Biblioteca Multimediale Marxista


Settimo capitolo




 


I compagni

Come uscii dal cancello della Fiat dopo che ero riuscito a scappare via dalle grinfie dei guardioni non vedevo l'ora di trovare gli altri compagni. Sia i compagni con cui avevamo fatto la lotta dentro sia gli studenti, quelli con cui avevamo fatto i volantini e li avevamo distribuiti all'entrata. Facevo delle considerazioni mentre andavo al bar per incontrare i compagni. Le considerazioni che facevo le avevo già fatte altre volte ma stavolta mi sembrava di arrivare alla conclusione completa.

Cioè io avevo fatto tutti i lavori nella mia vita. L'operaio edile nelle carovane di facchini il lavapiatti in un ristorante avevo fatto il bracciante e lo studente che è anche quello un lavoro. Avevo lavorato all'Alemagna alla Magneti Marelli all'Ideal Standard. E adesso ero stato alla Fiat a questa Fiat che era un mito per tutti i soldi che si diceva che lí si guadagnavano. E io veramente avevo capito una cosa. Che col lavoro uno può soltanto vivere. Ma vivere male da operaio da sfruttato. Gli viene portato via il tempo libero della sua giornata tutta la sua energia. Deve mangiare male. Viene costretto a alzarsi a delle ore impossibili secondo in che reparto sta o che lavoro fa. Avevo capito che il lavoro è sfruttamento e basta.

Adesso finiva anche questo mito della Fiat. Cioè avevo visto che il lavoro Fiat era un lavoro come quello edile come il lavapiatti. E avevo scoperto che non c'era nessuna differenza tra l'edile e il metalmeccanico tra il metalmeccanico e il facchino tra il facchino e lo studente. Le regole che usavano i professori in quella scuola professionale e le regole usate dai capi reparto in tutte le fabbriche dove ero stato erano la stessa cosa. E allora si poneva un grosso problema per me. Cioè pensavo che faccio adesso. Cosa faccio cosa devo fare.

Non avevo mai rubato ancora non avevo mai avuto una pistola. Non avevo mai avuto amicizie con gente cosí detta della malavita. Che almeno avrei avuto uno sbocco da darmi. Da dare sia alla mia incazzatura alla mia insoddisfazione e sia ai miei bisogni alla mia vita materiale. Non ero né un medico né un avvocato o un professionista. Per cui non è che dicevo mo' mi metto a fare il rapinatore o il professionista. Insomma veramente non ero niente non potevo fare niente.

Eppure c'avevo sta voglia di vivere di fare qualcosa. Perché ero giovane e sto sangue mi pulsava nelle vene. La pressione era abbastanza alta insomma. Volevo fare qualcosa. Ero disposto a fare qualsiasi cosa. Ma è chiaro che qualsiasi cosa per me non significava piú fare l'operaio. Questa parola era ormai abbastanza sputtanata per me. Non significava piú niente ormai per me. Significava continuare ancora a fare la vita di merda che avevo fatto finora insomma. Che me ne fregava piú del lavoro che tanto era una cosa che non mi era mai piaciuta e non mi aveva mai interessato. E che me ne facevo io del lavoro se non mi dava neanche i soldi abbastanza per campare bene. Adesso avevo capito tutto avevo sperimentato tutti i possibili modi di vivere. Prima volevo inserirmi poi avevo scoperto che anche inserendomi nel sistema avrei pagato sempre. Per qualsiasi tipo di vita c'era da pagare un prezzo.

Cioè qualsiasi cosa vuoi fare se ti vuoi fare un'automobile o un vestito tu devi lavorare di piú devi fare lo straordinario. Non puoi prenderti un caffè andare al cinema. In un sistema in un mondo dove lo scopo è solo di fare lavoro e di produrre merci. Qualsiasi cosa vuoi avere con questo sistema ci devi sempre rimettere. Ma proprio rimetterci fisicamente devi. Questo l'avevo capito. Per cui l'unica cosa per ottenere tutto per soddisfare i bisogni e i desideri senza distruggerti era distruggere questo sistema del lavoro dei padroni cosí come funzionava. E soprattutto distruggerlo qui alla Fiat in questa fabbrica enorme con tanti di questi operai. Che è questo il punto debole del capitale perché quando si ferma la Fiat questi se ne devono andare per forza in crisi tutti quanti perché allora salta tutto.

