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III CAPITOLO

I fascisti -- La crisi del fascismo squadrista - Vita e opere di Stefano Delle Chiaie - Avanguardia Nazionale - I precedenti del luglio '64 - L'entrismo - La morte di Paolo Rossi - La morte di Antonino Aliotti - La nuova tattica: infiltrazione e nazimaoismo.

Premessa

Lasciato in pace fino a quel momento, dopo l'uscita di Strage di Stato Stefano Delle Chiaie viene finalmente convocato dal magistrato ma, nel corso degli interrogatori, fugge e scompare dalla circolazione. È anche questo uno strano modo di sparire, se è vero che lo vedono a Milano con Cartocci e se le segnalazioni del suo passaggio sono troppe per essere sfuggite agli occhiuti uffici politici della penisola. Certo è che si tratta del personaggio più importante per far luce sulle vicende che, in questi ultimi anni, hanno visto convergere organi di polizia e squadracce di destra.
In compenso sono scattate le operazioni contro elementi di Ordine nuovo e del Fronte nazionale. Dalle informazioni giornalistiche non sembra emergere un gran che, si ha più l'impressione di un colpo al cerchio, per poi darne un altro ben più vigoroso alla botte (i gruppi extraparlamentari di sinistra); si ha, ancor più, l'impressione che si colpiscano questi fascisti per lasciare spazio e respiro a quelli più organici, inquadrati nel MSI. D'altra parte la divisione non è mai stata netta e, diversamente da quanto accadeva nella fase ascendente del movimento di massa, non c'è più tanto bisogno di mascherarsi: l'azione fascista aperta "paga", attira borghesi grandi e piccoli, rianima, nella nuova congiuntura, vecchi cadaveri e capetti fino a ieri rintanati e tremanti. Nella premessa al V capitolo ritorneremo sul volto "nuovo" e sulla strategia "nuova" dei fascisti. Vorremmo però sottolineare, fin d'ora, due elementi: i fascisti hanno molti più soldi di prima, possono permettersi spese considerevoli, e tuttavia i picchiatori sono gli stessi che hanno agito regolarmente negli anni scorsi o disoccupati che si trasformano, a pagamento, in scherani momentanei. Un vero e proprio reclutamento di nuove leve squadriste non appare. In secondo luogo, più che l'infiltrazione, viene usata attualmente la contrapposizione alle forze della sinistra extraparlamentare; non si tratta tanto di inventare un nuovo 22 Marzo, ma di dar fiato alla tesi degli opposti estremismi. Certo, anche per realizzare un programma del genere è necessario inserire agenti provocatori nei gruppi di sinistra o creare appositamente centrali di provocazione. Nel rapimento di Sergio Gadolla e nelle connesse imprese genovesi, attribuite dai giornali borghesi a una "banda maoista", il cervello era il ben noto fascista Vandelli; ciò è estremamente indicativo.
D'altra parte è abbastanza noto il programma di Almirante di estendere il controllo del MSI alle frange finora rimaste all'esterno. Coerente con la sua storia (ex capo di gabinetto del ministro Mezzasoma, firmatario di proclami con cui si decideva la fucilazione di partigiani e soldati "sbandati", precedentemente giornalista fascista al Tevere e segretario di redazione della Difesa della razza), nel '46 Almirante aveva organizzato bande armate in funzione antioperaia, i FAR (fasci armati di combattimento), insieme con Roberto Mieville. Le dichiarazioni di Almirante alla stampa italiana ed estera sono assolutamente univoche: c'è uno spazio per la violenza fascista, e Almirante non vuole che sia coperto da qualcun altro; rivendica tale spazio per il suo partito, si presenta nei salotti della Milano bene, corteggia industriali e finanzieri assicurando che quello spazio lui lo sa coprire, e con una visione più organica di quei "bravi ragazzi nazionali", dotati di focose intenzioni ma non sensibili alle duttilità della politica. Duttilità, comunque, ben diversa da quella con cui il defunto predecessore di Almirante, Arturo Michelini, se da un lato aveva prestato costantemente i suoi servigi al potere, riuscendo a ottenerne uno spazio sproporzionato alla reale incidenza del partito nella vita italiana, dall'altro aveva disgustato i "duri", che sono invece al centro dell'operazione di recupero condotta dall'attuale dirigenza e sorvegliata paternamente dagli agenti della CIA greca. Anche gruppi che avevano tentato una mascheratura di sinistra, oggi agiscono apertamente come gruppi fascisti: dal romano Lotta di popolo (autore dell'aggressione alla facoltà di Architettura proprio al termine dell'anno accademico) alla Sinistra nazionale di Leccisi.
Il III capitolo del libro resta però un documento di estrema importanza, prima di tutto per l'accuratezza con cui descrive il personaggio Delle Chiaie, nei suoi rapporti con l'autorità di pubblica sicurezza e, inoltre, per la segnalazione di una tattica di infiltrazione che, come si è detto, non rappresenta più la linea generale delle centrali provocatorie ma che continua ugualmente ad essere messa in atto, come completamento e stimolo della nuova "strategia aperta".
Nel corso delle mobilitazioni degli studenti tecnici del '70-71 si è assistito a una combinazione tra i due tipi di intervento: partendo da parole d'ordine qualunquistiche e corporative, i fascisti sono riusciti, in alcune città, a penetrare nel movimento. Quasi ovunque hanno compiuto atti di provocazione (guasti agli impianti degli istituti occupati, furti di materiali didattici, devastazioni a presidenze, ecc.: la colpa di tutto ciò ricadeva poi sugli studenti); nello stesso tempo organizzavano squadre di assalto contro i cortei e contro gli istituti occupati. Un caso clamoroso accadde all'Istituto tecnico per geometri L.B. Alberti di Roma, dove alcuni fascisti" occupanti" e mimetizzati si allontanarono da un 'assemblea per andare ad aprire le finestre del primo piano, in modo da permettere l'irruzione di una squadraccia. L'operazione non riuscì perché i picchiatori si scagliarono su un gruppo di studenti di un'altra scuola, credendoli "rinforzi" per gli occupanti dell'Alberti e perché, accortisi che qualcuno aveva aperto le finestre e comprendendo quindi la probabilità di un attacco fascista, gli studenti dell'istituto per geometri avevano chiamato in aiuto gli operai della FIAT della Magliana, che formarono un picchetto difensivo tale da scoraggiare qualsiasi irruzione. Ma l'episodio in sé è molto significativo.

