Biblioteca Multimediale Marxista
Intendiamo ribadire in quest'aula i termini attuali dello scontro di classe
e la vamenza in esso della proposta strategica delle Brigate Rosse. L'evolvere
dei fatti confermano come la contraddizione dominante che oppone la classe allo
Stato continua ad essere il processo di riformulazione dei poteri e degli istituti
dello Stato, anche perché tale processo ha aperto una fase politica nel
paese che, contraria dal risolversi linearmente e pacificamente, trova vasta
resistenza e opposizione nel campo proletario, nonché per altro verso
per l'incalzare delle scadenze poste dal governo dell'economia dall'evoluzione/crisi
dell'imperialsmo, in quanto, quest'ultima ragione, struttrale del riassetto
degli Stati. Due fattori questi da cui dipende la contraddittorietà di
un processo che di riflesso implica mutamenti non certo indolori all'interno
stesso delle forze politiche rappresentanti gli interessi della frazione dominante
di borghesia imperialista; In altri termini, l'attuale momento di transizione
e modifica del quadro istituzionale comportava e comporta come suo corollario
un adeguamento delle forze politiche atte a mediarlo, ovvero l'assunzione da
parte dei partiti di operare la mediazione e funzione del loro ruolo non solo
per i passaggi già effettuati con la riforma della presidenza del consiglio
o del voto segreto, ma soprattutto per quelli da effettuare all'interno di quella
che può palesarsi come una fase evolvente verso la 2a Repubblica e che
passa attraverso lo snodo della riforma elettorale. Il quadro che, riconducendosi
alla 3a fase morotea, dovrebbe preludere all'alternanza quale modello a cui
funzionalizzare l'opposizione istituzionale, è nella realtà un
quadro che, dai governi di coalizione, tende a realizzare una serie di "staffette"
travestite da alternanza col fine di consolidare il regime instauratosi nel
paese svincolando l'esecutivo dalle spinte antagoniste prodotte dallo scontro
di classe, un modello che, opportunamente svuotato dalla collocazione materiale
antiproletaria e controrivoluzioanria, viene presentato come il superamento
della cosiddetta anomalia italiana (preclusione del PCI dalle leve di governo)
con buona pace del "riformismo forte" di Ochetto. E' evidente che
le forze proletrarie che hanno maggior peso, per le loro dinamiche, su questo
terreno sono giocoforza la DC, in quanto serbatoio storico della classe dirigente
che rappresenta la frazione dominante di borghesia imperialista, e il PCI in
quanto rappresentante istituzionale della classe. Il travaglio interno del PCI
nel trovare una sua collocazione nel quadro politico istituzionale è
manifestazione della crisi profonda che attraversa le forze dell'opposizione
istituzionale e che ha origine proprio dalle modifiche apportate dalla controrivoluzione
nella mediazione politica, modifiche che di fatto hanno sottratto a queste forze
gli strumenti attraverso i quali nella fase precedente erano deputati a svolgere
la loro funzione di rappresentanza istituzionale e ammortizzamento delle spinte
conflittuali delle istanze di classe. Le attuali posizioni del PCI, lontano
dal prefigurarlo come polo dell'alternanza, si traducono in "pura garanzia
democratica" ai progetti democristiani a questo modo nello schieramento
borghese. La DC asse principale delle svolte politiche nel paese, nonché
reale gestore del potere sostanziale, gioca una funzione importante nel processo
di adeguamento dei partiti, parallelament ai mutamenti che avvengono nelle cosiddette
democrazie mature. Una necessità ben chiara nella linea demitiana, perciò
sottintesa nel suo progetto politico. Questo progetto avviandosi con prospettive
di ampio respiro deve fare di fondo del progetto, certo ne costituiscono punto
di squilibrio. Contraddizioni solo apprentemente riferibili allo scontro tra
vecchio sistema correntizio espressione della gestione del potere nella fase
precedente e rinnovamento demitiano, che vanno invece riferiti ai passaggi da
effettuare verso quella "democrazia compiuta" tanto decantata dai
politologi e che nella realtà italiana tende ad evolvere verso una forma
di "governo presidenziale" espressione degli specifici caratteri della
democrazia rappresentativa in Italia. Questo perché attualmente l'alternanza
non trova terreno materiale di praticabilità dovuta al fatto che "i
modelli" che si formano sono il prodotto degli equilibri generali politici
e di forza fra classe e Stato, e solo secondariamente e di riflesso a ciò,
riferiti all'ambito interborghese. Tra questa trendenza e la realtà c'è
l'aspro scontro politico e sociale del paese: un proletariato non pacificato
che esprime la vasta resistenza ai costi della crisi della borghesia imperialista
e agli effetti della riforma dei poteri dello Stato, quest'ultima si riflette
infatti sui termini dello scontro nella possibilità per l'esecutivo di
"forzare" sulla mediazione politica come dimostra l'intervento di
autorità in tema di diritto di sciopero e sulle modifiche delle libertà
sindacali. Atti politici e materiali che chiariscono, come nel caso del voto
segreto, in che modo le riforme istituzionali si riversano sulle condizioni
di vita proletarie, modalità che sempre più spesso ricorrono all'uso
dei CC come componente di forza delle trattative accanto ai "più
democratici convegni" fra le parti finalizzati a "normalizzare"
già nella fabbrica la produzione del conflitto.
