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Gli anglo americani nella seconda guerra mondiale

 


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La “ visita” di Bush in Italia fatta coincidere con il 60° dell’entrata delle forze anglo-americane in Roma e quella in Francia con il 60° dello sbarco in Normandia sono state occasioni per la più plateale falsificazione dei più elementari dati sperimentali.
Per quanto attiene una più puntuale disamina sugli anglo-americani in Italia rinviamo al lavoro dell’Istituto, che sarà presentato in occasione del 60° della fine della 2a guerra mondiale e della Li-berazione in Italia.
Per quanto attiene invece il quadro più generale della 2a guerra mondiale rinviamo al lavoro dell’Istituto: “ Il ruolo dell’Armata Rossa nella 2a guerra mondiale”, presentato a Teramo nel marzo 2003.
Il dato militare dice che la minore resistenza tedesca agli anglo-americani, che portò a lasciare Roma, e quindi la liberazione di Roma, non è data dall’offensiva e della pressione “ alleata”, ma dallo sviluppo di due fattori, che costringono la Wermacht ad abbandonare la “ linea Gustav” e ritirarsi lungo la “ linea Gotica”
( grosso modo Ancona-Livorno ).
Il primo fattore è dato dallo sviluppo possente della Resistenza italiana, che minacciava alle spalle le divisio-ni tedesche attestate sulla linea Gustav e quindi la necessità di far fronte all’offensiva ed alla pressione mili-tari della guerra di popolo italiana, che minacciava di interrompere le comunicazioni con le truppe tedesche del centro nord Italia e centro-nord d’Europa, minacciando di insaccarle.
Il secondo fattore è costituito dalla possente offensiva dell’Armata Rossa, che oramai dopo la controffensiva su Kursk dilagava nei Balcani. Essa avanzava veramente a “ fiume in piena”.
Questi due dati militari impongono alla Wermacht di contrarre la linea del fronte al fine di poter concentrare le proprie forze ed essere in grado di rispondere all’offensiva della guerra di popolo che si sviluppava in Italia e di poter spostare divisioni sul fronte orientale contro l’Armata Rossa dell’URSS, ossia contro l’” avanzata a fiume in piena”.
L’attestarsi sulla linea gotica consente un controllo più saldo delle linee di comunicazioni che collegavano, l’Italia alla Francia, alla Germania, ai Balcani .
Se da un lato le forze anglo-americane raccolgono successi di altri a cui non hanno in alcun modo parte-cipato, dall’altro consentono alle forze naziste di concentrare forze contro la guerra di popolo italiana e con-tro l’Armata Rossa.
Il dato militare è da un lato l’esiguità di forze tedesche che vengono impegnate dalle truppe “ alleate” e dall’altro anche dalla sostanziale esiguità delle truppe anglo-americane impegnate Tali forze dopo lo sbarco in Sicilia si dividono: gli inglesi risalgono la costa adriatica, mentre gli americani quella tirrenica, successi-vamente si ha lo sbarco ad Anzio, da dove le forze si congiungono ed iniziano l’avanzata verso Roma. Le forze inglesi che risalgono l’Adriatico non concorrono in alcun modo alla pressione sulle forze tedesche at-torno Roma.
L’atro aspetto è la tremenda, insopportabile, lentezza delle operazioni e dell’avanzata delle forze “ alleate”, che consente loro di impegnare assai poco le truppe naziste e raccogliere, però, i frutti come il caso di Ro-ma, la liberazione di Firenze, Bologna, Milano, Genova, ecc. ecc. ecc.
Questo dato militare: esiguità delle forze impegnate ed esiguità di forze tedesche impegnate sul fronte occi-dentale e lentezza delle operazioni e dell’avanzata delinea l’idea strategica delle truppe “ alleate”:
lasciare che la Germania, la guerra di popolo italiana e l’Urss si sfianchino, si consumino, per poi essere in grado di raccoglierne i frutti, non dopo aver tentato una pace separata nel gennaio 1945 con la Germania tramite il cardinale di Milano Schuster ( “ Operazione Sunrise –Crossword” ). Gli incontri ebbero luogo a Zu-rigo e nel Canton Ticino ( Lugano ed Acona ). Esponente di rilievo della delegazione Usa era Lyman Lemni-tzer, sottocapo di Stto Maggiore della 5a armata Usa.
