Biblioteca Multimediale Marxista
Alcune premesse geografiche e storiche
Il Viet Nam è uno degli Stati piú antichi del
Sud-Est Asiatico.
Il Viet Nam si estende come un'immensa S sulle rive del Pacifico: comprende
il Bac Bo al Nord, che forma col delta del Fiume Rosso una regione ricca di
possibilità agricole e industriali, il Nam Bo al Sud, vasta pianura alluvionale
bagnata dal Mekong ed essenzialmente agricola, e il Trung Bo al centro, lunga
e stretta striscia di terra che collega i due delta. Per descrivere la configurazione
del loro paese, i vietnamiti amano evocare un'immagine che è loro familiare
: quella del bastone che porta una cesta di paddy(1) su ciascuno dei suoi estremi.
(1)Riso vestito. (N.d.T.)
Il Viet Nam conta circa 330.000 Km2 di territorio e 25 milioni di abitanti. Nel corso della sua storia plurimillenaria, il popolo vietnamita si è distinto per le sue eroiche tradizioni di lotta contro le aggressioni straniere. In particolare, nel XIII secolo, riuscì a spezzare l'invasione dei Mongoli che avevano esteso il loro dominio su tutta la Cina feudale.
Attorno alla metà del secolo XIX, gli imperialisti francesi intrapresero la conquista del paese. Nono stante una resistenza di diversi decenni, il Viet Nam fu progressivamente ridotto a una colonia, e formò successivamente, assieme alla Cambogia e al Laos, la Federazione dell'Indocina francese. Fin dall'epoca dell'instaurazione del dominio degli imperialisti francesi tuttavia, il movimento di liberazione nazionale del popolo vietnamita si sviluppò senza sosta, e numerose sollevazioni si succedettero le une alle altre, sempre soffocate ma ogni volta più potenti. Dopo la prima guerra mondiale, cominciò a costituirsi un forte movimento di massa che si estendeva a vasti strati intellettuali e piccolo-borghesi e che al tempo stesso penetrava in profondità tanto fra i contadini poveri quanto nella classe operaia che incominciava a formarsi. Con la fondazione del Partito Comunista Indo-cinese, l'attuale Partito dei Lavoratori del Viet Nam, si ebbe nel 1930 un nuovo sviluppo della lotta per la liberazione nazionale; il Partito Comunista faceva sua, infatti, la missione di guidare la lotta del popolo vietnamita contro gli imperialisti e la classe dei proprietari terrieri feudali, per il trionfo della rivoluzione nazionale e democratica.
Nel 1939 scoppiò la seconda guerra mondiale. La Francia non tardò ad essere occupata dai nazisti, e il Viet Nam a divenire una colonia dei fascisti giapponesi. Il Partito seppe valutare in tempo la situazione creata dalla nuova congiuntura: un nuovo ciclo di guerre e di rivoluzioni stava per aprirsi; promosse quindi in tutto il popolo l'obiettivo dell'allargamento del Fronte Nazionale Unito antimperialista, la preparazione dell'insurrezione generale armata e il rovesciamento degli imperialisti francesi e giapponesi, al fine di riconquistare l'indipendenza nazionale. Il 'Viet Nam Doc Lap Dong Minh (il Fronte dell'Indipendenza del Viet Nam), abbreviato : Viet Minh, fu fondato allo scopo di unire tutte le classi e gli strati sociali patriottici. Nella zona montagnosa del Bac Bo fu aperta la guerriglia, e una zona libera nacque.
Nell'agosto del 1945, l'Armata Rossa sovietica e le forze alleate ebbero ragione
dell'Esercito giapponese, e la guerra mondiale ebbe termine. La sconfitta del
fascismo tedesco e nipponico comportava un grave indebolimento del sistema capitalista.
In seguito alla grande vittoria dell'Unione Sovietica sorsero numerose democrazie
popolari. Ormai, il sistema socialista superava le frontiere di un nuovo paese,
e in tutto il mondo si apriva una nuova fase storica.
Nel Viet Nam, di fronte a questa nuova congiuntura internazionale, il Partito
Comunista Indocinese e il Fronte Viet Minh chiamarono la nazione all'insurrezione
generale. Dappertutto il popolo si sollevò in massa. Manifestazioni e
dimostrazioni di forza si susseguirono senza interruzioni, e nell'agosto la
Rivoluzione scoppiò, neutralizzando le truppe nipponiche ormai del tutto
disorientate, rovesciando l'amministrazione feudale filogiapponese, instaurando
il potere popolare ad Hanoi e in tutto il paese, dalle città alle campagne,
dal Bac Bo al Nam Bo. Il 2 settembre, ad Hanoi, la capitale, il Governo popolare
provvisorio presieduto da Ho Chi Minh si presentò alla nazione, proclamò
l'indipendenza del Viet Nam, e chiamò la nazione all'unità e alla
vigilanza per la difesa del paese contro ogni tentativo imperialista di aggressione.
Era sorta la Repubblica Democratica del Viet Nam, la prima democrazia popolare
nel Sud-Est Asiatico.
Ma gli imperialisti intendevano uccidere sul nascere il regime democratico,
e trasformare così daccapo il Viet Nam in una colonia. Erano passate
appena tre settimane quando, il 23 settembre 1945, il Corpo di spedizione francese
apri il fuoco a Saigon. L'intera nazione vietnamita si levò contro l'aggressione
straniera. A partire da questo giorno, cominciava una guerra di liberazione
nazionale che doveva proseguire per nove anni, al prezzo di inaudito eroismo
e in mezzo a difficoltà inimmaginabili, per terminare infine con la meravigliosa
vittoria del nostro popolo e con la cocente disfatta degli aggressori imperialisti
a Dien Bien Phu.
