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Lettere dell’Istituto 3

Siccità e Organismi Geneticamente modificati- O.G.M.

 


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Lettere dell’Istituto 3

Siccità e organismi geneticamente modificati - OGM

“ Noi non dominiamo la natura come un conquistatore domina un popolo soggiogato, che non la dominiamo come chi è estraneo ad essa, ma che noi le apparteniamo con carne, sangue e cervello e viviamo nel suo grembo: tutto il nostro dominio sulla natura consiste nella capacità, che ci eleva al si sopra delle altre creature, di conoscer le sue leggi ed impiegarle nel modo più appropriato.”.

( F. Engels, Antidhuring )

Notizie d’agenzia e informazioni giornalistiche riportano con insistenza in questa metà luglio la grave situazione di siccità in cui versa il Paese con gravi danni alla produzione agricola ed alla saluta degli uomini con particolare riferimento a specifici ammalati; e con le puntuali richieste di riconoscimento dello stato di calamità naturale per alcune zone e relativi contributi statali.

La situazione in realtà è molto più grave ed interessa non solo l’intera Europa ma l’intero pianeta Terra.

E’ già da tempo in stato avanzato il processo di desertificazione di vaste aree dell’Africa e dell’Asia e forti alterazioni climatiche in Usa, Giappone, ecc.

Molte sono le voci di allarme e puntuali medici, corvi e iene al capezzale della Terra; ciascuna con la sua diagnosi, il suo verdetto e la sua terapia. Tutti però si guardano bene dall’indagare le cause vere e profonde di tale dissesto ambientale: climatico, idrogeologico, ambientale, produttivo ed in definitiva presentano le cose o come evoluzione naturale, prezzo da pagare al benessere di alcuni o come male biblico: unanimi il consenso circa il buco d’ozono e l’effetto serra.

La causa unica ed esclusiva dell’attuale situazione, che si annuncia solo come premonitrice di ben più gravi e sostanziali disastri, è data dal modo di produzione capitalistico, basato sul perseguimento del massimo profitto.

Il saccheggio violento, selvaggio, distruttivo della Natura ha una ben precisa, esatta, logica: appropriazione del valore insito nei beni naturali, trasformati poi dal processo produttivo ed incorporati nel costo della merce, abbassando così il costo della merce ed ottenendone un sovrapprofitto, tale da compensare la mancanza di profitto determinata dalla crisi di sovrapproduzione e dallo sviluppo scientifico e tecnologico che contrae l’area del lavoro appropriato.

Emettere gas nocivi all’equilibrio climatico e ambientale più in generale è determinato dal fatto che nel ciclo produttivo vengono utilizzate sostanze a più basso costo ma che hanno un particolare grado di difficoltà di smaltimento, interrompendo o alterando gravemente il ciclo della riproduzione naturale, o feedback, e quindi impoverendo le ricchezze naturali a disposizione della Vita sulla Terra, a disposizione del ciclo naturale della riproduzione. Avviene così che il processo naturale della riproduzione si attua in sempre più precarie condizioni, in sempre più povere condizioni, con alterazioni a cascata su tutti i singoli sistemi di vita e tutti assieme determinano la degenerazione del sistema di vita sulla vita, o ecosistema.

Non diversamente lo scaricare nei fiumi e nel mare scarichi industriali non biodegradabili, ecc. ecc.

La brutale e feroce deforestazione non solo dell’Amazzonia , o .. ma della stessa dorsale appenninica ha per scopo di rapinare il valore dei beni naturali a costi quasi zero, incorporandolo nel costo della merce e quindi nel prezzo realizzando così un sovrapprofitto: è questo determina poi una modifica delle condizioni climatiche, giacché altera il tasso di umidità, ecc.

