Biblioteca Multimediale Marxista
È per noi un altissimo onore premettere poche parole a questo libro basato
sugli scritti del generale Vo Nguyen Giap, attualmente vice-primo ministro,
ministro della difesa nazionale e comandante in capo dell'esercito popolare
della Repubblica Democratica del Viet Nam. Il generale Giap parla con l'autorità
che gli conferiscono la sua lunga esperienza personale e quella del Partito
nella lotta di liberazione. Quest'opera, che ha di per sé un'attualità
permanente, riveste il massimo interesse in considerazione della tumultuosa
serie di avvenimenti verificatisi in questi ultimi tempi in quella regione dell'Asia,
e delle controversie sorte sull'adeguato ricorso alla lotta armata come mezzo
per risolvere le contraddizioni insanabili esistenti tra sfruttatori e sfruttati
in determinate situazioni storiche.
I combattimenti che sostennero con tanto successo e per lunghissimi anni gli
eserciti eroici e l'intero popolo del Viet Nam, si ripetono ora; il Viet Nam
del Sud è sul piede di guerra; la parte del paese tornata al suo legittimo
padrone, il popolo vietnamita, è sempre più prossima alla vittoria.
Anche quando i nemici imperialisti minacciano l'invio di migliaia di uomini,
i temerari parlano dell'impiego dell'arma atomica tattica e il generale Taylor
viene nominato ambasciatore presso la cosiddetta "Repubblica del Viet Nam
del Sud," nonché, tacitamente, comandante supremo delle forze che
tenteranno di liquidare la guerra del popolo; anche così nulla potrà
impedire la loro disfatta. A brevissima distanza, nel Laos, è scoppiata
la guerra civile, provocata sempre dalle manovre dei nordamericani, sostenuti,
in un modo o nell'altro, dagli alleati di sempre, mentre il regno neutrale di
Cambogia, che fa parte, come i fratelli Laos e Viet Nam, della cosiddetta ex-Indocina
Francese, è oggetto di violazioni di frontiera e di attacchi permanenti,
a motivo della sua salda posizione di difesa della neutralità e del proprio
diritto a vivere da nazione sovrana.
Per tutti questi motivi l'opera che presentiamo varca i limiti di un semplice
episodio storico determinato, per acquistare validità per tutta quella
zona; e, inoltre, i problemi che il libro suscita hanno un'importanza tutta
particolare per la maggior parte dei popoli dell'America Latina sottoposti al
dominio dell'imperialismo nordamericano, senza contare l'enorme interesse che
potrebbe avere la sua conoscenza per tutti i popoli dell'Africa, che di giorno
in giorno sostengono lotte sempre più aspre, ma sempre ripetutamente
vittoriose, contro colonialisti d'ogni specie.
Il Viet Nam ha caratteristiche tutte sue particolari; una civiltà antichissima
e una lunga tradizione di regno indipendente, con tratti distintivi propri e
con una cultura autonoma. Nella prospettiva della sua storia millenaria, l'episodio
del colonialismo francese non è che una goccia d'acqua. Indubbiamente
le sue qualità fondamentali e quelle opposte dell'aggressore sono analoghe,
in linea di massima, alle contraddizioni insanabili che si presentano in tutto
il inondo soggetto, e analoghe sono le forme di soluzione; Cuba, senza conoscere
questi scritti, né gli altri che sono apparsi con la narrazione delle
esperienze della rivoluzione cinese, iniziò il cammino della sua liberazione
con metodi simili e con il successo che oggi è dato a tutti di vedere.
Quest'opera, perciò, pone questioni di interesse generale per il mondo
in lotta per la propria liberazione. Si possono riassumere così: la fattibilità
della lotta armata in condizioni particolari che abbiano annullato i metodi
pacifici della lotta di liberazione; di che genere la lotta armata debba essere
in località con ampie estensioni di terreno favorevole alla guerra di
guerriglia e con popolazione contadina maggioritaria o comunque ingente.
Benché il libro sia basato su una ricompilazione di vari articoli, una
sua certa unità è innegabile, mentre certe ripetizioni non fanno
che apportare un maggior vigore all'insieme.