Ma nel momento stesso in cui, nello straordinario entusiasmo sollevato dalla
Rivoluzione d'Agosto, il popolo vietnamita si stringeva attorno al Governo provvisorio,
intervenne un nuovo fattore a rendere più difficile e complessa la situazione
politica. In base ad un accordo intervenuto tra gli alleati per la neutralizzazione
delle forze giapponesi, le forze del Kuomintang cinese entrarono nella parte
del Viet Nam posta a nord del 16° parallelo, e le forze inglesi sbarcarono
a sud. Le truppe di Chiang Kai-shek approfittarono dell'occasione per depredare
la popolazione e mettere a sacco il paese e aiutarono, con ogni mezzo, gli elementi
più reazionari della borghesia e della classe dei proprietari terrieri
vietnamiti, affiliati al Viet Nam Quoc Dan Dang (il Kuomintang vietnamita) e
al Phuc Quoc filogiapponese (Partito della Restaurazione nazionale vietnamita).
Forti dell'aiuto cinese, questi elementi suscitarono ovunque disordini, occuparono
cinque province verso la frontiera, provocarono incidenti nel cuore stesso della
capitale e si prepararono febbrilmente a rovesciare il potere popolare. Nel
Sud, gli Inglesi si adoperavano attivamente per affrettare il ritorno de-gli
imperialisti francesi. Mai sul suolo vietnamita vi erano state altrettante truppe
straniere, ma mai il popolo vietnamita era stato altrettanto deciso a insorgere
per la difesa della Patria.
Queste, nelle grandi linee, le premesse geografiche e storiche indispensabili per la comprensione dello svolgimento della guerra di liberazione nazionale del popolo vietnamita.
Esposizione sommaria dello svolgimento della guerra di liberazione nazionale
All'inizio della guerra, gli imperialisti francesi contavano
di trovare appoggio nelle truppe britanniche per riconquistare il Nam Bo, e
servirsene quindi come di un trampolino per la loro marcia sul Nord. Erano vergognosamente
capitolati di fronte ai fascisti giapponesi, ma, a guerra finita, consideravano
un diritto incontestabile il tornare da padroni nella loro vecchia colonia.
Si rifiutavano di ammettere che nel frattempo la situazione era radicalmente
mutata.
Nel settembre del 1945, le truppe coloniali francesi, armate dagli Inglesi e
ben presto rafforzate dal Corpo di spedizione francese posto al comando del
generale Leclerc, iniziarono, con l'appoggio diretto dell'esercito britannico,
l'aggressione a Saigon. La popolazione del Nam Bo si sollevò immediatamente
per combattere, ma, data l'estrema debolezza delle sue forze armate, il potere
popolare dovette ritirarsi nelle campagne, pur dopo eroici combattimenti nelle
vie di Saigon e delle altre grandi città. Anche la quasi totalità
degli agglomerati e delle vie di comunicazione importanti esistenti nel Nam
Bo e nella parte meridionale del Trung Bo cadevano in seguito nelle mani del
nemico.
I colonialisti credevano di essere sul punto di concludere la riconquista del
Nam Bo, e il generale Leclerc dichiarava che avrebbe posto termine all'occupazione
e alla "pacificazione" nel giro di dieci settimane. Ma gli avvenimenti
presero tutt'altra piega. La popolazione del Sud, con l'appoggio dell'intero
paese, prosegui la lotta, e in tutte le campagne del Nam Bo la guerriglia andò
sempre più rafforzandosi, le sue basi moltiplicandosi ed estendendosi,
cosicché il potere popolare poté consolidarsi ed affermarsi progressiva-mente
durante i nove anni della Resistenza, fino al ristabilimento della pace.
Il nostro Partito, consapevole che l'invasione del Nam Bo era solo la prima
fase del piano d'aggressione degli imperialisti francesi, assunse la guida dell'intera
nazione per la preparazione di una resistenza di lunga durata, e adottò,
al fine di unire tutte le forze ostili all'imperialismo francese, una politica
lungimirante, volta ad ottenere l'adesione di tutte le persone da cui poteva
essere ottenuta, a neutralizzare tutte le persone suscettibili di essere neutralizzate,
ad ampliare il Fronte nazionale unito attraverso la creazione del Lien Viet
(Fronte di Unione Nazionale del Viet Nam), a organizzare con la massima urgenza
elezioni generali a suffragio universale per costituire la prima Assemblea Nazionale
della Repubblica Democratica del Viet Nam, col compito di votare una Costituzione
e di formare un governo di resistenza largamente rappresentativo, comprendente
anche il Viet Nam Quoc Dan Dang (il Kuomintang vietnamita). Era nostra cura
evitare in quel momento ogni scontro con le truppe di Chiang Kai-shek.
Il problema del Corpo di spedizione francese era allora quello di sapere se
gli sarebbe stato possibile tornare con facilità nel Nord Viet Nam. La
cosa non si presentava possibile, poiché al Nord le nostre forze erano
più forti che non al Sud. D'altro canto, il nostro Governo intendeva
ad ogni costo salvaguardare la pace per consolidare l'appena costituito potere
popolare e per ricostruire il paese devastato da lunghi anni di guerra. In queste
situazioni ebbero luogo negoziati fra il nostro Governo e i colonialisti francesi
che si conclusero con l'Accordo preliminare del 6 marzo 1946. In base a questa
convenzione, limitati contingenti di truppe francesi venivano autorizzati a
stanziarsi in un certo numero di località del Nord Viet Nam per sostituire,
congiuntamente all'esercito vietnamita, le truppe di Chiang Kai-shek. In cambio,
il governo francese riconosceva il Viet Nam in quanto Stato libero, dotato di
un proprio governo, di una propria assemblea nazionale, di un esercito e di
finanze proprie, e si impegnava a ritirare le sue truppe dal Viet Nam entro
un periodo di cinque anni. Per quanto riguarda lo statuto politico del Nam Bo,
avrebbe dovuto essere determinato da un referendum.