La desertificazione in atto in vaste regioni dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina era già stata posta all’attenzione da Federico Engels

In campo agricolo l’uso sconsiderato di fertilizzanti ed altri prodotti chimici: diserbanti, coloranti, ecc. hanno inaridito il terreno, impoverendolo e richiedendo sempre più massicce dosi di fertilizzanti, diserbanti, ecc. e come conseguenza hanno alterato il ciclo di interscambio di ossigeno-anitride carbonica oltre che alterare le condizioni climatiche con le relative piogge acide. Questi prodotti “ agricoli”, autentici veleni,venendo assorbiti dal terreno filtrano poi tramite falde acquifere nei corsi dei fiumi, che gettandosi a mare avvelenano i fiumi prima ed il mare poi. E’ questo che, a cascata, determina un impoverimento della fauna e della flora marina, che assolvono ad un ruolo vitale nel più generale equilibrio dell’ecosistema. E’ un ricadere costante di un effetto dannoso da un piano a tutti gli altri, coinvolgendo in misura diversa tutto il sistema anche se inizialmente può interessare una parte infima di uno dei sistemi di vita della Terra.

Il materialismo dialettico e storico, e Federico Engels in modo particolare oltre che Marx e Lenin, hanno ribadito fino alla noia che era erroneo leggere i singoli processi in maniera isolata e che occorreva invece leggere l’unitarietà della natura: di una materia che è una e diviene in infinite forme. Engels in modo particolare, assieme a Lenin, chiamavano questo modo di leggere i processi in maniera isolata: metafisica[1].

In queste condizioni si inserisce poi la scellerata scelta degli Organismi Geneticamente Modificati, OGM, - l’argomento sarà tema specifico di una prossima lettera per la complessità di temi e questioni che solleva e che non possono esser liquidati in maniera rozza e superficiale come avviene da entrambe le parti – che aggravano lo stato di impoverimento del terreno, oltre che ad intaccare la diversità biologica, con un gravissimo impoverimento degli elementi che consentono la riproduzione del ciclo naturale.

Già questo di per sé costituisce una possente miscela che erode alle radici la vita stessa del pianeta Terra.

Nell’ultimo decennio in modo particolare a questi elementi se ne è aggiunto un altro: la guerra.

La Guerra viene condotta con armi di distruzione che arrecano maggiori danni alla Natura ed al ciclo naturale della riproduzione che allo Stato nemico a contro cui si sta conducendo la guerra. E’ questo il caso dell’uranio impoverito, di cui l’intero bacino del Mediterraneo ne è pieno, in modo particolare l’Adriatico per la recente guerra d’aggressione alla Jugoslavia, ma ance l’ultima all’Iraq non è stata da meno, a parte le prossime annunciate contro l’Iran, ecc.

I moderni mezzi militari sono colossali divoratori di energia e di materie prime, basti pensare al consumo di un solo nuovo elicottero per un’ora di volo, i moderni caccia o i moderni carri armati, ma anche la tecnologia impiegata, i materiali consumati per la costruzione e quelli che occorrono per il loro impiego e per la normale manutenzione. Tutte queste sono risorse e ricchezze che vengono sottratte al ciclo naturale della riproduzione, o feedback.

Per non parlare dell’intero problema dello smaltimento dei rifiuti sia di quelli normali che di quelli tossici e nucleari. E questo ci introduce nel campo dell’inquinamento spaziale, avendo noi ridotto lo spazio circostante la Terra ad un’autentica pattumiera: e questo è quanto siamo in grado di conoscere dalle notizie di agenzia molto scarse, ancora di più distorte ed inquinate dalle volontà politiche dei grandi gruppi monopolistici che forniscono e controllano le informazioni.

Questa situazione si coniuga con quella della gravissima adulterazione alimentare, farmaceutica e di tutti i generi di consumo diretti o indiretti: amianto, pesticidi, sostanze tossiche contenute in indumenti, e di consumo, ecc. Questo comporta gravi ripercussione sulla vita di tutti gli organismi viventi sia con conseguenze sul tasso di virulenza di nuove malattie, loro vorticosa mutazione e sia la ripresa, nelle nuove condizioni di malattie da tempo debellate: tubercolosi, peste, indici preoccupanti della prima vi sono sin dagli anni Ottanta, per la seconda iniziano a svilupparsi. Condizioni climatiche, alimentari, ambientali più in generali alterano le capacità immunitarie dell’organismo anche nella direzione di attivare organismi patogeni opportunisti, che sino ad ora hanno convissuto con l’uomo senza per questo scatenare epidemie o gravi malattie. La stessa patologia tumorale è in molti casi determinate esattamente da queste condizioni alterate e dannose delle condizioni di vita: ambientali ed alimentari.

