Biblioteca Multimediale Marxista
naturalmente, prego!
AVV. BACCIOLI: ma può entrare in un campo piuttosto... DICH. SPONTANEE
DELL'IMP. LIOCE NADIA DESDEMONA.
G.I.P.: io la sento, lei mi sente?
LIOCE N. D.: (voce lontana dal microfono).
VOCI: (in sottofondo).
G.I.P.: parli al microfono!
LIOCE N. D.:
Avviando la stagione dei processi a seguito delle operazioni antiguerriglia
del 2003, lo Stato riaffermando il suo potere dandogli risalto mediatico, lungi
dal poter celebrare una sua vittoria politica contro le B .R. P.C.C., ambisce
a sfruttare al meglio risultati militari conseguiti riversandoli sul campo di
classe e rivoluzionario nel tentativo di demoralizzarlo e di contrastare il
peso dominante del rilancio della strategia della lotta armata nei rapporti
generali tra le classi. Ciò perché rimane irrisolto per lo Stato
il problema di impedire che le istanze autonome che emergono da un'opposizione
di classe rafforzata politicamente dal rilancio, si leghino con l'opzione rivoluzionaria
proposta dalle B.R. P.C.C. quale alternativa alla crisi e alla guerra imperialista.
Così tenta di colpire il ruolo di direzione rivoluzionaria che l'Organizzazione
svolge da trent'anni nel nostro paese, e di far fronte allo specifico impatto
nel rapporto rivoluzione controrivoluzione che ha avuto il rilancio, il quale,
per la sua valenza storica, non è affatto rimesso in discussione dalle
perdite subite in quest'anno dalle B.R. P.C.C., sempre possibili per le forze
rivoluzionarie e a maggior ragione nello stadio aggregativo della fase di ricostruzione
che attraversa il processo rivoluzionario. Un ruolo di direzione, quello delle
B.R., svolto perché l'attacco al cuore dello Stato incide nei rapporti
generali tra le classi, ostacolando la realizzazione lineare dei programmi antiproletari
e controrivoluzionari della borghesia imperialista e indebolendo la tenuta degli
equilibri politico-sociali che li sostengono contrapponendovi l'interesse generale
e politico del proletariato; perciò è in grado di modificare le
posizioni nello scontro a favore del campo proletario e rivoluzionario. Una
capacità quella dell'attacco nei nodi politici centrali che oppongono
la classe allo Stato che emerge con chiarezza dalla rivitalizzazione che negli
ultimi anni ha connotato le lotte e dalla maggior tenuta dell'autonomia di classe
a fronte dei continui attacchi, accerchiamenti o manovre di depotenziamento
e neutralizzazione a cui vengono sottoposte nel quadro delle politiche neocorporative
e della mediazione politica attestata nelle relazioni tra le classi. In un contesto
economico e politico segnato da una crisi sempre più profonda del modo
di produzione capitalistico e del dominio della borghesia imperialista, alla
quale la borghesia nostrana non può rispondere che con programmi di intensificazione
dello sfruttamento e di impoverimento e spingendo alla partecipazione in prima
fila alla guerra e alla controrivoluzione imperialista diretta dal polo dominante
U.S.A. e dalla N.A.T.O., lo stato borghese cerca di fare dell'apertura dei processi
un momento di attacco politico alle B.R. e alla proposta della Strategia della
Lotta Armata che rivolgono a tutta la classe e, per attaccare il ruolo di direzione
e la funzione rivoluzionaria che svolge nello scontro, nega la realtà
politica del processo rivoluzionario per propagandare l'irriproducibilità
nello scontro attuale dell'opzione rivoluzionaria, e della strategia della Lotta
Armata e dell'avanguardia rivoluzionaria. Perciò mentre costringe i processi
reali nelle ricostruzioni giudiziarie e strumentali al suo fine politico, cerca
di utilizzare in vario modo i prigionieri, ostaggi nelle sue mani, sfruttandone
le figure rivoluzionarie che perciò stesso rappresentano, per contrastare
l'avanzamento politico nella costruzione del P.C.C. sancito dal rilancio, da
un lato contrastando e stravolgendo la condotta inscritta nel solco storico
di una tradizione centenaria di rivendicazione della propria identità
militante da parte dei prigionieri rivoluzionari, e di riadeguamento agli indirizzi
dell'Organizzazione in attività da parte dei militanti B.R. e rivoluzionari
prigionieri; dall'altro esaltando la condotta di quegli ostaggi che lo Stato
è riuscito a rendere propri strumenti nell'attacco politico alle B.R.