I rapporti fra la Repubblica Democratica del Viet Nam e la Francia si trovavano
allora ad una svolta : sarebbe stata consolidata la pace o sarebbero riprese
le ostilità? I colonialisti consideravano l'Accordo preliminare come
un espediente provvisorio per introdurre una parte delle loro truppe nel Nord
Viet Nam, una manovra dilazionatrice del loro piano per una estensione generalizzata
delle ostilità. Inevitabilmente quindi i colloqui della Conferenza di
Da Lat misero capo ad un risultato negativo e quelli della Conferenza di Fontainebleau
ad un fragile modus vivendi. In tutto questo periodo, d'altro canto, .i colonialisti
fautori della guerra non desistevano dal perseguire la loro tattica di progressivo
allargamento delle loro posizioni locali. Invece di osservare l'armistizio,
continuavano le loro operazioni di polizia nel Nam Bo, vi istallavano un governo
fantoccio locale, mentre, nel Bac Bo, davano luogo a provocazioni ed attaccavano
diverse province, mettevano a sacco e massacravano la popolazione del centro
minerario di Hongai, creando dappertutto una atmosfera di tensione e facendo
preparativi per ulteriori azioni di forza.
Il nostro Governo, fedele alla sua politica di pace e di indipendenza, cercò
in tutti i modi di regolare pacificamente i conflitti che via via insorgevano,
e numerosi appelli richiesero l'uno dopo l'altro al governo francese, allora
presieduto dalla S.F.I.O., un mutamento di politica, per evitare una guerra
che sarebbe stata di pregiudizio per entrambe le parti. Al tempo stesso, ci
adopravamo attivamente per rafforzare le nostre retrovie e per fare i preparativi
necessari nell'eventualità di una guerra di resistenza. Buoni risultati
furono ottenuti nell'incremento della produzione, fu prestata grande attenzione
al rafforzamento della difesa nazionale, i reazionari del Viet Nam Quoc Dan
Dang furono eliminati dalla lotta politica e le regioni cadute in loro mano
liberate.
Nel novembre del 1946, la situazione si aggravò. I colonialisti attaccarono
Haiphong. Dopo avere impegnato combattimenti nelle strade, le nostre truppe
si ritirarono nei sobborghi. Nel dicembre, i colonialisti provocarono un clima
di tensione ad Hanoi: massacro di civili, occupazione di certi servizi pubblici,
proclama di un ultimatum per il disarmo dei nostri gruppi di autodifesa, e rivendicazione
di provvedere essi stessi al mantenimento dell'ordine nella città. Infine
passarono apertamente al conflitto armato. I colonialisti avevano preso deliberatamente
la via della guerra, ed avevano scelto al tempo stesso la via della loro disfatta.
Il 19 dicembre, la Resistenza si estese a tutto il paese. Il giorno successivo,
in nome del Partito e del Governo, il Presidente Ho Chi Minh lanciò un
appello al popolo invitandolo a levarsi contro il nemico, a schiacciarlo e a
salvare la Patria, a combattere fino all'ultima goccia di sangue, e a respingere
categorica-mente ogni nuova forma di schiavitù.
Nel momento in cui le ostilità si estesero in tutto il paese, il rapporto
di forze si presentava in questi termini. Dal punto di vista materiale, il nemico
era incontestabilmente più forte di noi. Le nostre truppe ebbero quindi
l'ordine di attaccare tutte le sue guarnigioni per indebolirlo ed impedirgli
una troppo rapida estensione, ma in seguito, quando le condizioni ci sarebbero
diventate sfavorevoli, di ripiegare con la maggior parte degli effettivi verso
le retrovie, per preservare le nostre forze in previsione di una resistenza
di lunga durata. I più gloriosi e notevoli combattimenti si svolsero
ad Hanoi : le nostre truppe riuscirono a mantenere saldamente un vasto settore
della capitale per due interi mesi prima di ritirarsene indenni.
In quei giorni di pericolo per la Patria, tutto il popolo vietnamita era indissolubilmente
unito in una lotta a morte : aveva risposto all'appello del Partito, aveva risolutamente
scelto la via della Libertà e dell'Indipendenza. Il Governo centrale
si ritirò nella zona montuosa del Viet Bac, furono create zone militari
ben presto raggruppate in interzone, furono rafforzati i poteri delle autorità
locali per ottenere la mobilitazione del popolo ed organizzarne la Resistenza.
Il nostro governo continuava ad invitare quello francese a non persistere nell'errore
e a riprendere negoziati di pace, ma, col pretesto dei negoziati, il governo
francese richiedeva il disarmo delle nostre truppe. La nostra risposta ai colonialisti
fu una intensificazione della Resistenza.
In effetti, l'alto comando francese ammassava truppe e preparava febbrilmente
una ragguardevole offensiva-lampo nella speranza di por fine alla guerra. Nell'ottobre
del 1947, lanciò una grande campagna contro la nostra base principale,
il Viet Bac, per decapitare la Resistenza ed annientare le nostre forze regolari.
Ma questa grande operazione si risolse in uno scacco cocente, e le forze del
Corpo di spedizione subirono gravi perdite senza riuscire a molestare i nostri
organi dirigenti, né a intaccare le nostre unità regolari. Il
nemico dunque assisté al fallimento della sua strategia basata su una
offensiva-lampo volta ad ottenere una decisione rapida ; il nostro popolo invece
divenne ancora più deciso a perseverare sulla via della resistenza di
lunga durata.
Il nemico infine comprese che la guerra sarebbe stata di lunga durata, e mutò,
a partire dal 1948, strategia: impiegò le sue forze nella "pacificazione"
e nel rafforzamento delle regioni già occupate, soprattutto nel Nam Bo,
in base al principio di combattere i Vietnamiti con i Vietnamiti e di mantenere
la guerra con la guerra. Organizzò quindi un Governo centrale fantoccio,
inquadrò unità militari collaborazioniste, si diede ad un aperto
saccheggio economico. Riuscì così ad ampliare progressivamente
la zona di occupazione del Nord e ottenne il controllo della maggior parte del
delta del Fiume Rosso. In tutti questi anni, il Corpo di spedizione francese
attuò una grande dispersione delle sue forze, ottenendo il controllo
di migliaia di posizioni di varia importanza. Ma le difficoltà militari
e finanziarie, ogni giorno più numerose, indussero progressivamente gli
imperialisti francesi ad aprire la via all'intervento degli imperialisti americani.