Queste brevissime annotazioni danno bene il quadro dello sviluppo futuro della realtà del pianeta Terra e delle condizioni future di vita che intaccano decisamente le prospettive ed aspettative di vita delle future generazioni.

Il sistema di produzione capitalistico, che per tutto il periodo 1600-1850 ha dato un possente sviluppo alla società ed alla civiltà umane, che nel periodo 1880-1930 ha conosciuto l’inizio di una lenta e disastrosa e inarrestabile discesa; ha, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta del XX secolo, imboccato la via degenerativa sistematica ed irreversibile: la sua sopravvivenza richiede la morte e la distruzione di tutto quanto è Vita in qualsiasi forma essa esista sulla Terra.

La legge del massimo profitto si è convertita in distruttrice della vita del Pianeta: può rigenerarsi solo assorbendo/distruggendo tutte le energie umane e naturali, materiali e spirituali del Pianeta. Il suo è ormai un metabolismo infernale che assorbe/distrugge energie e scarica veleni. Consequenzialmente sul piano spirituale esso è in grado di produrre solo teorie distruttrici della socialità degli uomini e come sparge di veleni materiali il pianeta, così sparge di veleni spirituali le coscienze degli uomini: da una parte con teorie violente, individualiste, assurde, irrazionali e dall’altra con la diffusione di sostanze tossiche che intaccano la vita spirituale: intellettiva ed affettiva degli uomini come le droghe.

Il problema di superare questo modo di produzione[1], sorto con la società borghese, si pone come problema vitale. Esso al pari di tutti gli altri sistemi che l’hanno preceduto: schiavista e feudale è destinato a

scomparire per un nuovo sistema di produzione, che sia in grado di garantire un più alto sviluppo scientifico ed umano e che non abbia il profitto, il mercato e l’impresa come sue basi: avendo tali basi mostrato appieno tutta la loro pericolosa dannosità giunti oltre un certo livello di sviluppo.

Indubbiamente esistono resistenze in tal senso da parte della classe della borghesia che di tale sistema di produzione capitalistico ne è espressione e funzionaria. Essa utilizza il potere concentrato nelle sue mani per impedire il superamento di tale sistema e sul piano della propaganda elettorale agita il crollo dell’U.R.S.S. a legittimazione dei suoi disastri epocali. Non è questa la sede di disamine di tale questione circa l’ U.R.S.S, in ogni caso dato insopprimibile è lo stato odierno ed in prospettiva in cui il sistema di produzione capitalistico, la legge del massimo profitto, del mercato e della centralità dell’impresa hanno fatto precipitare l’intera umanità e mettono a rischio l’esistenza stessa della Vita, di qualsiasi forma di vita sul pianeta Terra.

L’Italia precipita a livelli pre XX secolo con black out o drastiche scelte tra produzione di energia elettrica o produzione agricola.

La questione dell’U.R.S.S non elimina assolutamente il dato sostanziale ed inconfutabile e sotto gli occhi di tutti delle immani sciagure che il sistema di produzione capitalistico comporta qui ed ora e nel futuro in maniera sempre più esponenziale e senza alcun controllo e quindi la necessità del suo superamento e transizione ad un nuovo modo di produzione.

Se muoiono qui, assai miseramente, tutte le teorie di uno sviluppo sostenibile al pari di quelle del “ un mondo diverso è possibile” perché nessuno dei due mette in discussione il modo di produzione capitalistico ed il superamento per un altro sistema che sia in grado di dare una direzione planetaria e razionale e per l’uomo dell’intero sviluppo delle forze produttive muoiono nel contempo tutte le teorie del mercato, la bontà del mercato, la libera concorrenza, l’impresa, ecc. ecc.

Il problema non è oramai più rinviabile.

I recenti fatti della prima metà di luglio lo pongono e definitivamente al primo punto all’ordine del giorno.

I danni a tutt’ora sono già gravissimi.