Nel testo si tratta della guerra di liberazione del popolo vietnamita; della
definizione di questa lotta come guerra del popolo e del suo braccio esecutivo
come esercito del popolo; dell'esposizione delle grandi esperienze del Partito
nella direzione della lotta armata e nell'organizzazione delle forze armate
rivoluzionarie. Il capitolo conclusivo tratta dell'episodio definitivo della
contesa, Dien Bien Phu, in cui le forze di liberazione si qualificano maggiormente
e passano alla guerra di posizione, sbaragliando anche su questo terreno il
nemico imperialista.
L'opera si apre con la narrazione di come, al termine della guerra mondiale
conclusasi con il trionfo dell'Unione Sovietica e delle potenze alleate d'Occidente,
la Francia si beffò di tutti gli accordi, creando una situazione di tensione
estrema in tutto il paese. I metodi pacifici e razionali di risolvere le controversie
dimostrarono sempre più la loro inutilità, finché il popolo
non imboccò la strada della lotta armata in cui, date le caratteristiche
del paese, il maggior ruolo toccò ai contadini. Era infatti una guerra
di caratteristiche contadine, per i luoghi fondamentali dell'azione e per la
composizione fondamentale dell'esercito, ma era una guerra diretta dall'ideologia
del proletariato, confermando ancora una volta l'alleanza operaia-contadina
come fattore fondamentale della vittoria. Anche se nei primi momenti, a motivo
delle caratteristiche della lotta anticolonialista e antimperialista, si trattò
di una lotta di tutto il popolo e di una gran moltitudine di persone la cui
estrazione non corrispondeva esattamente alle definizioni classiche del contadino
povero o dell'operaio, tuttavia si inseriva ottimamente nella lotta di liberazione;
un po' per volta si vennero a definire i rispettivi campi e cominciò
la lotta antifeudale, che intanto acquistava il suo autentico carattere antimperialista,
anticolonialista e antifeudale, dando come risultato l'instaurarsi di una rivoluzione
socialista.
La lotta di massa fu utilizzata in tutto il corso della guerra dal Partito vietnamita.
Fu utilizzata, in primo luogo, perché la guerra di guerriglia non è
altro che un'espressione della lotta di massa e non la si può pensare
isolata dal suo mezzo naturale, che è il popolo; guerriglia, in questo
caso, significa l'avamposto numericamente inferiore della gran maggioranza del
popolo che non possiede armi, ma che, nella sua avanguardia, appunto, esprime
la volontà del trionfo. La lotta di massa fu inoltre utilizzata nelle
città, in ogni momento, come arma imprescindibile per lo sviluppo della
lotta; è anche importante far notare che mai, in tutto il corso dell'azione
per la liberazione del popolo vietnamita, la lotta di massa abdicò minimamente
ai suoi diritti per accogliere determinate concessioni del regime; non parlamentò
mai su mutue concessioni, chiari la necessità di ottenere determinate
libertà e determinate garanzie senza alcuna contropartita, evitando cosi
che in molti settori la guerra si facesse anche più crudele di quanto
già non la rendessero i colonialisti francesi. Questo significato della
lotta di massa nel suo carattere dinamico, senza compromessi, dà un'importanza
fondamentale alla comprensione del problema della lotta di liberazione nell'America
Latina.
Il marxismo fu applicato coerentemente alla situazione storica concreta del
Vietnam e proprio per questo i vietnamiti, guidati da un Partito d'avanguardia,
fedele al suo popolo e conseguente nella sua dottrina, strapparono una vittoria
tanto clamorosa contro gli imperialisti.
Le caratteristiche della lotta, il fatto cioè di dover cedere terreno
e attendere molti anni prima di vedere il frutto della vittoria finale, con
alti e bassi, flussi e riflussi, sono quelle tipiche di una guerra prolungata.