La crisi del fascismo squadrista

Nella primavera 1968 il neofascismo romano è in crisi, battuto proprio nel suo feudo tradizionale: l'Università. Il 15 marzo, nella facoltà di Lettere occupata, l'assemblea permanente del Movimento Studentesco discute il programma per l'indomani, che prevede un incontro con le delegazioni di altre sedi universitarie, gli studenti medi e alcuni rappresentanti della UNEF parigina, dell'SDS tedesco e del Black Power americano. A qualche centinaio di metri anche la facoltà di Legge è occupata, ma dagli studenti fascisti di Caravella e pacciardiani di Primula Goliardica. Anche lì si discute di "lotte contro il sistema", di "nuove strategie rivoluzionarie". Nel pomeriggio un vicequestore, responsabile dell'ordine nella città universitaria, si presenta per avvertirli che "i comunisti stanno preparando un attacco per domani". Gli studenti neofascisti non lo stanno nemmeno ad ascoltare, lo scherniscono. Lo stesso succede a Stefano Delle Chiaie che più tardi cerca di convincerli dell'assalto imminente dei "rossi". Qualcuno addirittura lo insulta, lui, il capo riconosciuto dell'estrema destra extraparlamentare, gridandogli "servo dei padroni" e "cane da guardia del capitale". Durante la notte nello scantinato della facoltà scoppia una bomba che distrugge il locale delle caldaie e provoca un incendio. Ma neppure questo attentato serve a creare la psicosi dell'attacco comunista tra i giovani di Caravella e Primula Goliardica. Chi si aspettava una loro reazione, chi ha bisogno di incidenti tra gli "opposti estremismi" per spazzare via la marea nascente della contestazione studentesca di sinistra, non ha tenuto conto della profonda crisi che travaglia anche i seguaci del "Credere, Obbedire, Combattere".
A provocare i necessari incidenti provvederanno, allora. gli squadristi di pelo vecchio. Il giorno dopo una colonna di circa 200 uomini guidati da Giorgio Almirante, Giulio Caradonna e Luigi Turchi marciano verso il piazzale della Minerva già affollato da migliaia di militanti del movimento studentesco. Caradonna ha fatto le cose in grande: per l'occasione le sue squadre di picchiatori sono arrivate da tutte le parti d'Italia e sono armate di spranghe di ferro, bastoni e catene.(29) Lungo la strada la colonna fa una sosta alla facoltà di Legge per cacciare fuori gli studenti irresoluti, i camerati rammolliti, e convincerli a partecipare alla azione. Ma sono pochi quelli che si accodano.
Lo scontro nel piazzale della Minerva è violentissimo. Superato il momento della sorpresa il Movimento Studentesco reagisce, caccia e insegue i fascisti che per la ritirata hanno scelto la facoltà di legge. Assediati da qualche migliaio di studenti esasperati, gli uomini di Caradonna lanciano dalle finestre tutto quanto hanno sotto mano, persino delle scrivanie, e feriscono molti degli assedianti. Nonostante i lanci le porte stanno per cedere e i fascisti farebbero la fine che si meritano se non intervenisse provvidenzialmente la polizia a disperdere gli studenti.(30) I fascisti fermati, che vengono scortati uno a uno dagli agenti sino ai cellulari, sono 162. Fra essi ci sono anche Mario Merlino, Stefano Delle Chiaie e una decina di bulgari reclutati al campo profughi di Latina, i quali non saranno portati in questura: la polizia li lascia andare in una zona tranquilla lontana dall'università. All'onta di essere stati sconfitti e salvati dalla polizia i fascisti devono aggiungere l'amara sorpresa di avere visto tra gli studenti che li assediavano molti dei "camerati" di Legge che essi erano venuti a "salvare dai rossi".
Battuto militarmente, isolato politicamente, con una base giovanile profondamente disorientata, per il fascismo romano è arrivato il momento di elaborare una nuova strategia, sia per sopravvivere, sia per continuare a fornire i servizi richiesti da chi lo paga.