Basti pensare che se si volesse porre mano ora a tali disastri occorrerà impiegare una massa di ricchezza sociale prodotta a livello planetario, dopo averla concentrata per potenziarne gli effetti e potervi imprimere una direzione planetaria – giacché il problema può essere oramai affrontato e risolto solo partendo dal livello planetario: questo è lo stato ed il livello del disastro che è in atto – tale che in ricerca, in nuovi sistemi produttivi, ecc. ecc. non si sarebbe in grado di garantire un reddito superiore ai 1000euro. Il problema di togliere la ricerca dalle mani dei grandi gruppi monopolistici, dalle mani delle nuove holdings, ed indirizzarla in settori e campi sino ad ora inesplorati quali quelli della convertibilità, per esempio, di tutta la massa di merci dannose sin qui prodotta, il riordino orogeografico del Pianeta, la riforestazione, ecc. è centrale assieme a quello di dare un indirizzo diverso alla produzione ed alla ricerca di nuovi materiali e materie prime per i processi produttivi.

Tutto per un buon decennio dovrebbe essere distratto in tale direzione primaria quantomeno per ristabilire le più elementari e minime e vitali condizioni del ciclo naturale di riproduzione per le future generazioni, che dovranno impiegare anch’esse ingenti quantità di ricchezza sociale prodotta per riparare i danni che gli ultimi 50anni di vita del sistema di produzione capitalistico hanno prodotto.

Più passa il tempo e maggiore diviene sia la massa da impiegare e sia il tempo per ripararne i danni.

La classe della borghesia in maniera speculativa ha teso a presentare se stessa quale garante di un tale riequilibrio, ma è fallita miseramente, riuscendo invece unicamente ad aggravarlo: ma il dato che occorre qui fermare è che anche questa strada è stata percorsa ed ha evidenziato in maniera netta ed inequivocabile l’impossibilità di tale classe a dirigere tale riequilibrio e che essa può solo aggravarlo in maniera esponenziale, l’impraticabilità di questa soluzione che affidi alla classe della borghesia il riequilibrio, inaffidabilità assoluta della classe borghese a continuare ad essere classe dirigente.

Solo l’intelligenza di tutti gli uomini può essere in grado di costruire un progetto di transizione ed individuare le vie, i modi, le forme ed i tempi del nuovo modo di produzione basato sulla società dei produttori.

Il secolo trascorso ha costituito la più grande fucina di idee ed esperienze, che trasversalizzano nazioni e continenti e che proiettano in nuce gli elementi della nuova società dei produttori. Esse vanno studiate ed assimilate per trarne le indicazioni che provengono da questo grande patrimonio degli uomini.

L’esperienza dell’U.R.S.S e dei paesi del campo socialista ne è una, accanto a questa ne esistono molte altre come quella della Jugoslavia e del rapporto mercato-pianificazione, dell’Iraq e dell’Afganistan prima del 1980, l’esperienza italiana della Lega delle Cooperative e del movimento sindacale: l’esperienza svedese ed il piano Meidner-Olaf Palme, quello di alcuni stati africani come la Tanzania, come quella dei kippur israeliani solo per indicarne alcuni, ma per indicare come solo tramite un bilancio generale senza ideologie di sorta sia possibile comprendere le vie di sviluppo tendenziali che queste esperienze in nuce tracciano ed indicano. E’ l’intera storia degli uomini di questo ultimo secolo che va riscritta da questa angolazione, unitamente al progetto, i modi, le forme ed i tempi della transizione e di un nuovo ordine economico, politico,s ociale, civile non basato sul modo di produzione capitalistico.

Solo gli uomini, solo l’intelligenza collettiva degli uomini, può essere in grado di portare avanti un tale progetto in una nuova e possente Alleanza dei Saperi, che sappia fare tesoro di tutti i Saperi e tracciare le linee di nuovi e più alti saperi degli uomini; che sappia tracciare un grande Piano per il Lavoro, che veda al centro l’intero mondo del lavoro ed i suoi sconfinati Saperi

In questo senso occorre sostenere tutte quelle forme di iniziative che tendono, sia pure in maniera embrionale, ad unire e trasversalizzare tali Saperi ed a prospettare nuovi indirizzi, quali la recente iniziativa dei popoli del mediterraneo del 4-6luglio. 2003 tenutasi a Napoli e le successive tappe, quella che si terrà sempre a Napoli nei giorni 5-7settembre in alternativa all’assiste di Cenobio, che costituiscono momenti importanti di un percorso tutto da inventare e tutto in salita.

mercoledì 16 luglio 2003

 

Sterile violenza della mente sulla Natura.

