Biblioteca Multimediale Marxista
[articolo di Pietro Secchia in Rinascita nr.8-9, a.VII, agosto-settembre 1950,
pp.388/390]
"La prima libertà della stampa consiste nel non essere un’industria,
un mestiere"
CARLO MARX
Non da oggi la stampa è un potente strumento di cui si serve la classe
dominante per mantenere la sua dittatura. Il grande capitale non domina solo
con le banche, i monopoli, il potere finanziario, il tribunale e la polizia,
ma con i mezzi quasi illimitati della sua propaganda e della corruzione ideologica.
Mai, però, come oggi, il malcostume della stampa capitalista si è
manifestato in forme così volgari e abiette.
Vi fu un'epoca, agli inizi dell'età moderna, fino alle rivoluzioni del
secolo XVIII in cui, come ebbe a scrivere Lenin, la lotta per la libertà
di stampa ebbe la sua grandezza perché era la parola d'ordine della democrazia
progressiva in lotta contro le monarchie assolute, il feudalesimo e la Chiesa.
Ma nella fase di decadenza del capitalismo la stampa conservatrice e reazionaria
ha perduto ogni senso morale e ogni pudore. Il giornalismo al servizio dei gruppi
imperialisti è una forma corrente di prostituzione.
Il capitalismo in putrefazione ha bisogno per reggersi di mentire continuamente.
La realtà lo accusa: dunque dev'essere falsificata. La fabbrica della
menzogna è diventata arte, tecnica, norma di vita.
Non si deve sottovalutare il pericolo rappresentato
dalla propaganda e dalle menzogne del nemico. La menzogna, anche la più
grossolana riesce sempre, soprattutto quando è insistentemente ripetuta,
a ingannare una parte dell'opinione pubblica. La ripetizione sino all'abbrutimento
su quasi tutti i giornali e alla radio della stessa notizia falsa, riesce quasi
sempre a disorientare, a creare confusione, a falsare il giudizio non solo degli
ingenui, ma anche di molte persone di spirito. Quanti, ad esempio, il 25 giugno
u.s. e dopo, hanno finito per credere che i coreani del nord avessero aggredito
i coreani del sud!
Non l'hanno detto e ripetuto ogni giorno, ogni ora con esasperante monotonia
la radio e il 90 per cento dei giornali? Ciò che è stampato, nero
su bianco, ha sempre agli occhi del grande pubblico un valore di verità.
Questa tecnica della menzogna ereditata dall’hitlerismo e dal fascismo
è applicata e monopolizzata dalla propaganda americana. La stampa è
diventata, nei paesi de] Patto atlantico, un'industria di montaggio coi produzione
standardizzata.
I temi ideologici arrivano dall'America assieme ai carri armati: si tratta della
parte ideologica del piano Marshall. Veramente non so se si possa parlare di
ideologia, giacchè non si tratta mai di argomentazione seria, ma di disinformazione,
di propaganda subdola che non tende a convincere i più intelligenti,
ma che ha lo scopo dichiarato di conquistare la parte più arretrata,
di influire sulla parte meno esperta del pubblico e di soddisfare i gusti più
bassi.
Tutta la “propaganda” organizzata in tutti i paesi capitalisti dall’imperialismo
americano e dalle sue agenzie è un cumulo di menzogne. Basta dare uno
sguardo alla stampa dei vari paesi per accorgersi che gli stessi temi vengono
trattati in Inghilterra, in Francia, in Italia, in Belgio, con le stesse parole
d'ordine, gli stessi slogan vengono lanciati dappertutto contemporaneamente.
Ultima e più recente, la crociata della verità è stata
iniziata da Truman e condotta per suo ordine in tutti i paesi alleati dal Patto
atlantico. In Italia come in Inghilterra, come in Francia viene condotta la
stessa campagna, sugli stessi temi, nella stessa forma, con gli stessi argomenti,
con eguali parole: quinte colonne, traditori della patria, ecc. ecc. Gli scioperi
vengono presentati come sabotaggio, le lotte sociali come complotti, l'opposizione
alla politica di guerra come tradimento.
