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La ferma ed inequivocabile scelta della Conferenza dei Rettori Universitari Italiani ( CRUI ) pone, tra l’altro, al centro la questione della ricerca scientifica.
I tagli indiscriminati alla ricerca hanno già determinato gravi conseguenze.
Per quanto riguarda il CNR dal 2004 l'Italia sarà fuori dallo spazio comune di ricerca europeo, un progetto di cui lo European science foundation è promotore e catalizzattore. Un progetto su cui tutti i principali paesi europei stanno investendo per il futuro.
Il Cnr contribuisce attualmente all'European Science Foundation
con una quota di 500.000 euro circa, pari al 71% della quota italiana di partecipazione
(il 20% è di competenza dell'Istituto nazionale di fisica della materia
e il 7% circa dell'Istituto nazionale di fisica nucleare):
Una spesa certamente modesta che tuttavia in questo momento non si può
garantire a partire dal 2004, dal momento che nel 2003 l'Ente subirà
una ulteriore decurtazione del 2% rispetto alla dotazione ordinaria del 2002
e addirittura del 10% nel 2004.
Inoltre il Cnr dovrà defilarsi anche da altri importanti progetti internazionali. Uno di questi è il VLBI, Very large Vaseline Interferometry. Si tratta del maggior progetto internazionale di radioastronomia, che mette insieme in una rete i radiotelescopi di tutto il mondo. Grazie a questa collaborazione, la comunità astronomica internazionale è dotata di un radiotelescopio virtualmente grande come tutta la terra. L'Italia contribuisce ormai da molti decenni con i radiotelescopi di Medicina (Bo) e Noto, in Sicilia. Ma presto l’Italia dovrà uscire anche da questa collaborazione. Con danni non solo per i ricercatori italiani, ma per tutta la rete, che priva di alcuni suoi elementi non può più funzionare agli stessi livelli di precisione.
Il mondo accademico e della ricerca già nell’Assemblea del 10. 09. 2002, aveva lanciato un appello grave.
Quanto accade ora per le Università è un ulteriore colpo dalle gravi conseguenze.
Il Paese rischia di essere tagliato dai punti alti della ricerca e della produzione e fatto precipitare a livello di “un Paese del terzo mondo dal punto di vista industriale”.
La ricerca scientifica non è una questione astratta, estranea alla vita economica, politica, sociale e civile.
Le stesse tecnologie avanzate sono la conseguenza della ricerca scientifica.
La possibilità di attuare una riconversione produttiva che si basi sulla qualità e l’alta tecnologia è determinata esclusivamente dalla ricerca scientifica.
Questo Paese ha già commesso l’errore di voler sostituire alle innovazioni scientifiche e tecnologiche ( e quindi l’abbandono della ricerca ) con l’intensificazione quantitativa del lavoro, i bassi salari e l’assenza di spese per le garanzie sociali, in grado di tenere bassi i costi di produzione e così gareggiare con i suoi prodotti sul mercato mondiale.
Se tale scelta sciagurata nel 1922-1926, decisamente fallimentare, poteva ancora avere una qualche speranza illusoria, non l’aveva già più nel 1948-60, pagando in entrambi i casi un forte ritardo ed una dipendenza scientifica e tecnologica dai paesi che tale sciagurata scelta non avevano compiuto.
E così una parte importante della ricchezza sociale nazionale prodotta veniva assorbita per il pagamento dell’utilizzo di brevetti altrui, i quali cedevano l’utilizzo di brevetti obsoleti: l’Italia nella Divisione Internazionale del Lavoro diveniva il ricettacolo di tecnologie obsolete e le casse dello Stato, casse per finanziare progetti e ricerche straniere, che incameravano liquidità da investire, e questo determinava un forte innalzamento dell’indebitamento pubblico e tassi di inflazione elevati.
Oggi questa scelta non è più minimamente pensabile.
Lo sviluppo alto e tempestoso della ricerca in tutti i campi comporta che un ritardo di soli 3-5anni non è recuperabile neppure in cinquant’anni, proprio per il carattere epocale della ricerca in atto[1].
L’uscita dalla ricerca nel campo della genetica,per esempio, e per stare al solo campo della Scienza Medica, comporta il taglio, e senza appello, dagli sviluppi dell’innovazione terapeutica basata sulla terapia genica e dell’intera struttura della diagnosi e della diagnostica. E quindi la condanna a pagare l’utilizzo di brevetti di altri con una spesa esponenziale decisamente maggiore di quella che si dovrebbe sostenere adesso per la ricerca, che comporterebbe inoltre un rientro in termini di royalties.
Mentre in passato ciò è avvenuto nel silenzio, oggi, anche per una diversa coscienza culturale che permea il Mondo Accademico, definitivamente distaccatosi dal crocianesimo in quanto concezione teorica, assistiamo ad una netta ed inequivocabile scelta di campo, segno dei tempi, segno di una più alta coscienza civile del proprio ruolo e dei propri compiti: il che non può trovare in noi che il più totale ed incondizionato sostegno.
Un taglio così brutale della ricerca si ripercuote sul livello e la qualità di preparazione dei nostri laureati e nel tempo nella qualità dell’insegnamento negli altri livelli di istruzione.
Ed il livello e la qualità dell’istruzione non sono estranei al livello poi della coscienza civile, sociale e democratica delle generazioni future.
La scelta operata dal Crui è quindi una scelta che investe l’intero Paese, ne difende le prospettive ed il futuro del Paese.
Consiglio Scientifico
Istituto di Studi Comunisti
Karl Marx – Friedrich Engels
martedì 10 dicembre 2002
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[1] Rimandiamo qui ai lavori dell’Istituto: “ Genetica”
e “ Scienza Medica”, tenuti in occasioni di specifici Convegni