Il Mito di Dedalo.

“ Al fine di consentire a Parsifae di soddisfare la sua mostruosa libidine,
Dedalo costruì una macchina che permetteva a Pasifae di accoppiarsi con un toro. Dalla scellerata industria e dal pericoloso ingegno trasse origine il Minotauro, che divorava i giovani. Ma Dedalo aggiunse male al male e protesse il male con il male. Costruì, cioè, il Labirinto, opera meravigliosa dal punto di vista tecnico, ma che serviva ad un fine nefando. Serviva, infatti, come trappola per quei giovani ed a nascondere il Minotauro. Al fine di non restare nella memoria degli uomini solo per le sue male arti, Dedalo fu anche autore del filo, capace di sciogliere i meandri del Labirinto e far ritrovare così ai giovani la via della liberazione.

Le invenzione meccaniche possono migliore l’intera esistenza e tutta via sono strumenti di vizio e morte. I veleni e le macchine da guerra superano lo stesso Minotauro.

La tecnica è ambigua per essenza: produce il male ed offre insieme rimedio al male.”

( F. Bacone, De Sapietia veterum ).

Se fosse per noi, ci fermeremmo già qui: è privilegio dei grandi geni rivoluzionari penetrare le fitte nebbie del futuro e leggerne gli sviluppi come in un palmo della mano e che fa, poi, di loro grandi maestri.

La complessità teorica e pratica poste dagli O.G.M. e più in generale dagli sviluppi della scienza e della tecnica già a partire dagli inizi del XX secolo sono già tutte poste con grande lucidità nel “ Mito di Dedalo”.

Noi qui ci limiteremo a sviluppare un ragionamento specifico sulla natura e base teorica degli O.G.M.

Le questioni teoriche di fondo sono state da noi affrontate in “ Genetica: Teoretica delle categorie concettuali.”, che è poi la relazione tenuta a Tolentino nel 1999, ed a cui rinviamo.

Si tende a presentare la validità della ricerca scientifica inerente gli O.G.M. – noi qui faremo unicamente riferimento a questo segmento della Genetica – con la teoria che essa consente di dare un decisivo contributo al superamento della fame nel mondo, dando così legittimità umanitaria e valenza sociale a tale ricerca ed alla sua applicazione.

La teoria è destituita di qualsiasi fondamento scientifico, giacché si basa su un errore teorico e su un falso.

Per quanto attiene il falso:

la situazione di crisi che attraversa il sistema di produzione capitalistico è determinata esclusivamente dalla crisi di sovrapproduzione, e quindi anche dalla pesante sovrapproduzione nel campo agricolo.

Esistono specifiche ed attente politiche agricole e disposizioni legislative atte a mantenere la produzione circolante entro certi limiti al fine di mantenere alto il prezzo e tramite la politica dell’ammasso ritirare dalla circolazione produzione in sovrappiù per poi distruggerla. Sono note le distruzioni della produzione di pomodori, ma note sono le pesanti sanzioni contro i contadini del nord-est d’Italia il cui grave e scellerato crimine è stato quello di produrre una quantità maggiore di latte rispetto alle quote di produzione loro assegnate.

Le celle frigorifero della Comunità Europea sono piene di derrate alimentari: burro, olio, carne ritirate dal commercio per mantenere alto i prezzi ed agire così da freno alla caduta del profitto in questo settore e successivamente distrutte o quando sono deteriorate darle ai popoli del terzo mondo, provvedendo a scaricarne i costi di tale vendita sulla bilancia commerciale e ridistribuire tale surplus di entrate agli agrari ed agli industriali del settore.

L’errore teorico:

consiste nell’ostinarsi a voler dare una lettura unilaterale, metafisica, dei processi. Consiste nell’ostinarsi a voler leggere unicamente il prodotto finale, quale entità astratta dalle più generali condizioni, o equilibrio[1], che lo hanno determinato[2].

E unitamente a tale grave errore vi è quello di considerare il prodotto finale indifferente all’uso; viene, cioè, qui portato alle sue estreme conseguenze quella scissione tra il valore di scambio ed il valore d’uso di una merce e la prevalenza tout court del valore di scambio. Eppure Marx ed Engels avevano ben messo in guardia contro simile grave errore teorico ben 153 anni fa da loro indicato come “ feticcio delle merci”.

