nostro Esercito Rosso e della Marina militare Rossa;
4. Rafforzare i rapporti internazionali di amicizia con i lavoratori di tutto il mondo, interessati a conservare la pace e l'amicizia tra i popoli.
II
LA SITUAZIONE INTERNA DELL'UNIONE SOVIETICA

Passiamo alla situazione interna del nostro paese.
Dal punto di vista della situazione interna dell'Unione Sovietica, il periodo da noi considerato ci offre il quadro di una nuova ascesa di tutta l'economia nazionale, di uno sviluppo della cultura, di un consolidamento della potenza politica del paese.
Il risultato più importante nello sviluppo dell'economia nazionale durante il periodo considerato, è il compimento della ricostruzione dell'industria e dell'agricoltura sulla base della nuova tecnica moderna. Noi non abbiamo più, o quasi più, vecchie officine con la loro tecnica arretrata e vecchie aziende contadine con i loro attrezzi antidiluviani. La base della nostra industria e della nostra agricoltura è ora costituita dalla nuova tecnica moderna. Si può dire senza esagerazione che, dal punto di vista della tecnica della produzione, dal punto di vista del grado di saturazione dell'industria e dell'agricoltura in nuovi mezzi tecnici, il nostro paese è il più avanzato rispetto a qualsiasi altro paese, dove la vecchia attrezzatura è come una palla di piombo per la produzione e frena l'introduzione della nuova tecnica.
Nel campo dello sviluppo sociale e politico del paese la conquista più importante conseguita durante il periodo considerato è l'eliminazione definitiva dei residui delle classi sfruttatrici, l'unione degli operai, dei contadini e degli intellettuali in un fronte comune del lavoro, il consolidamento dell'unità morale e politica della società sovietica, il consolidamento dell'amicizia tra i popoli del nostro paese e, risultato di tutto ciò, la completa democratizzazione della vita politica del paese, la creazione della nuova Costituzione. Nessuno osa contestare che la nostra Costituzione è la più democratica del mondo, e che i risultati delle elezioni al Soviet Supremo dell'Unione Sovietica, come pure ai Soviet Supremi delle Repubbliche federate, sono i più significativi.
La conclusione di tutto ciò è una stabilità assoluta della situazione interna del nostro paese e una solidità di potere tale, che qualsiasi governo del mondo ci potrebbe invidiare.
Esaminiamo i dati concreti sulla situazione economica e politica del nostro paese.
Nuovo sviluppo dell'industria e dell'agricoltura.
a) Industria. Lo sviluppo della nostra industria durante il periodo considerato ci offre il quadro di un'ascesa ininterrotta. Quest'ascesa non rispecchia soltanto l'aumento della produzione in generale, ma rispecchia soprattutto la fioritura dell'industria socialista da una parte e la scomparsa dell'industria privata dall'altra.
Da questo prospetto risulta che la nostra industria è più che raddoppiata nel periodo in esame e che tutto l'aumento della produzione è andato a favore della produzione socialista.

Sviluppo dell'industria dell'U.R.S.S. dal 1934 al 1938
Percentuale rispetto
1933 1934 1935 1936 1937 1938 all'anno precedente
1934 1935 1936 1937 1938
In milioni di rubli secondo i
prezzi dei 1926-1927
Produzione totale 42030 50477 62137 80929 90166 100375 120,1 123,1 130,2 111,4 111,3
di cui
1. Ind. Socialista 42002 50443 62114 80898 90138 100349 120,1 123,1 130,2 111,4 111,3
2. Industria privata . . . 28 34 23 31 28 26 121,4 67,6 134,8 90,3 92,9
Percentuale
Produzione totale . . . 100 100 100 100 100 100
di cui:
1. Industria socialista 99,93 99,93 99,96 99,96 99,97 99,97
2.Industria privata . . . 0,07 0,07 0,04 0,04 0,03 0,03
Da questo prospetto risulta, inoltre, che il sistema socialista è l'unico sistema dell'industria nell'Unione Sovietica.
Da questo prospetto risulta, infine, che la scomparsa definitiva dell'industria privata è un fatto che ora neppure i ciechi possono negare.
La scomparsa dell'industria privata non può essere considerata casuale. L'industria privata è scomparsa innanzi tutto perché il sistema socialista dell'economia è un sistema superiore rispetto al sistema capitalistico. L'industria privata è scomparsa, in secondo luogo, perché il sistema socialista dell'economia ci ha offerto la possibilità di riattrezzare in alcuni anni tutta la nostra industria socialista su una nuova base tecnica moderna. Tale possibilità non è e non può essere offerta dal sistema capitalistico dell'economia. È, un fatto che dal punto di vista della tecnica della produzione, dal punto di vista del grado di saturazione della produzione industriale con nuovi mezzi tecnici, la nostra industria occupa il primo posto nel mondo.
Se consideriamo le percentuali dei ritmi di sviluppo della nostra industria rispetto al livello dell'ante-guerra e le confrontiamo con i ritmi di sviluppo dell'industria nei principali paesi capitalistici, si avrà il seguente prospetto :
Aumento della produzione industriale dell'U.R.S.S. e dei
principali paesi capitalistici nel 1913 = 1938.
1913 1933 1934 1935 1936 1937 1938
U.R.S.S. 100,0 380,5 457,0 562,6 732,7 816,4 908,8
Stati Uniti d'America100,0 108,7 112,9 128,6 149,8 156,9 120,0
Inghilterra 100,0 87,0 97,1 104,0 114,2 121,9 113,3
Germania 100,0 75,4 90,4 105,9 118,1 129,3 131,6
Francia . . . . . 100,0 107,0 99,0 94,0 98,0 101,0 93,2
Da questo prospetto risulta che la nostra industria è cresciuta rispetto al livello dell'ante-guerra di oltre nove volte, mentre l'industria dei principali paesi capitalistici continua a segnare il passo intorno al livello d'ante-guerra, superandolo appena del 20-30 per cento.
Questo significa che, dal punto di vista dei ritmi dello sviluppo, la nostra industria socialista occupa il primo posto nel mondo.
Ne deriva dunque che per la tecnica della produzione e i ritmi di sviluppo della nostra industria noi abbiamo già raggiunto e superato i principali paesi capitalistici.
Ma in che cosa siamo in ritardo? Noi rimaniamo ancora indietro dal punto di vista economico, ossia dal punto di vista del volume della nostra produzione industriale per abitante. Noi abbiamo prodotto nel 1938 circa 15 milioni di tonnellate di ghisa, e l'Inghilterra 7 milioni. Potrebbe sembrare che da noi si vada meglio che in Inghilterra. Ma se si dividono queste tonnellate di ghisa per il numero degli abitanti, si vedrà che in Inghilterra si avevano, nel 1938, per ogni abitante, 145 chilogrammi di ghisa, e nell'Unione Sovietica soltanto 87. Un altro esempio : l'Inghilterra ha prodotto, nel 1938, 10 milioni e 800 mila tonnellate di acciaio e circa 29 miliardi di chilowatt-ore (produzione dell'energia elettrica), mentre l'Unione Sovietica ha prodotto 18 milioni di tonnellate di acciaio e oltre 39 miliardi di chilowatt-ore. Potrebbe sembrare che da noi si vada meglio che in Inghilterra. Ma se si dividono tutte queste tonnellate
e chilowatt-ore per il numero degli abitanti, si vedrà che in Inghilterra si avevano, nel 1938, per ogni abitante, 226 chilogrammi di acciaio e 620 chilowatt-ore, mentre nell'Unione Sovietica si avevano soltanto 107 chilogrammi di acciaio e 233 chilowatt-ore per persona.
Che cosa significa ciò? Significa che da noi la popolazione supera di alcune volte quella dell'Inghilterra e quindi anche le nostre necessità sono maggiori di quelle dell'Inghilterra; l'Unione Sovietica ha una popolazione di 170 milioni, mentre l'Inghilterra non ne ha più di 46 milioni. La potenza economica dell'industria non si esprime nel volume della produzione industriale in generale, indipendentemente dalla popolazione del paese, ma nel volume del consumo di questa produzione per abitante. Quanto maggiore è la media della produzione industriale per abitante, tanto più elevata è la potenza economica del paese, e, inversamente, quanto minore è la produzione per abitante, tanto più bassa è la potenza economica del paese e della sua industria. Di conseguenza, quanto più numerosa è la popolazione del paese, tanto maggiore è il fabbisogno del paese in oggetti di consumo, e tanto maggiore deve essere il volume della sua produzione industriale.
Prendiamo, per esempio, la produzione della ghisa. Per superare l'Inghilterra dal punto di vista economico nel campo della produzione della ghisa, che in questo paese nel 1938 era di 7 milioni di tonnellate, noi dobbiamo portare a 25 milioni di tonnellate la nostra produzione annua di ghisa. Per superare dal punto di vista economico la Germania che nel 1938 ha prodotto in tutto 18 milioni di tonnellate di ghisa, noi dobbiamo portare la nostra produzione annua di ghisa a 40-45 milioni di tonnellate. E per superare dal punto di vista economico gli Stati Uniti d'America, considerando non il livello dell'anno di crisi 1938 in cui gli Stati Uniti d'America hanno prodotto soltanto 18,8 milioni di tonnellate di ghisa, ma il livello del 1929, anno in cui negli Stati Uniti d'America l'industria era in ascesa e vi si produssero 43 milioni di tonnellate di ghisa, noi dobbiamo portare la nostra produzione annua di ghisa a 50-60 milioni di tonnellate.
Ciò vale anche per la produzione dell'acciaio, dei laminati, per la costruzione delle macchine, e così via, perché tutte queste industrie, come le altre, dipendono in fin dei conti .dalla produzione della ghisa.
Noi abbiamo superato i principali paesi capitalistici dal punto di vista della tecnica della produzione e dei ritmi di sviluppo dell'industria. Ciò è molto bene. Ma non basta. Dobbiamo superarli anche dal punto di vista economico. Noi possiamo farlo e dobbiamo farlo. Soltanto se supereremo dal punto di vista economico i principali paesi capitalistici, potremo contare che il nostro paese sarà provvisto per intero di articoli di consumo, che noi avremo abbondanza di prodotti e saremo in grado di passare dalla prima fase del comunismo alla sua seconda fase.
Che cosa è necessario per superare dal punto di vista economico i principali paesi capitalistici? E necessario soprattutto la ferma ed inflessibile volontà di marciare in avanti. E necessario essere pronti a compiere dei sacrifici, ad investire dei grandi capitali per sviluppare in tutti i modi la nostra industria socialista. Abbiamo noi questi elementi? Certamente li abbiamo ! Sono necessari, inoltre, un'alta tecnica della produzione ed alti ritmi di sviluppo industriale. Abbiamo, noi questi elementi? Certamente li abbiamo ! E necessario, infine, del tempo. Sì, compagni, del tempo. Noi dobbiamo costruire nuove officine. Noi dobbiamo creare nuovi quadri per l'industria. Ma ci è necessario del tempo, e non poco tempo. È, impossibile in due o tre anni superare dal punto di vista economico i principali paesi capitalistici. Per questo occorre alquanto più tempo. Prendiamo per esempio questa stessa ghisa e la sua produzione. In quanto tempo si può superare dal punto di vista economico i principali paesi capitalistici per quanto riguarda la produzione della ghisa? Alcuni componenti del vecchio personale della Commissione del piano di Stato proponevano durante l'elaborazione del secondo piano quinquennale, di stabilire in 60 milioni di tonnellate la produzione della ghisa per la fine del secondo piano quinquennale. Questo significa che essi partivano dalla possibilità d'un incremento medio annuo di 10 milioni di tonnellate nella produzione della ghisa. Questa era, naturalmente, una fantasia se non qualcosa di peggio. Del resto, questi compagni cadevano nelle fantasticherie non soltanto a proposito della produzione della ghisa. Essi ritenevano, per esempio, che nel corso del secondo piano quinquennale l'aumento annuo della popolazione dell'Unione Sovietica dovesse essere di tre-quattro milioni di abitanti o anche di più. Anche questo era una fantasia, se non qualcosa di peggio. Ma se si lasciano in disparte i fantasticatori e ci si pone sul terreno della realtà, si può ammettere come del tutto possibile un incremento annuo della produzione della ghisa nella misura di due o due milioni e mezzo di tonnellate in media, considerando lo stato attuale della tecnica di questa produzione. La storia dell'industria, sia dei principali paesi capitalistici, sia del nostro paese, dimostra che questa norma d'incremento annuo richiede uno sforzo intenso, ma è perfettamente realizzabile.
