Biblioteca Multimediale Marxista
Traduzione di Palmiro Togliatti
1951 Edizioni Rinascita Roma
Nota dell'editore
Il rapporto Sul progetto di Costituzione dell'URSS fu tenuto da Stalin all'VIII
Congresso (straordinario) dei Soviet dell'URSS, il 25 novembre 1936.
Il rapporto è stato inserito nel volume Questioni del leninismo, e
su questo testo (XI edizione in lingua russa) è stata condotta la presente
traduzione.
La formazione della Commissione
della Costituzione e i suoi compiti
Compagni!
La Commissione della Costituzione, che ha redatto
il progetto che viene sottoposto all'esame del Congresso attuale, è
stata costituita, com'è noto, in seguito a speciale decisione del VII
Congresso dei Soviet dell’URSS. Questa decisione fu presa il 6 febbraio
1935. Essa dice:
« 1. Apportare alla Costituzione dell'URSS delle modifiche, allo scopo:
a) di rendere ancora più democratico il sistema elettorale, sostituendo
alle elezioni a suffragio non completamente eguale elezioni a suffragio eguale,
alle elezioni a molti gradi elezioni dirette, allo scrutinio pubblico lo scrutinio
segreto;
b) di precisare la base economica e sociale della Costituzione per adeguare
la Costituzione all'attuale rapporto tra le forze di classe dell'URSS, creazione
della nuova industria socialista, disfatta dei kulak, vittoria del sistema
dei colcos, affermarsi della proprietà socialista come base della società
sovietica, ecc.
2. Proporre al Comitato esecutivo centrale dell'URSS di eleggere una Commissione
della Costituzione, incaricata di elaborare un testo emendato di Costituzione
sulle basi indicate nell'articolo primo e di sottoporlo all'approvazione della
sessione del Comitato esecutivo centrale dell'URSS.
3, Procedere alle prossime elezioni ordinarie degli organi del potere sovietico
dell’URSS sula base del nuovo sistema elettorale».
Ciò venne deciso il 6 febbraio 1935. Il giorno dopo approvata questa
decisione, cioè il 7 febbraio 1935, si riunì la prima sessione
del Comitato esecutivo centrale dell'URSS e, in conformità colla decisione
del VII Congresso dei Soviet dell'URSS, formò una Commissione della
Costituzione composta di 31 membri. La sessione incaricò la Commissione
della Costituzione di elaborare un progetto di testo emendato della Costituzione
dell'URSS.
Questi sono i motivi ufficiali e le direttive dell'organo supremo dell'URSS,
che dovevano servir di base al lavoro della Commissione della Costituzione.
In tal modo, la Commissione della Costituzione doveva apportare delle modifiche
alla Costituzione attualmente in vigore, approvata nel 1924, e nel far questo
doveva tener conto degli spostamenti verso il socialismo che si sono. compiuti
nella vita dell'URSS dal 1924 ad oggi.
II
Cambiamenti sopravvenuti nella vita
dell' URSS nel periodo 1924-1936
Quali sono i cambiamenti sopravvenuti nella vita dell'URSS nel periodo 1924-1936
e che la Commissione della Costituzione doveva rispecchiare nel suo progetto
di Costituzione?
Qual è la sostanza di questi cambiamenti?
Qual era la situazione nel 1924?
Si era allora nel primo periodo della Nep, nel periodo in cui il potere sovietico,
mentre sviluppava il socialismo in tutti i modi, consentiva tuttavia una certa
ripresa del capitalismo, e contava, nel corso della competizione fra i due
sistemi economici, capitalista e socialista, di organizzare il sopravvento
del sistema socialista su quello capitalista. Il compito consisteva allora
nel rafforzare, nel corso di questa competizione, le posizioni del socialismo,
nel riuscire a liquidare gli elementi capitalistici e condurre a termine la
vittoria del sistema socialista, come sistema fondamentale dell'economia nazionale.
La nostra industria offriva allora un quadro poco invidiabile, specialmente
l'industria pesante. E' vero, essa si veniva riprendendo a poco a poco, ma
era ancora ben lontana dall'aver portato la sua produzione al livello di prima
della guerra. Essa si basava su una tecnica antiquata, arretrata e povera.
Naturalmente, essa si sviluppava verso il socialismo. Il peso. specifico del
settore socialista nella nostra industria costituiva allora circa 1'80%. Ma
il settore capitalista occupava purtuttavia non meno del 20% dell'industria.
La nostra agricoltura offriva un quadro ancor più sconfortante. E'
vero, la classe dei grandi proprietari fondiari era già stata liquidata,
ma d'altra parte la classe dei capitalisti agricoli, la classe dei kulak rappresentava
ancora una forza abbastanza notevole.
Nel complesso, l'agricoltura era allora come un immenso oceano di piccole
aziende contadine individuali, con la loro tecnica arretrata, medioevale.
In questo oceano, come singoli punti e isolotti, emergevano i colcos e i sovcos,
i quali, per dire il vero, non avevano ancora un peso abbastanza decisivo
nella nostra economia nazionale. I colcos e i sovcos erano deboli, mentre
il kulak era ancora forte. Noi, non parlavamo allora di liquidazione ma soltanto
di limitazione della classe dei kulak.
Lo stesso bisogna dire per quanto riguarda gli scambi all'interno del paese.
Il settore socialista nel commercio costituiva appena il 50-60%, non di più,
e tutto il resto era occupato dai mercanti, dagli speculatori e da altri elementi
privati.
Questo era il quadro della nostra economia nel 1924.
Qual è la situazione adesso, nel 1936?
Se allora eravamo nel primo periodo della Nep, all'inizio della Nep, nel periodo
di una certa ripresa del capitalismo, adesso ci troviamo nell'ultimo periodo
della Nep, alla fine della Nep, nel periodo della completa liquidazione del
capitalismo in tutte le sfere dell'economia nazionale.
Così, per esempio, la nostra industria si è sviluppata, in questo
periodo, fino a diventare una forza gigantesca. Adesso non si può più
chiamarla debole e tecnicamente male attrezzata. Al contrario, essa si basa
oggi su una tecnica nuova, ricca, moderna, con un'industria pesante fortemente
sviluppata e un'industria di costruzioni meccaniche ancor più sviluppata.
Ma la cosa più importante è che il capitalismo è stato
completamente cacciato dalla nostra industria e la forma socialista di produzione
costituisce attualmente il sistema che vi domina incontrastato. Né
si può considerare un’inezia il fatto che la nostra industria
socialista attuale, per quanto riguarda il volume della produzione, sorpassa
più di sette volte l’industria prima della guerra.
Nell’agricoltura, invece di un oceano di piccole aziende contadine individuali,
con la loro tecnica debole e una forte posizione dei kulak, possediamo oggi
un sistema di colcos e di sovcos che abbraccia tutto il paese, ed è
la produzione meccanizzata più grande del mondo, armata di mezzi tecnici
moderni. A tutti è noto che nell'agricoltura la classe dei kulak è
stata liquidata e il settore delle piccole aziende contadine individuali,
con la loro tecnica arretrata, medioevale, occupa oggi un posto insignificante;
il suo peso specifico nell'economia agricola, per quanto riguarda la estensione
delle aree seminate, non supera il 2-3%. Né si può passare sotto
silenzio il fatto che i colcos hanno attualmente a loro disposizione 316 mila
trattrici con una potenza di 5 milioni e 700 mila cavalli e che, insieme coi
sovcos, essi posseggono più di 400 mila trattrici con una potenza di
7 milioni e 500 mila cavalli.
Per quanto riguarda gli scambi, nell'interno del paese, i mercanti e gli speculatori
sono stati completamente cacciati da questo campo. Tutti gli scambi si trovano
oggi nelle mani dello Stato, della cooperazione e dei colcos. E' sorto e si
è sviluppato un nuovo commercio, il commercio sovietico, commercio
senza speculatori, commercio senza capitalisti.
In tal modo, la vittoria completa del sistema socialista in tutte le sfere
dell'economia nazionale è ormai un fatto.
Ma che significa questo?
Questo significa che lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo è
stato soppresso, liquidato, e la proprietà socialista degli strumenti
e mezzi di produzione si è affermata come base incrollabile della nostra
società sovietica.
Come risultato di tutti questi cambiamenti sopravvenuti nell'economia nazionale
dell'URSS, esiste oggi un'economia nuova, socialista, che non conosce crisi
e disoccupazione, che non conosce la miseria e la rovina, e offre ai cittadini
tutte le possibilità di una vita agiata e civile.
Questi sono, nelle loro linee fondamentali, i cambiamenti sopravvenuti nella
nostra economia nel periodo 1924-1936.
In rapporto con questi cambiamenti sopravvenuti nell'economia dell'URSS, si
è modificata anche la struttura di classe della nostra società.
La classe dei grandi proprietari fondiari, com'è noto, era già
stata liquidata come risultato della vittoriosa fine della guerra civile.
Per quanto riguarda le altre classi sfruttatrici, esse hanno condiviso la
sorte della classe dei grandi proprietari fondiari. E' scomparsa la classe
dei capitalisti nell'industria. E' scomparsa la classe dei kulak nell'agricoltura.
Negli scambi sono scomparsi i mercanti e gli speculatori. Tutte la classi
sfruttatrici, in tal modo, sono state liquidate.
E' rimasta la classe operaia.