Il cambiamento della strategia nemica ci indusse a promuovere,
mediante l'intensificazione della guerriglia, una strategia che faceva delle
sue retrovie le nostre posizioni avanzate. Le nostre unità si disperdevano
in compagnie autonome che operavano in profondità nella zona controllata
dal nemico per scatenarvi la guerriglia, stabilirvi basi e proteggere il potere
popolare locale. Si trattava di una guerra di estrema durezza che si combatteva
a tutti i livelli : militare, economico, politico. Il nemico organizzava operazioni
di polizia ; noi lottavamo contro queste operazioni. Organizzava truppe collaborazioniste
vietnamite e installava autorità-fantoccio; noi mantenevamo saldo il
potere popolare locale, rovesciavamo i notabili collaborazionisti, eliminavamo
i traditori, e facevamo un'attiva propaganda per ottenere il disgregamento delle
forze ausiliarie. Pazientemente e progressivamente, creavamo basi di guerriglia
grandi e piccole. Sulla carta del teatro di operazioni, oltre alla zona libera,
cominciavano ad apparire, nel cuore stesso delle regioni occupate, "zone
rosse"(Basi di guerriglia, cosí chiamate perché colorate
in rosso sulle carte) che si estendevano incessantemente e incessantemente si
moltiplicavano. Il suolo della Patria veniva liberato pollice per pollice sul
fronte stesso delle retrovie. In questa guerra non vi era niente di definito,
il fronte passava ovunque si trovasse il nemico, non era da nessuna parte, era
dappertutto. In seguito alla nostra nuova strategia, il tentativo nemico di
mantenere la guerra con la guerra e di combattere i Vietnamiti con i Vietnamiti
si scontrò con gravi difficoltà e fece fiasco.
Il centro di gravità del fronte si spostava progressivamente verso le
retrovie nemiche, mentre la zona libera si rafforzava ininterrottamente e il
nostro esercito diventava sempre più forte nel corso stesso della lotta.
Più la guerriglia si sviluppava, più aumentavano le nostre formazioni
locali e più diveniva facile raggruppare le nostre forze. Alla fine del
1948 e all'inizio del 1949, fummo in grado per la prima volta di promuovere
piccole campagne che inflissero al nemico perdite sensibili. Gli imperialisti
cominciarono a preoccuparsi seriamente, e la commissione di inchiesta presieduta
dal generale Revers concluse i suoi lavori con un rapporto alquanto pessimistico
che concludeva sulla necessità di sollecitare più ampie forme
di aiuto dagli Stati Uniti.
Il 1949 vide lo splendido trionfo della Rivoluzione cinese e la nascita della
Repubblica Popolare della Cina. Questo grande avvenimento storico, che modificò
la fisionomia dell'Asia e del mondo, influenzò in modo considerevole
la guerra di liberazione del popolo vietnamita. Uscito dall'isolamento che gli
era stato imposto dal nemico, il Viet Nam si trovava d'ora innanzi geograficamente
collegato al campo socialista.
All'inizio del 1950, la Repubblica Democratica del Viet Nam fu ufficialmente
riconosciuta dalla Repubblica Popolare della Cina, dall'Unione Sovietica e dagli
altri paesi fratelli. L'anno successivo, nel corso del suo II Congresso, il
Partito Comunista Indocinese decise di mutare la sua denominazione e divenne
il Partito dei Lavoratori del Viet Nam. Il Fronte Viet Minh e il Lien Viet (Fronte
di Unione Nazionale del Viet Nam) procedettero alla loro fusione. Nel 1953,
il Partito e il Governo decisero di realizzare la riforma agraria per dare nuovo
impulso alle forze produttive e per dare più vigoroso slancio alla Resistenza.
L'insieme di tutti questi fatti contribuì a mutare in nostro vantaggio
la fisionomia della guerra.
In effetti, il 1950 segnò un nuovo sviluppo della nostra
resistenza di lunga durata. Durante l'inverno, nel corso della campagna della
frontiera, demmo inizio alla nostra prima controffensiva relativamente importante,
che consegui la liberazione delle province di Cao Bang, Lang Son e Lao Ky. Subito
dopo aprimmo una serie di operazioni offensive sul fronte del delta.
Il nemico subì nuove sconfitte, fu inviato in Indocina il generale De
Lattre de Tassigny, e l'aiuto militare accordato dagli Stati Uniti, in base
ad un accordo siglato nel 1950, continuò ad aumentare incessantemente.
La guerra di aggressione, scatenata all'inizio dai colonialisti francesi, diventava
a poco a poco una guerra sostenuta dal dollaro americano e dal sangue francese.
Era veramente la sporca guerra.
Nel suo piano, approvato da Washington, il generale De Lattre intendeva attuare
la costruzione di una solida linea di fortificazioni nel delta del Fiume Rosso
per sostenere i nostri attacchi e organizzare unità militari da lanciare
in violente operazioni di polizia al fine di "pacificare" ad ogni
costo la zona occupata. Sperava cosí di potere creare i presupposti di
una offensiva che avrebbe permesso alle forze francesi di riprendere l'iniziativa
e di portare l'attacco contro la nostra zona libera. Nell'ottobre del 1951,
il nemico occupò Hoa Binh. La nostra risposta fu l'immediata apertura
della campagna di Hoa Binh: da un lato, operavamo con azioni di contenimento
e di annientamento sulla linea frontale di combattimento; dall'altro, approfittando
della debolezza del dispositivo nemico, le nostre divisioni si infiltravano
nelle stesse retrovie del delta del Fiume Rosso per attuarvi attacchi frontali.
Le nostre basi di guerriglia, già ampliate, si ingrandivano ulteriori
liberando complessivamente 2 milioni di abitanti Binh fu liberata, e il piano
De Lattre falli.
Nel 1952, lanciammo una campagna nel Nord-Ovest e liberammo vasti territori
fino a Dien Bien Phu. Al-l'inizio del 1953, unità di volontari vietnamiti
aprirono, in cooperazione con l'esercito di liberazione del Pathet-Lao, la campagna
dell'Alto Laos, che ottenne la liberazione della provincia di Sam Neua.