P.C.C. e alla classe che rappresentano e che usa per incidere a suo favore nelle
contraddizioni della soggettività di classe nel processo di emancipazione
dalla condizione di subalternità politica a cui la borghesia vorrebbe
condannare il proletariato. Ciò mentre vengono esercitate pressioni di
ogni genere sullo schieramento di classe, criminalizzandone preventivamente
e emergenzialmente anche le espressioni di dissenso, quale modo con cui lo Stato
fa fronte all'attuale grado di approfondimento del rapporto rivoluzione/controrivoluzione
riadeguandosi ad esso, per costringere il campo di classe ad arretrare e affinché
le avanguardie di classe non assumano il solo terreno di scontro, quello rivoluzionario
della lotta armata, su cui può essere data risposta strategica al problema
politico di trasformare rapporti di forze generali a favore del proletariato
e dargli prospettiva di potere. Un piano questo su cui è coeso l'intero
arco politico e sindacale, in stretto coordinamento con il Ministero dell'Interno.
Inoltre, seguendo in generale una specifica linea antiguerriglia verso gli arrestati
e la base sociale della lotta armata, attraverso la minaccia di pesanti condanne
e facendogli questa e dei suoi esiti favorevoli allo Stato, un mezzo di intimidazione
e deterrenza verso il campo di classe rivoluzionario, si cerca di depotenziare
il ruolo degli interessi generali e storici del proletariato a partire dai quali
l'avanguardia comunista combattente costruisce la progettualità rivoluzionaria,
il rapporto di scontro con lo Stato e la borghesia imperialista e la stessa
soggettività rivoluzionaria di classe. Si cerca cioè di svuotare
e negare la reale sostanza della soggettività rivoluzionaria di classe,
il percorso di rotture e salti nella soggettività di classe da una condizione
di subalternità politica all'assunzione di responsabilità politica
di avanguardia sul terreno della guerra di classe, adeguandosi ai termini attuali
del rapporto rivoluzione/controrivoluzione e relazionandosi offensivamente ai
nodi centrali dello scontro generale per raggiungere la capacità politico-militare
complessiva idonea a dirigere il processo rivoluzionario. Lo scopo di queste
linee politiche di attacco dello Stato alla guerriglia è di confondere
lo schieramento di classe rivoluzionario, ma allo stesso tempo rivelano a quale
livello radicale si collochi ormai da tempo il pericolo rivoluzionario per il
potere della borghesia, non potendo contrastare politicamente in altro modo
la propositività della Strategia della Lotta Armata e la centralità
che ha acquisito nella storia del proletariato italiano. È un fatto che
il rilancio dell'opzione rivoluzionaria e della Strategia della Lotta Armata
con le azioni del '99 e del 2002 ha attestato la risposta rivoluzionaria a quanto
la borghesia imperialista e lo Stato avevano conseguito negli anni '80 e consolidato
negli anni '90, dell'esito del duplice processo controrivoluzionario, da un
lato come mutamento dei rapporti di forza storici tra borghesia imperialista
e proletariato internazionale, e dall'altro, sul piano nazionale, come modifica
in senso neocorporativo della mediazione politica tra le classi antagoniste,
con la strutturazione sul piano politico istituzionale con il processo di esecutivizzazione,
ai patti sociali e il maggioritario, della mediabilità politica degli
interessi proletari solo in quanto parziali, transitori e funzionali alle istanze
e agli obiettivi della borghesia imperialista, ovvero come stabilizzazione nei
