Biblioteca Multimediale Marxista
Albino Albico
Di anni 24 - operaio fonditore - nato a Milano il 24 novembre 1919 -. Prima
dell'8 settembre 1943 svolge propaganda e diffonde stampa antifascista - dopo
tale data è uno degli organizzatori del GAP, 113a Brigata Garibaldi,
di Baggio (Milano), del quale diventa comandante -. Arrestato il 28 agosto 1944
da militi della "Muti", nella casa di un compagno, in seguito a delazione
di un collaborazionista infiltratosi nel gruppo partigiano - tradotto nella
sede della "Muti" in Via Rovello a Milano - torturato - sommariamente
processato -. Fucilato lo stesso 28 agosto 1944, contro il muro di Via Tibaldi
26 a Milano, con Giovanni Aliffi, Bruno Clapiz e Maurizio Del Sale.
Carissimi, mamma, papà, fratello sorella e compagni tutti,
mi trovo senz'altro a breve distanza dall'esecuzione. Mi sento però calmo
e muoio sereno e con l'animo tranquillo. Contento di morire per la nostra causa:
il comunismo e per la nostra cara e bella Italia.
Il sole risplenderà su noi "domani" perché TUTTI riconosceranno
che nulla di male abbiamo fatto noi.
Voi siate forti come lo sono io e non disperate.
Voglio che voi siate fieri ed orgogliosi del vostro Albuni che sempre vi ha
voluto bene.
Armando Amprino (Armando)
Di anni 20 - meccanico - nato a Coazze (Torino) il 24 maggio 1925 -. Partigiano
della Brigata " Lullo Mongada ", Divisione Autononia " Sergio
De Vitis ", partecipa agli scontri del maggio 1944 nella Valle di Susa
e a numerosi colpi di mano in zona Avigliana (Torino) -. Catturato nel dicembre
1944 da pattuglia RAU (Reparto Arditi Ufficiali), alla Barriera di Milano in
Torino - tradotto alle Carceri Nuove di Torino Processato dal Tribunale Co.Gu.
(Contro Guerriglia) di Torino Fucilato il 22 dicembre 1944, al Poligono Nazionale
del Martinetto in Torino da plotone di militi della GNR, con Candido Dovis.
Dal Carcere, 22 dicembre 1944
Carissimi genitori, parenti e amici tutti,
devo comunicarvi una brutta notizia. Io e Candido, tutt'e due, siamo stati condannati
a morte. Fatevi coraggio, noi siamo innocenti. Ci hanno condannati solo perché
siamo partigiani. Io sono sempre vicino a voi.
Dopo tante vitacce, in montagna, dover morir cosí... Ma, in Paradiso,
sarò vicino a mio fratello, con la nonna, e pregherò per tutti
voi. Vi sarò sempre vicino, vicino a te, caro papà, vicino a te,
mammina.
Vado alla morte tranquillo assistito dal Cappellano delle Carceri che, a momenti,
deve portarmi la Comunione. Andate poi da lui, vi dirà dove mi avranno
seppellito. Pregate per me. Vi chiedo perdono, se vi ho dato dei dispiaceri.
Dietro il quadro della Madonna, nella mia stanza, troverete un po' di denaro.
Prendetelo e fate dire una Messa per me. la mia roba, datela ai poveri del paese.
Salutatemi il Parroco ed il Teologo, e dite loro che preghino per me. Voi fatevi
coraggio. Non mettetevi in pena per me. Sono in Cielo e pregherò per
voi. Termino con mandarvi tanti baci e tanti auguri di buon Natale. Io lo passerò
in Cielo. Arrivederci in Paradiso.
Vostro figlio Armando
Viva l'Italia! Viva gli Alpini!
Franco Balbis (Francis)
Di anni 32 - uffìciale in Servizio Permanente Effettivo - nato a Torino
il 16 ottobre 1911 - Capitano di Artiglieria in Servizio di Stato Maggiore,
combattente a Ain El Gazala, El Alamein ed in Croazia, decorato di Medaglia
d'Argento, di Medaglia di Bronzo e di Croce di Guerra di 1a Classe - all'indomani
dell'8 settembre 1943 entra nel movimento clandestino di Torino - è designato
a far parte del 1° Comitato Militare Regionale Piemontese con compiti organizzativi
e di collegamento -. Arrestato il 31 marzo I944, da elementi della Federazione
dei Fasci Repubblicani di Torino, mentre partecipa ad una riunione del CMRP
nella sacrestia di San Giovanni in Torino -. Processato nei giorni 2-3 aprile
1944, insieme ai membri del CMRP, dal Tribunale Speciale per la Difesa dello
Stato -. Fucilato il 5 aprile 1944 al Poligono Nazionale del Martinetto in Torino,
da plotone di militi della GNR, con Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo
Bracciní, Errico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano e Giuseppe
Perotti -. Medaglia d'Oro e Medaglia d'Argento al Valor Militare.
Torino, 5 aprile 1944
La Divina Provvidenza non ha concesso che io offrissi all'Italia sui campi d'Africa
quella vita che ho dedicato alla Patria il giorno in cui vestii per la prima
volta il grigioverde. Iddio mi permette oggi di dare l'olocausto supremo di
tutto me stesso all'Italia nostra ed io ne sono lieto, orgoglioso e felice!
Possa il mio sangue servire per ricostruire l'unità italiana e per riportare
la nostra Terra ad essere onorata e stimata nel mondo intero. Lascio nello strazio
e nella tragedia dell'ora presente i miei Genitori, da cui ho imparato come
si vive, si combatte e si muore; li raccomando alla bontà di tutti quelli
che in terra mi hanno voluto bene. Desidero che vengano annualmente celebrate,
in una chiesa delle colline torinesi due messe: una il 4 dicembre anniversario
della battaglia di Ain el Gazala; l'altra il 9 novembre, anniversario della
battaglia di El Alamein; e siano dedicate e celebrate per tutti i miei Compagni
d'armi, che in terra d'Africa hanno dato la vita per la nostra indimenticabile
Italia. Prego i miei di non voler portare il lutto per la mia morte; quando
si è dato un figlio alla Patria, comunque esso venga offerto, non lo
si deve ricordare col segno della sventura. Con la coscienza sicura d'aver sempre
voluto servire il mio Paese con lealtà e con onore, mi presento davanti
al plotone d'esecuzione col cuore assolutamente tranquillo e a testa alta.