E necessario quindi del tempo, e non poco tempo per superare dal punto di vista economico i principali paesi capitalistici. E quanto più elevata sarà da noi la produttività del lavoro, quanto più si perfezionerà da noi la tecnica della produzione, tanto più presto si potrà realizzare questo compito economico così importante, tanto più si potranno ridurre i termini per la sua realizzazione.
b) Agricoltura. Nel periodo in esame, lo sviluppo dell'agricoltura, del pari che lo sviluppo dell'industria, ha seguito una linea ascendente. Questo progresso non si esprime solo nell'aumento della produzione agricola, ma si esprime, prima di tutto, nello sviluppo e nel rafforzamento dell'economia agricola socialista, da una parte, e nella scomparsa dell'economia individuale dall'altra. Mentre nei colcos la superficie seminata a cereali, da 75 milioni di ettari nel 1933, è aumentata a 92 milioni di ettari nel 1938, la superficie seminata a cereali dei contadini individuali è invece diminuita, durante lo stesso periodo, da 15 milioni e 700 mila ettari, a 600 mila ettari, cioè al 0,6 per cento di tutta la superficie seminata a cereali. E non parlo delle superfici seminate a colture industriali, dove la parte della economia individuale si è ridotta a zero. E noto, inoltre, che i colcos abbracciano ora, 18 milioni e 800 mila famiglie contadine, cioè il 93,5 per cento di tutte le famiglie contadine, senza contare i colcos di pescatori e cacciatori.
Ciò significa che i colcos si sono definitivamente rafforzati e consolidati e che il sistema socialista dell'economia costituisce oggi l'unica forma della nostra agricoltura. Se si paragona lo sviluppo delle superfici seminate per tutte le culture, durante il periodo in esame, con le estensioni delle superfici seminate di prima della rivoluzione, si ottiene il prospetto seguente :
Superfici seminate per tutte le culture nell'U.R.S.S.

In milioni di ettari
1913 1934 1935 1936 1937 1938 1938 in % rispetto al 1933
Totale delle superfici
seminate 105,0 131,5 132,8 133,8 135,3 135,9 130,4
Di cui:
a) Cereali 94,4 104,7 103,4 102,4 104,4 102,4 108,5
b) Colture industriali 4,5 10,7 10,6 10,8 11,2 11,0 244,4
c) Ortaggi e verdure 3,8 8,8 9,9 9,8 9,0 9,4 247,4
d) Colture foraggere 2,1 7,1 8,6 10,6 14,1 14,1 671,4
Da tale prospetto risulta che da noi sono aumentate le superfici seminate di tutte le culture e, prima di tutto, di quelle foraggere, industriali e per gli ortaggi e verdure.
Ciò significa che la nostra agricoltura diventa più qualificata e più produttiva, e che l'introduzione di una rotazione razionale delle colture trova una base reale.
Come si sia sviluppata l'attrezzatura dei nostri colcos e sovcos in trattrici, mietitrici-trebbiatrici ed altre macchine nel periodo trascorso, è dimostrato dai prospetti che seguono :
1) Parco delle trattrici nell'agricoltura dell'U.R.S.S.
1933 1934 1935 1936 1937 1938 1938 in % rispetto al 1933
a) Numero delle trattrici (in migliaia di unità)
Numero totale delle
trattrici . . . . . 210,9 276,4 360,3 4227 454,5 483,5 239,3
Di, cui :
a) Trattrici nelle sta
zioni macchine e
trattrici 123,2 177,3 254,7 328,5 365,8 394,0 319,8
b) Trattrici nei sovcos
e nelle aziende
agricole ausiliarie 83,2 95,5 102,1 88,5 84,5 85,0 102,2
b) Potenza in migliaia di cavalli-forza
Numero totale delle
trattrici . . . . . 3.209,2 4.462,8 6.184,7 7.672,4 8.385,0 9.255,2 288,4
Di cui:
a) Trattrici nelle sta-
zioni macchine e
trattrici . • • 1.758,1 2.753,9 4.281,6 5.856,0 6.679,2 7.437,0 423,0
b) Potenza delle trat
trici nei sovcos e
nelle aziende agri
cole ausiliarie 1.401,7 1.669,5 1.861,4 1.730,7 1.647,5 1.751,8 125,0
2) Parco delle mietitrici=trebbiatrici e altre macchine
nell'agricoltura dell'U.R.S.S.
(in migliaia di unità, alla fine di ogni anno)
1933 1934 1935 1936 1937 1938 1938 in % rispetto al 1933
.Mietitrici-trebbiatrici 25,4 32,3 50,3 87,8 128,8 153,5 604,3
Motori a combustione in
terna e locomobili . . . 48,0 60,9 69,1 72,4 77,9 83,8 174,6
Trebbiatrici per cereali
(complesse e semi-com
plesse) 120,3 121,9 120,1 123,7 126,1 130,8 108,7
Autocarri 26,6 40,3 63,7 96,2 144,5 195,8 736,1
Automobili (unìtà) 3.991 5.553 7.555 7.630 8.156 9.594 240,4
Se a questi dati si aggiunge che il numero delle stazioni di macchine e trattrici nel periodo considerato è aumentato da noi da 2.900 nel 1934 a 6.350 nel 1938, si può, sulla base di tutti questi dati, affermare con sicurezza che la ricostruzione della nostra agricoltura sulla base della nuova tecnica moderna è già fondamentalmente compiuta.
La nostra agricoltura, per conseguenza, è non solo l'agricoltura più grande e più meccanizzata, ma anche l'agricoltura più capace di produrre merce ed anche la più attrezzata in mezzi tecnici moderni, rispetto all'agricoltura di qualunque altro paese.
Se si considerano i ritmi d'aumento della produzione delle colture cerealicole e industriali nel periodo trascorso, rispetto al periodo di prima della rivoluzione, le statistiche ci offrono il prospetto seguente
Produzione complessiva delle colture cerealicole e industriali
nell'Unione Sovietica
In milioni di quintali

1913 1934 1935 1936 1937 1938 11913 1938 in % rispetto al 1913
Cereali 810,4 894,0 901,0 827,3 1.202,9 949,9 118,6
Cotone greggio . . . . 7,4 11,8 17,2 23,9 25,8 26,9 363,5
Lino (fibra) 3,3 5,3 5,5 5,8 5,7 5,46 165,5
Barbabietola da zucch,109,0 113,6 162,1 168,3 218,6 166,8 153,0
Piante oleose . . . . . 21,5 39,6 42,7 42,3 51,1 46,6 216,7
Da questo prospetto risulta che, nonostante la siccità nelle regioni orientali e sud-orientali dell'U.R.S.S. nel 1936 e nel 1938, e nonostante l'elevatissima raccolta nel 1913, la produzione complessiva dei cereali e delle colture industriali nel periodo considerato ha seguito costantemente da noi una linea ascendente, rispetto al livello del 1913.
Particolarmente interessante è il problema della produzione cerealicola mercantile dei colcos e dei sovcos. Il compagno Nemcinov, noto statistico, ha calcolato che su cinque miliardi di pud (1 pud=Kg. 16,380 – n.d.r.) di cereali di produzione complessiva nell'ante-guerra, i cereali gettati sul mercato erano in tutto un miliardo e 300 milioni di pud, ossia il 26 per cento della produzione cerealicola complessiva di allora. I1 compagno Nemcinov calcola che la produzione disponibile dei colcos e dei sovcos in quanto grande produzione, ha costituito, per esempio, nel 1926-1927 circa il 47 per cento della produzione complessiva, mentre la produzione disponibile delle aziende contadine individuali era circa il 12 per cento. Se, per maggior prudenza, si calcola la produzione disponibile dei colcos e dei sovcos nel 1938 uguale al 40 per cento della produzione complessiva, si otterrà che la nostra economia cerealicola socialista ha potuto fornire e realmente ha fornito quest'anno un'eccedenza di circa due miliardi e 300 milioni di pud di cereali mercantili, cioè un miliardo di pud in più di quanto non ne avesse forniti la produzione dell'ante-guerra.
Di conseguenza, l'elevata produzione di merci da parte dei sovcos e dei colcos costituisce una loro importantissima particolarità che ha la più grande importanza per il rifornimento del paese.
Proprio in questa particolarità dei sovcos e dei colcos risiede il segreto che ha permesso al nostro paese di riuscire così facilmente e rapidamente a risolvere il problema dei cereali, il problema del sufficiente rifornimento di un enorme paese con cereali mercantili.
Bisogna rilevare che negli ultimi tre anni le consegne annuali di cereali non sono mai scese al di sotto di un miliardo e 600 milioni di pud e talvolta, come per esempio nel 1937, sono salite fino a un miliardo e 800 milioni di pud. Se a ciò si aggiungono circa 200 milioni di pud di acquisti annuali di cereali presso i colcosiani e alcune centinaia di milioni di pud oggetto del commercio colcosiano dei cereali, otterremo complessivamente una quantità di grano disponibile prodotta dai colcos e sovcos come quella sopra menzionata.
E interessante inoltre rilevare che in questi ultimi tre anni la base di produzione dei cereali mercantili si è spostata dall'Ucraina, che prima era considerata come il granaio del nostro paese, verso il Nord e l'Est, cioè nella Repubblica Socialista Federativa Sovietica di Russia. E noto che da due o tre anni l'Ucraina consegna cereali complessivamente per circa 400 milioni di pud annuali, mentre la Repubblica Socialista Federativa Sovietica di Russia in questi stessi anni consegna annualmente da un miliardo e 100 milioni a un miliardo e 200 milioni di pud di cereali mercantili.
Così stanno le cose per 'quanto riguarda la cerealicoltura.
Per quanto riguarda l'allevamento del bestiame, in questo ramo che è il più arretrato dell'economia agricola, si sono verificati in questi ultimi anni degli importanti progressi. E vero che, per quanto riguarda il patrimonio equino e ovino, noi siamo ancora a disotto del livello di prima della rivoluzione, ma per quanto riguarda il patrimonio dei bovini e dei suini noi abbiamo già superato il livello di prima della rivoluzione.
Ecco i dati a questo proposito :
Patrimonio zootecnico dell'U.R.S.S.