rapporti generali tra le classi della subalternità politica del proletariato
come sostanza della “democrazia governante”, fattori entrambi che
contrassegnano il mutamento di fase storica complessivo a cui l'avanguardia
rivoluzionaria fa fronte e nel quale si trova ad operare. L'avanguardia rivoluzionaria
misurandosi in specifico con l'intervento del '99 con il compito di ricostruire
proprio in questo quadro politico storico, la capacità politico-militare
di immettere offensivamente nella contraddizione dominante in quella congiuntura
di interessi generali e storici del proletariato e la sua autonomia politica,
ha potuto collocarli su un punto di forza e rappresentarli nello scontro facendo
fronte alle contraddizioni dello stadio aggregativo e della Fase di Ricostruzione
delle forze rivoluzionarie e proletarie e dando soluzioni in avanti alle sue
problematiche, ha aperto un varco nella difensiva su cui era attestata la classe,
in un contesto di interruzione dell'intervento combattente dell'organizzazione
sotto la prolungata offensiva dispiegata della borghesia imperialista e dal
suo Stato. Il Patto di Natale del '98 costituiva infatti quel passaggio di verifica
e di adeguamento del patto sociale del '93, complementare al pacchetto Treu/Biagi
del '96, con cui l'esecutivo Prodi, Sindacati Confederali e la Confindustria,
spalancarono le porte alla precarizzazione del lavoro. Perciò era condizione
decisiva dell'ulteriore arretramento politico della classe su cui l'esecutivo
D'Alema avrebbe voluto far marciare i programmi antiproletari, controrivoluzionari
e bellicisti della borghesia imperialista, governandone il conflitto che suscitavano
e facendo degli esiti di quel passaggio termine del necessario assestamento
e nuovo avanzamento del piano neocorporativo di rapporto tra le classi, di approfondimento
della mediazione politica neocorporativa e base del procedere delle linee di
riforma complessiva dello Stato e del suo ruolo nelle politiche centrali dell'imperialismo.
Con l'azione D'Antona il disegno politico espresso nel Patto di Natale e il
suo ruolo nel programma dell'esecutivo D'Alema ricevono un duro colpo, ne viene,
cioè, indebolita l'agibilità politica e la coesione dell'asse
D.S.-C.G.I.L. intorno a cui era aggregato un più vasto equilibrio politico
sociale che lo sosteneva e legittimava le prerogative legislative che l'esecutivo
si era avocato con le leggi delega per riformare il mercato del lavoro, con
le “politiche attive” in direzione di subordinare il lavoro salariato
alla massima ricattabilità, per frammentare, privatizzare e ridurre la
sfera del welfare, per comprimere ancor di più il diritto di sciopero,
per svuotare il contratto collettivo nazionale di lavoro e per rafforzare la
rappresentanza sindacale, esposta a crisi di legittimità e di capacità
di controllo del conflitto, dalla sua partecipazione attiva allo smantellamento
delle conquiste storiche del movimento operaio e al peggioramento delle condizioni
di lavoro e salariali del proletariato in un contesto economico strutturalmente
non espansivo, che ha ridotto progressivamente i margini materiali di negoziazione
con cui aggirare le istanze autonome della classe. Se proprio per il ruolo che
le politiche neocorporative hanno avuto nel fare arretrare le posizioni del
proletariato, il Patto di Natale avrebbe dovuto costituire il punto di forza
dell'esecutivo D'Alema e del suo programma di Governo, con l'attacco delle B.R.
