Biblioteca Multimediale Marxista


Dichiarazione messa agli atti del processo "Moro quater" il 11-10-93
Prima Corte di Assise di Roma

 



Come militante prigioniero delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente, rivendico la valenza politica dell’attacco dell’Organizzazione alla base di Aviano.
Con l'attacco a questa base, che è uno dei maggiori centri operativi e logistici della struttura militare imperialista in Europa meridionale, le Brigate Rosee per la costruzione del Partito Comunista Combattente hanno dato risposta concreta alla necessità di rilanciare l'iniziativa combattente, riaffermando gli interessi generali del proletariato metropolitano e dei popoli bestialmente sottoposti all'oppressione ed aggressione imperialista.
Attaccare la Nato significa combattere il pilastro politico-militare del centro imperialista nel suo complesso e degli Usa in particolare. significa misurarsi con la politica delle potenze imperialiste che fa di questa politica Usa–Nato il perno della coesione politica in Europa Occidentale e materializza le linee guerrafondaie di intervento dell'imperialismo in ogni parte del mondo.
La centralità dell'attacco alla Nato è patrimonio della prassi combattente delle BR all'interno della loro più complessiva attività antimperialista, linea di attacco irrinunciabile e costante della loro progettualità politica che, fuori da ogni generico solidarismo, si è sempre rivolta allo sviluppo e rafforzamento dell'internazionalismo proletario. Le BR hanno sempre contribuito in stretta dialettica con la lotta antimperialista delle forze rivoluzionarie della nostra area geopolitica, ad una sempre migliore precisazione delle proposte politiche, organizzative e sui terreni di iniziative unitarie tali da rendere incisiva questa lotta e con ciò favorire le rotture rivoluzionarie.
Non è un caso che la Nato ridefinendo il proprio ruolo politico–militare, dì pari passo al mutamento dei rapporti di forza internazionali, è la punta avanzata dei progetti di guerra dell'imperialismo nel conflitto yugoslavo, e delle diverse strategie occidentali verso tutto l’Est Europa. Un peso che ha progressivamente assunto nel conflitto jugoslavo al fine di gravare sugli sviluppi dello stesso e che concretizza la prospettiva di operare interventi di destabilizzazione e guerra in ogni area dove siano in ballo interessi imperialistici.
L'iniziativa delle BR si colloca in una fase internazionale in cui le spinte della crisi economica, che avvolge tutto il sistema imperialista, fanno maturare in maniera sempre più pressante la ridefinizione su nuove basi di una nuova divisione internazionale del lavoro e dei mercati. E' all'interno di questa spinta di fondo che si è prodotta un'accelerazione della tendenza alla guerra, attraverso politiche belliciste che accompagnano lo sconvolgimento del sistema di equilibri e relazioni internazionali.
La guerra non può essere disgiunta dalla natura stessa del capitalismo e dell'imperialismo: la borghesia non può evitare la guerra, non è affatto un problema di buona o cattiva volontà, è il suo sistema economico e sociale che ne produce le cause di fondo e questa si affaccia come sbocco alla sua crisi.
Una dinamica che in quest'area, proprio nel suo cuore, l'Europa, trova il punto di massima condensazione e sviluppo critico delle contraddizioni di cui il conflitto in Yugoslavia ne è ii più evidente catalizzatore. Il controllo della regione balcanico–danubiane auspicato dagli imperialisti per stabilizzare un nuovo quadro di relazioni a sé favorevole, passa necessariamente per la sottomissione dei popoli slavi, riflettendosi su tutto l'Est Europa. Così come, d'altra parte, è evidente la volontà imperialista di riportare sotto il suo controllo, anche manu militari, le aree periferiche liberatesi dal suo dominio nel lungo percorso scandito a livello mondiale dai processi di liberazione nazionale e contrastare i processi di liberazione in atto: dall'intervento fatto di massacri in Somalia, sino all'accordo Arafat–sionisti sotto l'egida Usa, figlio diretto della guerra imperialista contro l'Iraq e della modifica dei rapporti di forza generali e degli assetti specifici in questa regione di estrema rilevanza strategica.
L'imperialismo vuole imporre la sua "pace", che ne rafforzi le posizioni nell'intera regione sulla pelle delle masse arabe che da anni conducono lotte per l'autodeterminazione caratterizzate da una forte connotazione antimperialista.
Il ridispiegamento imperialista nel corno d'Africa, il complesso della politica in Medio Oriente, si inseriscono nella ridefinizione complessiva degli equilibri politico–militari mondiali, per questo allora non esauriscono i loro obiettivi nello scacchiere regionale. La "pace" imperialista–sionista in Medio Oriente e la brutale operazione colonialista in Somalia sono accelerazioni della inevitabile tendenza alla guerra imperialista.
All'interno dei reali processi di guerra e aggressione imperialista, l'intervento dello stato Italiano non è certo per fini umanitari. Un ruolo, quello dell'Italia, sempre più indirizzato ad un crescente impegno e responsabilizzazione nell'Alleanza Atlantica, dalla guerra contro l'Iraq in poi, dalle operazioni in Yugoslavia, alla spedizione in Mozambico, all'occupazione della Somalia. Scelte politiche guerrafondaie che pesano sullo stesso processo di ridefinizione dei poteri dello Stato, processo all'ordine del giorno per la borghesia imperialista nostrana che, attraverso una maggior esecutivizzazione tende ad allinearsi ai livelli della "democrazia avanzata" degli altri paesi europei, approfondendo i caratteri della dittatura borghese, questo per essere in grado di rispondere in tempo reale alle esigenze che maturano sia nel contesto internazionale che in quello interno. Un progetto politico la cui sostanza antiproletaria e controrivoluzionaria è già stata individuata ed attaccata dalle BR con l'iniziativa Ruffilli.
