Biblioteca Multimediale Marxista
Compagni! Dopo il circostanziato rapporto di Kamenev mi rimane poco da dire. Mi limiterò pertanto a sfatare alcune leggende diffuse da Trotzki e dai suoi seguaci sull'insurrezione d'Ottobre, sulla parte che Trotzki avrebbe avuto nell'insurrezione, sul partito e la preparazione dell'Ottobre, ecc. Mi soffermerò anche sul trotzkismo, come ideologia particolare, incompatibile con il leninismo, e sui compiti del partito in relazione agli ultimi scritti di Trotzki.
1. La verità sull'insurrezione d'Ottobre
Prima di tutto sull'insurrezione d'Ottobre. Tra i membri del partito circola
insistentemente la diceria che l'intero CC sarebbe stato contrario all'insurrezione
nell'ottobre del 1917. Si racconta, di solito, che il 10 ottobre, quando prese
la decisione di organizzare l'insurrezione, il CC, nella sua maggioranza,
si sarebbe in un primo tempo dichiarato contrario, ma che allora alla seduta
del CC avrebbe fatto irruzione un operaio il quale avrebbe detto: "Voi
vi dichiarate contro l'insurrezione, ma io vi dico che l'insurrezione ci sarà,
nonostante tutto". E dopo queste minacce, il CC, come se fosse stato
intimorito, avrebbe nuovamente posto il problema dell'insurrezione e avrebbe
deciso di organizzarla.
Non è una semplice diceria, compagni. Lo scrive nel suo libro I dieci
giorni il noto John Reed, il quale, essendo lontano dal nostro partito, non
poteva certamente sapere la storia della nostra riunione clandestina del 10
ottobre e aveva abboccato all'amo dei pettegolezzi messi in giro dai vari
signori Sukhanov. Questo racconto viene poi riprodotto e ripetuto in una serie
di opuscoli dovuti alla penna di trotzkisti, tra l'altro in uno dei più
recenti opuscoli sull'Ottobre scritto da Syrkin. Queste dicerie vengono persistentemente
alimentate dagli ultimi scritti di Trotzki.
Dubito sia necessario dimostrare che tutte queste e altre simili fiabe arabe
non corrispondono alla realtà, che in realtà non vi è
stato e non poteva esservi nulla di simile alla riunione del CC. Avremmo potuto,
quindi, passar sopra a queste voci assurde: sono tante le dicerie fabbricate
a tavolino dagli oppositori o da individui lontani dal partito! E veramente
abbiamo agito così finora, non facendo caso, per esempio, agli errori
di John Reed e non preoccupan-doci di correggerli. Ma dopo gli ultimi scritti
di Trotzki non si possono più passare sotto silenzio queste leggende,
poiché con simili leggende si cerca ora di educare i giovani, e disgraziatamente
si sono già raggiunti certi risultati. Debbo perciò contrapporre
a queste assurde dicerie i fatti reali.
Prendo i verbali della seduta del CC del nostro partito del 10 (23) ottobre
1917. Sono presenti: Lenin, Zinoviev, Kamenev, Stalin, Trotzki, Sverdlov,
Uritski, Dzerginski, Kollontai, Bubnov, Sokolnikov, Lomov. Viene discussa
la situazione politica e l'insurrezione. Dopo la discussione è messa
ai voti la risoluzione del compagno Lenin sull'insurrezione. La risoluzione
viene approvata con una maggioranza di dieci contro due. Pare che la cosa
sia chiara: il CC con una maggioranza di dieci contro due ha preso la decisione
di passare al lavoro pratico immediato per organizzare l'insurrezione. Il
Comitato Centrale elegge alla stessa seduta il centro politico per dirigere
l'insurrezione, col nome di Ufficio politico e composto da Lenin, Zinoviev,
Stalin, Kamenev, Trotzki, Sokolnikov e Bubnov.
Questi i fatti.
Questi verbali fanno crollare di colpo parecchie leggende. Fanno crollare
la leggenda che il CC nella sua maggioranza sarebbe stato contro la insurrezione.
Fanno crollare anche la leggenda che il CC nella questione dell'insurrezione
si sarebbe trovato di fronte alla scissione. Dai verbali risulta chiaro che
gli avversari dell'insurrezione immediata - Kamenev e Zinoviev - sono entrati
a fare parte dell'organo di direzione politica dell'insurrezio-ne accanto
ai sostenitori di questa. Non si è parlato, e non si poteva neppure
parlare, di nessuna scissione.
Trotzki afferma che nelle persone di Kamenev e di Zinoviev noi avevamo, nell'Ottobre,
l'ala destra del nostro partito, quasi dei socialdemocratici. In tal caso
non si capisce come il partito abbia potuto evitare la scissione; come sia
stato possibile che le divergenze con Kamenev e Zinoviev siano durate soltanto
pochi giorni; come sia stato possibile che questi compagni, nonostante le
divergenze, venissero messi dal partito ai posti più importanti, eletti
membri del centro politico dell'insurrezione, ecc. Nel partito è sufficientemente
noto l'atteggiamento spietato di Lenin nei riguardi dei socialdemocratici;
il partito sa che Lenin non avrebbe acconsentito, neppure per un momento,
ad avere nel partito, e tanto meno nei posti più importanti, dei compagni
con una mentalità socialdemocratica. Come si spiega che il partito
abbia potuto evitare la scissione? Si spiega col fatto che, nonostante i dissensi,
noi avevamo in questi compagni dei vecchi bolscevichi, che stavano sul terreno
comune del bolscevismo. In che cosa consisteva questo terreno comune? Nell'unità
di vedute sui problemi essenziali: il carattere della rivoluzione russa, le
forze motrici della rivoluzione, la funzione dei contadini, i princìpi
di direzione del partito, ecc. Se non fosse esistito questo terreno comune,
la scissione sarebbe stata inevitabile. Se non si ebbe la scissione e se i
dissensi durarono soltanto alcuni giorni, fu perché, e soltanto perché
noi avevamo in Kamenev e in Zinoviev dei leninisti, dei bolscevichi.
Passiamo ora alla leggenda sulla funzione particolare di Trotzki nell'insurrezione
d'Ottobre. I trotzkisti propalano insistentemente la voce secondo cui l'animatore
e l'unico dirigente dell'insurrezione d'Ottobre sarebbe stato Trotzki. Queste
voci vengono messe in giro, con particolare insistenza, da Lenzner, il cosiddetto
redattore delle opere di Trotzki. Lo stesso Trotzki, ignorando sistematicamente
il partito, il CC del partito e il comitato di Pietrogrado, passando sotto
silenzio la funzione dirigente di questi organismi nell'insurrezione e spingendosi
insistentemente avanti come figura centrale dell'insurrezione, contribuisce
volontariamente o involontariamente a diffondere le dicerie su una funzione
particolare da lui avuta nell'insurrezione. Sono ben lontano dal negare la
parte senza dubbio importante avuta da Trotzki nell'insurrezio-ne. Ma devo
dire che Trotzki non ha avuto e non poteva avere nessuna funzione particolare
nel-l'insurrezione d'Ottobre, e che, essendo presidente del Soviet di Pietrogrado,
egli non ha fatto che eseguire la volontà delle istanze competenti
di partito, che guidavano ogni suo passo. Ai filistei del tipo di Sukhanov
tutto questo può sembrare strano, però i fatti, i fatti reali,
confermano completamente e interamente questa mia affermazione.
Prendiamo i verbali della seduta successiva del CC del 16 (29) ottobre 1917.
Sono presenti i membri del CC, più i rappresentanti del Comitato di
Pietrogrado, più i rappresentanti dell'organizzazione militare, dei
comitati delle fabbriche e officine, dei sindacati, dei ferrovieri. Oltre
ai membri del CC vi sono anche Krylenko, Sciotman, Kalinin, Volodarski, Scliapnikov,
Latsis e altri. In tutto 25 persone. Viene discussa l'insurrezione sotto l'aspetto
puramente pratico e organizzativo. Viene approvata la risoluzione di Lenin
sull'insurre-zione con una maggioranza di venti contro due e tre astenuti.
Viene eletto il centro pratico per la direzione organizzativa dell'insurrezione.