Possa il mio grido di "Viva l'Italia libera" sovrastare e smorzare
il crepítio dei moschetti che mi daranno la morte; per il bene e per
l'avvenire della nostra Patria e della nostra Bandiera, per le quali muoio felice!
Franco Balbis
Achille Barilatti (Gilberto della Valle)
Di anni 22 - studente in scienze economiche e commerciali - nato a Macerata
il 16 settembre 1921 -. Tenente di complemento di Artiglieria, dopo l'8 settembre
1943 raggiunge Vestignano sulle alture maceratesi, dove nei successivi mesi
si vanno organizzando formazioni partigiane - dal Gruppo " Patrioti Nicolò
" è designato comandante del distaccamento di Montalto -. Catturato
all'alba del 22 marzo 1944, nel corso di un rastrellamento effettuato da tedeschi
e fascisti nella zona di Montalto - mentre 26 dei suoi sono fucilati immediatamente
sul posto e 5 vengono salvati grazie al suo intervento, egli viene trasportato
a Muccia (Macerata) ed interrogato da un ufficiale tedesco ed uno fascista -.
Fucilato senza processo alle ore 18,25 del 23 marzo I944, contro la cinta del
cimitero di Muccía Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Mamma adorata,
quando riceverai la presente sarai già straziata dal dolore. Mamma, muoio
fucilato per la mia idea. Non vergognarti di tuo figlio, ma sii fiera di lui.
Non piangere Mamma, il mio sangue non si verserà invano e l'Italia sarà
di nuovo grande. Da Dita Marasli di Atene potrai avere i particolari sui miei
ultimi giorni.
Addio Mamma, addio Papà, addio Marisa e tutti i miei cari; muoio per
l'Italia. Ricordatevi della donna di cui sopra che tanto ho amata. Ci rivedremo
nella gloria celeste.
Viva l'Italia libera!
Achille
Mario Bettinzoli (Adriano Grossi)
Di anni 22 - perito industriale - nato a Brescia il 21 novembre 1921 - sottotenente
di complemento di Artiglieria - catturato una prima volta nel settembre 1943
per resistenza armata a forze tedesche e condannato a morte, evade dalla cella
ove è stato rinchiuso - rientra a Brescia - si unisce a Giacomo Perlasca
nella organizzazione delle formazioni di Valle Sabbia - ne diventa il více-comandante
ed è comandante della 3' Compagnia preposta alla organizzazione dei campi
di lancio -. Arrestato una seconda volta il 18 gennaio I944 acl opera di fascisti,
in via Moretto a Brescia, mentre con il comandante Perlasca si reca al Comando
Provinciale per riferire sulla situazione della zona -. Processato il 14 febbraio
I944 dal Tribunale Militare tedesco di Brescia, quale organizzatore di bande
armate -. Fucilato il 24 febbraio I944, presso la Caserma del 30° Reggiinento
Artiglieria di Brescia, con Giacomo Perlasca.
Ore 21 del 23.2-1944
Miei carissimi genitori, sorelle, fratello, nonna, zii e cugini,
il Signore ha deciso con i suoi imperscrutabili disegni, che io mi staccassi
da voi tutti quando avrei potuto essere di aiuto alla famiglia.. Sia fatta la
sua volontà santa. Non disperatevi, pregate piuttosto per me affinché
Lo raggiunga presto e per voi affinché possiate sopportare il distacco.
Tutta la vita è una prova, io sono giunto alla fine, ora ci sarà
l'esame, purtroppo ho fatto molto poco di buono: ma almeno muoio cristianamente
e questo deve essere per voi un grande conforto.
Vi chiedo scusa se mi sono messo sulla pericolosa via che mi ha portato alla
morte, senza chiedervi il consenso: ma spero mi perdonerete come il Signore
mi ha perdonato qualche minuto fa per mezzo del suo Ministro.
Domattina prima dell'esecuzione della condanna farò la Santa Comunione
e poi. Ricordatemi ai Rev.Salesiani e ai giovani di A.C. affinché preghino
per me.
Ancora vi esorto a rassegnarvi alla volontà di Dio: che il pensiero della
mia morte preceduta dai SS. Sacramenti vi sia di conforto per sempre.
Immagino già le lagrime di tutti quanti quando leggerete questa mia,
fate che dalle vostre labbra anziché singhiozzi escano preghiere che
mi daranno la salute eterna. Del resto io dall'alto pregherà per voi.
Ora, carissimi, vi saluto per l'ultima volta tutti, vi abbraccio con affetto
filiale e fraterno; questo abbraccio spirituale è superiore alla morte
e ci unisce tutti nel Signore. Pregate!
Vostro per sempre Mario
Paolo Braccini (Verdi)
Di anni 36 - docente universitario - nato a Canepina (Víterbo) il 16
maggio 1907 -- Incaricato della cattedra di zootecnia generale e speciale all'università
di Torino, specializzato nelle ricerche sulla fecondazione artificiale degli
animali presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte e della
Liguria - nel 1931 allontanato dal corso allievi ufficiali per professione di
idee antifasciste - all'indomani dell'8 settembre 1943 abbandona ogni attività
privata ed entra nel movimento clandestino di Torino - è designato a
far parte del I° Comitato Militare Regionale Piemontese quale rappresentante
dei Partito d'Azione - pur essendo braccato dalla polizia fascista, per quattro
mesi dirige l'organizzazione delle formazioni GL -. Arrestato il 31 marzo 1944
da elementi della Federazione dei Fasci Repubblicani di Torino, mentre partecipa
ad una riunione del CMRP nella sacrestia di San Giovanni in Torino -. Processato
nei giorni 2-3 aprile 1944, insieme ai membri del CMRP, dal Tribunale Speciale
per la Difesa dello Stato -. Fucilato il 5 aprile 1944 al Poligono Nazionale
del Martinetto in Torino, da plotone di militi della GNR, Con Franco Baibís
ed altri sei membri del cmrp. - Medaglia d'Oro al Valor Militare.
3 aprile 1944
Gianna, figlia mia adorata,
è la prima ed ultima lettera che ti scrivo e scrivo a te per prima, in
queste ultime ore, perché so che seguito a vivere in te.
Sarò fucilato all'alba per un ideale, per una fede che tu, mia figlia,
un giorno capirai appieno.
