Biblioteca Multimediale Marxista
Ringraziamo www.resistenze.org e l'Istituto di Studi Comunisti Marx - Engels per aver messo a disposizione il seguente testo tratto da:
Stalin - Opere complete Vol. V
I - Definizione dei termini e oggetto dell'indagine.
1. Strategia e tattica politica: limiti d'azione e campo d'applicazione.
Se si riconosce che il movimento del proletariato ha due aspetti, uno oggettivo
e l'altro soggettivo, il campo d'applicazione della strategia e della tattica
si limita indubbiamente al lato soggettivo del movimento.
Il lato oggettivo consiste in quei processi di sviluppo che si svolgono al
di fuori ed attorno al proletariato, indipendentemente dalla volontà
del proletariato e del suo partito, processi che in ultima analisi, determinano
lo sviluppo di tutta la società.
Il lato soggettivo consiste in quei processi che si svolgono all'interno del
proletariato, come riflesso dei processi oggettivi nella coscienza del proletariato,
processi che accelerano o ritardano il corso di questi ultimi, ma non li determinano
affatto.
2. La teoria del marxismo, studiando, innanzitutto, i processi oggettivi nel loro sviluppo e nel loro declino, determina la tendenza dello sviluppo, indica quella o quelle classi che stanno salendo inevitabilmente al potere o che inevitabilmente cadono, devono cadere.
3. Il programma del marxismo, basandosi sulle conclusioni della teoria, fissa lo scopo del movimento della classe in ascesa, nel caso specifico del proletariato, durante un determinato periodo di sviluppo del capitalismo o durante tutto il periodo capitalistico ( programma minimo e programma massimo )
4. La strategia, seguendo le indicazioni del programma e basandosi sulla
valutazione delle forze in lotta interne (nazionali) ed internazionali, determina
la strada, la direzione generale che il movimento rivoluzionario del proletariato
deve seguire per raggiungere i maggiori risultati, in relazione al rapporto
delle forze che si viene a determinare e che si sviluppa. Conformemente a
questo, essa traccia uno schema di distribuzione delle forze del proletariato
e dei suoi alleati sul fronte sociale
( dislocazione generale ). Non si deve confondere “ il tracciamento
di uno schema di distribuzione delle forze “ con il lavoro stesso (
concreto, pratico ) di distribuzione, di dislocazione, delle forze, che viene
congiuntamente realizzato dalla strategia e dalla tattica. Ciò non
significa che la strategia si limita ad indicare la via ed a tracciare lo
schema di distribuzione delle forze combattenti nel campo del proletariato;
al contrario, in tutto il periodo della rivoluzione, essa orienta la lotta
e modifica la linea, la tattica del momento, utilizzando abilmente le riserve
di cui dispone, manovrando allo scopo di sostenere la tattica.
5. La tattica, seguendo le indicazioni della strategia e l'esperienza del movimento rivoluzionario sia del proprio paese che dei paesi vicini, tenendo conto in ogni determinato momento dello stato in cui si trovano le forze sia all'interno del proletariato e dei suoi alleati (maggiore o minore grado di cultura, maggiore o minore organizzazione e coscienza, presenza di certe tradizioni e di certe forme del movimento, di forme di organizzazione fondamentali ed ausiliarie), sia nel campo dell'avversario e sfruttando ogni disaccordo e confusione esistenti nel campo dell'avversario, indica le vie concrete da seguire affinché il proletariato rivoluzionario conquisti le larghe masse e le porti a posizioni di combattimento sul fronte sociale ( in esecuzione dello schema di distribuzione delle forze tracciato sulla base del piano strategico ), le quali preparino in modo più sicuro i successi della strategia. In relazione a ciò la tattica dà o cambia le parole d'ordine e le direttive del partito.
6. La strategia muta nei momenti di rivolgimenti storici, di svolte; essa
abbraccia il periodo che va da un rivolgimento (svolta) all'altro, orienta
quindi il movimento verso un determinato obiettivo generale, che abbraccia
gli interessi del proletariato per tutto quel determinato periodo, e mira
a vincere la guerra fra le classi che occupa tutto questo periodo: perciò
in questo periodo essa resta immutabile.
La tattica, al contrario, viene determinata secondo i flussi ed i riflussi
che si hanno in un dato rivolgimento, in un dato periodo strategico, secondo
il rapporto delle forze in lotta, le forme della lotta ( del movimento ),
il ritmo del movimento, il campo in cui si svolge la lotta in ogni momento
determinato, in ogni determinata zona; e siccome questi fattori, nel periodo
che intercorre tra un rivolgimento e l'altro, mutano in dipendenza delle condizioni
di luogo e di tempo, la tattica, che abbraccia non tutta la guerra, ma soltanto
alcune sue battaglie isolate, determinanti la vittoria o la sconfitta, muta
( può mutare ) parecchie volte durante il periodo strategico. Il periodo
strategico è più lungo di quello tattico. La tattica è
subordinata agli interessi della strategia. I successi tattici, in linea di
massima, preparano i successi strategici. Il compito della tattica consiste
nel condurre le masse alla lotta, nel dar loro parole d'ordine, nel condurle
su nuove posizioni in modo tale che la lotta nel suo complesso porti alla
vittoria, cioè al successo strategico. Ma accade talvolta che il successo
tattico distrugga o allontani il successo strategico e quindi in questi casi,
non bisogna curarsi del successo tattico.
