Biblioteca Multimediale Marxista
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Indice.
1. Incontro La conoscenza empirica Pag. 1
2. Incontro La conoscenza scientifica 6
Forme e Metodi di Conoscenza Scientifica. 10
La Logica in generale 16
La Logica formale 17
La Logica razionale 20
3. Incontro Le Categorie della Logica 21
L’astrazione 22
La Legge 24
Universale e particolare 27
Causa ed effetto 28
Errore 29
La destrutturazione del testo 33
1. Incontro.
Il Processo della conoscenza.
Abbiamo visto nei precedenti incontri come l’uomo sia un animale di tipo
particolare che per vivere deve trasformare la Natura e renderla a sé
utile. Questa azione di trasformazione della Natura, questo ricambio organico
Uomo-Natura abbiamo anche visto che è il Lavoro.
Il processo della conoscenza dipende dal Lavoro, è il risultato del Lavoro,
è, cioè, il risultato dell’azione di trasformazione della
natura che l’uomo opera per riprodurre le condizioni materiali della sua
esistenza. Abbiamo anche visto che l’Uomo come singola unità non
ha alcun senso, giacché tale azione può essere compiuta unicamente
dalla comunità-Uomo, questo fa dell’uomo, si diceva nei precedenti
incontri, un animale sociale, un animale, cioè, che può vivere
unicamente in una comunità. Ed è stato proprio il suo vivere nella
comunità che ha determinatolo sviluppo di una serie di facoltà
quale il linguaggio, e l’intero sviluppo psichico, intellettivo e spirituale
dell’Uomo.
Vediamo adesso in specifico come avviene il processo della conoscenza: lo schema
più semplice.
L’Uomo entra in contatto con la realtà esterna, o Natura, o realtà
oggettiva tramite i cinque sensi e da qui le sensazioni. Questi dati vengono
trasmessi attraverso una struttura nervosa al cervello che li elabora: il pensiero.
Attraverso un processo di associazione di idee si ha la formazione di un pensiero
da qui dal pensiero per processi successivi di aggregazione: idee - teoria-
sistema teorico.
La realtà che i cinque sensi trasmettono, la realtà che le sensazioni
ci danno, non è immediatamente leggibile, se non per le cose immediate:
acqua, pane, fiore,. Ma questo non è pensiero, è constatazione
di singole cose. Perché un insieme di fatti, un insieme di sensazioni
possa dar vita ad un pensiero, sia pure elementare, occorre che i dati della
realtà vengano elaborati.
E’ attraverso un processo intellettuale che noi giungiamo a formulare
un’idea, un pensiero organico, una legge scientifica un sistema teorico.
La realtà oggettiva si riflette, cioè, nel cervello degli uomini
tramite i cinque sensi.
Adesso in un determinato istante sono molte sensazioni che i cinque sensi captano,
e sono molte le sensazioni che vengono trasmesse all’Uomo. Una parte di
questa massa viene gestita direttamente dal sistema nervoso in maniera meccanica,
un’altra parte entra a far parte della conoscenza soggettiva dell’Uomo.
Adesso questa massa di dati, questa massa di input, deve essere selezionata
e ordinata secondo il genere, colta nella sua sequenza temporale e costruita
in una sequenza logica e logico-temporale, e questo significa che una serie
di dati vengono interpretati secondo un certo modo e disposti secondo una certa
sequenza logica dando vita così ad un pensiero, ossia ad una determina
conoscenza di quella cosa, di quel fenomeno, di quella realtà.
I livelli ai quali avviene questo processo di selezione e aggregazione di dati
che danno vita ad un pensiero sono infiniti.
In generale possiamo distinguere due tipi di questo processo:
uno spontaneo, naturale che è quello che gli uomini in genere compiono
ogni giorno e che determina la loro conoscenza delle cose, la loro coscienza
e che determina consequenzialmente il loro agire quotidiano;
l’altro razionale, teorico, che dà vita alla ricerca razionale
dei dati ed alla comprensione dei fenomeni.
La selezione ed organizzazione degli input, delle sensazioni, richiede un metodo,
uno schema.
L’organizzazione del pensiero avviene secondo uno schema, un metodo. Questo
metodo, questo
“ schema” è la Logica. La Logica ha molti gradi e livelli,
si va dal livello spontaneo, naturale al livello teorico-scientifico.
Il processo della conoscenza ha come primo momento abbiamo detto le sensazioni.
Le sensazioni trasmettono, intercetta, il fenomeno, ossia l’aspetto più
appariscente, più immediato di una situazione, di una realtà.