Non piangere mai per la mia mancanza, come non ho mai pianto io: il tuo Babbo
non morrà mai. Egli ti guarderà, ti proteggerà ugualmente:
ti vorrà sempre tutto l'infinito bene che ti vuole ora e che ti ha sempre
voluto fin da quando ti sentì vivere nelle viscere di tua Madre. So di
non morire, anche perché la tua Mamma sarà per te anche il tuo
Babbo: quel tuo Babbo al quale vuoi tanto bene, quel tuo Babbo che vuoi tutto
tuo, solo per te e del quale sei tanto gelosa.
Riversa su tua Madre tutto il bene che vuoi a lui: ella ti vorrà anche
tutto il mio bene, ti curerà anche per me, ti coprirà dei miei
baci e delle mie tenerezze. Sapessi quante cose vorrei dirti ma mentre scrivo
il mio pensiero corre, galoppa nel tempo futuro che per te sarà, deve
essere felice. Ma non importa che io ti dica tutto ora, te lo dirò sempre,
di volta in volta, colla bocca di tua Madre nel cui cuore entrerà la
mia anima intera, quando lascierà il mio cuore.
Tua Madre resti sempre per te al di sopra di tutto.
Vai sempre a fronte alta per la morte di tuo Padre.
Antonio Brancati
Di anni 23 - studente - nato a Ispica (Ragusa) il 21 dicembre 1920 -. Allievo
ufficiale di Fanteria, il 1° marzo 1944 entra a far parte del "Gruppo
di Organizzazione" del Comitato Militare di Grosseto, di stanza a Monte
Bottigli sopra Grosseto ~. Catturato il 22 Marzo 1944 sul monte Bottigli, nel
corso di un rastrellamento di forze tedesche e fasciste che lo sorprendono assieme
ad altri dieci compagni nella capanna in cui dormono -. Processato il 22 marzo
1944 nella scuola di Maiano Lavacchio (Grosseto) da tribunale misto tedesco
e fascista -. Fucilato lo stesso 22 marzo 1944, a Maiano Lavacchio, con Mario
Becucci, Rino Cíattini, Silvano Guidoni, Alfiero Grazi, Corrado Matteini,
Emanuele Matteini, Alcide Mignarri, Alvaro Nfinucci, Alfonso Passananti e Attilio
Sforzi.
Carissimi genitori,
non so se mi sarà possibile potervi rivedere, per la qual cosa vi scrivo
questa lettera. Sono stato condannato a morte per non essermi associato a coloro
che vogliono distruggere completamente l'Italia.
Vi giuro di non aver commessa nessuna colpa se non quella di aver voluto più
bene di costoro all'Italia, nostra amabile e martoriata Patria.
Voi potete dire questo sempre a voce alta dinanzi a tutti.
Se muoio, muoio innocente.
Vi prego di perdonarmi se qualche volta vi ho fatto arrabbiare, vi ho disobbedito,
ero allora un ragazzo.
Solo pregate per me il buon Dio. Non prendetevi parecchi pensieri. Fate del
bene ai poveri per la salvezza della mia povera anima. Vi ringrazio per quanto
avete fatto per me e per la mia educazione. Speriamo che Iddio vi dia giusta
ricompensa.
Baciate per me tutti i fratelli: Felice, Costantino, Luigi, Vincenzo e Alberto
e la mia cara fidanzata.
Non affliggetevi e fatevi coraggio, ci sarà chi mi vendicherà.
Ricompensate e ricordatevi finché vivrete di quei signori Matteini per
il bene che mi hanno fatto, per l'amore di madre che hanno avuto nei miei riguardi.
Io vi ho sempre pensato in tutti i momenti della giornata.
Dispiacente tanto se non ci rivedremo su questa terra; ma ci rivedremo lassù,
in un luogo più bello, più giusto e più santo.
Ricordatevi sempre di me.
Un forte bacione
Antonio
Sappiate che il vostro Antonio penserà sempre a voi anche dopo morto
e che vi guarderà dal cielo.
Giordano Cavestro (Mirko)
Di anni 18 - studente di scuola media - nato a Parma il 30 novembre 1925 -.
Nel 1940 dà vita, di sua iniziativa, ad un bollettino antifascista attorno
al quale si mobilitano numerosi militanti - dopo l'8 settembre 1943 lo stesso
nucleo diventa centro organizzativo e propulsore delle prime attività
partigiane nella zona di Parma -. Catturato il 7 aprile 1944 a Montagnana (Parma),
nel corso di un rastrellamento operato da tedeschi e fascisti - tradotto nelle
carceri di Parma -. Processato il 14 aprile 1944 dal Tribunale Militare di Parma
- condannato a morte, quindi graziato condizionalmente e trattenuto come ostaggio
-. Fucilato il 4 maggio 1944 nei pressi di Bardi (Parma), in rappresaglia all'uccisione
di quattro militi, con Raimondo Pelinghelli, Vito Salmi, Nello Venturini ed
Erasmo Venusti.
Parma, 4-5-1944
Cari compagni, ora tocca a noi.
Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza
e la gloria d'Italia.
Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro,
luminosa, grande e bella.
Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di
vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile.
Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così
bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze
così care.
La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.
Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà.
Bruno Frittaion (Attilio)
Di anni 19 - studente - nato a San Daniele del Friuli (Udine) il 13 ottobre
1925 -. Sino dal 1939 si dedica alla costituzione delle prime cellule comuniste
nella zona di San Daniele - studente del III corso di avviamento professionale,
dopo l'8 settembre 1943 abbandona la scuola unendosi alle formazioni partigiane
operanti nella zona prende parte a tutte le azioni del Battaglione "Písacane",
Brigata "Tagliamento", e quindi, con funzioni di vice-commissario
di Distaccamento, dei Battaglione "Silvio Pellíco " -. Catturato
il 15 dicembre 1944 da elementi delle SS italiane, in seguito a delazione, mentre
con il compagno Adriano Carlon si trova nella casa di uno zio a predisporre
i mezzi per una imminente azione - tradotto nelle carceri di Udine - più
volte torturato -. Processato il 22 gennaio 1945 dal Tribunale Militare Territoriale
tedesco di Udine -. Fucilato il 1 febbraio 1945 nei pressi dei cimitero di Tarcento
(Udine), con Adriano Carlon, Angelo Lipponi, Cesare Longo, Elio Marcuz, Giannino
Putto, Calogero Zaffuto e Pietro Zanier.