In specifico ci si ostina, nel processo di produzione, a non voler comprendere che il prodotto finale: il mais, il pomodoro, la verdura, la frutta, la carne, ecc. sono oggetti di consumo vitali per la sopravvivenza fisica, per la sopravvivenza della specie umana. Essi quindi devono avere ben precise ed esatte qualità proteiche ed organolettiche funzionali al complesso sistema fisiologico della specie animale: Uomo.

Nel suo sostentamento fisico l’uomo abbisogna di una precisa ed esatta quantità di ferro, argento, bauxite, sodio, potassio, fibre minerali, manganese, lipidi, glicidi, fosfati, ecc. ecc. che vengono assunti dall’organismo tramite l’alimentazione. A differenze di tutti gli altri animali che trovano già in natura le quantità ad essi occorrenti, l’uomo deve invece produrle, deve cioè trasformare la realtà circostante e produrre quanto per sé utile ed anche in questa veste la maggior parte dei prodotti contengono tali elementi in quantità maggiore, tali da essere dannosi per la vita dell’uomo e che l’uomo attraverso il processo della cottura trasforma rendendoli funzionali al suo organismo vivente. In assenza, in carenza o in sovrabbondanza di tali elementi si determinano scompensi o patologie.

Ma lo stesso organismo umano non è un’entità astratta, è invece la risultante, l’equilibrio, di un tutto il più complessivo ecosistema ed il cui organismo si è sviluppato nei millenni adattandosi ed adattando l’ambiente circostante. Se vengono introdotti elementi che disturbano questo equilibrio è l’intero sistema di vita che ne viene sconvolto in tutto o in parte nel medio e lungo periodo.

Abbiamo così che esiste un ben preciso rapporto tra qualità-quantità-produttività per ettaro

e qualità-quantità- fertilità specifica del terreno data

dalla sua composizione chimica

e tutti questi complessi ed articolati rapporti – giacché ciascun singolo elemento e ciascun singolo rapporto rimanda e presuppone ben più articolati e ricchi nessi ed interdipendenze ed una complessa rete di causa/effetto/causa – sono determinati dalle condizioni climatiche e dal più generale equilibrio in cui avviene il ciclo naturale della riproduzione della Vita sulla Terra e quindi non solo dell’uomo ma dell’intera flora e fauna marina e terrestre, che coinvolge a tutti i livelli sia l’Atmosfera, che la Stratosfera.

Questo significa che è possibile spostare in avanti tali rapporti ma che essi esistono entri certi limiti, entro un certo range, oltre i quali, nella misura in cui li si oltrepassa vengono a non aversi più i tratti distintivi di quei prodotti. Viene così ad aversi altro, salvo poi che l’aspetto formale, esteriore, è similare al prodotto originario, ma qui si configura già la truffa, l’inganno, giacché attraverso interventi chimici e di maquillage chimico si spaccia per pomodoro, uova, carne, verdura, mais, pera, uva, vino ciò che non è più tale per qualità e caratteristiche proteiche, caloriche ed organolettiche.

L’errore teorico consiste, cioè, nel ritenere di poter isolare un elemento di una specie o di un prodotto, “ spararlo” in un altro ed ottenere così! Il vantaggio di quell’elemento separato: resistenza al freddo, al caldo, ai parassiti – il caso del riso di cui in nota.

Ma non ci si è ,poi, chiesti il perché.

Perché quella pianta non è attaccata da parassiti e perché è poco sensibile al freddo e quell’altra al caldo: si legge, cioè, solo l’aspetto più immediato, più sufficientemente vicino e così ci si preoccupa unicamente di impadronirsi, di quell’elemento che per l’aspetto più immediatamente utilitaristico, più immediatamente rispondente al “ profittarello” lo si ritiene utile.