(in milioni di capi)
Al mese di luglio
1916 1933 1934 1935 1936 1937 1938 rispetto al 1916 rispettoal1933

Equini 35,8 16,6 15,7 15,9 16,6 16,7 17,5 48,9 105,4
Bovini 60,6 38,4 42,4 49,2 56,7 57,0 62,2 104,3 164,6
Ovini 121,2 50,2 51,9 61,1 73,7 81,3 102,5 84,6 204,2
Suini 20,2 12,1 17,4 22,5 30,5 22,8 30,6 146,4 252,9
Non c'è dubbio che il ritardo nel campo dell'allevamento degli equini e degli ovini sarà eliminato entro il più breve termine.
e) Circolazione delle merci trasporti. Insieme con l'incremento dell'industria e dell'agricoltura, è aumentata nel paese anche la circolazione delle merci. La rete del commercio statale e cooperativo al minuto si è allargata durante il periodo considerato del 25 per cento. La cifra d'affari del commercio statale e cooperativo al minuto è aumentata del 178 per cento. La cifra d'affari dei mercati colcosiani è aumentata, del 112 per cento, Ecco il prospetto corrispondente
Circolazione delle merci
1933 1934 1935 1936 1937 1938 1938 in %
A 1933 1933a1933
Rete del commercio
al minuto dello Stato
e delle cooperative
(negozi, chioschi)
la fine dell'anno 285.355 286.236 268.713 289.473 327.361 356.930 125,1
Cifra d’affari del
commercio al minuto
della rete statale e
cooperativa (in
sa l'alimentazio
ne pubblica), in mi.
milioni di rubli)di rubli 49.789,2 61.814,7 81.712,1 106.799,9 125.943,2 138.578,3 278,3
3. Cifra d'affari dei
mercati colcosiani, in
milioni di rubli . . 11.500,0 14.000,0 14.500,0 15.607,2 17.779,7 24.399.2 212,2
4. Basi commerciali regionali di vendita

gionali di vendita del
718 836 1.141 1.798 1.912 1.994 277,7

Naturalmente, il commercio non potrebbe svilupparsi così, nel paese, senza un certo aumento dei trasporti di merci. E, infatti, i trasporti di ogni genere sono aumentati nel periodo considerato, particolarmente i trasporti per ferrovia e aeroplano. Sono aumentati anche i trasporti per acqua, ma con grandi oscillazioni, e nel 1938 i trasporti per acqua hanno segnato, purtroppo, una certa diminuzione rispetto all'anno precedente.
Ecco il prospetto corrispondente :
Trasporto delle merci

1933 1934 1935 1936 1937 1938 1938 % rispetto al 1933


Ferrovie (in miliardi di
tonnellate-chilometri) . 169,5 205.7 258,1 323,4 354.8 369,1 217,7
Trasporti fluviali e marittimi (in miliardi di ton
nellate-chilometri) . . . 50,2 59.6 68.3 72,3 70,1 66,0 121,8
Aviazione civile (in milio
ni di tonnellate-chi
lometri) 3,2 6.4 9.8 21,9 24,9 31,7 1.022,6
Non vi può essere dubbio che il ritardo dei trasporti per acqua del 1938 sarà eliminato nel 1939.
Nuovo miglioramento della situazione materiale e culturale del popolo.
La continua ascesa dell'industria e dell'economia agricola non poteva non portare, ed ha effettivamente portato, un nuovo miglioramento della situazione materiale e culturale del popolo.
La liquidazione dello sfruttamento ed il rafforzamento del sistema socialista nell'economia nazionale, l'assenza perciò della disoccupazione e della miseria nelle città e nelle campagne, il gigantesco allargamento dell'industria e l'aumento ininterrotto del numero degli operai, l'aumento della produttività del lavoro degli operai e dei colcosiani, la concessione in perpetuo della terra ai colcos e il rifornimento dei colcos con un'enorme quantità di trattrici e di macchine agricole di prim'ordine, — tutto ciò ha creato condizioni reali per un miglioramento continuo della situazione materiale degli operai e dei contadini. Il miglioramento della situazione materiale degli operai e dei contadini, a sua volta, ha portato naturalmente a un miglioramento della situazione materiale degli intellettuali, i quali costituiscono nel nostro paese una forza notevole e servono gli interessi degli operai e dei contadini.
Attualmente, non si tratta più di impiegare alla meglio 'nell'industria e di assumere per favore al lavoro i contadini disoccupati e senza casa, staccatisi dalle campagne e viventi sotto l'incubo della fame. Questi contadini nel nostro paese non esistono più da molto tempo. E questo, evidentemente, è bene, perché dimostra l'agiatezza delle nostre campagne. Adesso si può trattare soltanto di proporre ai colcos di soddisfare la nostra domanda e di darci ogni anno per i bisogni crescenti dell'industria almeno un milione e mezzo circa di giovani colcosiani. I colcos, che sono già diventati agiati, devono tener conto che senza questo aiuto da parte loro sarà molto difficile allargare ancora la nostra industria, e che senza l'allargamento dell'industria non potremo soddisfare la domanda crescente dei contadini in merci di largo consumo. I colcos hanno tutte le possibilità di soddisfare questa nostra domanda, perché l'abbondanza di mezzi tecnici nei colcos libera una parte dei lavoratori delle campagne, e questi lavoratori, impiegati nell'industria, potrebbero essere di grandissima utilità per tutta la nostra economia nazionale.
In conclusione, noi abbiamo gli indici seguenti del miglioramento della situazione materiale degli operai e dei contadini; nel periodo
1. Il reddito nazionale, da 48 miliardi e mezzo di rubli nel 1933, è salito a 105 miliardi nel 1938;
2. Il numero degli operai e degli impiegati, da poco più di 22 milioni nel 1933, è salito a 28 milioni nel 1938;
3. Il fondo annuale dei salari degli operai e degli impiegati, da 34 miliardi e 953 milioni di rubli è salito a 96 miliardi e i25 milioni;
4. Il salario annuale medio degli operai industriali, che nel 1933 era di '1.513 rubli, nel 1938 era giunto a 3.447 rubli;
5. Gli introiti in denaro dei colcos, da 5 miliardi 661 milioni e 900 mila rubli nel 1933, sono giunti a 14 miliardi 180 milioni e 100 mila rubli nel 1937;
6. La distribuzione media di grano ad ogni famiglia colcosiana, nelle regioni cerealicole, da 61 pud nel 1933 è salita a 144 nel 1937; senza tener conto delle sementi, dei fondi di sementi di riserva, del fondo per il nutrimento del bestiame comune, delle consegne di grano allo Stato, dei pagamenti in natura per i lavori compiuti dalle stazioni di macchine e trattrici;
7. Gli stanziamenti nel bilancio dello Stato per opere sociali e culturali sono passati da 5 miliardi 839 milioni e 900 mila rubli nel 1933 a 35 miliardi e 202 milioni e mezzo nel 1938.
Per quanto riguarda il livello di coltura del popolo, la sua ascesa ha seguito il miglioramento della situazione materiale del popolo.
Dal punto di vista dello sviluppo culturale del popolo, il periodo considerato è stato veramente un periodo di rivoluzione culturale. L'introduzione pratica dell'istruzione elementare generale obbligatoria nelle lingue delle nazionalità dell'U.R.S.S., l'aumento del numero delle scuole e degli allievi di tutti i gradi, l'aumento del numero degli specialisti che hanno terminato le scuole superiori, la formazione e lo sviluppo dei nuovi intellettuali sovietici, — questo è il quadro generale dell'ascesa del popolo.
Ecco i dati a questo proposito :
1) Elevamento del livello culturale del popolo
1938-399 in %
Indice Unità di
misura 1933/34 1938/39 rispetto
rrrispetrrispettoto al
1933/34
Numero allievi nelle in migliaia
scuole di tutti i gradi di persone 23.814 33.965,4 142,6
Di cui:
Nelle scuole elementari 17.873,5 21288,4 119,1
Nelle scuole medie
5,482,2 12.076,0 220,3
Negli istituti d'istruzione
superiore 458,3 601,0 131,1
Numero delle persone che
Studiano nellURSS . . .
. » - 47,442,1 -
Numero delle biblioteche
pubbliche in migliaia 40,3 70,0 173,7
Numero dei volumi
sto biblioteche in milioni 86,0 126,6 147,2
Numero dei circoli e isti- -
tuzioni simili . . . . . in migliaia 61,1 95,6 156,5
Numero dei teatri in unità 587 790 134,6
Numero dei cinematografi
(senza contare quelli con
apparecchi a bande strette
)
Di cui : 27,467 30.461 110,9
moltiplicato
Cinematografi sonori 498 15.202 per 31
Numero dei cinematogra
fi nelle campagne
Di cui : 17,470 18,991 108,7
moltiplicato
Cinematografi sonori . . . 24 6.670 per 278
Tiratura annuale di gior
nali in milioni 4.984,6 7.099,4 142,3
Numero delle scuole costruite nell'U.R.S.S. dal 1933 al 1938
Numero d e Il e scuole
A n n i Nelle città
Nelle località
negli agglome- T o t a I e
rati di tipo rurali

1933 326 3.261 3.587
1934 577 3.483 4.065
1935 533 2.829 3.362
1936. . . . . . . 1,505 4.206 5.711
1937 730 1.323 2.053
1938 573 1.246 1.829
Totale del 1933 al 1938. 4.254 16.353 20.607
Numero dei giovani specialisti dell'Unione Sovietica che
hanno terminato i loro studi negli Istituti superiori
dal 1933 al 1938
1933 1934 1935 1936 1937 1938
In migliaia
Totale per l'U.R.S.S. (speciali
sti militari non compresi) .
i. Ingegneri del]' industria e 34,6 49,2 83,7 97,6 104,8 106,7
dell'edilizia . . . . . . . 6,1 14,9 29,6 29,2 27,6 25,2
2. Ingegneri dei trasporti e
delle poste e telegrafi . . . 1,8 4,0 7,6 6,6 7,0 6,1
3. Ingegneri per la meccaniz
zazione del]' agricoltura,
agronomi, veterinari, zootec
nici . . . . . . . . . . 4,8 6,3 8,8 10,4 11,3 10,6
4. Economisti e giuristi . . . 2,5 2,5 5,0 6,4 5,0 5,7
S. Insegnanti delle scuole me
die, facoltà operaie. scuole
speciali e altri lavoratori
del]' istruzione, compresi i
lavoratori dell'arte . . . 10,5 7,9 12,5 21,6 31,7, 35,7
5. Medici, farmacisti e lavora
tori della cultura fisica 4,6 2,5 7,5 9,2 12,3 13,6
7, Altre specialità 4,3 4,3 12,7 14,2 9,9 9,8
In séguito a tutto questo enorme lavoro culturale sono sorti e si sono formati da noi innumerevoli nuovi intellettuali sovietici usciti dalle file della classe operaia, dei contadini e degli impiegati sovietici, carne della carne e sangue del sangue del nostro popolo, degli intellettuali che non conoscono il giogo dello sfruttamento, che odiano gli sfruttatori e che sono pronti a servire fedelmente i popoli dell'U.R.S.S.
Penso che il sorgere di questa nuova, intellettualità - intellettualità del popolo, socialista, — sia uno dei risultati più importanti della rivoluzione culturale del nostro paese.
Ulteriore rafforzamento del regime sovietico.
Uno dei risultati più importanti del periodo considerato è di aver portato ad un ulteriore rafforzamento della situazione interna del paese, ad un ulteriore rafforzamento del regime sovietico.
E non poteva essere altrimenti. L'affermarsi del sistema socialista in tutti i rami dell'economia nazionale, l'ascesa dell'industria e dell'agricoltura, il miglioramento della situazione materiale dei lavoratori, l'elevamento del livello colturale delle masse popolari, l'aumento della loro attività politica, — tutto ciò realizzato sotto la direzione del potere sovietico, non poteva non condurre a un ulteriore rafforzamento del regime sovietico.
