Biblioteca Multimediale Marxista


2. Tecniche ed effetti


Princìpi ed effetti della comunicazione-guerriglia


La comunicazione-guerriglia è il tentativo di produrre effetti sovversivi attraverso interventi nel processo comunicativo. I molteplici metodi e tecniche utilizzati a tal fine funzionano secondo due principi fondamentali: lo straniamento e la sovraidentificazione.
Gli straniamenti si basano su sottili cambiamenti della rappresentazione del quotidiano, che aprono spazi per interpretazioni inconsuete di avvenimenti abituali o producono, per mezzo di spostamenti, significati imprevisti. La sovraidentificazione consiste invece nell'esprimere apertamente tali aspetti del consueto, che sono sì universalmente noti, ma allo stesso tempo indicibili, tabù. La sovraidentificazione porta alle estreme conseguenze la logica dei modelli di pensiero, dei valori e delle norme dominanti, ne prende sul serio tutte le conclusioni e implicazioni proprio dove queste non possono essere espresse e quindi occultate. Mentre lo straniamento crea una distanza dall'esistente, la sovraidentificazione si prefigge di annullare la distanza implicita nel discorso dominante. Più avanti si tratterà di questa forma di sovversione.


Principio di straniamento


Intervenire con uno straniamento in un processo comunicativo significa riprendere forme, avvenimenti, immagini e idee esistenti, modificandone il normale funzionamento o il fenotipo. Tali cambiamenti provocano innanzitutto confusione, poiché ciascuno di noi, in seguito al processo di integrazione nella società, possiede nozioni-base di grammatica culturale che strutturano la nostra percezione. Ciò determina aspettative relativamente chiare su come debba normalmente apparire o svolgersi un avvenimento o situazione. Quando nella comunicazione irrompono elementi imprevisti, risulta disturbata la percezione "naturale" della grammatica culturale. Il disturbo è particolarmente efficace nel preciso lasso di tempo (si tratti anche di pochi istanti) in cui qualcosa (o qualcuno) "non quadra". La confusione che ne deriva deve permettere al pubblico di prendere temporaneamente le distanze dalla situazione, e magari di gettare uno sguardo critico sul consueto modello di percezione degli eventi. Il cambiamento deve essere cioè sufficientemente chiaro da scompigliare la percezione abituale.
Esso non raggiunge però il suo scopo, quando è prevedibile o inquadrato in facili modelli interpretativi ("Ah, sono i soliti esagitati d'ultrasinistra!").
Lo straniamento conta sul fatto che anche le situazioni quotidiane normali nascondono contraddizioni interne, rotture inespresse e possibili situazioni paradossali. Le persone stesse non sono prive di contraddizioni. Tutti gli esseri umani sono soggetti frammentati che devono affrontare conflitti interni ed esterni. Non solo rivestono ruoli diversi all'interno del discorso dominante, ma spesso possiedono anche caratteri che esulano da queste strutture e a esse si oppongono. Concretamente ciò può voler dire che hanno paura di perdere il posto di lavoro, ma in fondo, non hanno nessuna voglia di fare quel lavoro, per mantenere il quale una persona qualsiasi (il superiore, il ministro...) esige da loro sacrifici. Oppure può voler dire che esperienze personali di ingiustizie e danni contraddicono apertamente il motto: "Siamo tutti sulla stessa barca".
Quando un evento improvviso capovolge le regole date, le rende ridicole o le fa apparire assurde, un tale straniamento può valere da offerta: indica che l'impossibile è possibile, che l'adattamento alla normalità sociale è una scelta, non un'inevitabile necessità. Ciò che viene percepito come naturale in realtà non lo è; ciò che viene ignorato nella percezione quotidiana, non per questo smette di esistere. Può accadere che lo straniamento del normale stimoli negli spettatori sentimenti altrimenti repressi o dimenticati in seguito a decisioni razionali. Lo straniamento funziona non solo come metodo distruttivo, ma anche come piccola guida all'utopia, a una prassi di trasformazione sociale.
I guerriglieri della comunicazione non praticano lo straniamento come un gioco fine a se stesso. Esso acquista un carattere politico nel momento in cui cerca di rendere visibili rapporti di potere la cui esistenza è ordinariamente rimossa o data per scontata. Le azioni di comunicazione-guerriglia partono dall'idea che proprio gli aspetti del quotidiano sono possibili punti di applicazione della critica e addirittura della sovversione. L'esito di tali azioni rimane tuttavia aperto: non pilotiamo le reazioni del pubblico né possiamo prevedere se l'attacco alle aspettative e alle convinzioni verrà recepito come esperienza interessante o, al contrario respinto con sdegno.
E' normale e naturale che un oratore saluti il proprio pubblico con la formula "Gentili Signori e Signore", indipendentemente dal fatto che ammiri effettivamente il suo pubblico. Se però un insegnante si rivolgesse nello stesso modo alla classe, l'espressione non suonerebbe amichevole ma ironica. L'esempio riguarda lo straniamento di una situazione basato sullo spostare elementi linguistici da un contesto all'altro. Ciò non è immediatamente sovversivo: l'insegnante si trova comunque in posizione di superiorità, anzi, sottolinea il proprio potere nei confronti degli studenti, giocando con diversi livelli linguistici.
Molti metodi e tecniche della comunicazione-guerriglia si basano sul principio di straniamento. Manifesti politici, locandine pubblicitarie e monumenti (sniping) sono bersagli privilegiati delle azioni di straniamento. Ma si possono straniare anche intere situazioni, agendo su rituali pubblici ed eventi carichi di significato (festeggiamenti elettorali, manifestazioni commemorative, assemblee). Tuttavia i rapporti di potere non si manifestano solo dove li si celebra apertamente, bensì in tutte le situazioni quotidiane. Anche in tali situazioni lo straniamento può svelare i rapporti di potere e turbarne il normale funzionamento.
Si può agire in diversi modi sul nesso semantico tra i contenuti e i contesti in cui li si esprime: si può ad esempio alterare un contenuto per attirare l'attenzione sul contesto. Il presupposto di tale straniamento è che le informazioni di per sé non sono mai oggettive. Anche e soprattutto quando si presentano come tali, trasportano sempre elementi ideologici che possono essere evidenziati attraverso aggiunte o modifiche stranianti. Quando testi e discorsi sono legati a formulazioni figurative, come nelle campagne pubblicitarie; (subvertising), si possono modificare le parole o l'immagine. Si può anche provare a straniare entrambi i livelli contemporaneamente - in tal caso gli interventi devono essere relativamente leggeri, in modo che l'originale rimanga riconoscibile; omettendo questo aspetto, l'effetto di straniamento va perso e ne scaturisce qualcosa di completamente nuovo. Un buon esempio è lo straniamento della pubblicità americana del profumo di Calvin Klein "Obsession for men". Sotto la nuova scritta "Recession for men", al posto del modello fighetto compare un barbone con lo sguardo fisso nel vuoto, serio come il modello. Tali spostamenti criticano il mondo immaginario idealizzato nella pubblicità. Non è necessario che l'osservatore conosca lo slogan originario o l'immagine autentica della pubblicità straniata. Basta l'abitudini a leggere o guardare per rendere la evidente critica.
D'altro canto, lo stesso messaggio può apparire sotto nuova luce se lo si presenta in un contesto modificato. Tali straniamenti si riferiscono a una formulazione data e, ricontestualizzandola, ne fanno emergere aspetti normalmente non percepiti. La stessa formulazione può assumere nuovi significati, che emergono solo intervenendo sul contesto.
Nel volume SpaBguerilla si dichiara a denti stretti che anche la pubblicità utilizza metodi di straniamento. E triste ammettere che proprio i peggiori servi del capitalismo, i pubblicitari, giochino con elementi che da Bertold Brecht in avanti erano appannaggio della sinistra. Per evitare il paradosso sull'identità di metodi tra noi e il capitale, l'anonimo autore del volume si lancia nel tentativo di distinguere tra "straniamento rassicurante" e "straniamento inquietante". Lo straniamento pubblicitario viene definito "rassicurante" e gli viene attribuito un carattere manipolatorio. Ma esiste davvero questa differenza? E anche se esistesse, dovremmo sentirci fuori pericolo? Anche i creativi si servono dello straniamento inquietante. L'esempio migliore sono le campagne pubblicitarie di Benetton. I manifesti con neonati sanguinanti, malati di Aids e T-shirts di soldati crivellate di colpi dimostrano che anche provocazioni inquietanti possono avere un fine del tutto commerciale.
Se ne deduce che lo straniamento non è legato a un 'idea politica. E tempo perso cercare di darne una definizione che lo sottragga allo sfruttamento capitalistico. Lo straniamento non è di per sé sovversivo. Sono il contesto, il modo d'impiego e l'applicazione a determinarne l'effetto.
Le pratiche di straniamento possono essere utilizzate anche dalla politica istituzionale. Un esempio è un manifesto elettorale della Cdu per le elezioni della Dieta Regionale del Baden-Wurttemberg nel 1996. Su una superficie bianca era stato riprodotto uno smile il cui volto era costituito dalle lettere C, D e U. Solo qualche anno prima, aggiungere la stessa cosa ai manifesti col pennarello sarebbe stato considerato danneggiamento. Il fine evidente era presentare quel partito come hip, trendy, vicino ai giovani. Finita l'idea della comunicazione politica, si passava all'effetto-sorpresa tipico della tecnica pubblicitaria. Certo, sarebbe altrettanto assurdo concludere che una politica basata sullo straniamento non può mai essere sovversiva solo perché fornisce spunti per perfezionare la propaganda elettorale!
Supponendo che la comunicazione guerriglia sia una pratica sicura, che fondi un luogo sociale chiaramente codificato a sinistra, si incorre in un errore logico. Difatti, con l'occupazione di uno spazio inizia, anche la sua attaccabilità e il suo recupero, ossia il riassorbimento da parte del potere. La comunicazione-guerriglia non è strategia, ma tattica.
Il suo obiettivo non è difendere le posizioni a ogni costo. La sua forza risiede piuttosto nell'essere mobile e nell'interrogarsi continuamente su come intervenire sugli stessi tentativi di recupero. Il vantaggio dei guerriglieri della comunicazione risiede proprio nel fatto che chi parla in nome del potere ha sempre una posizione strategica da difendere. Concretamente, ciò significa che per quanto la Cdu cerchi di rappresentarsi hip, questa hipness ha confini angusti. Per esempio, è molto facile ri-capovolgere di nuovo lo smile. Invece di strappare con rabbia il manifesto della Cdu, i sostenitori della comunicazione-guerriglia lo integrerebbero magari con pubblicità delle più svariate droghe (sniping), così da rendere nuovamente comprensibile il precedente significato dello smile. Se un tale manifesto elettorale e la sua formulazione venissero presi sul serio, l'inserzione di un testo esplicito potrebbe essere illuminante per gli osservatori: sopra e sotto ci sarebbe ancora abbastanza spazio per commenti del tipo "Xtasy frees your mind". Piccole modifiche del viso dello smile potrebbero illustrare uno stato mentale modificato attraverso il consumo di musica e droghe sintetiche. Si potrebbe sostituire lo stupido motto da pubblicità-progresso "Nessun potere alle droghe" con un più carino"Nessun potere - solo droghe".

