Quel che si avanza è uno strano soldato,
vien dall'oriente e non monta destrier.
La man callosa ed il viso abbronzato,
è il più glorioso di tutti i guerrier.
Non ha pennacchi e galloni dorati, (c'è anche una variante: Egli saluta
col pugno serrato,)
ma sul berretto e scolpiti nel cuor,
mostra un martello e una falce incrociati,
son gli emblemi del lavor. Viva il lavor!
Rit- E' la guardia rossa
che marcia alla riscossa,
che scuote dalla fossa,
la schiava umanità.
Giaque vilmente la plebe in catene
sotto il tallon dell'iniquo padron:
dopo milleni di stragi e di pene
l'asino alfin si cangia in leon.
Sbrana furente il succhion coronato, (Distrugge i ceppi che l'hanno legato)
spoglia il nababbo dell'or che rubò (Spezza il dominio di chi lo sfruttò)
danna per fame a lavoro obbligato, (Costringe al fine al lavoro obbligato)
chi mai non lavorò. Non lavorò!
Rit-
Accorre sotto la rossa bandiera,
tutta la folla dei lavorator
rimbomba il passo dell' epica schiera,
sopra la tomba del mondo che muor.
Tentano invano risorgere i morti,
tanto a che vale lottar col destin,
marciano al sole più ardenti e più forti,
le armate di Lenin. Viva Lenin!
Rit-
Quando alla notte la plebe riposa,
nella campagna e nell'ampia città,
più non la turba la trema paurosa,
del suo vampiro che la svenerà.
Che sempre veglia devota e tremenda,
la guardia rossa alla sua libertà,
la tirannia cancrenosa ed orrenda,
piu non ritornera. Non tornerà!
Rit-Che la guardia rossa
già l'inchiodò alla fossa
nell'epica riscossa
dell'umanità.
By Ales90@gmail.com