Biblioteca Multimediale Marxista
Come militante prigioniero delle Brigate Rosse per la costruzione
del Partito Comunista Combattente, rivendico la valenza politica dell’attacco
dell’Organizzazione alla base di Aviano.
Con l'attacco a questa base, che è uno dei maggiori centri operativi
e logistici della struttura militare imperialista in Europa meridionale, le
Brigate Rosee per la costruzione del Partito Comunista Combattente hanno dato
risposta concreta alla necessità di rilanciare l'iniziativa combattente,
riaffermando gli interessi generali del proletariato metropolitano e dei popoli
bestialmente sottoposti all'oppressione ed aggressione imperialista.
Attaccare la Nato significa combattere il pilastro politico-militare del centro
imperialista nel suo complesso e degli Usa in particolare. significa misurarsi
con la politica delle potenze imperialiste che fa di questa politica Usa–Nato
il perno della coesione politica in Europa Occidentale e materializza le linee
guerrafondaie di intervento dell'imperialismo in ogni parte del mondo.
La centralità dell'attacco alla Nato è patrimonio della prassi
combattente delle BR all'interno della loro più complessiva attività
antimperialista, linea di attacco irrinunciabile e costante della loro progettualità
politica che, fuori da ogni generico solidarismo, si è sempre rivolta
allo sviluppo e rafforzamento dell'internazionalismo proletario. Le BR hanno
sempre contribuito in stretta dialettica con la lotta antimperialista delle
forze rivoluzionarie della nostra area geopolitica, ad una sempre migliore precisazione
delle proposte politiche, organizzative e sui terreni di iniziative unitarie
tali da rendere incisiva questa lotta e con ciò favorire le rotture rivoluzionarie.
Non è un caso che la Nato ridefinendo il proprio ruolo politico–militare,
dì pari passo al mutamento dei rapporti di forza internazionali, è
la punta avanzata dei progetti di guerra dell'imperialismo nel conflitto yugoslavo,
e delle diverse strategie occidentali verso tutto l’Est Europa. Un peso
che ha progressivamente assunto nel conflitto jugoslavo al fine di gravare sugli
sviluppi dello stesso e che concretizza la prospettiva di operare interventi
di destabilizzazione e guerra in ogni area dove siano in ballo interessi imperialistici.
L'iniziativa delle BR si colloca in una fase internazionale in cui le spinte
della crisi economica, che avvolge tutto il sistema imperialista, fanno maturare
in maniera sempre più pressante la ridefinizione su nuove basi di una
nuova divisione internazionale del lavoro e dei mercati. E' all'interno di questa
spinta di fondo che si è prodotta un'accelerazione della tendenza alla
guerra, attraverso politiche belliciste che accompagnano lo sconvolgimento del
sistema di equilibri e relazioni internazionali.
La guerra non può essere disgiunta dalla natura stessa del capitalismo
e dell'imperialismo: la borghesia non può evitare la guerra, non è
affatto un problema di buona o cattiva volontà, è il suo sistema
economico e sociale che ne produce le cause di fondo e questa si affaccia come
sbocco alla sua crisi.
Una dinamica che in quest'area, proprio nel suo cuore, l'Europa, trova il punto
di massima condensazione e sviluppo critico delle contraddizioni di cui il conflitto
in Yugoslavia ne è ii più evidente catalizzatore. Il controllo
della regione balcanico–danubiane auspicato dagli imperialisti per stabilizzare
un nuovo quadro di relazioni a sé favorevole, passa necessariamente per
la sottomissione dei popoli slavi, riflettendosi su tutto l'Est Europa. Così
come, d'altra parte, è evidente la volontà imperialista di riportare
sotto il suo controllo, anche manu militari, le aree periferiche liberatesi
dal suo dominio nel lungo percorso scandito a livello mondiale dai processi
di liberazione nazionale e contrastare i processi di liberazione in atto: dall'intervento
fatto di massacri in Somalia, sino all'accordo Arafat–sionisti sotto l'egida
Usa, figlio diretto della guerra imperialista contro l'Iraq e della modifica
dei rapporti di forza generali e degli assetti specifici in questa regione di
estrema rilevanza strategica.