Il processo della conoscenza consiste nell’indagare il fenomeno, comprendere
a cosa rimanda, di quale più complessa realtà quel fenomeno è
espressione; salendo lungo questo processo si arriva alla formulazione delle
prime idee di qui alle teorie, ecc.
Il fenomeno può essere il caldo che un corpo trasmette ai sensi, ma non
ci dice perché il caldo e cosa abbia reso caldo quel corpo e cosa comporta
quel caldo.
Può essere un fatto positivo, ma può anche essere un fatto negativo
e può essere addirittura segnale di grave danno o sciagura imminente
o a medio termine.
Se positivo noi studiamo il perché per poterlo riprodurre e rendere quel
fenomeno utile per noi, se negativo noi lo studiamo o per impedire che accada
o per prevenirlo quando accade e costruire gli opportuni meccanismi di difesa.
E’ il caso della piena del Nilo, della previsione dei cicloni, del calore
solare, dell’energia prodotta dal fulmine, ecc.
I fenomeni non si presentano isolatamente, ma si presenta sempre una massa di
fenomeni inerente uno steso campo e si presentano in una certa successione logica,
temporale e logico-temporale, nel senso che noi percepiamo una certa sequenza
logica, una certa sequenza temporale ed una certa sequenza logico-temporale.
La conoscenza spontanea è determinata esattamente dall’accettazione
acritica della massa dei fenomeni così come ci si presentano, così
come noi li percepiamo, in quella successione logica. temporale e logico-temporale.
I vari gradi di questa conoscenza-coscienza spontanea sono determinati dagli
interventi critici che i singoli operano in quella successione, di carattere
secondario, formale, che non intaccano mai la struttura, che viene, invece accettata.
Occorre, poi, considerare che i singoli in questo livello della conoscenza spontanea
percepiscono in maniera singolare questa sequenza, ossia ciascuno la percepisce
in un determinato modo, secondo un determinato livello di coscienza e di conoscenza
e secondo i diversi ed infiniti gradi di interesse che quel determinato fenomeno,
e sequenza, interessano il singolo soggetto.
Diciamo in generale.
“ La conoscenza spontanea, naturale – e meglio la conoscenza empirica
– è caratterizzata dal fatto che essa ha a che fare con il fenomeno,
con quello che è alla superficie dell’oggetto, cioè con
i suoi lati ed i suoi nessi esterni. A questo livello della conoscenza, ossia
nella conoscenza empirica, prevalgono le forme sensibili del riflesso della
realtà che si produce nel cervello, prevalgono cioè le sensazioni,
le percezioni, le rappresentazioni più immediate. Consequenzialmente
i concetti, i giudizi e le deduzioni a questo livello della conoscenza sono
strettamente legati ai dati sensibili, alla elaborazione dei dati sensibili
e quindi l’elaborazione mentale di quei dati sensibili: la fissazione
e selezione e raggruppamento dei dati, l’analisi, l’individuazione
delle proprietà generali e particolare degli oggetti, dei fenomeni sottoposti
all’indagine.
Al livello empirico di sviluppo della conoscenza si fa, sostanzialmente uso,
di una delle due forme del pensare: l’induzione.
L’induzione è un processo mentale, nel corso del quale, sulla base
della conoscenza di una serie di casi particolari, si trae una conclusione generale
riguardante tutti i fenomeni di un dato ordine.
La conoscenza ottenuta per via induttiva è di regola probabilistica,
problematica, in quanto qui la conclusione generale si trae dal fatto della
ripetibilità semplice di questa o quella proprietà in tutti i
fenomeni indagati. La presenza di questa o quella proprietà nei casi
esaminati non dimostra affatto che essa si ripeterà necessariamente anche
negli altri fenomeni non studiati. Sì, può ripetersi, ma può
anche non ripetersi. Si ripeterà immancabilmente, se è conforme
alla natura dei fenomeni del dato ordine, ma può anche non ripetersi,
se non è collegata con la natura di essi ed è condizionata da
circostanze esterne. Ma l’induzione non può stabilire,se questa
proprietà è un momento necessario o casuale, ci vogliono a questo
scopo altri metodi di conoscenza scientifica, in particolare la deduzione, metodo
che ha attinenza con la conoscenza teorica.
La forma del pensiero che qui viene utilizzata è quella che in Logica
si chiama “ analisi e sintesi diretta” o “ analisi e sintesi
a priori”.
Il suo tratto peculiare, caratteristico è che si assiste ad una risoluzione
diretta, puramente meccanicistica, del tutto indagato nei suoi singoli lati,
nelle sue singole parti e ad un diretto raggruppamento meccanicistico dei lati,
delle parti risolte in queste o quelle combinazioni. L’analisi avviene
indipendentemente dalla sintesi, la sintesi indipendentemente dall’analisi.