Vita e opere di Stefano Delle Chiaie

Sino alla primavera del 1968, e a partire grosso modo dagli inizi degli anni Sessanta, le caratteristiche del fascismo romano, il più importante e organizzato a livello nazionale, erano state ben diverse. E' possibile, e utile, ripercorrere le tappe fondamentali della sua storia seguendo la vita e l'opera di uno dei più importanti leader, Stefano Delle Chiaie, detto il Caccola (che a Roma vuol dire basso di statura), 34 anni. studente fallito di scienze politiche, ufficialmente di professione assicuratore. Ex segretario della sezione missina del quartiere Appio dal '56 al '58, quell'anno il Caccola aderisce all'organizzazione neonazista Ordine Nuovo il cui fondatore a Roma è un giornalista del quotidiano Il Tempo. Pino Rauti, noto per aver coniato la definizione "la democrazia è un'infezione dello spirito". Nato ufficialmente su posizioni di dissenso dalla linea parlamentaristica del Movimento Sociale, Ordine Nuovo - come del resto tutti gli altri gruppi e gruppetti frazionisti dal MSI - ha in realtà il doppio compito di ancorare ideologicamente i fascisti "puri" e più scatenati al controllo indiretto del partito e nello stesso tempo di assicurare al MSI la copertura necessaria per le sue attività a livello propagandistico-squadrista.(31) Ma questo tipo di servizi non è necessario solo al Movimento Sociale. Quando nel 1960 Stefano Delle Chiaie fonda i GAR (Gruppi di Azione Rivoluzionaria), viene contattato, per tramite di un deputato missino, da un funzionario del ministero degli Interni: siamo ai giorni del governo Tambroni che si regge in parlamento sui voti dell'estrema destra ed è utile che i GAR, i quali sino ad allora si sono limitati ad azioni squadristiche all'interno delle università, programmino un'attività clandestina di appoggio allo stesso governo e alle forze politiche ed economiche che lo sostengono, in previsione dei mesi caldi e dei violenti scontri di piazza che stanno per arrivare. Nel luglio Tambroni è costretto a dimettersi ma la breve esperienza ha convinto molti dell'importante funzione che possono svolgere le squadre fasciste organizzate nei prevedibili, futuri momenti di tensione sociale e di tentativi reazionari.

