Biblioteca Multimediale Marxista


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Le proliferazioni spontanee e alcuni casi di provocazione

Le azioni delle BR, nonostante i comunicati di condanna dei sindacati, dei partiti, delle stesse organizzazioni extraparlamentari, continuano a svilupparsi moltiplicandosi soprattutto a Milano. Molti militanti le seguono con interesse. Nella prima metà del '71, si segnalano una serie di azioni "violente" di gruppi proliferati spontaneamente, che alle Brigate Rosse si riferiscono, quando non ne assumono addirittura la firma. Non mancano tuttavia azioni provocatorie contro fabbriche e caserme, che fascisti e polizia vorrebbero attribuire alle BR. Si tratta di una serie di attentati al plastico accompagnati da volantini inneggianti alle Brigate Rosse.
Non si è ancora spenta l'eco della rivolta di Reggio e soprattutto la Calabria non è risparmiata da queste provocazioni. Le BR però ripudiano l'uso di esplosivi, come è possibile rilevare non solo dalla loro pratica costante ma anche da un documento che piú tardi sarebbe stato ritrovato a Robbiano di Mediglia, secondo il quale "... è facile verificare come l'uso della dinamite generalmente sortisca l'effetto di impaurire le masse indiscriminatamente, non solo il nemico, e si presta alle piú disparate interpretazioni da sinistra e da destra, considerando anche l'uso diffuso che ne ha fatto la reazione."
Per questo motivo rilasciano una secca smentita, non priva di toni minacciosi:

In questi giorni abbiamo assistito ad un susseguirsi di azioni terroristiche di chiara impronta fascista e di altrettanto chiara ispirazione poliziesca.
Ci interessa qui sottolineare quelle compiute contro le fabbriche "Rossari e Varzi" di Trecate di Novara, "Norton internazionale" di Corsico (Milano) e la "Necchi" di Pavia, e contro le caserme di Rieti, L'Aquila e Lamezia Terme, e a Vibo Valentia.
Gli attentati all'esplosivo sono stati accompagnati da volantini in cui si inneggia, tra le altre cose, alle "Brigate Rosse."
I fascisti - esecutori - ed i carabinieri - mandanti - hanno inteso, "firmando" con la sigla della nostra organizzazione, perseguire alcuni obbiettivi:
1. Mettere in relazione azioni antiproletarie e fasciste con una organizzazione rivoluzionaria comunista.
2. Rendere con ciò odiose e impopolari quelle organizzazioni che hanno scelto la via dell'azione diretta, della azione partigiana e della propaganda armata, svuotando il loro lavoro di ogni senso politico e presentandole come organizzazioni di criminali che perseguono fini contrari agli interessi delle masse popolari.
3. Terrorizzare la sinistra alimentando con "fatti" l'ipotesi che da un po' di tempo si cerca subdolamente di far circolare che le Brigate Rosse siano organizzazioni provocatorie dirette da mestatori fascisti e porci delle varie polizie.
4. Creare un clima di tensione praticando azioni violente terroristiche e gratuite che consentano in nome degli "opposti estremismi" di colpire la sinistra rivoluzionaria e piú in generale la classe operaia.
5. Preparare il terreno ad una piú vasta provocazione che si intenderebbe impiantare in qualche fabbrica, addebitandola alla sinistra e, perché no... alle Brigate Rosse.
In realtà fascisti e poliziotti vogliono colpire alle radici sin dal suo nascere l'ipotesi strategica che li seppellirà, insieme ai loro padroni, per sempre:

La guerriglia di popolo


I lavoratori delle fabbriche e dei rioni dove operiamo, sanno che le Brigate Rosse sono organizzazioni comuniste, lo sanno perché esse non hanno mai fatto un'azione contraria agli interessi dei lavoratori.
Abbiamo colpito nelle fabbriche i despoti, i servi dei padroni, i piú odiati dalla classe operaia, quando ciò si è reso necessario perché erano stati colpiti dei compagni;
Abbiamo colpito i fascisti perché essi sono l'esercito armato che il capitale usa oggi contro le lotte operaie e la richiesta proletaria di potere;
Abbiamo colpito sempre nemici del popolo e sempre li abbiamo colpiti all'interno di vasti movimenti di lotta.
Per questo se da un lato siamo convinti che nessun compagno cadrà nella trappola tesa da queste azioni fasciste, "firmate" con la nostra sigla, dall'altro diamo un avviso alle forze della reazione:

Chi scherza col fuoco
si brucia le dita...


Stiamo indagando su chi sono i diretti responsabili di queste provocazioni. Può darsi che lo sapremo presto, può darsi che ci vorrà piú tempo, comunque siate certi che:

Niente resterà impunito!


