Biblioteca Multimediale Marxista
Vogliamo qui ricordare il compagno Carlo Pulcini, militante comunista coerente,
che ha saputo fare della sua vita un baluardo nella lotta contro la borghesia
e l'imperialismo.
Lo ricordiamo operaio edile, avanguardia di classe nelle fortissime lotte che
gli edili di Roma e provincia hanno sviluppato negli anni '60 e '70 contro il
supersfruttamento che allora, come oggi, caratterizza questo settore. Avanguardia
di quella classe operaia che in prima fila ha affrontato i governi più
reazionari, dal governo Tambroni ai governi Moro.
Carlo si relaziona alla proposta della lotta armata fin dalla metà degli
anni '70, portando in essa il suo bagaglio di esperienze e di lotte, il suo
impegno costante e progressivo.
La magistratura e le infami forze di repressione lo pongono nel loro mirino
e vengono spiccati mandati di cattura nei suoi confronti. Viene catturato nel
1982 e processato per i fatti relativi alla "Fabrizio Pelli" di Salerno.
Sconterà quattro anni, ma appena fuori non aspetterà neppure un
giorno per riallacciare le fila del suo lavoro rivoluzionario, collaborando
attivamente al lavoro politico delle BR. Viene di nuovo catturato nel settembre
'88 e, da allora, in tutte le occasioni ha sempre rivendicato la sua attività
di militante rivoluzionario interna al progetto della conquista del potere politico
da parte del proletariato, tramite la strategia della lotta armata condotta
dalle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente.
Carlo possedeva il pregio delle avanguardie proletarie conseguenti, sapeva sempre
da che parte stare, sapeva riconoscere la sua barricata senza la benché
minima esitazione. Conosceva bene la controparte, conosceva bene il suo nemico,
il nemico di tutti i proletari e sapeva individuarlo immediatamente per schierarsi
e combattere con le armi in pugno.
Carlo è morto con l'onore di un combattente del proletariato, con l'onore
di chi anche nei momenti difficili, nelle situazioni politicamente più
delicate, davanti a problemi insormontabili, sa prendere decisioni sempre limpide
e chiare. Un esempio per tutti noi e per la sua classe. Siamo orgogliosi che
Carlo è stato uno di noi.
Onoriamo con lui i combattenti comunisti massacrati in questi giorni nel carcere
di Canto Grande di Lima e i combattenti comunisti caduti in Turchia e in Kurdistan.
I militanti delle BR per la costruzione del PCC: Maria Cappello, Nino Fosso,
Michele Mazzei, Fabio Ravalli. I militanti rivoluzionari: Daniele Bencini, Marco
Venturini
Firenze, 13/5/1992
Corte di Assise di Firenze:
DICHIARAZIONE FINALE
(allegata agli atti del processo di primo grado "Lando Conti")
Il rito che si è consumato in quest'aula ha messo in evidenza i tentativi
di demonizzare l'attività rivoluzionaria delle BR. Una demonizzazione
che si serve delle formule processuali per costruire la verità giuridica
con cui lo Stato, per mezzo del processo, cerca di negare quello che i prigionieri
qui rappresentano: lo scontro rivoluzionario, la sua prospettiva di potere per
il proletariato metropolitano di questo paese. Un tentativo sterile e velleitario
perché nessuna formula giuridica, nessun pronunciamento di tribunale,
né i secoli di galera che da sempre vengono comminati ai comunisti possono
mutare la questione centrale posta nel processo: la prassi combattente delle
BR e, nello specifico, l'iniziativa politico-militare contro Lando Conti che
colpisce un esponente repubblicano che aveva un preciso attivismo intorno a
quanto caldeggiava l'allora Ministro della Guerra Spadolini. Allora il PRI spingeva
infatti per un maggior impegno e coinvolgimento dell'Italia rispetto alla "politica
delle cannoniere" americana, ci riferiamo alle forzature militari USA nella
regione mediterranea-mediorientale, tese ad innescare determinate condizioni
per la maturazione dello scontro bellico, e che avevano anche la funzione di
operare un coinvolgimento degli alleati che, per tempi diversi della crisi,
non erano ancora allineati completamente sulla scelta guerrafondaia.
È di allora il bombardamento americano su Tripoli e Bengasi che, peraltro,
ha usufruito dell'appoggio logistico, dato in modo informale dall'Italia, mentre
ufficialmente essa, ma anche gli altri Stati europei, si sono ricomposti con
la politica terroristica degli USA operando sul piano politico/diplomatico la
ricucitura e l'assestamento di quanto gli USA avevano conseguito sul piano militare.
Questo modo di operare dell'imperialismo rispondeva agli allora equilibri internazionali
tra Est ed Ovest, ed era parte della politica imperialista capeggiata dagli
USA per acquisire margini nei rapporti di forza internazionali tra i due blocchi.
È dentro questo quadro di riferimento che il PRI si faceva promotore
delle posizioni più oltranziste a livello filoatlantico affinché
l'Italia assumesse un ruolo maggiormente attivo nel fianco Sud della Nato, in
questo solco lo specifico attivismo di Lando Conti all'interno delle posizioni
del PRI di spalleggiamento aperto della politica reaganiana soprattutto riferita
al riarmo col progetto SDI "guerre stellari".