Chi entra a far parte di questo centro? Vengono eletti cinque compagni: Sverdlov,
Stalin, Dzerginski, Bubnov, Uritski. Compiti del centro pratico: dirigere
tutti gli organi pratici dell'insurrezione, conformemente alle direttive del
Comitato Centrale. In tal modo, a questa seduta del CC è accaduto,
come vedete, qualcosa di "orrendo", cioè nel centro pratico,
chiamato a dirigere l'insurrezione, non è entrato, "strano a dirsi",
l'"animatore", la "figura principale", l'"unico dirigente"
dell'insurrezione, Trotzki. Come conciliare questo con l'opinione corrente
sulla funzione particolare di Trotzki? Non è vero che tutto ciò
è alquanto "strano", come direbbe Sukhanov, oppure come direbbero
i trotzkisti? Tuttavia in questo non vi è, in fondo, nulla di strano,
poiché Trotzki, persona relativamente nuova per il nostro partito nel
periodo dell'Ottobre, non ha avuto e non poteva avere nessuna funzione particolare
né nel partito né nell'insurrezione d'Ottobre. Egli, come tutti
i dirigenti responsabili, non era che un esecutore della volontà del
CC e dei suoi organi. Chi conosce il meccanismo di direzione del partito bolscevico,
capirà senza grandi difficoltà che la cosa non avrebbe neppure
potuto essere diversa: sarebbe bastato che Trotzki trasgredisse la volontà
del CC perché egli perdesse ogni influenza sul corso degli avvenimenti.
Le chiacchiere sulla funzione particolare di Trotzki sono una leggenda, propalata
dalle servizievoli comari "del partito".
Questo non significa, naturalmente, che l'insurrezione d'Ottobre non abbia
avuto il suo animatore. No, ha avuto il suo animatore e capo. Ma questo fu
Lenin, e nessun altro, quello stesso Lenin le cui risoluzioni vennero approvate
dal CC quando si discusse il problema dell'insurrezione, quello stesso Lenin
al quale l'illegalità non impedì di essere il vero animatore
dell'insurrezione, contrariamente a quanto afferma Trotzki. è sciocco,
è ridicolo tentare ora di nascondere con le chiacchiere sull'illegalità
il fatto incontestabile che l'animatore dell'insurrezione fu il capo del partito,
Lenin.
Questi i fatti.
Ammettiamo che sia così, ci dicono, però non si può negare
che Trotzki si sia battuto bene nel periodo dell'Ottobre. Sì, questo
è vero, Trotzki si è veramente battuto bene nell'Ottobre. Ma
nel periodo dell'Ottobre si è battuto bene non solo Trotzki, non si
sono battuti male neanche uomini come i socialisti-rivoluzionari di sinistra,
che si trovavano allora a fianco dei bolscevichi. In generale, debbo dire
che nel periodo dell'insurrezione vittoriosa, quan-do il nemico è isolato
e l'insurrezione è in pieno sviluppo, non è difficile battersi
bene. In momenti simili persino coloro che stanno sempre a rimorchio diventano
eroi.
Ma la lotta del proletariato non rappresenta un'offensiva ininterrotta, una
catena ininterrotta di successi. La lotta del proletariato ha pure le sue
dure prove, le sue sconfitte. Il vero rivoluzionario non è colui che
si dimostra coraggioso nel periodo dell'insurrezione vittoriosa, bensì
colui il quale, sapendo battersi bene durante l'offensiva vittoriosa della
rivoluzione, sa anche dare prova di coraggio nel periodo della ritirata della
rivoluzione, nel periodo della sconfitta del proletariato, colui che non perde
la testa e non si lascia sopraffare dalla paura davanti agli insuccessi della
rivoluzione, davanti ai successi del nemico, colui che non si lascia prendere
dal panico e non si abbandona alla disperazione nel periodo di ritirata della
rivoluzione. Non si sono battuti male i socialisti-rivoluzionari di sinistra
nel periodo dell'Ottobre, sostenendo i bolscevichi. Ma chi non sa che questi
"valorosi" combattenti erano invasi dal panico nel periodo di Brest,
allorquando l'offensiva dell'imperialismo tedesco li aveva gettati nella disperazione
e nell'isterismo? è estremamente triste, ma è un fatto incontestabile
che Trotzki, il quale si è battuto bene nel periodo dell'Ottobre, non
è riuscito nel periodo di Brest - nel periodo degli insuccessi temporanei
della rivoluzione, in quel momento difficile - a dar prova di sufficiente
fermezza e a non seguire le orme dei socialisti-rivoluzionari di sinistra.
Non vi è dubbio, il momento era difficile, bisognava dare prova di
particolare coraggio e di una calma ferrea per non perdere la testa, ritirarsi
in tempo, accettare in tempo la pace, sottrarre l'esercito proletario ai colpi
dell'imperialismo tedesco, conservare le riserve contadine, e, ottenuta in
questo modo una tregua, attaccare in seguito il nemico con nuove forze. Ma
questo coraggio e questa fermezza rivoluzionaria sono, disgraziatamen-te,
mancati a Trotzki in quel momento difficile.
Secondo l'opinione di Trotzki, l'insegnamento essenziale della rivoluzione
proletaria è consistito nel "non lasciarsi sopraffare dalla paura"
durante l'Ottobre. Questo è sbagliato, poiché questa affermazione
di Trotzki contiene soltanto una particella di verità sugli insegnamenti
della rivoluzione. Tutta la verità sugli insegnamenti della rivoluzione
proletaria consiste nel "non lasciarsi sopraffare dalla paura" non
solo nei giorni dell'offensiva della rivoluzione, ma anche nei giorni della
sua ritirata, quando il nemico prende il sopravvento, e la rivoluzione subisce
degli scacchi. La rivoluzione non si esaurisce con l'Ottobre. L'Ottobre è
soltanto l'inizio della rivoluzione proletaria. è male se ci si lascia
sopraffare dalla paura durante la fase ascendente dell'insurrezione. Peggio
ancora se si ha paura nel momento delle dure prove della rivoluzione, dopo
la presa del potere. Saper mantenere il potere, all'indomani della rivoluzione,
non è meno importante della conquista del potere. Se Trotzki si è
lasciato sopraffare dalla paura nel periodo di Brest, nel periodo delle dure
prove della nostra rivoluzione, quando per poco non si giunse alla "resa"
del potere, egli deve capire che gli errori commessi in ottobre da Kamenev
e da Zinoviev non c'entrano affatto.
Così stanno le cose per quanto riguarda le leggende sull'insurrezione
d'Ottobre.
2. Il partito e la preparazione dell'Ottobre
Passiamo ora alla questione della preparazione dell'Ottobre.
Dopo aver ascoltato Trotzki, si potrebbe pensare che il partito dei bolscevichi,
durante l'intero periodo preparatorio da marzo a ottobre, non ha fatto che
segnare il passo, dilaniarsi in contrasti interni e ostacolare in tutti i
modi Lenin, e che, se non fosse stato per Trotzki, non si sa dove la Rivoluzione
d'Ottobre sarebbe andata a finire. è alquanto spassoso sentire questi
strani discorsi sul partito in bocca a Trotzki, il quale ha dichiarato, nella
stessa "prefazione" al terzo volume, che "lo strumento essenziale
della rivoluzione proletaria è il partito", che "senza il
partito, evitando il partito, ignorando il partito, attraverso un surrogato
del partito, la rivoluzione proletaria non può vincere". Allah
stesso non potrebbe capire come abbia potuto trionfare la nostra rivoluzione,
se "il suo strumento essenziale" è risultato inefficiente,
e se, a quanto pare, non vi è nessuna possibilità di vincere
"ignorando il partito". Ma non è la prima volta che Trotzki
ci delizia con le sue stranezze. Bisogna pensare che gli spassosi discorsi
sul nostro partito rientrano nel novero delle stranezze abituali di Trotzki.
Esaminiamo brevemente la storia della preparazione dell'Ottobre per periodi.
1) Periodo del nuovo orientamento del partito (marzo-aprile). I fatti principali
di questo periodo sono:
a) rovesciamento dello zarismo;
b) formazione del governo provvisorio (dittatura della borghesia);
c) sorgere dei Soviet dei deputati operai e soldati (dittatura del proletariato
e dei contadini);
d) dualismo del potere;
e) dimostrazione di aprile;
f ) prima crisi del potere.
Un tratto caratteristico di questo periodo è il fatto che esistono
una accanto all'altra, assieme e contemporaneamente, la dittatura della borghesia
e la dittatura del proletariato e dei contadini e che quest'ultima ha un atteggiamento
di fiducia verso la prima, crede nelle sue aspirazioni pacifiche, le consegna
volontariamente il potere e si trasforma in tal modo in una sua appendice.