L'imperialismo vuole imporre la sua "pace", che ne rafforzi le posizioni
nell'intera regione sulla pelle delle masse arabe che da anni conducono lotte
per l'autodeterminazione caratterizzate da una forte connotazione antimperialista.
Il ridispiegamento imperialista nel corno d'Africa, il complesso della politica
in Medio Oriente, si inseriscono nella ridefinizione complessiva degli equilibri
politico–militari mondiali, per questo allora non esauriscono i loro obiettivi
nello scacchiere regionale. La "pace" imperialista–sionista
in Medio Oriente e la brutale operazione colonialista in Somalia sono accelerazioni
della inevitabile tendenza alla guerra imperialista.
All'interno dei reali processi di guerra e aggressione imperialista, l'intervento
dello stato Italiano non è certo per fini umanitari. Un ruolo, quello
dell'Italia, sempre più indirizzato ad un crescente impegno e responsabilizzazione
nell'Alleanza Atlantica, dalla guerra contro l'Iraq in poi, dalle operazioni
in Yugoslavia, alla spedizione in Mozambico, all'occupazione della Somalia.
Scelte politiche guerrafondaie che pesano sullo stesso processo di ridefinizione
dei poteri dello Stato, processo all'ordine del giorno per la borghesia imperialista
nostrana che, attraverso una maggior esecutivizzazione tende ad allinearsi ai
livelli della "democrazia avanzata" degli altri paesi europei, approfondendo
i caratteri della dittatura borghese, questo per essere in grado di rispondere
in tempo reale alle esigenze che maturano sia nel contesto internazionale che
in quello interno. Un progetto politico la cui sostanza antiproletaria e controrivoluzionaria
è già stata individuata ed attaccata dalle BR con l'iniziativa
Ruffilli.
Scelte guerrafondaie i cui costi politici e materiali si sommano a quelli che
la borghesia imperialista vuol fare pagare al proletariato, classe operaia in
testa, per superare le manifestazioni più evidenti, ma non certo le cause
di fondo della propria crisi economica, Ed politica ed istituzionale, contribuendo
il tutto a determinare il forte clima di scontro politico e sociale nel paese.
Opporsi concretamente alla guerra della borghesia imperialista è interesse
generale del proletariato che può vivere solo all'interno di una strategia
adeguata a far avanzare il processo rivoluzionario per la conquista del potere
politico, in grado di trasformare la guerra imperialista in guerra rivoluzionaria:
la Lotta Armata per il Comunismo. L'iniziativa. delle BR contro la NATO non
solo fa propria questa concezione, qualificandone il ruolo sul terreno dell'internazionalismo
e dell'antimperialismo militante, ma va ad assumere un particolare reso politico
nello scontro rivoluzionario. Infatti il suo significato politico qualifica
questa iniziativa come un passaggio politico necessario per superare nell'attacco
pratico, sulla strategia della Lotta Armata, le condizioni di relativa debolezza
dell'attività rivoluzionaria di fronte alle esigenze reali dello scontro,
al fine di consolidare ed estendere il terreno della lotta armata, unico terreno
in grado di rapportarsi in maniera adeguata alle prospettive e potenzialità
che maturano nell'evoluzione dello scontro rivoluzione/controrivoluzione, imperialismo/antimperialismo.