La particolarità della società sovietica attuale, a differenza di qualsiasi società capitalistica, è che in essa non esistono più classi antagonistiche ostili; le classi sfruttatrici sono state liquidate e gli operai, i contadini e gli intellettuali che costituiscono la società sovietica vivono e lavorano sulla base di una collaborazione amichevole. Mentre la società capitalistica è dilaniata dalle contraddizioni irreconciliabili fra gli operai e i capitalisti, fra i contadini e i grandi proprietari fondiari, il che rende instabile la sua situazione interna, la società sovietica, liberata dal giogo dello sfruttamento, non conosce simili contraddizioni, è libera dai conflitti di classe e offre il quadro di una collaborazione amichevole fra gli operai, i contadini e gli intellettuali. Sulla base di questa comunanza si sono sviluppate delle forze motrici come l'unità morale e politica della società sovietica, l'amicizia dei popoli dell'U.R.S.S., il patriottismo sovietico. Su questa stessa base sono sorte la Costituzione dell'U.R.S.S. approvata nel novembre 1936 e la democratizzazione completa delle elezioni agli organi supremi del paese.
Per quanto riguarda le elezioni stesse agli organi supremi del paese, esse hanno costituito una splendida dimostrazione di quell'unità della società sovietica e di quell'amicizia fra i popoli dell'U.R.S.S., che rappresentano la particolarità caratteristica della situazione 'interna nel nostro paese. E’ noto che alle elezioni del Soviet Supremo dell'U.R.S.S., nel dicembre 1937, per il blocco dei comunisti e dei senza partito hanno. votato quasi 90 milioni di elettori, ossia il 98,6 per cento di tutti i partecipanti alla votazione, e che alle elezioni dei Soviet Supremi delle Repubbliche federate, nel giugno 1938, per il blocco dei comunisti e dei senza partito hanno votato 92 milioni di elettori, ossia il 99,4, per cento di tutti i partecipanti alla votazione.
Ecco dov'è la base della solidità del regime sovietico e la fonte della forza inesauribile del potere sovietico.
Ciò significa, fra l'altro, che in caso di guerra le retrovie e il fronte del nostro esercito, data, la loro omogeneità e unità interna, saranno più forti che in qualsiasi altro paese, e questo dovrebbero ricordarselo gli amatori di conflitti d'oltre frontiera.
Certi rappresentanti della stampa estera pretendono, nelle loro chiacchiere, che l'epurazione delle organizzazioni sovietiche dalle spie, dagli assassini e dai sabotatoci, del genere di Trotski, Zinoviev, Kamenev, Iakir, Tukhacevski, Rosengolz, Bukharin e altri mostri, avrebbe «scosso» il
regime sovietico, avrebbe prodotto una «decomposizione». Queste chiacchiere banali fanno semplicemente ridere. Come può scuotere e decomporre il regime sovietico l'epurazione delle organizzazioni sovietiche dagli elementi dannosi e nemici? Il pugno di spie, assassini e sabotatori trotzkistibukhariniani che strisciava davanti allo straniero, che era penetrato da un sentimento di basso servilismo da schiavo davanti anche al più meschino funzionario dello straniero ed era pronto a mettersi al suo servizio per fare dello spionaggio, — questo pugno di gente il quale non ha compreso che l'ultimo cittadino sovietico, libero dalle catene del capitale, vale infinitamente più di qualsiasi burocrate estero altolocato trascinante sulle spalle il giogo della schiavitù capitalistica: a chi è necessaria questa misera banda di schiavi mercenari, che valore può essa avere per il popolo e chi può essa «decomporre»? Nel 1937 Tukhacevski, Iakir, Uborevic e altri mostri furono condannati alla fucilazione. In séguito si svolsero le elezioni al Soviet Supremo dell'U.R.S.S. Le elezioni diedero al potere sovietico il 98,6 per cento di tutti i partecipanti alla votazione. All'inizio del 1938 furono condannati alla fucilazione Rosengolz, Rykov, Bukharin e altri mostri. In séguito si svolsero le elezioni ai Soviet Supremi delle Repubbliche federate. Le elezioni diedero al potere sovietico il 99,4 per cento di tutti i partecipanti alla votazione. Vien fatto di domandarsi: dove sono dunque i segni di «decomposizione» e perché questa «decomposizione» non si è manifestata nei risultati delle elezioni?
Ascoltando questi chiacchieroni stranieri si potrebbe giungere alla conclusione che se lasciassimo in libertà le spie, gli assassini e i sabotatori e non impedissimo loro di sabotare, assassinare e fare dello spionaggio, le organizzazioni sovietiche sarebbero di gran lunga più solide e stabili. Non si son forse traditi troppo presto, questi signori che difendono così sfacciatamente le spie, gli assassini e i sabotatori?
Non sarebbe più giusto dire che l'epurazione delle organizzazioni sovietiche dalle spie, dagli assassini e dai sabotatori doveva condurre ed ha effettivamente condotto .a un ulteriore rafforzamento di queste organizzazioni?
Cosa indicano, ad esempio, gli avvenimenti del Lago Khassan, se non che l'epurazione delle organizzazioni sovietiche dalle spie e dai sabotatori è il mezzo migliore per consolidarle?
I compiti del Partito nel campo della politica interna sono
1. Sviluppare ulteriormente l'ascesa della nostra industria, l'aumento della produttività del lavoro, il perfezionamento tecnico della produzione, per potere, ora che abbiamo già superato i principali paesi capitalistici nella tecnica della produzione e nei ritmi dello sviluppo industriale, superare questi paesi anche economicamente, nel corso dei prossimi 10-15 anni.
2. Sviluppare ulteriormente l'ascesa della nostra agricoltura e dell'allevamento del bestiame per poter ottenere nel corso dei prossimi 3-4 anni una produzione annuale di grano di 8 miliardi di pud con un rendimento medio per ettaro di 12-13 quintali; aumentare la produzione delle colture industriali del 30-35 per cento in media; raddoppiare il patrimonio degli ovini e dei suini; aumentare il patrimonio dei bovini del 40 per cento e quello degli equini del 55 per cento.
3. Continuare a migliorare la situazione materiale e culturale degli operai, dei contadini e degli intellettuali.
4. Applicare fedelmente la nostra Costituzione socialista, realizzare fino in fondo la democratizzazione della vita politica del paese, consolidare l'unità morale e politica della società sovietica e la collaborazione fraterna degli operai, dei contadini e degli intellettuali, rafforzare in tutti i modi l'amicizia dei popoli dell'U.R.S.S., sviluppare e coltivare il patriottismo sovietico.
5. Non dimenticare l'accerchiamento capitalistico, ricordare che i servizi di spionaggio stranieri continueranno a inviare nel nostro paese delle spie, degli assassini e dei sabotatori, ricordare questo e rafforzare i nostri organi di sorveglianza socialisti, aiutandoli sistematicamente a distruggere e a sradicare i nemici del popolo.
III
L'ULTERIORE RAFFORZAMENTO
DEL, PARTITO COMUNISTA (BOLSCEVICO)
DELL'UNIONE SOVIETICA
Dal punto di vista della linea politica e del lavoro pratico quotidiano, il periodo considerato è stato un periodo di completa vittoria della linea generale del nostro Partito.
L'affermarsi del sistema socialista in tutta l'economia nazionale, il compimento della ricostruzione dell'industria e dell'agricoltura sulla base della nuova tecnica, la realizzazione anticipata del secondo piano quinquennale nell'industria, l'elevamento della produzione annuale di grano al livello di 7 miliardi di pud, l'eliminazione della miseria e della disoccupazione e il miglioramento della situazione della miseria culturale del popolo; queste sono le conquiste essenziali che dimostrano la giustezza della politica del nostro Partito, la giustezza della sua descrizione.
Davanti a queste grandiose conquiste, gli avversari della linea generale del nostro Partito, le diverse tendenze cosiddette di «sinistra» e di «destra», tutti questi degenerati alla Trotski e alla a Piatakov, alla Bukharin e alla Rykov, sono stati costretti a raggomitolarsi, a nascondere le loro fruste «piattaforme» e a mettersi nell'illegalità. Non avendo il coraggio di sottomettersi alla volontà del popolo, essi hanno preferito fondersi con menscevichi, con i socialisti-rivoluzionari, con i fascisti, mettersi al servizio dello spionaggio straniero, vendersi come spie, impegnarsi ad aiutare i nemici dell'Unione Sovietica a smembrare il nostro paese ed a restaurare in esso la schiavitù capitalistica.
Tale è la fine ignominiosa degli avversari della linea del nostro Partito, che sono poi diventati nemici del popolo.
Dopo aver distrutto i nemici del popolo e aver epurato dai degenerati le organizzazioni del Partito e sovietiche, il Partito è diventato ancora più unito nel suo lavoro politico e organizzativo, si è ancora più stretto attorno al proprio Comitato Centrale.
Esaminiamo i dati concreti sullo sviluppo della vita interna del Partito, sul suo lavoro organizzativo e propagandistico nel periodo considerato.
Provvedimenti per migliorare la composizione del Partito. Suddivisione delle grandi organizzazioni. Avvicina mento degli organi dirigenti al lavoro di base.
Il rafforzamento del Partito e dei suoi organi dirigenti nel periodo considerato è avvenuto soprattutto in due modi: regolando la composizione del Partito, allontanando gli elementi malsicuri e scegliendo i migliori, e mediante la suddivisione delle grandi organizzazioni in organizzazioni più piccole, avvicinando gli organi dirigenti al lavoro di base, operativo, concreto.
Al XVII Congresso del Partito erano rappresentati 1.874.488 membri del Partito. Se si confrontano questi dati con quelli sui membri del Partito rappresentati al Congresso precedente del Partito, il XVI Congresso, risulterà che nel periodo intercorso fra il XVI e il XVII Congresso del Partito sono entrati nel Partito 600 mila nuovi aderenti. Il Partito non poteva non sentire che un tale afflusso di masse nel Partito nelle condizioni del 1930-1934 costituiva un allargamento malsano e indesiderabile. Il Partito sapeva che nelle sue file non entravano soltanto delle persone oneste e fedeli, ma entravano anche delle persone spinte dal caso, anche dei carrieristi che volevano sfruttare la bandiera del Partito per i loro scopi personali. Il Partito non poteva non sapere che esso non è forte soltanto per il numero dei suoi membri, ma è forte innanzi tutto per la loro qualità. In relazione a ciò, si pose la questione di regolare' la composizione del Partito. Si decise di continuare l'epurazione dei membri del Partito e dei candidati, iniziata già nel 1933, ed essa effettivamente fu prolungata fino al maggio del 1935. Si decise poi di interrompere l'ammissione nel Partito di nuovi membri, ed essa fu effettivamente sospesa fino al settembre 1936 e l'ammissione di nuovi membri fu ripresa solo il 1° novembre del 1936. Inoltre, in relazione allo scellerato assassinio del compagno Kirov, che testimoniava la presenza nel Partito di numerosi elementi sospetti, si decise di effettuare il controllo e il rinnovamento dei documenti degli aderenti al Partito; l'una cosa e l'altra terminarono soltanto nel settembre del 1936. Solo dopo di ciò fu aperta l'ammissione al Partito di nuovi membri e candidati. In séguito a tutti questi provvedimenti, il Partito è riuscito ad epurare le proprie file dagli elementi entrativi per caso, dagli elementi passivi, carrieristi e direttamente nemici, scegliendo gli uomini più fermi e fedeli. Non si può dire che l'epurazione sia stata fatta senza seri errori. Disgraziatamente, si sono fatti più errori di quanto non si potesse prevedere. E’ certo che non ci serviremo più dei metodi dell'epurazione in massa. Ma l'epurazione del 1933-1936 è stata pur sempre inevitabile e, sostanzialmente, ha dato dei risultati positivi. All'attuale XVIII Congresso sono rappresentati circa un milione e 660 mila membri del Partito, ossia 270 mila membri del Partito meno che al XVII Congresso. In questo però non vi è nulla di male: Al contrario, vi è qualcosa di meglio, poiché il Partito si rafforza epurandosi dai rifiuti. Il nostro Partito ora ha un numero un po' inferiore di iscritti, ma in compenso essi sono di migliore qualità.