Un esempio. Al principio del 1917, nel periodo di Kerenski, la nostra agitazione
contro la guerra, fra gli operai ed i soldati, conseguì indubbiamente
un risultato tattico negativo perché le masse cacciarono i nostri oratori
dalla tribuna, li picchiarono, talora li massacrarono; le masse non affluivano
nel partito ma si allontanavano da esso. Quell'agitazione, però, malgrado
il suo insuccesso tattico, ci avvicinò ad un grande successo strategico,
perché le masse capirono ben presto che la nostra agitazione contro
la guerra era giusta e ciò accelerò e facilitò poi il
loro passaggio dalla parte del partito.
Ancora un esempio: la richiesta dell'Internazionale Comunista di dividersi
dai riformisti e dai centristi in adempimento delle ventuno condizioni, richiesta
che evidentemente racchiude in sé un certo elemento tattico negativo,
poiché diminuisce coscientemente il numero dei " partigiani "
dell'Internazionale Comunista ed indebolisce temporaneamente quest'ultima,
porta in compenso un grande vantaggio strategico liberando l'Internazionale
dagli elementi infidi, fatto che indubbiamente porterà ad un nuovo
rafforzamento e ad un consolidamento della sua potenza, in generale.
7. Parola d'ordine di agitazione e parola d'ordine d'azione. Non si devono confondere, sarebbe pericoloso. La parola d'ordine “ Tutto il potere ai Soviet” era una parola d'ordine di agitazione nel periodo che va dall'aprile all'ottobre 1917, nell'ottobre diventò una parola d'ordine di azione , dopo che il Comitato Centrale del partito, al principio di ottobre decise di “ prendere il potere “. Il gruppo di Bagdatiev nella sua azione di aprile a Pietrogrado fece una simile confusione di parole d'ordine.
8. La direttiva (generale) è un appello diretto all'azione in un determinato tempo, in un determinato luogo, obbligatorio per il partito. Se ai primi di Aprile ( vedi le “ Tesi” ), la parola d'ordine “Tutto il potere ai Soviet” era una parola d'ordine di propaganda , nel giugno essa diventò una parola d'ordine di agitazione ed in ottobre diventò una parola d'ordine di azione, mentre alla fine di ottobre divenne una direttiva precisa. Intendo parlare di una direttiva comune a tutto il partito, sottintendendo che debbono esistere anche direttive locali, le quali sviluppano la direttiva generale.
9. Le esitazioni della piccola borghesia, quando le crisi politiche diventano più acute ( in Germania durante le elezioni al Reichstang, in Russia durante il periodo di Kerenski in Aprile, in giugno, in agosto, nel periodo di Kronstadt nel 1921 ), devono essere studiate attentamente, utilizzate, tenute in conto, ma è pericoloso, esiziale, lasciarsi influenzare da esse. Non si possono mutare, per queste esitazioni, le parole d'ordine di agitazione, ma si può, e talora si deve, mutare o differire una determinata direttiva e forse anche una determinata parola d'ordine di azione. Mutare la tattica “ nello spazio di ventiquattro ore “ significa precisamente mutare una direttiva o anche una parola d'ordine di azione, ma assolutamente non una parola d'ordine di agitazione. ( Vedi la revoca della dimostrazione del 9 giugno 1917 e fatti simili.).
10. L'arte dello stratega e del tattico consiste nel trasformare abilmente e tempestivamente una parola d’ordine di agitazione in una parola d’ordine di azione e anche nel saper trasformare tempestivamente ed abilmente una parola d'ordine di azione in determinate direttive concrete.
II - I rivolgimenti storici nello sviluppo della Russia.
1. Il rivolgimento del 1904-1905 ( la guerra russo-giapponese aveva rivelato,
da una parte, tuta l'instabilità dell'autocrazia, e, dall'altra, la
potenza del movimento proletario e contadino ) e le Due tattiche di Lenin,
come piano strategico dei marxisti corrispondente a questo rivolgimento.
Rivolgimento che doveva portare alla rivoluzione democratica borghese ( in
ciò è la sostanza del rivolgimento ).Non una transazione liberale
borghese con lo zarismo sotto l'egemonia dei cadetti, ma una rivoluzione democratica
borghese sotto l'egemonia del proletariato. ( In ciò è la sostanza
del piano strategico. ).
Questo piano partiva dal presupposto che la rivoluzione democratica borghese
in Russia avrebbe dato un impulso al movimento socialista dell'Occidente,
vi avrebbe scatenato la rivoluzione e avrebbe facilitato il passaggio della
Russia dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione socialista ( vedi anche
gli atti del III° Congresso del partito, i discorsi di Lenin al congresso
e anche l'analisi del concetto di dittatura, fatta sia al congresso che nell'opuscolo
“ La vittoria dei cadetti “).
E' indispensabile calcolare le forze interne ed internazionali, impegnate
nella lotta ed in generale fare l'analisi dell'economia e della politica del
periodo del rivolgimento. La rivoluzione di febbraio ha condotto a termine
questo periodo, attuando almeno due terzi del piano strategico delle “
Due tattiche”.
2. Il rivolgimento del febbraio-marzo 1917 in direzione della rivoluzione
sovietica ( la guerra imperialistica, spazzando via gli ordinamenti autocratici,
rivelò l'estrema debolezza del capitalismo e l'assoluta inevitabilità
della rivoluzione socialista come unica via d'uscita dalla crisi ).
Differenza fra la “ gloriosa” rivoluzione di febbraio, fatta dal
popolo, dalla borghesia e dal capitale anglo-francese (dal punto di vista
internazionale, quella rivoluzione non portò nessun serio mutamento
nella situazione, poiché, avendo il potere i cadetti, fu la continuazione
della politica del capitale anglo-francese), e la Rivoluzione d'Ottobre che
rovesciò tutto.