Detto in altri termini all'interno dei passaggi di maturazione nel rapporto
crisi/guerra, non solo emerge sempre più netta la collocazione degli
interessi contrapposti tra proletariato e borghesia, classe e stato; popoli
oppressi e imperialismo, ma risulta ancora di più la possibile e necessaria
alternativa alla barbarie imperialista che può essere perseguita solo
sul terreno della guerra di classe rivoluzionaria. Risalta inoltre il ruolo
di direzione, storicamente determinato, assunto dalla soggettività rivoluzionaria,
dalla guerriglia, sul terreno concreto dello scontro. E' su questa linea di
scontro internazionalista ed antimperialista e con queste premesse politiche
che si colloca l'attività delle BR in rapporto con tutte quelle iniziative
della guerriglia e con le lotte che hanno sintetizzato al livello più
alto l'opposizione alle logiche di guerra e aggressione dell'imperialismo, nonché
contro i tentativi di "pacificazione" imperialista, che hanno già
trovato nella regione mediorientale il più ostinato rifiuto sia al livello
di massa che nell'eroica azione delle avanguardie e forze rivoluzionarie conseguenti
dei popoli arabi e in particolare dei. Palestinesi.
In questo quadro, rilanciando la proposta politica del Fronte Combattente Antimperialista,
per trasformare in forza politico militare l'oggettiva convergenza di interessi
contro il nemico comune dei popoli oppressi e del proletariato metropolitano,
le BR per il PCC lavorano per consolidare quei livelli di unità e cooperazione
politico–militare tra le diverse forze rivoluzionarie che fanno dell'antimperialismo
una prassi combattente al fine di costruire offensive comuni contro le strategie
imperialiste.
Le BR lavorano al contempo per riaffermare che la lotta antimperialista è
pienamente inserita nel quadro della più complessa costruzione dell'organizzazione
di classe, in cui internazionalismo ed antimperialismo devono essere parte inscindibile
dei contenuti della dialettica guerriglia–autonomia di classe, fin dall'inizio,
lungo tutto il processo rivoluzionario nella metropoli.
Ciò che lo scontro rivoluzionario chiama in causa è in primo luogo
l'azione ed il ruolo della guerriglia nel nostro paese, la sua valenza strategica,
a partire dalla forza di rotture data dalla sua impostazione offensiva contro
il sistema di potere della Borghesia Imperialista; il valore concreto della
sua pratica che si qualifica cole l'unica in grado di far pesare effettivamente
nei rapporti politici e di forza tra le classi l'interesse generale del proletariato;
il suo valore dì prospettiva come capacità di affrontare gli sviluppi
in avanti del processo rivoluzionario. Tutto ciò per le BR significa
organizzare un Processo rivoluzionario in guerra di classe di lunga durata.
Ovvero portare l'attacco al cuore dello Stato in stretta relazione con i nodi
dello scontro di classe, cioè capacità di riferirsi alle politiche
dominanti che oppongono classe e stato nelle diverse fasi e congiunture. Una
prassi che ha scandito i passaggi salienti dello sviluppo della guerra di classe
nel nostro paese e attorno a cui si realizzano i passaggi di costruzione dell'organizzazione
di classe sul terreno della lotta armata su cui avanza lo stesso processo di
costruzione del Partito Comunista Combattente.
ATTACCARE E DISARTICOLARE IL PROGETTO ANTIPROLETARIO E CONTRORIVOLUZIONARIO
DI RIFORMA DELLO STATO CHE EVOLVE VERSO LA SECONDA REPUBBLICA!
ORGANIZZARE I TERMINI POLITICO-MILITARI PER RICOSTRUIRE I LIVELLI NECESSARI
ALLO SVILUPPO DELLA GUERRA DI CLASSE DI LUNGA DURATA!
ATTACCARE LE POLITICHE CENTRALI DELL'IMPERIALISMO! GUERRA ALLA GUERRA ! GUERRA ALLA NATO !
COSTRUIRE E CONSOLIDARE IL FRONTE COMBATTENTE ANTIMPERIALISTA!
ONORE A TUTTI I COMPAGNI E COMBATTENTI ANTIMPERIALISTI CADUTI!
Antonino Fosso
Militante prigioniero delle Brigate Rosse per la costruzione
del PCC