I temi trattati in questi anni dalla stampa americanizzata sia in Francia che
in Italia, sono principalmente i seguenti:
1) La riabilitazione in Francia dei collaborazionisti, degli uomini di Petain
e di Vichy, e in Italia dei vecchi gerarchi fascisti e anche dei fascisti repubblichini;
l'apologia delle imprese e dell'assoluzione di Borghese, di Graziani e degli
altri eroi del tradimento e della disfatta.
2) La sistematica diffamazione della Resistenza. Si falsifica la storia della
guerra di liberazione nazionale; si vuol far dimenticare che la classe operaia,
i lavoratori sono stati la forza motrice e decisiva della Resistenza e della
guerra partigiana; che i partiti comunisti sono stati alla testa di quella lotta,
l'hanno diretta e organizzata, hanno inviato al combattimento contro lo straniero,
per la libertà della patria, le loro forze migliori; si tenta di insinuare,
con l’orchestrazione di insistenti campagne, che la guerra di liberazione
è stata condotta in Francia dai gaullisti, e in Italia dai conservatori
borghesi, dai ‘democristiani’ e si presentano i comunisti come delinquenti
che hanno cercato di approfittare della lotta per scopi criminali.
3) La diffamazione e la lotta contro i partiti comunisti, condotta quotidianamente
in modo sempre più bestiale.
4) La diffamazione sistematica dell’Unione Sovietica.
Quest’ultimo è il tema centrale. Su di esso la stampa americana
e filoamericana ritorna continuamente negli articoli, nel notiziario, nell’informazione
falsa, nel commento tendenzioso.
Lo scopo è evidente. L’imperialismo americano prepara la guerra
contro l’Unione Sovietica e contro i paesi a democrazia popolare. La campagna
ideologica e propagandistica ha quindi soprattutto per obiettivo l’Unione
Sovietica.
A dire il vero dal 1917 ad oggi la campagna di calunnie e diffamazione contro
l’Unione Sovietica non è mai cessata un istante. Nessun paese del
mondo è mai stato sottoposto ad un attacco denigratorio di questa durata.
La fabbrica delle invenzioni non è mai in crisi. La stessa merce, le
stesse menzogne vengono rimesse in circolazione con esasperante monotonia. Gli
stessi argomenti ritornano, abbandonati oggi sono ripresi domani. Vi sono alcune
idee fisse alle quali la propaganda del dollaro ritorna senza posa: l’aggressività
dell’URSS, l’assenza di democrazia, di partiti, di libertà.
Ma queste idee fisse sono ogni giorno accompagnate da un cumulo di notizie false,
di testimonianze inventate, di interpretazioni tendenziose.
L'antisovietismo e l'anticomunismo sono stati i mezzi più efficaci impiegati
da Hitler e Mussolini per ingannare i loro avversari, ubriacare l'opinione pubblica
e creare una psicosi di guerra.
Non è sempre facile per il grande pubblico comprendere che cosa si cela
di falso e di tendenzioso dietro a certe notizie. I fatti s'incaricano poi di
ristabilire la verità, ma occorre del tempo e spesso è necessaria
una dura esperienza. Quanti prima del 1941 in Italia e negli altri paesi erano
convinti che l'Esercito Rosso era tecnicamente arretrato e mal equipaggiato,
guidato di capi ignoranti, tenuto assieme solo da una disciplina terroristica,
incapace di tener testa ai grandi eserciti moderni! Persino Hitler e Mussolini
finirono col credere alle menzogne da essi stessi fabbricate: pensarono seriamente
alla conquista di Mosca e dell'intiera Russia.
Oggi non è più possibile far credere che l'esercito sovietico
è un'accozzaglia di pezzenti e la propaganda
antisovietica ha rettificato il tiro. I giornali del Patto atlantico ripetono
a sazietà che l'esercito sovietico è una forza immensa, terribile,
fanatizzata, pronta a lanciarsi, ad un segnale di Stalin e con l'aiuto delle
quinte colonne, alla conquista dell'Occidente e che i cosiddetti “popoli
liberi” devono stringersi in un patto di difesa sotto la paterna protezione
degli Stati Uniti.