P.C.C. ne diventò il fattore di crisi. Ciò perché Massimo
D' Antona ne era il garante per l'esperienza e la capacità politica maturata
negli esecutivi degli anni '90 e come esperto di legislazione del lavoro nella
consulta giuridica della C.G.I.L., nel legare passaggi di riforma della pubblica
amministrazione, gli accordi contrattuali, il percorso di restrizione del diritto
di sciopero e la regolazione del sistema della rappresentanza sindacale dei
lavoratori dell'ambito pubblico, riconducendo gli antagonismi che emergevano
nelle principali vertenze di quegli anni a un piano di compatibilità
con i programmi riformatori e verificandone gli andamenti di quegli scontri
particolari la generalizzabilità degli esiti favorevoli alla classe dominante,
realizzandola con l'introduzione calibrata agli equilibri tra le classi e al
contenimento delle spinte conflittuali, dei contenuti neocorporativi nella legislazione
del lavoro. Per questo e per trasformare complessivamente le leggi del lavoro
che codificavano i rapporti di forza tra le classi della fase economica e politica
precedente, l'esecutivo D'Alema fece di Massimo D'Antona il braccio destro del
Ministro Bassolino, assegnandogli la Presidenza del Comitato Consultivo sulla
legislazione del lavoro, organismo che includeva la maggior parte delle associazioni
sindacali e padronali e il cui ruolo venne svuotato dall'azione del 20 maggio
1999 e di fatto concluso, ma che avrebbe dovuto costruire tutte quelle mediazioni
occorrenti a raggiungere obiettivi politici della borghesia imperialista che
tuttora, a distanza di cinque anni, restano in parte irrealizzati, quali la
sostituzione della contrattazione aziendale o locale alla centralità
del contratto nazionale, con la conseguente frammentazione della forza contrattuale
della classe e il suo indebolimento e il correlato rafforzamento dei livelli
di capacità dei vertici sindacali confederali di emarginazione, e di
partecipazione alla repressione delle spinte autonome della classe e di controllo,
contenimento e neutralizzazione delle resistenze proletarie, con la legittimazione
delle pratiche di democrazia formale idonee a garantirli. Un ritardo politico
che quanto previsto dal “libro bianco” di Marco Biagi, intendeva
colmare, spingendo la radicale rimodellazione economico-sociale e politica collegata
alla riforma federale dello Stato, contando sul sostegno di un equilibrio politico-sociale
meno vincolante di quello degli esecutivi di centrosinistra. Ma, nonostante
le forzature operate a seguito dell'azione Biagi dall'esecutivo Berlusconi,con
il Patto per l'Italia e l'approvazione della Legge 30, per superare i vincoli
politici ai cui i vertici del sindacato confederale in varia misura soggiacciono
nell'espletamento dei loro compiti antiproletari e controrivoluzionari, alcuni
dei nodi principali non sono ancora sciolti. Anzi il suo procedere a tappe forzate
in un contesto in cui domina il rilancio della strategia della lotta armata
e ancora permane il varco offensivo aperto dalle iniziative D'Antona e Biagi,
ha alimentato il conflitto di classe e ha accelerato la perdita di peso politico
generale del sindacato, senza che siano già rimodellati organicamente
i rapporti economico-sociali tra le classi, così da prevenire a monte
il conflitto strutturando la subordinazione politica del proletariato né
sia rodata la formula del dialogo sociale che li integra. L'affermazione e il
dispiegamento del progetto previsto dal “libro bianco" incontrano
infatti vaste resistenze, che stante il peso dell'interesse generale e politico
della classe rappresentato nello scontro dal rilancio, obbligano esecutivo,
sindacato e Confindustria ad oscillare tra azione comune, inerzia e azione di
forza, spinti dall'emergenza con cui premono le istanze della borghesia imperialista
e dalla necessità di divaricare le istanze autonome del proletariato
dal piano rivoluzionario, mentre a complicare il necessario governo della crisi
e del conflitto si aprono già nuove contraddizioni a causa dell'approfondimento
della crisi stessa e per come si manifesta nella debole economia nazionale e
si riflette sugli esigui margini di politica economica consentiti dal bilancio
statale per governarla nel quadro dei vincoli U.E. e U.E.M. definiti a sostegno
della concorrenzialità del capitale monopolistico a base europea. Un
approfondimento della crisi tale da prospettare il “declino” dell'economia
nazionale e l'impoverimento progressivo delle condizioni di vita proletarie,
già avviato, grazie alle riforme del lavoro attuate in questi anni, e
tale da riproporle con forza al nuovo livello, mentre lo schieramento imperialista
porta avanti la sua guerra infinita contro i popoli che vuole sottomettere,
il nodo storico dell'alternativa rivoluzionaria al dominio della borghesia imperialista.