E così attraverso le tecniche ed i livelli raggiunti dalla scienza e dalla tecnica si è in grado di realizzarlo quel progetto – anche Dedalo riuscì tramite una macchina a far congiungere sessualmente Parsifae ed il Toro:

Violenza della mente sulla Natura, annota Bacone! – e poi come Dedalo che coprì il male con il male si abbellisce il prodotto dandogli quelle sembianze ed anche questo grazie agli sviluppi della tecnica e della scienza Chimica in particolare e così si avvelena il consumatore e si distruggono le condizioni generali del ciclo produttivo naturale. Questo punto della distruzione delle condizioni generali ad opera degli O.G.M. va ben fermato, giacché poi sono quelle piante geneticamente modificate che interagiscono con l’ambiente e tramite le quali e sulle quali agisce il processo non solo della sintesi clorofilliare, ma dell’intero interscambio ossigeno-anitride carbonica- azoto, ecc. e quindi tali piante scaricano in questo processo i loro veleni nell’ambiente, proprio ed esattamente nel loro processo di crescita e maturazione. Avvelenano non solo il terreno bruciandone la composizioni chimica del terreno, ma anche l’aria e la vita animale e naturale giacché interferiscono nel processo della riproduzione per gemmazione ed impollinazione.

Muoiono qui tutti gli aneliti e gli slanci umanitari e sociali oltre che la prosopopea sociale della teoretica e della pratica della manipolazione genetica.

Questo particolare settore della Genetica ha, però, una ben più rozza base materiale: il profitto capitalistico. Risponde, infatti, a questa istanza del processo della riproduzione allargata capitalistica, ne è totalmente sottomessa, giacché sussiste esattamente ed esclusivamente in funzione di questa: di qui poi la sua natura ascientifica: il mito di Dedalo!![3]

Il ciclo di produzione del capitale – segue qui una paginetta sulla teoria economica marxista che presenta dei gradi di difficoltà. I compagni possono o saltarla ed andare direttamente al paragrafo “ Sintesi”, oppure cimentarsi, continuare a leggerla e poi in “ Sintesi” trovarvi il punto di raccordo. Se i compagni provassero a cimentarsi … - è determinato dal ciclo di rotazione dei capitali dei singoli rami produttivi e ciascun singolo ramo produttivo dal ciclo di rotazione, e quindi dai tempi di rotazione,di ciascun singolo capitale, ove ciascun singolo capitale è in tutte le fasi di tale ciclo: una parte viene investita per la riproduzione allargata, un’altra in ricerca, un’altra in ammodernamento, un’altra nell’acquisto di materie prime, un’altra rientra sotto forma di denaro, un’altra è all’incasso: tratta, ecc.

Nel processo produttivo, ossia della riproduzione semplice o allargata, e quindi anche nel processo di circolazione, vanno distinti i due settori:

il settore I che è quello che produce i mezzi di produzione ed il settore II che è quello dei beni di consumo.

I tempi di ciascun settore sono la risultante dei tempi di circolazione dei singoli capitali ivi impiegati e quindi anche dal livello della scienza e della tecnica. L’agricoltura occupa per intero il I settore, il settore dei mezzi di produzione, in quanto fornitrice di tutte le materie prime che vengono impiegate nel processo produttivo.

I settori fondamentali di tale processo sono quello manifatturiero e quello agricolo.

Adesso questi due settori hanno due diversi tempi di circolazione con il settore agrario che marcia con almeno due marce in meno, ha, cioè, tempi più lenti, dati dai vincoli naturali: semina, stagionatura, raccolta, clima, terreno. Questo significa che tale settore costituisce una sacca ove ristagnano capitali ed il tempo di rotazione inchiodato dai limiti naturali del processo produttivo agrario.

Questo ha determinato l’intera storia del capitalismo mondiale, che ha caratterizzato sia l’andamento delle crisi cicliche che quelle generali.

Ha determinato la minore valenza della teoria del valore-lavoro nell’agricoltura dove vige la teoria della rendita differenziale, che si è andata nel tempo contraendosi a favore della teoria del valore-lavoro, mano a mano che il processo produttivo agricolo veniva omologato al sistema produttivo capitalistico: penetrazione capitalistica nelle campagne e questo era determinato dal processo di meccanizzazione e dallo sviluppo ed applicazione della Chimica all’agricoltura. Fertilizzanti, diserbanti, processi artificiali di maturazione, ecc. hanno contribuito ad abbattere i limiti naturali proprio del processo produttivo agrario, che hanno continuato comunque a persistere in maniera decisiva, ma assimilando tale settore al manifatturiero ne determinavano anche l’omologa evoluzione per quanto attiene la caduta del saggio di profitto in linea tendenziale.