Non vi sono ancora conflitti seri fra le due dittature. Esiste anzi una "commissione
di contatto"(1).
Fu questo un grandissimo rivolgimento nella storia della Russia e una svolta
senza precedenti nella storia del nostro partito. La vecchia piattaforma prerivoluzionaria
del rovesciamento diretto del governo era chiara e precisa, ma non era più
adatta alle nuove condizioni di lotta. Non si poteva più rovesciare
direttamente il governo, poiché esso era legato ai Soviet, che erano
sotto l'influenza dei difensisti, e il partito avrebbe dovuto condurre una
guerra che non era in grado di combattere, sia contro il governo, sia contro
i Soviet. Non si poteva tuttavia neppure condurre una politica di appoggio
al governo provvisorio, poiché questo era il governo dell'imperialismo.
Era necessario un nuovo orientamento del partito nelle nuove condizioni di
lotta. Il partito (la sua maggioranza) procedeva a tastoni verso questo nuovo
orientamento. Esso applicò la politica della pressione dei Soviet sul
governo provvisorio nella questione della pace e non si decise d'un tratto
a fare un passo avanti, dalla vecchia parola d'ordine della dittatura del
proletariato e dei contadini alla nuova parola d'ordine del potere ai Soviet.
Con questa politica non nettamente definita si mirava a permettere ai Soviet
di discernere, sulle questioni concrete della pace, la vera natura imperialistica
del governo provvisorio e a staccarli così da quest'ultimo. Ma questa
fu una posizione profondamente errata, poiché generava illusioni pacifiste,
portava acqua al mulino del difensismo e ostacolava l'educazione rivoluzionaria
delle masse. Io condivisi allora con altri compagni del partito questa posizione
errata, e vi rinunciai completamente soltanto a metà aprile, aderendo
alle tesi di Lenin. Occorreva un nuovo orientamento. Questo nuovo orientamento
lo diede al partito Lenin nelle sue celebri Tesi di aprile(2). Non mi dilungherò
su queste tesi poiché esse sono note a tutti. Il partito aveva allora
dei dissensi con Lenin? Sì, ne aveva. Quanto durarono? Non più
di due settimane. La Conferenza delle organizzazioni della città di
Pietrogrado(3) (seconda metà di aprile), che approvò le tesi
di Lenin, segnò una svolta nello sviluppo del nostro partito. La Conferenza
di aprile di tutta la Russia(4 ) (fine aprile) non ha fatto che portare a
termine, su scala nazionale, l'opera della Conferenza di Pietrogrado, raggruppando
compatti attorno a un'unica piattaforma i nove decimi del partito.
Ora, sette anni dopo, Trotzki maligna a proposito dei passati dissensi tra
i bolscevichi, presentandoli quasi come una lotta di due partiti in seno al
bolscevismo. Ma, in primo luogo, Trotzki esagera e gonfia le cose sfacciatamente,
poiché il partito bolscevico ha superato questi dissensi senza subire
la più piccola scossa. In secondo luogo, il nostro partito sarebbe
stato una casta e non un partito rivoluzionario, se non avesse tollerato nel
suo ambiente delle sfumature di opinione; è noto che abbiamo avuto
dei dissensi anche nel passato, per esempio nel periodo della III Duma, il
che, tuttavia, non ha compromesso l'unità del nostro partito. In terzo
luogo, non sarà superfluo chiedere: quale fu allora la posizione dello
stesso Trotzki, che maligna ora tanto volentieri sui passati dissensi tra
i bolscevichi? Il cosiddetto redattore delle opere di Trotzki, Lenzner, assicura
che le lettere americane di Trotzki (marzo) "anticiparono interamente"
le Lettere da lontano (5) di Lenin (marzo), che costituiscono la base delle
Tesi di aprile di Lenin. è detto proprio così: "anticiparono
interamente". Trotzki non protesta contro una simile analogia, che accetta,
a quanto pare, con gratitudine. Ma, anzitutto, le lettere di Trotzki "non
assomigliano affatto" alle lettere di Lenin né per lo spirito
né per le conclusioni, poiché esse rispecchiano interamente
e integralmente la parola d'ordine antibolscevica di Trotzki: "Via lo
zar, governo operaio", parola d'ordine che significa la rivoluzione senza
i contadini. Basta solo sfogliare questi due gruppi di lettere per convincersene.
In secondo luogo, come si spiega in tal caso che Lenin abbia ritenuto necessario
differenziarsi da Trotzki all'indomani stesso del suo arrivo dall'estero?
Chi non conosce le ripetute dichiarazioni con cui Lenin afferma che la parola
d'ordine di Trotzki: "Via lo zar, governo operaio", rappresenta
un tentativo di "scavalcare il movimento contadino che non ha ancora
compiuto la sua funzione", che questa parola d'ordine significa "giuocare
alla presa del potere da parte del governo operaio"(6)?
Che cosa vi può essere di comune tra le tesi bolsceviche di Lenin e
lo schema antibolscevico di Trotzki, col suo "giocare alla presa del
potere"? E di dove mai viene questo gusto che ha certa gente di paragonare
una capanna al Monte Bianco? Che bisogno aveva Lenzner di far questa aggiunta
arrischiata al mucchio delle vecchie leggende sulla nostra rivoluzione, inventando
ancora un'altra leggenda, secondo la quale le lettere americane di Trotzki,
avrebbero "anticipato" le celebri Lettere da lontano di Lenin*?
Non per nulla si dice che un orso servizievole è più pericoloso
di un nemico.
2) Periodo della mobilitazione rivoluzionaria delle masse (maggio-agosto).
I principali fatti di questo periodo sono:
a) la dimostrazione di aprile a Pietrogrado e la costituzione del governo
di coalizione con la partecipazione dei "socialisti";
b) la dimostrazione del Primo Maggio nei principali centri della Russia con
la parola d'ordine "pace democratica";
c) la dimostrazione di giugno a Pietrogrado con la parola d'ordine principale
"abbasso i ministri capitalisti!";
d) l'offensiva di giugno sul fronte e gli insuccessi dell'esercito russo;
e) la dimostrazione armata di luglio a Pietrogrado; l'uscita dei ministri
cadetti dal governo;
f) l'arrivo delle truppe controrivoluzionarie dal fronte, la devastazione
della redazione della Pravda, la lotta della controrivoluzione contro i Soviet
e la costituzione di un nuovo governo di coalizione con alla testa Kerenski;
g) il VI Congresso del partito, che lancia la parola d'ordine della preparazione
dell'insurrezione armata;
h) la Conferenza di stato controrivoluzionaria e lo sciopero generale a Mosca;
i) l'offensiva fallita di Kornilov su Pietrogrado, la rianimazione dei Soviet,
le dimissioni dei cadetti e la costituzione del "Direttorio".
Va considerato come tratto caratteristico di questo periodo l'inasprimento
della crisi e la rottura di quell'equilibrio instabile tra i Soviet e il governo
provvisorio che esisteva, bene o male, nel periodo precedente. Il dualismo
del potere diveniva intollerabile per le due parti. Il fragile edificio della
"commissione di contatto" viveva i suoi ultimi giorni. La "crisi
del potere" e la "ridda dei ministri" erano allora le parolette
di moda. La crisi al fronte e lo sfacelo nelle retrovie compiono la propria
opera, rafforzando le ali estreme e premendo dai due lati i conciliatori-difensisti.
La rivoluzione si mobilita provocando la mobilitazione della controrivolu-zione.
La controrivoluzione a sua volta stimola la rivoluzione, suscitando nuove
ondate rivoluzionarie. Il passaggio del potere alla nuova classe diventa la
questione del momento.
Esistevano allora dei dissensi nel nostro partito? Sì, esistevano.
Ma essi avevano un carattere esclusivamente pratico, contrariamente alle affermazioni
di Trotzki che tenta di scoprire un'ala "destra" e un'ala "sinistra"
nel partito. Erano cioè dei dissensi senza i quali in generale non
può esistere una vita attiva nel partito e un lavoro veramente di partito.