Per tutto il tempo della lotta si può dire che il fronte si sia trovato
dov'era il nemico; a un dato momento il nemico occupava quasi tutto il paese
e il fronte era disseminato in tutti i punti dove si trovava il nemico; in seguito
si ebbe una delimitazione delle linee di combattimento e allora si ebbe un fronte
principale, ma la retroguardia nemica costituiva costantemente un altro terreno
di battaglia per le bande in lotta, tanto che la guerra fu totale e mai i colonialisti
riuscirono a mobilitare agevolmente, su un solido terreno-base, le proprie truppe
d'aggressione contro le zone liberate.
La parola d'ordine "dinamismo, iniziativa, mobilità, decisione istantanea
di fronte alle situazioni nuove," è la somma sintesi della tattica
guerrigliera e in queste poche parole si esprime tutta la difficilissima arte
della guerra popolare.
In certi momenti le nuove guerriglie, organizzatesi sotto la direzione del Partito,
si trovavano però in luoghi in cui la penetrazione francese era fortissima
e la popolazione era terrorizzata; in questi casi veniva costantemente praticata
quella che i vietnamiti chiamano "la propaganda armata." La propaganda
armata non è altro che la presenza delle forze di liberazione in determinati
luoghi allo scopo di dimostrare il proprio potere e la propria imbattibilità,
immerse nel gran mare del popolo come il pesce nell'acqua. La propaganda armata,
perpetuandosi nella zona, catalizzava le masse con la sua presenza e rivoluzionava
immediatamente la regione, acquistando nuovi territori da aggiungere a quelli
già in mano all'esercito del popolo. E fu così che proliferarono
le basi e le zone guerrigliere in tutto il territorio vietnamita; in questo
caso la tattica si riassumeva in una parola d'ordine che si può esprimere
così: se il nemico si concentra, perde terreno, se si disperde, perde
forza; nel momento in cui il nemico si concentra per attaccare di prepotenza,
bisogna contrattaccare in tutti i luoghi in cui il nemico ha dovuto rinunciare
all'impiego sparso delle proprie forze; se il nemico si volge ad occupare determinate
località a piccoli gruppi, il contrattacco avrà luogo a seconda
della correlazione in atto in quelle località, ma ancora una volta la
forza fondamentale dell'urto nemico si troverà dispersa. Questo è
uno degli insegnamenti base che si possono ricavare dalla guerra di liberazione
del popolo vietnamita.
Durante la lotta si sono avute tre fasi che, in genere, caratterizzano lo sviluppo
della guerra del popolo; si comincia con guerriglie di piccola entità,
di straordinaria mobilità, perfettamente diluibili nella geografia fisica
e umana della regione; col passar del tempo si producono processi quantitativi
che, a un dato momento, danno luogo al salto qualitativo che è la guerra
di movimento. A questo punto si hanno in azione gruppi più compatti,
che dominano intere zone, e, per quanto dispongano di mezzi maggiori e di una
miglior capacità di colpire il nemico, la mobilità resta pur sempre
la loro caratteristica fondamentale. Passato un altro periodo di tempo, quando
siano maturate le condizioni opportune, si giunge alla tappa conclusiva della
lotta, cioè al momento in cui l'esercito si consolida, arrivando persino
alla guerra di posizione, come accadde appunto a Dien Bien Phu, puntello della
dittatura coloniale.
Nel corso della contesa che, dialetticamente, si sviluppa fino a culminare,
con l'attacco a Dien Bien Phu, nella guerra di posizione, si creano zone liberate
o semiliberate dal nemico che vengono così a costituire territori dì
autodifesa. L'autodifesa è concepita dai vietnamiti anche in senso attivo,
come parte di un'unica lotta contro il nemico; le zone di autodifesa si possono
difendere da sole contro attacchi di portata limitata, fornendo intanto uomini
all'esercito del popolo, mantenendo la sicurezza interna alla regione, mantenendo
la produzione e assicurando gli approvvigionamenti alla linea del fronte. L'autodifesa
non è che una minima parte di un insieme, ma con caratteristiche speciali:
non si potrà mai considerare la zona di autodifesa come un punto a sé
stante, ossia, come una regione in cui le forze popolari tentano di difendersi
dagli attacchi del nemico mentre tutto il territorio esterno a tale zona resta
calmo e tranquillo. Se così accadesse, il focolaio verrebbe agevolmente
localizzato, attanagliato e soffocato, a meno che non si passi immediatamente
alla prima fase della guerra di popolo, cioè alla lotta delle guerriglie.