Avanguardia Nazionale

Nel 1962 Stefano Delle Chiaie fonda Avanguardia Nazionale, forse il più importante dopo Ordine Nuovo dei gruppi dell'estrema destra extraparlamentare degli anni Sessanta. I reclutati provengono per la maggior parte dalla piccola e media borghesia, sono i figli del ceto impiegatizio tradizionalmente nostalgico, dei commercianti e dei nuovi imprenditori nati col boom economico, più alcune frange di sottoproletari di borgata. I personaggi di maggior rilievo sono i fratelli Bruno e Serafino Di Luia, i fratelli Cataldo e Attilio Strippoli, i fratelli Coltellacci, Flavio Campo e l'allora giovanissimo Mario Merlino.
I finanziamenti son consistenti: 300.000 lire al mese sono assicurate da un noto cementiere lombardo, altri soldi arrivano da alcuni notabili della capitale, e da ex gerarchi del regime fascista. In pochi mesi Avanguardia Nazionale apre sezioni in via Michele Amari, via del Pantheon, via delle Muratte, Via Gallia e al Quadraro, che diventa il covo principale dei picchiatori.
L'organizzazione di Delle Chiaie svolge bene i compiti per i quali è stata creata, e che sono di tipo assai diverso. Nonostante sia ufficialmente in polemica col Movimento Sociale, per le elezioni comunali del 1962 Avanguardia Nazionale viene "affittata" dal candidato missino Ernesto Brivio meglio noto come "l'ultima raffica di Salò", ex brigatista nero ed ex uomo di fiducia del dittatore cubano Fulgencio Batista. L'anno seguente il gruppo fascista entra in contatto coi monarchici che stanno organizzando l'associazione paramilitare delle Camicie Azzurre. Durante il congresso nazionale del MSI, che vede lo scontro tra i "duri" di Giorgio Almirante, l'ex direttore della Difesa della Razza, e i "molli" del rag. Arturo Michelini, Avanguardia Nazionale si schiera coi primi, che dispongono di notevoli mezzi finanziari(32) e nel corso della campagna elettorale per le "politiche" si mettono a disposizione di Pino Romualdi, Luigi Turchi e Giulio Caradonna. Ma per capire chi sta dietro ad Avanguardia Nazionale, oltre ai missini e ai soldi della Confindustria, succede, sempre nel 1963, un altro episodio significativo. A Roma, in visita al papa, arriva Ciombè, l'assassino di Patrice Lumumba, e a caricare gli studenti di sinistra che manifestano la loro protesta in piazza Colonna, ci sono, a fianco dei poliziotti e delle S.S. (le Squadre Speciali di agenti in borghese agli ordini del commissario Santillo), i fascisti di Avanguardia Nazionale che per l'occasione sono armati degli stessi manganelli neri usati dalla polizia. Presente anche stavolta Mario Merlino che con il suo capo Stefano Delle Chiaie è attivissimo nell'indicare agli agenti quali sono gli studenti più in vista da inseguire e picchiare.(33)

I precedenti del luglio '64

Agli inizi del 1964 Delle Chiaie ricomincia a teorizzare, come ha già fatto nel 1960, la necessità di organizzarsi clandestinamente. Vanta certi contatti con ufficiali del SIFAR, sostiene che sta per succedere qualcosa di grosso e che bisogna prepararsi.(34) In primavera, in diverse sezioni di Avanguardia Nazionale, si svolgono dei corsi teorico-pratici sulla tecnica di fabbricazione degli ordigni esplosivi a miccia e a tempo. Le lezioni sono impartite dallo "scienziato", uno studente d'ingegneria meridionale che è anche l'autore dei manifesti del gruppo. Vi prendono parte un po' tutti i fedelissimi di Delle Chiaie, e in più Saverio Ghiacci, Paolo Pecorella e Pio D'Auria Non manca, naturalmente, Mario Merlino.

