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LETTERA APERTA A CHARLES NAINE MEMBRO DELLA COMMISSIONE SOCIALISTA INTERNAZIONALE DI BERNA

 



(Scritta il 26-27 dicembre 1916 (8-9 gennaio 1917). Pubblicata per la prima volta in Proletarskaia revoliutsia, 1924, n. 4. Opere vol. 23)

Caro compagno, il discorso con cui, nella seduta della direzione del partito del 7 gennaio u.s., il signor consigliere nazionale Robert Grimm si è associato a tutti i socialnazionalisti e si è posto in gran parte alla loro testa, sostenendo il rinvio del congresso, è la goccia che fa traboccare il vaso della nostra pazienza e strappa definitivamente la maschera al consigliere nazionale R. Grimm.
Il presidente della Commissione socialista internazionale eletta a Zimmerwald, il presidente delle conferenze di Zimmerwald e di Kienthal, il rappresentante più “autorevole” dell’unione zimmerwaldiana dinanzi a tutto il mondo, interviene insieme con i socialpatrioti e alla loro testa, tradendo apertamente lo spirito di Zimmerwald. Interviene proponendo di non tenere un congresso di partito, che era stato già convocato da tempo appunto per risolvere — nel paese più libero e, date le condizioni di tempo e di luogo, più influente d’Europa sul piano internazionale — il problema della difesa della patria nella guerra imperialista!
Si può forse tacere? Si può forse non perdere la calma di fronte a un fatto che disonorerebbe e ridurrebbe per sempre a una pura commedia l’intero movimento zimmerwaldiano, se al consigliere nazionale R. Grimm non venisse strappata la maschera?
Tra i partiti socialisti europei il partito svizzero è il solo che abbia dato apertamente e ufficialmente la sua adesione a Zimmerwald, in un congresso pubblico, senza essere intralciato dalla censura e dalle autorità militari; è il solo che abbia sostenuto Zimmerwald e designato due membri nella Commissione socialista internazionale; è il solo che, ad eccezione del partito italiano, posto in condizioni infinitamente più difficili dallo stato di guerra, sia intervenuto dinanzi a tutto il mondo come il principale rappresentante del movimento di Zimmerwald. Ebbene, proprio nel partito socialista svizzero, che al congresso di Zurigo, tenutosi il 4 e il 5 novembre 1916, aveva irrevocabilmente deciso (dopo lunghi indugi, provocati fra l’altro dalla lotta contro i socialpatrioti dichiarati, che si erano scissi dal partito per costituire la Lega di Grütli solo nell’autunno 1916) di convocare a Berna, nel febbraio 1917, un congresso straordinario per risolvere la questione della guerra e della difesa della patria; ebbene, proprio in questo partito si è trovata gente decisa a impedire il congresso, a farlo fallire, a non dar modo agli stessi operai di discutere e risolvere, proprio in tempo di guerra, il problema dell’atteggiamento da prendere nei confronti del militarismo e della difesa della patria.
Alla testa di questa gente, la cui politica è un insulto a tutto il movimento zimmerwaldiano, si trova adesso il presidente della Commissione socialista internazionale!
Non è questo un completo tradimento di Zimmerwald? Non si sputa in tal modo su tutte le decisioni di Zimmerwald?
Basta dare uno sguardo ad alcuni dei motivi con cui si giustifica ufficialmente il rinvio del congresso, per comprendere appieno il significato di questa misura.
“Gli operai, lo vedete voi stessi, non sono ancora preparati” a risolvere questo problema!