Come s'è già detto, tutto il processo della lotta vietnamita dovette
basarsi soprattutto sui contadini. In un primo momento la lotta, senza una definizione
chiara nei suoi contorni, veniva condotta esclusivamente nell'interesse della
liberazione nazionale, ma, un po' alla volta, cominciarono a delimitarsi i vari
campi, e la lotta si trasformò in una tipica guerra contadina, mentre
si fissava la riforma agraria e si venivano approfondendo le contraddizioni
e, anche, la forza dell'esercito del popolo; si ebbe insomma la manifestazione
della lotta di classe all'interno della società in guerra. La guerra
era diretta dal Partito al fine di annullare la maggior quantità possibile
di nemici e di sfruttare al massimo le contraddizioni con il colonialismo degli
amici poco sicuri. E così, combinando accortamente le contraddizioni,
il Partito riuscì ad approfittare di tutte le forze espresse da questi
urti, in modo da conseguire il successo nel minor tempo possibile.
Il compagno Vo Nguyen Giap ci parla anche dello stretto vincolo che lega il
Partito all'esercito, dicendoci come, in questa lotta, l'esercito non sia che
una parte del Partito guida della lotta. Ci parla anche dello stretto legame
esistente a sua volta tra l'esercito e il popolo; come l'esercito e il popolo
non siano che la medesima cosa, il che si viene sempre più comprovando
con la magnifica sintesi che soleva ricordare Camilo: "l'esercito è
il popolo in uniforme." Il corpo armato, durante la lotta e dopo, ha dovuto
adottare una tecnica nuova, una tecnica che permettesse di avere la meglio sulle
nuove armi del nemico e di respingere ogni genere di offensiva.
Il soldato rivoluzionario ha una disciplina consapevole. Durante tutto il processo,
egli si caratterizza essenzialmente per la propria autodisciplina. Intanto nell'esercito
del popolo, rispettando tutte le norme dei codici militari, deve esserci una
gran democrazia in-terna e una grande uguaglianza nella ripartizione dei beni
necessari agli uomini nella lotta
In tutte queste trattazioni, il generale Nguyen Giap insegna ciò che
noi già abbiamo avuto modo di conoscere per nostra propria esperienza,
esperienza di cui ci si rende conto dopo qualche anno dalla conquista della
vittoria da parte delle forze popolari vietnamite, ma che rafforza l'idea della
necessità di una profonda analisi dei processi storici del momento attuale.
Ciò deve essere fatto alla luce del marxismo, utilizzando tutta la sua
capacità creativa, per poterlo adattare alle mutate circostanze dei vari
paesi, in tutto dissimili tra loro nell'aspetto esteriore della conformazione,
ma identici nella struttura colonizzata, nell'esistenza di un potere oppressivo
imperialista e di una classe associata all'imperialismo con strettissimi vincoli.
Dopo un'accurata analisi, il generale Giap giunge alla seguente conclusione:
"Nell'attuale congiuntura mondiale, una nazione, anche se piccola e debole,
che si levi come un solo uomo sotto la direzione della classe operaia per lottare
risolutamente per l'indipendenza e la democrazia, è davvero in grado,
moralmente e materialmente, di sconfiggere qualsiasi aggressore. In condizioni
storiche determinate, questa lotta può conseguire il successo attraverso
una lotta armata di lunga durata — la resistenza di lunga durata."
Queste parole sintetizzano le caratteristiche generali ché deve assumere
la guerra di liberazione nei territori soggetti.
Crediamo che la miglior dichiarazione per concludere questa prefazione sia la
medesima che usano gli editori di questo libro e che noi accettiamo in pie-no:
"Tutti i nostri amici, come noi ancora soggetti alle mire e alle minacce
dell'imperialismo, possono trarre da Guerra del popolo esercito del popolo,
ciò che ne traiamo noi: nuove ragioni per credere e per sperare."
Comandante Ernesto "Che" Guevara
L'Avana, 1964