Biblioteca Multimediale Marxista
(Scritto in tedesco alla fine del gennaio 1917.
Pubblicato per la prima volta in russo in Miscellanea di Lenin, XVII, 1931.
Opere vol. 23)
In un suo articolo sulla maggioranza e la minoranza (Berner Tagwacht e Neues
Leben) il compagno R. Grimm asserisce che “anche da noi si è
inventata” “una palude, un immaginario centro del Partito”.
Dimostreremo che la posizione assunta da Grimm nell’articolo indicato
è una posizione tipicamente centrista.
Polemizzando con la maggioranza, Grimm scrive:
“Neanche uno dei partiti che accettano la piattaforma di Zimmerwald
e di Kienthal ha lanciato la parola d’ordine di rifiutare il servizio
militare, facendo obbligo ai suoi iscritti di tradurla in pratica. Lo stesso
Liebknecht ha indossato l’uniforme ed è entrato nelle file dell’esercito.
Il partito italiano si è limitato a respingere i crediti militari e
la pace civile. La minoranza francese ha agito nello stesso modo”.
Ci stropicciamo gli occhi per lo stupore. Rileggiamo ancora quest’importante
capoverso dell’articolo di Grimm e consigliamo al lettore di rifletterci
sopra.
È incredibile, ma vero! Per dimostrare che il centro è da noi
una invenzione, il rappresentante del nostro centro mette nello stesso sacco
gli internazionalisti di sinistra (Liebknecht) e gli zimmerwaldiani di destra
o centro!!!
Possibile che Grimm speri davvero di ingannare gli operai svizzeri e di convincerli
che Liebknecht e il partito italiano appartengono alla stessa corrente e che
fra loro non esiste proprio quella differenza che distingue la sinistra dal
centro?
Ecco i nostri argomenti.
Ascoltiamo, in primo luogo, un testimone che non appartiene né al centro
né alla sinistra. Il socialimperialista tedesco Ernst Heilmann così
scriveva il 12 agosto 1916 sulla Glocke, a p. 772: “... Il Gruppo del
lavoro, o destra di Zimmerwald, che ha come suo teorico Kautsky e come capi
politici Haase e Ledebour...”. Può Grimm contestare che Kautsky,
Haase e Ledebour sono i rappresentanti tipici del centro?
In secondo luogo, può Grimm ignorare che la destra di Zimmerwald, o
centro, prende posizione nell’odierno movimento socialista contro la
rottura immediata con l’Ufficio socialista internazionale del l’Aja,
con l’Ufficio dei socialpatrioti? che la sinistra è per questa
rottura? che i rappresentanti del gruppo “Internazionale” —
e Liebknecht appartiene a questo gruppo — si sono battuti contro la
convocazione dell’Ufficio socialista internazionale e per la rottura
con esso?
In terzo luogo, ha forse Grimm dimenticato che il socialpacifismo, recisamente
condannato dalla risoluzione di Kienthal, è divenuto proprio oggi la
piattaforma del centro in Francia, in Germania e in Italia? Che l’intero
partito italiano, il quale non ha protestato né contro le numerose
mozioni e dichiarazioni socialpacifiste del proprio gruppo parlamentare né
contro il vergognoso discorso di Turati del 17 dicembre, è sulla piattaforma
del socialpacifismo? Che i due gruppi tedeschi di sinistra, gli ISD (Socialisti
internazionalisti di Germania) e l’“Internazionale” (o gruppo
“Spartaco”, al quale appartiene Liebknecht), hanno respinto espressamente
il socialpacifismo del centro? Non si dimentichi, inoltre, che i più
nocivi socialimperialisti e socialpatrioti di Francia, con Sembat, Renaudel
e Jouhaux alla testa, hanno votato anch’essi risoluzioni socialpacifistiche
e che in tal modo è stato messo a nudo con singolare chiarezza il significato
reale e oggettivo del socialpacifismo.
In quarto luogo... ma basta! Grimm aderisce proprio alle posizioni del centro
quando consiglia al partito svizzero di “limitarsi” a rifiutare
i crediti di guerra e la pace civile, come ha fatto il partito italiano. Egli
critica le proposte della maggioranza dal punto di vista del centro, perché
questa maggioranza vuole avvicinarsi alla posizione di Liebknecht.
Grimm si schiera a difesa della chiarezza, della sincerità e dell’onestà.