Nel campo dell'azione ideologica e propagandistica gli imperialisti americani
agiscono in Italia direttamente e indirettamente senza risparmio di mezzi :
direttamente con l'invio in Italia di una abbondante letteratura che va dal
quotidiano, al settimanale a rotocalco, al romanzo a fumetti, ai giornaletti
per fanciulli, alle edizioni italiane del Reader Digest, del Life, del New Week,
del Time, ecc.; indirettamente col progressivo accaparramento, pel tramite del
partito clericale dominante, di tutta la stampa italiana.
Milioni di italiani che ogni giorno leggono Il Messaggero, Il Corriere della
Sera, Il Giornale d’Italia, La Stampa, Il Tempo, ecc., ignorano che tutte
le notizie provenienti dal mondo intiero e pubblicate su questi giornali vengono
cucinate nelle cucine di Hearst e degli altri agenti dell’imperialismo
americano.
Attualmente si pubblicano in Italia 105 quotidiani dei quali 50 di partito o
cosiddetti politici e il rimanente chiamati comunemente “indipendenti”
o “di informazione” nonostante la loro smaccata faziosità.
Complessivamente questi 105 quotidiani hanno una diffusione giornaliera di tre
milioni di copie, ma i due terzi di essi non superano le 30 mila copie di tiratura.
I quotidiani democratici non sono più di quindici (il più diffuso
di tutti è l’Unità) con una tiratura complessiva di un milione
di copie al giorno. Poiché una copia di giornale, specie nelle classi
popolari, è letta in media da 3-4 persone, si può ragionevolmente
stimare il numero complessivo di lettori quotidiani in 10-12 milioni, concentrati
soprattutto nell’Italia settentrionale. Vi sono ancora, specie nell’Italia
meridionale, molti comuni dove non arriva alcun giornale, o dove arriva solo
un giornale reazionario.
Per quanto riguarda la diffusione dei giornali comunisti e democratici il grafico
segue la stessa linea discendente dal Nord al Sud, anzi la curva si abbassa
ancora di più perché nell'Italia meridionale e nelle isole sono
più diffusi i giornali democristiani e di destra che non quelli democratici.
Però, se la tiratura dei quotidiani comunisti e democratici corrisponde
ad un terzo della tiratura complessiva di tutti i quotidiani, il numero dei
loro lettori è proporzionalmente superiore a quello dei giornali di destra
e si può calcolare corrisponda non ad un terzo ma al 40-45 per cento
del numero totale dei lettori.
Nel campo dei settimanali il rapporto è assai più sfavorevole
per la stampa democratica, perchè oltre a 150 settimanali politici, l'avversario
dispone di una fitta rete di giornaletti parrocchiali nonchè di numerosi
settimanali a rotocalco che vanno dall’Europeo, ad Oggi, all’Elefante,
alla Settimana Incom e via via sino alla Domenica del Corriere, alla Tribuna
Illustrata e simili, molti dei quali a grande tiratura. Per contro il solo settimanale
democratico a grande tiratura è oggi Vie Nuove.
Subito dopo la liberazione la situazione era molto più favorevole per
la stampa domocratica, ma progressivamente il grande capitale italiano e americano,
per mezzo del partito dominante, delle banche e di alcune imprese editoriali
è venuto impossessandosi della grande maggioranza dei giornali decidendo
della loro vita e della loro morte.
Il Corriere della Sera è tornato ai Crespi, Il Messaggero di Roma e Il
Secolo XIX appartengono ai Fratelli Perrone, Il Tempo ad Angiolillo ed a Campilli,
Il Giornale d’Italia alla Banca dell’Agricoltura e al conte Armenise,
La Stampa alla Fiat, Il Risorgimento, Il Roma e Il Mattino di Napoli all’armatore
Lauro e al Banco di Napoli, la Gazzetta del popolo alla società Idroelettrica
piemonte, Il Corriere Lombardo all’industriale Cella, Il Gazzettino di
Venezia già del conte Volpi di Misurata, al senatore Mentasti e così
via.
La libertà di stampa sancita dall’art.21 della Costituzione, tende
così a diventare una beffa. Quale libertà di stampa vi può
essere in un paese dove la grande maggioranza dei giornali sono proprietà
monopolistica del partito clericale, del Vaticano e dei grandi industriali dei
quali esprimono la politica e gli interessi?