La fisionomia dei diversi teatri di guerra si presentava, sinteticamente, in
questi termini :
Il fronte principale era quello del Nord Viet Nam, ove si erano svolte la maggior
parte delle battaglie di rilievo. All'inizio del 1953 pressoché la totalità
della regione montuosa, vale a dire più di due terzi del territorio del
Nord Viet Nam, era libera. Il nemico occupava ancora Hanoi e il delta del Fiume
Rosso, o più esattamente le grandi città e le più importanti
vie di comunicazione; le nostre basi di guerriglia infatti — la nostra
zona libera — comprendevano già quasi i due terzi dei villaggi
e delle località di questa regione. Nel Centro e nel Sud Viet Nam continuavamo
a detenere saldamente vaste zone libere e a sviluppare al tempo stesso, e in
misura notevole, le nostre basi di guerriglia nella zona occupata.
La fisionomia dei teatri di operazione si era notevolmente modificata: la zona
di occupazione nemica si riduceva gradualmente, mentre la più importante
base della Resistenza, la zona libera del Nord Viet Nam, si era progressivamente
ampliata e consolidata. Le nostre forze mantenevano costantemente l'iniziativa
delle operazioni, e il nemico era costretto in una situazione quanto mai difficile
e pericolosa.
Gli imperialisti francesi sprofondavano sempre più nella guerra d'aggressione.
L'aiuto americano, che nel 1950 e nel 1951 copriva solamente il 15% delle spese
di guerra, ne copriva nel 1952 il 35%, nel 1953 il 45%, per raggiungere ben
presto 1'80% nel 1954. Ma la situazione del Corpo di spedizione francese permaneva
sempre senza uscita. Nell'autunno del 1953, approfittando dell'armistizio in
Corea, gli imperialisti americani e francesi si 'sforzarono di accrescere le
loro forze armate nell'Indocina, allo scopo di prolungare e di estendere le
ostilità.
Decisero di sostenere il piano Navarre che si proponeva di annientare le nostre
forze regolari, di occupare tutto il Viet Nam, da trasformare in una colonia
e in un base militare franco-americana, nella speranza di por fine vittoriosamente
alla guerra nel giro di 18 mesi. Si trattava in effetti del piano degli oltranzisti
Laniel-Dulles. Proprio in vista della realizzazione della prima fase del piano,
il generale Navarre ammassò nel Nord più della metà delle
forze mobili operanti nel teatro di guerra indocinese, ivi compresi i rinforzi
appena arrivati dalla Francia, e le lanciò all'attacco contro la nostra
zona libera, paracadutando delle truppe a Dien Bien Phu per farne il trampolino
di lancio per una ulteriore offensiva.
Il nemico intendeva concentrare le forze ; noi lo obbligammo a disperderle.
Demmo inizio ad una serie di violente offensive contro le posizioni lasciate
relativamente allo scoperto e lo obbligammo a disperdere le truppe un po' dovunque
per parare i nostri colpi. Creammo così le condizioni favorevoli per
l'attacco di Dien Bien Phu, il più potente campo trincerato dell'Indocina,
giudicato imprendibile dallo stato maggiore franco-americano. Decidemmo di strangolare
il nemico entro Dien Bien Phu. Vi facemmo affluire il nostro corpo di combattimento,
e mobilitammo le risorse umane e materiali delle retrovie per garantirci la
vittoria in prima linea. Dopo 55 giorni e 55 notti di combattimenti, l'Esercito
popolare del Viet Nam realizzò il più importante fatto d'armi
di tutta la guerra di liberazione: la distruzione della guarnigione di Dien
Bien Phu. Questa grande battaglia, che modificò il corso degli avvenimenti,
contribuì in modo decisivo al successo della Conferenza di Ginevra.
Nel luglio del 1954, la conclusione degli Accordi di Ginevra ristabiliva la
pace in Indocina sull, rispetto, della sovranità, dell'indipendenza,
e dell'integrità territoriale del Viet Nam, della Cambogia e del Laos.
In seguito a questi Accordi il Nord Viet Nam si trova oggi, coi suoi 13 milioni
di abitanti, interamente libero. Questo successo costituiva il coronamento di
quasi un secolo di lotta per la liberazione nazionale, e in particolare dei
nove anni della dura guerra di resistenza sostenuta dal popolo vietnamita. Segnò
invece la vergognosa disfatta degli imperialisti francesi e americani, e dei
loro lacché. Ma ancora oggi la metà del nostro paese vive sotto
il giogo degli imperialisti americani e dell'autorità di Ngo Dinh Diem.
Lungi dall'essere compiuta, la lotta del nostro popolo per la sua liberazione
nazionale prosegue, con metodi pacifici.
I problemi fondamentali della nostra guerra di liberazione
La guerra di liberazione del popolo vietnamita era una guerra
giusta, che mirava a riconquistare l'indipendenza e l'unità della Patria,
ad ottenere e ad assicurare ai contadini il diritto alla terra, e a difendere
le conquiste della Rivoluzione di Agosto. Così questa guerra fu anzitutto
una guerra di popolo. Educare, mobilitare, organizzare, armare tutto il popolo
in modo che partecipasse alla Resistenza fu un problema decisivo.
Il nemico della nazione vietnamita era l'imperialismo aggressore, questo il
nemico da abbattere. Ma nella misura in cui ormai da lungo tempo era collegato
ai proprietari fondiari feudali, l'obbiettivo antimperialista non poteva assolutamente
dissociarsi dall'obbiettivo antifeudale. D'altro canto, in un paese coloniale
arretrato come il nostro, in cui i contadini rappresentano l'enorme maggioranza
della popolazione, la guerra di popolo doveva essenzialmente presentarsi nella
forma di una guerra sostenuta dai contadini sotto la guida della classe operaia.
Mobilitare e organizzare tutto il popolo significava mobilitare e organizzare
le masse contadine, e il problema della terra assumeva importanza decisiva.