Arrivai lí al bar e trovai molti compagni che mi aspettavano. Ci abbracciammo eravamo esaltati per quello che avevamo fatto. Tutta Mirafiori si era fermata anche tutte le linee della 500. La produzione si era completamente bloccata per il secondo turno. Anche se i sindacati erano riusciti a chiudere con risultati ridicoli la lotta delle Ausiliarie. Man mano arrivavano gli altri arrivavano gli studenti arrivavano altri operai che non avevo mai visto e che avevano fatto la lotta. Tutti parlavano e si decideva che lo sciopero anche domani doveva continuare.

Anche gli operai dei plurimandrini che sono i grossi torni automatici volevano tentare domani lo sciopero. Avevano deciso che gli operai del secondo turno avrebbero aspettato in fabbrica quelli del terzo e questi quelli del primo. Dicevano che volevano fare in fabbrica un corteo per fermare altre officine. Alcuni operai delle linee meccaniche volevano fare sciopero per tutto il turno. C'è una lunga discussione. Si decide di fare proseguire lo sciopero per il primo turno di domani dalle 7,30 alle 11. Le richieste: Rifiuto dei tempi rifiuto delle categorie forti aumenti salariali uguali per tutti. Vogliamo meno lavoro e piú soldi scriviamo grande sul volantino che si prepara per distribuirlo domani ai cancelli.

E lí finalmente ebbi la soddisfazione di scoprire che le cose che pensavo io da anni da quando lavoravo le cose che credevo essere solo io a pensarle le pensavano tutti. E che noi eravamo veramente tutti la stessa cosa. Che differenza c'era fra me e un altro operaio? Che differenza ci poteva essere? Che magari quello pesava di piú era piú alto o piú basso c'aveva il vestito di un altro colore o non so.

Ma la cosa che non aveva differenza era la nostra volontà la nostra logica la nostra scoperta che il lavoro è l'unico nemico l'unica malattia. Era l'odio che avevamo tutti quanti per questo lavoro e per i padroni che ci obbligavano a farlo. Era per questo che tutti stavamo incazzati era per questo che quando non scioperavamo ci mettevamo in mutua. Per evitare quella galera dove ci portavano via la nostra libertà e la nostra forza tutti i giorni. Questi pensieri che io facevo da molto tempo per cazzi miei finalmente vedevo che erano quello che tutti pensavano e dicevano. E le lotte che fino allora facevo per cazzi miei contro il lavoro avevo visto che erano lotte che tutti noi potevamo farle insieme e cosí vincerle.

A volte non ci si capisce e non ci si mette d'accordo perché uno è abituato a parlare in un modo e uno in un altro. Chi è abituato a parlare da cristiano chi da sottoproletario chi da borghese. Però finalmente nei fatti nel fatto che avevamo fatto la lotta potevamo parlare tutti allo stesso modo. Scoprire che avevamo tutti gli stessi bisogni le stesse necessità. E questi stessi bisogni e necessità facevano che eravamo tutti uguali nella lotta che dovevamo lottare tutti per queste stesse cose. La riunione che facemmo fu bellissima entusiasmante. Ognuno raccontava episodi che erano successi nella sua linea. Perché nessuno riesce a sapere tutto di tutto in quella fabbrica anche perché ci stanno ventimila operai solo nelle Carrozzerie.

Mica uno può sapere tutto quello che è successo. I capi gli operai che cosa hanno detto che cosa hanno fatto durante la lotta. Raccontandoci tutto cosí scoprivamo una serie di cose. Si creava l'organizzazione che come dicevano i compagni è l'unica cosa che abbiamo bisogno per vincere tutte le lotte. E appena un compagno parlava e diceva quello che era successo nella sua linea e come lui aveva fatto per convincere gli altri a partecipare al corteo allo sciopero all'assemblea come spiegava sti fatti immediatamente questo compagno che non avevo mai visto mi diventava simpatico. Diventava uno che era come se lo conoscevo da sempre. Diventava come un fratello non so come e. Diventava un compagno. Lo scopri ecco il compagno quello che ha fatto le mie stesse cose. E l'unico modo per vedere che la pensiamo tutti allo stesso modo è di fare le stesse cose.