Le “ Tesi” di Lenin come piano strategico corrispondente al nuovo
rivolgimento. La dittatura del proletariato come via d'uscita. Quel piano
parte dal presupposto:
“ cominciano la rivoluzione socialista in Russia, abbattiamo la nostra
borghesia, scateniamo così la rivoluzione in Occidente e poi i compagni
dell'Occidente ci aiuteranno a condurre a compimento la nostra rivoluzione”.
E' indispensabile l'analisi dell'economia e della politica, interne ed internazionali,
in questo periodo di rivolgimento ( periodo del “ dualismo del potere”,
coalizioni, complotto del generale Kornilov come indizio della fine del potere
di Kerenski, fermento nei paesi d'Occidente suscitato dal malcontento contro
la guerra.).
3. Rivoluzione d'Ottobre 1917 ( rivolgimento non solo nella storia russa,
ma anche nella storia mondiale ), instaurazione della dittatura del proletariato
in Russia ( ottobre-novembre-dicembre 1917 e prima metà del 1918 )
come rottura del fronte sociale internazionale a danno dell'imperialismo mondiale,
rottura che determina una svolta verso la liquidazione del capitalismo e l'instaurazione
di ordinamenti socialisti su scala mondiale,
e come èra che dà inizio alla guerra civile al posto della guerra
imperialista ( decreto sulla pace, decreto sulla terra, decreto sulle nazionalità,
pubblicazione dei trattati segreti, programma dei lavori di edificazione,
discorsi di Lenin al II Congresso dei Soviet, opuscolo di Lenin “ Il
compito del potere sovietico”, edificazione economica).
Fare un'analisi completa della differenza che passa tra la strategia e la
tattica del proletariato quando non è al potere ma all'opposizione,
e la strategia e la tattica
del proletariato quando è al potere.
Situazione internazionale: continuazione della guerra fra le due cricche imperialistiche,
come condizione favorevole ( dopo la conclusione della pace di Brest ) all'esistenza
ed allo sviluppo del potere sovietico in Russia.
4. Periodo delle azioni di guerra contro gli invasori ( estate del 1918-
fine 1920 ), iniziato dopo il breve periodo di edificazione pacifica, cioè
dopo la pace di Brest, che fu un riflesso della debolezza militare della Russia
sovietica e sottolineò la necessità di creare in Russia l'Esercito
rosso quale principale baluardo della rivoluzione sovietica. Intervento dei
cecoslovacchi, occupazione di Murmansk, Arcangelo, Vladivostock, Bakù
da parte dell'Intesa, dichiarazione di guerra dell'Intesa alla Russia sovietica:
tutto ciò ha definitivamente determinato la rapida svolta dall'edificazione
pacifica, già incominciata, alle operazioni belliche, alla difesa del
focolaio della rivoluzione mondiale dagli attacchi dei nemici interni ed esterni
( Discorsi di Lenin sulla pace di Brest, ecc.). Poiché la rivoluzione
sociale si fa attendere a lungo, e noi, particolarmente dopo l'occupazione
delle zone su accennate, che non sollevò una seria protesta dei proletari
d'Occidente, restammo abbandonati a noi stessi, fummo costretti a concludere
l'indegna pace di Brest, per difendere con le nostre forze la Repubblica sovietica,
dopo aver ottenuto la tregua che ci servì ad organizzare il nostro
Esercito rosso.
“ Tutto per il fronte, tutto per la difesa della repubblica". Di
qui la creazione del Consiglio di difesa, e così via. Questo è
il periodo della guerra, che ha lasciato la sua impronta su tutta la vita
interna ed esterna della Russia.
5. Tappe della edificazione pacifica dal 1921, dopo la sconfitta di Vranghel,
pace con una serie di stati borghesi, trattato con l'Inghilterra, e così
via.
La guerra è terminata, ma siccome i socialisti dell'Occidente non sono
ancora in grado di aiutarci a ricostruire la nostra economia, noi, essendo
economicamente accerchiati dagli stati borghesi più sviluppati dal
punto di vista industriale, siamo costretti a venire a concessioni, a stipulare
trattati commerciali con singoli stati borghesi ed a dare imprese in concessione
a singoli gruppi di capitalisti; anche in questo settore ( economico ) siamo
abbandonati a noi stessi e siamo costretti a cavarcela in qualche modo.
Tutto per la ricostruzione dell'economia nazionale ( vedi i noti discorsi
ed opuscoli di Lenin ). Trasformazione del Consiglio di difesa in Consiglio
del lavoro e della difesa.
6. Tappe nello sviluppo del partito sino al 1917:
a) si forgia il nucleo fondamentale soprattutto il gruppo dell' “ Iskra”
e altri. Lotta contro l'economismo. Il “ Credo”;
b) formazione dei quadri del partito come fondamento del futuro partito operaio
di tutta la Russia ( 1895-1903 );
c) sviluppo dei quadri in un partito operaio e reclutamento di nuovi militanti
mobilitati nel corso del movimento proletario ( 1903-1904 );
d) lotta dei menscevichi contro i quadri del partito per dissolverli nella
massa senza partito ( “ congresso operaio” ) e lotta dei bolscevichi
per salvaguardare i quadri come fondamento del partito. Congresso di Londra
e sconfitta dei fautori del congresso operaio;
e) liquidatori e sostenitori del partito. Sconfitta dei liquidatori ( 1908-1910
);
f) 1908-1916 compreso. Periodo di combinazione delle forme legali ed illegali
di lavoro e sviluppo delle organizzazioni del partito in tutti i campi di
attività.
7. Il Partito Comunista, specie di ordine cavalleresco in seno allo stato
sovietico, del quale dirige gli organi ed ispira l'attività.
