Biblioteca Multimediale Marxista
Come militanti delle BR-PCC e militanti rivoluzionari prigionieri, esprimiamo
la nostra piena adesione all'iniziativa combattente portata dalla Rote Armee
Fraktion contro Detlev Rohwedder dirigente responsabile della Treuhandanstalt.
Questa gigantesca istituzione economico-politica svolge un ruolo di primo piano
nell'operazione di penetrazione del capitale finanziario occidentale nell'Est
della Germania, di "colonizzazione" e svendita della sua capacità
produttiva, di "ristrutturazione" del suo tessuto economico-industriale
secondo le leggi e le regole dell'imperialismo. E se da una parte ciò
si traduce in un attacco su tutti i piani, economico e politico, alla classe
operaia e al proletariato di questa "Germania di seconda categoria",
dall'altra parte l'indirizzo espressamente dato alle scorribande speculative
e altamente profittevoli dei capitali occidentali accelera la formazione e il
rafforzamento delle aggregazioni monopolistiche (tedesche ed intereuropee) e
spinge in avanti il processo di coesione/formazione economica e politica dell'Europa
Occidentale, rafforzando in essa il ruolo della Germania, punta di lancia del
dinamismo europeo in questa fase.
L'attuale fase economica di crisi/recessione sempre più acuta, l'accumularsi
delle contraddizioni che è venuto maturando in questi anni di "reaganomics",
di economia drogata, di effimero boom dei profitti e reale deindustrializzazione,
rende sempre più necessario e urgente stringere i paesi della catena
ad un maggior compattamento e responsabilizzazione, sia sul piano economico
che politico e militare, nell'obiettivo strategico di rafforzare l'imperialismo
e puntare alla ridefinizione degli equilibri sanciti nel dopoguerra tra Est
e Ovest.
Su questo processo complesso e contraddittorio la "grande" Germania
svolge un ruolo preminente, forzando e pilotando nelle tappe successive dell'integrazione
europea. Il maggior peso economico e politico, acquisito a partire dalla "riunificazione"
e nel procedere delle operazioni di assorbimento/saccheggio della ex-RDT, le
consente di gravare ulteriormente sui termini concreti dell'avanzamento della
coesione/formazione dell'Europa Occidentale; di svolgere con più forza
un ruolo d'indirizzo politico in funzione degli interessi e necessità
del grande capitale finanziario e industriale; di spingere verso un livello
più alto di coordinamento e armonizzazione delle politiche economiche
tutti i paesi del blocco imperialista; di dirigere i flussi finanziari e controllare
le fusioni tre i grandi monopoli europei così come l'andamento dei mercati;
di pilotare gli investimenti destinati ai paesi dell'Est, URSS in testa, con
tutto quello che ciò comporta in termini di pressioni politiche; di ricucire
in ultima istanza verso l'interesse generale della catena gli strappi provocati
dalle forti spinte contraddittorie della sempre più feroce concorrenza
intermonopolistica. Una complessità di interventi che si traducono, tra
l'altro, in una maggior centralità tedesca (rispetto ai suoi partners
europei) nell'operare sull'asse degli equilibri Est/Ovest. Infatti se le dinamiche
che coinvolgono la ex-RDT si affermano a fronte di un quadro di instabilità
e modificazione dei rapporti di forza sulla direttrice Est/Ovest, di cui sono
un'espressione concreta, al tempo stesso premono sugli equilibri esistenti forzando
sul piano economico e politico.
Lo schieramento degli interessi imperialisti che si afferma via via dal collimare
dei reciproci interessi chiarisce come il ruolo dell'Europa Occidentale, e in
essa della Germania, non si colloca in antagonismo con le finalità degli
Stati Uniti ma al contrario entrambe concorrono ad avvicinare lo stesso obiettivo:
la rottura del vecchio assetto post-bellico per la sua ridefinizione mondiale.