Alla fine della riunione si decise il volantino e come continuare l'intervento il giorno dopo. I compagni mi consigliarono di non entrare in fabbrica perché mi avrebbero arrestato. Anzi mi dissero che non dovevo tornare a dormire a casa perché ci poteva arrivare la polizia. E un compagno mi portò a dormire a casa sua. E questo fatto mi piaceva molto anche perché era l'aiuto che tutti ci davamo nella lotta era la nostra organizzazione. Infatti il giorno dopo telefonai a mia sorella e mi disse c'era stata quella sera stessa la polizia a casa a cercarmi. Mia madre poi mi scrisse da casa che i carabinieri chiedevano informazioni per sapere se stavo a Salerno. Andarono ancora o quattro volte a casa di mia sorella.

La Fiat aveva fatto una denuncia per lesioni al guardione. Io andai dal medico della mutua aziendale mi feci fare un certificato medico di dieci giorni perché c'avevo un graffio me l'aveva fatto il guardione. Mi misi in mutua. Poi dopo una settimana andai a prendermi la liquidazione di sorpresa. Poiché evo ancora il tesserino Fiat potevo entrare in fabbrica. E come arrivo al posto di lavoro sulla linea il capo mi si fa incontro con due guardioni e dice: Lei deve venire con me in ufficio.

Io guardo la mia linea dove stavo io. Non c'avevo nessun compagno proprio nessuno ero isolato. E non sapevo se cominciare a menare le mani che cazzo fare non lo sapevo piú. Vado nell'ufficio e mi fanno stare lí a aspettare il colonnello l'ingegnere. Intanto che sono lí che aspetto mi prendo di tasca il tesserino Fiat e lo metto lí bene in mezzo al tavolo dell'ingegnere. Perché era il tesserino Fiat che mi volevano togliere per non farmi piú entrare in fabbrica. Arriva dopo poco l'ingegnere e dice: Ah è proprio questo che volevo come l'ha capito. Io stavo lí seduto sbracato su una poltrona ma lui non dice niente.

Arriva un altro guardione un gorilla enorme e fa: Che fai seduto lí? Eh sto seduto perché sto stanco. Ti devi alzare. Eh non mi va di alzarmi se vuoi mi alzi tu. Tu ti credi che sei forte fa lui avvicinandosi. Io non mi credo niente soltanto non mi va che mi rompono le scatole. Però dice lui hai fortuna che non c'ero io quella sera fuori. Se c'ero io te ne davo tante che ti ammazzavo. Lo so che mi ammazzavi però tu non c'eri quella sera e adesso stai tranquillo. Una provocazione fascista facevano per farmi fare a botte così mi menavano e mi denunciavano. Chiamavano la polizia e mi mettevano finalmente dentro.

Io non ci casco proprio perché li dentro prendevo un sacco di botte mi massacravano. Firmo le carte che mi portano che davo le dimissioni e tutti questi soliti imbrogli. E quando esco fuori c'erano venti proprio venti guardioni fuori dalla porta dell'ufficio che aspettavano che succedesse la rissa. Mi scortano fino allo spogliatoio mi prendo la roba e mi scortano fino a fuori. Dopo un mese andai nella palazzina dove c'è pure la mutua con lo scontrino dei soldi e mi andai a prendere i soldi. Della denuncia che mi avevano fatto poi non ho piú saputo niente come è andata a finire. Ci sarà stata l'amnistia queste cose qua.

La mattina mi svegliai a casa di quel compagno dove ero andato a dormire poi andammo alla casa dello studente. Lí c'era una riunione di tanti compagni. Si distribuí il volantino che era stato ciclostilato nella notte e andammo sotto la fabbrica. E si facevano dei grossi capannelli e i compagni che entravano dicevano che si fermavano pure loro. Gli operai che entravano i nostri obiettivi di lotta ormai li conoscevano già. Questi. obiettivi di lotta per cose uguali per tutti che si erano portati ori davano nessun valore al avanti fino a allora. Gli operai non davano nessun valore al lavoro che facevano non si sentivano né di seconda né di terza categoria si sentivano soltanto uguali sfruttati. Per la prima volta gli operai lottavano per avere tutti gli stessi soldi. Per i avere tutti gli stessi diritti di parità normativa con gli impiegati. Gli aumenti uguali per tutti la categoria uguale per tutti tutte queste cose li entusiasmavano li univano.