31 gennaio 1945
Edda
voglio scriverti queste mie ultime, e poche righe. Edda, purtroppo sono le ultime
si, il destino vuole così, spero ti giungano di conforto in tanta triste
sventura.
Edda, mi hanno condannato alla morte, mi uccidono; però uccidono il mio
corpo non l'idea che c'è in me. Muoio, muoio senza alcun rimpianto, anzi
sono orgoglioso di sacrificare la mia vita per una causa, per una giusta causa
e spero che il mio sacrificio non sia vano anzi sia di aiuto nella grande lotta.
Di quella causa che fino a oggi ho servito senza nulla chiedere e sempre sperando
che un giorno ogni sacrificio abbia il suo ricompenso. Per me la migliore ricompensa
era quella di vedere fiorire l'idea che purtroppo per poco ho servito, ma sempre
fedelmente.
Edda il destino ci separa, il destino uccide il nostro amore quell'amore che
io nutrivo per te e che aspettava quel giorno che ci faceva felici per sempre.
Edda, abbi sempre un ricordo di chi ti ha sempre sinceramente amato. Addio a
tutti.
Addio Edda
Franca Lanzone
Di anni 25 - casalinga - nata a Savona il 28 settembre 1919 -. Il 1°ottobre
1943 si unisce alla Brigata "Colombo", Divisione "Gramsci",
svolgendovi attività di informatrice e collegatrice e procurando vettovagliamento
alle formazioni di montagna -. Arrestata la sera del 21 ottobre 1944, nella
propria casa di Savona, da militi delle Brigate Nere - tradotta nella Sede della
Federazione Fascista di Savona -. Fucilata il I° novembre 1944, senza processo,
da plotone fascista, nel fossato della Fortezza ex Priamar di Savona, con Paola
Garelli e altri quattro partigiani.
Caro Mario,
sono le ultime ore della mia vita, ma con questo vado alla morte senza rancore
delle ore vissute.
Ricordati i tuoi doveri verso di me, ti ricorderò sempre
Franca
Cara mamma, perdonami e coraggio. Dio solo farà ciò che la vita
umana non sarà in grado di adempiere. Ti bacio. La tua
Franca
Ugo Machieraldo (Mak)
Di anni 35 - ufficiale in Servizio Permanente Effettivo - nato a Cavaglià
(Vercelli) il 18 luglio 1909 -. Maggiore di Aeronautica Ruolo Navigante, quattro
Medaglie d'Argento al Valor Militare, due proposte di Medaglia d'Argento al
Valor Militare - dall'autunno del 1943 si collega all'attività clandestina
in Milano - nel 1944 si unisce alle formazioni operanti in Valle d'Aosta, dapprincipio
come partigiano semplice, poi come ufficiale di Stato Maggiore della 76' Brigata
Garibaldi operante in Valle d'Aosta e nel Canavese -. Catturato la notte tra
il 29 e il 30 gennaio I945 in località Lace (Ivrea), in seguito a delazione,
da militari tedeschi - incarcerato a Cuorgnè (Torino) -. Processato dal
Comando Militare tedesco di Cuorgnè -. Fucilato il 2 febbraio 1945 contro
la cinta del cimitero di Ivrea, con Riccio Orla e Piero Ottinetti -. Medaglia
d'Oro al Valor Militare.
Mia cara Mary,
compagna ideale della mia vita, questa sarà l'ultima lettera che tu avrai
dal tuo Ugo! Ed io spero che sappia portarti tanto conforto. Il tribunale militare
tedesco di Cuorgnè mi ha condannato a morte mediante fucilazione ed io
attendo con altri due patrioti (Orla Riccio di Borgofranco e Ottinetti Piero
di Ivrea) di passare da un momento all'altro a miglior vita. Sono perfettamente
sereno nell'adempiere il mio dovere verso la Patria, che ho sempre servito da
soldato senza macchia e senza paura, sino in fondo. So che è col sangue
che si fa grande il paese nel quale si è nati, si è vissuti e
si è combattuto. Come soldato io sono sempre stato pronto a questo passo
ed oggi nel mio animo è grande più che mai la forza che mi sorregge
per affrontare con vera dignità l'ultimo mio atto di soldato. Bisogna
che tu, come compagna ideale e meravigliosa del tuo Ugo, sappia come lui sopportare
da sola con la nostra cara Nena il resto della tua vita che porterà il
tuo Ugo nel cuore.
Vado ora a morire ma non posso neanche finire, ti bacio forte forte con Nena,
tuo
Ugo
Rino Mandoli (Sergio Boero)
Di anni 31 - meccanico alla SIAC - nato a Genova il 13 dicembre 1912 -. Dal
1935 membro del Partito Comunista Italiano e diffusore di stampa clandestina
- il 25 aprile 1939 arrestato una prima volta - tradotto alle carceri Marassi
di Genova, poi a Regina Coeli di Roma - condannato dal Tribunale Speciale per
la Difesa dello Stato a otto anni di reclusione - deferito al penitenziario
di Castelfranco Emilia (Modena) -. Rilasciato dopo il 25 luglio 1943 - dopo
l'8 settembre 1943 torna all'attività clandestina - è commissario
politico operante nei dintorni di Genoso di una azione di pattuglia nei pressi
dei Laghi di Lavagnino, è catturato da reparto fascista -. Tradotto nelle
carceri di Alessandria, nei ripetuti interrogatori mantiene il falso nome di
Sergio Boero- trasferito alla Questura di Genova, dove è indentificato,
e quindi alla 4° Sezione delle carceri Marassi-. Fucilato in seguito all'attentato
al Cinema Odeon di Genova, il 19 maggio 1944, nei pressi del Colle del Turchino,
con Valerio Bavassano, altri quindici partigiani e quarantadue prigionieri pollitici-.
Medaglia d'Argento al Valor Militare.
Ai miei cari famigliari e agli amici e compagni tutti,
vada in questa triste ora il mio piú caro saluto e l'augurio migliore
per l'agognato "avvenire". Non piangete e ricordatemi. Questo è
il solo premio a cui ambisco.
Ricordate che l'Italia sarà tanto più grande quanto più
sangue il suo popolo verserà serenamente.
