Biblioteca Multimediale Marxista
Leggere e studiare un'opera dei grandi maestri del proletariato internazionale,
Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao fa sempre bene alla nostra salute politica.
Ma ci sono dei casi in cui diventa tanto importante quanto il respirare.
Oggi che il governo neofascista e piduista del triunvirato nero Berlusconi,
Fini e Bossi, restaurando la triade mussoliniana "dio-patria-famiglia",
istituisce per la prima volta in Italia il ministero della famiglia per scaricare
sulle famiglie, e quindi sulle donne, ogni onere sociale riguardo alla sanità,
assistenza e infanzia che spettano allo Stato. Oggi che l'Onu proclama il 1994
anno internazionale della famiglia. Oggi che il papa nero Wojtyla e la chiesa
cattolica rilanciano in grande stile una campagna dai toni terroristici e razzisti
in difesa della concezione cattolica tradizionale, oscurantista e patriarcale
della famiglia. Oggi è necessario tornare a studiare la concezione marxista-leninista
della famiglia per ispirare correttamente la nostra battaglia ideologica, culturale
e politica.
I partiti della seconda repubblica neofascista, compresi PDS e PRC, sostengono
che il tema della famiglia non va ideologizzato, ma che, al contrario, la discussione
deve riguardare solo i programmi e le proposte concrete. A loro dire il tema
della famiglia dovrebbe rappresentare una zona franca, neutrale, al di sopra
delle parti e delle classi, in realtà vogliono cancellare per sempre
la concezione marxista-leninista della famiglia dalla mentalità e dalla
coscienza del proletariato e delle masse femminili e popolari.
Noi sosteniamo invece che, specie su un tema così importante come la
famiglia, il proletariato e le masse devono impadronirsi della propria concezione
marxista-leninista, altrimenti brancoleranno nel buio dell'ideologia idealista,
metafisica e cattolica e saranno a rimorchio e vittime inconsapevoli della politica
neofascista del governo.
Pubblichiamo L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello
Stato scritta da Friedrich Engels nel 1884 perché essa è l'opera
più completa e fondamentale per capire la concezione marxista-leninista
della famiglia e perché conserva ancora oggi, a distanza di ben 110 anni
dalla sua stesura, una straordinaria attualità e capacità di penetrare
e svelare l'odierna realtà.
Essa sintetizza e sistematizza ben quarant'anni di ricerche e analisi, di riflessione
ed elaborazione comune dei due fondatori del socialismo scientifico, Marx ed
Engels, attorno al problema della famiglia e a tutto ciò che gli è
strettamente connesso, in primo luogo l'oppressione della donna e la questione
della sua emancipazione.
Occorre inoltre tener presente che quest'opera contiene i fondamenti della teoria
marxista-leninista dello Stato successivamente ereditata, riaffermata e sviluppata
da Lenin, da Stalin e da Mao. Lenin, che peraltro aveva ampiamente utilizzato
l'elaborazione di Engels nella stesura della sua celebre opera Stato e rivoluzione,
così si rivolgeva agli studenti, in un invito che facciamo nostro, nella
sua lezione sullo Stato tenuta all'Università Sverdlov l'11 luglio 1919:
"Spero che sulla questione dello Stato prenderete conoscenza dell'opera
di Engels L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato.
Questa è una delle opere principali del socialismo contemporaneo, ad
ogni frase della quale si può prestare fiducia, con la certezza che non
è detta a caso, ma è scritta sulla base di una vastissima documentazione
storica e politica. Indubbiamente in quest'opera non tutte le parti sono esposte
in maniera egualmente facile e comprensibile: alcune di esse presuppongono un
lettore che possegga già certe conoscenze storiche ed economiche. Ma
vi dirò di nuovo: non dovete impressionarvi se, dopo la prima lettura,
non comprenderete subito quest'opera. Ciò non accade quasi mai. Ma, ritornandovi
in seguito, quando l'interesse si sveglia, riuscirete a corrisponderla in gran
parte, se non tutta".