Una tale analisi e sintesi assicura la prima conoscenza dell’oggetto.
Essa non può dare di più.
La conoscenza empirica, cioè, descrive il comportamento dell’oggetto
d’indagine, fissa i mutamenti che avvengono in esso e trae dai dati che
vengono accumulati le rispettive conclusioni generali. Queste conclusioni sono
però di scarso valore per la scienza e per la pratica, in quanto non
fanno che constatare quello che è, quello che si osserva nel corso dell’indagine,
ma non sono in grado di spiegare il perché, non possono stabilire se
ciò si presenta necessariamente in quelle date condizioni o se il verificarsi
di quel fenomeno è accidentale. Tutto questo è, invece, stabilito
solo dalla conoscenza teorica.
La conoscenza teorica, cioè, opera con i concetti, i giudizi e le deduzioni
di questo livello della conoscenza e consente, così, la comprensione
dei legami, le interconnessioni, le interdipendenze dei fenomeni dell’oggetto
in esame e consente così una coscienza dell’essenza dell’oggetto
indagato.
La conoscenza empirica, o spontanea, ha vari livelli.
Essa va dal livello dell’uomo comune, e per molti aspetti e tratti si
muove dentro i solchi del senso comune e del buon senso, ai livelli che esprimono
gli elementi avanzati del proletariato: i quadri politici e sindacali.
Nella fase spontanea o empirica del processo della conoscenza intervengono una
serie di filtri distorcenti, che costituiscono la coscienza dei singoli, la
concezione del mondo dei singoli, coscienza e concezione che essi hanno appreso
sin dalla nascita nell’ambiente familiare, domestico più in generale,
nelle scuole. E’ questa una concezione del mondo non critica e coerente
ma occasionale e disgregata e questo poi consente che tali singoli individui
singolarmente presi vengono a costituire una molteplicità di uomini-massa;
ove la propria personalità è composita in modo bizzarro: si trovano
in essa elementi dell’uomo delle caverne e principi della scienza più
moderna e progredita, pregiudizi di tutte le fasi storiche passate, grettamente
localiste e intuizioni di una concezione futura. Sono queste varie coscienze
delle varie fasi storiche stratificatesi, sempre acriticamente stratificate
e mai criticamente superate.
Questi agiscono da pesante filtro nella lettura e comprensione, intellezioni,
del reale, giacché fanno concentrare l’attenzione su una serie
di dati, facendone scartare altri o non intelligendo affatto altri pur clamorosi
dati che in quel momento pur si presentano e costruendo una sequenza logica
e temporale e logico-temporale di un certo tipo, che si inquadri entro quella
concezione del mondo, che quella concezione del mondo, quella visione, quel
livello della conoscenza consentono.
I confini della coscienza e della conoscenza dei lavoratori sono i confini della
conoscenza spontanea o empirica. Essa può essere anche molto ricca, complessa,
in grado di leggere una grande massa di fenomeni, sintetizzare una grande mole
di fenomeni e trarre una sintesi che si presenta ricca, articolata, ed anche
ben articolata ed in grado di dare indicazione pratiche di trasformazione di
quella determinata realtà. Ma la realtà che trasforma, le indicazioni
che vengono date, non vanno oltre l’aspetto più immediato del fenomeno,
non vanno oltre la superficie della realtà e quella che viene modificata
sono gli aspetti più immediatamente negativi, ma non scavano mai nel
profondo e non si muovono mai dal quadro referente generale, dalle coordinate
sostanziale entro cui si muovono. Quest’azione può anche manifestarsi,
e si manifesta, in una serie di fatti che modificano per il momento la situazione
anche in positivo, ma non appena quelle condizioni più immediate si modificano,
ci si trova dinanzi ad un’altra realtà, che occorre di nuovo rincorrere,
per il manifestarsi di nuovi fenomeni negativi, non previsti e non in grado
di intelligere se non, ancora, per il dato più immediatamente sensibile.
E’ questo il caso dei quadri politici e sindacali.
Spontaneamente il lavoratore non va m a i oltre tali confini, oltre tali coordinate.
Il lavoratore avanzato può percorrere tutti i gradi della di tale coscienza
e conoscenza fino al suo punto limite, ma non oltrepasserà m a i tale
limite.
Le condizioni materiali di vita del lavoratore, delle masse lavoratrici, e quindi
anche l’habitat entro cui si forma, vive, matura lo rigettano sempre costantemente
indietro e gli impediscono di ascendere ai livelli più alti e quando
vi ascende, viene poi, sempre, fatto precipitare giù, tirato giù
da quella concezione empirica, giacché sono le condizioni materiali che
determinano la coscienza e non è mai la coscienza che determinano l’essere
sociale.