Questa è una grande realizzazione.
Per quanto riguarda il miglioramento della direzione quotidiana del Partito; nel senso del suo avvicinamento al lavoro di base, nel senso della sua ulteriore concretizzazione, il Partito è giunto alla conclusione che la suddivisione delle grandi organizzazioni in organizzazioni più piccole è il mezzo migliore per facilitare agli organi del Partito la direzione di queste organizzazioni, e per rendere questa direzione stessa più concreta, viva e operativa. La suddivisione è avvenuta sia per quanto riguarda i Commissari del Popolo, sia per quanto riguarda le organizzazioni amministrative territoriali, ossia le Repubbliche federate, i territori, le regioni, ì mandamenti, ecc. In séguito ai provvedimenti presi, noi abbiamo ora 11 Repubbliche federate invece di 7; 34 Commissariati del Popolo dell'Unione Sovietica invece di 14 ; 110 territori e regioni invece di 70 ; 3.815 mandamenti urbani e rurali invece di 2.559. Conformemente a ciò, nel sistema degli organi dirigenti del Partito vi sono ora 11 Comitati Centrali con alla testa il Comitato Centrale del Partito Comunista (bolscevico) dell'Unione Sovietica, 6 Comitati di territorio, 104 Comitati regionali, 30 Comitati circondariali, 212 Comitati di città, 336 Comitati rionali urbani, 3.470 Comitati rionali rurali e 113.060 organizzazioni primarie del Partito. Non si può dire che l'opera di suddivisione delle grandi organizzazioni sia già terminata. Il più probabile è che la suddivisione continuerà. Ma, qualunque cosa avvenga, essa dà già i suoi buoni risultati, sia per quanto riguarda il miglioramento del lavoro di direzione quotidiano, sia per quanto riguarda l'avvicinamento della direzione stessa al lavoro concreto di base. Io non starò a dire che la suddivisione delle grandi organizzazioni ha dato la possibilità di promuovere ad un lavoro dirigente centinaia e migliaia di nuovi uomini.
Anche questa ò una grande realizzazione.
La scelta dei quadri - la loro promozione - il loro impiego.
Il regolare la composizione del Partito e l'avvicinare gli organi dirigenti al lavoro concreto di base non erano e non potevano essere gli unici mezzi per l'ulteriore rafforzamento del Partito e della sua direzione. Un altro mezzo di rafforzamento del Partito nel periodo considerato. è stato il radicale miglioramento del lavoro nei riguardi dei quadri, una migliore scelta dei quadri, la loro promozione, il loro impiego e la loro verifica nel processo del lavoro.
I quadri del Partito sono le forze di comando del Partito, e, siccome il nostro Partito si trova al potere, essi hanno pure in mano le leve di comando degli organi dirigenti dello Stato. Dopo che è stata elaborata una giusta linea politica controllata nella pratica, i quadri del Partito diventavano la forza decisiva della direzione del Partito e dello Stato. Avere una linea politica giusta è naturalmente la prima cosa, la più importante. Ma ciò è pure sempre insufficiente. Una giusta linea politica non deve servire per fare una dichiarazione, ma per essere applicata. E, per applicare una giusta linea politica, occorrono dei quadri, occorrono degli uomini che comprendano la linea politica del Partito, che l'accettino come la loro propria linea, che siano pronti a realizzarla, che sappiano metterla in pratica, che siano capaci di risponderne, di difenderla, di lottare per essa. Senza di ciò, la linea politica giusta rischia di restare sulla carta.
Appunto per questo si pone la questione di una giusta scelta dei quadri, della formazione dei quadri, della promozione di nuovi uomini, di un giusto impiego dei quadri, della loro verifica secondo il lavoro che hanno svolto.
Cosa significa scegliere giustamente i quadri?
Scegliere giustamente i quadri non significa ancora circondarsi di sostituti e di aiutanti, organizzare un ufficio di cancelleria e spedire di là le direttive diverse. E non significa, neppure abusare della propria autorità, gettare senza nessun motivo decine e centinaia di persone da un posto all'altro e viceversa e mettersi a fare interminabili «riorganizzazioni».
Scegliere giustamente i quadri, significa :
Primo : apprezzare i quadri come la riserva aurea del Partito e dello Stato, averne cura e rispettarli.
Secondo : conoscere i quadri, studiare minutamente i pregi e le insufficienze di ognuno di essi, sapere in quale posto si possono sviluppare più facilmente le capacità di ciascuno di essi.
Terzo : educare con cura i quadri, aiutare a salire ogni militante che si sviluppa, non risparmiare il tempo per occuparsi pazientemente di questi militanti e accelerare il loro sviluppo.
Quarto : promuovere in tempo e arditamente nuovi, giovani quadri per non lasciarli troppo a lungo al vecchio posto, per non lasciarli arrugginire.
Quinto : distribuire le cariche ai militanti in modo tale che ognuno di essi si senta al proprio posto, che ogni militante possa dare alla nostra causa comune il massimo di ciò che ,in generale, le sue qualità personali gli permettono di dare, in modo che l'orientamento generale del lavoro per l'impiego dei quadri corrisponda interamente alle esigenze della linea politica, la cui applicazione esige questo impiego.
Un'importanza particolare assume qui il problema di una promozione ardita e tempestiva di nuovi, giovani quadri. Io penso che i nostri militanti non hanno ancora le idee completamente chiare su questo problema. Gli uni considerano che nella scelta degli uomini bisogna orientarsi soprattutto verso i vecchi quadri. Altri, al contrario, pensano di orientarsi soprattutto verso i giovani quadri. A me pare che sbaglino e gli uni e gli altri. I vecchi quadri costituiscono naturalmente una grande ricchezza per il ,Partito e lo Stato. Essi posseggono ciò che i giovani quadri non hanno: un'immensa esperienza di direzione, una tempra ideologica marxista-leninista, la conoscenza dei problemi, la forza dell'orientamento. Ma, innanzi tutto, i vecchi quadri son sempre pochi, meno del necessario, e in parte cominciano già, per le leggi naturali della vita, a lasciare la lotta. In secondo luogo, una parte dei vecchi quadri è talvolta incline a guardare ostinatamente al passato, a fermarsi al passato, a fermarsi sul vecchio e a non notare ciò che vi è di nuovo nella vita. Questo si chiama aver perduto il senso di ciò che è nuovo. È un difetto molto serio e pericoloso In quanto ai giovani quadri, essi non hanno, naturalmente, l'esperienza, la tempra, la conoscenza dei problemi e la forza di orientamento che posseggono i vecchi quadri. Ma, innanzi tutto, i giovani quadri costituiscono l'enorme maggioranza; in secondo luogo, essi sono giovani e non sono minacciati, per il momento, di dover lasciare la lotta; in terzo luogo, essi hanno a profusione il senso di ciò che è nuovo, — qualità preziosa di ogni militante bolscevico ; e in quarto luogo essi si sviluppano e si educano in modo talmente rapido, salgono così impetuosamente, che non è lontano il tempo in cui raggiungeranno i vecchi, si metteranno al loro fianco e daranno loro il cambio degnamente. Di conseguenza, il nostro compito non è quello di orientarci o verso i vecchi o verso i nuovi quadri, ma di orientarci ad associare, a unire i vecchi e i giovani quadri in una sola orchestra che diriga il lavoro del Partito e dello Stato.
Ecco perché è necessario promuovere tempestivamente e arditamente i giovani quadri ai posti di direzione.
Una seria conquista del Partito nel periodo trascorso, in quanto al rafforzamento della direzione di Partito, è che esso ha saputo applicare con successo, dal basso all'alto, proprio questo orientamento di associare i vecchi ed i nuovi militanti nel campo della scelta dei quadri.
Il Comitato Centrale del Partito dispone di dati da cui si vede che, nel periodo trascorso, il Partito ha saputo promuovere ai posti di direzione dello Stato e del Partito oltre 500 mila giovani bolscevichi, membri del Partito e simpatizzanti del Partito, di cui oltre il 20 per cento è composto di donne.
Qual è ora il compito che ci si pone?
Il compito che ci si pone è quello di centralizzare la scelta dei quadri dal basso all'alto e di elevare questo lavoro al dovuto livello, al livello di una scienza, a un livello bolscevico.
Per ciò, è necessario di finirla col disperdere l'opera di studio, di promozione e di scelta dei quadri in diverse sezioni e settori, ed è necessario concentrare questo lavoro in un solo punto.
Questo Centro sarà la Direzione dei quadri presso il Comitato Centrale del Partito Comunista (bolscevico) dell'U.R.S.S. e la corrispondente sezione dei quadri presso ogni organizzazione del Partito di repubblica, di territorio e di regione.
La propaganda del Partito. L'educazione marxista-leninista
dei membri del Partito e dei quadri del Partito.
Vi è ancora un campo del lavoro del Partito, molto importante e di molta responsabilità, mediante il quale si è ottenuto nel periodo trascorso il rafforzamento del Partito e dei suoi organi dirigenti; è la propaganda e l'agitazione orale e scritta del Partito, il lavoro per l'educazione dei membri del Partito e dei quadri del Partito nello spirito del marxismo-leninismo, il lavoro per elevare il livello politico e teorico del Partito e dei suoi militanti.
Non è certo necessario diffondersi sulla grandissima importanza della propaganda del Partito e dell'educazione marxista-leninista dei nostri militanti. Non parlo soltanto dei militanti dell'apparato del Partito. Parlo anche dei militanti delle organizzazioni giovanili comuniste, delle organizzazioni sindacali, commerciali e cooperative, economiche, sovietiche, educative, militari ed altre. Si può regolare in modo soddisfacente la composizione del Partito e avvicinare gli organi dirigenti al lavoro di base; si può organizzare in modo soddisfacente l'opera di promozione dei quadri, della loro scelta, del loro impiego; ma se con tutto ciò la nostra propaganda di Partito, per una ragione o l'altra, incomincia a zoppicare, se incomincia ad afflosciarsi l'opera di educazione' marxista-leninista dei nostri quadri, se il nostro lavoro per elevare il livello politico e teorico di questi quadri si indebolisce e i quadri stessi cessano per conseguenza d'interessarsi alle prospettive del nostro cammino, cessano di comprendere la giustezza della nostra causa e si trasformano in volgari uomini pratici privi di prospettive, che applicano ciecamente e meccanicamente le direttive ricevute dall'alto, tutto il nostro lavoro statale e di Partito dovrà di necessità indebolirsi. Bisogna riconoscere, come un assioma, che quanto più saranno alti il livello politico e la coscienza marxista-leninista dei militanti di qualsiasi ramo del lavoro di Stato e del Partito, tanto migliore e più fecondo sarà il lavoro stesso, tanto più efficaci saranno i risultati del lavoro; e, al contrario, quanto più bassi saranno il livello politico e la coscienza marxista-leninista dei militanti, tanto più probabili saranno le scosse e gli insuccessi nel lavoro, tanto più probabilmente si abbasseranno e degenereranno i militanti stessi in praticoni-gretti, tanto più probabile sarà la loro degenerazione. Si può dire con certezza che, se noi riuscissimo a preparare ideologicamente i nostri quadri in tutti i rami del lavoro e a temprarli politicamente in modo tale che possano orientarsi liberamente nella situazione interna e internazionale, se noi riuscissimo a fare di essi dei marxisti-leninisti completamente maturi, capaci di risolvere senza seri errori i problemi della direzione del paese, noi avremmo tutte le ragioni di considerare già risolti i nove decimi di tutti i nostri problemi. E risolvere questo compito noi lo possiamo certamente, perché abbiamo, per risolverlo, tutti i mezzi e le possibilità necessarie.