E' rimasta la classe dei contadini.
Sono rimasti gli intellettuali.
Ma sarebbe errato pensare che questi gruppi sociali non abbiano subìto
in questo periodo nessun cambiamento, che essi siano restati gli stessi, quali
erano, diciamo, all'epoca del capitalismo.
Si prenda, ad esempio, la classe operaia dell'URSS. Essa viene spesso chiamata,
secondo la vecchia abitudine, proletariato. Ma che cos'è il proletariato?
Il proletariato è una classe che è priva degli strumenti e dei
mezzi di produzione, in un sistema economico in cui gli strumenti e i mezzi
di produzione appartengono ai capitalisti e la classe dei capitalisti sfrutta
il proletariato. Il proletariato è la classe che viene sfruttata dai
capitalisti. Ma da noi la classe dei capitalisti, com'è noto, è
già stata liquidata, gli strumenti e i mezzi di produzione sono stati
tolti ai capitalisti e passati allo Stato, forza dirigente del quale è
la classe operaia. Quindi, non vi è più una classe di capitalisti
che possa sfruttare la classe operaia. Quindi, la nostra classe operaia non
solo non è priva degli strumenti e dei mezzi di produzione, ma al contrario,
li possiede in comune con tutto il popolo. E poiché li possiede, e
la classe dei capitalisti è stata liquidata, è esclusa qualsiasi
possibilità di sfruttamento della classe operaia. Si può, dopo
questo, chiamare la nostra classe operaia: proletariato? E' chiaro che no.
Marx diceva: per liberare se stesso il proletariato deve distruggere la classe
dei capitalisti, togliere ai capitalisti gli strumenti e i mezzi di produzione,
e sopprimere le condizioni di produzione che generano il proletariato. Si
può dire che la classe operaia dell'URSS abbia già realizzato
queste condizioni della sua liberazione? Senza dubbio, lo si può e
lo si deve dire. Ma che significa ciò? Ciò significa che il
proletariato dell'URSS si è trasformato in una classe completamente
nuova, nella classe operaia dell'URSS, che ha distrutto il sistema economico
capitalista, ha instaurato la proprietà socialista degli strumenti
e dei mezzi di produzione e dirige la società sovietica sulla via del
comunismo.
Come vedete, la classe operaia dell'URSS è una classe operaia completamente
nuova, liberata dallo sfruttamento, una classe operaia di cui la storia della
umanità non ha ancora conosciuto l'eguale.
Passiamo alla questione dei contadini. Si ha l'abitudine di dire che i contadini
sono una classe di piccoli produttori, i membri della quale, atomizzati, dispersi
sul territorio di tutto il paese, si rinserrano, ognuno per conto proprio,
nelle loro piccole aziende, colla loro tecnica arretrata; sono gli schiavi
della proprietà privata e vengono sfruttati impunemente dai grandi
proprietari fondiari, dai kulak, dai mercanti, dagli speculatori, dagli usurai,
ecc. Ed effettivamente, i contadini dei paesi capitalistici, se si considera
la loro massa fondamentale, sono veramente una classe così. Si può
dire che i nostri contadini d'oggi, i contadini sovietici, siano simili, nella
loro massa, a questi contadini? No, non lo si può dire. Contadini così
da noi non ce ne sono più. I nostri contadini sovietici sono dei contadini
completamente nuovi. Da noi non vi sono più grandi proprietari fondiari
e kulak, mercanti e usurai, che possano sfruttare i contadini. Quindi, i nostri
contadini sono contadini liberati dallo sfruttamento. Inoltre, i nostri contadini
sovietici, nella loro schiacciante maggioranza, sono dei contadini colcosiani,
cioè basano il loro lavoro e il loro avere non sul lavoro individuale
e su una tecnica arretrata, ma sul lavoro collettivo e su una tecnica moderna.
Infine, base dell'economia dei nostri contadini non è la proprietà
privata, ma è la proprietà collettiva, sviluppatasi sulla base
del lavoro collettivo.
Come vedete, i contadini sovietici sono dei contadini completamente nuovi,
di cui la storia della umanità non ha ancora conosciuto gli eguali.
Passiamo, infine, alla questione degl'intellettuali, dei tecnici e degl'ingegneri,
dei lavoratori del fronte culturale, degl'impiegati in generale, ecc. Essi
pure hanno subìto dei grandi cambiamenti nel periodo trascorso. Non
sono già più i vecchi intellettuali fossilizzati, che cercavano
di porsi al di sopra delle classi, mentre in realtà servivano, nella
loro massa, i grandi proprietari fondiari e i capitalisti. I nostri intellettuali
sovietici sono degli intellettuali completamente nuovi, legati con tutte le
fibre alla classe operaia e ai contadini. E' cambiata, in primo luogo, la
composizione degl'intellettuali. Gli elementi provenienti dalla nobiltà
e dalla borghesia sono una piccola percentuale dei nostri intellettuali sovietici.
L'80-90% degl'intellettuali sovietici è composto di elementi provenienti
dalla classe operaia, dai contadini e da altre categorie di lavoratori. E'
cambiato, infine, il carattere stesso dell'attività degl'intellettuali.
Prima essi dovevano servire le classi ricche, perché non avevano altra
via d'uscita. Adesso devono servire il popolo, poiché non vi sono più
classi sfruttatrici. E, precisamente per questo, essi sono oggi membri a parità
di diritti della società sovietica, dove, insieme cogli operai e coi
contadini, all'unisono con essi, costruiscono la nuova società socialista
senza classi.
Come vedete, si tratta di intellettuali completamente nuovi, di lavoratori
intellettuali di cui non troverete gli eguali in nessun paese della terra.
Questi sono i cambiamenti sopravvenuti, nel periodo trascorso, nella struttura
di classe della società sovietica.
Che cosa dicono questi cambiamenti?
Essi dicono, in primo luogo, che le frontiere tra la classe operaia e i contadini,
così come tra queste classi e gli intellettuali, vanno scomparendo,
e scompare il vecchio esclusivismo di classe. Ciò significa che la
distanza tra questi gruppi sociali diminuisce sempre più.
Essi dicono, in secondo luogo, che le contraddizioni economiche tra questi
gruppi sociali si eliminano, vanno scomparendo.
Essi dicono, infine, che si eliminano e vanno scomparendo anche le contraddizioni
politiche tra di essi.
Ecco quali sono i cambiamenti sopravvenuti nella struttura di classe dell'URSS.
Il quadro dei cambiamenti sopravvenuti nella vita sociale dell'URSS non sarebbe
completo se non si dicessero alcune parole sui cambiamenti sopravvenuti anche
in un altro campo. Mi riferisco al campo dei rapporti tra le nazioni dell'URSS.
Dell'Unione Sovietica fanno parte, com'è noto, circa sessanta nazioni,
gruppi nazionali e nazionalità. Lo Stato sovietico è uno Stato
plurinazionale. Si capisce che la questione dei rapporti tra i popoli dell'URSS
non può non avere per noi un'importanza di prim'ordine.
L'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche si è costituita, com'è
noto, nel 1922, al primo Congresso dei Soviet dell'URSS. Essa si è
costituita sulla base dei principi dell'eguaglianza e della libera adesione
dei popoli dell'URSS. La Costituzione attualmente in vigore, approvata nel
1924, è la prima Costituzione dell'URSS. In quel periodo i rapporti
tra i popoli non erano ancora stabiliti come si deve, i residui di sfiducia
verso i grandi russi non erano ancora scomparsi, delle forze centrifughe continuavano
ancora ad essere attive. Bisognava stabilire, in queste condizioni, una collaborazione
fraterna di popoli, sulla base d'un reciproco aiuto economico, politico e
militare, unendoli in un solo Stato federale plurinazionale. Il potere sovietico
non poteva non vedere le difficoltà di quest'opera. Esso aveva davanti
a sé le esperienze infelici degli Stati plurinazionali nei paesi borghesi.
Aveva davanti a sé l'esperienza fallita della vecchia Austria-Ungheria.
E tuttavia decise di fare l'esperienza di creare uno Stato plurinazionale,
perché sapeva che uno Stato plurinazionale, sorto sulla base del socialismo,
doveva trionfare in ogni genere di prove.
Da allora sono passati 14 anni. Periodo sufficiente per verificare l'esperienza.
Ebbene? Il periodo trascorso ha dimostrato in modo indiscutibile che l'esperienza
della creazione d'uno Stato plurinazionale, costituito sulla base del socialismo,
è completamente riuscita. Questa è una vittoria indiscutibile
della politica nazionale leninista.
Come spiegare questa vittoria?
L'assenza di classi sfruttatrici, principali organizzatrici delle risse tra
le diverse nazionalità; l'assenza dello sfruttamento, il quale alimenta
la diffidenza reciproca e attizza le passioni nazionaliste; la presenza al
potere della classe operaia, nemica di ogni asservimento e campione fedele
dell'idea dell'internazionalismo; la realizzazione pratica di un aiuto reciproco
tra i popoli in tutti i campi della vita economica e sociale; infine, il fiorire
della cultura nazionale dei popoli dell'URSS, cultura che è nazionale
nella forma, socialista nel contenuto: tutti questi e altri fattori simili
hanno fatto sì che è cambiato radicalmente l'aspetto dei popoli
dell'URSS, è scomparso in essi il senso di diffidenza reciproca, si
è sviluppato un sentimento di reciproca amicizia e, in questo modo,
si è stabilita una vera collaborazione fraterna di popoli nel sistema
d'un unico Stato federale.