La ricerca scientifica inerente la Genetica, per quanto attiene la manipolazione genetica, ha consentito di abbattere drasticamente tali limiti naturali, accelerando il processo di circolazione e di rotazione in questo settore e nel più generale processo di autovalorizzazione del capitale, con un consequenziale innalzamento del profitto e del valore dei capitali investiti in tale settore, innalzandone la produttività capitalisticamente intesa. Si ottiene così un similare andamento in questi due fondamentali settori, ma questo ha determinato, come contro effetto, una modifica qualitativa nella crisi capitalistica: abbattendo la fase ciclica ed inchiodando il sistema alla crisi permanente, che in determinate circostanze evolve in crisi generale e questo viene esponenziato proprio ed esattamente dallo sviluppo delle forze produttive che richiedono un massa sempre maggiore di capitale da investire per attuare la riproduzione semplice, ossia la riproduzione ai livelli precedenti senza modifica alcuna. I diversi tempi di circolazione consentivano quell’andamento ciclico che in determinate circostanze evolveva nella crisi generale, come quella del 1929-1933.

Per comprendere bene, per fissare, in maniera netta ed in chiaro, i termini dell’intera questione occorre porre bene al centro la caratteristica fondamentale che distingue il sistema di produzione capitalistico dai precedenti sistemi di produzione. Esso si caratterizza per la produzione al fine della vendita.

Questo comporta che il capitale si valorizza unicamente nella vendita e che esso per la sua autovalorizzazione deve abbattere tutti i tempi morti. Il processo produttivo costituisce solo un necessario ma fastidioso intermezzo tra il momento di investimento di capitali per la produzione e quello del rientro maggiorato del capitale investito, incameramento del profitto, costituisce solo un intermezzo nel processo di autovalorizzazione del capitale, del singolo capitale di ciascun singolo capitale che da tale processo di autovalorizzazione ricava sempre nuovo alimento e nuovo appetito famelico, per sempre più alti traguardi di tale autovalorizzazione, che è diverso da settore a settore, da branca a branca, da industria ad industria da azienda ad azienda proprio per gli infiniti tempi di circolazione, ove ciascun singolo capitale ha un suo tempo di rotazione e di circolazione e quello del settore e del sistema è solo la risultante di tutti gli infiniti tempi di rotazione e di circolazione: il capitalista è unicamente ed esclusivamente il funzionario del capitale.

Nasce allora da qui quell’elemento di continuo rivoluzionamento dei modi di produzioni, che differenzia i precedenti sistemi produttivi che si caratterizzano, invece, per la fissità, per la staticità produttiva.

Proprio tale natura del sistema di produzione capitalistico: la produzione al fine della vendita determina che per il capitale, e quindi per il capitalista, è assolutamente indifferente sia la fine che fa la merce e sia quella del consumatore, come abbiamo riportato in citazione nella Lettera sulla Siccità a cui rinviamo.

In Sintesi.

La necessità di abbattere i limiti naturali che il processo produttivo nel campo agricolo comportano, entro il più generale movimento di assoggettamento ed omologazione di tale settore ai tempi di rotazione e circolazione del capitale, hanno determinato lo sviluppo della particolare branca della Scienza della Genetica, ossia di quella inerente la Manipolazione Genetica in campo agricolo.

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[1] Per i concetti di “ unità” e “ equilibrio” rinviamo alla relazione:

“ Genetica: Teoretica delle categorie concettuali”( Tolentino, 1999 ).

[2] Per una disamina di tale questione ove si prende in esame il caso della qualità di riso non attaccata da parassiti e quindi che assicura la piena riuscita della produzione, eliminando la perdita di circa il 40% data dai parassiti della pianta di riso, rinviamo alla relazione sulla Genetica.

[3] La questione qui sollevata è ben più complessa e riguarda il problema del rapporto tra rapporti di produzione e forze produttive e la natura progressiva e regressiva delle forze produttive, che ha animato, e continua ad animare il dibattito circa il sostegno o l’opposizione allo sviluppo delle forze produttive nella società capitalistica specie a partire dalla fase dell’Imperialismo. Questo tema sarà oggetto di una particolare lezione del “ corso per corrispondenza” dell’Istituto.