L'educazione, la formazione dei giovani quadri, avviene da noi abitualmente nei singoli rami della scienza e della tecnica, secondo le specialità. Ciò è necessario e opportuno. Non è necessario che uno specialista in medicina sia nello stesso tempo specialista per la fisica o la botanica, e viceversa. Ma vi è un ramo della scienza che deve assolutamente esser conosciuto dai bolscevichi di tutti i rami della scienza: è la scienza marxista-leninista della società, delle leggi di sviluppo della società, delle leggi di sviluppo della rivoluzione proletaria, delle leggi di sviluppo dell'edificazione socialista, della vittoria del comunismo. Poiché non si può considerare come un vero leninista colui che si dice leninista ma si confina nella sua specialità, si confina, per esempio, nella matematica, nella botanica o nella chimica e non vede nulla al di fuori della propria specialità. Un leninista non può essere soltanto uno specialista nel ramo scientifico da lui preferito ; deve essere nello stesso tempo un uomo politico e svolgere una attività sociale, interessarsi vivamente della sorte del proprio paese, essere a conoscenza delle leggi dello sviluppo sociale, saper utilizzare queste leggi e sforzarsi di partecipare in modo attivo alla direzione politica del paese. Questo sarà evidentemente un lavoro supplementare per gli specialisti bolscevichi. Ma sarà un lavoro i cui risultati compenseranno largamente gli sforzi consumati.
Il compito della propaganda del Partito, il compito dell'educazione marxista-leninista dei quadri è quello di aiutare i nostri quadri, in tutti i rami del lavoro, ad assimilare la scienza marxista-leninista delle leggi di sviluppo della società.
La questione del come migliorare l'opera di propaganda e l'educazione marxista-leninista dei quadri è stata oggetto di ripetuti esami da parte del Comitato Centrale del Partito Comunista (bolscevico) dell'U.R.S.S., con la partecipazione dei propagandisti di diverse organizzazioni regionali. Si è tenuto conto, svolgendo questo lavoro, della pubblicazione del «Breve corso di Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell'U.R.S.S.» avvenuta nel settembre 1938. Si è stabilito che la pubblicazione del Breve corso di Storia del Partito Comunista (bolscevico) segnava l'inizio di un nuovo slancio della propaganda marxista-leninista nel nostro paese. I risultati dei lavori del Comitato Centrale del Partito sono stati pubblicati nella sua nota decisione «Sull'organizzazione della propaganda del Partito in relazione alla pubblicazione del Breve corso di Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell'U.R.S.S.
Partendo da questa decisione e tenendo conto della nota risoluzione della Sessione plenaria del Comitato Centrale del Partito Comunista (bolscevico) dell'U.R.S.S., del marzo 1937, «Sulle lacune nel lavoro del Partito», il Comitato Centrale del Partito Comunista (bolscevico) dell'U.R.S.S., per eliminare i difetti nel campo della propaganda del Partito e migliorare l'opera dell'educazione marxista-leninista dei membri e dei quadri del Partito, ha elaborato questi provvedimenti principali:
1. Concentrare in un solo punto il lavoro di propaganda e di agitazione del Partito e unificare le sezioni di propaganda e di agitazione e le sezioni della stampa in una sola Direzione della propaganda e dell'agitazione presso il Comitato Centrale del Partito Comunista (bolscevico) dell'U.R.S.S., organizzando delle sezioni corrispondenti, di propaganda e agitazione in ogni organizzazione del Partito di repubblica, di territorio e di regione.
2. Riconoscendo errata la tendenza a svolgere la propaganda col sistema dei circoli e considerando più opportuno il metodo di studio individuale dei principi del marxismo-leninismo da parte dei membri del Partito, concentrare l'attenzione del Partito sulla propaganda scritta e sull'organizzazione di un sistema di propaganda per mezzo di conferenze.
3. Organizzare in ogni centro regionale dei Corsi annuali di perfezionamento per i nostri quadri di base.
4. Organizzare in diversi centri del nostro paese delle Scuole leniniste biennali per i nostri quadri medi.
5. Organizzare una Scuola superiore per lo studio del marxismo-leninismo presso il Comitato Centrale del Partito Comunista (bolscevico) dell'U.R.S.S., con dei corsi triennali, per preparare dei quadri teorici del Partito altamente qualificati .
6. Creare in diversi centri del nostro paese dei Corsi annuali di perfezionamento per i propagandisti e i giornalisti.
7. Creare presso la Scuola superiore del marxismo-leninismo dei Corsi semestrali per il perfezionamento degli insegnanti di marxismo-leninismo nelle scuole superiori.
Non v'è dubbio che l'applicazione di questi provvedimenti che si è già cominciato a realizzare, ma non ancora in misura sufficiente, non tarderà a dare buoni risultati.
Alcune questioni di teoria.
Tra i difetti del nostro lavoro propagandistico e ideologico bisogna annoverare anche la mancanza di una completa chiarezza tra i nostri compagni su alcune questioni di teoria che hanno una seria importanza pratica, l'esistenza di una certa confusione in tali questioni. Mi riferisco alla questione dello Stato in generale, particolarmente del nostro Stato socialista, e alla questione dei nostri intellettuali sovietici.
Qualche volta si domanda: «Le classi sfruttatrici da noi sono state soppresse, non vi sono più classi nemiche nel paese, non vi è più nessuno da reprimere, quindi non vi è più bisogno dello Stato ; lo Stato deve morire. Perché dunque non favoriamo la scomparsa del nostro Stato socialista? Perché non cerchiamo di farla finita con esso? Non è forse ora di buttare a mare tutto questo ciarpame statale?».
Oppure ancora: «Da noi le classi sfruttatrici sono già distrutte, da noi il socialismo è stato costruito fondamentalmente, noi marciamo verso il comunismo, ma la dottrina marxista dello Stato insegna che in regime comunista non vi deve essere alcuno Stato. Perché non favoriamo l'estinzione del nostro Stato socialista? Non è forse ora di relegare lo Stato nel museo delle anticaglie?».
Queste domande dimostrano che i loro autori hanno appreso coscienziosamente singole tesi della dottrina di Marx ed Engels sullo Stato. Ma esse ci dicono pure che questi compagni non hanno compreso la sostanza di questa dottrina, non si sono resi conto delle condizioni storiche, in cui sono state elaborate singole tesi di questa dottrina e, particolarmente, non hanno compreso la situazione internazionale attuale, hanno dimenticato l'accerchiamento capitalistico e i pericoli che ne derivano per il paese del socialismo. Da queste domande non trapela soltanto la sottovalutazione dell'accerchiamento capitalistico. Ne trapela anche la sottovalutazione della funzione e dell'importanza che hanno gli Stati borghesi e i loro organi i quali inviano nel nostro paese spie, assassini e sabotatori e tentano di cogliere l'occasione per un'aggressione armata contro il nostro paese; da queste domande trapela anche la sottovalutazione della funzione e dell'importanza del nostro Stato socialista e dei suoi organi militari, punitivi e di sorveglianza, necessari per la difesa del paese del socialismo dall'aggressione esterna. Bisogna riconoscere che non soltanto i compagni sopra ricordati sono colpevoli di questa sottovalutazione. Ne siamo colpevoli anche, in un certo grado, tutti noi, bolscevichi, tutti senza eccezione. Non è forse sorprendente che dell'attività spionistica e complottatrice svolta dal gruppetto dirigente dei trotskisti e dei bukhariniani siamo venuti a conoscenza soltanto in questi ultimi tempi, nel 1937-1938, mentre, come attestano i documenti, questi svolgevano un'attività complottatrice fin dai primi giorni della Rivoluzione d'Ottobre? Come abbiamo potuto non vedere un fatto così serio? Come spiegare quest'inavvedutezza ? Di solito si risponde a questa domanda così: «Non potevamo supporre che questa gente potesse cadere così in basso». Ma questa non è una spiegazione, e tanto meno una giustificazione, perché il fatto dell'inavvedutezza rimane un fatto. Come spiegare quest'inavvedutezza? Essa si spiega con la sottovalutazione della forza e dell'importanza che hanno il meccanismo degli stati borghesi che ci circondano e i loro organi di spionaggio, i quali cercano di sfruttare le debolezze degli uomini, la loro vanità, la loro mancanza di carattere per avvolgerli nelle proprie reti spionistiche e per circondare di esse gli organi dello Stato sovietico. Essa si spiega con la sottovalutazione della funzione e dell'importanza che hanno il meccanismo del nostro Stato socialista e il suo servizio di sorveglianza, con la sottovalutazione di questo servizio, con le chiacchiere secondo cui il servizio di sorveglianza nello Stato sovietico è una cosa senza importanza, un'inezia, secondo cui tale servizio, come lo stesso Stato sovietico, dovranno presto essere messi nel museo delle anticaglie.
Su quale terreno è potuta sorgere presso di noi questa sottovalutazione?
Essa è sorta sul terreno della incompleta elaborazione e dell'insufficienza di alcune tesi generali della dottrina marxista sullo Stato. Questa sottovalutazione si è diffusa a causa del nostro atteggiamento inammissibilmente facilone sulle questioni relative alla teoria dello Stato, benché noi abbiamo un'esperienza pratica di venti anni di attività statale che fornisce un ricco materiale per le generalizzazioni teoriche, benché noi abbiamo la possibilità, desiderandolo, di colmare con successo questa lacuna teorica. Noi abbiamo dimenticato l'importantissima direttiva dì Lenin sui doveri, nel campo della teoria, dei marxisti russi, chiamati ad elaborare ulteriormente la teoria del marxismo. Ecco che cosa dice Lenire a questo proposito :
“Noi non consideriamo affatto la teoria di Marx come qualche cosa di completo e di intangibile; siamo convinti, al contrario, che essa ha posto soltanto le pietre angolari di quella scienza che i socialisti devono fare progredire in tutte le direzioni, se non vogliono restare indietro dalla vita. Noi pensiamo che per i socialisti russi sia particolarmente necessaria una elaborazione indipendente della teoria di Marx, poiché questa teoria ci dà soltanto le tesi direttive generali che si applicano in particolare all'Inghilterra in modo diverso che alla Francia, alla Francia in modo diverso che alla Germania, alla Germania in modo diverso che alla Russia». (Lenin, Opere complete. Vol. II, pag. 492 edizione russa).