Come risultato, abbiamo adesso uno Stato socialista plurinazionale, perfettamente
costituito e che ha superato tutte le prove, uno Stato la solidità
del quale potrebbe essere invidiata da qualsiasi Stato basato su di una sola
nazione, di qualsiasi parte del mondo.
Tali sono i cambiamenti sopravvenuti, nel periodo trascorso, nel campo dei
rapporti tra le nazioni dell'URSS.
Tale è il bilancio generale dei cambiamenti sopravvenuti nella vita
economica, politica e sociale dell'URSS nel periodo 1924-1936.
III
Particolarità essenziali del progetto
di Costituzione
Quale riflesso hanno trovato nel progetto della nuova Costituzione tutti
questi cambiamenti sopravvenuti nella vita dell'URSS?
In altre parole: quali sono le particolarità essenziali del progetto
di Costituzione che viene sottoposto all'esame del Congresso attuale?
La Commissione della Costituzione era stata incaricata di apportare dei cambiamenti
al testo della Costituzione del 1924. Dai lavori della Commissione della Costituzione
è uscito un nuovo testo di Costituzione, il progetto della nuova Costituzione
dell'URSS. Elaborando il progetto della nuova Costituzione, la Commissione
è partita dalla premessa che la Costituzione non deve essere confusa
con un programma. Ciò vuol dire che tra un programma e la Costituzione
vi è una differenza sostanziale. Mentre il programma parla di ciò
che non esiste ancora, che deve ancora essere ottenuto e conquistato nell'avvenire,
la Costituzione, al contrario, deve parlare di ciò che esiste già,
che è già stato ottenuto e conquistato, adesso, nel momento
presente. Il programma riguarda soprattutto l'avvenire, la Costituzione riguarda
il presente.
Due esempi per chiarire la cosa.
La nostra società sovietica è già arrivata a realizzare,
nell'essenziale, il socialismo, ha creato il regime socialista, cioè
ha realizzato quello che i marxisti chiamano, con altre parole, la prima fase
o fase inferiore del comunismo. Vuol dire che da noi è già realizzata,
nell'essenziale, la prima fase del comunismo, il socialismo. Principio fondamentale
di questa fase del comunismo è, com'è noto, la formula: «Da
ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo il suo lavoro».
Deve la nostra Costituzione esprimere questo fatto, il fatto della conquista
del socialismo? Deve essa essere basata su questa conquista? Assolutamente,
lo deve. Lo deve, perché il socialismo è per l'URSS una cosa
già ottenuta e conquistata.
Ma la società sovietica non è ancora arrivata a realizzare la
fase superiore del comunismo, in cui il principio dominante sarà la
formula: «Da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo
i suoi bisogni», benché essa si proponga di giungere, nell'avvenire,
a realizzare la fase superiore del comunismo. Può la nostra Costituzione
esser basata sulla fase superiore del comunismo, che non esiste ancora, che
deve ancora essere conquistata? No, non lo può, perché la fase
superiore del comunismo è per l'URSS una cosa non ancora realizzata,
e che dovrà essere realizzata nel futuro. Non lo può, se essa
non vuole trasformarsi in un programma o in una dichiarazione sulle conquiste
future.
Tali sono i limiti della nostra Costituzione nel momento storico presente.
In tal modo, il progetto della nuova Costituzione costituisce un bilancio
della via percorsa, un bilancio delle conquiste già ottenute. Esso
è, perciò, la registrazione e la sanzione legislativa di quello
che è già stato effettivamente ottenuto e conquistato.
In questo consiste la prima particolarità del progetto della nuova
Costituzione dell'URSS.
Proseguiamo. Le costituzioni dei paesi borghesi partono di solito dalla convinzione
dell'incrollabilità del regime capitalista. La base essenziale di queste
costituzioni è data dai principi del capitalismo, dai suoi capisaldi
fondamentali: proprietà privata della terra, delle foreste, delle fabbriche,
delle officine e degli altri strumenti e mezzi di produzione; sfruttamento
dell'uomo da parte dell'uomo ed esistenza di sfruttatori e di sfruttati; mancanza
di sicurezza del domani per la maggioranza lavoratrice a un capo della società
e lusso per la minoranza che non lavora, ma è sicura del domani, all'altro
capo, ecc. ecc. Esse si basano su questi e altri simili capisaldi del capitalismo.
Esse li esprimono, li sanzionano per via legislativa.
A differenza di esse, il progetto della nuova Costituzione dell'URSS parte
dal fatto della liquidazione del regime capitalista, dal fatto della vittoria
del regime socialista nell'URSS. La base principale del progetto della nuova
Costituzione dell'URSS è data dai princìpi del socialismo, dai
suoi capisaldi fondamentali, già conquistati e realizzati: proprietà
socialista della terra, delle foreste, delle fabbriche, delle officine e degli
altri strumenti e mezzi di produzione; soppressione dello sfruttamento e delle
classi sfruttatrici; soppressione della miseria della maggioranza e del lusso
della minoranza; soppressione della disoccupazione; lavoro come obbligo e
debito d'onore di ogni, cittadino atto al lavoro, secondo la formula : «
Chi non lavora, non mangia »; diritto al lavoro, cioè diritto
di ogni cittadino di ricevere un lavoro garantito; diritto al riposo; diritto
all'istruzione, ecc. ecc. Il progetto della nuova Costituzione si basa su
questi e altri simili capisaldi del socialismo. Esso li esprime, lì
sanziona per via legislativa.
Tale è la seconda particolarità del progetto della nuova Costituzione.
Proseguiamo. Le costituzioni borghesi partono tacitamente dal presupposto
che la società è composta di classi antagoniste, di classi che
posseggono la ricchezza e di classi che non la posseggono, che, qualsiasi
partito vada al potere, la direzione statale della società (dittatura)
deve appartenere alla borghesia, che la Costituzione è necessaria per
sanzionare gli ordinamenti sociali secondo il desiderio e vantaggio delle
classi abbienti.
A differenza delle costituzioni borghesi, il progetto della nuova Costituzione
dell'URSS parte dal fatto che nella società non vi sono più
classi antagoniste, che la società è composta di due classi
amiche l'una dell'altra, di operai e di contadini, che al potere vi sono precisamente
queste classi lavoratrici, che la direzione statale della società (dittatura)
appartiene alla classe operaia, come classe d'avanguardia della società,
che la costituzione è necessaria per sanzionare gli ordinamenti sociali
secondo il desiderio e il vantaggio dei lavoratori.
Tale è la terza particolarità del progetto della nuova Costituzione.
Proseguiamo. Le costituzioni borghesi partono tacitamente dal presupposto
che le nazioni e le razze non possono avere eguali diritti, che vi sono nazioni
che godono di tutti i diritti e vi sono nazioni che non godono di tutti i
diritti, che, inoltre, esiste ancora una terza categoria di nazioni o di razze,
nelle colonie per esempio, le quali hanno ancor meno diritti delle nazioni
che non godono di tutti i diritti. Ciò significa che tutte queste costituzioni
sono, essenzialmente, nazionalistiche, cioè sono costituzioni di nazioni
dominanti.
A differenza di queste costituzioni, il progetto della nuova Costituzione
dell'URSS, invece, è profondamente internazionalista. Esso parte dal
principio che tutte le nazioni e le razze hanno eguali diritti. Esso parte
dal principio che la differenza nel colore della pelle o la differenza di
lingua, di livello culturale o di sviluppo politico, così come qualsiasi
altra differenza tra le nazioni e le razze, non può servire a giustificare
una ineguaglianza di diritti tra le nazioni. Esso parte dal principio che
tutte le nazioni e le razze, indipendentemente dalla loro situazione passata
e presente, indipendentemente dalla loro forza o dalla loro debolezza, devono
godere di diritti identici in tutte le sfere della vita economica, sociale,
politica e culturale della società.
Tale è la quarta particolarità del progetto della nuova Costituzione.
La quinta particolarità del progetto della nuova Costituzione consiste
nel suo democratismo conseguente e coerente fino all'ultimo. Dal punto di
vista del democratismo, le costituzioni borghesi si possono dividere in due
gruppi; un gruppo di costituzioni nega apertamente o riduce di fatto a nulla
l'eguaglianza di diritti dei cittadini e le libertà democratiche. Un
secondo gruppo di costituzioni accetta volentieri e ostenta persino i princìpi
democratici, ma lo fa con tante riserve e con tali restrizioni, che i diritti
e le libertà democratiche ne escono completamente mutilati. Esse parlano
di diritti elettorali eguali per tutti i cittadini, ma nello stesso tempo
limitano questi diritti a seconda della residenza, dell'istruzione e persino
del censo. Esse parlano di eguaglianza dei diritti dei cittadini, ma, nello
stesso tempo, fanno la riserva che questo non riguarda le donne, oppure le
riguarda solo in parte, ecc. ecc.