Perciò a fronte dell'avanzamento sostanziale del processo rivoluzionario
prodotto dalla riproposizione nell'attuale fase politica del patrimonio e della
linea generale delle B.R. fatte avanzare a livello raggiunto dal rapporto rivoluzione/controrivoluzione
e riadeguando indirizzi di fase e prassi rivoluzionarie, lo Stato per proseguire
la sua offensiva contro la classe ha necessità di ottenere un qualche
successo politico seppur parziale. Infatti i suoi recenti risultati militari
contro l'organizzazione se si riflettono sull'andamento concreto del processo
rivoluzionario rideterminandone i passaggi, nulla possono contro il fatto politico
che siano stati praticati nello scontro generale tra le classi, gli indirizzi
politico-militari con cui le B.R. P.C.C. combattono e disarticolano la progettualità
della borghesia imperialista e gli equilibri politici che la sostengono, che
nel far fronte a quanto la controrivoluzione ha attestato rispondono alle istanze
politiche e strategiche della classe e delle sue avanguardie. Indirizzi che
rispondono alla necessità nella fase in atto di selezionare, ricostruire
e formare il complesso dei termini e dei livelli i di disposizione-organizzazione
rivoluzionaria e proletaria sulla progettualità e sul programma delle
B.R. sulla base del contributo fin da subito alla prassi rivoluzionaria dell'Organizzazione,
in termini di stretta centralizzazione politica e di responsabilizzazione complessiva
sulla linea e sul programma dell'Organizzazione per produrre la massima incidenza
politica nello scontro generale tra le classi e ottenerne vantaggio ai fini
degli obiettivi politico-militari di fase. Indirizzi che perciò mettono
in grado le Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente
di sostenere anche e riflettersi sulla soggettività di classe del livello
attestato dalla controrivoluzione, dato politico quest'ultimo che rende centrale
in questa fase che l'avanguardia rivoluzionaria si faccia carico progettualmente
e programmaticamente dei termini della contraddizione, costruzione/formazione,
e delle problematiche generali che ne scaturiscono ai fini di assestare l' iniziativa
offensiva contro lo Stato e la borghesia imperialista e su ciò formare
attraverso le rotture e salti politici occorrenti, la soggettività rivoluzionaria
adeguata a misurarsi con il complesso dei compiti di fase che ruotano intorno
alla stabilizzazione dell'intervento combattente nello scontro generale tra
le classi alla ricostruzione dell'Organizzazione Comunista Combattente che agisce
da Partito per costruire il Partito e che pertanto ne costituisce il nucleo
fondante. La storia dello scontro di potere tra le classi nel nostro Paese dimostra
come lo Stato si muova in una sostanziale difensiva politica a fronte della
Strategia della Lotta Armata, con cui le B.R. dirigono lo scontro rivoluzionario
e cioè la soggettività rivoluzionaria di classe può farsi
carico a livello necessario dell'opzione rivoluzionaria, perché questa
si è attestata nelle relazioni generali tra le classi quale esito dei
mutamenti sedimentati dalla trentennale attività delle B.R. nei rapporti
di scontro, per la capacità propria della strategia della Lotta Armata
di influire su di essi e di modificarli. Un dato politico che perciò
è ineliminabile dalla controrivoluzione, anche in caso di danneggiamento
dell'Organizzazione Comunista Combattente e che è il prodotto dell'essere
la prassi combattente delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista
Combattente fattore attivo del mutamento delle posizioni politiche e di forza
tra le classi perché svolge un ruolo di direzione rispetto agli interessi
politici generali e storici del proletariato, a partire dall'attacco sui nodi
centrali che oppongono la classe allo Stato. Perciò lo Stato con l'avvio
dei processi pretenderebbe di distorcere gli indirizzi politici e strategici
di fase dell'organizzazione e di negare l'amara realtà per la classe
dominante del portato del rilancio. Rilancio che ha assestato quanto già
è emerso negli anni '80 con la capacità delle Brigate Rosse per
la costruzione del Partito Combattente, aprendo la Ritirata Strategica, di preservare
e rilanciare l'offensiva contro lo Stato e la borghesia imperialista e di far
avanzare la costruzione del P.C.C., ...