Principio di sovraidentificazione


Lo straniamento cerca di creare negli attori e negli spettatori una distanza dai rapporti dominanti, mettendo così in discussione la loro apparente naturalezza. All'inverso, sovraidentificazione significa incastonarsi nella logica dell'ordine dominante e attaccarla nel punto più vulnerabile: il nucleo. Alla base c'è l'idea che discorsi esplicitamente critici nei confronti dello Stato e della sua ideologia siano inefficaci, mentre un'ironica presa di distanza avrebbe un effetto addirittura più stabilizzante che sovversivo. I discorsi ideologici sono spesso caratterizzati da un'autocritica interiorizzata e anticipata. Un riferimento ironico a tale incoerenza rimane all'interno della sua logica e in fondo "fa il gioco del potere" (S. Zizek). La sovraidentificazione sceglie la direzione opposta, distrugge l'ideologia del cinismo annullando completamente la distanza, identificandosi ulteriormente con la logica dominante, prendendola più sul serio di quanto faccia il sistema stesso. Cosa significa questo esattamente? Secondo Zizek un 'ideologia è composta sempre da due parti: da valori "espliciti" pubblici di un sistema politico e dai cosiddetti "rovesci nascosti". Con questi ultimi si intendono premesse e valori impliciti nell'ideologia e apparentemente in contrasto con essa. Tali valori vengono assunti dall'ideologia dominante per il fatto che, pur essendo noti a tutti, rimangono inespressi e nascosti. Zizek riporta come esempio il razzismo statunitense, sostenendo che esso è fondamentale per il funzionamento della società americana seppure in contraddizione con i valori ufficiali. Esso ha avuto a lungo il suo posto nella società grazie al Ku-Klux-Klan, organizzazione segreta e illegale. Il discorso dominante prende le distanze da simili verità nascoste, che allo stesso tempo sono capisaldi del sistema e possibili punti di rottura. Se è il caso, le si può menzionare solamente con tono ironico, cinico o con una presa di distanza critica.
Un'efficace forma di sovversione può consistere nell'esprimere affermativamente tali aspetti inespressi in modo da ricalcare la logica del sistema nel modo più fedele possibile e lasciando al ricevente il minor numero di possibilità di prendere le distanze. A differenza di quanto si verifica con lo straniamento, ai soggetti messi di fronte a una simile affermazione non vengono indicati gli aspetti sovversivi, non vissuti per quanto sempre percepiti. Nel caso della sovraffermazione si tratta invece di attaccare gli atteggiamenti "sicuri" conformi all'ideologia dominante in modo da estrarre i "rovesci nascosti". Se i valori contenuti in un'ideologia portano sempre con sé il loro contrario, al centro non rimane nulla. Un esempio da manuale è l'azione del situazionista Sanguinetti che nel 1975 provocò uno scandalo in Italia (infra, Sanguinetti e la salvezza del capitalismo italiano).
Un attacco del genere è solo se il parlante si posiziona in maniera apparentemente chiara all'interno della logica del sistema. Perciò il principio della sovraidentificazione è, nella pratica, infinitamente più problematico di quello dello straniamento. Inoltre, la sovraidentificazione ha un effetto sovversivo solo se trova effettivamente il nervo scoperto dell'ordine simbolico. Mentre uno straniamento mal riuscito equivale, nella peggiore delle ipotesi, a un irrilevante giochetto postmoderno, una sovraidentificazione fallita può produrre l'effetto contrario a quello previsto. Nella pratica è difficile valutare se si sono effettivamente rintracciati i punti di frattura del discorso dominante. Un'azione può essere superata dalla realtà in maniera velocissima. Così negli ultimi anni i discorsi razzisti in Germania sono diventati tanto presentabili che una sovraidentificazione non possiede più alcuna forza esplosiva.