Quindi, alla luce di una analisi esauriente, la guerra di liberazione del popolo
vietnamita si presenta, nella sua essenza, come una rivoluzione nazionale democratica
popolare armata, i cui due obbiettivi fondamentali ed essenziali consistevano
nel rovesciamento dell'imperialismo e della classe dei proprietari fondiari
feudali.
L'obbiettivo antimperialista era peraltro basilare.
Paese coloniale arretrato, appena sollevatosi per proclamare
la propria indipendenza ed instaurare il potere popolare, il Viet Nam disponeva
solamente di forze armate organizzate di recente, senza esperienza e male equipaggiate.
Di contro il nemico era costituito da una potenza imperialista che, nonostante
la recente occupazione tedesca, conservava tuttavia un potenziale economico
e militare piuttosto considerevole, e che godeva inoltre di un attivo sostegno
da parte degli Stati Uniti. Sul piano materiale, il rapporto di forze metteva
in chiara evidenza la nostra debolezza e la potenza del nemico. La guerra di
liberazione del popolo vietnamita doveva dunque, per poter creare le condizioni
della vittoria, caratterizzarsi come una resistenza di lunga durata particolarmente
ardua. Ogni concezione nata dall'impazienza e mirante ad ottenere una vittoria
rapida non poteva essere che un grave errore. Era necessario invece attenersi
risolutamente alla strategia della resistenza di lunga durata, esaltare la volontà
di cercare la salvezza mediante le proprie forze, preservare ed accrescere a
poco a poco le nostre forze, attaccando reiteratamente e distruggendo progressivamente
quelle nemiche. Era necessario accumulare migliaia di piccoli successi per pervenire
ad una grande vittoria. Solo a questo prezzo era per noi possibile modificare
il rapporto di forze, passare dall'iniziale inferiorità alla superiorità
e conseguire la vittoria finale.
Il nostro Partito seppe ben presto identificare le caratteristiche di questa
guerra: guerra di popolo e guerra di lunga durata. La risoluzione di tutti i
problemi che sorsero durante la dura guerra di resistenza fu basata su questa
valutazione, che ci condusse infine alla vittoria.
Dal punto di vista della direzione militare, tanto la nostra
strategia quanto la nostra tattica dovevano essere adeguate ad una guerra di
popolo e ad una resistenza di lunga durata.
Abbiamo già posto in evidenza come la nostra strategia consistesse nel
sostenere una lotta a lunga scadenza. In via di principio una guerra di questo
tipo comporta diverse fasi, la fase difensiva, la fase dell'equilibrio delle
forze e quella della controffensiva generale. In concreto, il suo svolgimento
può essere, secondo le condizioni particolari proprie di ciascuna parte,
più mosso e complesso. Solo una guerra di lunga durata poteva consentirci
di sfruttare al massimo i nostri vantaggi politici, di superare i nostri limiti
materiali, in modo da uscire dalla iniziale debolezza e da divenire più
forti. Preservare ed accrescere le forze è il principio a cui ci siamo
attenuti, attaccando solo quando la vittoria era certa, evitando battaglie che
avrebbero potuto costarci perdite, rifiutandoci ad ogni azione avventuristica.
Era imperativamente necessario applicare la parola d'ordine: rafforzarci sempre
di più attraverso il combattimento stesso.
Anche le forme di combattimento dovevano essere adeguate alla situazione, era
nostro compito in altri termini portare al massimo lo spirito combattivo e vincere
la superiorità materiale del nemico con l'eroismo delle nostre truppe.
Forma essenziale, soprattutto all'inizio della guerra, fu la guerriglia, che
ottenne nel teatro operativo vietnamita grandi vittorie: poteva essere applicata
tanto sulla montagna quanto nel delta, con armi buone o mediocri, a volte anche
senza armi, e doveva infine permetterci di procurarci l'equipaggia-mento a spese
del nemico. Ovunque fosse presente il nemico, là tutta la popolazione
vi prendeva parte: ogni comune aveva il suo dispositivo di difesa, così
come ogni distretto aveva le sue truppe regionali che combattevano sotto la
direzione del comitato locale del Partito e del potere popolare, coordinando
la propria azione con l'esercito regolare al fine di logorare o di annientare
le truppe nemiche.
Con lo sviluppo delle nostre forze, la guerriglia si trasformò ben presto
in guerra di movimento — una forma di guerra di movimento ancora fortemente
impregnata delle caratteristiche della guerriglia, ma che doveva divenire in
seguito, sul fronte principale, quello del Nord, la forma essenziale di combattimento.
In questo processo di sviluppo della guerriglia e di acquisizione di una sempre
maggiore importanza della guerra di movimento, il nostro esercito popolare si
rafforzò sempre più. Da combattimenti impegnati con gli effettivi
di un drappello o di una compagnia, passò successivamente a campagne
di notevole ampiezza, che rendevano necessaria l'entrata in azione di diverse
divisioni. A poco a poco, il suo armamento migliorò, essenzialmente mediante
le armi strappate al nemico, agli imperialisti francesi e americani.
Dal punto di vista militare la guerra di liberazione del popolo vietnamita ha
provato che un esercito popolare, insufficientemente equipaggiato, ma in lotta
per una giusta causa, e in possesso di una strategia ed una tattica corrente,
è assolutamente in grado di vincere un esercito moderno di aggressori
imperialisti.
Per quanto concerne la direzione dell'economia di guerra, nel quadro di un paese
agricolo impegnato in una resistenza di lunga durata come nel caso del Viet
Nam, il problema delle retrovie non poteva porsi se non nella forma dell'edificazione
di basi di resistenza nelle campagne. L'incremento e la difesa della produzione,
lo sviluppo dell'agricoltura erano problemi di estrema importanza, tanto per
l'approvvigionamento del fronte, quanto per il progressivo miglioramento delle
condizioni di vita della popolazione. Anche il problema dell'industria bellica
era naturalmente all'ordine del giorno.
