Biblioteca Multimediale Marxista
Il titolo di questo libro — modesta opera che dedico a mia figlia Tiziana
e ai giovani che, oggi impegnati nello studio e nel lavoro, si preparano ad
essere gli uomini e le donne di domani — consacra l'impegno di chi vuole
andare avanti.
I gappisti, gli uomini dei quali si racconta in questo volume, non si fermarono
mai davanti a nessun ostacolo, a nessun pericolo. Le loro gesta occupano un
posto di rilievo nella storia della Resistenza popolare contro nazisti e fascisti.
Chi furono i gappisti?
Potremmo dire che furono "commandos." Ma questo termine non è
esatto. Essi furono qualcosa di più e di diverso di semplici "commandos."
Furono gruppi di patrioti che non diedero mai "tregua" al nemico:
lo colpirono sempre, in ogni circostanza, di giorno e di notte, nelle strade
delle città e nel cuore dei suoi fortilizi.
Con la loro azione i gappisti sconvolsero più e più volte l'organizzazione
nemica, giustiziando gli ufficiali nazisti e repubblichini e le spie, attaccando
convogli stradali, distruggendo interi parchi di locomotori, incendiando gli
aerei sui campi di aviazione. Ancora non sappiamo chi erano i gappisti.
Sono coloro che dopo l'8 settembre ruppero con l'attendismo e scesero nelle
strade a dare battaglia, iniziarono una lotta dura, spietata, senza tregua contro
i nazisti che ci avevano portato la guerra in casa e contro i fascisti che avevano
ceduto la patria all'invasore, per conservare qualche briciola di potere.
Gli episodi più straordinari e meno conosciuti di questa lotta si svolsero
nelle grandi città, dove il gappista lottava solo e braccato contro forze
schiaccianti e implacabili; sono coloro che colpirono subito i nazisti sfatando
il mito della loro supremazia e ricreando fiducia negli incerti e nei titubanti
i quali ripresero le armi in pugno.
I gappisti non furono mai molti: alcuni erano giovanissimi, altri avevano dietro
di sé l'esperienza della guerra di Spagna e la severa disciplina della
cospirazione, del carcere fascista e del confino. Tutti, nel difficile momento
dell'azione, nelle giornate drammatiche della reazione più violenta,
quando la vita era sospesa a un filo, a una delazione, a una retata occasionale,
tutti, giovani e anziani, seppero trovare la forza e la coscienza di non fermarsi.
Soprattutto, i gappisti furono uomini che amavano la vita, la giustizia; credevano
profondamente nella libertà, aspiravano a un avvenire di pace, non erano
spronati da ambizione personale, da arrivismo, da calcoli meschini.
Erano dei "superuomini"? No di certo. Erano soltanto degli uomini,
ma degli uomini dominati dalla volontà di non dare mai tregua al nemico.
Il loro orgoglio aveva radici profonde: coscienti del sacrificio di tutti coloro
che avevano sofferto impavidi carcere, persecuzioni, sevizie ne rivendicavano
la grandezza e l'insegnamento. Senza l'autorità dei vecchi militanti
che avevano sofferto galera, confino, ed esilio, durante il ventennio fascista,
ai dirigenti non sarebbe stato possibile esigere dai gappisti, dai partigiani
la disciplina più severa che conduceva spesso alla morte più straziante,
né ai combattenti avere il cuore saldo per affrontarla. Era soltanto
orgoglio ed entusiasmo lo spirito che animò i gappisti? Era un legame
di reciproca fiducia tra i vecchi militanti e i giovani, tra coloro che avevano
dimostrato di saper resistere sulla via giusta prendo nuove prospettive e coloro
che si inserivano in una lotta che era la lotta eterna contro la sopraffazione,
il privilegio, la schiavitù. Senza gli antichi legami del presente oscuro
col passato glorioso, davvero non vi sarebbe stata la guerra di liberazione,
non avremmo riscattato l'onta del fascismo, "non avremmo conquistato il
diritto di essere un popolo libero e indipendente."
Nel libro sono dedicate alcune pagine alla guerra di Spagna. Se è vero
che in terra spagnola il fascismo fece la prova generale della successiva aggressione
all'Europa è altrettanto vero che in Spagna si formarono, si temprarono
i valorosi combattenti della Resistenza italiana ed europea. Combatterono il
fascismo in Spagna gli organizzatori e i comandanti gappisti come Barontini,
Garemo, Rubini, Bonciani, Leone, Bardini, Roda, Spada ed altri. Ed è
proprio in virtù degli antifascisti italiani delle Brigate Internazionali
che la Resistenza italiana poté contare, fin dall'inizio, su molti uomini
politicamente e militarmente preparati, pronti cioè ad affrontare con
mezzi di fortuna un nemico bene organizzato.
Via via questi stessi uomini seppero raccogliere attorno a sé altri combattenti
che si buttarono con decisione nella mischia e lottarono con intelligenza e
coraggio fino alla Liberazione.
Il racconto delle loro gesta non vuole essere soltanto un'ampia elencazione
o illustrazione di episodi di guerra. "Senza tregua" ha una morale
profondissima, valida oggi come ieri. È un insegnamento che gli uomini,
i giovani che furono impegnati in drammatiche battaglie, hanno consegnato ad
altri uomini, ad altri giovani, oggi impegnati nel lavoro o nello studio, perché
sappiano lottare per le libere istituzioni, la giustizia, la libertà,
la democrazia. Anche ora si devono infrangere le resistenze al progresso, si
deve conquistare maggiore democrazia nelle fabbriche e nelle scuole; anche ora
si deve lottare per la pace nel mondo; anche ora è dunque necessario
lottare senza tregua.
I morti e i vivi si affollano nelle pagine del libro. Sono volti sempre nuovi,
pochi diventano familiari perché pochi scampano. Sembra di averli lasciati
all'angolo di una strada e di ritrovarli dopo. Li ritroviamo oggi. Riemergono
nell'abisso della memoria i molti che la morte ha ingoiato. Gli altri sono diventati
diversi: la vita "normale" ha disperso quelli che un periodo di vita
eccezionale aveva riunito una volta.
Il tempo di "Senza tregua" è diventato leggenda. Alcuni dei
suoi eroi militano in differenti uniformi o addirittura non militano affatto.
Che è rimasto dell'eroismo degli uomini? Soltanto la cara memoria dei
martiri e il ricordo dei migliori? Gli uomini creano e scompaiono. E le loro
opere?
E l'opera più solida è l'Italia antifascista, la pace, la fratellanza
dei popoli. E l'opera dei protagonisti di Senza tregua. Tocca ai giovani continuare
sulla strada maestra, ai giovani continuare la Resistenza.