Biblioteca Multimediale Marxista


I rivoluzionari e le elezioni


 

(L'Ordine Nuovo 15 novembre 1919, anno 1 n. 26)

Cosa attendono dalle elezioni i rivoluzionari consapevoli, gli operai e contadini che giudicano il Parlamento dei deputati eletti a suffragio universale (dagli sfruttatori e dagli sfruttati) e secondo circoscrizioni territoriali, come la maschera della dittatura borghese? Non attendono certo la conquista della metà più uno dei seggi e una legislatura che sia caratterizzata da una serqua [serie] di decreti e di leggi che tendono a smussare gli angoli e a rendere più facile e più comoda la convivenza delle due classi, quella degli sfruttatori e quella degli sfruttati. Attendono invece che lo sforzo elettorale del proletariato riesca a far entrare in Parlamento un buon nerbo di militanti del Partito socialista, e che esso sia abbastanza numeroso e agguerrito per rendere impossibile a ogni leader della borghesia di costituire un governo stabile e forte, per costringere quindi la borghesia a uscire dall'equivoco democratico, a uscire dalla legalità e determinare una sollevazione degli strati più profondi e vasti della classe lavoratrice contro l'oligarchia degli sfruttatori. (1)

I rivoluzionari consapevoli, gli operai e contadini che sono ormai persuasi che la rivoluzione comunista avverrà solo attraverso la dittatura proletaria incarnantesi in un sistema di Consigli operai e contadini, hanno lottato per mandare molti deputati socialisti nel Parlamento, perché hanno ragionato in questo modo:

La rivoluzione comunista non può essere realizzata con un colpo di mano. Anche se una minoranza rivoluzionaria riuscisse, con la violenza, a impadronirsi del potere, questa minoranza sarebbe il giorno dopo rovesciata dal colpo di ritorno delle forze mercenarie del capitalismo, perché la maggioranza non assorbita lascerebbe massacrare il fiore della potenza rivoluzionaria, lascerebbe straripare tutte le cattive passioni e la barbarie suscitate dalla corruzione e dall'oro capitalistico. È necessario dunque che l'avanguardia proletaria organizzi materialmente e spiritualmente questa maggioranza di ignavi e di torpidi, è necessario che l'avanguardia rivoluzionaria susciti, coi suoi mezzi e i suoi sistemi, le condizioni materiali e spirituali in cui la classe proprietaria non riesca più a governare pacificamente le grandi masse di uomini, ma sia costretta, per la intransigenza dei deputati socialisti controllati e disciplinati dal Partito, a interrorire le grandi masse, a colpire ciecamente e a farle rivoltare. Un fine di tal genere può solo essere perseguito oggi attraverso l'azione parlamentare, intesa come azione che tende a immobilizzare il Parlamento, a strappare la maschera democratica dalla faccia equivoca della dittatura borghese e farla vedere in tutto il suo orrore e la sua bruttezza ripugnante.

La rivoluzione comunista è una necessità in Italia più per ragioni internazionali che per ragioni inerenti al processo di sviluppo dell'apparato di produzione nazionale. I riformisti e tutta la banda degli opportunisti hanno ragione quando dicono che in Italia non esistono le condizioni obbiettive della rivoluzione: essi hanno ragione in quanto pensano e parlano da nazionalisti, in quanto concepiscono l'Italia come un organismo indipendente dal resto del mondo e concepiscono il capitalismo italiano come un fenomeno puramente italiano. Essi non concepiscono l'internazionalismo come realtà vivente e operante nella storia tanto del capitalismo quanto del proletariato.

Ma se invece si concepisce la realtà italiana come inscritta in un sistema internazionale, come dipendente da questo sistema internazionale, allora il giudizio storico cambia e la conclusione pratica cui deve giungere ogni socialista consapevole, ogni operaio e contadino che senta la responsabilità della missione rivoluzionaria della sua classe, è questa: bisogna essere preparati, bisogna essere armati per la conquista del potere sociale. Il fatto che la rivoluzione è imposta dalle condizioni del sistema internazionale capitalistico rende più complicato e difficile il compito dell'avanguardia rivoluzionaria italiana, ma queste complicazioni e queste difficoltà devono spingere a meglio essere agguerriti e preparati, non devono spingere all'illusione e allo scetticismo.

Appunto: la rivoluzione trova le grandi masse popolari italiane ancora informi, ancora polverizzate in un brulichio animalesco di individui senza disciplina e senza cultura, ubbidienti solo agli stimoli del ventre e delle passioni barbariche. Appunto perciò i rivoluzionari consapevoli hanno accettato la lotta elettorale: per creare una unità e una forma primordiale in questa moltitudine, per legarla con un vincolo all'azione del Partito socialista, per dare un senso e un barlume di coscienza politica ai suoi istinti e alle sue passioni. Ma anche perciò l'avanguardia rivoluzionaria non vuole che queste moltitudini siano illuse, che si faccia loro credere che sia possibile superare la crisi attuale con l'azione parlamentare, con l'azione riformistica. È necessario incrudire il distacco delle classi, è necessario che la borghesia dimostri la sua assoluta incapacità a soddisfare i bisogni delle moltitudini, è necessario che queste si persuadano sperimentalmente che sussiste un dilemma netto e crudo: o la morte per fame, la schiavitù di un tallone straniero sulla nuca che costringa l'operaio e il contadino a crepare sulla macchina e sulla zolla di terra, (2) o uno sforzo, eroico, uno sforzo sovrumano degli operai e contadini italiani per creare un ordine proletario, per sopprimere la classe proprietaria ed eliminare ogni ragione di sperpero, di improduttività, di indisciplina, di disordine.

Solo per questi motivi rivoluzionari l'avanguardia cosciente del proletariato italiano è scesa nella lizza elettorale, si è solidamente piantata nella fiera parlamentare. Non per un'illusione democratica, non per un intenerimento riformista: per creare le condizioni del trionfo del proletariato, per assicurare la buona riuscita dello sforzo rivoluzionario che è diretto a instaurare la dittatura proletaria incarnantesi nel sistema dei Consigli, fuori e contro il Parlamento.

NOTE

1. È qui accennata la tattica che negli anni successivi l'Internazionale svilupperà nella linea dei "governi operai e contadini": costituire ai termini della vigente costituzione e legalità governi di partiti e associazioni proletarie contro cui la borghesia si sarebbe immancabilmente insorta. In questo modo la classe operaia rivoluzionaria avrebbe potuto giovarsi anche delle illusioni legalitarie per schiacciare la borghesia insorta e imporre la sua dittatura.

2. In vari scritti Gramsci aveva già illustrato che la permanenza del modo di produzione capitalista dopo la guerra portava inevitabilmente allo sfruttamento economico dei popoli europei da parte dei gruppi imperialisti americani. Vedasi ad esempio lo scritto Italia e Stati Uniti in L'Ordine Nuovo, 8 novembre 1919.