Tutti i manifesti e le risoluzioni di Zimmerwald e Kienthal ripetono più volte che la difesa della patria in una guerra imperialista, cioè in una guerra combattuta fra due coalizioni imperialiste per predare le colonie e strangolare le nazioni deboli, è un tradimento del socialismo, sia che si tratti di “grandi potenze” o invece di piccole nazioni rimaste finora neutrali. Tutti i documenti ufficiali di Zimmerwald e di Kienthal espongono quest’idea in decine di toni. Tutti i giornali socialisti svizzeri, e in particolare la Berner Tagwacht, diretta dal consigliere nazionale R. Grimm, hanno masticato e rimasticato quest’idea in centinaia di articoli e corsivi. Centinaia di volte si è sottolineato, nelle dichiarazioni di solidarietà con K. Liebknecht, Höglund, MacLean, ecc., che questi militanti, per unanime riconoscimento degli zimmerwaldiani, hanno compreso esattamente la situazione e gli interessi delle masse, che la simpatia delle masse, cioè della maggioranza degli oppressi e degli sfruttati, è dalla loro parte, che dappertutto — tanto nella “grande” Germania belligerante quanto nella piccola Svezia neutrale — i proletari afferrano con il loro istinto di classe la verità, capiscono cioè che la difesa della patria nella guerra imperialista è un tradimento del socialismo.
Ma oggi il presidente della Commissione socialista internazionale, con l’entusiastico consenso e il sostegno appassionato di tutti i rappresentanti dichiarati del socialpatriottismo in seno al partito socialista svizzero, H. Greulich, R. Pflüger, Huber, Manz-Schäppi, ecc., ecc.. difende l’ipocrita e falsa argomentazione secondo cui il congresso del partito verrebbe rinviato perché “gli operai non sono preparati”.
Si tratta di un’ipocrisia e di una menzogna ripugnante, intollerabile. Tutti sanno — e il Grütlianer scrive apertamente quest’amara verità — che il congresso viene rinviato perché i suddetti socialpatrioti temono gli operai, temono una decisione degli operai contraria alla difesa della patria e minacciano di rassegnare i mandati al Consiglio nazionale, se si deciderà di respingere la difesa della patria. I “capi” socialpatriottici del partito socialista svizzero, che sono tuttora, a due anni e mezzo dallo scoppio della guerra, favorevoli alla “difesa della patria”, cioè alla difesa della borghesia imperialistica dell’una o dell’altra coalizione, hanno deciso di far fallire il congresso, di frustrare la volontà degli operai socialisti svizzeri, di non dar loro il modo di discutere durante la guerra e di definire il proprio atteggiamento verso la guerra e i “difensori della patria”, cioè verso i lacché della borghesia imperialista.
Ecco la causa reale e ben nota del rinvio del congresso. Ecco come il presidente della Commissione socialista internazionale, passato dalla parte dei socialpatrioti del partito socialista svizzero, contro gli operai svizzeri coscienti, tradisce Zimmerwald!
È questa l’amara verità già espressa dal Grütlianer, che proclama apertamente il suo socialpatriottismo, che tra l’altro è sempre perfettamente al corrente di ciò che pensano e fanno i capi grütliani: Greulich, Pflüger, Huber, Manz-Schäppi e soci, in seno al partito socialista, e che, si noti, tre giorni prima della seduta del 7 gennaio 1917 scriveva (…)
Altra motivazione “ufficiale” del rinvio del congresso: la commissione, appositamente eletta nel dicembre o addirittura nel novembre 1916 per la stesura delle risoluzioni sul problema della guerra, “non è giunta a una decisione unanime”!
Come se Grimm e soci già non sapessero in anticipo che, su questo problema, è impossibile realizzare l’unanimità, nel partito socialista svizzero, fino a che restano nelle sue file e non passano al partito socialpatriottico di Grütli certi “capi” come Greulich, Pflüger, G. Müller, Manz-Schäppi, Otto Lang, ecc., i quali condividono interamente le posizioni socialpatriottiche della Lega di Grütli e con la loro adesione al partito socialista non fanno che ingannare gli operai socialisti!