G.I.P.: Avvocato, vuol dire alla sua...
LIOCE N. D.: ...del P.C.C....
G.I.P.: Avvocato!
LIOCE N. D.: ... assestamento, ho finito, assestamento che conferma che quando
la rivoluzione riesce a sopravvivere e a resistere ad una controrivoluzione
consegue una vittoria strategica. Volevo concludere con onore al militante delle
Brigate Rosse del Partito Comunista Combattente Mario Galesi morto in combattimento,
onore a tutti i militanti antimperialisti caduti.
G . I . P .: va bene.
VOCI: (in sottofondo) :
VOCE: intendo associarmi alla… (voce lontana
Dal microfono):
G.I.P.: va bene, possiamo procedere allora Prego,
io proporrei:.:
VOCI (in sottofondo).
DICH. SPONTANEE DELL'IMP. GALLONI FRANCO.
GALLONI F.: come militante delle Brigate Rosse per
la costruzione del Partito Comunista Combattente mi riconosco nell'attività
combattente dell'organizzazione e.:.
G.I.P.: ci dice il suo nome?
GALLONI F.: GALLONI.
G.I.P, come?
GALLONI F.: GALLONI.
G.I.P.: okay! Poi?
DICH. SPONTANEE DELL'IMP. MAZZEI MICHELE.
MAZZEI M.: MAZZEI MICHELE.
G.I.P.: sì, prego!
MAZZEI M.: come militante e prigioniero delle Brigate Rosse per la costruzione
del Partito Comunista Combattente ne rivendico l'intera attività politico-militare,
segnatamente le azioni contro
MASSIMO D'ANTONA E MARCO BIAGI . G.I.P.: bene:
VOCI: (In sottofondo)
G.I.P.: deve prenotare se no non si sente, deve spingere il bottone:
DICH. SPONTANEE DELL'IMP. DONATI FRANCESCO.
DONATI F.: intendo precisare come:.:
G.I.P.: il suo nome per favore!
DONATI F.: DONATI: Intendo precisare come la mia presenza in questa aula nel
corso del processo non sia dettata da un interesse sul piano giudiziario in
virtù delle accuse che mi vengono mosse, e questo non solo per la pretestuosità
delle stesse e dalle motivazioni politiche che sono alla base di questo processo,
ma perché qui si tenta di processare la guerriglia e il processo rivoluzionario
portato avanti, pur tra mille difficoltà, dalle Brigate Rosse Partito
Comunista Combattente, ed è questo, e solo questo, il dato politico che
emerge in tutta la sua forza ed evidenza in questa aula. (terza pagina)Un processo
questo che rientra a pieno titolo in quella che è l'offensiva politico-giudiziaria
che lo Stato ha lanciato nel tentativo di capitalizzare al massimo per farli
pesare nello scontro, i risultati ottenuti con la cattura di una compagna e
la morte in combattimento del compagno Mario Galesi avvenuti a seguito di un
episodio del tutto accidentale, catture, processi, condanne, campagne massmediatiche
e mistificatorie nel tentativo di riequilibrare tatticamente la condizione politicamente
e strategicamente difensiva in cui si è venuto a trovare lo Stato, a
seguito del rilancio della strategia della Lotta Armata per il Comunismo e dell'apertura
di un varco offensivo nell'ambito di una attestazione più avanzata delle
posizioni del proletariato e il confronto con il suo nemico di classe. (pag
1)Un processo dove anche attraverso l'utilizzo dei prigionieri nella loro condizione
di ostaggi, cui si cerca di attaccare e svilirne l'identità rivoluzionaria
tentando di criminalizzarne gli atti politici, anche attraverso accuse deliranti
e cercando in ciò di impedirgli di esercitare il ruolo e la funzione
storica di rappresentare in ogni circostanza e al livello più alto i