Ai poliziotti ed ai fascisti diciamo una cosa chiara:
Nei vostri confronti non vi sarà alcuna pietà il pugno della giustizia proletaria si abbatterà con forza tremenda su chiunque trami, mesti e operi contro gli interessi di noi proletari.
LEGGERE, FAR CIRCOLARE,
PASSARE ALL'AZIONE


COMANDO UNIFICATO DELLE
BRIGATE ROSSE

Altre azioni, firmate BR e compiute da gruppi proliferati spontaneamente, vengono invece accettate dalle Brigate Rosse di Milano, che ne avallano l'autenticità. È il caso di un gruppo sorto a Roma, che il giornale "Nuova Resistenza" chiamerà "le BR di Roma."
Gli episodi principali, legati a questo gruppo, che opera a partire dal dicembre 1970, fino al giugno 1971, sono incendi contro sedi fasciste: lo studio del principe nero Borghese, la sede del MSI (Quadraro), una sede di Avanguardia Nazionale, due incendi rispettivamente all'auto e al negozio di tale Maulorico (Avanguardia Nazionale), un incendio all'automobile del sindacalista fascista dell'ATAC Moretti.
Questo gruppo diffonde nel maggio 1971 un "giornale" ciclostilato, quasi illeggibile, intitolato "Brigate Rosse," n. 2 (il numero uno non risulta noto) nel quale vengono presentate anche azioni compiute dalle BR di Milano e di Roma, ma soprattutto viene sviluppata la problematica della lotta contro i fascisti:


I fascisti, tutti i fascisti, esprimono ad un qualche livello il potere armato dei padroni.
La lotta contro tutti i fascisti è dunque una tappa necessaria del nostro cammino verso la liberazione da ogni forma di oppressione e di sfruttamento.
Oggi in particolare questa lotta è posta all'ordine del giorno dalla aggressiva e cinica controffensiva dei padroni che nella speranza di poter bloccare la marea montante dell'offensiva proletaria, finanziano, proteggono ed usano il vasto esercito di soldati neri.
In questo esercito di soldati neri che ha messo le bombe in piazza Fontana ubbidendo agli ordini di generali che siedono in parlamento e parlano la lingua degli imperialisti americani, che ricoprono importanti incarichi nelle differenti istituzioni dello stato, che manovrano i consigli di amministrazione dei grandi monopoli e di molte fabbriche grosse o meno grosse.
È questo esercito di soldati neri che rimpolpa le squadracce che aggrediscono sotto la protezione della polizia gli operai che picchettano davanti alle fabbriche in lotta, gli studenti rivoluzionari che agiscono nelle scuole, i compagni sotto le loro case.
È questo esercito di soldati neri che scatenando terrorismo, squadrismo e violenza costituisce un ostacolo da abbattere se vogliamo proseguire il nostro cammino verso il potere.
Contro i fascisti, tutti i fascisti, bisogna lottare. Ma come, con quali strumenti, quali forme di lotta?
Anche ì revisionistì infatti sono d'accordo che contro i fascisti bisogna lottare, ma concepiscono questa lotta in termini esclusivamente difensivi ed "antifascisti" (es. manifestazioni unitarie che arrivano fino alla... "gioventú liberale") e sono irremovibili nella convinzione che debbono esser usati solo e senza eccezioni strumenti legali.
I neo-revisionisti divergono dai loro padri solo nel modo di intendere lo schieramento "accettabile" alle manifestazioni ed usano per diversi obiettivi (l'ingrasso di se stessi invece che il gioco parlamentare), gli stessi strumenti e le stesse forme di lotta.
Il campo rivoluzionario non è ancora omogeneo, e se concorda sulla necessità di passare all'offensiva, solo sporadicamente ci riesce perché non è sufficientemente organizzato per farlo. Le forme di lotta prevalenti che esso ha prodotto sin qui, sono cosí quelle spontanee della violenza di massa, e della risposta coraggiosa ma improvvisata a qualche inaccettabile provocazione.
Le Brigate Rosse su questo fronte hanno fatto prime esperienze di attacco che presentiamo ai compagni in questo secondo numero del nostro giornale.
Due sono gli obiettivi che abbiamo insieme perseguito:
1) attaccare ed "avvisare" i neri soldati fascisti che "NIENTE RESTERA IMPUNITO" perché se i loro "generali" sono i primi responsabili ognuno di loro è responsabile al suo livello.
2) organizzare in questo attacco il nostro POTERE PROLETARIO dando vita nella lotta a nuclei politici e armati nelle zone proletarie della città; perché attacco e distruzione del potere borghese e costruzione del potere proletario sono momenti non dívisibili del nostro sviluppo rivoluzionario.

Caratteristica comune a quasi tutte le azioni del gruppo romano è che si tratta di incendi contro sedi o cose di proprietà di fascisti, senza che sia presente, con la sola eccezione, forse, dell'attentato al sindacalista dell'ATAC, un tentativo di radicamento con situazioni di fabbrica.