Mandoli Rino
Irma Marchiani (Anty)
Di anni 33 - casalinga - nata a Firenze il 6 febbraio 1911 -. Nei primi mesi
del 1944 è informatrice e staffetta di gruppi partigiani formatisi sull'Appennino
modenese - nella primavera dello stesso anno entra a far parte del Battaglione
" Matteotti ", Brigata " Roveda ", Divisione "Modena"
- partecipa ai combattimenti di Montefiorino - catturata mentre tenta di far
ricoverare in ospedale un partigiano ferito, è seviziata, tradotta nel
campo di concentramento di Corticelli (Bologna), condannata a morte, poi alla
deportazione in Germania - riesce a fuggire - rientra nella sua formazione di
cui è nominata commissario, poi vice-comandante - infermiera, propagandista
e combattente, è fra i protagonisti di numerose azioni nel Modenese,
fra cui quelle di Monte Penna, Bertoceli e Benedello -. L'11 novembre 1944,
mentre con la formazione ridotta senza munizioni tenta di attraversare le linee,
è catturata, con la staffetta "Balilla", da pattuglia tedesca
in perlustrazione e condotta a Rocca Cometa, poi a Pavullo nel Frignano (Modena)
-. Processata il 26 novembre I944, a Pavullo, da ufficiali tedeschi del Comando
di Bologna -. Fucilata alle ore 17 dello stesso 26 novembre 1944, da plotone
tedesco, nei pressi delle carceri di Pavullo, con Renzo Costi, Domenico Guidani
e Gaetano Ruggeri "Balilla") -. Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Sestola, da la "Casa del Tiglio", 1° agosto 1944
Carissimo Piero, mio adorato fratello, la decisione che oggi prendo, ma da tempo
cullata, mi detta che io debba scriverti queste righe. Sono certa mi comprenderai
perché tu sai benissimo di che volontà io sono, faccio, cioè
seguo il mio pensiero, l'ideale che pur un giorno nostro nonno ha sentito, faccio
già parte di una Formazione, e ti dirò che il mio comandante ha
molta stima e fiducia in me. Spero di essere utile, spero di non deludere i
miei superiori. Non ti meraviglia questa mia decisione, vero?
Sono certa sarebbe pure la tua, se troppe cose non ti assillassero. Bene, basta
uno della famiglia e questa sono io. Quando un giorno ricevetti la risposta
a una lettera di Pally che l'invitavo qui, fra l'altro mi rispose "che
diritto ho io di sottrarmi al pericolo comune?" t vero, ma io non stavo
qui per star calma, ma perché questo paesino piace al mio spirito, al
mio cuore. Ora però tutto è triste, gli avvenimenti in corso coprono
anche le cose più belle di un velo triste. Nel mio cuore si è
fatta l'idea (purtroppo non da troppi sentita) che tutti più o meno è
doveroso dare il suo contributo. Questo richiamo è così forte
che lo sento tanto profondamente, che dopo aver messo a posto tutte le mie cose
parto contenta. "Hai nello sguardo qualcosa che mi dice che saprai comandare",
mi ha detto il comandante, "la tua mente dà il massimo affidamento;
donne non mi sarei mai sognato di assumere, ma tu sì". Eppure mi
aveva veduto solo due volte.
Saprò fare il mio dovere, se Iddio mi lascierà il dono della vita
sarò felice, se diversamente non piangere e non piangete per me.
Ti chiedo una cosa sola: non pensarmi come una sorellina cattiva. Sono una creatura
d'azione, il mio spirito ha bisogno di spaziare, ma sono tutti ideali alti e
belli. Tu sai benissimo, caro fratello, certo sotto la mia espressione calma,
quieta forse, si cela un'anima desiderosa di raggiungere qualche cosa, l'immobilità
non è fatta per me, se i lunghi anni trascorsi mi immobilizzarono il
fisico, ma la volontà non si è mai assopita. Dio ha voluto che
fossi più che mai pronta oggi. Pensami, caro Piero, e benedicimi. Ora
vi so tutti in pericolo e del resto è un po' dappertutto. Dunque ti saluto
e ti bacio tanto tanto e ti abbraccio forte.
Tua sorella Paggetto
Ringrazia e saluta Gina.
Prigione di Pavullo, 26.11.1944
Mia adorata Pally, sono gli ultimi istanti della mia vita. Pally adorata ti
dico a te saluta e bacia tutti quelli che mi ricorderanno. Credimi non ho mai
fatto nessuna cosa che potesse offendere il nostro nome. Ho sentito il richiamo
della Patria per la quale ho combattuto, ora sono qui... fra poco non sarò
più, muoio sicura di aver fatto quanto mi era possibile affinché
la libertà trionfasse.
Baci e baci dal tuo e vostro Paggetto
Vorrei essere seppellita a Sestola.
Luigi Mascherpa
Di anni 51 - contrammiraglio - nato a Genova il 16 aprile 1893 Osservatore aeronautico
nella prima guerra mondiale - decorato di Medaglia d'argento al Valor Militare
-. Comandante nel settembre 1943 della base navale di Lero (Egeo), dopo l'armistizio
italiano ne organizza la difesa e assume il comando delle isole dell'Egeo -.
Dopo i massicci bombardamenti aerei tedeschi, iniziati su Lero il 26 settembre
e l'attacco navale tedesco dei 12 novembre successivo, dirige la difesa dell'isola
sino all'esaurimento delle munizioni e alla conseguente resa, avvenuta il 14
novembre 1943 -. Fatto prigioniero dai tedeschi e deportato in Polonia - nel
gennaio 1944 tradotto a Verona nelle carceri Gli Scalzi e, nell'aprile successivo,
a Parma nelle carceri San Francesco - semidistrutte quest'ultime in seguito
a bombardamento aereo e quindi assalite da partigiani che ne liberano i detenuti
politici, rifiuta, con l'ammiraglio Ingo Campioni, di sottrarsi all'imminente
processo -. Processato il 22 maggio 1944 dal Tribunale Speciale di Parma -.
Fucilato il 24 maggio 1944, al poligono di tiro di Parma, con l'ammiraglio Inigo
Campioni Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Frida mia,
sii forte e coraggiosa. Iddio ti proteggerà... Ti abbraccio con tutta
l'anima e con te mia Madre, i miei fratelli, la nonna tutti. Prega per me nelle
tue preghiere come io dall'alto. dove Dio vorrà mettermi, ti seguirò
sempre. Ti lascio un nome intemerato che ha una sola colpa: avere amato la Patria!