Testimonianza n. 8

"Mario Merlino mi disse che lui, Delle Chiaie e altri due erano stati avvicinati da un ufficiale dei carabinieri e da un sottufficiale, tale Pizzichemi o Pizzichemini, non ricordo bene il nome, i quali gli avevano proposto di nascondere dell'esplosivo in alcune sezioni del PCI. che loro poi avrebbero provveduto a far perquisire. aggiunse che gli suggerirono, come obiettivi ideali per degli attentati, la sede romana della DC, quella della Confindustria in piazza Venezia e quella della RAI".
La provocazione contro il PCI non riesce perché i tre fascisti che avevano cercato di infiltrarsi in una sezione comunista vengono riconosciuti e cacciati. Ma le bombe alla RAI e alla sede della Democrazia Cristiana scoppiano davvero. Per questi attentati vengono arrestati e condannati i fratelli Strippoli, Nerio Leonori, Antonio Insàbato e Carmelo Palladino, tutti di Avanguardia Nazionale. Quando dopo qualche mese escono di prigione, i cinque accusano Stefano Delle Chiaie di averli traditi perché gli aveva garantito una "copertura" che in realtà non c'è stata.
Nonostante abbiano molto da fare, i fascisti di Avanguardia Nazionale non trascurano quello che resta il loro territorio di caccia preferito, cioè l'ambiente universitario. Il 25 aprile 1964, durante le celebrazioni della Resistenza, assaltano gli studenti di sinistra sotto gli occhi dei poliziotti impassibili, e la notte del 26, guidati da Serafino Di Luia, irrompono nella Casa dello studente per farsi consegnare tre "sinistri", ne feriscono gravemente due e se ne vanno indisturbati cantando in faccia ai poliziotti che non sono intervenuti "Il 25 aprile è nata una puttana e gli hanno messo nome repubblica italiana". Il mattino dopo occupano la sede delI'ORUR, l'organismo rappresentativo studentesco, ed espongono una bandiera con la svastica. Qualcuno protesta e i fascisti fanno una sortita, colpiscono a colpi di martello degli studenti tra i quali c'è il figlio del professor Pasquale Saraceno, che riporta delle fratture guaribili in due mesi. La polizia si rifiuta sempre di intervenire, così come il rettore Ugo Papi al quale si sono rivolti alcuni docenti democratici. Gli studenti aggrediti ormai non sporgono neppure denuncia, anche perché chi si decide a farlo viene minacciato personalmente di più gravi rappresaglie. E' in questo clima che il gruppo universitario fascista Caravella ottiene la maggioranza assoluta nelle elezioni universitarie.
All'inizio del 1965 Avanguardia Nazionale accorre sollecita al richiamo di Giorgio Almirante che si appresta a scatenare un'altra offensiva contro la gestione "molle" del segretario Arturo Michelini al congresso del MSI di Pescara. I lavori si trasformano in una gigantesca rissa. Dopo essersi scannati in pubblico Michelini e Almirante si accordano in privato: il primo conserverà la segreteria del partito, al secondo andrà la carica di presidente del gruppo parlamentare missino alla Camera. Alcuni delegati del congresso scrivono delusi: "Il MSI è un porcaio in cui alcune migliaia di imbecilli fanno la coda per avere l'onore di riempire la greppia a quattro ruminanti".
Ma Stefano Delle Chiaie non si scandalizza. Promuove l'unità dei gruppi universitari di destra, sempre divisi sul problema del controllo dei fondi dell'organismo rappresentativo. Avanguardia Nazionale, Caravella, Ordine Nuovo, i pacciardiani di Primula Goliardica, uniti, danno il via a una nuova serie di violenze. Il 12 aprile 1965 arrivano al punto di interrompere la lezione che Ferruccio Parri sta tenendo all'istituto di Storia Moderna. Inneggiano al fascismo, lanciano candelotti lacrimogeni nell'aula, picchiano degli studenti e insultano e prendono a spintoni lo stesso Parri(35). Il rettore Papi non interviene. La Polizia ferma ed identifica gli studenti aggrediti, lascia che gli aggressori si allontanino indisturbati. Sono gli stessi che in quei giorni, aizzati da una campagna di stampa razzista condotta dal Tempo e dal Messaggero. danno la caccia ai "capelloni" di piazza di Spagna.
Alla vigilia del congresso nazionale del PCI, nell'inverno del '65, appaiono sui muri di Roma migliaia di falsi manifesti stalinisti volti a fomentare la scissione del partito: tra i vari "committenti" di Avanguardia Nazionale non potevano mancare i Comitati Civici.(36)

L'entrismo

Improvvisamente, nel 1966, Avanguardia Nazionale si scioglie per rendere operativa la nuova politica "entrista" che Stefano Delle Chiaie ha elaborato. Il programma si articola grosso modo su questi tre punti:
1) I camerati più "duri" come Flavio Campo, Serafino Di Luia, Saverio Ghiacci, devono scomparire per qualche tempo dalla circolazione onde rifarsi una verginità politica in previsione di nuovi e più impegnativi compiti;
2) Altri camerati rientrano nel MSI per occuparvi posti chiave. Cataldo Strippoli diventa dirigente nazionale giovanile, suo fratello Attilio segretario provinciale del partito. Coltellacci, Perri, Di Giovanni e altri entrano nel gruppo universitario Caravella. Mario Merlino, grazie ai suoi buoni rapporti con Giulio Caradonna, sarà il nuovo segretario provinciale della Giovane Italia che raggruppa gli studenti medi;
3) Stefano Delle Chiaie, il capo, resta invece nell'ombra con funzioni di coordinatore. Gli rimangono al fianco Nerio Leonori e Carmelo Palladino, noti "bombaroli".
Si tratta in realtà di una scissione simulata perché il gruppo di Avanguardia Nazionale continuerà a frequentarsi. Anche la sua sede più importante, quella di Via del Pantheon, rimane aperta.
In quel periodo Stefano Delle Chiaie e Mario Merlino si fanno vedere spesso in giro con un certo Jean, un francese dell'OAS che essi presentano ai camerati come istruttore militare ed esperto in esplosivi. Assieme al francese, secondo quanto dirà un giorno Merlino, depongono una notte un ordigno esplosivo presso l'ambasciata del Vietnam del Sud, "per far ricadere la responsabilità sulla sinistra". I contatti di Avanguardia Nazionale con elementi dell'estrema destra internazionale non sono nuovi. Uomini dell'OAS entrati clandestinamente in Italia sono stati aiutati da loro, uno è stato ospite per diverso tempo nella casa di Serafino Di Luia in via Gallipoli. Stefano Delle Chiaie compie frequenti viaggi in Spagna, Austria, Germania, e nel 1962 ha partecipato, a Londra. al congresso per la costituzione dell'Internazionale Nera promosso da Colin Jordan, il capo del partito nazionalsocialista inglese.