Si tratta di uno dei più grandi contributi dati da Engels alla elaborazione
del materialismo storico. Ma, come sovente accade per gli scritti di Marx ed
Engels, non è completamente esatto attribuire interamente a uno dei due
quest'opera che in realtà è il risultato di una loro comune, pluridecennale
ricerca, analisi e discussione svolte in uno spirito di amicizia, affinità
e sostegno reciproci veramente unici, da marxisti-leninisti autentici.
Engels pubblica quest'opera solo un anno dopo la morte di Marx ed esordisce
la sua prima Prefazione proprio rendendo omaggio al suo stretto compagno e amico
di sempre attribuendogli parte del merito della sua stesura. "I capitoli
che seguono rappresentano, - sostiene Engels - in certo qual modo, l'esecuzione
di un lascito. Non altri che Karl Marx si era riservato il compito di esporre
i risultati delle indagini di Morgan, connettendoli con i risultati della sua
(posso dire nostra, entro certi limiti) indagine materialistica della storia,
mettendo così in evidenza tutta la loro importanza... Il mio lavoro può
solo offrire un modesto surrogato di ciò che al mio amico scomparso non
fu più concesso di fare. Tuttavia ho davanti a me le annotazioni critiche
ai suoi ampi estratti da Morgan, che riproduco qui nella misura in cui è
possibile".
In verità molto più di un "surrogato" si tratta, anche
se è ammirevole e commovente la modestia che anima Engels e la stima
profonda che tributa a Marx.
Ciò sfata peraltro una tesi sostenuta da numerosi intellettuali borghesi
e da una pubblicistica femminista secondo cui Marx avrebbe sempre sottovalutato
la questione della famiglia e dei rapporti fra i sessi e che solo Engels, seppure
parzialmente e distaccandosi dalle idee di Marx, vi si sarebbe dedicato.
Al contrario Marx ed Engels posero assai presto il tema della famiglia e del
matrimonio al centro della loro riflessione teorica, ancor prima di approdare
definitivamente su posizioni materialistiche. Fin dal 1842 Marx affronta nei
suoi scritti giovanili pubblicati sulle colonne del quotidiano di Colonia Rheinische
Zeitung questi temi a proposito del progetto prussiano di legge sul divorzio.
Li riprenderà, soprattutto da un punto di vista filosofico nella Critica
della filosofia hegeliana del diritto pubblico (marzo-ottobre 1842) e nei Manoscritti
economico-filosofici del 1844, dove ribalta la concezione idealista della famiglia
e pone come principio costitutivo di essa non più una presunta "eticità"
e "autodeterminazione", ma la nuda e cruda proprietà privata.
Nel frattempo Engels si incaricherà di analizzare e descrivere mirabilmente
la condizione della famiglia operaia nel sistema capitalistico nel suo scritto
redatto nell'inverno 1844-45 su La situazione della classe operaia in Inghilterra
che fornirà importanti spunti di riflessione che verranno ripresi e sviluppati
nel Manifesto del partito comunista (1848) e nella stesura de Il Capitale di
Marx.
Marx ed Engels gettano le fondamenta della concezione materialistica della famiglia
nell'opera scritta a quattro mani tra il maggio del 1845 e l'autunno del 1846,
L'ideologia tedesca. Qui infatti i due fondatori del socialismo scientifico
saldano definitivamente i conti con l'ideologia della sinistra hegeliana e al
tempo stesso delineano i tratti essenziali del materialismo storico entro cui
collocano l'analisi della famiglia, delle sue origini e del suo sviluppo storico
che verrà ripresa e sviluppata da Engels ne L'origine della famiglia,
della proprietà privata e dello Stato allorquando la loro riflessione
si arricchisce scientificamente delle ricerche dell'etnologo americano Lewis
H. Morgan.
Nonostante che gli scienziati borghesi vi abbiano tentato in ogni modo, a tutt'oggi
nessuno è riuscito a dimostrare l'infondatezza dell'analisi e delle conclusioni
di Engels. Certo, con le nuove scoperte scientifiche e archeologiche alcuni
elementi possono risultare caduchi o apparentemente contraddittori, come del
resto lo stesso Engels avvertiva dal momento che la ricerca scientifica in questo
campo era solo all'inizio. Ma nessuna delle nuove scoperte, se studiate dal
punto di vista materialistico, è riuscita a smentire in alcun modo quest'opera.