E così è stato poi tutti i giorni. La mattina presto si andava a distribuire il volantino ai cancelli o il giornale settimanale delle lotte La Classe come si chiamava. Lí su c'erano tutti questi volantini e queste cronache delle lotte. Poi si dormiva un po' poi si andava ancora all'una e mezzo le due davanti ai cancelli per distribuire il volantino all'entrata del secondo turno. E si aspettava il primo turno che uscisse per fare la riunione con quelli del primo turno. Si andava lí ancora alla sera alle undici a aspettare gli operai del secondo turno che uscivano e si faceva la riunione con loro si faceva l'assemblea. Le porte di Mirafiori in quei giorni erano diventate un mercato generale. C'erano tutti sindacalisti Pci ragazzi marxisti leninisti dell'Unione vestiti di rosso poliziotti vestiti di verde e cosí via. Tutti a fare concorrenza ai venditori ambulanti che aspettavano gli operai all'uscita con la frutta la verdura le maglie e i transistor. Tutti a propagandare la loro merce.

Veramente il Pci sempre assente dalle lotte arrivò poi arrivò solo dopo il 3 luglio a raccontare che i proletari che si erano battuti erano degli irresponsabili e provocatori prezzolati. Gli stessi operai che il tribunale borghese ha poi condannato. Veniva a spiegare che le lotte decise e condotte autonomamente dagli operai sono pericolose perché i padroni possono ricorrere alla repressione. Veniva a accusarci di essere gruppetti estranei alla fabbrica ma non ci diceva come facevano dei miseri gruppetti a condurre una lotta cosí lunga e cosí forte come quella di questi mesi.

Sindacalisti burocrati del Pci falsi marxisti leninisti poliziotti e fascisti hanno tutti una caratteristica in comune. Hanno una paura dannata della lotta operaia della capacità operaia di mandare al diavolo padroni e servi dei padroni per decidere e organizzare autonomamente la lotta in fabbrica e fuori della fabbrica. Per loro abbiamo fatto questo volantino che finiva così: Diceva un tale che anche le balene hanno i loro pidocchi. La lotta di classe è una balena. Poliziotti burocrati di partito e di sindacato fascisti e falsi rivoluzionari sono i suoi pidocchi.

Venerdí 30 maggio. Mentre ieri lo sciopero era stato iniziato da pochi operai che avevano organizzato il corteo oggi gli operai della 500 arrivati alla linea rifiutano al 90 per cento di lavorare. Lo sciopero dura tutto il turno la produzione è bloccata. Gli operai della linea fanno dei cartelli e organizzano un corteo. Il capofficina chiede agli operai fino a quando faranno sciopero. Gli operai rispondono: Finché non metteremo le cose a Posto. Un membro di commissione interna rimprovera agli operai di credere piú agli studenti che al sindacato. Li invita a riprendere il lavoro a partire dalle 10,30 dicendo che è in corso una riunione per discutere le rivendicazioni operaie.

Gli operai della manutenzione hanno fatto sciopero per tutto a turno di notte e al mattino sono andati in corteo alla linea della 500. Le cabine della verniciatura sono bloccate. Al secondo turno alla linea della 124 viene eletto un operaio con l'incarico di presentare le richieste che sono: I tempi. Il passaggio di categoria dopo 6 mesi. I soldi. Oggi allo sciopero hanno partecipato convinti anche gli anziani. Un capo ha chiesto i nomi degli scioperanti. Passa la commissione interna dicendo che la Fiat è disposta a proseguire le trattative solo se si interrompe lo sciopero.

Perché questo sciopero infatti aveva preso di sorpresa il sindacato anticipando i suoi tempi previsti. Che intendeva sulle linee a tempo debito impostare la battaglia per il delegato. Solo dopo due o tre giorni di fermate e agitazioni autonome il sindacato riesce a riprendere terreno e a dichiarare il suo sciopero ufficiale.