Un processo che avanza nel quadro della tendenza alla guerra. Al di là
delle campagne demagogiche di "disarmo e distensione", sono i reali
processi di riarmo e aggressione che segnano le tappe del procedere della tendenza
alla guerra, di cui un passaggio essenziale è stato segnato con l'attacco
imperialista contro l'Irak. Questa guerra di aggressione, e la conseguente presenza
militare massiccia e diretta dell'imperialismo, ha determinato la rottura dei
precedenti equilibri politici nell'area, ratificando e imponendo rapporti di
forza più favorevoli al blocco occidentale nell'ambito della contraddizione
Est/Ovest, rapporti di forza mutati che hanno informato di riflesso il piano
di contraddizione Nord/Sud: in questo l'Europa Occidentale è coinvolta
per assumere in pieno il ruolo attivo che le è proprio in un'area geopolitica
che è sua naturale zona d'influenza.
Al tempo stesso questa guerra ha affermato a un livello superiore l'interesse
generale della catena assestando una maggiore coesione/compattamento dell'insieme
del sistema integrato e gerarchico a dominanza USA a fronte delle attuali necessità
dettate dallo sviluppo/crisi dell'imperialismo. E' dunque chiaro come anche
questo livello d'intervento nell'area incida sulla contraddizione proletariato/borghesia
sul piano internazionale. Ma la "pax" forcaiola auspicata dall'imperialismo
è ben lungi dall'esser realizzata, e l'occidente ha messo a nudo agli
occhi dei rivoluzionari e degli sfruttati di tutto il mondo la sua debolezza
strategica, la sua natura di "tigre di carta".
Infatti la determinazione rivoluzionaria del popolo palestinese, la resistenza
e l'antagonismo opposte dal popolo arabo in generale, la vitalità e l'incisività
espresse dalla guerriglia, in Medio Oriente come nel centro imperialista, dimostrano
nei fatti che è possibile resistere, è possibile combattere, è
possibile vincere. Ma non solo. Dimostrano anche che esiste un alto livello
reale di unità oggettiva tra i diversi processi rivoluzionari del centro
e della periferia. In questo la necessità e la possibilità di
lavorare per costruire e rafforzare il Fronte Combattente Antimperialista si
afferma in tutta la sua concretezza.
L'obiettivo di attaccare l'imperialismo nelle sue politiche centrali per indebolirlo
e ridimensionarlo nell'area geopolitica Europa-Mediterraneo-Medio Oriente trova,
in questa politica di alleanze, il suo livello più alto di realizzazione
superando una concezione solidaristica dell'antimperialismo e ridefinendo in
termini attuali la teoria/prassi leninista dell'internazionalismo proletario.
Costruire la forza politica e pratica per portare attacchi coscienti e mirati
al potere imperialista è un percorso concreto che ha visto e vede la
nostra Organizzazione attivamente impegnata a stringere, attraverso passaggi
successivi concreti, l'unità realizzabile nell'attacco pratico con tutte
le forze rivoluzionarie che nell'area combattono l'imperialismo. A partire dalla
consapevolezza che le differenze storiche, di sviluppo e di impianto politico
delle singole Organizzazioni, le differenze secondarie di analisi non possono
essere di ostacolo alla necessaria unificazione dell'attività antimperialista
delle forze combattenti, le BR-PCC hanno contribuito e contribuiscono alla costruzione/consolidamento
del Fronte Combattente Antimperialista quale termine adeguato ad impattare le
politiche centrali dell'imperialismo. Così facendo viene perseguita soggettivamente
l'unità dialettica da far vivere in offensive comuni, e che già
esiste oggettivamente tra forze e percorsi rivoluzionari sia del centro che
della periferia. Fermo restando che per le BR-PCC l'antimperialismo nella politica
di Fronte è un asse programmatico che vive in dialettica con l'attacco
al cuore dello Stato, primo punto di programma, quest'ultimo, su cui si costruiscono
i termini della guerra di classe di lunga durata.
- Attaccare e disarticolare i progetti di riforma dello Stato.
- Attaccare i progetti imperialisti della coesione politica europea e di "normalizzazione"
dell'area mediorientale.
- Costruire l'unità delle forze combattenti sull'attacco: organizzare
il Fronte.
- Combattere insieme.
- Trasformare la guerra imperialista in guerra di classe rivoluzionaria.
- Onore ai compagni combattenti antimperialisti caduti.
I militanti delle BR-PCC: Simonetta Giorgieri, Carla Vendetti. I militanti rivoluzionari:
Nicola Bortone, Gino Giunti
Parigi, 16 maggio 1991