La morte di Paolo Rossi

Tuttavia i tempi stanno per cambiare e in senso sfavorevole, per il neofascismo romano. Il 27 aprile 1966, durante gli scontri violentissimi provocati dai picchiatori di Delle Chiaie davanti alla facoltà di Lettere, muore lo studente socialista Paolo Rossi. Un incidente, dirà la polizia: il ragazzo si è sentito male ed è precipitato dalla scalinata. Invece ci sono molti testimoni a dichiarare che Paolo Rossi è stato picchiato e per questo è caduto sul piazzale(37). Anche le foto parlano chiaro, dimostrando le violenze dei fascisti che si accaniscono su studenti isolati, mentre i poliziotti stanno a guardare. Riconoscibilissimi sono Serafino Di Luia, Flavio Campo, Saverio Ghiacci, Adriano Mulas-Palomba, Alberto Questa, Loris Facchinetti e Mario Merlino.
La morte di Paolo Rossi risveglia le coscienze, mobilita i giovani della nuova sinistra. Alcune facoltà vengono occupate. La notte tra il 28 e il 29 gli squadristi di Delle Chiaie aggrediscono nuovamente alcuni studenti isolati, bloccano l'auto su cui viaggia la figlia del deputato comunista Pietro Ingrao assieme a due amici assistenti universitari, a uno dei quali un colpo di coltello asporta la falange di un dito. Tra i denunciati per il vile episodio c'è Serafino Di Luia ed un certo Angrillo, un militare dell'Aeronautica. Il 2 maggio tutta l'università romana è occupata. Tremila studenti riuniti in assemblea e 51 docenti titolari di cattedra denunciano in una lettera inviata al presidente della Repubblica "la situazione di violenza e illegalità che regna nella città universitaria dove un'infima minoranza di teppisti che hanno fatto propri i simboli del nazismo, del fascismo, delle SS e dei campi di sterminio possono impunemente aggredire studenti e professori che non condividono metodi e idee appartenenti al più vergognoso passato e condannati dalle leggi di tutti i paesi civili". E concludono: "Di fronte a questo stato di cose, anche noi ci sentiamo responsabili della morte di Paolo Rossi perché abbiamo tollerato tutto ciò sino ad oggi". Il giorno precedente un corteo di centinaia di operai si era recato alla Città Universitaria per portare la propria solidarietà agli studenti occupanti. Il ministro della pubblica Istruzione, a scanso di guai ulteriori, costringe alle dimissioni chi, più degli studenti e dei professori democratici, è stato responsabile per anni della situazione che ha portato alla morte di Paolo Rossi: il rettore Ugo Papi. In una intervista rilasciata al giornale Rome Daily American l'ex fascista Papi dichiara: "L'unico mio torto è stato quello di aver sempre cercato di ostacolare i professori di sinistra". Eppure i fascisti attaccano ancora. Il 2 maggio 300 squadristi guidati da Caradonna e Delfino danno l'assalto alla facoltà di Legge: ma ormai gli studenti sono in grado di reagire e di battersi e anche la polizia interviene(38).
In realtà, la presenza dei fascisti si era rivelata utilissima per la creazione nell'Università di quel clima di terrorismo e di rissa latente su cui il vecchio corpo accademico, incolto e clientelare, fonda le sue tradizionali fortune. Impossibilitati a sviluppare la dialettica delle idee, gli studenti di sinistra stentavano a mettere a fuoco gli obiettivi di lotta avanzati e restavano prigionieri della logica anacronistica - anche se legittimata da esigenze di conservazione fisica - della battaglia antifascista. Dall'esperienza di quegli anni il corpo accademico e, più in generale, le forze interne all'apparato statale. trarranno utili indicazioni per il futuro: in quel momento, l'applicazione di alcuni elementari principi costituzionali nell'ambito universitario nasce più dalla paura della reazione studentesca che da una, sia pur tardiva, resipiscenza democratica delle autorità.