Essa rimane per noi marxisti-leninisti e per tutto il proletariato rivoluzionario
un'opera fondamentale, ricca di insegnamenti che oggi il PMLI si impegna a seguire
e applicare in Italia nella lotta di classe e rivoluzionaria contro la seconda
repubblica neofascista, il capitalismo e per il socialismo.
Uno degli insegnamenti fondamentali di Engels è che la famiglia non è
un'istituzione assoluta, sacra, eterna e immutabile come tentano di farci credere
il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, Berlusconi e il papa. Essa
non è il frutto della naturale vocazione dell'uomo, né tantomeno
è ispirata e ordinata da un disegno divino come sostiene Wojtyla. Noi
respingiamo la concezione retriva e cattolica sancita dall'art. 29 della Costituzione
italiana, secondo cui la famiglia è una "società naturale"
e per di più "fondata sul matrimonio", né possiamo accettare
la concezione del papa secondo il quale la famiglia va riconosciuta come "società
primordiale e sovrana".
Engels dimostra, supportato dalle scoperte di Morgan, che la famiglia non è
sempre esistita ma che essa nasce, si sviluppa e si trasforma storicamente in
base agli sviluppi e alle trasformazioni sociali e, in ultima istanza, essa
è il riflesso della base economica di una determinata epoca storica.
"Secondo la concezione materialistica, - sostiene Engels nella Prefazione
alla prima edizione de L'origine della famiglia - il momento determinante della
storia, in ultima istanza, è la produzione e la riproduzione della vita
immediata. Ma questa è a sua volta di duplice specie. Da un lato, la
produzione di mezzi di sussistenza, di generi per l'alimentazione, di oggetti
di vestiario, di abitazione e di strumenti necessari per queste cose; dall'altro,
la produzione degli uomini stessi: la riproduzione della specie. Le istituzioni
sociali entro le quali gli uomini di una determinata epoca storica e di un determinato
paese vivono, sono condizionate da entrambe le specie della produzione; dallo
stadio di sviluppo del lavoro, da una parte, e della famiglia dall'altra".
Già nel 1846, in una lettera a P.V. Annenkov, Marx aveva così
sintetizzato questo concetto: "Presupponga un determinato stadio di sviluppo
delle capacità produttive degli uomini e Lei avrà una forma corrispondente
di commercio e di consumo. Presupponga gradi determinati di sviluppo della produzione,
del commercio e del consumo, e Lei avrà una forma corrispondente di ordinamento
sociale, una organizzazione corrispondente della famiglia, dei ceti o delle
classi, in una parola avrà una società civile corrispondente".
In sostanza, a ogni determinato tipo di società che si è susseguita
nella storia, corrisponde un determinato tipo di famiglia.
Secondo questa concezione materialistica, anche la famiglia borghese odierna,
che corrisponde ai rapporti di produzione capitalistici, non solo può
entrare in crisi - come già da tempo è ampiamente documentato
dalla stessa pubblicistica, letteratura e produzione artistica borghesi e di
cui si lagnano la classe dominante borghese e i suoi politicanti, nonché
l'alto clero cattolico -, ma è destinata a essere superata e trasformata
radicalmente allorché verranno distrutte le sue basi economiche e con
esse tutte le norme sociali, morali, etiche e giuridiche che la sorreggono.
Engels ci insegna che la famiglia borghese è un caposaldo del sistema
capitalistico, essa è l'unità economica della società capitalistica.
La moderna famiglia singola fondata sul matrimonio monogamico e la schiavitù
domestica della donna nasce e si sviluppa con l'avvento della proprietà
privata e della divisione in classi della società.
Se la famiglia di gruppo e di coppia e un'amministrazione domestica comunistica
hanno caratterizzato la storia primitiva prima che apparissero la proprietà
privata dei mezzi di produzione e le classi, la famiglia monogamica ha caratterizzato
tutte le società divise in classi da quella schiavista, a quella feudale,
a quella capitalistica.