Invenzione


L'invenzione di informazioni false per la produzione di eventi veri è un metodo per svelare e criticare i meccanismi della produzione egemonica di immagini mediatiche e politiche della realtà. Questo metodo supera di molto le forme analitico-esplicative dell'informazione e della controinformazione, poiché non attacca la rappresentazione concreta di determinati temi, bensì si prende gioco dei meccanismi con cui la politica e i media socialmente producono eventi. Un esempio: negli anni Ottanta il considerevole aumento della criminalità fu un tema poco rilevante, mentre l'incremento relativamente scarso degli anni Novanta è divenuto uno degli argomenti centrali. Alcuni conflitti militari poi possono durare anni prima di guadagnarsi, in una determinata situazione, "attualità" e notiziabilità. Attraverso l'invenzione di eventi, si cerca di dirigere verso il potere i meccanismi che determinano il ritmo mediale.
Nel 1977 intorno alla rivista "A/traverso" il collettivo bolognese formulò l'idea: "Informazioni false che producano eventi veri". Ma già gli Yippies si erano serviti di questo metodo. Nel 1967 essi inscenarono una festa sulla Fifth Avenue a New York diffondendo la notizia, nel corso di una spontanea azione di strada alla quale partecipavano 2000 adolescenti, che la guerra in Vietnam era finita: "Allen Ginsberg corse nei self-service, sollevò le braccia di colpo ed urlò a piena voce: "La guerra è finita! La guerra è finita!". Persino gli sbirri che cercavano di disperdere i festeggiamenti non autorizzati divennero "all'improvviso parte della festa". In questo modo si riuscì non solo a costringere il governo a una smentita, ma anche a strappare molte persone ai loro ruoli consueti: "Chi era a favore della guerra si chiedeva invano come reagire a questa provocazione psicologica. Non la si poteva ignorare come s'era fatto coi cartelli "Basta con la guerra!" (Rubin, Do it: sceneggiatura per la rivoluzione).
Di solito per divulgare efficacemente un evento inventato serve un'istanza che goda di credibilità e autorità, che funga da (involontario) garante dell'invenzione: si deve utilizzare o al limite inventare il nome dell'autore o di un medium. Gli eventi ben inventati utilizzano temi che, nella determinata situazione politica o sociale, sono trattati in modo fortemente emotivo, ai quali si collegano timori e desideri. Questo riuscì nel 1978 a Roma, quando "Il Male", uscì con la testata del "Corriere dello Sport" e annunciò l'annullamento dei campionati mondiali di calcio e la ripetizione della finale con l'Italia. In seguito a questa notizia la città si trasformò per un giorno in un grosso ingorgo di automobili e un tale fake rese i desideri e le paure del lettore più chiaramente visibili di qualsiasi analisi. Esiste la possibilità che anche eventi improbabili vengano creduti veri, se essi si riallacciano direttamente alle speranze e alle paure della gente.
Quando le corrispondenti informazioni sono inventate e organizzate con un medium adatto, la creazione di eventi veri si delinea in modo completamente autonomo. Nel caso dell'azione Yippie il governo americano si trovò costretto a smentire. Tramite essa si riuscì a far agire i potenti in evidente contrasto coi desideri dei sudditi. Nel caso dell'invenzione non si tratta quindi, in primo luogo, di beffa, dell'effetto-Eulenspiegel, della presa in giro degli sprovveduti cittadini. Le invenzioni dovrebbero piuttosto screditare le istanze di proclamazione della verità e attaccarle nella loro autorità: "...sono possibili due variabili, la possibilità del consenso e quella del dissenso. In mezzo si apre il vasto campo di ciò che si potrebbero definire i momenti di esplicita sfiducia. Un terreno ideale per la falsificazione. Le notizie false non ammettono né consenso né dissenso. Corrodono il rapporto di fiducia che la politica cerca di instaurare; e lo stesso vale per i mass media" (K Gruber, L'avanguardia inaudita).
Ci sono invenzioni che hanno un effetto sovversivo solo quando vengono scoperte, poiché solo in quel momento si può tematizzare la domanda sul perché tutti volevano credere al fatto inventato. Lo stesso insieme di regole della produzione di avvenimenti diventa un argomento, che gli eventi siano inventati o meno.
Al contrario, alcune invenzioni è meglio se non vengono scoperte. Un esempio é l'invenzione dei Chaostagen [giorni del caos] che da qualche tempo spuntano come funghi dal terreno metropolitano nella Rft. In questo caso i presunti promotori mirano probabilmente a provocare assembramenti di polizia e dimostrare chiaramente l'irrazionale inclinazione alla violenza dell'apparato statale. Chi vuole ripetere più spesso un tale gioco non deve far trapelare che il pericolo per l'ordine pubblico consiste solo in qualche flyer e un appello lanciato via Internet.


Camouflage


In numerose pratiche di comunicazione-guerriglia è necessario perseguire i propri scopi con un travestimento che si serve delle forme, dei mezzi espressivi estetici o del linguaggio dominante. Queste forme vengono imitate per trasportare contenuti dissidenti. Tali travestimenti non sono una naturale parte dell'azione solo negli happening o nel Teatro Invisibile. Il camouflage è il tentativo di abbattere barriere comunicative con il travestimento e mettere la gente di fronte a un testo o a un'azione, alla quale altrimenti si sottrarrebbero fin dal principio. Una forma di camouflage è il collegamento che la band anarchica Chumbawamba fa tra mainstream pop, melodie orecchiabili e testi esplicitamente anarchici: "Dai una sigaretta all'anarchico / ogni incendio ha bisogno di un po' d'aiuto". Al primo ascolto viene percepita solo l'innocua e semplice forma musicale: essa agisce da travestimento per il contenuto decisamente meno innocuo. Qualcosa di simile si verifica quando i gruppi di sinistra imitano l'outfit formale dei media borghesi o di altre istituzioni per comunicare il proprio testo.
C'è tuttavia il pericolo che tali camouflages vengano impiegati nel senso di imballaggio truffaldino, di bidone. Dietro a ciò si cela la speranza che un imballaggio carino porti i lettori a prendere atto di contenuti impopolari. Si arriva così a presentarli nelle vesti di fumetto, ma la forma rimane quella dei soliti volantini. Ma questo tentativo di raggirare i lettori non funziona. Quand'anche i destinatari non notino subito di cosa si tratta, il problema inizia in seguito, quando essi cominciano a leggere (gli statements della sinistra non sono in questo senso meglio dei passi della Bibbia trasposti in fumetti). L'"imbroglio della confezione" non sfrutta le possibilità che stanno nell'imitazione e nel détournement delle forme dominanti e che si mostrano, per esempio, nelle paradossali e liriche combinazioni di testo e immagine, tipiche dei fumetti dell'Internazionale Situazionista. Tuttavia il camouflage può essere un'efficace tecnica di comunicazione. Quando viene inserita consapevolmente tensione tra forma e contenuto, un camouflage abile e spiritoso può raggiungere il suo scopo: abbattere le barriere comunicative ed essere ascoltato nonostante la generale sazietà di informazione.


Fake e falsificazione


La produzione di falsi, fakes, è una delle attività preferite dei guerriglieri della comunicazione. Un buon fake deve la propria efficacia al connubio di imitazione, invenzione, straniamento ed esagerazione del linguaggio del potere. Esso imita la voce del potere nel modo più perfetto possibile per parlare, dall'alto della sua autorità, per un limitato periodo di tempo, prima di essere scoperto (per esempio con la falsificazione di scritti ufficiali). Tuttavia il falsificatore non vuole raggiungere un effetto materiale immediato né procurarsi vantaggi personali. L'obiettivo è molto più alto. Si vuole avviare un processo di comunicazione nel quale la struttura della situazione comunicativa presa di mira diviene argomento di discussione proprio in seguito alla (intenzionale) rivelazione della falsificazione. Il fake si rivela efficace nel corso del processo avviato dalla rivendicazione, con quella catena di smentite vere o false, magari integrate con altri fakes o falsificazioni. La produzione di fakes si muove spesso ai margini della legalità o al di là di questa. Anche quando la situazione giuridica non è chiara come per truffe, frodi ecc, essi vengono regolarmente perseguiti nella sfera giudiziaria.
Non si troveranno di seguito indicazioni concrete su come procurarsi carta intestata, su come accedere ai dati né sull'uso di scanner, fotocopiatrici e sistemi di desktop-publishing. I falsificatori, a questo riguardo, hanno sempre manifestato fantasia a sufficienza. Tratteremo qui gli effetti del fake e i fini che si prefigge.