Addio, Frida mia, perdonami dei dolori - di tutti i dolori - che ti ho dato
nella vita. Il Padre Abate De Vincentis mi ha assistito fino all'ultimo - ti
dirà di me. Coraggio ancora, Frida mia: Iddio ti farà sopportare
tutto... un ultimo bacio terreno dal tuo
Luigi
Aldo Mei
Di anni 32 - sacerdote - nato a Ruota (Lucca) il 5 marzo 1912 -.Vicario Foraneo
del Vicariato di Monsagrati (Lucca) - aiuta renitenti alla leva e perseguitati
politici - dà ai partigiani assistenza religiosa -. Arrestato il 2 agosto
1944 nella Chiesa di Fiano, ad opera di tedeschi, subito dopo la celebrazione
della Messa - tradotto a Lucca, sotto l'imputazione di avere nascosto nella
propria abitazione un giornalista ebreo-. Fucilato alle ore 22 del 4 agosto
1944, da plotone tedesco, fuori Porta Elisa di Lucca.
4 agosto 1944
Babbo e Mamma,
state tranquilli - sono sereno in quest'ora solenne. In coscienza non ho commesso
delitti: solamente ho amato come mi è stato possibile. Condanna a morte
- I° per aver protetto e nascosto un giovane di cui volevo salva l'anima,
2° per aver amministrato i sacramenti ai partigiani, e cioè aver
fatto il prete. Il terzo motivo non è nobile come i precedenti - aver
nascosto la radio.
Muoio travolto dalla tenebrosa bufera dell'odio io che non ho voluto vivere
che per l'amore! << Deus Charitas est>> e Dio non muore. Non muore
l'Amore! Muoio pregando per coloro stessi che mi uccidono. Ho già sofferto
un poco per loro.....E' l'ora del grande perdono di Dio! Desidero avere misericordia;
per questo abbraccio l'intero mondo rovinato dal peccato - in uno spirituale
abbraccio di misericordia. Che il Signore accetti il sacrificio di questa piccola
insignificante vita in riparazione di tanti peccati - e per la santificazione
dei sacerdoti.
Oh! la santificazione dei sacerdoti. Oggi stesso avrei dovuto celebrare Messa
per questa intenzione - invece di offrire a Gesù - offro me a Lui, perché
faccia tutti santi i suoi ministri, tutti apostoli di carità - e il mio
pensiero va anche ai confratelli del Vicariato, che non ho edificato e aiutato
come avrei dovuto. Gliene domando umilmente perdono. Mi ricordino tutti al Signore.
Sia dato a ciascuno un'offerta di 75 lire per una applicazione di S. Messa a
suffragio della povera anima mia.
Almeno 100 Messe che siano celebrate per riparare eventuali omissioni e manchevolezze
e a suffragio dell'anima mia.
A Basilio - Beppe e loro mogli e figli carissimi - alla Nonna e Argia - alla
zia Annina, Carolina, Livia, Giorgina - Dante, Silvio, Annunziato, ecc., e a
tutti i parenti - a tutti i conoscenti, a tutti i Ruotesi, cosa dirò?
Quello che ho ripetutamente detto ai figli di adozione, i Fianesi. Conservatevi
tutti nella grazia de Signore Gesù Cristo - perché questo solamente
conta quando ci si trova davanti al maestoso passo della morte - e così
tutti vogliamo rivederci e starsene indissolubilmente congiunti nella gioia
vera e perfetta della unione eterna con Dio in cielo.
Non più carta - all'infuori di questa busta - e anche la luce sta per
venir meno. Domani festa della Madonna potrò vederne il volto materno?
Sono indegno di tanta fortuna. Anime buone pregate voi tutte perché mi
sia concessa presto - prestissimo tanta fortuna!
Anche in questo momento sono passati ad insultarmi - << Dimette illis
- nesciunt quid faciunt>>. Signore che venga il Vostro regno! Mi si tratta
come un traditore - assassino. Non mi pare di aver voluto male a nessuno - ripeto
a nessuno - mai che se per caso avessi fatto a qualcuno qualche cosa di male
- io qui dalla mia prigione - in ginocchio davanti al Signore - ne domando umilmente
perdono.
Al sacerdote che mi avviò al Seminario D. Ugo Sorbi il mio saluto di
arrivederci al cielo. Ai carissimi Superiori del Seminario, specialmente a Mons.
Malfatti e al Padre Spirituale D. Giannotti - l'invito che mi assistano nel
punto più decisivo della mia esistenza - la morte - mentre prego il Signore
a ricompensarli centuplicatamente come sa far Lui.
4 agosto - ore 5
Alla donna di servizio Perfetti Agnese. Il Signore vi ricompensi per quanto
avete fatto per me e in aiuto al mio ministero. Vi chiedo perdono di non avervi
sempre dato esempio di santità sacerdotale. Vi raccomando di diventare
Santa...
Vi raccomando la povera Adriana e cose sue - per quella famiglia - perché
il Signore salvi tutti io volentieri principalmente muoio....
Alla Biblioteca Parrocchiale che tanto raccomando all'Azione Cattolica lasciò
La vita di G. C. di Ricciotti e i due volumi del Messaggio Sociale di Giordani.
Le raccomando caldamente l'A.C. specialmente ai cari giovani e alle care giovani
- che siano tutti e sempre degni dell'altissimo ideale.
Ringrazio affettuosamente, saluto e Benedico tutti i catechisti per la generosa
cooperazione e consolazione prestatami nel mio ministero.
Un pensiero particolare di incoraggiamento e di lode alla Mery. L'Oratorio lo
affido al Cuore Sacratissimo di Gesù, fiat voluntas tua.
Il Signore ricompensi tutte le anime buone che nel mio ministero mi sono state
di consolazione e di aiuto. Il più largo e generoso perdono a chi in
qualche modo mi avesse potuto addolorare. Un pensiero ed una esortazione caldissima
a quei poveri fratelli che sono più lontani dalla pratica religiosa.
Ho fatto troppo poco in vita per queste pecorelle più sbandate. Ora in
morte l'assicuro che anzitutto per essi e perla loro salvezza offro la mia povera
vita.
Muoio anzitutto per un motivo di carità. Regina di tutte le virtù
Amate Dio in Gesù Cristo, amatevi come fratelli. Muoio vittima dell'odio
che tiranneggia e rovina il mondo - muoio perché trionfi la carità
cristiana.