contenuti rivoluzionari propri dell'avanguardia. (pag 2)Si vorrebbe cercare
di far passare la storia e l'attività delle Brigate Rosse Partito Comunista
Combattente, in particolare il percorso di ricostruzione operato in questi anni
dai militanti rivoluzionari che si sono assunti la responsabilità politica
di rimettere al centro dello scontro il dato politico assente ossia l'attacco
al cuore dello Stato inteso come attacco al progetto centrale della borghesia
imperialiosta, e per questo e solo in virtù di questo hanno assunto la
denominazione di Brigate Rosse Partito Comunista Combattente in continuità
con il patrimonio dell'organizzazione e con i suoi termini più avanzati,
assumendo così il ruolo di direzione dello scontro rivoluzionario in
Italia, come un fatto del tutto residuale, opera di un gruppo di militanti completamente
isolati e scollegati dalla realtà sociale e politica di questo Paese
e dal più generale contesto internazionale. (pag 2)Di più si vorrebbe
far passare quanto prodotto dalle Brigate Rosse Partito Comunista Combattente
con il rilancio della Strategia della Lotta Armata per il Comunismo, come frutto
di decisioni politiche ed organizzative elaborate tra le mura del carcere imperialista
e impartite all'esterno a chi avrebbe solo dovuto metterle in pratica. (pag
2)Paradossalmente in questo stesso processo, nelle necessità di fondo
che lo animano, a dimostrare l'assoluta inconsistenza di questa costruzione
politico-giudiziaria che è appunto il frutto e il tentativo di risposta
messo in campo dallo Stato per cercare di contrastare e delegittimare l'enorme
qualità e lo spessore politico dimostrato dall'Organizzazione con 1'iniziativa
del 20 maggio 1999 contro Massimo D' Antona e del 19 marzo 2002 contro Marco
Biagi che dimostrano, qualora ce ne fosse ulteriore bisogno, la maturità
del nostro processo rivoluzionario. Voglio qui ricordare ed onorare la memoria
del compagno Mario Galesi la cui militanza è e sarà di esempio
per tutti noi e per tutte quelle avanguardie di classe che sapranno far propria
la scelta rivoluzionaria sul terreno della lotta armata per il comunismo, per
affermare gli interessi generali e storici del proletariato e dare il loro contributo
alla costruzione del Partito Comunista Combattente. Non ho altro da aggiungere,
per me parla l'attività delle Brigate Rosse.
G.I.P.: grazie! Allora, vogliamo decidere la data del rinvio?
AVV. BACCIOLI: allora,io proporrei per quanto riguarda il documento della Lioce…
voci: (in sottofondo):
G.I.P.: lo depositiamo agli atti:
AVV. BACCIOLI: anche se indubbiamente è stato… (voce lontana dal
microfono) … depistare il documento:
G:I.P.: va bene, allora se ne dispone l'acquisizione sì:
Allora io proporrei il giorno 20 che è il prossimo lunedì
lunedì
VOCI: (in sottofondo inerenti il rinvio)
G.I.P.: vi va bene, vi va bene lo stesso orario? Dieci e un quarto va bene?
AVV. CALIA: Giudice, mi scusi'
G.I.P.: chi è, che non l'ho sentito?
AVV. CALIA: io ho una richiesta.
G.I.P.: ah!
AVV. CALIA: a nome del mio assistito, ma credo un po' di farmi portavoce delle
esigenze di tutti i detenuti, non è possibile che questi detenuti non
sono, diciamo, bestiame che viene tradotto a piacimento, vengano tradotti da
carceri lontanissime il 16 a FIRENZE,
Proc. Pen. n°18354/04 Ud. 13.09.2004
Cooperativa O.F.T. R O M A