Importanza della vecchia guardia in seno a quest'ordine potente. Integrazione
della vecchia guardia con nuovi militanti tempratisi negli ultimi tre o quattro
anni.
Aveva ragione Lenin quando conduceva una lotta implacabile contro i conciliatori?
Sì, perché senza quella lotta il partito si sarebbe infiacchito
e non sarebbe stato un organismo, ma un agglomerato di elementi eterogenei,
non avrebbe avuto quell'unione e quella compattezza interna, quella disciplina
incomparabile e quella straordinaria duttilità senza le quali il partito
stesso ed il potere sovietico da esso diretto non avrebbero potuto resistere
contro l'imperialismo mondiale. “ Epurandosi il partito si rafforza”
ha giustamente affermato Lassalle. Prima di tutto la qualità e poi
la quantità.
8. Questione della necessità o inutilità del partito del proletariato e della sua funzione. Il partito è il nucleo dirigente, è lo stato maggiore del proletariato, che dirige tutte le forme di lotta del proletariato in tutti i campi della lotta, senza eccezione, e che riunisce in un tutto unico le diverse forme di lotta. Parlare di inutilità del Partito Comunista vuol dire parlare della lotta del proletariato senza uno stato maggiore, senza un nucleo dirigente, che studi particolarmente le condizioni della lotta e ne elabori i metodi, vuol dire affermare che si combatte meglio senza uno stato maggiore che con uno stato maggiore: il che è insensato.
III - Problemi
1. Funzione dell'autocrazia prima e dopo la guerra russo giapponese. La guerra
russo-giapponese ha rivelato tutto il putridume e la debolezza dell'autocrazia
russa. Il riuscito sciopero generale politico dell'ottobre 1905 ha reso perfettamente
evidente quella debolezza (il colosso dai piedi d'argilla). Inoltre, il 1905
ha rivelato non solo la debolezza dell'autocrazia, la fiacchezza della borghesia
liberale e la forza del proletariato russo, ma ha anche confutato l'opinione
corrente, prima in auge, che l'autocrazia russa fosse il gendarme d'Europa,
che avesse la forza di essere il gendarme d'Europa. I fatti hanno dimostrato
che l'autocrazia russa non era in grado di avere ragione neppure della propria
classe operaia senza l'aiuto del capitale europeo. Finché la classe
operaia della Russia dormiva, ed i contadini russi non si muovevano, nutrendo
ancora fiducia nello zar-piccolo padre, l'autocrazia russa aveva effettivamente
la possibilità di essere il gendarme d'Europa, ma il 1905, ed innanzitutto
le fucilate del 9 gennaio 1905, destarono il proletariato russo, ed il movimento
agrario di quell’anno distrusse la fiducia dei contadini nello zar.
Allora il centro di gravità della controrivoluzione europea si spostò
dai grandi proprietari fondiari russi ai banchieri imperialisti anglo-francesi.
I socialdemocratici tedeschi, che hanno cercato di giustificare il loro tradimento
del proletariato nel 1914 adducendo il carattere progressivo della guerra
contro l'autocrazia russa, gendarme d'Europa, giocavano, in realtà,
con un'ombra del passato, ed il loro gioco era naturalmente falso, perché
i veri gendarmi dell'Europa, che disponevano dei mezzi e delle forze sufficienti
per essere tali, non stavano a Pietrogrado, ma a Berlino, Parigi, Londra.
Ora è diventato chiaro per tutti che l’Europa ha introdotto in
Russia non soltanto il socialismo ma anche la controrivoluzione, sotto forma
dei prestiti allo zar, e così via, e che la Russia ha introdotto in
Europa oltre agli emigrati politici anche la rivoluzione. ( Nel 1905 la Russia
ha introdotto in Europa, in ogni caso, lo sciopero generale come mezzo di
lotta del proletariato).
2. Quando il “ frutto è maturo”. Come determinare che
“ il frutto è maturo”, che il periodo della preparazione
è terminato e si può passare all'azione ?
a) Quando lo stato d'animo rivoluzionario delle masse si diffonde e prorompe
nel paese e le nostre parole d'ordine di azione e le direttive rimangono indietro
rispetto al movimento delle masse ( vedi " Per la partecipazione alla
Duma " di Lenin , periodo precedente all'ottobre 1905), quando noi a
fatica tratteniamo le masse e non sempre ci riusciamo: per esempio, durante
l'azione del luglio 1917 degli operai della Putilov e dei mitraglieri ( vedi
anche Lenin, L'Estremismo malattia infantile. )
b) Quando l'incertezza e la confusione, la disgregazione e la disorganizzazione
nel campo dell'avversario sono arrivati al culmine, quando il numero dei disertori
e di coloro che si staccano dal campo avversario aumenta non di giorno in
giorno, ma di ora in ora; quando i cosiddetti elementi neutrali, vale a dire
tutta la massa piccolo-borghese della città e della campagna che conta
milioni di uomini cominciano a distaccarsi nettamente dall'avversario ( dall'autocrazia
o dalla borghesia ) e cercano l'alleanza con il proletariato, quando grazie
a tutto questo, gli apparati di governo e gli apparati di repressione del
nemico cessano di agire, si paralizzano, diventano inefficienti, ecc., sgombrando
il cammino al proletariato perché questo eserciti il suo diritto di
conquista.
c) Quando entrambi questi momenti (i punti a e b) vengono a coincidere nel
tempo, cosa che normalmente si verifica nella realtà.