Amate la Chiesa - vivete e morite per Lei - è la Vita e la Morte veramente
più bella.
Tutto il popolo ricordi e osservi il voto collettivo di vita cristiana. Fuggite
tutti il peccato unico vero male che attrista nel tempo e rovina irreparabilmente
nella eternità.
Grazie a quanti hanno gentilmente alleviato, con preghiere e con altro la mia
prigionia e la mia morte.
Il povero Don Aldo Mei, indegno Parroco di Fiano.
Bruno Parmesan (Venezia)
Di anni 19 - meccanico tornitore - nato a Venezia il 14 aprile 1925 -. Partigiano
nel Battaglione "Val Meduna", 4^ Brigata, I Divisione delle Formazioni
Osoppo-Friuli -. Catturato nel gennaio 1945 a Meduno (Udine), in seguito a delazione,
per opera di militi delle Brigate Nere -. Processato il 2 febbraio 1945 dal
Tribunale Militare Territoriale tedesco di Udine -. Fucilato alle ore 6 dell'11
febbraio 1945, contro il muro di cinta del cimitero di Udine, con Gesuino Manca
ed altri ventidue partigiani.
Udine, 10 febbraio 1945
Caro Papà e tutti miei cari di famiglia e parenti,
dalla soglia della morte vi scrivo queste mie ultime parole. Il mondo e l'intera
umanità mi è stata avversa. Dio mi vuole con sé.
Oggi 10 febbraio, il tribunale militare tedesco mi condanna. Strappa le mie
carni che tu mi avevi fatto dono, perché hanno sete di sangue.
Muoio contento perché lassù in cielo rivedrò la mia adorata
mamma. Sento che mi chiama, mi vuole vicino come una volta, per consolarmi della
mia dura sorte. Non piangete per me, siate forti, ricevete con serenità
queste mie parole, come io sentii la mia sentenza.
Ore mi separano dalla morte, ma non ho paura perché non ho fatto del
male a nessuno; la mia coscienza è tranquilla.
Papà, fratelli e parenti tutti, siate orgogliosi del vostro Bruno che
muore innocente per la sua terra.
Vedo le mie care sorelline Ida ed Edda che leggono queste ultime mie parole:
le vedo così belle come le vidi l'ultima volta, col loro dolce sorriso.
Forse qualche lacrima righerà il loro volto. Dà loro coraggio,
tu Guido, che sei il più vecchio.
Quando finirà questa maledetta guerra che tanti lutti ha portato in tutto
il mondo, se le possibilità ve lo permetteranno fate che la mia salma
riposi accanto a quella della mia cara mamma.
Guido abbi cura della famiglia, questo è il mio ultimo desiderio che
ti chiedo sul punto di morte. Auguri a voi tutti miei cari fratelli, un buon
destino e molta felicità. Perdonatemi tutti del male che ho fatto. Vi
lascio mandandovi i miei più cari baci.
Il vostro per sempre
Bruno
Luigi Pierobon (Dante)
Di anni 22 - laureando alla facoltà di belle lettere di Padova - nato
a Cittadella (Padova) il 12 aprile 1922 -. Tra i primi partigiani sui monti
di Recoaro terme (Vicenza), alla costituzione della I^ Brigata Garibaldi è
designato comandante del I° Battaglione "Stella" operante nel
Vicentino - nel marzo e aprile 1944 guida numerosi colpi di mano contro reparti
e automezzi fascisti e tedeschi - su di una strada nei pressi di Recoaro, ove
all'inizio del 1944 si è insediato il Quartier Generale tedesco in Italia,
con quattro dei suoi libera sette compagni che su di un autocarro tedesco vengono
condotti alla morte - a Montecchio Maggiore con quaranta dei suoi assale la
sede del Ministero della Marina della Repubblica Sociale Italiana, disarma il
presidio e fa bottino di armi, munizioni e materiali - è designato comandante
della Brigata -. Catturato il 15 agosto 1944, a Padova, in seguito a delazione
- tradotto nella Casa di Pena di Padova -. Fucilato il 17 agosto 1944 a Padova,
per rappresaglia alla uccisione del colonnello Fronteddu, con Primo Barbiero,
Saturno Baudin, Antonio Franzolin, Pasquale Muolo, Cataldo Presicci, Ferruccio
Spigolon . mentre contemporaneamente vengono impiccati Flavio Busonera, Ettore
Calderoni e Clemente Lampioni -. Medaglia d'Oro al Valor Militare.
A mamma e papà,
Nell'ultimo momento un bacio caro, tanto caro. Ho appena fatto la SS. Comunione.
Muoio tranquillo. Il Signore mi accolga fra i suoi in cielo. E' l'unico augurio
e più bello che mi faccio. Pregate per me.
Saluto tutti i fratelli, Paolo, Giorgio, Fernanda, Giovanni, Alberto, Giuliana,
Sandro, lo zio Giovanni, tutti gli zii e le zie. Un bacio a tutti.
Il Padre qui presente, che mi assiste, vi dirà i miei ultimi desideri.
Un bacio caro.
Luigi Pierobon
Giancarlo Puecher Passavalli
Di anni 20 - dottore in legge - nato a Milano il 23 agosto 1923 -. Subito dopo
l'8 settembre 1943 diventa l'organizzatore ed il capo dei gruppi partigiani
che si vanno formando nella zona di Erba-Pontelambro (Como) - svolge numerose
azioni, fra cui rilevante quella al Crotto Rosa di Erba, per il ricupero di
materiale militare e di quadrupedi -. Catturato il 12 novembre 1943 a Erba,
da militi delle locali Brigate Nere - tradotto nelle carceri San Donnino in
Como - più volte torturato -. Processato il 21 dicembre 1943 dal Tribunale
Speciale Militare di Erba -. Fucilato lo stesso 21 dicembre 1943, al cimitero
nuovo di Erba, da militi delle Brigate Nere -. Medaglia d'Oro al Valor Militare
-. E' figlio di Giorgio Puecher Passavalli, deportato al campo di Mauthausen
ed ivi deceduto.
Muoio per la mia Patria. Ho sempre fatto il mio dovere di cittadino e di soldato:
Spero che il mio esempio serva ai miei fratelli e compagni. Iddio mi ha voluto...
Accetto con rassegnazione il suo volere.