La morte di Antonino Aliotti

Esclusi per il momento, ma non ancora definitivamente, dall'università, i fascisti dell'ex-Avanguardia Nazionale si mettono a disposizione per attività esterne. Ma nel gruppo c'è qualche segno di crisi. Stefano delle Chiaie non ha ancora risposto alle accuse che gli erano state mosse dai suoi fedeli finiti in galera per l'attentato dinamitardo alla RAI di via Teulada. Li abbia o no traditi, è un fatto che solo lui fra tutti riesce sempre a cavarsela, a non avere noie con la polizia. Questo aumenta la sua fama di intoccabile, di individuo potente e pericoloso ma nello stesso tempo lo espone anche a certe critiche da parte di chi crede nella "rivoluzione nazionale". Come, per esempio, Antonino Aliotti.
Aliotti è figlio di comunisti ma è anche uno sbandato che è finito giovanissimo negli ambienti della estrema destra. In poco tempo è diventato uno dei più noti picchiatori fascisti del gruppo di Delle Chiaie, ha partecipato all'aggressione contro la figlia di Pietro Ingrao. Si sente un "puro". Ma non è un irrecuperabile. Parte soldato e entra in crisi, ritorna a Roma e comincia ad accusare il Caccola di averlo ingannato, di non essere un "rivoluzionario" che lotta contro il sistema, bensì un mazziere al servizio del sistema.
Dopo qualche giorno Antonio Aliotti riceve il primo avvertimento. Viene fermato dalla polizia che gli perquisisce l'automobile: nel cofano vengono trovati degli esplosivi che lui giura di non aver messo. E deve essere vero visto che. processato, è assolto per insufficienza di prove A questo punto Antonino Aliotti si è chiarito le idee sino in fondo. Affronta Stefano Delle Chiaie e lo minaccia di rivelare pubblicamente i rapporti che lui, il Caccola, mantiene col Ministero degli Interni. Passano pochi giorni, il mattino del 25 febbraio 1967 Antonino Aliotti, ragazzo sbandato, viene trovato morto a bordo della sua auto che ancora una volta è carica di armi ed esplosivo. Suicidio, dice subito l'inchiesta di polizia. La sera prima di morire Aliotti aveva cercato disperatamente di mettersi in contatto con alcuni amici, anch'essi tutti dissidenti dal Caccola. Si scopre che sulla sua mano destra, quella con cui si sarebbe sparato, c'è un graffio. Qualcuno si rivolge ai carabinieri, racconta che Antonino Aliotti negli ultimi giorni era spaventato, diceva di aver ricevuto delle minacce. I carabinieri filmano tutte le persone che partecipano al suo funerale e poi interrogano quanti riescono a identificare. Ma non si verrà mai a sapere se l'inchiesta ha portato a qualche risultato.
Quasi nello stesso periodo Stefano Delle Chiaie conosce un'altra persona destinata a una morte misteriosa: Armando Calzolari. Verso la fine del 1967 lui e il gruppo della, ufficialmente disciolta, Avanguardia Nazionale frequentano assiduamente la sede del Circolo dei Selvatici, in via dell'Anima, 55. Il circolo è la copertura culturale del Fronte Nazionale di Junio Valerio Borghese. Mescolati tra generali in pensione, ex combattenti di Salò, ufficiali dell'esercito e carabinieri in servizio e congedati, i mazzieri di Avanguardia Nazionale assistono alle conferenze tenute da alcuni stimati intellettuali dell'estrema destra, quali ad esempio il giornalista Giano Accame, collaboratore del pacciardiano La Folla, del Borghese, del Fiorino e corrispondente dall`ltalia del bollettino dell'NPD, il partito neonazista tedesco di Adolfo von Thadden.(39)