Alcuni pensano che sia sufficiente constatare il processo oggettivo di esaurimento
della classe al potere per lanciare l'attacco. Ma questo è falso. E'
necessario, inoltre, che siano preparate anche le condizioni soggettive, indispensabili
perché l'attacco sia vittorioso. Il compito della strategia e della
tattica consiste appunto nel saper adeguare intelligentemente, senza ritardo,
la preparazione delle condizioni soggettive di attacco al processo oggettivo
di estinzione del potere della classe dominante.
3. Scelta del momento. La scelta del momento - quando il momento dell'attacco
è effettivamente scelto dal partito e non viene imposto dagli avvenimenti
- presuppone, per avere un esisto favorevole, che si verifichino due condizioni:
a) che “ il frutto sia maturo”, e b) che si verifichi un avvenimento
qualsiasi che balzi agli occhi, come sarebbe un atto di governo o una qualunque
azione spontanea di carattere locale che offra un motivo opportuno , comprensibile
alle larghe masse, per iniziare l'attacco, per sferrare il colpo. L'inosservanza
di queste due condizioni può portare a questo: che il colpo non soltanto
non serva quale punto di partenza per attacchi generali sempre più
intensi e potenti contro l'avversario, non soltanto non sfoci in uno scoppio
violento, demolitore (e precisamente questi sono il significato e lo scopo
di una scelta felice del momento), ma, al contrario, possa degenerare in un
ridicolo putsch, conveniente, vantaggioso al governo e, in generale, all'avversario,
perché risolleverebbe il suo prestigio, e potrebbe trasformarsi in
un punto di partenza per un'azione diretta a sconfiggere il partito o, in
ogni caso, a demoralizzarlo. Per esempio, la proposta di una parte del Comitato
Centrale di arrestare la Conferenza democratica, respinta dal Comitato Centrale
perché non rispondeva ( assolutamente non rispondeva ) alla seconda
condizione ed era infelice dal punto di vista della scelta del momento.
In generale bisogna stare attenti che il primo colpo ( la scelta del momento
) non si trasformi in un putsch, e quindi è indispensabile osservare
rigidamente le due condizioni sopra accennate.
4. “ La prova delle forze”. Talora il partito, una volta compiuto il lavoro di preparazione per azioni decisive, e accumulata la quantità di riserve che gli sembrano sufficienti, ritiene opportuno compiere la prova dell'azione, sondare le forse dell'avversario, verificare la preparazione alla lotta delle proprie forze. Una prova di questo genere o viene iniziata coscientemente, in un momento scelto dal partito (la dimostrazione che era stata prevista per il 10 giugno e che fu poi revocata e sostituita dalla dimostrazione del 18 giugno 1917), o viene imposta dalla situazione, da un'azione anticipata della parte avversaria o, in generale, da qualche avvenimento inaspettato (l'attacco di Kornilov nell'agosto 1917 ed il contrattacco organizzato dal partito comunista che servì meravigliosamente come prova delle forze). Una semplice dimostrazione, come quella di maggio, non può essere considerata una “ prova delle forze”, perché un semplice calcolo delle forze non può essere chiamato una prova delle forze; per il suo peso specifico e per i suoi possibili risultati è indubbiamente più di una semplice dimostrazione, sebbene sia meno di una insurrezione; è qualcosa di intermedio fra la dimostrazione e l'insurrezione o lo sciopero generale. In condizioni favorevoli può svilupparsi in un primo attacco (scelta del momento), in un'insurrezione( azione del nostro partito alla fine di ottobre); in condizioni sfavorevoli può porre il partito davanti al pericolo di un'aperta sconfitta (dimostrazione del 3-4 luglio 1917). Perciò è più opportuno effettuare la prova delle forze quando “ il frutto è maturo”, quando il campo dell'avversario è abbastanza demoralizzato, quando il partito ha accumulato un certo numero di riserve, in breve, quando il partito è pronto all'attacco e non ha nulla da temere anche se la prova delle forze si trasforma, in conseguenza della situazione, in un primo attacco e poi infine nell'attacco generale contro l'avversario. Nel provare le sue forze, il partito deve essere pronto a tutto.
5. “ Rassegna delle forze “. La rassegna delle forze è la semplice dimostrazione che può essere effettuata quasi in ogni situazione (per esempio la dimostrazione di maggio con o senza sciopero). Se la rassegna delle forze non avviene alla vigilia della vera esplosione, ma in un periodo più o meno “ pacifico”, può terminare al massimo con uno scontro con gli agenti di polizia o con alcuni reparti dell'esercito, che rappresentano il potere, senza particolare danno né per il partito né per l'avversario. Se però viene effettuata in un'atmosfera arroventata, gravida di esplosioni, può trascinare il partito in uno scontro decisivo, prematuro, con l'avversario e inoltre, se il partito è ancora debole e non è pronto per scontri simili, l'avversario può sfruttare con successo questa “ rassegna delle forze” e sconfiggere le forze del proletariato (di qui i ripetuti appelli del partito nel settembre 1917 di “ non prestarsi alle provocazioni”). Perciò, bisogna essere molto cauti nell'applicare il metodo della rassegna delle forze in un'atmosfera di crisi rivoluzionaria già matura, ricordando che, nel caso in cui il partito sia debole questa "rassegna" può essere trasformata dall'avversario in una propria arma per sconfiggere il proletariato o, in ogni caso, indebolirlo seriamente. E viceversa, nel caso che il partito sia pronto alla lotta, nel caso che sia palese la demoralizzazione nelle fila dell'avversario, non bisogna perdere l'occasione per passare, una volta iniziata la “ rassegna delle forze” alla “ prova delle forze” (presupponendo che esistano le condizioni favorevoli: che “ il frutto sia maturo”, ecc.), per sferrare poi l'assalto generale.