Si ha notizia che alla Grandi Motori si è fermato un reparto di 400 operai. Alla sala prova della Spa Stura fermata spontanea di 400 operai. Già 15 giorni fa c'erano state due fermate. Alle Meccaniche di Mirafiori gli operai dei plurimandrini hanno i deciso uno sciopero per martedí dalle 8 alle 10. All'officina 24 si sono avute fermate spontanee. Le voci messe in giro dai sindacati creano divisioni fra gli operai favorevoli agli studenti e quelli favorevoli ai sindacati. Un operaio dà notizia che alla Fiat di Cordoba in Argentina gli operai sono scesi in sciopero e la polizia ha sparato uccidendone alcuni. Ci sono stati grossi scontri.

Domenica 1 giugno e lunedí 2 giugno si svolgono per tutto il giorno assemblee di operai e studenti. Martedí 3 alle linee c'è lo sciopero di due ore. Le linee della 124 e della 125 sono ferme i per mancanza di pezzi. La verniciatura è stata ferma otto ore. La preparazione della 124 è a corto di pezzi da otto giorni. Diceva un operaio che essendo ferme le Presse per far funzionare le linee la Fiat sta usando pezzi di ricambio che dovevano essere spediti in Germania. Alla linea della 600 e dell'850 sciopero. All'officina 55 sciopero. Non hanno eletto il delegato. Alla preparazione hanno fatto sciopero nonostante non fosse stato dichiarato. Gli operai non hanno capito i motivi dello sciopero sindacale. Non sentono la lotta per il delegato di linea. Decidono i loro scioperi nelle loro assemblee interne sugli obiettivi che li interessano. Utilizzano gli scioperi dichiarati dai sindacati per prolungarli. Quando non scioperano limitano la produzione.

Notizie dalle porte sull'andamento della lotta. Sono partite le Fonderie completamente fuori dal controllo sindacale. L'officina 2 è stata ferma per 8 ore. Obiettivo piú sentito il salario. Gli operai non si fidano piú di nessuna forza estranea. Chiedono 200 lire l'ora di aumento sulla paga base. Officina Grandi Motori via Cuneo da giovedí un reparto è in sciopero sulle categorie e il salario. La direzione ha offerto 7 lire e la seconda categoria. Officina 13 Presse 4 ore di sciopero dichiarate dal sindacato. E' stato eletto il delegato. C'è stata una violenta discussione. Il delegato ha dato dei venduti ai sindacati. Porta 20 800 operai hanno fatto una fermata di 2 ore. Porta 13 è andata avanti l'autolimitazione della produzione. L'autolimitazione della produzione è la risposta operaia al delegato di linea dicono gli operai.

Porta 8 continua lo sciopero. Ci sono scorte per 4 5 giorni. I sindacati spingono per la ripresa del lavoro. Officina 53 sciopero riuscito. Eletto il delegato. Il sindacato fa opera di divisione fra gli operai proponendo solo il controllo dei tempi di linea e rifiutando la lotta sul salario e le categorie. Il padrone tenta di recuperare. La linea prima andava a 1'50". Poi a 1'40". Dopo la fermata si è scesi a 1' netto. I tempi li stabilisce sempre il padrone. Officina 58 categoria ritmi paga. Questi sono gli obiettivi da seguire. Il delegato di cottimo non serve a niente. I ritmi li riduciamo noi.

Tutte le lotte venivano preparate nelle assemblee che si facevano all'uscita del primo e del secondo turno. Alle prime di queste assemblee di operai e studenti venivano soltanto gli operai di Mirafiori. Ma poi man mano che la lotta si allargava man mano che si interveniva in altre fabbriche alla Spa Stura alla Lingotto a Rivalta eccetera cominciarono a arrivare operai anche da queste altre fabbriche Fiat. E questo fatto accresceva proprio la possibilità di portare avanti le lotte perché ogni operaio ogni compagno portava il suo contributo di esperienze e di idee. Come fermarsi come fare i cortei quali obiettivi proporre eccetera. Cosa è meglio bloccare in fabbrica per fermare col minimo sforzo.

Bisogna dire questo bisogna per esempio chiedere centocinquanta lire di aumento sulla paga base e riduzione dei ritmi seconda categoria per tutti e queste cose qua. Per esempio quelli dei terminali che devono togliere le auto finite dalle linee e guidarle sui piazzali e sui mezzi di trasporto nelle portaerei dicevano: A noi non ci pagano come autisti che è la seconda categoria. Ma ci pagano come addetti allo spostamento materiale che è la terza categoria con diecimila lire in meno. Anche se abbiamo la patente interna e esterna di guida. Allora noi cosa facciamo allora noi la macchina al posto di guidarla la spostiamo a mano dalle linee in quattro. E cosí intasiamo le linee che si devono fermare e cosí blocchiamo tutto.