Il progetto della nuova Costituzione dell'URSS ha questo di particolare, che
è esente da simili riserve e restrizioni. Per esso non esistono cittadini
attivi o passivi; per esso tutti i cittadini sono attivi. Esso non riconosce
differenze di diritti tra uomini e donne, tra « domiciliati »
e « non domiciliati », possidenti e non possidenti, istruiti e
non istruiti. Per esso tutti i Cittadini sono eguali nei loro diritti. Non
è il censo, né l'origine nazionale, né il sesso, né
la carica o il grado, ma sono le capacità personali e il lavoro personale
di ogni cittadino che determinano la sua posizione nella società.
Infine, ancora una particolarità nel progetto della nuova Costituzione.
Le costituzioni borghesi si accontentano di solito di fissare i diritti formali
del cittadino, senza preoccuparsi delle condizioni che garantiscono l'esercizio
di questi diritti, della possibilità di esercitarli, dei mezzi per
esercitarli. Parlano dell'eguaglianza dei cittadini, ma dimenticano che non
può esservi eguaglianza effettiva tra il padrone e l'operaio, tra il
grande proprietario fondiario e il contadino, se i primi posseggono la ricchezza
e l'influenza politica nella società, mentre i secondi sono privati
dell'una e dell'altra, se i primi sono sfruttatori e i secondi sfruttati.
Oppure ancora: parlano della libertà di parola, di riunione e di stampa,
ma dimenticano che tutte queste libertà possono diventare per la classe
operaia una frase vuota, se essa è priva della possibilità di
avere a sua disposizione locali adatti per le riunioni, buone tipografie,
una quantità sufficiente di carta da stampare, ecc.
Il progetto della nuova Costituzione ha questo di particolare, che esso non
si accontenta di fissare i diritti formali dei cittadini, ma sposta il centro
di gravità sulla garanzia di questi diritti, sui mezzi per l'esercizio
di questi diritti. Esso non si limita a proclamare l'eguaglianza dei diritti
dei cittadini, ma la garantisce anche dando una sanzione legislativa al fatto
della soppressione del regime dello sfruttamento, al fatto della liberazione
dei cittadini da ogni sfruttamento. Esso non si limita a proclamare il diritto
al lavoro, ma lo garantisce anche dando una sanzione legislativa al fatto
della mancanza di crisi nella società sovietica, al fatto della soppressione
della disoccupazione. Esso non si limita a proclamare le libertà democratiche,
ma le garantisce anche per via legislativa con determinati mezzi materiali.
Si capisce quindi come il democratismo del progetto della nuova Costituzione
non sia il democratismo in generale, «abituale» e «generalmente
riconosciuto», ma il democratismo socialista.
Tali sono le particolarità essenziali del progetto della nuova Costituzione
dell'URSS.
Così trovano la loro espressione nel progetto della nuova Costituzione
gli spostamenti e i cambiamenti sopravvenuti nella vita economica, politica
e sociale dell'URSS nel periodo 1924-1936.
IV
La critica borghese
del progetto di Costituzione
Alcune parole sulla critica borghese del progetto di Costituzione.
La posizione che la stampa borghese straniera prende verso il progetto di
Costituzione, presenta indiscutibilmente un certo interesse. Per quel tanto
che la stampa straniera esprime l'opinione pubblica dei diversi strati della
popolazione dei paesi borghesi, noi non possiamo passare sopra alla critica
che questa stampa ha rivolto contro il progetto di Costituzione.
I primi indizi di reazione della stampa straniera al progetto di Costituzione
si sono espressi in una tendenza ben determinata a fare il silenzio attorno
al progetto di Costituzione. Mi riferisco in questo caso alla stampa più
reazionaria, fascista. Questo gruppo di critici ha ritenuto fosse meglio far
semplicemente il silenzio attorno al progetto di Costituzione, presentare
le cose come se un progetto non ci fosse mai stato e non ci fosse al mondo.
Si potrebbe dire che il silenzio non è una critica. Ma non è
vero. La congiura del silenzio come mezzo particolare di ignorare i fatti,
è pure una forma di critica, stupida e ridicola, è vero, ma
nondimeno una forma di critica. Ma con la congiura del silenzio non hanno
avuto successo. In fin dei conti, sono stati costretti ad aprir la valvola
e comunicare al mondo che, per quanto la cosa possa far dispiacere, il progetto
di Costituzione dell'URSS esiste, purtroppo, e non solo esiste, ma incomincia
anche a esercitare un'influenza perniciosa sui cervelli. E non poteva accadere
altrimenti, perché esiste pure nel mondo un'opinione pubblica, esistono
dei lettori, degli uomini viventi, i quali vogliono conoscere la verità
dei fatti; e tenerli a lungo nelle morse dell'inganno non è assolutamente
possibile. Con la frode non si va lontano...
Il secondo gruppo di critici riconosce che, effettivamente, esiste nel mondo
un progetto di Costituzione, ma ritiene che il progetto non presenti un grande
interesse, perché esso sarebbe, in sostanza, non un progetto di Costituzione,
ma un semplice pezzo di carta, una vuota promessa, fatta allo scopo di compiere
una certa manovra e d'ingannare le gente; e aggiungono che un miglior progetto
l'URSS non poteva darlo, del resto, perché l'URSS stessa non è
uno Stato, ma in tutto e per tutto una semplice espressione geografica e siccome
non è uno Stato, per questo la sua Costituzione non può essere
una vera costituzione. Rappresentante tipico di questo gruppo di critici è,
per quanto ciò possa sembrar strano, l'organo ufficioso tedesco Deutsche
Diplomatisch-Politische Korrespondenz. Questa rivista dice apertamente che
il progetto di Costituzione dell'URSS è una vuota promessa, un inganno,
«un villaggio di Potiomkin». Essa dichiara senza esitare che l'URSS
non è uno Stato, che l’URSS « non rappresenta altro che
un'espressione geografica esattamente definibile », che perciò
la Costituzione dell'URSS non può essere considerata come una vera
costituzione.
Che cosa si può dire di questi critici, con licenza parlando?
In uno dei suoi racconti a morale il grande scrittore russo Stcedrin presenta
un tipo di burocrate caparbio, molto limitato e ottuso, ma sicuro di sé,
zelante fino all'eccesso. Dopo avere, nella regione a lui « confidata
», fatto regnare « l'ordine e la calma » sterminando migliaia
di abitanti e bruciando decine di città, questo burocrate si guarda
attorno e scorge all'orizzonte l'America, paese, naturalmente, poco conosciuto,
dove esistono, a quanto pare, certe libertà che turbano il popolo,
e dove lo Stato viene governato con altri metodi. Il burocrate scorge l'America
e monta in furia: Che paese è mai questo? Donde mai è saltato
fuori? Che ragione ha di esistere? Naturalmente, lo scoprirono, per caso,
alcuni secoli fa, ma non si può dunque far in modo di ricoprirlo di
nuovo, e che non se ne senta mai più parlare? E, detto questo decreta:
«Ricoprire di nuovo l'America»!
Mi pare che i signori della Deutsche Diplomatisch-Politische Korrespondenz
assomiglino, come si assomigliano due gocce d'acqua, al burocrate di Stcedrin.
E' già da un pezzo che l'URSS è un pruno negli occhi di questi
signori. Da diciannove anni l'URSS si erge come un faro, infondendo nella
classe operaia di tutto il mondo l'aspirazione alla libertà e provocando
il furore dei nemici della classe operaia. Ed ecco che questa URSS, a quanto
pare, non si accontenta di esistere semplicemente, ma si sviluppa anche, e
non solo si sviluppa, ma prospera, e non solo prospera, ma redige persino
un progetto dì nuova Costituzione, progetto che esalta gli spiriti,
che infonde nuove speranze alle classi oppresse. Come possono dopo ciò
non montare in furia i signori dell'organo ufficioso tedesco? Che paese è
questo, urlano essi, che ragione ha di esistere? E se lo hanno scoperto nell'ottobre
1917, perché non si può ricoprirlo di nuovo, e che non se ne
senta mai più parlare? E detto questo, decretano : Ricoprire di nuovo
l'URSS, proclamare ai quattro venti che l'URSS, come Stato, non esiste, che
l'URSS non è niente altro che una semplice espressione geografica!
Dopo aver decretato che si ricoprisse di nuovo l'America, il burocrate di
Stcedrin, malgrado la sua ottusità, trovò tuttavia in se stesso
qualche elemento di comprensione della realtà, e disse fra sé
e sé: «Ma a quanto pare, la detta cosa non dipende da me».
Io non so se ai signori dell'organo ufficioso tedesco basterà il cervello
per accorgersi che «ricoprire» sulla carta questo o quello Stato,
naturalmente, essi posson farlo, ma che, a parlare seriamente, «la detta
cosa non dipende da loro»...
Per quanto riguarda l'affermazione che la Costituzione dell'URSS sarebbe una
vuota promessa, un «villaggio di Potiomkin», ecc., vorrei riferirmi
a una serie di fatti stabiliti, che parlano da sé.
Nel 1917 i popoli dell'URSS hanno abbattuto la borghesia e instaurato la dittatura
del proletariato, hanno instaurato il potere sovietico. Questo è un
fatto, non una promessa.
In seguito, il potere sovietico ha liquidato la classe dei grandi proprietari
fondiari e rimesso ai contadini più di 150 milioni di ettari di terra
degli ex grandi proprietari fondiari, del demanio e dei conventi, e questo
oltre alle terre che si trovavano già prima nelle mani dei contadini.
Questo è un fatto, non una promessa.