Inoltre attenuare, mistificare, nascondere il ruolo della guerra di popolo condotta in Italia ed esaltare oltre-modo la funzione delle truppe anglo-americane fino a farne le forze di liberazione del Paese significa non so-lo mentire sul piano storico, sia pure con le buone intenzioni di servilismo verso l’imperialismo statunitense, significa negare l’importanza militare e politica della guerra di popolo italiana.
L’Italia è il Paese che insieme alla Germania ed al Giappone ha scatenato la 2a guerra mondiale
Solo la guerra di popolo, ossia il proletariato italiano e le masse popolari in armi ed i successi militari decisivi conseguiti sul campo di battaglia contro le truppe naziste, le poche divisioni fasciste erano giannizzere di quelle naziste, hanno consentito all’Italia in sede di Trattative di Pace di esserle riconosciuto il ruolo di cobel-ligerante e quindi subire minori condizioni vessatorie.
Negare o attenuare il ruolo della guerra di popolo in Italia ed esaltare quello delle forze “ alleate” corrisponde ad un tradimento del popolo italiano e della nazione italiana che ha saputo da sola riscattarsi, nelle condizio-ni di paese occupato, e sconfiggere il nemico invasore ed in questa lotta essere alleato delle altre forze in lotta contro il nazismo, di qui il riconoscimento del ruolo di cobelligerante in sede di Trattative per la Pace. Lo stravolgimento dei fatti nasce da una ben precisa motivazione ideologica:
mentre la guerra è stata scatenata dalla classe borghese il riscatto e la risalita è opera esclusivamente del proletariato italiano e delle masse popolari, guidate in modo preponderante dal Partito Comunista, contro la stessa borghesia italiana che nel periodo 1943-1945 faceva affari con il III Reich. In tali condizioni è buona educazione da parte degli intellettuali della borghesia non ridestare nei loro benefattori cattivi ricordi.
Nasce, inoltre, da questa esigenza tutto lo sforzo teorico tendente a porre sullo stesso piano le forze parti-giane e le forze collaborazioniste. Porre una netta distinzione significa condannare senza appello l’intera classe della borghesia che nel periodo settembre 1943-aprile 1945 stava con il III Reich e faceva affari con il III Reich.
Per quanto riguarda lo sbarco in Normandia esso è circondato da un alone pubblicitario, che ne fa un mito, a cui non corrispondono i più elementari dati militari.
Lo sbarco, ossia l’apertura del secondo fronte avviene con due anni di ritardo dopo che l’Armata Rossa ave-va sconfitto a Stalingrado la Wermacht, era passata all’offensiva strategica con la battaglia di Kursk del luglio 1943 ed ora dilagava nei Balcani. Qui erano impegnate oltre il 70% delle forze naziste, basti pensare che nella sola offensiva di Kursck Hitler spostò qui da altri fronti un milione e mezzo di uomini ed erano comples-sivamente impegnate oltre 12milioni di uomini; la sola aggressione all’Urss vede l’impegno di 7milioni e 200milioni uomini delle forze naziste contro quelle sovietiche che erano sul fronte occidentale della frontiera sovietica di 2 milioni e 300mila: quindi la sola aggressione vede impegnati oltre 10milioni di uomini. E’ im-portante fermare questi dati quantitativi per comprendere la dimensione nuova della 2a guerra mondiale, che si sviluppava contro l’Urss ed invece il dato di alcune centinaia di migliaia di uomini in lotta sia in Africa, che qui in Normandia. Basti pensare che nell’intera operazione Normandia vengono impegnate 250mila uomini, mentre i soli resti dell’armata di Von Paulus che si arresero a Stalingrado era di 240mila uomini.
Questo dà bene il senso dell’intero corso della 2° guerra mondiale. Nella stessa campagna d’Africa, Rom-mell, non furono impegnate più di 180mila uomini ed alcune divisioni tedesche.