Non piangetemi, ma ricordatemi a coloro che mi vollero bene e mi stimarono.
Viva l'Italia. Raggiungo con cristiana rassegnazione la mia mamma che santamente
mi educò e mi protesse per i vent'anni della mia vita.
L'amavo troppo la mia Patria; non la tradite, e voi tutti giovani d'Italia seguite
la mia via e avrete il compenso della vostra lotta ardua nel ricostruire una
nuova unità nazionale. Perdono a coloro che mi giustiziano perché
non sanno quello che fanno e non sanno che l'uccidersi tra fratelli non produrrà
mai la concordia.
A te Papà l'imperituro grazie per ciò che sempre mi permettesti
di fare e mi concedesti.
Gino e Gianni siano degni continuatori delle gesta eroiche della nostra famiglia
e non si sgomentino di fronte alla mia perdita. I martiri convalidano la fede
in una Idea. Ho sempre creduto in Dio e perciò accetto la Sua volontà.
Baci a tutti.
Giancarlo
Roberto Ricotti
Di anni 22 - meccanico - nato a Milano il 7 giugno 1924 -. Nel settembre 1943
fugge dal campo di concentramento di Bolzano e si porta a Milano dove si dedica
all'organizzazione militare dei giovani del proprio rione - nell'agosto 1944
è commissario politico della 124^ Brigata Garibaldi SAP, responsabile
del 5° Settore del Fronte della Gioventù -. Arrestato il 20 dicembre
1944 nella propria abitazione di Milano adibita a sede del Comando del Fronte
della Gioventù - tradotto nella sede dell'OVRA in Via Fiamma, indi alle
carceri San Vittore - più volte seviziato -. Processato il 12 gennaio
1945, dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato per appartenenza a bande
armate -. Fucilato il 14 gennaio 1945 al campo sportivo Giurati di Milano, con
Roberto Giardino ed altri sette partigiani -. Proposto per la Medaglia d'Oro
al Valor Militare.
S. Vittore 13.1.'45
A te mio dolce amore caro io auguro pace e felicità. Addio amore...
Roberto Ricotti Condannato a morte
Tu che mi hai dato le uniche ore di felicità della mia povera vita...!
a te io dono gli ultimi miei battiti d'amore... Addio Livia, tuo in eterno...
Roberto
14.1.'45
Parenti cari consolatevi, muoio per una grande idea di giustizia... Il Comunismo!!
Coraggio addio! Roberto Ricotti
14.1.'45
Lascio a tutti i compagni, la mia fede, il mio entusiasmo, il mio incitamento.
Roberto Ricotti
Vito Salmi (Nino)
Di anni 19 - tornitore - nato a Monteveglio (Bologna) il 15 ottobre 1924 -.
Dal Febbraio 1944 partigiano della 142^ Brigata d'Assalto Garibaldi, prende
parte ai combattimenti di Montagnana (Parma) -.Catturato a Montagnana nella
seconda metà dell'aprile 1944, per opera di fascisti e tedeschi che,
guidati da un dlatore a conoscenza della parola d'ordine, lo sorprendevano nel
sonno insieme ad una cinquantina di partigiani - tradotto nelle carceri di Parma
-. Condannato a morte dal Tribunale Militare di Parma e quindi graziato condizionalmente
e trattenuto come ostaggio -. Fucilato il 4 maggio 1944 nei pressi di Bardi
(Parma), in rappresaglia all'uccisione di quattro militi, con Giordano Cavestro
ed altri tre partigiani.
Caro babbo,
vado alla morte con orgoglio, sii forte come lo sono stato io fino all'ultimo
e cerca di vendicarmi. Per lutto porta un garofano rosso. Ricevi gli ultimi
bacioni da chi sempre ti ricorda. Tuo figlio
Vito
Saluti a tutti quelli che mi ricordano.
Vendicatemi
Lorenzo Viale
Di anni 27 - ingegnere alla FIAT di Torino - nato a Torino il 25 dicembre 1917
-. Addetto militare della squadra "Diavolo Rosso", poi ufficiale di
collegamento dell'organizzazione "Giovane Piemonte" - costretto a
lasciare Torino, si unisce alle formazioni operanti nel Canavesano -. Catturato
l'8 dicembre 1944 a Torino, nella propria abitazione, in seguito a delazione,
per opera di elementi delle Brigate Nere, essendo sceso dalla montagna nel tentativo
di salvare alcuni suoi compagni -. Processato l'8 febbraio 1945, dal Tribunale
Co:Gu: (Contro Guerriglia) di Torino, perché ritenuto responsabile dell'uccisione
del prefetto fascista Manganiello -. Fucilato l'11 febbraio 1945 al Poligono
Nazionale del Martinetto in Torino, da plotone di militi della GNR, con Alfonso
Gindro ed altri tre partigiani.
Torino, 9 febbraio 1945
Carissimi,
una sorte dura e purtroppo crudele sta per separarmi da voi per sempre. Il mio
dolore nel lasciarvi è il pensiero che la vostra vita è spezzata,
voi che avete fatti tanti sacrifici per me, li vedete ad un tratto frustrati
da un iniquo destino. Coraggio! Non potrò più essere il bastone
dei vostri ultimi anni ma dal cielo pregherò perché Iddio vi protegga
e vi sorregga nel rimanente cammino terreno. La speranza che ci potremo trovare
in una vita migliore mi aiuta a sopportare con calma questi attimi terribili.
Bisogna avere pazienza, la giustizia degli uomini, ahimè, troppo severa,
ha voluto così. Una cosa sola ci sia di conforto: che ho agito sempre
onestamente secondo i santi principi che mi avete inculcato sin da bambino,
che ho combattuto lealmente per un ideale che ritengo sarà sempre per
voi motivo di orgoglio, la grandezza d'Italia, la mia Patria: che non ho mai
ucciso, né fatto uccidere alcuno: che le mie mani sono nette di sangue,
di furti e di rapine. Per un ideale ho lottato e per un ideale muoio. Perdonate
se ho anteposto la Patria a voi, ma sono certo che saprete sopportare con coraggio
e con fierezza questo colpo assai duro.
Dunque, non addio, ma arrivederci in una vita migliore. Ricordatevi sempre di
un figlio che vi chiede perdono per tutte le stupidaggini che può aver
compiuto, ma che vi ha sempre voluto bene.
Un caro bacio ed abbraccio
Renzo