Biblioteca Multimediale Marxista
1953
Ai lavoratori italiani
Concittadini, compagni!
Una grave, irreparabile sciagura ci ha colpiti tutti.
È morto Giuseppe Stalin, l'uomo al quale milioni di operai, di contadini,
di intellettuali italiani guardavano con fiducia e affetto, come al loro capo
e alla loro speranza, per quella società comunista nella quale ogni uomo,
finalmente libero, sarà padrone di dare a seconda delle proprie capacità
e di ricevere a seconda dei propri bisogni.
Stalin è l'uomo che più di tutti ha lavorato e combattuto per
spezzare le catene dello sfruttamento e della oppressione. A questa causa ha
dedicato tutta la sua eroica esistenza.
Con Lenin, Egli fu l'artefice della più grande rivoluzione che la storia
ricordi; quella rivoluzione che per la prima volta ha spezzato le catene dello
sfruttamento dell'uomo da parte di altri uomini, ha indicato a tutti i popoli
la strada per diventare arbitri del proprio destino, ha sancito il diritto della
persona umana a liberarsi di tutte le schiavitù.
Stalin - geniale continuatore di Lenin - ha vittoriosamente realizzato le speranze
degli oppressi, dei figli del bisogno, del lavoro e della lotta, ha costruito
in modo incrollabile il primo Stato socialista, ha gettato le basi per quella
società comunista nella quale ogni uomo, finalmente libero, sarà
padrone di dare a seconda delle proprie capacità e di ricevere a seconda
dei propri bisogni.
Quando una nuova era di dispotismo e di barbarie sembrava dovesse abbattersi
per sempre sul mondo intero cancellando nel sangue tutte le secolari conquiste
della civiltà umana, Stalin innalzò la bandiera della lotta contro
il fascismo, che indicò come il nemico comune, che doveva essere abbattuto
per salvare la libertà e l'indipendenza dei popoli.
Attorno a Stalin, attorno alla forza invincibile dell'Unione Sovietica e dei
suoi eserciti, si strinsero i popoli liberi del mondo intero, serrarono le file
tutte le forze decise a respingere il mostro nella sua tana.
Stalingrado, la città che porta il Suo nome e che già una volta
aveva visto ripiegare in fuga i nemici della libertà e del progresso,
fu la tomba del fascismo. Essa segnò l'inizio, anche per noi, della liberazione.
Animati dal sorriso amico e fraterno di Giuseppe Stalin, milioni e milioni di
uomini, soldati sui fronti, nei mari, nei cieli, partigiani sulle montagne,
patrioti nelle galere, deportati nei campi di sterminio, ritrovarono la certezza
della vittoria, la forza per il sacrificio supremo in nome della pace e della
civiltà.
Italiani!
La sconfitta del fascismo segnò l'inizio del nostro riscatto nazionale.
L'amicizia di Stalin e dei popoli dell'Unione Sovietica per il nostro popolo,
per la nazione italiana, è di antica data e mai è venuta meno.
Anche quando, costretti dalla follia dei capi fascisti, soldati italiani ebbero
il tragico destino di aggredire l'indipendenza e la pace dei popoli sovietici,
venne da Stalin la saggia e ammonitrice distinzione tra le colpe criminali dei
dirigenti e le responsabilità dei popoli.
Nel momento in cui, dopo il crollo dell'8 settembre 1943, sembrava profilarsi
davanti al nostro Paese un avvenire di servitù e di smembramento nazionale,
fu Stalin, primo e solo nel mondo, a mantener fede alle promesse, a riconoscere
l'esistenza di un governo nazionale italiano e il diritto dell'Italia a non
essere considerata come un popolo vinto.
Quando tra le macerie, i lutti, le rappresaglie indiscriminate dei nazifascisti,
il nostro popolo seppe accendere la fiamma della resistenza e dell'unità
nazionale, venne da Stalin il primo atto concreto di amicizia, la prima offerta
di una reciproca fiducia.
Nessun italiano onesto può aver dimenticato questi fatti decisivi. Per
questo noi denunciamo a tutti i buoni cittadini la condotta indegna del Presidente
del Consiglio De Gasperi. Nemmeno davanti alla solennità della morte
e al cordoglio espresso unanime in tutto il mondo da tutti, quest'uomo ha saputo
far tacere l'odio, il livore dell'animo suo di reazionario, di nemico della
fraternità e della pace fra i popoli.
Lavoratori!
La caduta del fascismo, che noi dobbiamo prima di tutto all'unità nella
lotta, proposta e voluta da Stalin, ha dato ai popoli la speranza di una nuova
era fondata sulla convivenza pacifica delle nazioni, sulla libertà, sull'indipendenza,
sulla pace.
Stalin è il simbolo di questa speranza. A Lui l'umanità deve l'affermazione
della possibilità di pacifica coesistenza fra sistemi politici ed economici
diversi e quindi la concreta prospettiva della pace. A Lui l'umanità
deve gli atti continui e concreti di una politica saggia e lungimirante, che
smaschera i provocatori di guerra e chiama tutti gli uomini di buona volontà
a prender nelle loro mani e far trionfare la causa della pace. A Lui l'umanità
deve la certezza che la causa della pace è e sarà difesa fino
all'ultimo dallo Stato socialista che egli ha portato al più alto grado
di potenza.
Nello sviluppo delle scienze, delle lettere e delle arti, il pensiero di Stalin,
ispirato alla grande, immortale dottrina marxista e leninista, ha lasciato una
traccia che i secoli non potranno cancellare. L'insegnamento di Stalin dischiude
al pensiero umano la strada della conquista del socialismo, del benessere e
del progresso. I suoi scritti sono diventati da anni testo fondamentale dell'educazione
di tutti gli operai, di tutti i lavoratori coscienti, di tutti gli intellettuali
che pongono il loro ingegno al servizio del progresso e della civiltà.
Italiani!
Stalin e morto ma la Sua opera e il Suo esempio vivono immortali. Egli ci lascia
uno strumento invincibile - il Partito comunista - per portare avanti la bandiera
della libertà, dell'indipendenza, della pace e del socialismo che già
sventola vittoriosa su una terza parte del mondo. Stringetevi attorno a questo
partito, rafforzatelo, difendetelo, fatelo diventare il partito di tutti i buoni
combattenti per il socialismo e per la pace.
A Giuseppe Stalin, al grande partito che Egli ha diretto con mano sicura, ai
popoli dell'U.R.S.S. che sotto la Sua guida hanno dato la scalata al cielo,
edificando la prima società di uomini veramente liberi, vada, in queste
ore tristi e solenni, il pensiero riconoscente di tutti gli italiani onesti,
al di sopra di ogni differenza di fede e di pensiero.
I comunisti italiani si raccolgano, nel nome di Stalin, attorno al loro partito,
al loro Comitato centrale e al compagno Palmiro Togliatti, l'uomo che, alla
scuola di Stalin, più ha fatto per la liberazione nazionale e sociale
del nostro Paese. Essi chiamano tutti gli italiani a stringersi sempre più
numerosi intorno alla loro bandiera, simbolo degli ideali più alti dell'umanità,
ai quali Stalin ha consacrato tutta la sua prodigiosa leggendaria esistenza.
Gloria eterna a Giuseppe Stalin!
Viva il Partito comunista dell'Unione Sovietica!
Viva il Partito comunista italiano!
Viva l'indistruttibile amicizia tra il popolo italiano e i popoli dell'Unione
Sovietica!
(Roma, 7 marzo 1953)