In seguito, il potere sovietico ha espropriato la classe dei capitalisti,
le ha tolto le banche, le officine, le ferrovie e gli altri strumenti e mezzi
di produzione, dichiarandoli proprietà socialista, e ha messo alla
testa di queste aziende i migliori elementi della classe operaia. Questo è
un fatto, non una promessa.
In seguito, organizzate l'industria e l'agricoltura secondo princìpi
nuovi, socialisti, con una nuova base tecnica, il potere sovietico ha ottenuto
che l'agricoltura dia oggi nell'URSS una produzione superiore una volta e
mezzo, a quella di prima della guerra, che l'industria dia una produzione
sette volte superiore a quella di prima della guerra e che il reddito nazionale
sia quattro volte più grande di quello che era prima della guerra.
Tutti questi sono fatti, non promesse.
In seguito, il potere sovietico ha soppresso. la disoccupazione, ha realizzato
il diritto al lavoro, il diritto al riposo, il diritto all'istruzione, ha
assicurato migliori condizioni materiali e culturali agli operai, ai contadini
e agli intellettuali, ha assicurato l'applicazione del suffragio universale,
diretto ed eguale, a scrutinio segreto. Tutti questi sono fatti, non promesse.
Infine l'URSS ha dato il progetto d'una nuova Costituzione, che non è
una promessa, ma la registrazione e la sanzione legislativa di questi fatti
a tutti noti, registrazione e sanzione legislativa di ciò che è
già stato ottenuto e conquistato.
Vien fatto di domandarsi: a che cosa si riducono dopo tutto questo le chiacchiere
dei signori dell'organo ufficioso tedesco su «i villaggi di Potiomkin»,
se non al fatto che essi si sono posti come obiettivo di nascondere al popolo
la verità sull'URSS, di indurre il popolo in errore, di ingannarlo?
Questi sono i fatti. E i fatti, come si dice, sono testardi. I signori dell'organo
ufficioso tedesco possono dire: tanto peggio per i fatti. Ma allora si può
loro rispondere con le parole del noto proverbio russo: «Per gl'imbecilli,
non vi è legge che valga».
Il terzo gruppo di critici non è alieno dal riconoscere certi meriti
al progetto di Costituzione; lo considera un fenomeno positivo, ma, vedete,
dubita molto che parecchie delle sue disposizioni possano essere tradotte
in atto, perché è convinto che queste disposizioni sono, in
generale, irrealizzabili e devono restare sulla carta. Sono, per dirla senza
asprezza, degli scettici. Di questi scettici ve ne sono in tutti i paesi.
Bisogna dire che non è la prima volta che ci incontriamo con essi.
Quando i bolscevichi presero il potere, nel 1917, gli scettici, dicevano:
i bolscevichi, sì, non sono gente cattiva; ma al potere non se la caveranno,
faranno fiasco. In realtà, invece, è risultato che non sono
i bolscevichi che hanno fatto fiasco, ma gli scettici.
Durante la guerra civile e l'intervento straniero, questo gruppo di scettici
diceva : il potere sovietico, naturalmente, non è una brutta cosa,
ma Denikin e Kolciak, più gli stranieri, finiranno probabilmente per
averne ragione. In realtà, invece, è risultato che anche qui
gli scettici avevano fatto male i loro conti.
Allorché il potere sovietico pubblicò il primo piano quinquennale,
gli scettici di nuovo comparvero sulla scena, dicendo: il piano quinquennale,
certamente, è una bella cosa, ma è ben difficile sia realizzabile;
è molto probabile che i bolscevichi non se la caveranno con il piano
quinquennale. I fatti, invece, hanno dimostrato che ancora una volta gli scettici
non l'avevano imbroccata: il piano quinquennale è stato realizzato
in quattro anni.
Lo stesso si deve dire del progetto della nuova Costituzione e della critica
che ne fanno gli scettici. Il progetto era appena pubblicato, che questo gruppo
di critici è ricomparso sulla scena con il suo lugubre scetticismo,
coi suoi dubbi circa la possibilità di realizzare alcune disposizioni
della Costituzione. Non c'è nessuna ragione di dubitare che anche in
questo caso gli scettici faranno fiasco, che faranno fiasco adesso come hanno
fatto fiasco più di una volta nel passato.
Il quarto gruppo di critici, attaccando il progetto della nuova Costituzione,
lo caratterizza come uno «scarto a destra», come una «rinuncia
alla dittatura del proletariato», come la «liquidazione del regime
bolscevico». «I bolscevichi sono scivolati a destra, è
un fatto», dicono essi in toni diversi. Dimostrano uno zelo particolare
in questo senso alcuni giornali polacchi e, in parte, americani.
Che cosa si può dire di questi critici, con licenza parlando?
Se l'allargamento della base della dittatura della classe operaia, e la trasformazione
della dittatura in un sistema più agile e quindi più potente
di direzione politica della società, vengono interpretati da costoro
non come un rafforzamento della dittatura della classe operaia, ma come un
indebolimento di essa, o perfino come una rinuncia ad essa, allora è
lecito domandare: ma sanno, in generale, questi signori, che cosa è
la dittatura della classe operaia?
Se la sanzione legislativa della vittoria del socialismo, la sanzione legislativa
dei successi dell'industrializzazione, della collettivizzazione e della democratizzazione
vengono chiamate da costoro «scarto a destra», allora è
lecito domandare: ma, sanno, in generale, questi signori, che differenza c'è
tra la sinistra e la destra?
Non può esservi dubbio che questi signori si sono definitivamente impaniati
nella loro critica al progetto di Costituzione e, impaniatisi, hanno scambiato
la destra con la sinistra.
Non si può non ricordare a questo proposito Pelagia, la ragazza di
servizio delle Anime morte di Gogol. Essa, come racconta Gogol, si mise una
volta a mostrar la strada a Selifan, cocchiere di Cicikov, ma non sapendo
distinguere il lato destro della strada dal sinistro, si confuse, e finì
per trovarsi in una situazione ben imbarazzante. Si deve riconoscere che i
nostri critici dei giornali polacchi, malgrado tutta la loro presunzione,
non hanno però superato di molto il livello di comprensione di Pelagia,
la ragazza di servizio delle Anime morte. Se ricordate, il cocchiere Selifan
ritenne necessario mettere a posto Pelagia per aver confuso la destra con
la sinistra dicendole: «Ehi, tu, zampe sporche... non sai dov'è
la destra, dov'è la sinistra». Mi pare che bisognerebbe mettere
a posto allo stesso modo i nostri critici mancati, dicendo loro: «Ehi,
voi, critìcastri... non sapete dov'è la destra, dov'è
la sinistra».
Infine, ancora un gruppo di critici. Se il gruppo precedente accusa il progetto
di Costituzione di rinunciare alla dittatura della classe operaia, questo
gruppo lo accusa, al contrario, di non cambiare nulla allo stato di cose esistente
nell'URSS, di lasciare intatta la dittatura della classe operaia, di non ammettere
la libertà dei partiti politici e di mantenere in vigore la attuale
posizione dirigente del partito dei comunisti nell'URSS. Questo gruppo di
critici considera, inoltre, che l'assenza di libertà per i partiti
nell'URSS è un indice di violazione dei principi del democratismo.
Debbo riconoscere che il progetto della nuova Costituzione mantiene effettivamente
in vigore il regime della dittatura della classe operaia, così come
conserva senza modificazioni l'attuale posizione dirigente del Partito comunista
nell'URSS. Se gli egregi critici considerano che questa sia una deficienza
del progetto di Costituzione, non c'è che da rammaricarsene. Noi, bolscevichi,
consideriamo invece che questo è un merito del progetto di Costituzione.
Per quanto concerne la libertà dei diversi partiti politici, noi siamo
a questo proposito d'opinione alquanto diversa. Il partito è una parte
della classe, la sua avanguardia. Parecchi partiti, e quindi, libertà
per i partiti, possono esistere soltanto in una società in cui esistono
classi antagonistiche, gli interessi delle quali sono ostili e irreconciliabili,
in cui esistono, ad esempio, capitalisti e operai, grandi proprietari fondiari
e contadini, kulak e contadini poveri, ecc. Ma nell'URSS non vi sono più
classi come le classi dei capitalisti, dei grandi proprietari fondiari, dei
kulak ecc. Nell'URSS non vi sono che due classi: gli operai e i contadini,
i cui interessi non solo non sono ostili, ma, al contrario, sono affini. Quindi
nell'URSS non vi è terreno per l'esistenza di parecchi partiti, e neanche,
di conseguenza, per la libertà di questi partiti. Nell'URSS non vi
è terreno che per un solo partito: il Partito Comunista. Nell'URSS
non può esistere che un solo partito: il partito dei comunisti che
difende coraggiosamente e fino all'ultimo gl'interessi degli operai e dei
contadini. E che esso non difenda male gl'interessi di queste classi è
cosa assolutamente fuori dubbio.
Parlano di democrazia. Ma che cos'è la democrazia? La democrazia, nei
paesi capitalistici, dove esistono delle classi antagonistiche, è,
in ultima analisi, la democrazia per i forti, la democrazia per la minoranza
abbiente. La democrazia nell'URSS, al contrario, è la democrazia per
i lavoratori, vale a dire la democrazia per tutti. Ma da questo deriva che
i princìpi del democratismo non son violati dal progetto della nuova
Costituzione dell'URSS, bensì dalle costituzioni borghesi. Ecco perché
io penso che la Costituzione dell'URSS è nel mondo l'unica costituzione
democratica sino all'ultimo.
