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Lettera di Engels a W.Borgius, 15 ottobre 1895.
 


Questa lettera è anche nota come "Lettera ad Heinz Starkenburg", l'editore della rivista "Der sozialistiche Akademiker", che la pubblicò nel nr. 20 del 15 ottobre 1895. W. Borgius informava Engels con una sua missiva del 19 gennaio della discussione avvenuta con W. Sombart sui seguenti punti:

«1) che cosa si debba intendere, nel senso più stretto del termine, per "rapporti economici", se cioè soltanto la quantità e la qualità dei beni prodotti e consumati o anche il modo e il metodo di questi ultimi, che dipende in gran parte dallo stato della scienza; 2) se si debba ritenere che gli stessi, come le restanti condizioni, si limitino a condizionare, determinare ed influire nell'insieme, al modo che "l'ambiente" condiziona e influenza l'individuo, nel qual caso le particolarità specifiche rimarrebbero sottoposte all'influenza della razza, delle individualità creatrici ecc., e ne sarebbero modificate, o invece la struttura economica generi come sola forza creatrice la statica della società, analogamente al detto di Feuerbach sulla personalità singola: "L'uomo è ciò che mangia".»

Stimatissimo signore,

ecco la risposta alle Sue domande!

1. Parlando dei rapporti economici, che noi consideriamo come la base determinante della storia della società, intendiamo il modo in cui gli uomini di una determinata società producono il proprio sostentamento e si scambiano i prodotti (nella misura in cui esiste divisione del lavoro). Vi è dunque compresa l'intera tecnica della produzione e dei trasporti. Questa tecnica determina, secondo la nostra concezione, anche il modo dello scambio, quindi anche della distribuzione dei prodotti e, dopo la dissoluzione della società gentilizia, anche la divisione in classi, quindi i rapporti di signoria e di servitù, quindi lo Stato, la politica, il diritto, ecc. Sono inoltre comprese nelle condizioni economiche la base geografica sulla quale esse si manifestano e i relitti effettivamente trasmessi di stadi precedenti dell'evoluzione economica, che si sono perpetuati, spesso soltanto per tradizione o per forza d'inerzia, e naturalmente l'ambiente esterno che circonda questa forma di società.

Se è vero, come Lei dice, che la tecnica dipende in massima parte dallo stato della scienza, a maggior ragione questa dipende dallo stato e dalle esigenze della tecnica. Quando la società ha un'esigenza di natura tecnica, ciò favorisce lo sviluppo della scienza più di dieci università. Tutta l'idrostatica (Torricelli ecc.) è nata dal bisogno di regolare il corso dei torrenti nell'Italia dei secoli XVI e XVII. Dell'elettricità sappiamo qualcosa di razionale solo da quando è stata scoperta la possibilità della sua applicazione viva. Ma in Germania ci si è purtroppo abituati a scrivere la storia delle scienze come se queste fossero cadute dal cielo.

2. Noi consideriamo le condizioni economiche come l'elemento determinante, in ultima istanza, dell'evoluzione storica. Ma la razza è essa stessa un fattore economico. Vi sono qui però due punti che non si devono trascurare:

a) L'evoluzione politica, giuridica, filosofica, religiosa, letteraria, artistica, ecc. poggia sull'evoluzione economica. Ma esse reagiscono tutte l'una sull'altra e sulla base economica. Non è che la situazione economica sia causa essa sola attiva e tutto il resto nient'altro che effetto passivo. Vi è al contrario azione reciproca sulla base della necessità economica che, in ultima istanza, sempre s'impone. Lo Stato, ad esempio, agisce per mezzo dei dazi protettivi, del libero scambio, della buona o cattiva fiscalità. Perfino la mortale fiacchezza ed impotenza del filisteo tedesco, derivanti dalla situazione economica miserabile della Germania dal 1648 al 1830, che si espressero dapprima nel pietismo poi nel sentimentalismo e nello strisciante servilismo verso i principi e la nobiltà, non rimasero senza conseguenze economiche. Esse furono uno dei principali ostacoli alla rinascita, e vennero scossi solo dall'acuirsi della miseria cronica a seguito delle guerre della rivoluzione e di Napoleone. Non si tratta quindi, come talvolta si vorrebbe comodamente immaginare, di un effetto automatico della situazione economica; è che gli uomini fanno sì essi stessi la loro storia, ma in un ambiente dato, che li condiziona, sulla base di rapporti reali, esistenti in precedenza, tra cui i rapporti economici, per quanto possano venire influenzati dai rimanenti rapporti politici e ideologici, sono però in ultima istanza i decisivi e costituiscono il filo rosso continuo che solo permette di capire le cose.