Teoria del fake


Nelle società borghesi contemporanee, il potere viene esercitato e legittimato a livello discorsivo. Diffondendo a nome del potere informazioni false, sistematicamente modificate o anche semplicemente insensate, i fakes tentano di distruggere questo suo principio di funzionamento e di metterne in discussione la legittimità. Con ciò si deve forzare la naturalezza dei processi discorsivi attraverso cui il potere si costituisce e si riproduce. Il fake è un mezzo tattico che di solito non indica nessun contro-progetto e non formula nessun contro-discorso. Tuttavia esso svolge, in un certo senso, un ruolo chiarificatore: indica che qualsiasi cosa potrebbe essere anche qualcos'altro e che le strutture del linguaggio e del potere, così come compaiono dinanzi alle persone, non sono né costrittive né naturali. Il fake fa risplendere nei processi comunicativi quell'inquietante e potenzialmente opposto altro, condannato al silenzio dai discorsi dominanti a tutti i livelli, ma mai veramente occultato.
Il fake si fonda quindi sul disturbo, ossia sul sovvertimento momentaneo, di ciò che Foucault identifica come elemento fondamentale dell'esercizio del potere e definisce ordine del discorso (M. Foucault, L'ordine del discorso). Questo ordine determina tanto le affermazioni ammesse nella comunicazione sociale quanto l'oratore autorizzato. Se qualcuno sostituisce di nascosto l'oratore rompe le regole che stabiliscono chi può parlare, cosa può dire e quando può farlo. Ciò è particolarmente efficace in situazioni caratterizzate da forti dislivelli di potere, cioè in situazioni nelle quali non è la forza degli argomenti bensì il nome o il titolo dell'oratore a determinare il valore delle affermazioni. Il fake rende improvvisamente visibili le strutture discorsive nascoste. Poiché il disturbo sembra provenire proprio da quella parte che è, nell'ordine del discorso, legittimata a parlare e a essere ascoltata. Apparentemente sono le autorità locali che, attraverso l'invio di lettere, costringono a sottoporsi al test dell'Aids. Affermazioni e oratore oscillano: da un lato il cittadino ragionevole dubita della lettera poiché ritiene il suo governo rispettoso della sfera privata, dall'altro forse prende un appuntamento per il test dell'Aids, perché concede a questo ragionevole governo il totale controllo sulla salute pubblica.
La legittimità a parlare in nome del potere viene costituita attraverso l'utilizzo dei segni a esso riservati. Questi possono essere sigle, come l'intestazione di lettera di un ufficio, titoli, nomi o anche il mezzo utilizzato. Tali segni dovrebbero garantire quell'unità di autore e testo che nel caso dell'esercizio del potere discorsivo viene stabilita per legge: solo le istituzioni legittimate dal potere possono avere l'autorità di adottare determinate affermazioni. Il fake distrugge tale unità. Che ciò venga percepito come un attacco in profondità lo si può capire dal fatto che persino a fakes riconoscibili al primo sguardo segue, quasi inevitabilmente, una smentita.
Un fake riuscito gioca con la correlazione tra autore e testo. Esso si può ritenere efficace proprio quando non si può più stabilire alcun rapporto univoco tra i due: in quel momento inizia a oscillare anche il significato delle affermazioni fatte e diventano visibili e disponibili interpretazioni nuove. Il principio della variabilità di interpretazione che agisce da inevitabile fattore perturbante nei processi comunicativi convenzionali, diviene nei fakes il fondamento che rende possibile soprattutto la comunicazione. Il fake non va preso alla lettera, ma deve far riflettere sull'autore presunto e sul contenuto del messaggio. La sua sincerità implica però che i risultati non siano mai prevedibili con certezza.
Il fake introduce interpretazioni sovversive nei testi e nel linguaggio del potere. Ogni fake convincente è una negazione giocosa del principio strutturalistico "il testo scrive l'autore". Ma non è proprio il falsificatore a scrivere il testo del fake: il testo del potere esiste già, è disponibile, accessibile all'intervento, è parte della lingua. La struttura stessa della lingua consente che la posizione di un determinato parlante possa, almeno potenzialmente, essere occupata da chiunque: il linguaggio del potere può essere imitato anche da quanti, nell'ordine del discorso, non sono conformemente legittimati. In tal senso la lingua è ambigua e anarchica. Lo stesso processo che ha trasferito le azioni del potere nella lingua e ha fatto diventare le pratiche della lingua strumenti dell'esercizio del potere, schiude anche possibilità di sovversione. Oggi tutti conoscono la lingua del potere: così il fake può trasformarsi in una pratica quotidiana sovversiva. Dal momento che il potere si esercita soprattutto nella società, quindi non è più pertinenza di una ristretta élite, anche la relativa lingua viene parlata da molti (diversamente, per esempio, dal latino nel Medioevo). In particolare, quanti si muovono nell'ambiente del potere conoscono bene il linguaggio del potere (negli Stati Uniti molti pranksters sono docenti universitari). In questo senso, il fake è una pratica dei dissidenti della classe media piuttosto che dei settori sociali più marginali. Il fake funziona forse meglio quando le identità di chi fa lo scherzo e di chi lo subisce sono contigue; Deleuze e Guattari riassumono questo con il concetto della "più piccola differenza minimale" (G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani).