Così stanno le cose per quanto riguarda la critica borghese del progetto
della nuova Costituzione dell'URSS.
V
Emendamenti e aggiunte al progetto
di Costituzione
Passiamo agli emendamenti e alle aggiunte al progetto di Costituzione, presentati
dai cittadini durante la discussione del progetto da parte dell'intero popolo.
La discussione del progetto di Costituzione da parte del popolo ha prodotto,
com'è noto, una quantità abbastanza notevole di emendamenti
e di aggiunte. Tutti sono stati resi pubblici nella stampa sovietica. Data
la grande diversità degli emendamenti e il diverso loro valore, converrebbe,
a mio parere, dividerli in tre categorie.
Il tratto distintivo degli emendamenti della prima categoria è che
essi non riguardano questioni della Costituzione, ma problemi del lavoro legislativo
corrente dei futuri organi legislativi. Problemi particolari dell'assicurazione,
alcuni problemi dell'edificazione dei colcos, alcuni problemi dell'edificazione
industriale, problemi di carattere finanziario: tali sono i temi di questi
emendamenti. Evidentemente, gli autori di questi emendamenti non si sono resi
conto della differenza che passa tra i problemi costituzionali e i problemi
di legislazione corrente. Appunto per questo essi si sforzano di introdurre
nella Costituzione la maggior quantità possibile di leggi, colla tendenza
di trasformare la Costituzione in qualche cosa di simile a un codice. Ma la
Costituzione non è un codice. La Costituzione è la legge fondamentale,
e null'altro che la legge fondamentale. La Costituzione non esclude, ma presuppone
il lavoro legislativo corrente dei futuri organi legislativi. La Costituzione
dà una base giuridica alla futura attività legislativa di questi
organi. Perciò gli emendamenti e le aggiunte di questo genere, in quanto
non hanno un rapporto diretto con la Costituzione, devono essere, secondo
me, rinviati ai futuri organi legislativi del paese.
Nella seconda categoria si devono mettere gli emendamenti e le aggiunte che
tentano di introdurre nella Costituzione dei richiami storici o degli elementi
di dichiarazione a proposito di ciò che il potere sovietico non ha
ancora ottenuto, e di ciò che esso deve ottenere nell'avvenire. Indicare
nella Costituzione quali difficoltà hanno sormontato nel corso di lunghi
anni il partito, la classe operaia e tutti i lavoratori nella lotta per la
vittoria del socialismo; indicare nella Costituzione il fine ultimo del movimento
sovietico, cioè la costruzione della società comunista integrale:
tali sono i temi di questi emendamenti che si ripetono in diverse varianti.
Penso che questi emendamenti e aggiunte devono essi pure venir messi da parte,
perché non hanno un rapporto diretto con la Costituzione. La Costituzione
è la registrazione e la sanzione legislativa delle conquiste già
ottenute e garantite. Se non vogliamo alterare questo carattere fondamentale
della Costituzione, non dobbiamo riempirla di richiami storici al passato
o di dichiarazioni sulle future conquiste dei lavoratori dell'URSS. A questo
scopo ci si offrono altre vie e altri documenti.
Infine, nella terza categoria si devon mettere gli emendamenti e le aggiunte
che hanno un rapporto diretto col progetto di Costituzione.
Una parte notevole degli emendamenti di questa categoria ha un carattere redazionale.
Perciò si potrebbe passarli alla Commissione di redazione dell'attuale
Congresso, commissione che, io penso, il Congresso creerà, incaricandola
di procedere alla redazione definitiva del testo della nuova Costituzione.
Per quanto riguarda gli altri emendamenti della terza categoria, essi hanno
un'importanza più sostanziale e su di essi è necessario, secondo
me, dire qui alcune parole.
1) Prima di tutto sugli emendamenti all'articolo primo del progetto di Costituzione.
Vi sono quattro emendamenti. Gli uni propongono, invece delle parole «Stato
degli operai e dei contadini», di dire: «Stato dei lavoratori».
Altri propongono di aggiungere alle parole «Stato degli operai e dei
contadini» le parole «e dei lavoratori intellettuali». I
terzi propongono, invece delle parole «Stato degli operai e dei contadini»,
di dire: «Stato di tutte le razze e nazionalità, che popolano
il territorio dell'URSS». I quarti propongono di sostituire alla parola
«contadini» la parola «colcosiani», oppure le parole
«lavoratori dell'agricoltura socialista».
Si devono accettare questi emendamenti? Penso che non si devono accettare.
Di che cosa parla l'articolo primo del progetto di Costituzione? Parla della
composizione di classe della società sovietica. Possiamo noi, marxisti,
eludere nella Costituzione la questione della composizione di classe della
nostra società? No, non lo possiamo fare. La società sovietica
è composta, com'è noto, di due classi, degli operai e dei contadini.
L'articolo primo del progetto di Costituzione parla appunto di questo. Il
primo articolo del progetto di Costituzione ben rispecchia, quindi, la composizione
di classe della nostra società. Si può chiedere: e i lavoratori
intellettuali? GI'intellettuali non sono mai stati e non possono essere una
classe; essi sono stati e continuano a essere uno strato, che recluta i suoi
membri tra tutte le classi della società. Un tempo gl'intellettuali
si reclutavano tra i nobili, tra la borghesia, in parte tra i contadini e
solo nella misura più insignificante tra gli operai. Nei nostri tempi,
nel regime sovietico, gli intellettuali si reclutano soprattutto tra gli operai
e i contadini. Ma comunque essi si reclutino e qualunque sia il loro carattere,
gl'intellettuali sono pur sempre uno strato e non una classe.
Non lede questa circostanza i diritti dei lavoratori intellettuali? Niente
affatto! L'articolo primo del progetto di Costituzione parla non dei diritti
dei diversi strati della società sovietica, ma, della composizione
di classe di questa società. Dei diritti dei diversi strati della società
sovietica, compresi i diritti dei lavoratori intellettuali, si parla principalmente
nei capitoli decimo e undecimo del progetto di Costituzione. Da questi capitoli
risulta che gli operai, i contadini e i lavoratori intellettuali godono di
diritti assolutamente eguali in tutte le sfere della vita economica, politica,
sociale e culturale del paese. Quindi non si può parlare di una lesione
dei diritti dei lavoratori intellettuali.
Lo stesso si deve dire delle nazioni e delle razze che fanno parte dell'URSS.
Nel secondo capitolo del progetto di Costituzione già si dice che l'URSS
è una libera unione di nazioni aventi eguali diritti. Vale la pena
di ripetere questa formula nel primo articolo del progetto di Costituzione,
che non tratta della composizione nazionale della società sovietica,
ma della sua composizione di classe? E' chiaro che non ne vale la pena. Per
quanto riguarda i diritti delle nazioni e delle razze che fanno parte dell'URSS,
se ne parla nei capitoli secondo, decimo e undecimo del progetto di Costituzione
Da questi capitoli risulta che le nazioni e le razze dell'URSS godono di identici
diritti in tutte le sfere della vita economica, politica, sociale e culturale
del paese. Quindi non si può parlare di una lesione dei diritti nazionali.
Così pure sarebbe errato sostituire alla parola «contadino»
la parola «colcosiano», oppure le parole «lavoratore dell'agricoltura
socialista». In primo luogo tra i contadini, oltre ai colcosiani, vi
sono ancora più di un milione di famiglie non colcosiane. Come fare?
Pensano forse gli autori di questo emendamento di non tenerne conto? La cosa
non sarebbe ragionevole. In secondo luogo, se la maggioranza dei contadini
sono passati all'economia colcosiana, questo non significa ancora che essi
abbiano cessato di essere dei contadini, che essi non abbiano più la
loro economia personale, la casa personale, ecc. In terzo luogo bisognerebbe
allora sostituire egualmente alla parola «operaio», le parole
«lavoratore dell'industria socialista», il che, tuttavia, gli
autori dell'emendamento, chissà mai perché, non propongono.
Infine, sono forse già scomparse nel nostro paese la classe degli operai
e la classe dei contadini? E se non sono scomparse, devonsi eliminare dal
vocabolario gli appellativi stabiliti per esse? Gli autori dell'emendamento,
evidentemente, non hanno in vista la società attuale, ma quella futura,
allorché le classi non vi saranno più, e allorché gli
operai e i contadini saranno trasformati in lavoratori di una società
comunista omogenea. E' chiaro, quindi, che essi anticipano l'avvenire. Ma
nell'elaborare la Costituzione non bisogna partire dal futuro, bensì
dal presente; da quello che esiste già. La Costituzione non può
né deve anticipare l'avvenire.
2) Viene in seguito un emendamento all'articolo 17 del progetto di Costituzione.
Questo emendamento consiste nel proporre di escludere del tutto dal progetto
di Costituzione l'articolo 17, che dice che le Repubbliche federate conservano
il diritto di uscire liberamente dall'URSS. Penso che questa proposta non
è giusta, e perciò non dev'essere accettata dal Congresso. L'URSS
è un'unione volontaria di Repubbliche federate aventi eguali diritti.