6. Tattica dell'offensiva. (tattica della guerra di liberazione, quando il potere è già stato preso dal proletariato).
7. Tattica della ritirata in buon ordine. Come ritirarsi abilmente in profondità
in caso di evidente superiorità di forze dell'avversario, almeno i
suoi quadri ( vedi Lenin “ Estremismo, malattia infantile...”
). Come ci siamo ritirati per ultimi, ad esempio, durante il boicottaggio
della Duma di Witte-Dubasov .
Differenza tra la tattica della ritirata e la “ tattica della fuga”
(vedi i menscevichi).
8. Tattica della difensiva come mezzo necessario per conservare i quadri
ed accumulare le forze in attesa delle lotte imminenti. Essa costringe il
partito ad occupare posizioni in tutti, senza eccezione, i campi della lotta,
a mettere in piena efficienza tutte le specie di armi, vale a dire tutte le
forme di organizzazione, senza trascurare quelle apparentemente più
insignificanti, giacché nessuno può sapere in anticipo quale
campo precisamente sarà il la prima arena di lotta e quale forma di
movimento o di organizzazione sarà il punto di partenza e lo strumento
sensibile nelle mani del proletariato quando avranno inizio le battaglie decisive.
In altri termini: in attesa delle battaglie decisive, il partito, nel periodo
in cui è sulla difensiva ed accumula le proprie forze, deve essere
preparato di tutto punto. In attesa delle battaglie...Ma ciò non vuol
dire che il partito debba attendere a braccia conserte, passando alla sterile
contemplazione, degenerando da partito della rivoluzione (se è all'opposizione)
in partito dell'attesismo; no, in questo periodo esso deve evitare la battaglia,
non accettarla, se non ha ancora fatto in tempo ad accumulare la quantità
necessaria di forze o se la situazione è sfavorevole, ma non deve lasciarsi
sfuggire nessuna occasione, naturalmente qualora le circostanze siano favorevoli,
per imporre all'avversario la battaglia nel momento a lui sfavorevole, per
tenerlo in uno stato di tensione continua, per disgregarne e scoraggiarne
passo a passo le forze, per esercitare passo a passo le forze del proletariato
in battaglie in cui sono in gioco gli interessi quotidiani di quest'ultimo
e per moltiplicare, con ciò, le sue forze.
Soltanto in questo caso la difesa può essere effettivamente una difesa
attiva ed il partito può conservare tutte le caratteristiche di un
vero partito d'azione e non di un partito di attesa contemplativa, soltanto
in questo caso il partito non lascia passare, non si lascia sfuggire il momento
delle azioni decisive e non sarà colto di sorpresa dagli avvenimenti.
Il caso di Kautsky e soci, che si lasciarono sfuggire il momento dell'inizio
della rivoluzione proletaria in Occidente grazie alla loro tattica di “
saggia” attesa contemplativa e di ancora più “ saggia”
passività, è un avvertimento diretto. O ancora: il caso dei
menscevichi e dei socialisti-rivoluzionari, che si lasciarono sfuggire il
potere grazie alla loro tattica di interminabile attesa nelle questioni della
pace e della terra, deve servire a metterci in guardia. D'altra parte è
anche chiaro che non si può abusare della tattica della difesa attiva,
della tattica dell'azione, perché in tal caso esiste il pericolo di
trasformare la tattica delle azioni rivoluzionarie del Partito comunista nella
tattica della ginnastica “ rivoluzionaria”, in una tattica cioè
che non porta ad accumulare le forze del proletariato e ad aumentarne la capacità
combattiva, e quindi neppure a rendere più vicina la rivoluzione, ma
a disperdere le forze del proletariato, ad indebolirne la preparazione combattiva
e, per conseguenza, a ritardare la rivoluzione.
9. Basi comuni della strategia e della tattica.
Tali basi sono tre:
a) prendere come base la seguente conclusione cui è giunta la teoria
marxista e che la pratica rivoluzionaria ha confermato: negli stati capitalistici
il proletariato è l'unica classe rivoluzionaria fino in fondo, interessata
alla liberazione completa dell'umanità dal capitalismo e destinata,
per conseguenza, ad essere il capo di tutte le masse oppresse e sfruttate
nella lotta per il rovesciamento del capitalismo, per cui è necessario
indirizzare tutto il lavoro ad assicurare la dittatura del proletariato;
b) prendere come base la seguente conclusione tratta dalla teoria del marxismo
e confermata dalla pratica rivoluzionaria: la strategia e la tattica del partito
comunista di qualsiasi paese possono essere giuste solo nel caso in cui esse
non si rinchiudono nella cerchia degli interessi del "proprio" paese,
della “ propria” patria, del “ proprio” proletariato,
pongano in primo piano gli interessi della rivoluzione negli altri paesi;
vale a dire solo nel caso in cui, sostanzialmente, per lo spirito che le orienta,
esse siano profondamente internazionaliste, realizzino “ il massimo
realizzabile in un paese (il proprio) per sviluppare, suscitare la rivoluzione
in tutti i paesi “ (Lenin “ La rivoluzione proletaria ed il rinnegato
Kautsky”);
c) prendere come punto di partenza la negazione di ogni dottrinarismo ( di
destra e di sinistra ) nel modificare la strategia e la tattica, nell'elaborare
nuovi piani strategici e nuove linee tattiche ( Kautsky, Axelrod, Bogdanov,
Bukharin); negare il metodo contemplativo ed il metodo delle citazioni e dei
paralleli storici, dei piani campati in aria e delle formule prive di vita
( Axelrod, Plekhanov); riconoscere che non bisogna “ riposare”
sul punto di vista del marxismo, ma attenersi ad esso, non “ limitarsi
a spiegare il mondo”, ma “ trasformarlo”, non “ stare
a contemplare il di dietro del proletariato” e non trascinarsi alla
coda degli avvenimenti, ma dirigere il proletariato ad essere l'espressione
cosciente di un processo incosciente ( vedi “ Spontaneità e coscienza”
di Lenin ed il noto passo del Manifesto del Partito Comunista di Marx in cui
si dice che i comunisti costituiscono la parte più lungimirante e progressiva
del proletariato).