Come se Grimm e soci non avessero già visto chiaramente, nell’estate del 1916, quando furono pubblicate le tesi socialpatriottiche di Pflüger, G. Müller e altri, che sulla questione della difesa della patria non esisteva e non poteva esistere unanimità; come se Grimm non avesse potuto rendersi conto migliaia di volte al Consiglio nazionale delle concezioni socialpatriottiche di Greulich e soci, se non addirittura della maggioranza del gruppo parlamentare socialdemocratico!
Grimm e soci cercano di turlupinare gli operai socialisti della Svizzera. Per questo motivo, nel designare la commissione, non hanno comunicato i nomi dei suoi componenti. Ma il Grütlianer ha detto la verità quando ha rivelato questi nomi, aggiungendo, come un cosa ovvia, che una commissione così composta non poteva giungere a una decisione unanime!
Per ingannare gli operai, Grimm e soci hanno deciso di non pubblicare immediatamente le risoluzioni della commissione e di nascondere loro la verità. Ma le risoluzioni erano pronte già da tempo ed erano state addirittura stampate in via confidenziale!
Com’era da aspettarsi, i nomi di Huber, Klöti, G. Müller figurano in calce alla risoluzione che accetta la “difesa della patria”, che giustifica cioè il tradimento del socialismo durante una guerra di cui si è già denunciato mille volte il carattere imperialista! I nomi di Nobs, Affolter, Schmid, Naine, Graber figurano in calce alla risoluzione che condanna la “difesa della patria”.
Potete così vedere con quanta impudenza e infamia Grimm e i socialpatrioti si prendono gioco degli operai socialisti.
Gridano che gli operai non sono preparati e lo fanno nel momento in cui essi stessi nascondono agli operai delle risoluzioni già pronte, che espongono chiaramente due diversi ordini d’idee, due politiche inconciliabili: la politica socialpatriottica e la politica di Zimmerwald!
Grimm e i socialpatrioti ingannano impudentemente gli operai, perché, mentre hanno deciso di far fallire il congresso, di non pubblicare le risoluzioni, di non dar modo agli operai di esaminare e discutere apertamente le due politiche, si mettono poi a strepitare sulla “impreparazione” degli operai!
Altre argomentazioni “ufficiali” a favore del rinvio del congresso: bisogna lottare contro il carovita, fare la campagna elettorale, ecc.
Queste argomentazioni sono una pura e semplice presa in giro nei confronti degli operai. Chi ignora infatti che noi socialdemocratici non siamo contrari alla lotta per le riforme, ma che, a differenza dei socialpatrioti, a differenza degli opportunisti e dei riformisti, non ci limitiamo a questa lotta e la subordiniamo alla lotta per la rivoluzione? Chi ignora che questa linea politica è stata enunciata esplicitamente e più volte nei manifesti di Zimmerwald e di Kienthal? Noi non siamo contrari alle elezioni e alle riforme con cui si riduce il costo della vita, ma poniamo in primo piano il dovere di dire francamente alle masse la verità, di dire cioè che non si può liquidare il carovita, se non si espropriano le banche e le grandi imprese, se non si realizza quindi la rivoluzione sociale.
A che cosa ogni manifesto dell’unione di Zimmerwald incita il proletariato in risposta o in rapporto alla guerra?
Alla lotta rivoluzionaria di massa, a rivolgere le armi contro il nemico che si annida nel proprio paese (si veda l’ultimo appello della Commissione socialista internazionale “alla classe operaia”, della fine di dicembre del 1916), cioè a rivolgere le armi contro la propria borghesia, contro il proprio governo.
Non è quindi evidente, per chiunque sia capace di riflettere, che la politica del rifiuto di difendere la patria è connessa con un’azione veramente rivoluzionaria e socialista contro il carovita? Con l’utilizzazione veramente socialista, e non riformista-borghese, della campagna elettorale?
Non è quindi evidente che la politica socialpatriottica, di “difesa della patria” nella guerra imperialista, è una politica riformista, cioè riformista-borghese, e non una politica di lotta socialista contro il carovita, della lotta da condurre nella campagna elettorale?