Prendiamo, per esempio, la classica formula della teoria dello sviluppo dello Stato socialista, data da Engels :
“Quando non vi saranno più classi sociali che debbano essere tenute sottomesse, quando non vi sarà più il dominio di una casse su di un'altra, né la lotta per l'esistenza, che ha la sua origine nell'anarchia attuale della produzione, quando saranno eliminati i conflitti e le violenze che ne derivano, allora non vi sarà più nessuno da reprimere e da frenare, allora sparirà la necessità del potere statale che adempie oggi a questa funzione. Il primo atto col quale lo Stato agirà veramente come rappresentante di tutta la società, — la trasformazione dei mezzi di produzione in proprietà sociale, — sarà il suo ultimo, atto indipendente come Stato. L'intervento del potere statale nei rapporti sociali a poco a poco diventerà superfluo e cesserà di per se stesso. Invece del governo sulle persone, si avrà l'amministrazione sulle cose e la direzione dei processi di produzione. Lo Stato non si a abolisce ; lo Stato si estingue». (F. Engels, Anti-Duhring, pag. 202 ed. russa 1933).
E giusta questa tesi di Engels ?
Sì, è giusta, ma ad una di queste due condizioni : a) se si studia lo Stato socialista dal punto di vista del solo sviluppo interno del paese, astraendo anticipatamente dal fattore internazionale, considerando il paese e lo Stato, per comodità d'indagine, al di fuori della situazione internazionale ; oppure b) se si suppone, che il socialismo abbia già vinto in tutti i paesi o nella maggioranza dei paesi, che invece dell'accerchiamento capitalistico esista l'accerchiamento socialista, non vi sia più la minaccia di un'aggressione dall'esterno, non vi sia più bisogno di rafforzare l'esercito e lo Stato.
Ma se il socialismo ha vinto soltanto in un paese preso a parte e non è quindi affatto possibile fare astrazione dalla situazione internazionale, come fare in questo caso ? A questa domanda la formula di Engels non dà risposta. Engels, del resto, non si pone questa domanda ; per conseguenza, non può neanche darle una risposta. Engels parte dal presupposto che il socialismo abbia già vinto, più o meno contemporaneamente, in tutti i paesi o nella maggioranza dei paesi. Per conseguenza, Engels esamina qui non questo o quel concreto Stato socialista di questo o quel singolo paese, ma lo sviluppo dello Stato socialista in generale, ammettendo il fatto della vittoria del socialismo nella maggioranza dei paesi, secondo la formula: «Ammettiamo che il socialismo abbia vinto. nella maggioranza dei paesi; si domanda: quali cambiamenti deve subire in questo caso lo Stato proletario, socialista?...». Soltanto questo carattere generale e astratto del problema può spiegare perché, esaminando la questione dello Stato socialista, Engels astragga completamente da un fattore come le condizioni internazionali, la situazione internazionale.
Ma da ciò deriva che non si può estendere la formula generale di Engels sulla sorte dello Stato socialista in generale, al caso particolare e concreto della vittoria del socialismo in un solo paese, preso a parte, che è circondato da paesi capitalistici, che è esposto alla minaccia di un'aggressione armata dall'esterno ; paese che non può, per conseguenza, fare astrazione dalla situazione internazionale e deve avere a sua disposizione anche un esercito bene istruito, degli organi punitivi bene organizzati e un forte servizio di sorveglianza; paese che, per conseguenza, deve avere un proprio Stato sufficientemente forte per poter difendere le conquiste del socialismo dall'aggressione esterna. Non si può esigere dai classici del marxismo, che sono separati dal nostro tempo da un periodo di 45-55 anni, che essi prevedessero per un avvenire lontano tutti i casi possibili di zig-zag della storia in ogni paese, singolarmente preso. Sarebbe ridicolo esigere che i classici del marxismo avessero elaborato per noi delle soluzioni pronte per tutte le questioni teoriche immaginabili che sarebbero potute sorgere in ogni paese singolarmente preso, in 50-100 anni; affinché noi, posteri dei classici dei marxismo, avessimo la possibilità di rimanere tranquillamente coricati e rimasticare soluzioni bell'e pronte. Ma noi possiamo e dobbiamo esigere dai marxisti-leninisti del nostro tempo che essi non si limitino ad apprendere le singole tesi generali del marxismo, che essi penetrino la sostanza del marxismo, che essi apprendano a tener conto dell'esperienza di un ventennio di esistenza dello Stato socialista nel nostro paese, che essi apprendano, infine, appoggiandosi a questa esperienza e partendo dalla sostanza del marxismo, a concretizzare singole tesi generali del marxismo, a precisarle e a perfezionarle. Lenin scrisse il suo celebre libro «Stato e Rivoluzione» nell'agosto del 1917, cioè alcuni mesi prima della Rivoluzione d'Ottobre e della creazione dello Stato sovietico. Lenin vedeva il compito principale di questo libro nella difesa della dottrina di Marx ed Engels sullo Stato, dalle deformazioni e dalle banalità degli opportunisti. Lenin si accingeva a scrivere la seconda parte di «Stato e Rivoluzione», dove egli contava di trarre le conclusioni principali dalla esperienza delle rivoluzioni russe del 1905 e del 1917.E indubbio che Lenin si proponeva, nella seconda parte del suo libro, di elaborare e sviluppare ulteriormente la teoria dello Stato, appoggiandosi all'esperienza data dall'esistenza del potere sovietico nel nostro paese. Ma la morte gli impedì di adempiere a questo compito. Quello, però, che non fece in tempo a compiere Lenin, devono farlo i suoi allievi.
Lo Stato è sorto sulla base della divisione della società in classi nemiche; è sorto per tenere a freno la maggioranza sfruttata nell'interesse di una minoranza sfruttatrice. Gli strumenti del potere statale erano soprattutto l'esercito, gli organi punitivi, i servizi di spionaggio, le prigioni. Due funzioni principali caratterizzano l'attività dello Stato: una funzione interna (principale): tenere, a freno la maggioranza sfruttata, e una funzione esterna (non principale): estendere il territorio della propria classe dominante a spese del territorio di altri Stati, oppure difendere il territorio del proprio Stato dalle aggressioni da parte di altri Stati. Così stavano le cose sotto il regime della schiavitù e sotto il feudalismo. Così stanno le cose sotto il capitalismo.
Per abbattere il capitalismo fu necessario non soltanto togliere il potere alla borghesia, non soltanto espropriare i capitalisti, ma anche distruggere interamente la macchina statale della borghesia, il suo vecchio esercito, il suo apparato burocratico, la sua polizia, e mettere al loro posto una nuova forma di Stato proletario, il nuovo Stato socialista. I bolscevichi, come è noto, hanno fatto proprio questo. Ma da ciò non deriva affatto che il nuovo Stato proletario non possa conservare certe funzioni del vecchio Stato, modificate a secondo dei bisogni dello Stato proletario. E tanto meno ne deriva che le forme del nostro Stato socialista debbano rimanere immutate, che tutte le funzioni iniziali del nostro Stato debbano conservarsi interamente anche nell'avvenire. In realtà, le forme del nostro Stato cambiano e cambieranno a seconda dello sviluppo del nostro paese e delle modificazioni della situazione internazionale.
Lenin ha pienamente ragione quando dice:
Le forme degli Stati borghesi sono straordinariamente varie, ma la loro sostanza è unica: tutti questi Stati sono, in un modo o nell'altro, ma in ultima analisi obbligatoriamente una dittatura della borghesia. Il passaggio dal capitalismo al comunismo, naturalmente, non può che dare un'enorme abbondanza e varietà di forme politiche; ma la sostanza sarà inevitabilmente la stessa: la dittatura del proletariato». (Lenin — Opere Complete, Vol. XXI, pag. 393 ed. russa).
Dalla Rivoluzione d'Ottobre, il nostro Stato socialista ha attraversato, nel suo sviluppo, due fasi principali. La prima fase, è il periodo che va dalla Rivoluzione d'Ottobre alla eliminazione delle classi sfruttatrici. Il compito fondamentale di questo periodo consisteva nello schiacciare la resistenza delle classi rovesciate, nell'organizzare la difesa del paese dall'aggressione degli invasori, nel ricostituire l'industria e l'agricoltura, nel preparare le condizioni per l'eliminazione degli elementi capitalistici. Cosicché, il nostro Stato ha realizzato, in questo periodo, due funzioni fondamentali. La prima funzione, è stata di schiacciare nell'interno del paese le classi rovesciate. In ciò il nostro Stato ricordava esteriormente gli Stati precedenti, la cui funzione era di reprimere gli indocili, tuttavia con questa differenza di principio: che il nostro Stato reprimeva la minoranza sfruttatrice in nome degli interessi della maggioranza dei lavoratori, mentre gli Stati precedenti avevano represso la maggioranza sfruttata in nome degli interessi della minoranza sfruttatrice. La seconda funzione, è stata la difesa del paese dall'aggressione esterna. Anche in ciò lo Stato proletario ricordava esteriormente gli Stati precedenti, che si erano occupati della difesa armata dei loro paesi. Vi era tuttavia questa differenza di principio. che il nostro Stato difendeva dall'aggressione esterna le conquiste della maggioranza lavoratrice, mentre gli Stati precedenti avevano difeso, in questi casi, le ricchezze e i privilegi della minoranza sfruttatrice. Vi era qui, ancora, una terza funzione, cioè il lavoro di organizzazione economica e il lavoro culturale ed educativo degli, organi del nostro Stato, lavoro che aveva lo scopo di sviluppare i germi dell'economia nuova, socialista, e di rieducare gli uomini nello spirito del socialismo. Ma questa nuova funzione non ha assunto, in questo periodo, un serio sviluppo.
La seconda fase è il periodo che va dalla liquidazione degli elementi capitalistici nella città e nella campagna alla completa vittoria del sistema socialista dell'economia e all'adozione della nuova Costituzione. Il compito fondamentale di questo periodo è di organizzare l'economia socialista in tutto il paese, far scomparire gli ultimi residui degli elementi capitalistici, organizzare la rivoluzione culturale, organizzare un esercito modernissimo per la difesa del paese. Di conseguenza, sono cambiate anche le funzioni del nostro Stato socialista. E' venuta a mancare, è scomparsa la funzione della repressione armata nell'interno del paese poiché lo sfruttamento è stato eliminato, gli sfruttatori non vi esistono più e non vi è più nessuno da reprimere. La funzione di repressione dello Stato è stata sostituita dalla funzione della salvaguardia della proprietà socialista dai ladri e dai dissipatori dei beni del popolo. La funzione della difesa militare del paese dall'aggressione esterna si è conservata integralmente; si sono conservati di conseguenza anche l'Esercito Rosso, la Marina militare Rossa, come si sono conservati gli organi punitivi e di sorveglianza, necessari per acciuffare e punire le spie, gli assassini, i sabotatori, inviati nel nostro paese dai servizi di spionaggio stranieri. Si è conservata e si è pienamente sviluppata la funzione dell'organizzazione economica e del lavoro culturale ed educativo degli organi di Stato. Ora, il compito fondamentale del nostro Stato, nell'interno del paese, consiste in un lavoro pacifico di organizzazione economica, in un lavoro culturale ed educativo. In quanto al nostro Esercito, agli organi punitivi o di sorveglianza, la loro punta è rivolta non più verso l'interno del paese, ma verso l'esterno, contro i nemici di fuori.
Come vedete, noi abbiamo ora uno Stato del tutto nuovo, uno Stato socialista senza precedenti nella storia, che differisce considerevolmente per la sua forma e per le sue funzioni dallo Stato socialista della prima fase.
Ma lo sviluppo non può arrestarsi a ciò. Noi marciamo avanti, verso il comunismo. Lo stato sussisterà anche in periodo di comunismo?
Sì, sussisterà, se non sarà eliminato l'accerchiamento capitalistico, se non sarà liquidato il pericolo di aggressioni armate dall'esterno. Inoltre si comprende che le forme del nostro Stato saranno nuovamente modificate, conformemente ai cambiamenti sopravvenuti nella situazione interna ed esterna.