Modus operandi del fake


La tattica del fake si fonda su un paradosso: da un lato dovrebbe essere il meno possibile riconoscibile (la falsificazione deve essere ottima), ma allo stesso tempo deve avviare un processo di comunicazione in cui divenga chiaro che l'informazione era falsa: il fake deve essere scoperto. In breve la formula é: fake = falsificazione + rivelazione/smentita/confessione. Inoltre, entrambi gli aspetti presentano ostacoli.
Se un fake viene riconosciuto perché la falsificazione è scadente, risulta nel migliore dei casi una buona satira, nel peggiore dei casi un pessimo volantino. Oggi non c'è più nessun problema a produrre falsificazioni convincenti a livello visivo. Più difficile è imitare in modo plausibile il linguaggio del potere. Le espressioni gergali della sinistra permettono ai lettori di scoprire il trucco al massimo dopo due righe.
D'altro lato, un fake che non viene assolutamente riconosciuto è inutile per colui che lo produce. Nel peggiore dei casi esso raddoppia e rafforza il discorso dominante imitato. Per ottenere un fake efficace è necessario che nasca confusione all'interno di una situazione comunicativa apparentemente chiara. Lo scopo è sottoporre un processo comunicativo a quesiti del tipo: può essere che questa affermazione provenga da quell'oratore? Se sì, cosa ne devo dedurre? Se no, perché no, e da chi allora? L'affermazione è plausibile, ma qualcosa non quadra, ma cosa? Per esempio "...un'autorità esige un comportamento antiautoritario. La gente si trova davanti alla scelta: o ubbidiscono all'autorità, comportandosi in maniera antiautoritaria, oppure si comportano in maniera autoritaria non obbedendo all'autorità" (da AA. VV., SpaBguerilla). Tali paradossi spesso portano a chiedere ulteriori informazioni all'autore (apparente). In certi casi un fake viene discusso solo dopo la rivendicazione. Questo accade specialmente quando sono i media a cadere nell'inganno; hanno infatti poco interesse a strombazzare ai quattro venti il loro errore. Di solito una confessione esplicita è inutile, perché esiste una particolare usanza che risparmia quasi sicuramente questa fatica: la smentita.
Con la smentita il potere cerca di ristabilire l'ordine del discorso disturbato. La vittima del fake chiede personalmente la parola e spiega urbi et orbi come stanno veramente le cose. Chi parla veramente in nome del potere non ritiene la gente in grado di riconoscere da sé un falso. Grazie alla smentita il fake ottiene quasi un riconoscimento ufficiale. La smentita, solitamente diffusa attraverso i media, fa al fake una pubblicità che spesso eccede di molto la sua reale portata.
Proprio perché le smentite seguono quasi automaticamente, esse vengono utilizzate consapevolmente anche da molti falsificatori. Offrono un parco giochi per fakes di livello superiore, che giocano proprio con la forma letteraria della smentita. Nel caso più semplice essi mirano a provocare la scrollata di testa che caratterizza le situazioni in cui viene diffusa una smentita nonostante tutto sembri in ordine. Tale smentita può essere provocata da un fake volutamente innocuo, di cui nessuno si accorge. Decisamente elegante e poco impegnativo quando si fa fare tutto il lavoro ai rappresentanti del potere. E sufficiente convincerli dell'esistenza di un fake; se ciò riesce, smentiscono qualcosa di cui nessuno ha mai sentito parlare.
Partendo dal presupposto che la smentita di una smentita richiede pericolose distorsioni discorsive, è stata sperimentata anche la diffusione della smentita falsificata di un fake inesistente. Quando viene diffusa dai media la falsa smentita che annuncia che i 1000 dipendenti della ditta X non devono più essere licenziati, tutte la persone coinvolte si chiedono cosa pensare. La ditta è obbligata a spiegare che nessuno verrà licenziato, oppure che saranno licenziate solo 300 persone ecc. La smentita è chiaramente meno efficace come mezzo per il ristabilimento dell'ordine discorsivo. Una smentita falsificata è già stata utilizzata persino per certificare una vera falsificazione. In un primo momento non succede proprio niente, non c'è nessun falso biglietto gratis. In un secondo momento arriva la falsa smentita: non sono stati inviati biglietti gratis per i trasporti pubblici a tutti i cittadini. Soltanto dopo la smentita di questa comunicazione, furono davvero inviati falsi biglietti... Il tutto si potrebbe trasformare in principio in un intero gioco di spiegazioni e smentite falsificate, nella simulazione integrale di un processo in cui gli ordini discorsivi vengono sempre disarticolati e riarticolati da capo.
La smentita si può introdurre anche come strategia dei media: solitamente si hanno poche possibilità di far passare certi temi nei media borghesi, mentre per le autorità e altre istituzioni questo non è un problema. Cosa c'è di più facile che spingere le istituzioni, attraverso un fake, a diffondere una smentita e risparmiare la fatica ai falsificatori? Questi ultimi contano sulla variabilità delle interpretazioni, quindi su ciò che rende almeno possibile la tematizzazione mediale delle interpretazioni da essi desiderate. Un esempio: quando i media comunicano che nella centrale nucleare XY non ha avuto luogo alcun incidente nucleare, l'annuncio suscita molti più dubbi sulla sua sicurezza di quelli che sarebbero sorti se sulla centrale nucleare non fosse stato riferito proprio nulla. I pubblicitari conoscono un principio simile, con segno rovesciato: ogni stampa è una buona stampa, fintantoché il prodotto è presente nei media. E così non stupisce che anche essi utilizzino il fake: l'emittente televisiva VOX fece pubblicità alla sua misera serie Space diffondendo, a nome di una "iniziativa di boicottaggio di Space", un falso annuncio contro la propria serie.

Piccola tipologia del fake


Il fake si può affrontare da due diversi punti di vista: da quello di chi viene beffato, o da quello del destinatario del fake. Nell'ottima raccolta di fakes di Peter Huth e Ernst Volland, Dieses Buch ist pure Fälschung, [Questo libro è pura falsità], questi sono ordinati in base ai temi sociali a cui si riferiscono. Qui di seguito i fake vengono classificati in base agli elementi dell'ordine discorsivo che essi attaccano e in base al modo in cui lo fanno.


Minacce e pericoli
Il potere (statale) garantisce la sicurezza e il benessere di tutti. Tiene le cose sotto controllo. Le sue istituzioni proteggono dalle minacce oscure e dai pericoli dell'esistenza, dalle maree, dal caos, dall'imprevedibile. Soprattutto negli anni Ottanta, un gran numero di fakes cercarono di mettere in discussione questa immagine. Potenziali catastrofi, minacce e pericoli, che nei discorsi del potere appaiono come impossibili, dominabili e innocui, si trasformarono, nel fake, in realtà simulata: centrali atomiche in fiamme, mancanza di bunker e impossibilità di fuga, veleno e pericoli dappertutto. Il messaggio di questi fakes è sempre lo stesso: contrariamente a ciò che afferma, il potere non ha il controllo. Tutti sanno che la situazione è catastrofica e il fake dimostra che le cose peggioreranno. Le affermazioni di questi fakes, utilizzati soprattutto da movimenti ecologisti e pacifisti, non mettono in discussione la struttura fondamentale del discorso del potere. Essi contraddicono apertamente la pretesa del potere nel farsi garante della sicurezza, ma non l'idea che questo sia il suo vero compito.
Al contrario: si manifesta il desiderio che il potere assolva meglio a questa funzione. Il desiderio di sicurezza non viene messo in discussione.

Disturbi dell'ordine sociale
I discorsi del potere sono allo stesso tempo espressione e garanzia delle gerarchie sociali: legittimano ineguaglianze. Non si parla di una qualità della vita buona per tutti, ma di rendimento, profitto e merito. Il potere protegge i diligenti e punisce i pigri e gli inutili. Prima di donare a questi ultimi immeritate elemosine, pretende i rituali dell'umiliazione e della sottomissione. Chiunque sia stato anche una sola volta all'ufficio di collocamento o a quello dell'assistenza sociale sa di cosa si parla.
Solo occasionalmente il potere sembra andare in tilt e comincia improvvisamente a distribuire immeritate ricompense e punizioni. Così, per esempio, ligi e diligenti cittadini ricevono incomprensibili convocazioni all'ufficio di collocamento, un partito cristiano distribuisce a giovani disoccupati buoni pasto per ristoranti di lusso e tutti ricevono biglietti per i trasporti pubblici. Questi fakes hanno due diverse direzioni di attacco. Quando cittadini incensurati subiscono richieste inaspettate, dietro le facciate di istituzioni riconosciute appaiono le brutte facce oscure della burocrazia kafkiana, il rovescio minaccioso e sconcertante del potere.
Altri fakes fanno compiere alle istituzioni inattese opere di bene: nel 1975, a Berlino Ovest, vennero distribuiti complessivamente 120.000 biglietti falsificati per i trasporti pubblici, per il valore di 360.000 marchi. Nel 1976 alcuni senzatetto ricevettero falsi buoni pasto e li utilizzarono quasi tutti. Entrambe le azioni furono rivendicate dalle Revolutionäre Zellen [Cellule Rivoluzionarie]. Di solito gli autori di questi fakes sono consapevoli che non c'è da aspettarsi alcuna opera di bene. Biglietti e buoni pasto vennero utilizzati, e un gruppo di giovani disoccupati non si lasciò scappare l'occasione di cenare al ristorante dell'esclusivo Hotel Kempinski, a spese della Cdu. Le falsificazioni offrono una certa copertura all'azione ostinata e resistente. Esse fanno leva sulla voglia inconsapevole o repressa di ribellarsi da parte dei cittadini. La scusa "non lo sapevo" consente loro di sfogare una parte di questo desiderio di ribellione.
Talvolta questo gioco può rivelarsi problematico. Ad esempio, distribuire ad alcuni barboni falsi biglietti gratis per una cena di gala può avere il risultato opposto di quello sperato: il singolo barbone si presenta con la speranza di un buona cena e poi viene cacciato violentemente dagli organizzatori, o magari arrestato. Non corrono dei rischi solo i falsificatori sovversivi, ma anche i destinatari. E questi ultimi, nel momento in cui pretendono le opere di bene, sono certo più facilmente attaccabili dei primi. Tali fakes producono un effetto comunicativo solo quando obbligano le istituzioni a prendere una posizione chiara, per esempio ammettendo di aver mai pensato di organizzare un pasto per i giovani disoccupati.