Illustrare ciascuno di questi princìpi fondamentali, specialmente il
secondo ed il terzo, con fatti tratti dall'esperienza del movimento rivoluzionario
in Russia ed in Occidente.
10. Obiettivi:
a)conquistare al comunismo l'avanguardia del proletariato (vale a dire forgiare
i quadri , creare il partito comunista, elaborare il programma, i princìpi
della tattica). La propaganda come forma fondamentale di attività;
b)Conquistare all'avanguardia larghe masse di operai ed in generale di lavoratori
(condurre le masse su posizioni di lotta).Forma fondamentale di attività:
azioni pratiche delle masse, come preludio alle battaglie decisive.
11. Norme:
a)assimilare tutte, senza eccezione, le forme di organizzazione del proletariato
e tutte le forme (campi di azione) del movimento, della lotta.( Forme del
movimento: parlamentari ed extra-parlamentari, legali ed illegali);
b)imparare ad essere pronti a sostituire rapidamente determinate forme di
movimento con altre o ad integrare certe forme con altre, imparare a combinare
le forme legali con quelle illegali, quelle parlamentari con quelle extra-parlamentari
( esempi: il rapido passaggio, nel luglio del 1917, dei bolscevichi dalle
forme legali a quelle illegali; la combinazione del movimento extraparlamentare,
nelle giornate della Lena, con le azioni alla Duma).
12. Strategia e tattica del Partito comunista prima e dopo la presa del potere.
Quattro particolarità:
a)l'avvenimento più importante nella situazione che si è creata
dopo la Rivoluzione d'Ottobre in Europa in generale, ed in Russia in particolare,
è stato la rottura del fornite sociale internazionale ( determinatasi
in seguito alla vittoria riportata sulla borghesia russa) nel settore della
Russia, che è stata realizzata dal proletariato russo ( rottura con
l'imperialismo, pubblicazione dei trattati segreti , guerra civile al posto
della guerra imperialistica, appello ai soldati di fraternizzare, appello
agli operai di insorgere contro i propri governi): Quella rottura ha segnato
una svolta nella storia mondiale, minacciando direttamente tutto l'edificio
dell'imperialismo internazionale, mutando radicalmente il rapporto delle forze
in lotta in Occidente a favore della classe operaia d’Europa. E ciò
significa che il proletariato russo ed il suo partito si sono trasformati
da forza nazionale in forza internazionale, e che inoltre il precedente obiettivo
di rovesciare la propria borghesia nazionale è stato sostituito dal
nuovo obiettivo di rovesciare la borghesia internazionale; e dal momento che
quest'ultima, presentendo il pericolo mortale, si è posta come obiettivo
immediato di liquidare la rottura verificatasi nel settore russo, concentrando
le sue forze disponibili ( le riserve) contro la Russia sovietica, questa
a sua volta, non ha potuto non concentrare tutte le sue forze nella difesa,
ed ha dovuto subire il colpo principale della borghesia internazionale. Tutto
ciò ha notevolmente facilitato la lotta dei proletari dell'Occidente
contro la propria borghesia ed ha decuplicato le loro simpatie per il proletariato
russo, quale combattente d'avanguardia del proletariato internazionale.
L'avvenuto rovesciamento della borghesia in un solo paese ha portato così
ad un nuovo compito, cioè alla lotta su scala internazionale, alla
lotta su un piano diverso, alla lotta dello stato proletario contro gli stati
capitalistici suoi nemici; inoltre il proletariato russo, che fino ad allora
era semplicemente uno dei reparti del proletariato internazionale, si è
trasformato da quel momento nel reparto più avanzato, nell'avanguardia
del proletariato internazionale.
Pertanto l’obiettivo di scatenare la rivoluzione in Occidente allo scopo
di facilitare a sé, cioè alla Russia, il compito di condurre
a termine la propria rivoluzione si è trasformato per la Russia da
semplice auspicio in un compito di natura pratica. Questa svolta nei rapporti
(soprattutto internazionali), prodotta dalla Rivoluzione d'Ottobre, si deve
interamente alla Rivoluzione d'Ottobre. La rivoluzione di febbraio non ha
avuto la minima influenza sui rapporti internazionali.
b)La seconda caratteristica importante della situazione che si è creata
in Russia dopo l'Ottobre è il mutamento della situazione sia del proletariato,
che del suo partito all'interno della Russia. Prima, nel periodo precedente
l'Ottobre, la preoccupazione principale del proletariato era stata quella
di organizzare tutte le forze di combattimento per rovesciare la borghesia:
questo compito aveva cioè un carattere prevalentemente critico e distruttivo.
