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DICHIARAZIONE AL PROCESSO DAVANTI AL GIUDICE MONOCRATICO TRIBUNALE
DI TRANI, UDIENZA DEI 2/3/2005
Oggi, 2 marzo, ci troviamo in quest'aula come militanti rivoluzionari e militanti
delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente di fronte
all'accusa di "apologia sovversiva" che vuole sanzionare il carattere
e il profilo che abbiamo dato e che intendiamo dare alla nostra militanza in prigione.
Ma oggi, anniversario della sua morte in combattimento, vogliamo tributare l'amore
rivoluzionario nostro e delle avanguardie del proletariato al compagno Mario Galesi,
caduto il 2 marzo 2003 sul treno Roma Firenze mentre assolveva al suo diritto
dovere di militante delle BR PCC di sottrarsi con ogni mezzo alla cattura. Vogliamo
rendergli onore sottolineando la sua dedizione al lavoro rivoluzionario, assunto
con quel senso dei dovere e della disciplina per lui naturali, come non è
strano che sia tra i proletari coscienti che sentono di dover fare la propria
parte nel lavorare all'emancipazione politica della classe cui appartengono. La
sua perdita resta irreparabile per il proletariato e per l'Organizzazione, ma
lascia in eredità un esempio di militanza nel Partito del proletariato
in costruzione che le avanguardie sapranno raccogliere e portare avanti nel dare
il proprio contributo all'avanzamento dei processo rivoluzionario, cui Mario ha
contribuito in quel processo che ha portato la soggettività rivoluzionaria
di classe negli anni '90 ad assumersi il compito di rilanciare la strategia della
Lotta Armata nello scontro generale tra le classi, dando continuità alla
fase della Ricostruzione delle forze rivoluzionarie e proletarie interna alla
più generale fase di Ritirata Strategica che attraversa il nostro processo
rivoluzionario.
Sta in questo il valore straordinario di questo militante, quello di aver contribuito
a concretizzare un passaggio di valenza storica nel nostro processo rivoluzionario,
di aver cioè contribuito a ricostruire, passando necessariamente per uno
stadio aggregativo delle forze, il soggetto organizzato in grado di agire da Partito
per costruire il Partito, le BR PCC, che hanno costruito la capacità offensiva
adeguata a riportare l'attacco al cuore dello Stato.
Il 2 marzo è forse una data "simbolica" per lo Stato, che quel
giorno del 2003 solo grazie al caso e alle circostanze fortuite ha potuto catturare
una militante d'O e uccidere in combattimento Mario Galesi, per poi portare avanti
la sua linea antiguerriglia che oggi gli consente di aprire una nuova stagione
processuale in cui avvalersi del vantaggio militare acquisito nell'illusione di
farlo pesare sulla classe e sulle sue avanguardie in termini di deterrenza e minaccia.
Ma dobbiamo qui ricordare che proprio la forza, la propositività, la prospettiva
aperta dal rilancio della strategia della LA ha obbligato lo Stato, all'indomani
del conflitto a fuoco sul treno, a ricorrere ad una delle più barbare tra
le sue iniziative antiguerriglia: tenere in ostaggio il corpo del compagno caduto
per evitare che gli fosse tributato il giusto riconoscimento del proletariato
con il ricatto e l'intimidazione poliziesca e repressiva. E' stata una scelta
conseguente alla paura che l'avanzamento del processo rivoluzionario ha provocato
alla borghesia e allo Stato, di nuovo alle prese con la lotta armata dopo l'illusione
di aver per sempre "sconfitto" l'opzione rivoluzionaria: le iniziative
offensive del '99 e dei 2002 nell'aprire un varco offensivo nella difensiva di
classe hanno radicalizzato lo scontro rivoluzionario e di classe, hanno aperto
dialettiche con le avanguardie di classe e contribuito alla formazione di uno
schieramento rivoluzionario che si avvale della forza che il rilancio ha immesso
nello scontro tra le classi avendo spostato momentaneamente i rapporti di forza
tra classe e Stato a favore del proletariato, per la centralità degli obiettivi
colpiti all'interno di una linea di attacco mirata a ostacolare e impattare le
politiche di ristrutturazione e rimodellazione economico-sociale e di riforma
politico istituzionale con la modifica della forma Stato in senso federale, veicolate
nel quadro del progetto neocorporativo quale nodo di contraddizione principale
che oppone borghesia e proletariato in questa fase politica.