Il potere come imbecille
Il discorso del potere sottolinea la razionalità e l'obiettività delle decisioni così come la responsabilità per il benessere comune. D'altronde molti cittadini sono dell'opinione che numerosi rappresentanti del potere siano degli imbecilli. I subdoli fakes che inducono i politici a dichiararsi stupidi vengono accolti con segreta gioia. Chi smentisce ad alta voce di aver detto o fatto una qualsiasi palese sciocchezza, sottintende che avrebbe potuto farla.


Linguaggio performativo
Le affermazioni non hanno solo un aspetto linguistico-discorsivo, possono anche produrre effetti materiali diretti. Tali enunciati si definiscono performativi. Chi riceve a casa una lettera di licenziamento o una sentenza del tribunale, è effettivamente licenziato o condannato, a prescindere dal tipo di discorso. Una schiera di funzionari del potere si occupa della formulazione e della pronuncia di enunciati performativi, da "In nome del popolo" a "Ego te absolvo", passando per "Finché morte non vi separi". Le falsificazioni che mirano a produrre effetti materiali si basano proprio su questo aspetto della comunicazione. Tuttavia, in questi casi, la rivelazione della falsificazione è l'ultima cosa che interessa all'autore: essa distrugge non solo l'effetto performativo ma ha anche conseguenze spiacevoli. Quando ci si serve di enunciati performativi non si mira in primo luogo al proprio benessere, ma a ottenere effetti sovversivi. Gli effetti materiali delle affermazioni sono essenzialmente conseguenza di tacite convenzioni e solo in casi eccezionali li si deve produrre con la violenza. Tali convenzioni presuppongono che gli enunciati performativi vengano pronunciati solo da coloro che ne hanno l'autorità e che i relativi effetti si producano davvero. Attraverso un fake e la sua successiva rivelazione dovrebbe essere danneggiata questa legittimità, e persa la sua naturalezza.
Quando ad esempio l'amministrazione comunale, in un comunicato-beffa, annuncia che verranno ritirati i frigoriferi vecchi, il giorno indicato per la raccolta ci saranno probabilmente molti frigoriferi sulle strade. Se non verranno rimossi la cittadinanza si sentirà presa in giro. Se i frigoriferi vengono ritirati, l'enunciato performativo ha funzionato, nonostante sia stato pronunciato dalle persone sbagliate; nel caso in cui nessuno provveda alla raccolta si incrina l'attendibilità dell'amministrazione cittadina. Solitamente gli uffici pubblici reagiscono ai fakes deplorando la destabilizzazione dei cittadini. Per i fakers l'auspicato germe della sovversione risiede proprio in tale destabilizzazione, che mette in discussione per alcuni momenti il naturale funzionamento dell'ordine pubblico.
L'aspetto performativo dei fakes obbliga le istituzioni a risistemare provvisoriamente, attraverso una smentita, l'ordine del discorso, e con ciò ad avviare il processo comunicativo desiderato dai fakers. Ciò rappresenta un "doppio vincolo" per le vittime del fake: da un lato essi non possono semplicemente ignorare il fake, dall'altro la smentita produce la tematizzazione di istanze tendenzialmente spiacevoli, la cui discussione è desiderata dai fakers, ma sicuramente non da coloro che vengono attaccati.


Caos comunicativo
Il caos comunicativo si produce in una situazione in cui diviene impossibile stabilire una relazione necessaria tra coloro che parlano e le affermazioni. Il fake viene inteso come un attacco al potere anche quando la sua tecnica somiglia ai repertori dei servizi segreti, che usano metodi della disinformazione e della falsificazione. Proprio per coloro che si ritengono nell'epoca della società dell'informazione, tali tecniche sono diventate un elemento della strategia, una discussione sul possesso del potere. Nella guerra del Golfo si fece ampiamente uso di forme di disinformazione mediatica ed extramediatica. Le somiglianze con il fake sono minori di quanto sembri in un primo momento, perché di solito le falsificazioni dei servizi segreti (5) mirano all'informazione stessa. La falsa informazione dovrebbe influenzare, provocare, ostacolare le azioni dell'avversario o anche contribuire a serrare le proprie file. La falsificazione dei servizi segreti utilizza i canali della comunicazione in modo assolutamente lineare e si limita a sostituire furtivamente il trasmettitore del messaggio. Essa non lavora sulle ambiguità dell'informazione.
Diversamente dalle falsificazioni dei servizi segreti, il fake è il linguaggio delle voci impotenti, costrette al silenzio dalle strutture dell'ordine discorsivo. In quanto strumento di delegittimazione del diritto di parola del potere, esso punta alla struttura del processo comunicativo. Nella discussione sul possesso del potere, questa forma di critica basilare sarebbe l'ultima cosa logica. Non è un caso che le tecniche del fake non giochino alcun ruolo essenziale nelle contrapposizioni belliche (6). Poiché il fake non mira a ottenere posizioni strategiche e a partecipare alla lotta per il potere, può essere messa in conto e trasformata in arma di sovversione comunicativa anche la sua rivelazione. Negandosi, almeno temporaneamente, il gioco sul potere, i fakers ottengono nuove possibilità di attacco, di sovversione e di critica pratica.



Affermazione sovversiva


...bisogna far ballare questi rapporti mummificati cantando la loro propria musica! Bisogna insegnare al popolo ad avere orrore di se stesso per fargli coraggio.
KARL MARX, Per la critica della filosofia del diritto di Hegel