Tra questa tendenza e la realtà c'è l'attività rivoluzioanria
delle BR di cui rivendichiamo l'apporto fondamentale nell'aver saputo individuare
ed attaccare il progetto politico centrale di rifunzionalizzazione dello Stato,
contribuendo al suo attuale impasse e dimostrando nel contempo la possibilità/necessità
di impattare ed inceppare la tendenza antiproletaria e controrivoluzioanria
di cui è portatore il progetto demitiano, un'iniziativa politica che
collocandosi al punto più alto dello scontro ha promosso in avanti il
processo di ricomposizione e coagulo delle istanze più mature dell'autonomia
di classe sulla lotta armata e lavorare sul duplice piano di ricostruzione e
formazione delle avanguardie di lotta e rivoluzionarie al fine di organizzarle
e disporle adeguatamente nello scontro. Un'iniziativa politica che inserita
nella fase di ricostruzione ha esplicitato sul terreno pratico la sostanza del
riadeguamento complessivo allo scontro. Il rilancio che le Brigate Rosse hanno
operato in questi anni di Ritirata Strategica dei termini complessivi dell'attività
rivoluzionaria, le prospettive politiche che questo ha aperto sia sul terreno
del rapporto classe/Stato, sia sul terreno dell'antimperialismo, ha determinato
uno spostamento in avanti del piano di scontro rivoluzionario. Un movimento
consapevolmente prodotto e calibrato dalle Brigate Rosse rispetto ai rapporti
di forza generali fra le classi e al rapporto imperialismo/antimperialismo.
L'elemento di forza di questo rilancio è costituito dal fatto che si
è forgiato all'interno delle condizioni della controrivoluzione degli
anni '80 con delle caratteristiche di maturazione il cui portato politico si
è reso subito tangibile nel dispiegamento pratico dell'attività
rivoluzionaria per la sua capacità di dialettizzarsi in termini di direzione/organizzazione
con le istanze più mature dell'autonomia di classe, di costituire cioè
il catalizzatore di tutte le componenti rivoluzionarie e proletarie vive del
paese, nel contempo di proporsi sul piano dell'antimperialismo come forza rivoluzionaria
autorevole non solo per il contributo già operato su questo terreno,
ma soprattutto per il contributo al rafforzamento/consolidamento della politica
del Fronte Combattente Antimperialista. Questo dato politico centrale nella
dialettica rivoluzione/controrivoluzione che ha posto lo Stato a ridefinire
contromisure per contrastare il dato politico della proposta elle Brigate Rosse
sul campo proletario, più precisamente misure che fossero in grado di
"gravare" e divaricare il terreno delle aspettative che si sono create
nell'ambito operaio e proletario. All'interno di questo quadro si può
comprendere perché la direzione dell'antiguerriglia sia stata assunta
dai servizi segreti e diretamente orientata dall'esecutivo; l'autobomba di Milano,
gli episodi minori ad essa collegati, l'"affare" del vicedirettore
di Rebibbia chiariscono il riferimento apertamente terroristico dello Stato
nei confronti del campo proletario, un recupero dei vecchi strumenti riaggiornati
però alla funzione svolta dalla guerriglia, nella dialettica dello scontro
fra le classi, iniziative di deterrenza che hanno il fine immediato di "raffreddare
queste aspettative" e, come secondo momento, la velleità di contrastare
gli effetti prodotti e le prospettive politiche concrete messe in campo. Tali
iniziative caratterizzano l'antiguerriglia nel duplice piano di intervento:
la guerriglia e il suo referente di classe, ovvero il rovesciamento degli attacchi
alla guerriglia nelle condizioni politiche/generali dello scontro. Un'attività
che avvalendosi della cattura di alcuni miltanti, intende rilanciare su base
di forza il logoro copione della soluzione politica in cui l'appello alla cessazione
delle ostilità è ratificato dagli esperti dei servizi segreti.
Una fattiva collaborazione volta, in termini politici, a ricondurre la questione
della lotta armata a questione di prigionieri, a questione di reduci; una immagine
questa che lo Stato cerca di accreditare anche attraverso la gestione della
"storia delle Brigate Rosse" e del processo di insurrezione utilizzando
allo scopo le diverse sfumature della collaborazione e defezioni lì presenti,
che, a buon diritto, caratterizzano tale processo come processo antiguerriglia
e che lo Stato si incarica di sponsorizzare allo scopo di contrastare le Brigate
Rosse e la realtà dello scontro rivoluzionario per l'impossibilità
di inficiare e mettere in discussione la praticabilità e validità
della proposta rivoluzionaria. Un fatto questo dimostrato dalla capacità
di riprodursi e riadeguarsi nelle condizioni più dure dello scontro riaffermando
in ciò l'efficacia della strategia della lotta armata quale alternativa
politica alla crisi della borghesia imperialista.
Attaccare e disarticolare il progetto antiproletario e controrivoluzionario
demitiano di riforma dello Stato.
Attaccare le linee centrali della coesione politica dell'Europa occidentale,
nello specifico i progetti imperialisti di "normalizzazione" dell'area
mediorientale che passano sulla pelle del popolo palestinese e libanese.
Lavorare alle alleanze necessarie per la costruzione/consolidamento del Fronte
Combattente Antiperialista per indebolire e ridimensionare l'imperialismo nell'area
geo-poitica.
Costruire e organizzare i termini attuali della guerra di classe.
Onore ai compagni Annamaria Ludman, Riccardo Dura, Lorenzo Betassa, Piero Panciarelli
uccisi il 28 marzo in via Fracchia, onore a tutti i rivoluzionari antimperialisti
caduti!
I militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente
- Maria Cappello, Enzo Grilli, Franco Grilli, Flavio Lori, Fausto Marini, Stefano
Minguzzi, Fulvia Matarazzo, Fabio Ravalli - I militanti rivoluzionari - Daniele
Bencini, Cesare Prudente, Carlo Pulcini, Vincenza Vaccaro
Roma, 28 marzo 1989