Venivano fuori un sacco di idee su come portare avanti la lotta dai compagni. Si domandava nelle assemblee se c'erano state fermate all'interno fermate nei reparti nelle varie officine. Come era andato il volantino se c'erano state sospensioni di compagni se c'erano state misure repressive. Cioè se compagni che avevano fatto la lotta li avevano sospesi o cambiati di posto tutte queste cose qua. A seconda di com'era l'umore di lotta nelle varie officine a seconda dell'informazione che c'era facevamo poi il volantino per il giorno dopo. Se tutti i compagni che uscivano assicuravano che ci si poteva fermare a giorno dopo si dichiarava la lotta per il giorno dopo su qualche obiettivo.

Sono stati piú di due mesi di lotta una lotta proprio brutalmente spontanea. Non c'era giorno che non si fermava un reparto un'officina. Ogni settimana piú o meno si bloccava tutta la Fiat. Erano proprio giornate di lotta continua. Infatti la testata dei volantini che si facevano era Lotta Continua e realmente alla Fiat a Torino in quei mesi c'era una lotta continua. Si voleva bloccare il lavoro a tutti i costi cioè non si voleva lavorare piú. Si cercava di mettere in crisi per sempre la produzione. Di mettere in ginocchio i padroni e di farli scendere a patti con noi. Si combatteva una battaglia a fondo.

Ormai una cosa era evidente in queste assemblee. L'impressione che avevano tutti gli operai era che fosse una grande fase dello scontro tra noi e i padroni una fase decisiva. Si sentiva nell'aria questa coscienza che c'era. E in effetti nelle assemblee veniva usata spesso la parola rivoluzione. Si vedevano compagni di quarant'anni con la famiglia che avevano lavorato in Germania che avevano lavorato nei cantieri edili. Gente che avevano fatto tutti i mestieri. Che ormai dicevano che a sessant'anni ci sarebbero arrivati morti di fatica.

Non è giusto fare questa vita di merda dicevano gli operai nell'assemblea nei capannelli alle porte. Tutta la roba tutta la ricchezza che produciamo è nostra. Ora basta. Non ne possiamo piú di essere della roba della merce venduta anche noi. Noi vogliamo tutto. Tutta la ricchezza tutto il potere e niente lavoro. Cosa c'entriamo noi col lavoro. Cominciavano a avercela su a volere lottare non perché il lavoro non perché il padrone è cattivo ma perché esiste. Cominciava a venire fuori questa esigenza di volere il potere insomma. Cominciava per tutti operai con tre o quattro figli operai scapoli operai che c'avevano figli da mandare a scuola operai che non avevano casa. Tutte le nostre infinite esigenze venivano fuori in obiettivi concreti di lotta nell'assemblea. Per cui la lotta non era soltanto una lotta di fabbrica. Perché la Fiat c'ha centocinquantamila operai. Era una grossa lotta non soltanto perché investiva questa enorme massa di operai.

Ma perché i contenuti di queste lotte le cose che volevano gli operai non erano delle cose come diceva il sindacato: I ritmi sono troppo alti abbassiamo i ritmi. Il lavoro è nocivo cerchiamo di togliere la nocività tutte queste cazzate. Gli operai invece non volevano piú partecipare. Scoprivano di volere il potere fuori. Va be' in fabbrica riusciamo a lottare a bloccare la produzione quando vogliamo. Ma fuori cosa facciamo? Fuori dobbiamo pagare l'affitto dobbiamo mangiare. C'abbiamo tutte queste esigenze qua. Scoprivano che non avevano nessun potere lo Stato li fotteva fuori a tutti i livelli. Fuori dalla fabbrica non diventavano dei cittadini come tutti gli altri gli operai quando si levavano la tuta. Continuavano a restare un'altra razza. In questo sistema dello sfruttamento continua vano a restare operai anche fuori. A vivere da operai anche fuori a essere sfruttati come operai anche fuori.