b) Gli uomini fanno essi stessi la loro storia, ma finora neppure in una determinata società ben delimitata, non con una volontà collettiva, secondo un piano d'assieme. I loro sforzi si intersecano contrastandosi e, proprio per questo, in ogni società di questo genere regna la necessità, il cui complemento e la cui forma di manifestazione è l'accidentalità. La necessità che si impone attraverso ogni accidentalità è di nuovo, in fin dei conti, quella economica. Qui è il momento di trattare dei cosiddetti grandi uomini. Il fatto che il tale uomo, quello e non altri, sia comparso in quel momento determinato, in quel determinato paese, è naturalmente un puro caso. Ma sopprimiamolo, e c'è subito l'esi-genza di un sostituto, e questo sostituto lo si trova, bene o male, ma a lungo andare lo si trova. Che proprio Napoleone, questo còrso, fosse il dittatore militare reso necessario dal fatto che la repubblica francese fosse stremata dalle proprie guerre, fu un caso; ma che, in assenza di Napoleone, un altro ne avrebbe preso il posto, è provato dal fatto che ogni qualvolta era necessario si è sempre trovato l'uomo adatto: Cesare, Augusto, Cromwell ecc. Se Marx ha scoperto la concezione materialistica della storia, Thierry, Mignet, Guizot e tutti gli storici inglesi fino 1850 dimostrano che vi era una tendenza in questo senso, e la scoperta della stessa concezione da parte di Morgan prova che i tempi erano maturi per essa e che la si doveva necessariamente scoprire.

Lo stesso vale per tutti gli altri fatti casuali o apparentemente casuali nella storia. Quanto più il terreno che stiamo indagando si allontana dall'Economico e si avvicina al puro e astrattamente ideo-logico, tanto più troveremo che esso presenta nella sua evoluzione degli elementi fortuiti, tanto più la sua curva procede a zigzag. Ma se Lei traccia l'asse mediana della curva troverà che quanto più lungo è il periodo in esame, quanto più esteso è il terreno studiato, tanto più questo asse corre parallelo all'asse dell'evoluzione economica.

Il più grande ostacolo alla comprensione esatta delle cose è, in Germania, l'abbandono imperdonabile in cui, nella letteratura, è lasciata la storia economica. È così difficile, non solo disabituarsi dalle rappresentazioni storiche inculcate a scuola, e ancor più mettere assieme il materiale necessario allo scopo. Chi, ad esempio, ha anche soltanto letto il vecchio G. v. Gülich, la cui arida raccolta di materiali contiene tuttavia tanti elementi per la spiegazione di innumerevoli fatti politici.

Del resto, il bell'esempio che Marx ha dato nel "18 brumaio" dovrebbe già fornirLe sufficienti ragguagli sulle questioni da Lei poste appunto perché è un esempio pratico. Inoltre nell'"Anti-Dühring", parte I, capitoli 9-11 e II, 2-4, come pure nella parte III, 1, o nell'Introduzione, e poi nell'ultimo capitolo del "Feuerbach", credo di aver già toccato i punti principali.

La prego di non prendere alla lettera le parole che precedono, ma di badare al nesso; mi duole di non avere il tempo di scriverLe dopo aver elaborato la cosa con esattezza, come dovrei fare per il pubblico.

La prego di porgere i miei saluti al signor...( ) e di ringraziarlo a mio nome per l'invio della... ( ), che mi ha molto rallegrato.

Con grande stima

Suo devotissimo F. Engels