"L'origine della monogamia - spiega Engels -, così come possiamo
seguirla nel popolo più civile e di più alto sviluppo dell'antichità...
non fu, in alcun modo, un frutto dell'amore sessuale individuale, col quale
non aveva assolutamente nulla a che vedere, giacché i matrimoni, dopo
come prima, rimasero matrimoni di convenienza. Fu la prima forma di famiglia
che non fosse fondata su condizioni naturali, ma economiche, precisamente sulla
vittoria della proprietà privata sulla originaria e spontanea proprietà
comune. La dominazione dell'uomo nella famiglia e la procreazione di figli incontestabilmente
suoi, destinati a ereditare le sue ricchezze: ecco quali furono i soli ed esclusivi
fini del matrimonio monogamico".
Certamente, nel corso della storia, la famiglia monogamica ha subito uno sviluppo
e in parte si è modificata, ma senza perdere i suoi originali caratteri
peculiari. Le classi dominanti sfruttatrici che si sono susseguite dallo schiavismo
ad oggi non hanno mai eliminato del tutto l'indissolubilità del matrimonio,
che è stata particolarmente accentuata dai vincoli della religione cattolica,
né hanno sottratto la donna alla schiavitù domestica e alla subalternità
all'uomo all'interno della famiglia e nella società. Esse hanno solo
adattato la famiglia, la sua organizzazione interna, i suoi compiti specifici
e il suo ordinamento giuridico, alle loro rispettive esigenze economiche e sociali.
Attraverso la famiglia il capitalismo si assicura ogni giorno la riproduzione
della forza lavoro, non solo intesa come riproduzione della specie, ma anche
come soddisfacimento di tutta una serie di bisogni della vita materiale e spirituale
che permettono alla forza lavoro di rigenerarsi, rinfrancarsi e modellarsi in
base alle esigenze dello sfruttamento capitalistico. Questi bisogni, infatti,
che crescono con lo sviluppo della produzione stessa, se dovessero essere soddisfatti
socialmente attraverso adeguati servizi sociali costerebbero troppo ai capitalisti
che dovrebbero rinunciare a una parte dei loro profitti.
Il capitalismo, invece, attraverso la famiglia e in particolare grazie alla
divisione dei ruoli fra donna e uomo al suo interno, e cioè alla schiavitù
domestica della donna, si assicura gratis queste prestazioni anche quando la
donna è costretta al lavoro fuori casa.
In più la famiglia, alla quale viene affidato un ruolo particolare nell'educazione
delle nuove generazioni, ha il compito fondamentale di perpetuare e tramandare
le idee, i valori e i costumi borghesi, da quelli religiosi e morali, a quelli
sociali e politici.
Questo spiega perché per la classe dominante borghese in camicia nera
è così importante la famiglia, la sua unità e stabilità,
e perché il governo Berlusconi l'abbia posta al centro della sua politica
sociale, disposto anche a sostenerla economicamente e giuridicamente purché
torni, specie in questo momento di crisi economica senza precedenti, a svolgere
pienamente il ruolo e la funzione economica e sociale ad essa assegnati.
Engels ci insegna che nel capitalismo la famiglia è uno strumento di
oppressione delle masse femminili. La famiglia borghese non è, come tenta
di farci credere tutta una pubblicistica borghese e cattolica, e anche di matrice
neorevisionista, il luogo dove si realizzano le naturali vocazioni della donna
e dell'uomo, il luogo esclusivo dell'amore e degli affetti, della riconciliazione
fra i sessi e le generazioni. Essa è piuttosto il luogo dove si perpetua
l'oppressione e la subalternità fra i sessi e fra genitori e figli. Il
luogo dove la donna è schiava della casa e della famiglia e l'uomo, suo
malgrado, è il veicolo di tale oppressione e schiavitù.
Engels chiarisce come la schiavitù e l'oppressione della donna nella
famiglia e nella società non sono sempre esistite, ma che esse coincidono
con l'avvento della famiglia monogamica: "La monogamia non appare in nessun
modo, nella storia, come la riconciliazione di uomo e donna, e tanto meno come
la forma più elevata di questa riconciliazione. Al contrario, essa appare
come soggiogamento di un sesso da parte dell'altro, come proclamazione di un
conflitto tra i sessi sin qui sconosciuto in tutta la preistoria. In un vecchio
manoscritto inedito, elaborato da Marx e da me nel 1846, trovo scritto: `La
prima divisione del lavoro è quella tra l'uomo e la donna per la procreazione
dei figli'. Ed oggi posso aggiungere: il primo contrasto di classe che compare
nella storia coincide con lo sviluppo dell'antagonismo tra uomo e donna nel
matrimonio monogamico, e la prima oppressione di classe coincide con quella
del sesso femminile da parte di quello maschile".