Trotzki ha torto quando asserisce che la dimostrazione di aprile a Pietrogrado
ha suscitato dissensi in seno al Comitato Centrale. Il Comitato Centrale,
quando condannò il tentativo di un gruppo di compagni di arrestare
il governo provvisorio nel momento in cui nei Soviet e nell'esercito i bolscevichi
erano in minoranza, era assolutamente concorde su questa questione. Se Trotzki
avesse scritto la "storia" dell'Ottobre non secondo Sukhanov, ma
fondandosi su documenti veri, egli si sarebbe convinto senza difficoltà
che la sua asserzione era sbagliata.
Trotzki ha completamente torto quando asserisce che il tentativo compiuto,
"su iniziativa di Lenin", di organizzare la dimostrazione del 10
giugno fu tacciato di "avventurismo" dai membri "di destra"
del Comitato Centrale. Se Trotzki scrivesse non secondo Sukhanov, egli saprebbe
certamente che la dimostrazione del 10 giugno fu rinviata col pieno consenso
di Lenin, e che la necessità del rinvio fu difesa da Lenin in un grande
discorso alla celebre seduta del Comitato di Pietrogrado (vedi i verbali del
Comitato di Pietrogrado)(7).
Trotzki ha completamente torto quando parla di dissensi "tragici"
manifestatisi in seno al CC a proposito della dimostrazione armata di luglio.
Egli inventa semplicemente quando suppone che alcuni membri del gruppo dirigente
del CC "dovevano vedere nell'episodio di luglio un'avventura dannosa".
Trotzki, che allora non faceva ancor parte del nostro CC e non era che un
nostro parlamentare sovietico, poteva, certo, anche non sapere che il CC considerava
la dimostrazione di luglio soltanto come un mezzo per tastare il polso al
nemico, che il CC (e Lenin) non volevano e non intendevano trasformare la
dimostrazione in insurrezione, nel momento in cui i Soviet della capitale
erano ancora dalla parte dei difensisti. è possibilissimo che qualcuno
dei bolscevichi abbia anche piagnucolato sulla sconfitta di luglio. So, per
esempio, che alcuni dei bolscevichi arrestati allora erano persino disposti
ad abbandonare le nostre file. Ma da questo trarre delle deduzioni a sfavore
di certi pretesi elementi "di destra" del CC significa travisare
sfacciatamente la storia.
Trotzki ha torto quando dichiara che nelle giornate della rivolta di Kornilov
si era manifestata in una parte dei dirigenti del partito una tendenza a fare
blocco con i difensisti, ad appoggiare il governo provvisorio. Si tratta naturalmente
di quegli stessi cosiddetti elementi "di destra" che non lasciano
dormire Trotzki. Trotzki ha torto, perché esistono al mondo dei documenti,
come l'organo centrale del partito di quel periodo, che smentiscono completamente
le sue dichiarazioni. Trotzki cita la lettera in cui Lenin metteva in guardia
il CC dal dare il suo appoggio a Kerenski. Ma egli non capisce le lettere
di Lenin, il loro significato, il loro scopo. Lenin nelle sue lettere, a volte,
anticipa deliberatamente i tempi, ponendo in primo piano gli errori possibili,
che potrebbero essere commessi, e criticandoli ancor prima che siano stati
commessi allo scopo di mettere in guardia il partito, di premunirlo dagli
errori, oppure, a volte, gonfia una "minuzia" facendo "di una
mosca un elefante" col medesimo scopo pedagogico. Il capo di un partito,
particolarmente se si trova nell'illegalità, non può agire diversamente,
poiché deve vedere più in là dei suoi compagni di lotta
e ha il dovere di suonare l'allarme per ogni possibile errore, persino per
delle "minuzie". Ma trarre da queste lettere di Lenin (e di lettere
simili non ce ne sono poche) la conclusione che esistevano "tragici"
dissensi e far tanto chiasso in proposito, significa non capire le lettere
di Lenin, non conoscere Lenin. è questo che spiega probabilmente perché
Trotzki a volte prende dei granchi formidabili. In breve: nei giorni della
rivolta di Kornilov non esisteva nel CC nessuno, assolutamente nessun dissenso.
Dopo la sconfitta di luglio, tra il CC e Lenin sono effettivamente nati dissensi
intorno al futuro dei Soviet. è noto che Lenin, volendo concentrare
l'attenzione del partito sulla preparazione dell'insurrezione fuori dei Soviet,
ammoniva di non esagerarne l'importanza, ritenendo che essi, contaminati com'erano
dai difensisti, si erano già trasformati in un peso morto. Il Comitato
Centrale e il VI Congresso del partito assunsero una linea più prudente,
decidendo che non vi era motivo di ritenere esclusa la possibilità
di rianimare i Soviet. L'azione di Kornilov dimostrò che la decisione
era stata giusta. Tuttavia questo dissenso non ebbe importanza immediata per
il partito. In seguito Lenin riconobbe che la linea del VI Congresso era stata
giusta. è curioso che Trotzki non si sia aggrappato a questo dissenso
e non l'abbia gonfiato fino a proporzioni "mostruose".
Un partito unito e compatto, al centro della mobilitazione rivoluzionaria
delle masse: questo è il quadro della situazione del nostro partito
in quel periodo.
3) Periodo dell'organizzazione dell'attacco (settembre-ottobre). I fatti principali
di questo periodo sono:
a) convocazione della Conferenza democratica e fallimento dell'idea del blocco
con i cadetti;
b) passaggio dei Soviet di Mosca e di Pietrogrado dalla parte dei bolscevichi;
c) Congresso dei Soviet della regione settentrionale e decisione del Soviet
di Pietrogrado di opporsi all'allontanamento delle truppe;
d) decisione del CC del partito sull'insurrezione e costituzione del Comitato
militare rivoluzionario del Soviet di Pietrogrado;
e) decisione della guarnigione di Pietrogrado di appoggiare con le armi il
Soviet di Pietrogrado e organizzazione del sistema dei commissari del Comitato
militare rivoluzionario;
f) azione delle forze armate bolsceviche e arresto dei membri del governo
provvisorio;
g) presa del potere da parte del Comitato militare rivoluzionario del Soviet
di Pietrogrado e costituzione del Consiglio dei Commissari del popolo ad opera
del II Congresso dei Soviet.
Va considerato come tratto caratteristico di questo periodo, la rapida maturazione
della crisi, lo smarrimento completo dei circoli dirigenti, l'isolamento dei
socialisti-rivoluzionari e dei menscevichi e il passaggio in massa degli elementi
esitanti dalla parte dei bolscevichi. Occorre rilevare un' originale particolarità
della tattica rivoluzionaria in questo periodo. Essa consiste nel fatto che
la rivoluzione cerca di compiere ogni, o quasi ogni passo della sua offensiva
sotto l'apparenza della difesa. Non vi è dubbio che con il rifiuto
di allontanare le truppe da Pietrogrado l'offensiva della rivoluzione compì
un serio passo; ciò nondimeno, questa offensiva fu effettuata con la
parola d'ordine della difesa di Pietrogrado da un eventuale attacco del nemico
esterno. Non vi è dubbio che, nel quadro dell'offensiva contro il governo
provvisorio, la costituzione del Comitato militare rivoluzionario costituì
un passo ancor più serio; ciò nondimeno esso fu effettuato con
la parola d'ordine dell'organizzazione del controllo sovietico sulle operazioni
dello stato maggiore del distretto. Non vi è dubbio che il passaggio
aperto della guarnigione dalla parte del Comitato militare rivoluzionario
e l'organizzazione della rete dei commissari sovietici segnarono l'inizio
dell'insurrezione; nondimeno, questi passi furono compiuti dalla rivoluzione
con la parola d'ordine della difesa del Soviet di Pietrogrado da eventuali
azioni controrivoluzionarie. La rivoluzione mascherava in un certo senso le
sue azioni offensive, dando loro la parvenza di difesa, per trascinare più
facilmente nella propria orbita gli elementi indecisi, esitanti. Questo serve
forse a spiegare il carattere formalmente difensivo dei discorsi, articoli
e parole d'ordine di quel periodo, che hanno tuttavia un carattere profondamente
offensivo per il loro sostanziale contenuto.
Vi erano in quel periodo dissensi in seno al Comitato Centrale? Sì,
ve ne erano, e abbastanza importanti. Ho già parlato dei dissensi sul
problema dell'insurrezione. Essi sono rispecchiati interamente nei verbali
del CC del 10 e del 16 ottobre. Non voglio, quindi, ripetere quel che è
già stato detto prima. Bisogna soffermarsi ora su tre questioni: sulla
partecipazione al Preparlamento, sulla funzione dei Soviet nell'insurrezione
e sulla data dell'insurrezione. Ciò è tanto più necessario
in quanto Trotzki, nella sua brama di mettersi in evidenza, ha "inavvertitamente"
travisato la posizione di Lenin sui due ultimi punti.