Ma dopo l'Ottobre, ora che la borghesia non è più al potere
e lo stato è diventato proletario, il vecchio compito è cessato,
lasciando il posto al nuovo compito di organizzare tutti i lavoratori della
Russia (contadini, artigiani, piccoli industriali, intellettuali, nazionalità
arretrate che fanno parte della Repubblica Socialista Federativa Sovietica
della Russia) per edificare la nuova Russia sovietica, i suoi organismi economici
e militari, da un lato, e per schiacciare la resistenza della borghesia, rovesciata
ma non ancora definitivamente vinta, dall'altra.
c) Corrispondentemente alla mutata situazione del proletariato all'interno
della Russia ed in conformità al nuovo compito si è modificata
anche la politica del proletariato nei confronti dei gruppi borghesi e piccolo-borghesi
e degli strati della popolazione della Russia. Prima il proletariato (alla
vigilia del rovesciamento della borghesia) respingeva i singoli accordi con
i gruppi borghesi, giacché quella politica portava ad un consolidamento
della borghesia che stava al potere, ora, al contrario, il proletariato è
favorevole a singoli accordi, poiché questi consolidano il suo potere,
disgregano la borghesia e facilitano al proletariato il compito di attrarre
a sé singoli gruppi di essa ed assimilarli.
Differenza tra " riformismo" e politica dei singoli accordi.
Il primo nega assolutamente il metodo delle azioni rivoluzionarie, la seconda
no, e se viene applicata da rivoluzionari, parte dal metodo rivoluzionario,
il primo ha una portata più ristretta, la seconda più ampia).
d) Corrispondentemente al colossale aumento della forza e dei mezzi del proletariato
e del Partito comunista si è esteso il campo di azione dell'attività
strategica del Partito comunista.
Prima il Partito comunista si era limitato a tracciare un piano strategico,
a manovrare tra le diverse forme del movimento e di organizzazione del proletariato
ed anche tra le diverse rivendicazioni poste dal movimento (parole d'ordine),
a proporne alcune, a cambiarne altre, ad adoperare le esigue riserve che aveva
sotto forma di contraddizioni fra le diverse classi, inoltre i limiti e la
possibilità di utilizzazione di quelle riserve erano di regola circoscritti
entro confini ristretti, data la debolezza del partito; ora, dopo l'Ottobre,
in primo luogo le riserve sono aumentate ( contraddizioni tra i gruppi sociali
in Russia, contraddizioni tra le classi e tra le nazionalità negli
stati che la circondano, sviluppo della rivoluzione socialista in Occidente,
sviluppo del movimento rivoluzionario in Oriente ed in generale nelle colonie,
e così via); in secondo luogo, si sono moltiplicati i mezzi e le possibilità
di manovra ( i vecchi mezzi sono stati integrati da nuovi, quali, ad esempio,
l'attività diplomatica, si sono stabiliti legami più reali sia
con il movimento socialista d'Occidente che con il movimento rivoluzionario
d'Oriente); in terzo luogo, sono apparse nuove, più ampie possibilità
di utilizzare le riserve, dato il moltiplicarsi delle forze e dei mezzi del
proletariato, che in Russia è diventato la forza politica dominante,
che ha forze armate proprie e che nel campo internazionale rappresenta l'avanguardia
del movimento rivoluzionario di tutto il mondo.
13. Questioni particolari:
a) la questione del ritmo del movimento e della sua funzione per stabilire
la strategia e la tattica;
b) la questione del riformismo , della politica di conciliazione ed i loro
rapporti reciproci.
14. Il riformismo (“conciliatorismo”) , la politica di conciliazione
ed i “ singoli accordi” sono tre cose diverse.
Gli accordi dei menscevichi sono inaccettabili, perché partono dal
riformismo , vale a dire dal ripudio delle azioni rivoluzionarie, mentre gli
accordi dei bolscevichi partono dalle esigenze delle azioni rivoluzionarie.
Appunto perciò gli accordi dei menscevichi si trasformano in sistema,
in politica di conciliazione, mentre i bolscevichi sono solo per accordi singoli,
concreti, senza trasformarli in una particolare politica di conciliazione.
15. Tre periodi nello sviluppo del Partito Comunista
a) periodo della formazione dell'avanguardia (vale a dire del partito) del
proletariato, periodo della formazione dei quadri del partito (in questo periodo
il partito è debole, ha un programma, ha dei princìpi generali
di tattica, ma come partito di azioni di massa è debole);
b) periodo della lotta rivoluzionaria di massa sotto la direzione del Partito
comunista. In questo periodo il partito da organizzazione di agitazione di
massa si trasforma in organizzazione di azioni di massa, il periodo preparatorio
si trasforma in periodi di azioni rivoluzionarie;
c) periodo che segue la presa del potere dopo la trasformazione del Partito
comunista in partito di governo.
16. La forza politica della rivoluzione proletaria russa consiste nel fatto
che la rivoluzione agraria dei contadini (abbattimento del feudalesimo) si
è svolta sotto la direzione del proletariato (e non della borghesia),
che, in conseguenza di ciò, la rivoluzione democratica borghese ha
servito da prologo alla rivoluzione proletaria, che il legame tra gli elementi
lavoratori contadini ed il proletariato e l'appoggio che i primi hanno dato
ai secondi sono stati garantiti dal punto di vista politico, ma anche consolidati
organizzativamente nei Soviet, il che ha attirato al proletariato le simpatie
della stragrande maggioranza della popolazione( e appunto perciò non
è una disgrazia se il proletariato non costituisce la maggioranza nel
paese).
La debolezza delle rivoluzioni proletarie in Europa (continente) consiste
nel fatto che ivi il proletariato non aveva né questo legame con la
campagna né questo appoggio da parte di essa - la liberazione dei contadini
dal feudalesimo è stata ivi attuata sotto la direzione della borghesia
(e non del proletariato che era allora debole) - che per l'atteggiamento indifferente
della socialdemocrazia verso gli interessi della campagna, la borghesia ha
avuto assicurata per lungo tempo la simpatia della maggioranza dei contadini.