Come si può “rinviare” un congresso chiamato a risolvere la questione della “difesa della patria” (a scegliere cioè tra una politica socialpatriottica e una politica socialista) “col pretesto” di combattere il carovita, ecc.? Non è evidente che con quest’argomento falso e ipocrita, Grimm e i socialpatrioti vorrebbero nascondere agli operai la verità, cioè il loro proposito di lottare contro il carovita, fare le elezioni, ecc. nello spirito del riformismo borghese, e non nello spirito di Zimmerwald?
Il 6 agosto 1916 Grimm ha preso la parola a Zurigo, davanti a 115 delegati degli operai di tutta la Svizzera e ha esposto un programma riformista-borghese, unicamente riformista, di lotta contro il carovita! Grimm avanza “con passo sicuro” verso la sua meta: l’avvicinamento ai socialpatrioti contro gli operai socialisti, contro Zimmerwald.
Ma la cosa più ripugnante è che Grimm, per dissimulare il suo passaggio ai socialpatrioti, concentra le sue invettive contro i socialpatrioti non svizzeri. Ecco una delle cause più profonde del suo tradimento, una delle ragioni più intime di tutta la politica mistificatoria messa a nudo il 7 gennaio 1917.
Si scorra la Berner Tagwacht: quali ingiurie questo giornale non ha lanciato all’indirizzo dei socialpatrioti russi, francesi, inglesi, tedeschi, austriaci, di tutti i paesi insomma... eccettuati gli svizzeri? Grimm è arrivato a qualificare il socialpatriota tedesco Ebert, membro della direzione del partito socialdemocratico tedesco, come un “buttafuori da bordello” (Berner Tagwacht, n. del ).
Non è forse un uomo coraggioso questo Grimm? Che prode cavaliere! Con quanto coraggio attacca, da Berna, i socialpatrioti... di Berlino! Con quanta nobiltà tace, il nostro paladino, sui socialpatrioti... di Berna e di Zurigo!
Ma in che si distingue il berlinese Ebert dai zurighesi Greulich, Manz-Schäppi, Pflüger e dai bernesi Müller, Schneeberger, Dürr? Proprio in niente. Sono tutti socialpatrioti. Sono tutti attestati sulla stessa posizione di principio. E diffondono tra le masse non le idee socialiste, ma le idee “grütliane”, cioè riformiste, nazionaliste, borghesi.
Nell’estate del 1916, Grimm concludeva le sue tesi sulla guerra, redatte in una forma intenzionalmente prolissa e confusa, con la speranza di trarre in inganno sia la sinistra che la destra e di “giocare” sulle divergenze fra le due correnti, con la seguente proposta:
“Gli organi del partito” devono “accordarsi con le organizzazioni sindacali del paese” (dinanzi al pericolo di guerra e alla necessità delle azioni rivoluzionarie di massa).
Ma chi sta alla testa dei sindacati in Svizzera? Non vi sono, fra gli altri, gli stessi Schneeberger e Dürr che, nell’estate del 1916, redigevano la Schweizerische Metallarbeiterzeitung, imprimendo al giornale un orientamento reazionario, riformista, socialpatriottico, dichiarandosi apertamente favorevoli alla “difesa della patria” e insorgendo apertamente contro tutta la politica di Zimmerwald?
Il partito socialista svizzero, come si è accertato ancora una volta il 7 gennaio 1917, non è forse diretto dai socialpatrioti Greulich, Pflüger, Manz-Schäppi, Huber, ecc.?
Quale è allora la conclusione?
La conclusione è che Grimm proponeva al partito, nelle sue tesi, di affidare la direzione della lotta rivoluzionaria di massa contro la guerra proprio ai socialpatrioti Schneeberger, Dürr, Greulich, Pflüger e soci! Proprio ai nemici di questa lotta, proprio ai riformisti!!