Non vi è dubbio che i dissensi sulla questione del Parlamento furono
di una certa gravità. Che fine, per così dire, si proponeva
il Preparlamento? Di aiutare la borghesia a respingere nell'ombra i Soviet
e a porre le fondamenta del parlamentarismo borghese. Che potesse o no il
Preparlamento adempiere questo compito nella situazione rivoluzionaria che
si era venuta creando, è un altro problema. Gli avvenimenti hanno dimostrato
che questo fine era irraggiungibile e che lo stesso Preparlamento era un aborto
del kornilovismo. Però è incontestabile che, nel creare il Preparlamento,
i menscevichi e i socialisti-rivoluzionari perseguivano appunto questo fine.
Che cosa poteva significare in quella situazione la partecipazione dei bolscevichi
al Preparlamento? Null'altro che indurre in errore le masse proletarie sul
vero carattere del Preparlamento. è questo che spiega in gran parte
la passione con la quale Lenin flagella nelle sue lettere i sostenitori della
partecipazione al Preparlamento. La partecipazione al Preparlamento fu senza
dubbio un grave errore.
Però sarebbe sbagliato pensare, come fa Trotzki, che i sostenitori
della partecipazione siano andati al Preparlamento per compiere un lavoro
organico, per "incanalare il movimento operaio" "nell'alveo
della socialdemocrazia". Questo è assolutamente sbagliato. è
falso. Se fosse vero, il partito non sarebbe riuscito a liquidare "in
un batter d'occhio" questo errore mediante l'uscita dimostrativa dal
Preparlamento. La vitalità e la potenza rivoluzionaria del nostro partito
si sono, tra l'altro, manifestate appunto nel fatto che esso ha subito corretto
questo errore.
E poi, permettetemi di rettificare una piccola inesattezza insinuatasi tra
le notizie che ci dà Lenzner, "redattore" delle opere di
Trotzki, a proposito della seduta del gruppo bolscevico che risolse la questione
del Preparlamento. Lenzner informa che a questa seduta i relatori sono stati
due: Kamenev e Trotzki. Ciò è falso. In realtà i relatori
sono stati quattro: due per il boicottaggio del Preparlamento (Trotzki e Stalin)
e due per la partecipazione (Kamenev e Noghin).
Ancor peggio stanno le cose per Trotzki quando egli parla della posizione
presa da Lenin sulla forma dell'insurrezione. Da quel che dice Trotzki risulterebbe
che, secondo Lenin, il partito avrebbe dovuto prendere il potere in ottobre
"indipendentemente dal Soviet e dietro le sue spalle". Criticando
poi questa sciocchezza attribuita a Lenin, Trotzki "fa delle capriole"
e infine lascia cadere dall'alto questa frase: "Ciò sarebbe stato
un errore". Trotzki dice qui cose false su Lenin, travisa il punto di
vista di Lenin sulla funzione dei Soviet nell'insurrezione. Si potrebbe citare
un mucchio di documenti come prova che Lenin proponeva di prendere il potere
attraverso i Soviet di Pietrogrado o di Mosca, e non dietro le spalle dei
Soviet. Che bisogno aveva Trotzki di questa leggenda più che strana
su Lenin?
Né vanno meglio le cose per Trotzki quando egli "analizza"
la posizione del CC e di Lenin sul problema della data dell'insurrezione.
Parlando della celebre seduta del CC del 10 ottobre, Trotzki afferma che in
questa seduta "fu approvata una risoluzione secondo la quale l'insurrezione
doveva aver luogo non più tardi del 15 ottobre". Questo vorrebbe
dire che il CC aveva fissato la data dell'insurrezione per il 15 di ottobre
e poi esso stesso era venuto meno a questa decisione, rinviandola al 25 ottobre.
è vero questo? No, non è vero. Il Comitato Centrale approvò
in quel periodo soltanto due risoluzioni sull'insurrezione: quella del 10
ottobre e quella del 16 ottobre. Diamo lettura di queste risoluzioni.
Risoluzione del CC del 10 ottobre:
"Il CC riconosce che sia la situazione internazionale della rivoluzione
russa (rivolta della flotta in Germania, come manifestazione estrema del processo
di sviluppo in tutta Europa della rivoluzione socialista mondiale, poi minaccia
di pace** tra gli imperialisti allo scopo di soffocare la rivoluzione in Russia),
sia la situazione militare (indubbia decisione della borghesia russa, di Kerenski
e compagni di cedere Pietrogrado ai tedeschi), sia la conquista della maggioranza
nei Soviet da parte del partito proletario - tutto ciò in legame con
l'insurrezione contadina e con il fatto che la fiducia del popolo si è
volta verso il nostro partito (elezioni a Mosca) - e infine l'evidente preparazione
di una seconda rivolta alla Kornilov (allontanamento delle truppe da Pietrogrado,
invio dei cosacchi nei pressi di Pietrogrado, accerchiamento di Minsk da parte
dei cosacchi ecc.): tutto ciò pone all'ordine del giorno l'insurrezione
armata.
Riconoscendo così che l'insurrezione armata è inevitabile e
completamente matura, il CC invita tutte le organizzazioni del partito a orientarsi
in tal modo e a discutere e risolvere, partendo da questo punto di vista,
tutte le questioni pratiche (Congresso dei Soviet della regione settentrionale,
allontanamento delle truppe da Pietrogrado, azioni dei moscoviti e del popolo
di Minsk, ecc.)"(9).
Risoluzione della riunione del 16 ottobre del CC e dei dirigenti responsabili.
"Il convegno plaude alla risoluzione del CC, dichiara di appoggiarla
in pieno e invita tutte le organizzazioni e tutti gli operai e soldati a preparare
intensissimamente e in tutti i modi l'insurrezione armata, ad appoggiare il
centro creato a questo scopo dal Comitato Centrale e esprime la ferma convinzione
che il CC e il Soviet indicheranno a tempo debito il momento favorevole e
i metodi più indicati per l'offensiva"(10).
Vedete che la memoria ha tradito Trotzki per quel che concerne la data dell'insurrezione
e la risoluzione del CC sull'insurrezione.
Trotzki ha completamente torto quando afferma che Lenin sottovalutava la legalità
sovietica, che Lenin non capiva la seria importanza della presa del potere
da parte del Congresso dei Soviet di tutta la Russia convocato per il 25 ottobre
e che appunto per questo Lenin avrebbe insistito sulla presa del potere prima
del 25 ottobre. Ciò è falso. Lenin proponeva di prendere il
potere prima del 25 ottobre per due ragioni. In primo luogo perché
i controrivoluzionari potevano ad ogni momento cedere Pietrogrado, il che
avrebbe dissanguato l'insurrezione imminente, e ogni giorno era quindi prezioso.
In secondo luogo perché l'errore del Soviet di Pietrogrado, che aveva
fissato e pubblicato apertamente il giorno dell'insurrezione (25 ottobre),
non poteva essere corretto altrimenti che facendo iniziare di fatto l'insurrezione
prima di questa sua data legale. Il fatto è che Lenin considerava l'insurrezione
come un'arte e non poteva non sapere che il nemico, informato (a causa dell'imprudenza
del Soviet di Pietrogrado) del giorno dell'insurrezione, avrebbe certamente
cercato di prepararsi per quel giorno, ragione per cui era necessario prevenire
il nemico, cioè iniziare l'insurrezione assolutamente prima della data
legale. Questo spiega in gran parte la veemenza con la quale Lenin flagellò
nelle sue lettere coloro che si facevano un feticcio della data del 25 ottobre.
Gli eventi hanno dimostrato che Lenin aveva completamente ragione. è
noto che l'insurrezione fu iniziata prima dell'apertura del Congresso dei
Soviet di tutta la Russia. è noto che il potere fu preso di fatto prima
dell'apertura del Congresso dei Soviet di tutta la Russia e che esso fu preso
non dal Congresso dei Soviet, ma dal Soviet di Pietrogrado, dal Comitato militare
rivoluzionario. Il Congresso dei Soviet non ha fatto che accettare il potere
dalle mani del Soviet di Pietrogrado. Ecco perché le prolisse dissertazioni
di Trotzki sul significato della legalità sovietica sono assolutamente
superflue.