Karl Marx ha bene messo in evidenza:
“ nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in
rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in
rapporti di produzione che corrispondono ad un determinato grado di sviluppo
delle loro forze produttive materiali.
[ .. ]. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale,
il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza
degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro
essere sociale che determina la loro coscienza.”.
Le condizioni materiali di esistenza delle classi lavoratrici, le condizioni
materiali di esistenza di ciascun singolo operaio, di ciascun singolo operaio
è stata ben fermata da Antonio Gramsci:
“ L’operaio nella fabbrica ha mansioni meramente esecutive. Egli
non segue il processo generale del lavoro e della produzione, non è un
punto che si muove per creare una linea, è uno spillo conficcato in un
luogo determinato e la linea risulta dal susseguirsi degli spilli che una volontà
estranea ha disposto per i suoi fini.
L’operaio tende a portare questo suo modo di essere in tutti gli ambienti
della sua vita; si acconcia facilmente, da per tutto, all’ufficio di esecutore
materiale, di “ massa” guidata da una volontà estranea alla
sua; è pigro intellettualmente, non sa e non vuole prevedere oltre l’immediato,
perciò manca di ogni criterio nella scelta dei suoi capi e si lascia
illudere facilmente dalle promesse: vuole credere di poter ottenere senza un
grande sforzo da parte sua e senza dover pensare troppo.
Il Partito Comunista è lo strumento e la forma storica del processo di
intima liberazione per l’operaio da esecutore diviene iniziatore, da massa
diviene capo e guida, da braccio diviene cervello e volontà, nella formazione
del Partito Comunista è dato cogliere il germe di libertà che
avrà il suo sviluppo … .”
Queste condizioni materiali determinano la coscienza spontanea, o empirica,
dei lavoratori tutti, li inchioda a tale visione superficiale delle cose, a
tale concezione dei fenomeni più immediati, più appariscenti.
Perché l’operaio, perché i lavoratori, possa passare ad
una conoscenza teorica, ad una conoscenza scientifica dei processi non basta
che non si legga più come “ spillo conficcato” ma che si
muova come un punto che si muove per creare una linea; ma la linea di questo
punto si deve muovere su di un altro piano, in un altro piano; un piano diverso
da quello ove è spillo, un piano parallelo e m a i coincidente o intersecante
con quello ove è “ spillo”.
Deve quindi acquisire attraverso lo studio una salda concezione materialista
del mondo, ossia una salda concezione scientifica ed operare con le categorie
e la metodologia scientifiche.
Questa salda concezione scientifica, questa salda concezione materialista del
mondo nelle condizioni storiche attuali è il materialismo storico dialettico,
la logica dialettica.,
Il materialismo storico dialettico, la logica dialettica, è lo strumento
teorico fondamentale che i lavoratori hanno per attuare il passaggi all’altro
piano.
Marx ed Engels hanno elaborato, alla luce degli sviluppi scientifici e tecnologici,
una nuova concezione teorica generale che consente al proletariato di comprendere
i processi reali ed approdare, così, da una concezione empirica, da una
coscienza empirica ad una concezione teorica, ad una coscienza teorica, scientifica.
Dopo Marx ed Engels Lenin ha sviluppato ulteriormente il materialismo dialettico
sulla base degli sviluppi successivi della scienza, giacché il materialismo
storico dialettico, la logica dialettica non è uno schema dato una volta
per tutte, ma si sviluppa con lo sviluppo della scienza e della tecnica.
Engels e Lenin hanno, infatti, ripetuto fino alla noia che ad ogni importante
scoperta o innovazione scientifica e tecnica occorre risottoporre il materialismo
dialettico a verifica ed elaborarlo sulla base di questi. Il materialismo dialettico
non è cioè una filosofia, ma un metodo di indagine e trasformazione
della realtà, è quindi sostanzialmente metodo, è quindi
sostanzialmente Logica.
La conoscenza teorica.
Sviluppandosi sulla base della conoscenza empirica, la conoscenza teorica non
si limita a contemplare solo la superficie dei fenomeni, a penetra la loro natura,
mette in luce le cause che li condizionano, Poggiano sui dati empirici, essa
mira a scoprire i necessari lati e nessi dell’oggetto d’indagine,
le leggi del suo funzionamento e sviluppo e quindi la comprensione di quali
sono le linee di sviluppo tendenziali, potenziali, dell’oggetto indagato,
e spiegare, partendo da tali nessi, i fenomeni osservati. Il compito della conoscenza
teorica consiste allora nel ricondurre il movimento apparente, il movimento
fenomenico, al movimento reale interno del processo indagato.