Questi volantini che si facevano che uscivano dall'assemblea questi volantini erano portati dagli operai nelle loro case. Fatti vedere a altri amici magari che lavoravano nell'edilizia o da altre parti. E cosí giravano dappertutto. Molte volte li andavano a distribuire anche nei quartieri come a Nichelino. Infatti a Nichelino ci fu poi un'occupazione del municipio sulla questione della casa che durò molti giorni. Dicevano che pagavano i affitti troppo alti che non potevano pagarli. Si fece un volantino con scritto: Affitto furto sul salario. E non lo pagarono piú. Questa occupazione era stata fatta anche da certi compagni che stavano nel Pci e che poi se ne uscirono dopo che il Pci fece di tutto e poi riuscí a interrompere l'occupazione del municipio.

Nichelino è un dormitorio operaio alle porte di Torino. Su 15.000 attivi 12.000 sono operai di cui 1.700 lavorano a Nichelino e 5.500 lavorano alla Fiat nei vari stabilimenti di Carmagnola Rivalta Mirafiori Airasca Spa Stura eccetera. Gli altri in fabbriche sparse prevalentemente all'interno del ciclo Fiat per esempio Aspera Frigo Carello e moltissime altre sparse tutt'intorno.

Lí il bilancio di una famiglia operaia è il seguente: Il salario di una fabbrica di Nichelino per 8 ore di lavoro varia dalle 60.000 alle 80.000 mensili. L'affitto anche 10.000 a vano varia dalle 20.000 alle 35.000 piú 2.000 4.000 per le spese e altrettanto per il riscaldamento. Restano dalle 30.000 alle 50.000 per vivere per cui le ore di lavoro devono salire a 10 o a 14. Chi lavora alla Fiat non migliora per niente il proprio bilancio. Il costo e le ore non pagate di trasporto che sono almeno due ore giornaliere. assorbono le differenze salariali.

Caratteristiche delle abitazioni di Nichelino: Assenza pressoché totale di servizi. Fitti in continuo aumento. Ricatti continui da parte dei padroni di casa con la minaccia dello sfratto. Difficoltà enormi per le famiglie numerose soprattutto meridionali a trovare alloggio. Durante l'occupazione del municipio durata tredici giorni giornali murali sulla piazza hanno illustrato giorno per giorno lo sviluppo delle lotte Fiat e portato alla discussione nel municipio occupato tutta la popolazione. Si sono formati comitati di lotta di nuove fabbriche e si sono unificate le piattaforme rivendicative con quelle di Mirafiori. I problemi di fabbrica si collegavano con quelli di fuori la fabbrica e gli obiettivi unificavano le lotte.

Questi obiettivi di lotta concreti materiali ormai giravano per tutta la città perché erano cose che interessavano tutti che li toccavano direttamente. E fu questo che fece scoppiare il 3 luglio quando ci fu quella grossa battaglia tra il proletariato e lo Stato con le sue bande poliziesche. Quella grossa battaglia il 3 luglio è spiegabile perché tutta la gente nelle strade e dalle case capivano immediatamente perché tutti quegli operai facevano la manifestazione e perché si scontravano con la polizia. Non manifestavano mica perché erano dei rivoluzionari e che allora dovevano fare una manifestazione. Ma era una lotta per degli obiettivi proletari la stessa che facevano da settimane dentro a Mirafiori e che adesso usciva qua fuori a corso Traiano. Per degli obiettivi che tutti già conoscevano da settimane. La scuola i libri i trasporti la casa tutte queste cose qua. Queste cose che fottevano sempre tutti i soldi che si guadagnavano in fabbrica.

E sapevano che non era mica con gli scioperi dei sindacati con. queste riforme che i sindacati chiedevano e che lo Stato doveva concedere gentilmente e che anche se le concedeva era tutto per i suoi interessi non era mica con questi scioperi con queste riforme qua che si risolveva niente. Le cose bisogna prendersele invece con la forza sempre. E ce l'avevano su con lo Stato che li fotteva sempre e volevano attaccarlo perché era quello loro vero nemico quello da distruggere. Perché sapevano loro le case le potevano avere e i loro bisogni potevano essere soddisfatti solo se quello Stato loro lo spazzavano via finalmente per sempre quella repubblica fondata sul lavoro forzato. Per questo mica perché la gente stava incazzata perché faceva caldo il 3 luglio è spiegabile quella grossa battaglia che c'è stata.