Un partito vivo e possente, alla testa delle masse rivoluzionarie che prendono
d'assalto e rovesciano il potere borghese, questa era la situazione del nostro
partito in quel periodo.
Così stanno le cose per quanto riguarda le leggende sulla preparazione
dell'Ottobre.
3. Trotzkismo o leninismo?
Abbiamo parlato in precedenza delle leggende contro il partito e su Lenin,
diffuse da Trotzki e dai suoi seguaci in relazione all'Ottobre e alla sua
preparazione. Abbiamo smascherato e confutato queste leggende. Ma ci si chiede:
perché ha avuto bisogno Trotzki di tutte queste leggende sull'Ottobre
e sulla preparazione dell'Ottobre, su Lenin e sul partito di Lenin? A che
cosa dovevano servire i nuovi scritti di Trotzki contro il partito? Dov'è
il senso, lo scopo di questi scritti, ora che il partito non intende fare
delle discussioni, ora che il partito è sovraccarico di compiti improrogabili,
ora che il partito ha bisogno di un lavoro concorde per la ricostruzione dell'economia,
e non di una nuova lotta su vecchie questioni? Che bisogno aveva Trotzki di
spingere il partito indietro, verso nuove discussioni?
Trotzki assicura che tutto ciò è necessario per "studiare"
l'Ottobre. Ma è possibile che non si possa studiare l'Ottobre senza
sferrare un colpo di più al partito e al suo capo Lenin? Che cosa è
questa "storia" dell'Ottobre, se non tutto un tentativo di menomare
il prestigio del principale artefice dell'insurrezione d'Ottobre, del partito
che organizzò e attuò quest'insurrezione? No, qui non si tratta
di studiare l'Ottobre. Così non si studia l'Ottobre. Così non
si scrive la storia dell'Ottobre. E' evidente che qui l'intenzione è
un'altra. E questa "intenzione", secondo tutti i dati, consiste
nel fatto che Trotzki nei suoi scritti compie un altro (un altro ancora!)
tentativo di preparare il terreno per sostituire il trotzkismo al leninismo.
Trotzki "è preso alla gola" dal bisogno di denigrare il partito
e i suoi quadri che attuarono l'insurrezione, per poi passare dalla denigrazione
del partito alla denigrazione del leninismo. La denigrazione del leninismo,
a sua volta, è necessaria per gabellare il trotzkismo come l'"unica"
ideologia "proletaria" (non si scherza!). Tutto questo, naturalmente
(o, naturalmente!) sotto la insegna del leninismo, affinché questo
trattamento si svolga nel modo "il più possibile indolore".
In questo sta l'essenza degli ultimi scritti di Trotzki.
Perciò questi scritti di Trotzki pongono in modo acutissimo la questione
del trotzkismo.
Che cos'è quindi il trotzkismo?
Il trotzkismo ha tre peculiarità, che lo pongono in contraddizione
inconciliabile con il leninismo.
Quali sono queste peculiarità?
In primo luogo. Il trotzkismo è la teoria della rivoluzione "permanente".
E che cosa è la rivoluzione permanente nella concezione trotzkista?
è la rivoluzione che non tiene conto dei contadini poveri quale forza
rivoluzionaria. La rivoluzione "permanente" di Trotzki vuol dire,
come dice Lenin, "scavalcare" il movimento contadino, "giocare
alla presa del potere". Che pericolo essa racchiude? Il pericolo che
una simile rivoluzione, se ci si provasse a realizzarla, finirebbe con un
immancabile fallimento, poiché essa staccherebbe dal proletariato russo
il suo alleato, cioè i contadini poveri. Questo, appunto, spiega la
lotta che il leninismo conduce contro il trotzkismo sin dal 1905.
Come valuta Trotzki il leninismo dal punto di vista di questa lotta? Egli
lo considera come una teoria che contiene in sé dei "tratti antirivoluzionari".
Su che cosa è fondato un giudizio tanto rabbioso del leninismo? Sul
fatto che il leninismo difendeva ed ha saputo difendere a suo tempo l'idea
della dittatura del proletariato e dei contadini.
Ma Trotzki non si limita a questo giudizio rabbioso. Egli va ben oltre, affermando
che "l'intero edificio del leninismo è attualmente costruito sulla
menzogna e la falsificazione e porta in sé il germe avvelenato della
propria decomposizione" (vedi la lettera di Trotzki a Ckheidze, 1913).
Come vedete, abbiamo a che fare con due linee opposte.
In secondo luogo. Il trotzkismo è la mancanza di fiducia nello spirito
bolscevico di partito, nel suo carattere monolitico, nella sua ostilità
verso gli elementi opportunisti. Il trotzkismo nel campo organizzativo è
la teoria della convivenza dei rivoluzionari con gli opportunisti, con i loro
gruppi e gruppetti, in seno ad un unico partito. Voi conoscete probabilmente
la storia del blocco di agosto di Trotzki, in cui collaborarono felicemente
i seguaci di Martov e gli otzovisti, i liquidatori e i trotzkisti, facendosi
passare per un "vero" partito. Si sa che questo "partito"
mosaico perseguiva lo scopo di distruggere il partito bolscevico. In che cosa
consistevano allora i "nostri dissensi"? Nel fatto che il leninismo
vedeva nella distruzione del blocco di agosto la garanzia dello sviluppo del
partito proletario, mentre il trotzkismo vedeva in questo blocco la base per
la creazione di un "vero" partito.
Di nuovo, come vedete, due linee opposte.
In terzo luogo. Il trotzkismo è la sfiducia verso i capi bolscevichi,
il tentativo di screditarli, di denigrarli. Non conosco nessuna corrente nel
partito che possa stare a pari col trotzkismo in fatto di diffamazione dei
capi del leninismo o degli organismi centrali del partito. Che cosa altro
è, per esempio, il "lusinghiero" giudizio di Trotzki su Lenin,
da lui caratterizzato come uno "sfruttatore professionale di ogni arretratezza
nel movimento operaio russo" (vedi ivi). Eppure questo non è ancora
il giudizio più "lusinghiero" di tutti i giudizi "lusinghieri"
di Trotzki.
Come è potuto accadere che Trotzki, il quale ha sulle spalle un fardello
tanto sgradevole, si sia ciò nondimeno trovato nelle file dei bolscevichi
durante il movimento di Ottobre? Ciò è accaduto perché
Trotzki aveva allora rinunciato (rinunciato di fatto) al suo fardello, lo
aveva nascosto in un armadio. Senza questa "operazione" una collaborazione
seria con Trotzki sarebbe stata impossibile. La teoria del blocco di agosto,
cioè la teoria dell'unità con i menscevichi era già stata
sbaragliata e liquidata dalla rivoluzione, poiché di quale unità
si poteva parlare, se c'era la lotta armata tra i bolscevichi e i menscevichi?
a Trotzki non rimase che riconoscere che questa sua teoria non aveva alcun
valore.
Con la teoria della rivoluzione permanente "accadde" la stessa storia
sgradevole, poiché nessuno dei bolscevichi pensava all'immediata conquista
del potere all'indomani della rivoluzione di febbraio, e Trotzki non poteva
ignorare che i bolscevichi non gli avrebbero permesso di "giocare alla
presa del potere", per dirla con le parole di Lenin. A Trotzki non rimase
che accettare la politica dei bolscevichi: lotta per l'influenza nei Soviet,
lotta per la conquista dei contadini. Quanto alla terza particolarità
del trotzkismo (mancanza di fiducia verso i capi bolscevichi), essa doveva
naturalmente passare in secondo piano, dato l'evidente fallimento delle prime
due.
Poteva Trotzki, in una simile situazione, non nascondere il suo fardello nell'armadio
e non seguire i bolscevichi, egli che non aveva dietro di sé nessun
gruppo più o meno serio e che veniva ai bolscevichi come un'unità
politica isolata, priva di esercito? Certamente non poteva!
Quale lezione bisogna trarne? La lezione è una sola: la collaborazione
durevole dei leninisti con Trotzki è possibile soltanto a condizione
che questi rinunci completamente al suo vecchio fardello, a condizione che
egli aderisca completamente al leninismo. Trotzki scrive sulle lezioni dell'Ottobre,
ma egli dimentica, che oltre a tutte le altre lezioni, ve n'è ancora
una, quella di cui ho parlato or ora e che ha un'importanza essenziale per
il trotzkismo. Non sarebbe male per il trotzkismo tener conto anche di questa
lezione dell'Ottobre.