Un efficace modo di procedere allo straniamento di determinate forme, contenuti o regole, consiste nell'introdurle in modo sconvenientemente efficace in un contesto di esagerazione. Un esempio emblematico di adesione esagerata sono i coniugi Müller che, invitati a un dibattito alla Tv svizzera come rappresentanti del movimento di contestazione giovanile di Zurigo del 1981, inasprirono grottescamente la posizione dei loro avversari. Tale affermazione sovversiva produce distanza dalle forme o dalle affermazioni utilizzate, esagerandole. Con ciò l'evidente conferma si trasforma nel suo contrario.
Un vantaggio pratico dell'affermazione sovversiva sta nel fatto che essa si serve della forma esteriore del consenso. La critica così esternata è chiaramente riconoscibile, ma non facilmente classificabile e difficilmente si può impedire che abbia luogo. Soprattutto in situazioni in cui sono attese contro-iniziative, che in certi casi potrebbero persino adattarsi ai calcoli della politica dominante, l'affermazione sovversiva può essere un metodo praticabile per evitare; con poca spesa e molto effetto, misure precauzionali. Nei comizi elettorali si hanno molte opportunità di provare l'affermazione sovversiva: l'applauso esagerato non funziona come critica perturbante fintantoché non viene veramente inteso come frenetica, esagerata esaltazione della persona applaudita. Mentre nel caso di grandi manifestazioni in grosse sale o nelle piazze il tempo del parlato viene abbreviato per mezzo di applausi utilizzati in modo astuto, nel caso di adunate più piccole si può addirittura rivoltare l'intero corso di un comizio.
Il primo giugno 1994 il comitato "Divertirsi contro l'estremismo di centro" tentò, con "la più furba e gioiosa azione di massa degli ultimi anni", di sovrafesteggiare Helmut Kohl durante un comizio. Benché si fossero schierati i sostenitori di entrambi i due grossi partiti locali, già nella fase preparatoria del comizio, dalle mille alle duemila persone festeggiarono il cancelliere in modo così forte da superare l'impianto di amplificazione. Ne derivò un'immagine grottesca: i sostenitori di Kohl furono condannati al silenzio, mentre i suoi avversari ci andarono giù pesante. Anche se gli urlatori non riuscirono a dominare acusticamente la piazza, la controparte, nonostante la superiorità tecnica, non riuscì a imporre il proprio dominio. (AK - Analyse und Kritik, n. 367, 1994). L'affermazione sovversiva rappresenta una buona possibilità di attaccare la discussione in corso e screditare posizioni egemoniche non solo in tempi di rovente campagna elettorale, ma ogni qualvolta eventi politici richiamino un pubblico adeguato.
Nel luglio 1981 ad Amburgo, nel corso di una Azione Pro-NATO risuonarono gli slogan dell'Iniziativa per l'amicizia tedesco-americana a favore del ministro degli esteri statunitense Alexander Haig: "Missili a medio raggio? Sì, sì, sì! Bomba atomica? Perché no?"; oppure "I bambini russi dovrebbero forse vivere in eterno?" (AA.VV., SpaBguerilla).
Nel caso dell'Azione Pro-NATO di Amburgo, il carattere chiaramente parodistico dell'affermazione era ben decifrabile alla luce del contesto storico contemporaneo (7) (Nato-Doppelbeschuss e movimento pacifista). Il metodo di straniamento attraverso l'affermazione è però efficacissimo quando produce una percezione oscillante, ossia quando l'esagerazione è sufficientemente chiara da irritare e destabilizzare, pur rimanendo abbastanza occulta da non essere ben classificabile né identificabile. Tuttavia un tale modo di procedere può trasformarsi velocemente nel suo contrario: quando l'elemento di straniamento non passa, il tutto finisce per confermare i rapporti dominanti. Per citare un semplice esempio tratto dal quotidiano: quando un uomo si atteggia esageratamente da macho si rischia che l'automessinscena non venga percepita come trasgressione, ma semplicemente come forma estrema - ma non più sorprendente - di un modello corrente. Allo stesso modo l'esagerata affermazione di femminilità da parte di una donna diventa sovversiva solo nel momento in cui avviene nell'ambito di una relazione di coppia lesbica.
Così di solito non basta esagerare un comportamento normale: lo straniamento diventa più comprensibile quando la falsa persona agisce insieme a quella vera o quando l'azione si riferisce all'oggetto falso. Alcuni poliziotti che manifestavano davanti al municipio di New York per chiedere aumenti salariali dovettero provare l'esperienza di farsi schernire da giovani Yippies, fintamente irritati dalla dimostrazione, con i soliti commenti: "Tornatene in Russia, fricchettone comunista!", "Vai a lavorare!", oppure "Lavati!". In questo caso l'ingiuria proveniva da coloro che solitamente venivano insultati e i poliziotti manifestanti erano evidentemente le false vittime. Qui abbiamo a che fare con, un rovesciamento, con un'inversione simbolica: come nell'Aikido, per l'affermazione sovversiva si sfrutta la forza dell'avversario per la propria azione, invece di parare un attacco con un pugno da rissa nel saloon. Lo straniamento attraverso l'affermazione sovversiva si basa quindi sul fatto che le persone sbagliate fanno il Giusto, oppure che il Giusto, più precisamente il Normale, il Prevedibile, avvenga in un momento sbagliato o in un luogo inadeguato.
L'affermazione sovversiva agisce in modo simile al metodo psicoterapeutico dell'intervento paradossale. Il terapeuta, rafforzando con insistenza le opinioni del suo paziente lo porta ad accorgersi da sé dell'insensatezza delle sue azioni e del suo atteggiamento. Questa strategia della comunicazione ne distrugge le tradizionali strutture: la risposta del terapeuta è totalmente diversa da quella che il paziente si aspetta e gli consente di mettere in discussione o modificare il proprio comportamento: "Un paziente espresse il timore che qualcuno avesse installato di nascosto un microfono nello studio del terapeuta. Piuttosto che cercare di interpretare questo sospetto, il terapeuta si interessò in modo adeguato...proponendo di fare insieme una ricerca nella stanza prima di proseguire la seduta. Il terapeuta non consentì che l'operazione terminasse finché non ebbero esplorato insieme ogni angolo e ogni fessura della stanza" (P. Watzlawick, Pragmatica della comunicazione umana). Alla fine degli anni Settanta gli Indiani Metropolitani svilupparono una considerevole abilità in questa forma di intervento. Alludendo a due politici corrotti, "nel corso di una manifestazione gli studenti scandirono lo slogan "Gui e Tanassi sono innocenti / siamo noi i veri delinquenti"...Un gruppo di operai, per esprimere solidarietà con gli studenti, riprese il loro slogan ritraducendolo però nel proprio modo di comprendere la realtà: "Gui e Tanassi sono delinquenti / gli studenti sono innocenti". Il mondo reale era di nuovo a posto" (U. Eco, K Cruber). Un'altra richiesta lapidaria e profetica suonava: "Meno salario più orario".
Il metodo dell'affermazione sovversiva è stato fin qui teorizzato soprattutto nel contesto artistico e pop. Diedrich Diederichsen parla di sovversione affermativa in relazione ad Andy Warhol e Madonna. Bazon Broch, per la sua visione di una strategia dell'affermazione - più precisamente la rivoluzione del Sì - traccia un filo rosso che va da Eulenspiegel, il capo-banda di Kopenick, e Schweyk, fino a diverse pratiche artistiche odierne. Quando gioca con l'inasprimento delle posizioni dominanti, la prassi politica dell'affermazione sovversiva deve considerare le possibili ambivalenze della sua azione più di quanto faccia l'attività artistica. Ciò che vale per la satira, il poter essere velocemente superata dalla realtà, vale anche per l'esagerazione: quello che oggi appare inconcepibile, domani potrebbe essere una cosa seria.