Che cosa fare? Noi non possiamo certamente proporci di battere la stampa del
Vaticano e dell’America in una gara per l’acquisto di nuovi giornali,
di tipografie, ecc.. Saremmo sconfitti in partenza. Ma i dati in nostro possesso
ed i pochi più sopra esposti testimoniano che possiamo e dobbiamo battere
la stampa reazionaria, clericale e guerrafondaia sul terreno della diffusione.
Le sperequazioni che si riscontrano nella diffusione della stampa democratica
anche tra province che hanno caratteristiche analoghe - eguale livello politico
e culturale, eguale forza del movimento operaio e democratico -–dimostrano
che un maggiore sforzo organizzativo può dare risultati considerevoli.
I difetti che ogni giorno rileviamo in questo campo, sono dovuti alla sottovalutazione
della grande importanza che ha la stampa comunista e democratica in tutte le
lotte della classe operaia, dei lavoratori e del popolo italiano soprat-tutto
nella situazione attuale. Ad esempio, milioni di lavoratori si sentono impegnati
a lottare contro il trasporto del materiale da guerra, ma non si preoccupano
di frenare la circolazione e la diffusione del materiale ideologico che prepara
la guerra e nessuna campagna sistematica viene condotta contro la stampa dei
guerrafondai e dei reazionari; non lavorano ancora con tutto l'im-pegno necessario
per diffondere più largamente la stampa comunista, socialista e democratica,
per farla rientrare in tutti gli ambienti sociali, per immettere nell'ambiente
avvelenato dalla politica clerico-americana l'aria fresca della nostra concezione
della vita.
“La diffusione del giornale comincerebbe di per sé a creare un
legame effettivo. Il lavoro organizzativo acquisterebbe un’ampiezza cento
volte maggiore e i successi ottenuti in un luogo incoraggerebbero a perfezionare
continuamente il lavoro, inciterebbero i militanti di altre regioni del paese
ad approfittare dell’esperienza. Il lavoro locale migliorerebbe infinitamente
in ampiezza ed in varietà”. (Lenin, Che fare?).
Questi insegnamenti di Lenin sulla funzione del giornale non solo come agitatore
e propagandista collettivo, ma anche come organizzatore collettivo sono sempre
attuali e validi soprattutto per le organizzazioni dell’Italia meridionale,
per un certo numero di quelle del Veneto e del Piemonte, poiché la funzione
dell’Unità e della stampa comunista e democratica in generale non
è solo di far conoscere la verità, ma di dirigere politicamente
e ideologicamente le grandi masse della popolazione. I giornali comunisti devono
essere sempre più un mezzo effettivo di direzione del partito e delle
masse nelle lotte del lavoro e nelle lotte politiche per la pace e per l’avvenire
del Paese, uno strumento di organizzazione e di applicazione della linea politica
del partito, di educazione dei compagni e dei lavoratori.
La preparazione dei quadri dirigenti del partito e delle organizzazioni di massa
è un problema essenziale per il partito e per le forze democratiche,
e questo problema non può essere risolto senza l’ausilio della
nostra stampa.
I compiti della nostra stampa nel campo dell’educazione sono anzi oggi
più complessi di ieri perché il livello politico dei compagni
e dei lavoratori è più elevato che in passato. Il giornale comunista
deve perciò distinguersi non solo per la passione che lo anima, ma per
il suo alto livello educativo.
Dobbiamo dunque migliorare la stampa del partito, renderla più interessante
per tutti gli strati della popolazione, per tutte le famiglie, per gli uomini
e le donne di tutte le età, e di tutte le condizioni, dall’operaio
all’ingegnere, dal contadino e dal bracciante, all’artista e allo
scienziato, eliminare ogni residuo di settarismo.
Non si tratta solo di risolvere un problema di diffusione e di organizzazione,
per quanto questi problemi siano oggi essenziali. Si tratta anche di migliorare
i giornali democratici. E la critica è l’arme più efficiente
non solo per smantellare le menzogne e le argomentazioni dell’avversario,
ma anche per mettere a nudo e correggere i difetti del nostro lavoro.
PIETRO SECCHIA