La politica agraria del Partito svolgeva un ruolo determinante nell'edificazione
delle basi rurali e nel consolidamento delle retrovie, in modo da dare ulteriore
impulso alla Resistenza. Questo problema faceva tutt'uno d'altro canto coll'obbiettivo
antifeudale della rivoluzione. La questione nazionale in un paese coloniale
si presenta essenzialmente come questione contadina; l'accrescimento delle forze
della Resistenza era quindi intimamente connesso con la risoluzione del problema
agrario.
La Rivoluzione d'Agosto aveva rovesciato lo Stato feudale. Con la riduzione
dei tassi di affittanza e dei tassi di interesse il potere popolare assicurò
ai contadini i primi vantaggi materiali. Le terre accaparrate dagli imperialisti
e dai traditori furono confiscate e suddivise. Le terre e le risaie comunali
furono ripartite in modo più equo. A partire dal 1953, il Partito, ritenendo
necessario promuovere in modo più attivo il conseguimento dell'obbiettivo
antifeudale, decise di realizzare la riforma agraria nel corso stesso della
guerra di resistenza — linea che si rivelò corretta, malgrado certe
insufficienze nell'applicazione, e che fu coronata da successo. Gli effettivi
vantaggi materiali di cui vennero a godere i contadini accrebbero ancora di
più nel popolo e nell'esercito la entusiastica volontà di proseguire
nella guerra di resistenza.
Grazie a questa corretta politica agraria, la vita del popolo è, nonostante
le innumerevoli difficoltà della guerra di resistenza, in generale migliorata,
non solo nelle vaste zone libere del Nord, ma perfino nelle basi di guerriglia
del Sud.
La guerra di liberazione del popolo vietnamita ha provato che l'edificazione
di basi di resistenza nelle campagne è particolarmente importante, e
che la rivoluzione antimperialista e la rivoluzione antifeudale sono intimamente
collegate e non possono in alcun modo venire dissociate.
Dal punto di vista politico, l'unione di tutto il popolo, la mobilitazione di
ogni energia a sostegno della Resistenza presentavano un problema di fondamentale
importanza: era il problema del Fronte nazionale unito contro gli imperialisti
e i loro lacché, i traditori vietnamiti.
Nel Viet Nam il nostro Partito ha conseguito un grande successo nella sua politica
di fronte. Fin dagli anni difficili della seconda guerra mondiale, diede vita
alla Lega per l'Indipendenza del Viet Nam. In questo periodo, e analogamente
nei primi anni della guerra di resistenza, il Partito abbandonò temporaneamente
la parola d'ordine della rivoluzione agraria e si limitò a promuovere
la riduzione dei tassi di affittanza e dei tassi di interesse, il che permise
di neutralizzare una parte della classe dei proprietari terrieri e di ottenere
l'appoggio alla nostra causa dei suoi elementi patriottici.
All'indomani della Rivoluzione d'Agosto, il Partito, mediante la sua politica
per la piú ampia unità del fronte unito, neutralizzò gli
elementi esitanti della classe dei proprietari terrieri e arginò così
il sabotaggio dei fautori del Viet Nam Quoc Dan Dang (Partito nazionalista del
Viet Nam).
Più tardi, quando lo sviluppo stesso della Resistenza impose categoricamente
la riforma agraria, il Partito attuò una suddivisione della classe dei
proprietari terrieri, stabilendo per ogni categoria di proprietari un trattamento
adeguato al loro atteggiamento politico, in base al principio della liquidazione
del regime di appropriazione feudale delle terre.
Il Fronte unito ottenne anche grandi successi nella realizzazione dell'unità
di tutti i gruppi nazionali e importanti risultati nella conquista dell'appoggio
delle confessioni religiose.
Il Fronte nazionale unito doveva costituire un vasto organismo politico: doveva
ottenere l'adesione di tutte le forze da cui poteva essere ottenuta, neutralizzare
tutte quelle che potevano essere neutralizzate, dividere tutte quelle che potevano
essere divise, rivolgere il momento fondamentale della lotta contro il nemico
fondamentale della rivoluzione, l'imperialismo invasore. Doveva inoltre essere
fondato sull'alleanza degli operai e dei contadini e posto sotto la direzione
della classe operaia. Nel Viet Nam l'alleanza degli operai e dei contadini ha
dietro a sé un brillante passato e solide tradizioni, nella misura in
cui il Partito della classe operaia è stato il solo partito politico
a combattere risolutamente in ogni circostanza per l'indipendenza nazionale,
ed il primo ad avanzare la parola d'ordine "la terra a chi la lavora"
e a lottare fermamente per tradurla nella realtà. Tuttavia nei primi
anni della Resistenza, in mancanza di una adeguata valutazione di tutta l'importanza
della questione contadina, non fu accordata sufficiente attenzione al problema
della alleanza degli operai e dei contadini. Questa lacuna fu successivamente
colmata, soprattutto a partire dal momento in cui il Partito decise, mediante
la realizzazione della riforma agraria, di fare dei contadini gli autentici
padroni delle campagne. Con la vittoria nella guerra di resistenza e i successi
ottenuti nella riforma agraria, il Partito ha reso l'indipendenza alla metà
del paese e dato la terra ai contadini; l'alleanza degli operai e dei contadini
si è così andata rafforzando di giorno in giorno.
La guerra di liberazione del popolo vietnamita ha provato che, di fronte ad
un nemico potente e aggressivo, la vittoria può essere assicurata solo
dall'unità di tutta Ia nazione nell'ambito di un solido ed ampio Fronte
nazionale unito basato sull'alleanza degli operai e dei contadini.
Le ragioni del successo
Nel Viet Nam la guerra di liberazione ha conseguito una grande
vittoria. Nel Nord, ormai completamente libero, gli imperialisti sono stati
scacciati, la classe di proprietari terrieri liquidata, e la popolazione avanza
a passi sicuri sulla via dell'edificazione del socialismo, il che costituirà
al tempo stesso un saldo appoggio per la riunificazione pacifica della Patria.