Si vede, però, che questa lezione non ha giovato al trotzkismo. Il
fatto è che il vecchio fardello del trotzkismo, nascosto nell'armadio
nei giorni del movimento di Ottobre, viene ora di nuovo tirato fuori nella
speranza di poterlo smerciare, visto che il nostro mercato si sta allargando.
Non vi è dubbio che nei recenti scritti di Trotzki si tentava di tornare
al trotzkismo, di "superare" il leninismo, di far passare di soppiatto,
di diffondere tutte le peculiarità del trozkismo. Il nuovo trotzkismo
non è la semplice ripetizione del vecchio, esso è abbastanza
spennato e logoro, molto più mite nello spirito e moderato nella forma,
ma ne conserva in sostanza, indubbiamente, tutte le peculiarità. Il
nuovo trotzkismo non si azzarda a prender posizione, come forza combattiva,
contro il leninismo; esso preferisce operare sotto l'insegna comune del leninismo,
e agire con la parola d'ordine dell'interpretazione e del perfezionamento
del leninismo. Questo perché è debole. Non si può ritenere
casuale il fatto che l'entrata in scena del nuovo trotzkismo abbia coinciso
con la scomparsa di Lenin. Con Lenin non si sarebbe azzardato a questo passo
rischioso.
Quali sono i tratti caratteristici del nuovo trotzkismo?
1) Sulla rivoluzione "permanente". Il nuovo trotzkismo non ritiene
necessario difendere a viso aperto la teoria della rivoluzione "permanente".
Esso stabilisce "semplicemente" che la Rivoluzione d'Ottobre ha
del tutto confermato l'idea della rivoluzione "permanente". E ne
trae la seguente conclusione: del leninismo è importante e accettabile
ciò che è stato attuato dopo la guerra nel periodo della Rivoluzione
d'Ottobre, e, al contrario, è sbagliato e inaccettabile ciò
che è stato attuato prima della guerra, prima della Rivoluzione d'Ottobre.
Di qui la teoria dei trotzkisti che scinde in due parti il leninismo: in leninismo
anteguerra, leninismo "vecchio", "non valido", con la
sua idea della dittatura del proletariato e dei contadini, e leninismo nuovo,
del dopoguerra, dell'Ottobre, che si conta di poter adattare alle esigenze
del trotzkismo. Questa teoria che scinde in due parti il leninismo è
necessaria al trotzkismo come primo passo, più o meno "accettabile",
che deve poi facilitargli i passi successivi nella lotta contro il leninismo.
Ma il leninismo non è una teoria eclettica, composta di vari elementi
incollati insieme, che ammetta la possibilità di essere scissa. Il
leninismo, sorto nel 1903, è una teoria che forma un tutto organico,
che è passata attraverso le prove di tre rivoluzioni e ora marcia in
avanti come bandiera di combattimento del proletariato mondiale.
"Il bolscevismo - dice Lenin - come corrente del pensiero politico e
come partito politico esiste dal 1903. Soltanto una storia del bolscevismo
che abbracci tutto il periodo della sua esistenza, può spiegare in
maniera soddisfacente perché esso abbia potuto forgiare e mantenere,
nelle più difficili circostanze, la ferrea disciplina che è
necessaria per la vittoria del proletariato" (vedi vol. XXV, p. 174).
Bolscevismo e leninismo sono una cosa sola. Sono due denominazioni dello stesso
oggetto. Perciò la teoria della scissione del leninismo in due parti
è la teoria della distruzione del leninismo, la teoria della sostituzione
del trotzkismo al leninismo.
Non occorre neppure dire che il partito non può accettare questa strana
teoria.
2) Sullo spirito di partito. Il vecchio trotzkismo cercava di insidiare lo
spirito bolscevico di partito mediante la teoria (e la pratica) dell'unità
coi menscevichi. Ma questa teoria ha fatto fallimento in modo così
clamoroso, che ora non se ne vuole nemmeno più sentir parlare. Per
insidiare lo spirito di partito, il trotzkismo attuale ha inventato una nuova
teoria, meno clamorosa e quasi "democratica": la contrapposizione
dei vecchi quadri ai giovani membri del partito. Per il trotzkismo non esiste
una storia unica e organica del nostro partito. Il trotzkismo divide la storia
del nostro partito in due parti non equivalenti, quella ante-ottobre e quella
post-ottobre. La parte ante-ottobre della storia del nostro partito è
in fondo, non la storia, ma la "preistoria", un periodo senza importanza,
o, in ogni caso, di non grande importanza, il periodo preparatorio del nostro
partito. Invece da parte post-ottobre è la vera, l'autentica storia.
Là, i "vecchi" quadri "preistorici", poco importanti
per il nostro partito; qui, il nuovo, il vero partito "storico".
Ritengo superfluo dimostrare che questo originale schema della storia del
partito è uno schema che mira a spezzare l'unità fra i vecchi
e i nuovi quadri del nostro partito, a distruggere lo spirito di partito bolscevico.
Non occorre neppure dire che il partito non può accettare questo strano
schema.
3) Sui capi bolscevichi. Il vecchio trotzkismo cercava di menomare il prestigio
di Lenin più o meno apertamente, senza temere le conseguenze. Il nuovo
trotzkismo agisce più prudentemente. Esso cerca di fare quel che faceva
il vecchio trotzkismo, presentandosi però come esaltazione e incensamento
di Lenin. Credo valga la pena di citare alcuni esempi.
Il partito conosce Lenin come un rivoluzionario inflessibile. Ma sa pure che
Lenin era prudente, non amava gli esaltati e non di rado fermava, con mano
decisa, coloro che si lasciavano trascinare ad atti di terrorismo, tra cui
anche lo stesso Trotzki. Trotzki tocca questo tema nel suo libro Su Lenin.
Ma dalle sue parole risulta che Lenin non faceva altro che "martellare
ad ogni occasione propizia l'idea dell'inevitabilità del terrorismo".
Si crea così l'impressione che Lenin fosse il più sanguinario
di tutti i sanguinari bolscevichi.
Perché ha avuto bisogno Trotzki di caricare le tinte in questo modo,
di ricorrere a questo mezzo inutile e non giustificato?
Il partito conosce Lenin come un militante esemplare, che non ama risolvere
i problemi da solo, senza un collegio di dirigenti, di colpo, senza accurati
sondaggi e controlli. Trotzki tratta nel suo libro anche questo aspetto della
questione. Però ne vien fuori non Lenin, ma una specie di mandarino
cinese, che decide le questioni più importanti nella quiete del suo
studio, per ispirazione.
Volete sapere come è stata decisa dal nostro partito la questione dello
scioglimento dell'Assemblea costituente? Ascoltate Trotzki:
"Bisogna certo, sciogliere l'Assemblea costituente - diceva Lenin - ma
che faranno i socialisti-rivoluzionari di sinistra?
Fummo, però, molto tranquillizzati dal vecchio Nathanson. Egli venne
da noi per "consigliarsi'' e le sue prime parole furono:
- Bisognerà probabilmente sciogliere l'Assemblea costituente con la
forza.
- Bravo! - esclamò Lenin - Quel che è giusto è giusto!
Ma i vostri marceranno?
- Da noi alcuni esitano, penso però che in fin dei conti acconsentiranno
- rispose Nathanson".
E' così che si scrive la storia.
Volete sapere come il partito avrebbe risolto la questione del Consiglio militari
supremo? Ascoltate Trotzki:
"Senza militari seri ed esperti non ce la faremo ad uscire da questo
caos - dicevo io a Vladimir Ilic ogni qualvolta tornavo dallo stato maggiore.
- Credo che questo sia giusto. Temo però che tradiscano...
- Mettiamo vicino a ognuno di essi un commissario.
- Meglio ancora due - esclamò Lenin - e di quelli in gamba. è
possibile che non abbiamo dei comunisti in gamba?
Così sorse l'ossatura del Consiglio militare supremo".
E' così che Trotzki scrive la storia.
Che bisogno aveva Trotzki di queste fiabe arabe che mettono in cattiva luce
Lenin? Per esaltare il capo del partito V. I. Lenin? Non mi pare che sia così.