Attaccare i portatori di questa politica guerrafondaia ha significato per le
BR dare continuità alla prassi antimperialista da esse messa in campo
sin dall'82 con la cattura del generale NATO Dozier e in seguito con l'azione
Hunt. Una pratica che ha individuato nella NATO, nelle politiche centrali dell'imperialismo,
in specifico quelle guerrafondaie e di annientamento dei popoli, gli obiettivi
principali su cui sviluppare l'antimperialismo e caratterizzare l'internazionalismo
proletario oggi, su cui cioè la guerriglia in Europa in primo luogo e
le forze rivoluzionarie da tempo già si confrontavano.
Con l'iniziativa Lando Conti le BR precisano anche l'analisi sulla fase dell'imperialismo,
definiscono l'area geopolitica europea-mediorientale-mediterranea come area
di massima crisi del mondo, che per le sue caratteristiche storiche e politiche
può essere il possibile detonatore di un conflitto allargato. Per altro
verso si misurano con la proposta del Fronte Combattente Antimperialista contribuendo
alla sua costruzione con un apporto fattivo definendo il proprio specifico punto
di vista riguardo al Fronte come politica di alleanze contro il nemico comune
da praticarsi, nell'attacco all'imperialismo, sia con la guerriglia in Europa
che con le forze rivoluzionarie della regione mediterranea-mediorientale.
La promozione del Fronte Combattente Antimperialista marcia, per le BR, in unità
programmatica con l'attacco al cuore dello Stato che in questa fase politica
è rappresentato dalle politiche di riadeguamento dello Stato che in parte
già contengono i presupposti per cambiamenti decisivi nel quadro complessivo
delle relazioni politiche e sociali tra le classi e nelle forme di potere che
vogliono essere istituite.
Nelle modalità con cui nel paese si stanno maturando i passaggi verso
la Seconda Repubblica, al cui interno la stabilità cerca di imporsi avvalendosi,
nel governo delle contraddizioni di classe, di politiche marcatamente coercitive
e di risposte repressive, quali termini più evidenti della loro natura
antiproletaria e controrivoluzionaria, si esprime al massimo grado l'instabilità
critica dei reali equilibri nel paese, dove l'impronta data dagli strumenti
messi in campo per rafforzare lo Stato, e la forma che viene ad assumere in
un paese a capitalismo avanzato quale è l'Italia, mette a nudo la debolezza
storica su cui poggia il dominio della borghesia imperialista italiana, che
scaturisce dalle condizioni politiche generali di uno scontro di classe storicamente
in grado di esprimersi ai più alti livelli e di porre costantemente l'ipoteca
del risvolto proletario e rivoluzionario alla crisi dell'imperialismo.
Dentro ai caratteri attuali dello scontro di classe nel nostro paese è
più che mai attuale lo sviluppo necessario e possibile dell'ag-gregazione
ed organizzazione delle istanze più avanzate che esprime l'autonomia
di classe, sul terreno della lotta armata. Un processo questo che si è
configurato da oltre 20 anni come il solo in grado di ricomporre, unificare
e far avanzare il processo di lotta ed organizzazione delle avanguardie proletarie
sul terreno del potere, nella necessaria dialettica guerriglia-autonomia di
classe quale naturale terreno di sviluppo di quest'ultima, così come
si è andato definendo in tutto il corso dello scontro rivoluzionario.
È la dinamica complessiva attacco/distruzione, costruzione/nuovo attacco
che consente di organizzare le forze sul terreno della Lotta Armata, costruendo
i passaggi dello sviluppo della guerra di classe, uno sviluppo organizzato e
diretto dalle BR a partire dalla concretizzazione dei suoi termini di programma
e cioè: attacco allo Stato, alle sue politiche dominanti che lo oppongono
alla classe nella congiuntura; attacco all'imperialismo, ai suoi progetti centrali,
promuovendo in questo il rafforzamento del Fronte Combattente Antimperialista.
Per concludere, come militanti delle BR e militanti rivoluzionari prigionieri
dichiariamo di non riconoscere nessuna legittimità a questo tribunale
a processarci, consapevoli come siamo che questo processo è solo un momento,
seppure particolare, del più generale rapporto tra rivoluzione e controrivoluzione
che vive fuori da quest'aula, nello scontro di classe, riproducendosi pure qui
dentro nei suoi stessi riti formali il rapporto di guerra esistente tra la guerriglia
e lo Stato.
È d'altra parte impossibile processare lo scontro rivoluzionario, al
contrario la legittimità politica e storica del proletariato a prendere
il potere tramite l'unica strategia possibile, quella della lotta armata, mette
costantemente sotto accusa la barbarie del dominio della borghesia imperialista
e dello Stato che la rappresenta, che offre solamente crisi e guerra. Dei nostri
atti politici come della nostra militanza rispondiamo solo alle BR e con esse
al proletariato di cui sono l'avanguardia rivoluzionaria.
Per noi e meglio di noi parla la guerriglia in attività, le BR.
Non intendiamo presenziare alla lettura della sentenza.
Firenze, 21 maggio 1992
I militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente:
Maria Cappello, Antonino Fosso, Michele Mazzei, Fabio Ravalli. I militanti rivoluzionari:
Daniele Bencini, Marco Venturini