Escludere dalla Costituzione l'articolo relativo al diritto di uscire liberamente.
dall'URSS, significa violare il carattere volontario di quest'unione. Possiamo
noi fare questo passo? Penso che non possiamo né dobbiamo farlo. Si
dice che nell'URSS non c'è nessuna repubblica che voglia uscire dall'URSS,
che, in conseguenza di ciò, l'articolo 17 non ha importanza pratica.
Che da noi non ci sia nessuna repubblica che voglia uscire dall'URSS è
vero, naturalmente, ma da questo non deriva affatto che non dobbiamo fissare
nella Costituzione il diritto delle repubbliche federate di uscire liberamente
dall'URSS. Nell'URSS anche non esiste una repubblica federata che voglia opprimere
un'altra repubblica federata. Ma da questo non deriva affatto che dalla Costituzione
dell'URSS debba essere escluso l'articolo che tratta dell'eguaglianza di diritti
delle repubbliche federate.
3) In seguito c'è la proposta di completare il secondo capitolo del
progetto di Costituzione con un nuovo articolo, il cui contenuto consista
nello stabilire che le repubbliche autonome socialiste sovietiche quando abbiano
raggiunto un corrispondente livello di sviluppo economico e culturale, possano
essere trasformate in repubbliche socialiste sovietiche federate. Si può
accettare questa proposta? Penso che non si deve accettarla. Essa è
sbagliata non solo per il suo contenuto, ma anche per la sua motivazione.
Non si può motivare il passaggio delle repubbliche autonome nella categoria
delle repubbliche federate con la loro maturità economica e culturale,
così come non si può motivare il fatto che si è lasciata
questa o quella repubblica nell'elenco delle repubbliche autonome, con la
sua arretratezza economica o culturale. Questo non sarebbe un modo marxista,
leninista di trattare la questione. La Repubblica tartara, per esempio, resta
autonoma e la Repubblica del Kazakhstan diventa federata, ma questo non significa
ancora che la Repubblica del Kazakhstan, dal punto di vista dello sviluppo
culturale ed economico sia superiore alla Repubblica tartara. Le cose stanno
precisamente al contrario. Lo stesso si deve dire, per esempio, della Repubblica
autonoma dei tedeschi del Volga e della Repubblica federata dei kirghisi,
la prima delle quali, dal punto di vista culturale ed economico, è
superiore alla seconda, benché resti repubblica autonoma.
Quali sono gli elementi la cui esistenza motiva il passaggio delle repubbliche
autonome nella categoria delle repubbliche federate?
Questi elementi sono tre.
In primo luogo, bisogna che la repubblica sia periferica, che non sia circondata
da tutte le parti dal territorio dell'URSS. Perché? Perché,
se alla repubblica federata si lascia il diritto di uscire dall'URSS, è
necessario che questa repubblica, diventata repubblica federata, abbia la
possibilità logica e pratica di porre la questione della sua uscita
dall'URSS. E questa questione può porla soltanto una repubblica che,
per esempio, confini con uno Stato straniero qualunque e, quindi, non sia
circondata da tutte le parti dal territorio dell'URSS. Naturalmente, non vi
sono da noi delle repubbliche che pongano, praticamente, la questione dell'uscita
dall'URSS. Ma se la repubblica federata conserva il diritto di uscire dall'URSS
bisogna fare in modo che questo diritto non diventi un pezzo di carta vuoto
e privo di senso. Prendiamo, per esempio, la Repubblica basckira o la Repubblica
tartara. Ammettiamo che queste repubbliche autonome vengano passate nella
categoria delle repubbliche federate. Potrebbero esse porre, logicamente e
praticamente, la questione della loro uscita dalla URSS? No, non potrebbero.
Perché? Perché sono da tutte le parti circondate da repubbliche
e regioni sovietiche e, a dire il vero, non saprebbero da che parte uscire
dall'URSS. Perciò, passare tali repubbliche nella categoria delle repubbliche
federate non sarebbe giusto.
In secondo luogo, bisogna che la nazionalità che ha dato il suo nome
alla repubblica sovietica rappresenti in essa una maggioranza più o
meno compatta. Prendiamo, per esempio, la Repubblica autonoma della Crimea.
Essa è una repubblica periferica, ma i tartari della Crimea non sono
la maggioranza in questa repubblica, al contrario, essi vi rappresentano la
minoranza. Quindi sarebbe errato e illogico passare la Repubblica della Crimea
nella categoria delle repubbliche federate.
In terzo luogo, bisogna che la repubblica non sia troppo piccola per quanto
riguarda il numero dei suoi abitanti, che essa abbia una popolazione, diciamo,
non inferiore, ma superiore almeno a un milione. Perché? Perché
sarebbe un errore supporre che una piccola repubblica sovietica, avente una
quantità minima di popolazione e un esercito insignificante, possa
contare di esistere come Stato indipendente. Non vi può essere dubbio
che i predoni imperialisti farebbero presto a metterle le mani addosso.
Penso che, dove non esistono questi tre elementi oggettivi, sarebbe errato,
nell'attuale momento storico, porre la questione del passaggio di questa o
di quella repubblica autonoma nella categoria delle repubbliche federate.
4) In seguito, si propone di sopprimere, negli articoli 22, 23, 24, 25, 26,
27, 28 e 29, l'elenco particolareggiato della divisione amministrativa e territoriale
delle repubbliche federate in territori e regioni. Penso che anche questa
proposta è inaccettabile. Nell'URSS vi è della gente che è
pronta, con grande piacere, e senza stancarsi, a rifare di continuo la carta
dei territori e delle regioni, portando in questo modo confusione e incertezza
nel lavoro. Il progetto di Costituzione mette un freno a questa gente. E questo
è molto bene, perché qui, come in molte altre cose, abbiamo
bisogno di un'atmosfera di certezza, abbiamo bisogno di stabilità,
di chiarezza.
5) Il quinto emendamento riguarda, l'articolo 33. Si considera inopportuna
la creazione di due Camere e si propone di sopprimere il Soviet delle' Nazionalità.
Penso che anche questo emendamento non è giusto. Il sistema di una
sola Camera sarebbe migliore di quello a due Camere, se l'URSS fosse uno Stato
nazionale omogeneo. Ma URSS non è uno,Stato nazionale omogeneo. L'URSS
è, com'è noto, uno Stato plurinazionale. Abbiamo un organo supremo,
in cui sono rappresentati gli interessi comuni di tutti i lavoratori dell'URSS,
indipendentemente dalla loro nazionalità. Questo è il Soviet
dell'Unione. Ma le nazionalità dell'URSS, oltre agli interessi comuni,
hanno anche gli interessi loro particolari e specifici, legati alle loro particolarità
nazionali. Si possono trascurare questi interessi specifici? No, non si possono
trascurare. E' necessario un organo supremo speciale, che rispecchi precisamente
questi interessi specifici? Certamente, è necessario. Non può
esservi dubbio che senza un tale organo sarebbe impossibile governare uno
Stato composto di tante nazionalità come l'URSS. Tale organo è
la seconda Camera, il Soviet delle Nazionalità dell'URSS.
Si invoca la storia parlamentare degli Stati europei e americani, si invoca
il fatto che il sistema delle due Camere in questi paesi ha dato soltanto
dei risultati negativi, che la seconda Camera degenera, di solito, diventando
un centro della reazione e un freno al progresso. Tutto questo è vero.
Ma questo avviene perché in questi paesi non c'è eguaglianza
fra le Camere. Com'è noto, alla seconda Camera si accordano spesso
più diritti che alla prima, e poi, di regola, la seconda Camera viene
organizzata per vie non democratiche, non di rado con la nomina dei membri
dall'alto. E' indiscutibile che i risultati negativi non ci saranno se si
stabilisce l'eguaglianza fra le Camere e si organizza la seconda Camera in
modo altrettanto democratico che la prima.
6) Si propone, poi, un'aggiunta al progetto di Costituzione, chiedendo che
le due Camere abbiano un egual numero di membri. Penso che questa proposta
potrebbe essere accettata. Essa offre, secondo me, dei vantaggi politici evidenti,
perché sottolinea l'eguaglianza delle Camere.
7) Viene in seguito un'aggiunta al progetto di Costituzione in virtù
della quale si propone di eleggere i deputati al Soviet delle Nazionalità
nello stesso modo che i deputati al Soviet dell'Unione, per via di elezioni
dirette. Penso che anche questa proposta si potrebbe accettare. E' vero, essa
può creare qualche inconveniente tecnico durante le elezioni. Ma, d'altra
parte, essa offre un grande vantaggio politico perché aumenterà
l'autorità del Soviet delle Nazionalità.
8) Viene in seguito un'aggiunta all'art. 40, in virtù della quale si
propone di concedere al Presidium del Soviet Supremo il diritto di emanare
degli atti legislativi temporanei. Penso che questa aggiunta non è
giusta e non deve essere accettata dal Congresso, Bisogna finirla una buona
volta con la situazione in cui non è un solo organismo che emana le
leggi, ma è tutta una serie di organismi. Questa situazione contraddice
al principio della stabilità delle leggi. E la stabilità delle
leggi ci è più necessaria adesso che mai. Il potere legislativo
nell'URSS deve essere esercitato da un solo organismo, il Soviet Supremo dell'URSS.