Sul piano strettamente militare lo sbarco rappresenta un’importante sperimentazione delle nuove teorie mili-tari di Nimitz, ossia la combinazione dell’aviazione e della marina in quella concezione teorica strategica ela-borato da Nimitz che si rende concreta nella task force marina.
Lo sbarco è colossale per la quantità di mezzi che sono trasportati oltre Manica: carri, munizioni, sussisten-za. Costituisce in altre parole sul piano della storia militare il più possente trasferimento d’uomini e mezzi via mare. Ma questo non toglie l’esiguità delle forze impegnate che non vanno oltre le 250 mila unità, contro la massa di milioni di uomini che l’Urss trasferiva e porterà fin sotto Berlino. L’intero attraversamento dei Balca-ni vede impegnati milioni di uomini e mezzi: carri, semoventi, munizioni, sussistenza, adattamento del siste-ma ferroviario europeo a quello sovietico: la tradotta, ecc. ecc.
Detto questo occorre dire che lo sbarco in Normandia è connotatato da strane situazioni, ne fermiamo solo due.
La prima.
Lo Stato Maggiore tedesco non si aspettava lo sbarco sulle coste della Normandia ma più su a Calais. Quando nel corso della preparazione dello sbarco sulle coste britanniche appare chiaro l’intento “ alleato” di sbarcare sulle coste della Normandia e non a Calais: le rivelazioni aeree documentavano la concentrazioni di navi e movimenti a terra, lo Stato Maggiore tedesco ritiene quella una mossa di copertura, un’azione di velatura dei reali intenti “ alleati” di sbarcare a Calais.
La convinzione aveva una base reale, giacché le navi ed i movimenti che si rilevavano dall’alto potevano es-sere un inganno, ossia le navi altro non essere che pezzi di legni ricoperti di una sottile lamina di ferro che al brillare del sole la rilevazione aeree li scambiava per navi, carri armati, cannoni, ecc. Lo stesso Rommell era ricorso ad un simile stratagemma quando schierò un’intera divisione corazzata fatta di legno e ricoperta di una sottile lamina di ferro, che venne scambia per un’armata in movimento, quando invece le sue reali forze corazzate erano in evidente inferiorità numerica rispetto a quelle anglo-francese.
Lo Stato Maggiore tedesco attrezza quindi la difesa: in uomini e mezzi su Calais e non sulle coste della Normandia ed affida il comando supremo a von Rundstdedt, quale comandante in campo dell’intero fronte occidentale con istanza a Calais, mentre a Rommell viene affidata il gruppo di Armate B con il compito di coprire la coste della Normandia, ma in funzione subordine al centro, al comando di von Rundstedt, ossia a Calais.
Insiste su tale sua convinzione anche nella ulteriore fase di preparazione delle forze anglo-americane sulle coste britanniche, quando era ormai evidente che su Calais non vi erano forze concentrate e continua a raf-forzare Calais e sguarnire la costa della Normandia. E questo già non si comprende.
Il punto di sbarco, nella fase finale delle preparazioni sulle coste britanniche è già chiaro, netto, inequivocabi-le: Normandia e non Calais. Il punto di attacco “ alleato” è quindi totalmente sottovaluta dal comando tede-sco, che quindi con i suoi contro-preparativi facilita l’aggressione e lo sbarco sulla costa francese. L’ostinazione tedesca non porta ad una revisione sia pur parziale dell’idea originale, nonostante gli oramai indiscussi dati che provenivano da ogni parte.
L’attacco avviene nella notte tra il 5 ed il 6 giugno con inizio alle ore 5.00 e le prime truppe sbarcate tra le 7.00 e le 9.30 avanzano e consolidano le teste di ponte su Utah e si proiettano nell’entroterra, mentre i Ran-gers iniziano a scalare Point du Hoc senza incontrare una sostanziale resistenza, se non un debole fuoco di retroguardia, giacché quello non costituiva affatto il fronte principale di difesa germanico, che rimaneva Ca-lais dove, invece, erano concentrati mezzi e uomini e quindi sistemi difensivi, casematte, ecc.