Di fronte a questo nodo dello scontro, la reazione dello Stato alla morte di un
militante delle BR PCC è stata quella di tentare di annullare l'esistenza
di questo corpo, nascondere la realtà che scaturiva da quel conflitto a
fuoco casuale, tentare di impedirne le esequie per "motivi di ordine pubblico"
e mostrificare il militante catturato spostando l'attenzione dal dato che emergeva
in quel contesto: la realtà di un'avanguardia rivoluzionaria che negli
anni '90 si è riorganizzata in continuità critica sviluppo con il
patrimonio rivoluzionario dell'espressione più matura di autonomia politica
della classe, le BR, e ha operato alla costruzione delle forze per l'offensiva
ben dentro il grado e i caratteri del rapporto rivoluzione/contro rivoluzione
per com'è stato approfondito dallo Stato nel corso di tutti gli anni '80,
ma avvalendosi di come vi ha inciso il riadeguamento operato nella fase di Ritirata
Strategica con l'apertura della fase di Ricostruzione delle forze tesa ad attrezzare
il campo proletario e rivoluzionario allo scontro prolungato con lo Stato e la
borghesia imperialista.
In quel 2 marzo 2003 lo Stato ha scelto di rapportarsi in quel modo ignobile di
fronte alla morte del compagno perché nella sua figura di militante della
guerriglia era incarnato tutto il portato delle iniziative offensive di attacco
al cuore dello Stato, la valenza storica e strategica del rilancio con la prospettiva
di avanzamento del processo rivoluzionario e di costruzione del PCC che contiene,
la reale rappresentanza degli interessi generali politici e storici del proletariato
fatta pesare dalla prassi combattente nello scontro di classe e rivoluzionario
di contro agli interessi della BI e dello Stato, l'ostacolamento del lineare avanzamento
dei progetti antiproletari e controrivoluzionari degli esecutivi in carica e lo
scompaginamento degli equilibri politici e politico istituzionali a loro sostegno.
La reazione scomposta dello Stato in quell'occasione ci parla di uno Stato in
difficoltà in quanto ha perso l'iniziativa sul piano delle politiche che
offensivamente si sono riversate sul campo di classe per oltre un decennio, e
della problematicità del suo tentativo di riportare sul piano politico
l'azione di convogliamento, accerchiamento e neutralizzazione delle istanze dell'autonomia
di classe che dal rilancio della LA hanno tratto forza in quanto la prassi combattente
è fattore concreto che incide nei rapporti di forza tra le classi. Questo
perché il rilancio ha alimentato e politicizzato il movimento di resistenza
della classe alle politiche neocorporative per il coniugarsi del peso del fattore
rivoluzionario nello scontro e del danno subito dai progetti che sono stati attaccati,
anche approfondendo la difficoltà dei vertici del sindacato confederale
in crisi di legittimità a portare avanti la loro opera antiproletaria in
linea con le esigenze degli esecutivi di centrodestra e di centrosinistra, accomunati
dall'adozione delle politiche neocorporative che costituiscono il filo a piombo
delle scelte di qualunque coalizione si trovi a governare, essendo queste l'unico
piano politico che consenta allo Stato in questa fase di tentare di subordinare
politicamente il proletariato e renderlo ancora più sfruttabile al fine
di governare l'economia e il conflitto nell'ambito della crisi economica mondiale
e delle risposte che necessita, compresa la scelta della guerra e della controrivoluzione
imperialista.
Mario Galesi incarna la risposta proletaria cosciente, di Partito, organizzata
politicamente e militarmente, nella finalità strategica della conquista
del potere politico da parte del proletariato, a tutto questo insieme di politiche
e scelte della borghesia e dello Stato, "edificate" sulla forza della
controrivoluzione che dagli anni '80 ha segnato i rapporti di forza tra classe
e Stato. La costruzione del rilancio della strategia della LA nello scontro generale
tra le classi si è confrontata con il suo carattere e con il suo livello,
dentro l'assunzione del dato politico rappresentato dal riadeguamento che ha consentito
alle BR PCC di mantenere aperta l'iniziativa e rilanciare la proposta della Lotta
Armata a tutta la classe, ottenendo così una vittoria strategica, segnando
il raggiungimento di un punto di non ritorno nel nostro processo rivoluzionario,
il cui radicamento nello scontro fa sì che lo Stato non possa sradicare
l'opzione rivoluzionaria facendo leva sui vantaggi militari che riesce a conseguire
con le linee di antiguerriglia e controrivoluzionarie che adotta.
Di fronte ai fatti dei 2 marzo lo Stato ha dovuto scoprire il volto infamante
delle sue pratiche controrivoluzionarie, peraltro non nuove in rapporto all'esistenza
del processo rivoluzionario nel nostro paese, e se per lo Stato e la borghesia
il nostro compagno Mario Galesi rimarrà sempre uno spettro che disturberà
i loro sonni, per il proletariato e le avanguardie di classe e rivoluzionarie
resterà un esempio da seguire per il contributo che ha dato al lavoro rivoluzionario
nelle Brigate Rosse, nel quadro della lotta per l'emancipazione politica della
classe dal sistema di sfruttamento e dominio della borghesia.
Trani, 2/3/2005
I militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del partito comunista Combattente:
Maria Cappello, Tiziana Cherubini, Franco Grilli, Rossella Lupo, Fabio Ravalli
La militante rivoluzionaria Vincenza Vaccaro