Collage e montaggio


Il collage è un mezzo formale, sviluppato nell'ambito artistico (cubismo). Originariamente mirava a confondere i naturali modelli di percezione della realtà. Nel collage, elementi dipinti e incollati non sono più distinguibili a prima vista. Oggetti e materiali vengono collocati in un nuovo contesto e privati del loro senso originario, attraverso una diversa interpretazione e un utilizzo che ne altera il senso. Analogamente vengono riportati nell'opera d'arte significati e associazioni dall'esterno.
Il collage distrusse le tradizionali convenzioni della pittura e del disegno. Esso lavora nell'arte figurativa abbinando il casuale e il raccogliticcio, inserendo nelle immagini particelle di realtà (pezzetti di carta con frammenti di parole, pezzi di stoffa o di legno). Anche nella letteratura le tecniche del collage dovrebbero produrre una poetica del diverso e dell'incoerente. E importante che gli elementi utilizzati vengano uniti in un prodotto semanticamente ambiguo.
Specialmente per quel che concerne il Dadaismo (Dada, superdada, maodada), la "Belle Epoque della negazione", l'uso di questa tecnica di straniamento si può descrivere come un tentativo di putsch culturale. Per i dadaisti, la produzione di collages evidenziava il rifiuto dell'arte istituzionale. Alla visione predominante della genialità dell'artista contrapposero una poetica del fortuito, quasi autopoietica, senza bisogno del genio. I surrealisti sperimentarono ciò facendo emergere nuovi e inaspettati nessi semantici, combinando intuitivamente reperti raccolti qua e là. Essi partirono dal presupposto che attraverso le tecniche del collage potesse venire alla luce il potenziale creativo dell'istinto (W. Spies, Max Ernst und die Collage).
Contrariamente al (foto)montaggio, nell'industria artistica la tecnica del collage non venne considerata un mezzo esplicitamente politico. Oggigiorno si stenta a credere che nell'aprile del 1920 a Colonia la polizia chiuse una mostra Dada a cui partecipavano Hans Arp, Max Ernst e altri. Nel frattempo i collages sono diventati parte integrante delle lezioni d'arte nelle scuole, dell'ergoterapia o di workshop creativi, nei quali si saccheggiano riviste femminili e cataloghi di vendita per corrispondenza per raffazzonare combinazioni trite e ritrite di auto, donne e pubblicità di cosmetici su carta colorata. Nonostante questa appropriazione del collage vi è ancora un potenziale sovversivo in questo prelevare frammenti da differenti contesti e produrre, attraverso la loro combinazione, nuove connessioni di significato. Per esempio, con i collages è possibile contrapporre a comunicazioni stampate di politici o istituzioni testi e immagini che rompono e delegittimano la loro autorappresentazione.
Mentre il collage lavora con l'estetica del fortuito, i montaggi sono forme mirate e consapevoli di agitazione politica. Uno dei suoi più importanti rappresentanti fu John Heartfield, esponente del Dada berlinese. I suoi lavori esplicitamente politici, rivolti soprattutto contro il fascismo, si basavano sulla composizione di fotografie, testi ed elementi grafici. Per i dadaisti berlinesi il fotomontaggio era la forma di espressione estetica della loro critica politica, in quanto utilizzavano, come materia prima, foto tratte da reportages politici di riviste.
I montaggi non si limitano però solo a lavori artistici, ma vengono introdotti a partire dagli anni Venti anche nel teatro politico e nel cinema (Eisenstein, Vertov, Brecht, Piscator). Negli ultimi trent'anni si è distinto in questa tecnica soprattutto il grafico di Heidelberg Klaus Staeck. Ma anche numerosi guerriglieri della comunicazione si rifanno a essa. Le possibilità tecniche consentono al giorno d'oggi montaggi molto più esatti e quasi irriconoscibili. Tali montaggi vengono utilizzati particolarmente nel subvertising, dalla rivista "Adbusters". Simili tecniche sono spesso importanti anche nel caso di invenzioni e fakes.


Détournement


Per détournement si intende un metodo di straniamento che modifica il modo di vedere oggetti o immagini comunemente conosciuti, strappandoli dal loro contesto abituale e inserendoli in una nuova, inconsueta relazione. Questo metodo, noto come sampling nella cultura pop, viene utilizzato in ambito visuale soprattutto per mezzo di collages o montaggi (che possono essere effettuati anche con il computer). Tuttavia si possono "détournare" anche concetti o frasi. Una forma diffusa del détournement è la parodia, nella quale l'estetica o il contenuto di un testo vengono strappati dalla loro relazione originaria, trasferiti in un altro contesto (di solito fino a quel momento criticato) e quindi ridefiniti.
Il concetto di détournement venne teorizzato per la prima volta dai situazionisti nel 1957: la creazione culturale situazionista comincia con i progetti dell'urbanesimo unitario o della costruzione di situazioni nella vita quotidiana, non essere separabili dal movimento di realizzazione delle possibilità rivoluzionarie insite nello sviluppo dell'attuale società. Così, nell'azione diretta che viene realizzata nell'ambito che si vuole distruggere, può venire fatta già oggi un'arte critica con i mezzi di espressione disponibile, dai film alle immagini. I situazionisti riassumono ciò nella teoria del détournement.
Singoli individui o gruppi di artisti, critici nei confronti dell'arte, si servono del metodo straniante del détournement. Famosi sono i Ready Mades di Marcel Duchamp; anche Joseph Beuys procedette spesso in maniera simile. E' d'obbligo citare anche il plagiarismo, nel quale vengono spacciati come propri non solo idee e testi altrui, ma anche immagini o foto strappate dal loro contesto originario.
Mentre détournement e ridefinizioni vengono utilizzati nell'ambito artistico per sottolineare, attraverso la museificazione di oggetti banali e quotidiani, la discutibilità della sensibilità artistica della cultura alta, i situazionisti presero forme della cultura popolare, della grafica quotidiana e della pubblicità e le associarono ad analisi politiche. Essi ritennero i fumetti un'adeguata forma espressiva e, sottraendoli al loro contesto usuale (la letteratura d'intrattenimento di basso livello), li rivestirono di nuovi contenuti. Ne Il proletariato come soggetto e come rappresentazione, una bella donna lussuosamente vestita istruisce il suo interlocutore, eroe dai capelli corti e dal mento spigoloso, sulla condizione del proletariato, sull'ideologia della classe borghese e sulle richieste della rivoluzione. Alla fine dell'episodio, il virile fustacchione ha imparato qualcosa sulla società di classe, sullo spettacolo del non-vivere e sull'essenza del progetto rivoluzionario.
Attraverso il détournement di immagini, concetti e testi dell'estetica egemonica o dei discorsi del potere, se ne mostra e decostruisce la velata funzione ideologica, come sarebbe possibile attraverso testi esplicitamente analitici. Perciò i détournement sono un mezzo efficace per rendere visibile l'arbitraria costruzione sociale di categorie, come per esempio il genere.
Al détournement consapevole e programmato si contrappone un'altra forma popolare di appropriazione delle strutture egemoniche. Come sostiene Michel de Certeau, il quotidiano degli individui è determinato da continue e momentanee appropriazioni e ridefinizioni di ciò che viene imposto, per esempio il modo di consumare, la scelta delle vie da percorrere nella città o il rapporto con la cosiddetta cultura alta. Questo porta a concludere che il détournement è un efficace modo di procedere, proprio perché corrisponde alle tattiche relazioni quotidiane con i dati di fatto sociali e ne rappresenta un parallelo.
Il détournement può servire a svariati scopi nella discussione politica. Esso può aiutare a respingere gli attacchi dell'avversario, a renderlo ridicolo e può servire a diffondere altre, rovesciate interpretazioni della realtà.
Un importante mezzo di comunicazione sovversiva è l'utilizzo radicale di ciò che è apparentemente a disposizione di tutti, ovvero la lingua. La lingua non è più solo il mezzo per il trasporto della verità di turno, ma le sue stesse strutture diventano obiettivo dell'attacco. Non solo la lingua descrive cose, è essa stessa una cosa, un insieme di regole che è necessario ferire, "détournare" e ridefinire. Essa è un sistema ordinatore "il cui potere si fonda sul fatto di essere accettato senza discussioni" (K. Gruber). Si tratta quindi di disturbare l'ordine pacifico dei segni, in primis per richiamare l'attenzione sulla loro funzione stabilizzante. Nel migliore dei casi ciò significa impadronirsi degli spazi vuoti, esprimere il non detto e allo stesso tempo rivelare come il linguaggio stesso si basi sul vuoto e l'occultamento. Un tale détournement attacca i fondamenti simbolici dell'ordine sociale.
"I1 progetto della comunicazione sovversiva punta non soltanto sulla dialogicità del mezzo e sul linguaggio sporco, ma anche su tecniche sofistiche: confutare la rappresentazione ufficiale della realtà, squilibrare la ferma immagine del mondo, scombinare le coordinate della verità. Ancora una volta è compito del soggetto agire, di un intelligenza dissoluta, e di un linguaggio che mina i codici istituzionali" (K. Gruber). Roland Barhes ha formulato il concetto di sovversione in forma di quesito: "La migliore sovversione non consiste forse nel distorcere i codici, anziché nel distruggerli?". Un 'ulteriore tecnica di détournement è la parodia. Essa costringe gli ascoltatori a tenere le orecchie ben aperte. Un orecchio per l'originale nel suo contesto originario, e l'altro orecchio per la versione deformata o ridefinita. Il confronto dei due stili richiama l'attenzione su quanto rimaneva nascosto nel testo originario.