No, non sussisterà, e si estinguerà se l'accerchiamento capitalistico sarà eliminato, se sarà sostituito dall'accerchiamento socialista.
Così stanno le cose sulla questione dello Stato socialista. La seconda questione è' la questione dell'intellettualità sovietica.
In tale questione, come nella questione dello Stato, nel nostro Partito esiste una certa mancanza di chiarezza, esiste della confusione.
Nonostante la perfetta chiarezza della posizione del Partito nella questione dell'intellettualità sovietica, nelle file del nostro Partito sono ancora diffuse delle opinioni ostili all'intellettualità sovietica ed incompatibili con la posizione del Partito. I propagatori di queste errate opinioni, com'è noto, si comportano con noncuranza e disprezzo verso l'intellettualità sovietica, considerandola come una forza estranea e persino ostile alla classe operaia e ai contadini. La verità è che l'intellettualità, durante il periodo dello sviluppo sovietico, si è cambiata radicalmente, tanto per la sua composizione quanto per la sua situazione. Si è avvicinata al popolo e collabora onestamente con esso, differenziandosi, così, in via di principio, dalla vecchia intellettualità borghese. Ma evidentemente, questi compagni non vogliono saperne. Essi continuano a ripetere il vecchio ritornello, trasferendo ingiustamente sull'intellettualità sovietica le opinioni e l'atteggiamento che avevano la loro ragione d'essere nei vecchi tempi, quando l'intellettualità si trovava al servizio dei proprietari fondiari e dei capitalisti.
Nei vecchi tempi, prima della Rivoluzione, nelle condizioni del capitalismo, l'intellettualità era composta soprattutto di persone appartenenti alle classi possidenti, nobili, industriali, mercanti, kulak, ecc. Nelle sue file si trovavano pure delle persone provenienti da ambienti piccolo-borghesi, piccoli impiegati, e persino di origine contadina ed operaia, ma esse non vi avevano e non potevano avervi una parte decisiva. Gli intellettuali, nel loro complesso, mangiavano al desco delle classi abbienti che servivano. E’ quindi comprensibile la diffidenza, spesso trasformata in odio, che nutrivano verso di loro gli elementi rivoluzionari del nostro paese, e soprattutto gli operai. Dalla vecchia intellettualità — è vero — sono sorti degli uomini, decine di uomini arditi e rivoluzionari, che hanno abbracciato il punto di vista della classe operaia ed hanno unito fino fondo la propria sorte, con quella della classe operaia. Ma di uomini simili fra gli intellettuali ve n'erano troppo pochi ed essi non potevano cambiare la fisionomia dell'intellettualità, nel suo complesso.
La situazione degli intellettuali si è cambiata però radicalmente dopo la Rivoluzione d'Ottobre, dopo la sconfitta dell'invasione militare straniera, e soprattutto dopo la vittoria dell'industrializzazione e della collettivizzazione quando l'eliminazione dello sfruttamento e l'affermarsi del sistema socialista dell'economia hanno realmente permesso di dare al paese e di applicare la nuova Costituzione.
La parte più influente e qualificata della vecchia intellettualità, dai primi giorni della Rivoluzione d'Ottobre, si staccò dalla massa degli intellettuali, dichiarò guerra al potere sovietico. In seguito, la maggioranza di coloro che restavano si son fatti reclutare dai nemici del nostro paese come sabotatori, spie, cancellandosi così dalle file degli intellettuali. Un'altra parte della vecchia intellettualità, meno qualificata ma più numerosa, continuò ancora a lungo a segnare il passo, in attesa di «tempi migliori», ma poi, evidentemente, ha finito per rassegnarsi, ha scelto la carriera del funzionario, ha deciso di adattarsi al potere sovietico. Una gran parte di questo gruppo di vecchi intellettuali è già invecchiata e comincia a scomparire. La terza parte dei vecchi intellettuali, in prevalenza la sua massa, ancor meno qualificata della parte precedente, si è unita al popolo ed ha seguito il potere sovietico. Essa aveva bisogno di completare le sue cognizioni ed infatti si è messa a completarle nelle nostre scuole superiori. Ma, parallelamente a questo tormentoso processo di differenziazione e di rottura fra i vecchi intellettuali, si operava il processo impetuoso di formazione, mobilitazione e raccolta delle forze della nuova intellettualità. Centinaia di migliaia di giovani, sorti dalle file della classe operaia, dei contadini, degli intellettuali lavoratori, sono entrati nelle scuole superiori e nelle scuole speciali, e, terminate le scuole, hanno colmato le file diradate degli intellettuali. Essi hanno infuso all'intellettualità un nuovo sangue, l'hanno rigenerata in modo nuovo, in modo sovietico Essi hanno radicalmente cambiato la fisionomia dell'intellettuale a propria immagine e somiglianza. Ciò che restava dei vecchi intellettuali si sono trovati dispersi nella massa dei nuovi intellettuali sovietici sorti dal popolo. Si è creata in tal modo una nuova intellettualità sovietica strettamente legata al popolo e pronta nella sua massa a servirlo fedelmente.
Risultato: noi abbiamo ora una numerosa intellettualità nuova, del popolo, socialista, che differisce radicalmente dalla vecchia intellettualità borghese, sia per la sua composizione, sia per il suo aspetto sociale e politico.
Ai vecchi intellettuali di prima della Rivoluzione, che erano al servizio dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti, si adattava benissimo la vecchia teoria sulla intellettualità, che metteva in rilievo la necessità di diffidare degli intellettuali e di lottare contro di loro. Attualmente questa teoria ha già fatto il suo tempo e non si può più applicare ai nostri nuovi intellettuali sovietici. Per i nuovi intellettuali, occorre una nuova teoria che metta in rilievo la necessità di trattarli amichevolmente, di circondarli di cure, di rispettarli e di collaborare con loro in nome degli interessi della classe operaia e dei contadini.
Mi sembra sia chiaro.
E’ tanto più sorprendente e strano che, dopo tutti i cambiamenti radicali avvenuti nella situazione degli intellettuali, vi siano ancora, nel nostro Partito, a quanto pare, degli uomini che cercano di applicare la vecchia teoria diretta contro l'intellettualità borghese, alla nostra nuova intellettualità sovietica che, per la sua essenza, è socialista. Questi uomini, a quel che pare, pretendono che gli operai e i contadini, i quali recentemente lavoravano come stakhanovisti nelle officine e nei colcos e poi sono stati inviati nelle scuole superiori a ricevere l'istruzione, cessano per questo di essere dei veri uomini, diventano uomini di qualità inferiore. Ne deriva che l'istruzione è una cosa nociva e pericolosa. Noi vogliamo rendere tutti gli operai e tutti i contadini colti ed istruiti, e col tempo lo faremo. Ma, secondo le opinioni di questi strani compagni, una simile impresa racchiude un grande pericolo, poiché, dopo che gli operai e i contadini diventeranno colti ed istruiti, potranno trovarsi di fronte al pericolo di essere inclusi nella categoria delle persone di qualità inferiore. Non è escluso che col tempo questi strani compagni possano arrivare ad esaltare l'arretratezza, l'ignoranza, l'abbruttimento, l'oscurantismo. Ed è comprensibile. Le storture teoriche non hanno mai portato, né possono portare ad alcunché di buono.
Così stanno le cose per quanto riguarda la nostra nuova intellettualità socialista.
Per l'ulteriore rafforzamento del Partito, i nostri compiti sono
1. Migliorare sistematicamente la composizione del Partito, elevando il livello della coscienza dei suoi membri ed accettando nelle file del Partito in via di scelta individuale soltanto i compagni provati e fedeli alla causa del comunismo;
2. Avvicinare gli organi dirigenti al lavoro di base, allo scopo di rendere il loro lavoro di direzione sempre più operativo e concreto e sempre meno svolto nelle riunioni e negli uffici;
3. Centralizzare la scelta dei quadri ,educare con cura i quadri, studiare scrupolosamente i pregi e i difetti di ogni militante, promuovere più arditamente i giovani militanti, adattare la scelta e l'impiego dei quadri alle esigenze della linea politica del Partito;
4. Centralizzare la propaganda e l'agitazione del Partito, estendere la propaganda delle idee del marxismo-leninismo, elevare il livello teorico e la tempra politica dei nostri quadri.
Compagni, io termino il mio rapporto.
Ho tracciato nelle linee generali il cammino percorso dal nostro Partito nel periodo considerato. I risultati del lavoro del Partito e del suo Comitato Centrale durante questo periodo sono noti. Abbiamo registrato dei difetti e degli errori. Il Partito e il suo Comitato Centrale non li hanno nascosti e han cercato di correggerli. Vi sono, però, anche dei seri successi e delle grandi realizzazioni che non devono darci alla testa.
Il risultato principale è che la classe operaia del nostro paese, eliminando lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo ed instaurando il regime socialista, ha mostrato a tutto il mondo la giustezza della sua causa. In questo risiede il risultato principale perché esso rafforza la fiducia nelle forze della classe operaia e nell'ineluttabilità della sua vittoria definitiva.
La borghesia di tutti i paesi pretende che il popolo non può fare a meno dei capitalisti e dei proprietari fondiari, dei mercanti e dei kulak. La classe operaia del nostro paese ha dimostrato in pratica che il popolo può ottimamente fare a meno degli sfruttatori.
La borghesia di tutti i paesi pretende che la classe operaia, dopo aver distrutto il vecchio ordine borghese, sia incapace di edificare qualche cosa di nuovo per sostituire il vecchio. La classe operaia del nostro paese ha dimostrato in pratica di essere completamente capace non soltanto di distruggere il vecchio regime, ma anche di edificare un regime nuovo, migliore : il regime socialista, il regime che ignora le crisi e la disoccupazione.
La borghesia di tutti i paesi pretende che i contadini non sono capaci di mettersi sulla via del socialismo. I contadini colcosiani del nostro paese hanno dimostrato in pratica che essi possono mettersi con successo sulla, via del socialismo.
Ma quel che la borghesia di tutti i paesi e i suoi servitori riformisti cercano di ottenere in modo particolare, è di sradicare nella classe operaia la fiducia nelle proprie forze, la fiducia nella possibilità e nell'ineluttabilità della sua vittoria, e perpetuare in tal modo la schiavitù. Perché la borghesia sa che se il capitalismo non è ancora stato rovesciato e continua sempre ad esistere, lo deve non alle sue buone qualità, ma al fatto che il proletariato non ha ancora sufficientemente fiducia nella possibilità della propria vittoria. Non si può dire che gli sforzi della borghesia in questa direzione siano rimasti completamente infruttuosi. Bisogna riconoscere che la borghesia e i suoi agenti in seno alla classe operaia sono riusciti, in una certa misura, ad intossicare l'anima della classe operaia col veleno del dubbio e della sfiducia. Se i successi della classe operaia nel nostro paese, se la sua lotta e la sua vittoria serviranno a sollevare lo spirito della classe operaia dei paesi capitalistici e a rafforzare la sua fiducia nelle proprie forze, la fiducia nella sua vittoria, il nostro Partito potrà dire di non lavorare invano. Non v'è dubbio che sarà proprio così.
Evviva la nostra vittoriosa classe operaia l
Evviva i nostri vittoriosi contadini colcosiani ! Evviva la nostra intellettualità socialista!
Evviva la grande amicizia dei popoli del nostro paese! Evviva il Partito Comunista (bolscevico) dell'Unione Sovietica!