L'aver svelato l'origine e le cause storiche, sociali ed economiche dell'oppressione
femminile è uno dei più grandi meriti di Marx ed Engels. Solo
così infatti essi poterono gettare le basi della concezione proletaria
rivoluzionaria dell'emancipazione della donna che verrà poi ripresa e
sviluppata da Lenin, e successivamente da Stalin e da Mao che l'applicarono
per la prima volta nella società socialista.
Essi hanno chiarito che non la mancanza di parità formale fra uomo e
donna è la causa dell'oppressione femminile, bensì la collocazione
economica e sociale della donna entro il sistema capitalistico.
"La moderna famiglia singola - afferma Engels - è fondata sulla
schiavitù domestica della donna, aperta o mascherata, e la società
moderna è una massa composta nella sua struttura molecolare da un complesso
di famiglie singole. Al giorno d'oggi l'uomo, nella grande maggioranza dei casi,
deve essere colui che guadagna, che alimenta la famiglia, per lo meno nelle
classi abbienti; il che gli dà una posizione di comando che non ha bisogno
di alcun privilegio giuridico straordinario. Nella famiglia egli è il
borghese, la donna rappresenta il proletario. Nel mondo dell'industria lo specifico
carattere dell'oppressione economica gravante sul proletariato, spicca in tutta
la sua acutezza soltanto dopo che tutti i privilegi legali particolari della
classe capitalistica sono stati eliminati, e dopo che la piena eguaglianza di
diritti delle due classi è stata stabilita in sede giuridica. La repubblica
democratica non elimina l'antagonismo tra le due classi: offre al contrario
per prima il suo terreno di lotta. E così anche il carattere peculiare
del dominio dell'uomo sulla donna nella famiglia moderna, e la necessità,
nonché la maniera, di instaurare un'effettiva eguaglianza sociale dei
due sessi, appariranno nella luce più cruda solo allorché entrambi
saranno provvisti di diritti perfettamente eguali in sede giuridica. Apparirà
allora che l'emancipazione della donna ha come prima condizione preliminare
la reintroduzione dell'intero sesso femminile nella pubblica industria, e che
ciò richiede a sua volta l'eliminazione della famiglia monogamica in
quanto unità economica della società".
è evidente che ciò che sta avvenendo adesso nella seconda repubblica
neofascista va proprio nel senso contrario al processo di emancipazione femminile.
L'espulsione forzata delle donne dalle fabbriche e dai luoghi di lavoro, la
spinta a restare o a tornare a casa ad occuparsi esclusivamente della famiglia,
gli appelli a fare più figli e i premi alle madri più prolifiche,
i reiterati attacchi alle leggi sul divorzio e l'aborto, fanno arretrare la
condizione femminile di decenni e riportano la famiglia e la donna agli anni
neri del ventennio mussoliniano non a caso recentemente esaltati dal neoduce
Berlusconi e dalla neopresidente leghista della Camera Irene Pivetti.
Un processo reazionario, questo, che è stato favorito, se non caldeggiato,
dalla sinistra del regime neofascista che ha finito per accettare apertamente
la centralità della famiglia, e ha scoperto il valore del "lavoro
di cura" e della maternità fino ad ieri prerogativa della DC (oggi
PPI), della destra fascista e del Vaticano.
Compito del proletariato rivoluzionario e del suo partito, il Partito marxista-leninista
italiano, è quello di battersi contro la famiglia borghese e tutte le
norme sociali, civili e morali che la regolano; battersi contro la politica
familiare neofascista e antifemminile del governo e di chi in una forma o nell'altra
gli sta reggendo il sacco e rivendicare il lavoro per tutte le donne e la socializzazione
del lavoro domestico.