La guerra di liberazione del popolo vietnamita è stata vittoriosa perché
era una guerra giusta, sostenuta per l'indipendenza e l'unità della Patria,
per i veri interessi della nazione e del popolo. Questo suo carattere ha indotto
tutto il popolo a partecipare attivamente alla Resistenza e a tollerare ogni
sacrificio per la vittoria finale.
La guerra di liberazione del popolo vietnamita è stata vittoriosa perché
avevamo a disposizione una forza armata rivoluzionaria di popolo, il valoroso
Esercito popolare del Viet Nani. Edificato sulla base della linea politica del
Partito, il nostro Esercito, che aveva sempre condotto un perseverante lavoro
politico nei confronti dei suoi membri, fu sempre animato da una combattività
a tutta prova e seppe sempre applicare la strategia e la tattica della guerra
popolare. Sviluppatosi dal nulla, il nostro Esercito contava nelle sue file
l'élite operaia, contadina, studentesca ed intellettuale rivoluzionaria,
e si era formato dalle organizzazioni patriottiche delle masse popolari. Nato
dal popolo, ha combattuto per il popolo, esercito diretto dal Partito della
classe operaia.
La guerra di liberazione del popolo vietnamita è stata vittoriosa poiché
avevamo a disposizione un solido ed ampio Fronte Nazionale Unito, che riuniva
tutte le classi rivoluzionarie, tutte le nazionalità del paese, tutti
i patrioti, edificato sulla base dell'alleanza degli operai e dei contadini,
e sotto la direzione del Partito.
La guerra di liberazione del popolo vietnamita è stata vittoriosa poiché
avevamo a disposizione un potere popolare nato dalla Rivoluzione d'Agosto e
sempre più saldamente radicato. Questo potere si manifestava nella forma
di un governo d'alleanza di classe, di alleanza di classi rivoluzionarie, e
soprattutto di alleanza degli operai e dei contadini; si trattava dunque di
una dittatura democratica popolare, di fatto della dittatura degli operai e
dei contadini, sotto la direzione del Partito. Il potere popolare aveva fatto
tutto quanto stava in lui per mobilitare ed organizzare tutto il popolo nella
lotta di resistenza, ed aveva inoltre ottenuto vantaggi materiali effettivi
per il popolo, non solo nelle zone liberate, ma anche nelle basi di guerriglia
poste nelle retrovie nemiche.
Tutti questi elementi hanno fatto sì che la guerra di
liberazione del popolo vietnamita sia stata coronata da una grande vittoria;
tuttavia l'elemento fondamentale è consistito nel fatto che questa guerra
è stata organizzata e diretta dal Partito della classe operaia: il Partito
Comunista Indocinese divenuto oggi il Partito dei Lavoratori del Viet Nam..È
stato il Partito che, alla luce del marxismo-leninismo, ha proceduto ad una
corretta analisi della società vietnamita e del rapporto di forze esistente
tra il nemico e noi, per definire gli obbiettivi fondamentali della rivoluzione
nazionale democratica popolare, per decidere l'apertura della lotta armata e
la linea generale della guerra di liberazione: la resistenza di lunga durata,
la salvezza mediante le proprie forze. Il Partito ha inoltre correttamente risolto
i problemi posti dall'organizzazione e dalla direzione di un esercito popolare,
di un potere popolare, di un Fronte nazionale unito, e ha instillato nel popolo
e nell'esercito una conseguente coscienza rivoluzionaria, persuadendo la nazione
intera a superare ogni difficoltà, a tollerare ogni privazione, e a combattere
fino in fondo la lunga e dura guerra di resistenza. Il nostro Partito, con alla
sua testa il presidente Ho Chi Minh, ha pienamente acquisito il diritto di dirigere
la classe operaia, il popolo e la nazione. Il Presidente Ho Chi Minh, guida
del Partito e della Nazione, è il simbolo stesso delle tradizioni di
lotta e di indomabilità del popolo vietnamita.
Se la guerra di liberazione del popolo vietnamita ha conseguito una grande vittoria,
ciò lo si deve anche al fatto che non abbiamo combattuto soli, ma con
il sostegno dei popoli progressisti del mondo intero, in primo luogo di quelli
dei paesi fratelli e dell'Unione Sovietica in particolare. La vittoria del popolo
vietnamita non potrebbe essere concepita, qualora la si dissociasse dai prestigiosi
successi dei paesi socialisti e del movimento di liberazione nazionale, dalle
vittorie dell'Armata Rossa Sovietica durante la seconda guerra mondiale, e del
popolo cinese nel corso degli ultimi anni, dalla simpatia infine e dal sostegno
dei popoli amanti del progresso, fra cui il popolo francese sotto la guida del
Partito Comunista Francese, e i popoli d'Asia e d'Africa.
La vittoria del popolo vietnamita è la vittoria di un
paese coloniale piccolo e debole, privo di esercito regolare, che si è
levato in una lotta armata contro l'aggressione di una potenza imperialista
in possesso di un esercito moderno e spalleggiata dagli imperialisti americani.
Questo paese coloniale è riuscito a instaurare e a salvaguardare un regime
di democrazia popolare e si è aperto la strada verso il socialismo. Si
tratta di uno dei grandi avvenimenti storici del movimento di liberazione nazionale
e del movimento rivoluzionario proletario che si sono determinati nella nuova
con-giuntura internazionale venutasi a creare dopo la seconda guerra mondiale,
nell'epoca di transizione dal capitalismo al socialismo, nell'epoca della disgregazione
dell'imperialismo. La guerra di liberazione del popolo vietnamita ha contribuito
a mettere in evidenza questa nuova verità storica: nell'odierna congiuntura
internazionale, un popolo debole che si levi a combattere risolutamente per
la sua libertà è del tutto in grado di battere i suoi nemici,
quali che siano, e di strappare la vittoria finale.
Questa grande verità guida ed esalta nell'ora attuale il popolo vietnamita
sul cammino della lotta per la pace, il socialismo, l'unità e l'indipendenza
della Patria, cammino che lo condurrà infallibilmente a nuove vittorie.