9) Si propone in seguito un'aggiunta all'art. 48 del progetto di Costituzione,
in virtù della quale si chiede che il presidente del Presidium del
Soviet Supremo dell'URSS venga eletto non dal Soviet Supremo dell'URSS, ma
da tutta la popolazione del paese. Penso che quest'aggiunta non è giusta,
perché non è conforme allo spirito della nostra Costituzione.
Secondo il sistema della nostra Costituzione, nell'URSS non vi deve essere
un presidente unico, eletto da tutta la popolazione allo stesso titolo del
Soviet Supremo e che sia in grado di contrapporsi al Soviet Supremo. La presidenza
nell'URSS è collegiale: è il Presidium del Soviet Supremo, compreso
il presidente del Presidium del Soviet Supremo, eletto non da tutta la popolazione,
ma dal Soviet Supremo, e tenuto a render conto al Soviet Supremo. La esperienza
storica dimostra che una simile struttura degli organi supremi è la
più democratica e garantisce il paese da sorprese spiacevoli.
10) C'è, poi, un emendamento allo stesso articolo 48. Esso dice: portare
a 11 il numero dei sostituti del presidente del Presidium del Soviet Supremo
della URSS, in modo che vi sia un sostituto per ogni Repubblica federata.
Penso che questo emendamento lo si potrebbe accettare, perché migliora
le cose e può solo rafforzare l'autorità del Presidium del Soviet
Supremo dell'URSS.
11) Viene in seguito un emendamento all'articolo 77. Esso esige l'organizzazione
di un nuovo Commissariato del popolo dell'URSS, il Commissariato dell'Industria
della difesa. A mio parere questo emendamento dovrebbe essere pure accettato,
perché è giunto il momento di fare un posto speciale alla nostra
industria della difesa e di creare il relativo Commissariato. A mio parere
questo non potrebbe che migliorare la difesa del nostro paese.
12) Viene, in seguito, un emendamento all'articolo 124 del progetto di Costituzione,
che chiede la modificazione di questo articolo nel senso di proibire la celebrazione
delle cerimonie religiose. Penso che questo emendamento conviene respingerlo,
perché non è conforme allo spirito della nostra Costituzione.
Infine, ancora un emendamento, di carattere più o meno sostanziale.
Parlo dell'emendamento all'articolo 135 del progetto di Costituzione. Esso
propone di privare dei diritti elettorali i ministri del culto, le ex guardie
bianche, tutti gli «ex» e le persone che non compiono un lavoro
di utilità pubblica, oppure, in ogni caso, di limitare i diritti elettorali
delle persone di questa categoria, accordando loro soltanto il diritto di
eleggere, ma non quello di essere eletti. Penso che anche questo emendamento
deve essere respinto. Gli elementi non lavoratori e sfruttatori sono stati
privati dei diritti elettorali dal potere dei Soviet non per i secoli dei
secoli, ma temporaneamente, per un dato periodo. Ci fu un tempo in cui questi
elementi conducevano una guerra aperta contro il popolo e si opponevano alle
leggi sovietiche. La legge sovietica che li privava del diritto elettorale
fu la risposta del potere sovietico a questa loro opposizione. Da allora è
passato non poco tempo. Nel periodo trascorso abbiamo ottenuto che le classi
sfruttatrici siano state liquidate e il potere sovietico sia diventato una
forza invincibile. Non è venuto il momento di rivedere questa legge?
Penso che è venuto. Si dice che la cosa è pericolosa, perché
possono infiltrarsi negli organi supremi del paese degli elementi ostili al
potere sovietico, delle ex guardie bianche, dei kulak, dei preti, ecc. Ma
perché aver paura, in sostanza? Se hai paura dei lupi non andare nel
bosco. In primo luogo, non tutti gli ex kulak, ex guardie bianche o preti
sono ostili al potere sovietico. In secondo luogo, se il popolo in una località
o nell'altra eleggerà degli elementi ostili, ciò vorrà
dire che il nostro lavoro d'agitazione sarà stato organizzato molto
male e che ci saremo completamente meritata una simile vergogna; se, invece,
il nostro lavoro d'agitazione sarà fatto in modo bolscevico, il popolo
non lascerà che degli elementi ostili penetrino nei suoi organi supremi.
Ciò significa che bisogna lavorare e non piagnucolare, lavorare e non
aspettare che tutto ci venga presentato bell'e fatto per via di provvedimenti
amministrativi. Lenin diceva fin dal 1919 che non era lontano il tempo in
cui il potere sovietico avrebbe ritenuto utile introdurre il suffragio universale
senza nessuna restrizione. Fate attenzione: senza nessuna restrizione. Questo
egli lo diceva quando l'intervento militare straniero non era ancora stato
liquidato e la nostra industria e l'agricoltura si trovavano in una situazione
disperata. Da allora sono già passati 17 anni. Non è tempo,
compagni, di applicare questa indicazione di Lenin? Penso che è tempo.
Ecco che cosa diceva Lenin, nel 1919, nel suo scritto: Progetto di programma
del Partito comunista bolscevico di Russia. Permettetemi di leggere:
«Il PCR deve spiegare alle masse lavoratrici, per evitare una errata
generalizzazione di necessità storiche transitorie, che il ritiro dei
diritti elettorali a una parte dei cittadini non riguarda affatto, nella Repubblica
sovietica, come questo avveniva nella maggioranza delle repubbliche democratiche
borghesi, una categoria determinata di cittadini, che son dichiarati privi
di diritti per tutta la vita, ma riguarda soltanto gli sfruttatori, solo coloro
che, malgrado le leggi fondamentali della Repubblica socialista sovietica,
s'intestardiscono nella difesa della loro situazione di sfruttatori, nel mantenimento
dei rapporti capitalistici. Di conseguenza nella Repubblica sovietica, da
una parte, a misura che si rafforza di giorno in giorno il socialismo e si
riduce il numero di coloro che hanno la possibilità oggettiva di restare
degli sfruttatori o di mantenere i rapporti capitalistici, diminuisce di per
se stessa la percentuale di coloro che sono privati del diritto elettorale.
Attualmente in Russia questa percentuale non sorpassa forse il 2-3%. D'altra
parte, in un avvenire assai prossimo la fine dell'invasione straniera e il
fatto d'aver condotto a termine l'espropriazione degli espropriatori possono,
in condizioni determinate, creare una situazione in cui il potere statale
proletario sceglierà altri metodi per schiacciare la resistenza degli
sfruttatori e introdurrà il suffragio universale senza alcuna restrizione
(il corsivo è mio. G. St.) ».
E' chiaro, a quanto pare.
Così stanno le cose per quanto riguarda gli emendamenti e le aggiunte
al progetto di Costituzione dell'URSS.
VI
Importanza della nuova Costituzione
dell' URSS
A giudicare dai risultati della discussione popolare, che è durata
quasi cinque mesi, si può supporre che il progetto di Costituzione
sarà approvato dal presente Congresso.
Tra alcuni giorni l'Unione Sovietica avrà una Costituzione nuova, socialista,
basata sui princìpi del più largo democratismo socialista.
Sarà un documento storico, che tratterà in modo semplice e conciso,
in uno stile quasi protocollare, dei fatti della vittoria del socialismo nell'URSS,
dei fatti della liberazione dei lavoratori dell'URSS dalla schiavitù
capitalistica, dei fatti della vittoria nella URSS della democrazia più
larga, conseguente fino all'ultimo.
Sarà un documento attestante che quello che fu e continua ad essere
il sogno di milioni di uomini onesti nei paesi capitalistici è già
realizzato nell'URSS.
Sarà un documento attestante che ciò che è stato realizzato
nell'URSS è del tutto realizzabile anche negli altri paesi.
Ma da questo deriva che non si sarà mai abbastanza apprezzata l'importanza
internazionale della nuova Costituzione dell'URSS.
Attualmente, mentre la torbida ondata del fascismo cerca d'insozzare il movimento
socialista della classe operaia e copre di fango le aspirazioni democratiche
dei migliori uomini del mondo civile, la nuova Costituzione dell'URSS sarà
un atto d'accusa contro il fascismo, un atto il quale dirà che il socialismo
e la democrazia sono invincibili. La nuova Costituzione dell'URSS sarà
un aiuto morale e un sostegno reale per tutti coloro che attualmente lottano
contro la barbarie fascista.
Un'importanza ancora maggiore ha la nuova Costituzione per i popoli dell'URSS.
Se per i popoli dei paesi capitalistici la Costituzione dell'URSS avrà
la importanza d'un programma d'azione, per i popoli dell'URSS essa ha l'importanza
d'un bilancio della loro lotta, d'un bilancio delle loro vittorie sul fronte
della liberazione dell'umanità. Dopo aver percorso un cammino di lotte
e di privazioni, è una soddisfazione, è una gioia avere la propria
Costituzione, che parla dei frutti delle nostre vittorie. E' una soddisfazione,
è una gioia sapere per che cosa i nostri hanno lottato e come essi
hanno ottenuto una vittoria di importanza storica mondiale. E' una soddisfazione,
è una gioia sapere che il sangue versato dai nostri a profusione non
è stato versato invano, che esso ha dato i suoi frutti.
Ciò arma spiritualmente la nostra classe operaia, i nostri contadini,
i nostri lavoratori intellettuali. Ciò spinge avanti e eleva i sentimenti
di legittima fierezza. Ciò rafforza la fiducia nelle proprie forze
e mobilita alla nuova lotta, per la conquista di nuove vittorie del comunismo.