Oggi, dopo il 7 gennaio 1917, la “tattica” di Grimm è stata smascherata da cima a fondo.
Egli vuole essere consacrato capo della sinistra, presidente della Commissione socialista internazionale, rappresentante e dirigente degli zimmerwaldiani e inganna gli operai con frasi “rrrivoluzionarie” d’ogni genere, di cui si serve in realtà per dissimulare la vecchia prassi socialpatriottica e riformista-borghese del partito.
Giura e spergiura di solidarizzare con K. Liebknecht, Höglund, ecc., di essere un loro fautore, di seguire la loro politica.
Senonché, K. Liebknecht in Germania e Höglund nella piccola Svezia neutrale non hanno lottato contro i socialpatrioti stranieri, ma contro quelli di casa propria. Hanno attaccato i riformisti e i nazionalisti a Berlino, a Stoccolma e non in altri paesi. Con la loro implacabile denuncia dei socialpatrioti si sono conquistati, con onore, l’odio dei Greulich, dei Pflüger, degli Schneeberger e dei Dürr di Berlino e di Stoccolma.
È proprio difficile capire che, quando gli sciovinisti francesi esaltano il tedesco Liebknecht e gli sciovinisti tedeschi l’inglese MacLean, essi agiscono da furfanti, mirando a dissimulare il proprio nazionalismo con frasi “internazionaliste” di elogio per l’internazionalismo altrui? È proprio difficile capire che Grimm agisce esattamente nello stesso modo, quando inveisce contro i socialpatrioti di tutti i paesi, eccettuati gli svizzeri, e che fa questo solo per dissimulare il suo passaggio nelle file dei socialpatrioti svizzeri?
Grimm ha ingiuriato il socialpatriota tedesco Ebert, qualificandolo come un “buttafuori da bordello”, perché Ebert ha privato gli operai tedeschi del Vorwärts, perché, pur strepitando contro la scissione, ha espulso e continua a espellere dal partito gli elementi di sinistra.
Ebbene, che altro fa Grimm in casa propria, in Svizzera, insieme con i miserabili eroi del miserabile 7 gennaio 1917?
Non ha forse privato gli operai svizzeri di un congresso straordinario che era stato promesso solennemente e che doveva dibattere sulla difesa della patria? E, mentre strepita contro la scissione, non si prepara a espellere dal partito gli zimmerwaldiani?
Non siamo dunque puerilmente ingenui e guardiamo in faccia la verità!
Nella riunione del 7 gennaio 1917 i nuovi amici e protettori di Grimm, i socialpatrioti, hanno strepitato insieme con lui contro la scissione, accusando di attività scissionista soprattutto l’organizzazione giovanile. Uno di loro ha addirittura rimproverato al segretario del partito, Platten, che “Non è il segretario del partito, è il traditore del partito”.
Si può forse tacere quando si dicono di queste cose e quando i “capi” vogliono nasconderle al partito? È mai possibile che gli operai socialisti svizzeri non s’indignino per tali metodi?
Qual è la colpa dell’Unione della gioventù e di Platten? Il loro unico torto è di essere sinceramente fedeli a Zimmerwald, di essere zimmerwaldiani leali e non dei carrieristi. Il loro unico torto è di essere contrari al rinvio del congresso. E, se qualche ciarlatano va blaterando che solo gli zimmerwaldiani di sinistra, in quanto frazione, sono contrari al rinvio del congresso, come in generale “a sua altezza Grimm”, il 7 gennaio 1917 non ha forse dimostrato che si tratta di un pettegolezzo? Non vi siete forse pronunciato contro Grimm anche voi, compagno Charles Naine, che non avete mai aderito direttamente o indirettamente, formalmente o in via di fatto, alla sinistra di Zimmerwald?
L’accusa di scissionismo: ecco la logora accusa di cui si servono oggi i socialpatrioti di tutti i paesi per nascondere il fatto che sono proprio loro a espellere dal partito i Liebknecht e i Höglund!