Il partito conosce Lenin come il più grande marxista del nostro tempo,
come teorico profondo ed espertissimo rivoluzionario, senza neppure l'ombra
di blanquismo. Trotzki parla nel suo libro anche di questo aspetto della questione.
Ma dalle sue parole esce fuori non il gigante Lenin, ma un nano blanquista,
che consiglia al partito nelle giornate di Ottobre di "prendere il potere
con le proprie mani, indipendentemente dal Soviet e dietro le sue spalle".
Ma ho già detto che queste parole non corrispondono neppure di un iota
alla realtà.
Che bisogno aveva Trotzki di questa scandalosa... inesattezza? Non vi è
forse qui un tentativo di denigrare "un pochino" Lenin?
Questi sono i tratti caratteristici del nuovo trotzkismo.
Quale pericolo racchiude il nuovo trotzkismo? Il pericolo di trasformarsi,
per tutto il suo contenuto intrinseco, in centro e punto di raccolta degli
elementi non proletari, che aspirano a indebolire, a disgregare la dittatura
del proletariato.
E allora - chiederete voi - quali sono i compiti immediati del partito di
fronte ai nuovi scritti di Trotzki?
Il trotzkismo opera adesso per menomare il prestigio del bolscevismo e scalzarne
le basi. Il compito del partito è di sotterrare il trotzkismo in quanto
corrente ideologica.
Si parla di rappresaglie contro l'opposizione e di possibilità di scissione.
Sono sciocchezze, compagni. Il nostro partito è forte, è possente.
Esso non tollererà nessuna scissione. Quanto alle rappresaglie, io
sono decisamente contrario ad esse. In questo momento non ci occorrono rappresaglie,
bensì una vasta lotta ideologica contro il rinascente trotzkismo.
Non abbiamo voluto, non abbiamo cercato questa discussione letteraria. Il
trotzkismo ce la impone con i suoi scritti antileninisti. Ebbene compagni,
siamo pronti.
Pravda, n. 269, 26 novembre 1924
NOTE
* Fra tali leggende bisogna annoverare anche la versione diffusissima secondo
la quale Trotzki sarebbe l'"l'unico'' o il "principale organizzatore''
delle vittorie sui fronti della guerra civile. Debbo chiarire, compagni, nell'interesse
della verità, che questa versione non corrisponde affatto al vero.
Sono ben lontano dal negare la funzione importante di Trotzki nella guerra
civile. Ma debbo dichiarare risolutamente che l'alto onore di essere l'organizzatore
delle nostre vittorie appartiene non a singole persone, ma al grande collettivo
degli operai d'avanguardia del nostro paese, al Partito comunista russo. Forse
non sarà di troppo citare alcuni esempi. Voi sapete che Kolciak e Denikin
erano considerati i principali nemici della Repubblica sovietica. Voi sapete
che il nostro paese ha tirato il fiato liberamente solo dopo la vittoria su
questi nemici. Ed ecco che la storia dimostra che ambedue questi nemici, cioè
Kolciak e Denikin, sono stati definitivamente annientati dalle nostre truppe,
nonostante i piani di Trotzki.
Giudicate voi stessi.
1) Kolciak. I fatti si svolgono nell'estate del 1919. Le nostre truppe avanzano
contro Kolciak e operano sotto Ufa. Seduta del Comitato Centrale. Trotzki
propone di trattenere l'offensiva lungo il fiume Bielaia (presso Ufa), lasciando
gli Urali nelle mani di Kolciak, di togliere una parte delle truppe dal fronte
orientale e trasferirle sul fronte meridionale. Si svolge un'aspra discussione.
Il Comitato Centrale non è d'accordo con Trotzki, ritenendo che non
si possono lasciare nelle mani di Kolciak gli Urali con le loro officine e
la loro rete ferroviaria, dove egli potrebbe facilmente riprendersi, radunare
un nucleo di uomini decisi e venire a trovarsi nuovamente sul Volga: "bisogna
prima cacciare Kolciak al di là della catena degli Urali, nelle steppe
siberiane, e solo dopo operare il trasferimento delle forze nel sud''. ll
Comitato Centrale respinge il piano di Trotzki. Quest'ultimo rassegna le dimissioni.
Il Comitato Centrale non le accetta. Il comandante in capo Vatsetis, sostenitore
del piano di Trotzki, rassegna le dimissioni. Il suo posto viene preso dal
nuovo comandante in capo Kamenev. Da questo momento Trotzki non partecipa
più direttamente agli affari del fronte orientale.
2) Denikin. I fatti si svolgono nell'autunno del 1918. L'offensiva contro
Denikin subisce uno scacco. Il "cerchio di acciaio'' attorno a Mamontov
(incursione di Mamontov) fallisce nettamente. Denikin occupa Kursk e si avvicina
a Oriol. Trotzki viene richiamato dal fronte meridionale per partecipare alla
seduta del Comitato Centrale. Il Comitato Centrale riconosce che la situazione
è allarmante e decide di richiamare Trotzki e di inviare sul fronte
meridionale nuovi dirigenti militari. Questi esigono la "non intromissione''
di Trotzki negli affari del fronte meridionale. Trotzki non partecipa più
direttamente agli affari del fronte meridionale. Le operazioni su questo fronte,
fino alla presa di Rostov sul Don e di Odessa da parte nostra, si svolgono
senza Trotzki.
Provino un po' a confutare questi fatti. (nota di Stalin)
** Evidentemente vuol dire "pace separata" (Nota di Giuseppe Stalin)
1 La Commissione di contatto, composta da Ckheidze, Steklov, Sukhanov, Filippovski
e Skobelev (in seguito vi entrarono anche Cernov e Tsereteli), fu costituita
il 7 marzo 1917 dal Comitato esecutivo (dominato da menscevichi e socialisti-rivoluzionari)
del Soviet di Pietrogrado dei deputati operai e soldati, per stabilire dei
contatti con il governo provvisorio, per "influenzarlo" e "controllarne"
l'attività. In realtà la commissione favoriva la politica borghese
del governo provvisorio e frenava le masse operaie. Nel maggio 1917 i menscevichi
e i socialisti-rivoluzionari entrarono a far parte del governo provvisorio
e la commissione cessò di esistere.
2 Vedi Sui compiti del proletariato nella Rivoluzione attuale, in Lenin, La
Rivoluzione d'Ottobre.
3 La Conferenza delle organizzazioni del POSDR di Pietrogrado si svolse tra
il 27 aprile e il 5 maggio (14-22 aprile) 1917, con la partecipazione di 57
delegati. Lenin tenne il rapporto politico, fondato sulle sue tesi di aprile.
Stalin fece parte della commissione incaricata di elaborare la risoluzione
in base al rapporto di Lenin.
4 Sulla VII Conferenza bolscevica (di aprile) di tutta la Russia vedi Storia
del PC(b).
5 Vedi La Rivoluzione d'Ottobre cit., pp. 11-20. 399.
6 Vedi Lenin, Opere complete, vol. XX, p. 104 [IV ediz. cit., vol. 21, pp.
28-29]. Vedi anche i rapporti alla Conferenza della città di Pietrogrado
e alla Conferenza nazionale del POSDR (b) (metà e fine aprile 1917)
(Nota dell'IMEL)
7 Vedi Opere complete, IV ediz. cit., vol. 25, pagine 62-63.
8 Il Congresso dei Soviet dei deputati operai e soldati della regione settentrionale
si svolse il 24-26 (11-13) ottobre 1917 a Pietrogrado sotto la direzione dei
bolscevichi. Vi parteciparono 94 delegati, di cui 51 bolscevichi, rappresentanti
di Pietrogrado, Mosca, Kronstadt, Novgorod, Revel, Helsingfors, Vyborg ed
altre città. Il congresso approvò una risoluzione in cui si
affermava la necessità del passaggio immediato di tutto il potere ai
Soviet centrali e locali, rivolse un appello ai contadini perché appoggiassero
la lotta per il potere dei Soviet e invitò i Soviet stessi a creare
comitati militari e a organizzare la difesa armata della rivoluzione. Infine
il congresso creò il comitato regionale del Nord a cui affidò
l'incarico di preparare la convocazione dei II Congresso dei Soviet di tutta
la Russia e di coordinare ed unificare l'attività di tutti i Soviet
regionali.
9 Vedi Opere complete, IV ediz. cit., vol. 26, pagina 162.
10 Ivi, p. 165.
11 Vedi L'estremismo.