Adesso lo sbarco non può avvenire quando si vuole, esso è, cioè, prevedibile, giacché per poter essere attuato devono insistere particolari condizioni di navigabilità e di visibilità, deve avvenire, cioè, in determinate condizioni metereologiche previste dagli “ alleati” e prevedibili dai tedeschi.
Poteva cioè avvenire tra il 5 ed il 6 giugno di quel 1944. In verità quella era l’ultima data utile.
Adesso.
Al momento dell’attacco anglo-americano il generale Rommell, generale pessimo e soldato mediocre, re-sponsabile del settore Normandia, non era sul posto, ma in fuga … era a casa della moglie, senza alcun permesso né avvertimento del suo superiore, perciò “ in fuga”, rientrerà solo il 6 giugno a sbarco inoltrato. Il comandante dell’Armata che presidiava quella parte della Normandia era assente, trovandosi in Bretagna a dirigere un’esercitazione. Il comandante del corpo corazzato di riserva si era recato in Belgio. Un altro co-mandante di primo piano si era allontanato per trascorrere la notte con una ragazza.
Dal Diario della segreteria di Hitler si rileva che non prima delle ore 15, ossia dieci ore dopo lo sbarco, Hitler viene informato.
Le reali forze tedesche sul fronte occidentale erano 58 divisioni, metà erano di tipo statico, ancorate ai de-terminati settori di quella linea costiera. Per l’altra metà, ossia 27, si trattava di divisioni di campagna e di queste solo 10 erano divisioni corazzate dotate di una alta mobilità.
A contrastare lo sbarco si trovò una sola divisione corazzata di istanza in Normandia.
L’ostinazione di non voler recedere dall’idea che lo sbarco in Normandia preparava il vero sbarco su Calais fu fatale, giacché impedì lo spostamento di forze sul teatro di guerra. Ancora il 17. giugno, ossia 11giorni do-po lo sbarco, Hitler, nell’incontro con Rundstendt e Rommel – come si rileva, sempre, dal Diario della Segre-teria di Hitler, ordinò di restare dove si trovavano, impedendo anche di concedere maggiore libertà di azione. Le truppe tedesche dovevano rimanere aggrappate, su ordine di Hitler, alla loro linea di difesa.
Questo enorme ritardo consentì agli “ alleati” il consolidamento delle teste di ponte ed il consolidamento dell’avanzata, unitamente al completamento di tutte le operazioni di sbarco: mezzi e sussistenza e logistica oltre che il completamento dello sbarco degli uomini, loro sistemazione sul campo, ecc.
Infatti il dato militare parla di non più di 9mila uomini morti nello sbarco, adesso, date le moderne condizioni in cui avveniva la 2a guerra mondiale, quel dato evidenzia come vi sia stato uno scontro tra l’avanguardia “ alleata” e nuclei di resistenza tedeschi: una sola divisione corazzata di istanza in Normandia, privata, per giunta, del comando, come si è detto prima.
L’intero sviluppo delle operazioni tedesche di contrasto all’avanzata “ alleata”, oltre che il notevole e mortale ritardo, è molto strano: vengono commessi enormi errori di ingenuità, quali il non contrastare l’avanzata, una volta avutone l’ordine, ma di aggirarne il fronte nemico, finendo per dare battaglia in cattive condizioni di di-fesa e finendo così di fatto per facilitare l’azione militare “ alleata”. Il tratto distintivo è una grande incompe-tenza ed ingenuità dell’intero stato maggiore germanico, unito ad una tremenda lentezza delle operazioni e dell’avanzata “ alleate”.
In verità, ed in chiusa, questa incompetenza ed ingenuità, unita ad una sostanziale scarsa resistenza alle truppe “ alleate” sul fronte occidentale non la si riscontra sul versante orientale, ossia contro l’Armata Rossa, nei confronti della quale si oppongono molte volte accanite resistenze di snodi ferroviari, o stazioni ormai totalmente privi di importanza – come documentato nel carteggio Stalin – Eisenhauer – Churchill –
di teste di ponte oramai totalmente prive di alcun senso ed una esperta ed attenta direzione militare sia sul piano strategico che tattico.
Non diversamente accade nella conduzione militare tedesca contro la guerra di popolo italiana.

06. 06. 2004