La nuova tattica: infiltrazione e nazimaoismo

In questo periodo di forzata stasi, tra la fine del '67 e i primi del '68, Stefano Delle Chiaie stringe nuovi legami con gli amici di Junio Valerio Borghese, consolida quelli già esistenti con Giulio Caradonna, Luigi Turchi e Pino Rauti, giornalista del Tempo di Roma. E' con lui che, nella primavera del 1968, organizza il viaggio in Grecia per la quarantina di fedelissimi amici dei colonnelli tra i quali c'è Mario Merlino. Ed è al ritorno da questo viaggio che ha inizio la vasta operazione di infiltrazione negli ambienti di sinistra e di creazione di nuovi gruppi fascisti mascherati sotto etichette che riecheggiano vagamente la terminologia marxista.(40) Mario Merlino, di cui abbiamo già raccontato la storia, è un esempio macroscopico ma è solo uno fra i tanti. Alcuni altri sono questi.
Serafino Di Luia. assieme a un gruppo di fedelissimi viene incaricato di tenere sotto controllo i fermenti eterodossi della base neofascista che nella facoltà di Legge ha il suo punto di maggior forza. (Basta pensare a come si sono comportati questi "ribelli" dell'estrema destra in occasione dell'assalto delle squadre di Giulio Caradonna contro il movimento studentesco). Di Luia svolge egregiamente il suo compito, riuscendo via via a emarginare dal Movimento Studentesco di Giurisprudenza (così si sono autodefiniti i fascisti "ribelli") tutti quegli elementi che sono entrati in crisi quando la mitologia fascista nella quale avevano creduto è crollata sotto l'incalzare delle lotte del movimento studentesco. Con quelli che gli rimangono, fascisti autentici, Serafino Di Luia organizza il Movimento Studentesco Operaio d'Avanguardia e, più tardi, il gruppo Lotta di Popolo. I cosiddetti nazi-maoisti si presentano nelle assemblee del movimento studentesco gridando slogan tipo "Hitler e Mao uniti nella lotta" e "Viva la dittatura fascista del proletariato", e provocando spesso gratuiti scontri con la polizia. Inoltre Lotta di Popolo rilascia numerosi comunicati stampa che, mascherati da una fraseologia pseudorivoluzionaria, danno un taglio nettamente qualunquistico e provocatorio alla critica svolta dal movimento studentesco contro i sindacati e i partiti revisionisti e condannano l'aggressione israeliana in Medio Oriente in termini razzisti e antiebraici. Questi comunicati vengono ampiamente ripresi dai giornali del centro e della destra che,. gridando allo scandalo, li spacciano agli occhi dei lettori come rappresentativi della ideologia e della politica del movimento studentesco. Dopo gli attentati del 12 dicembre 1969 la maggior parte di questi seguaci di Serafino Di Luia sono rientrati nel MSI o hanno ridato vita, sempre sotto la guida di Stefano delle Chiaie, alla vecchia Avanguardia Nazionale ritornando ai metodi squadristici di attacco frontale contro i "rossi" che usavano una volta.
Attilio Strippoli. Sulla falsariga di Mario Merlino fonda il sedicente anarchico Gruppo Primavera mettendo insieme una decina di studenti medi della Giovane Italia. Il gruppo - come del resto il 22 Marzo di Merlino - ha una vita brevissima: dopo aver tentato inutilmente di prendere contatti con i trotzkisti di Iniziativa Operaia, si scioglie e i suoi aderenti tornano a militare nella Giovane Italia. Tentativi analoghi a quelli sopra descritti avvengono, oltre che a Roma, anche a Milano, Napoli, Palermo, Reggio Emilia e altre città. E' curiosa la "versione rurale" di queste iniziative: a Cave, un paese a una sessantina di chilometri da Roma, feudo elettorale di Giulio Caradonna e situato vicino a Artena, dove Junio Valerio Borghese ha un castello e una tenuta, viene costituita la locale sezione del Fronte Nazionale. La propaganda svolta tra i contadini, molti dei quali sono iscritti al PCI, avviene con la diffusione del libretto rosso di Mao Tse Tung e con argomentazioni prese a prestito dai giornali dei gruppi marxisti-leninisti. Promotore dell'iniziativa è un certo Lippariti, intimo amico di Caradonna c di Borghese(41).
Domenico Pilolli (42) (Ordine Nuovo) e Alfredo Sestili (Avanguardia Nazionale) entrano nel Partito Comunista d'Italia marxista-leninista. Ambedue vengono scoperti e allontanati come provocatori. Domenico Pilolli è molto amico della contessa F., moglie di un colonnello del ministero degli Interni, che diffonde a Roma il bollettino del partito neonazista tedesco NPD. Alfredo Sestili, che ha partecipato al viaggio in Grecia con Mario Merlino, ha proposto spesse volte a vari militanti del P.C. d'I. di compiere attentati dinamitardi. Tre mesi dopo l'espulsione dal partito marxista-leninista, il 15 ottobre 1968 è stato arrestato assieme ad altri quattro fedelissimi di Stefano Delle Chiaie per detenzione di esplosivi e per aver organizzato attentati alla sezione comunista del Quadraro e a un cinema dove si proiettava il film sui fratelli Cervi.(43)
Marco Marchetti.(44)Tornato dal viaggio in Grecia, lascia Ordine Nuovo e entra nel comitato di base del movimento studentesco del liceo Vivona. Scoperto e allontanato, rientra ad Ordine Nuovo e partecipa alla ricostruzione di Avanguardia Nazionale. E l'elenco potrebbe continuare. In generale la tattica usata è sempre la stessa: una volta infiltrati i fascisti svolgono il doppio ruolo di informatori (a favore dei loro stessi camerati che sono rimasti all'esterno, o della polizia, o di agenzie di stampa di destra) e di provocatori. proponendo attentati e cercando di causare scontri con la polizia. Ma anche quando non c'è infiltrazione, i fascisti tentano in tutti i modi di confondere le acque: basta pensare al gruppo di Stefano Delle Chiaie che si presenta alla manifestazione contro la visita di Nixon a Roma con i bracciali delle guardie rosse. Un altro personaggio assiduo ai cortei organizzati dai giovani di sinistra, il cosiddetto "Lupo di Monteverde", alias Buffa, ex legionario e istruttore dell'associazione paramilitare Europa Civiltà, alternava la tuta mimetica dei paracadutisti all'eskimo verde con il distintivo di Mao.