Pur consapevoli dei limiti angusti della democrazia e del diritto borghesi,
dobbiamo batterci contro la fascistizzazione in atto della famiglia, del matrimonio
e del ruolo e funzioni della donna, difendendo i diritti e le conquiste fin
qui acquisite grazie alla lotta di classe e alle battaglie del movimento delle
donne, e spingere affinché essi invece di restringersi si allarghino
per quanto è possibile.
Occorre respingere la politica sociale del governo incentrata sulla privatizzazione
dei servizi sociali e sanitari, della scuola e dell'Università, da una
parte, e la centralità della famiglia, dall'altra.
Occorre rivendicare lo sviluppo su tutto il territorio nazionale, specie nel
Mezzogiorno, di un'efficace e capillare rete di servizi sociali, sanitari e
assistenziali pubblici, in particolare per l'infanzia e gli anziani, capace
di alleggerire il carico del lavoro domestico e familiare che grava sulle famiglie
e sulle donne.
La legge sul divorzio e quella sull'aborto non devono essere toccate, se non
per migliorarle nel senso di rendere più liberi ed effettivi tali diritti.
Chiediamo il rafforzamento e lo sviluppo dei consultori pubblici e autogestiti,
per una efficace prevenzione della salute delle donne e per diffondere a livello
di massa una informazione democratica e scientifica sulla sessualità,
da introdurre anche nelle scuole.
Chiediamo lo sviluppo della ricerca, dell'informazione e della distribuzione
gratuita dei metodi contraccettivi, compresa la pillola per l'uomo e la "pillola
del giorno dopo".
Chiediamo la legittimazione delle ricerche e delle sperimentazioni di biogenetica
sugli embrioni e i feti al fine di sviluppare la conoscenza scientifica sulla
riproduzione e la terapia delle malattie congenite e le malformazioni dei feti,
nonché della fecondazione artificiale naturale e in vitro, omologa e
non.
Chiediamo il riconoscimento dell'unione civile e di fatto, anche tra omosessuali.
Tutti i nuclei familiari, comunque costituiti, vanno considerati alla pari,
con gli stessi diritti e gli stessi trattamenti sociali ed economici.
E' questa una battaglia che, come ci insegna Engels, è parte integrante
della battaglia più generale contro il sistema capitalistico e per il
socialismo. Solo quando sarà distrutta la società basata sullo
sfruttamento dell'uomo sull'uomo e la proprietà privata sarà infatti
possibile gettare le basi economiche e i presupposti sociali, giuridici, morali
e culturali affinché possano sorgere e affermarsi a livello di massa
un nuovo tipo di famiglia, nuovi rapporti fra i sessi e fra genitori e figli
non più fondati sull'interesse economico, sull'ereditarietà della
proprietà privata capitalistica, sulla subalternità, la disparità
e l'oppressione della donna. Una nuova famiglia fondata sull'amore, l'aiuto
e il rispetto reciproci, sulla parità fra donna e uomo e genitori e figli,
in osmosi con l'intera vita sociale e al servizio della rivoluzione socialista
e della costruzione del nuovo Stato socialista.
Sarà una dura e lunga battaglia perché essa va a scuotere idee,
valori e consuetudini secolari penetrati nelle coscienze e nella mentalità,
ma è anche un processo necessario e inevitabile dell'umanità verso
la completa emancipazione dal regno della necessità a quello della libertà.
Marx ed Engels hanno tracciato la via, Lenin, Stalin e Mao l'hanno percorsa
e sviluppata ulteriormente facendoci vedere nel concreto quali sconvolgimenti
positivi procura la rivoluzione proletaria anche nella famiglia, nei rapporti
fra i sessi e per l'emancipazione femminile. Si tratta per i marxisti-leninisti
di continuare a seguire le loro orme con ancor più determinazione, consapevolezza
e preparazione culturale rivoluzionaria. Sarà questo anche un modo per
rendere omaggio in modo militante a Engels di cui ricade il prossimo anno il
centenario della morte.
L'Ufficio politico del PMLI
Firenze, 28 maggio 1994
( Documento dell'UP del PMLI di presentazione della grande opera di Engels su "L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato" dal titolo : Seguiamo e applichiamo gli insegnamenti di Engels sulla famiglia)