Scelte guerrafondaie i cui costi politici e materiali si sommano a quelli che la borghesia imperialista vuol fare pagare al proletariato, classe operaia in testa, per superare le manifestazioni più evidenti, ma non certo le cause di fondo della propria crisi economica, Ed politica ed istituzionale, contribuendo il tutto a determinare il forte clima di scontro politico e sociale nel paese.
Opporsi concretamente alla guerra della borghesia imperialista è interesse generale del proletariato che può vivere solo all'interno di una strategia adeguata a far avanzare il processo rivoluzionario per la conquista del potere politico, in grado di trasformare la guerra imperialista in guerra rivoluzionaria: la Lotta Armata per il Comunismo. L'iniziativa. delle BR contro la NATO non solo fa propria questa concezione, qualificandone il ruolo sul terreno dell'internazionalismo e dell'antimperialismo militante, ma va ad assumere un particolare reso politico nello scontro rivoluzionario. Infatti il suo significato politico qualifica questa iniziativa come un passaggio politico necessario per superare nell'attacco pratico, sulla strategia della Lotta Armata, le condizioni di relativa debolezza dell'attività rivoluzionaria di fronte alle esigenze reali dello scontro, al fine di consolidare ed estendere il terreno della lotta armata, unico terreno in grado di rapportarsi in maniera adeguata alle prospettive e potenzialità che maturano nell'evoluzione dello scontro rivoluzione/controrivoluzione, imperialismo/antimperialismo. Detto in altri termini all'interno dei passaggi di maturazione nel rapporto crisi/guerra, non solo emerge sempre più netta la collocazione degli interessi contrapposti tra proletariato e borghesia, classe e stato; popoli oppressi e imperialismo, ma risulta ancora di più la possibile e necessaria alternativa alla barbarie imperialista che può essere perseguita solo sul terreno della guerra di classe rivoluzionaria. Risalta inoltre il ruolo di direzione, storicamente determinato, assunto dalla soggettività rivoluzionaria, dalla guerriglia, sul terreno concreto dello scontro. E' su questa linea di scontro internazionalista ed antimperialista e con queste premesse politiche che si colloca l'attività delle BR in rapporto con tutte quelle iniziative della guerriglia e con le lotte che hanno sintetizzato al livello più alto l'opposizione alle logiche di guerra e aggressione dell'imperialismo, nonché contro i tentativi di "pacificazione" imperialista, che hanno già trovato nella regione mediorientale il più ostinato rifiuto sia al livello di massa che nell'eroica azione delle avanguardie e forze rivoluzionarie conseguenti dei popoli arabi e in particolare dei. Palestinesi.
In questo quadro, rilanciando la proposta politica del Fronte Combattente Antimperialista, per trasformare in forza politico militare l'oggettiva convergenza di interessi contro il nemico comune dei popoli oppressi e del proletariato metropolitano, le BR per il PCC lavorano per consolidare quei livelli di unità e cooperazione politico–militare tra le diverse forze rivoluzionarie che fanno dell'antimperialismo una prassi combattente al fine di costruire offensive comuni contro le strategie imperialiste.
Le BR lavorano al contempo per riaffermare che la lotta antimperialista è pienamente inserita nel quadro della più complessa costruzione dell'organizzazione di classe, in cui internazionalismo ed antimperialismo devono essere parte inscindibile dei contenuti della dialettica guerriglia–autonomia di classe, fin dall'inizio, lungo tutto il processo rivoluzionario nella metropoli.
Ciò che lo scontro rivoluzionario chiama in causa è in primo luogo l'azione ed il ruolo della guerriglia nel nostro paese, la sua valenza strategica, a partire dalla forza di rotture data dalla sua impostazione offensiva contro il sistema di potere della Borghesia Imperialista; il valore concreto della sua pratica che si qualifica cole l'unica in grado di far pesare effettivamente nei rapporti politici e di forza tra le classi l'interesse generale del proletariato; il suo valore dì prospettiva come capacità di affrontare gli sviluppi in avanti del processo rivoluzionario. Tutto ciò per le BR significa organizzare un Processo rivoluzionario in guerra di classe di lunga durata. Ovvero portare l'attacco al cuore dello Stato in stretta relazione con i nodi dello scontro di classe, cioè capacità di riferirsi alle politiche dominanti che oppongono classe e stato nelle diverse fasi e congiunture. Una prassi che ha scandito i passaggi salienti dello sviluppo della guerra di classe nel nostro paese e attorno a cui si realizzano i passaggi di costruzione dell'organizzazione di classe sul terreno della lotta armata su cui avanza lo stesso processo di costruzione del Partito Comunista Combattente.

ATTACCARE E DISARTICOLARE IL PROGETTO ANTIPROLETARIO E CONTRORIVOLUZIONARIO DI RIFORMA DELLO STATO CHE EVOLVE VERSO LA SECONDA REPUBBLICA!

ORGANIZZARE I TERMINI POLITICO-MILITARI PER RICOSTRUIRE I LIVELLI NECESSARI ALLO SVILUPPO DELLA GUERRA DI CLASSE DI LUNGA DURATA!

ATTACCARE LE POLITICHE CENTRALI DELL'IMPERIALISMO! GUERRA ALLA GUERRA ! GUERRA ALLA NATO !

COSTRUIRE E CONSOLIDARE IL FRONTE COMBATTENTE ANTIMPERIALISTA!

ONORE A TUTTI I COMPAGNI E COMBATTENTI ANTIMPERIALISTI CADUTI!

Antonino Fosso

Militante prigioniero delle Brigate Rosse per la costruzione del PCC