D’accordo! Ma queste eccellenti qualità non impongono forse di
distinguere chiaramente, sinceramente e onestamente le concezioni e la tattica
di Liebknecht da quelle del centro e di non metterle nello stesso sacco?
Essere con Liebknecht significa: 1. attaccare il nemico principale nel proprio
paese; 2. smascherare i socialpatrioti del proprio paese (e, col vostro permesso,
compagno Grimm, non solo quelli stranieri!), combatterli e (col vostro permesso,
compagno Grimm!) non unirsi a loro contro la sinistra radicale; 3. criticare
e denunciare apertamente le debolezze non solo dei socialpatrioti, ma anche
dei socialpacifisti e dei “centristi” del proprio paese; 4. servirsi
della tribuna parlamentare per incitare il proletariato alla lotta rivoluzionaria,
per indurlo a rivolgere le armi contro la propria borghesia; 5. diffondere
pubblicazioni illegali e organizzare riunioni clandestine; 6. organizzare
manifestazioni proletarie come quella di piazza Potsdam a Berlino, dove è
stato arrestato Liebknecht; 7. chiamare allo sciopero gli operai dell’industria
di guerra, come ha fatto, con i suoi appelli clandestini, il gruppo “Internazionale”;
8. dimostrare apertamente la necessità di “rinnovare” a
fondo gli attuali partiti, che si limitano ad un’attività riformista,
e agire secondo l’esempio di Liebknecht; 9. respingere categoricamente
la difesa della patria nella guerra imperialista; 10. battersi su tutta la
linea contro il riformismo e l’opportunismo in seno alla socialdemocrazia;
11. intervenire con altrettanta intransigenza contro i dirigenti sindacali,
che in tutti i paesi, e specialmente in Germania, in Inghilterra e in Svizzera,
costituiscono l’avanguardia del socialpatriottismo e dell’opportunismo,
ecc.
E chiaro che, in questo senso, si possono criticare molti punti del progetto
della maggioranza. Ma di questo si può parlare soltanto in un articolo
a parte. Per il momento basterà sottolineare che la maggioranza propone
comunque alcuni passi in questa direzione e che Grimm l’attacca non
da sinistra, ma da destra, non dalle posizioni di Liebknecht, ma da quelle
del centro.
Nel suo articolo Grimm confonde ad ogni passo due questioni radicalmente diverse:
anzitutto il problema del quando: del preciso momento in cui questa o quella
azione rivoluzionaria può essere realizzata. E assurdo tentare di risolvere
in anticipo questo problema e i rimproveri che Grimm rivolge in proposito
alla maggioranza altro non sono che polvere gettata negli occhi degli operai.
La seconda questione riguarda il modo di cambiare, di trasformare il partito,
attualmente incapace di condurre sistematicamente e con perseveranza una lotta
realmente rivoluzionaria nelle condizioni concrete più varie, in un
partito che sia capace di farlo.
Sta qui l’essenziale! La radice di tutta la discussione, della lotta
di tendenza intorno alla questione della guerra e della difesa della patria!
Ma è proprio questo il punto che Grimm passa sotto silenzio, nasconde
e oscura. Di più: le sue spiegazioni finiscono per negare questo problema.
Tutto rimane come prima: ecco il filo rosso che percorre l’articolo
di Grimm. Ecco la ragione profonda che induce a ravvisare nel suo articolo
una manifestazione di centrismo. Tutto rimane come prima: basta solo rifiutare
i crediti di guerra e la pace civile! Ogni borghese intelligente dovrà
convenire che in fin dei conti, la proposta non è inaccettabile per
la borghesia. Essa infatti non minaccia il suo dominio e non le impedisce
di far la guerra (come “minoranza nello Stato” “noi ci subordiniamo”:
queste parole di Grimm hanno un significato politico molto grande, molto più
grande di quanto possa sembrare a prima vista!).
Non è, del resto, un fatto di portata internazionale che nei paesi
belligeranti, e anzitutto in Inghilterra e in Germania, la borghesia e i suoi
governi perseguitano soltanto i fautori di Liebknecht e tollerano i sostenitori
del centro?
Avanti, a sinistra, anche se ciò comporta che certi capi socialpatriottici
se ne vadano: ecco il senso politico delle proposte della maggioranza.
Indietro, rispetto a Zimmerwald, a destra, verso il socialpacifismo, verso
le posizioni del centro, verso la “pace” con i capi socialpatrioti,
niente azioni di massa, niente spirito rivoluzionario, niente rinnovamento
del partito: ecco la concezione di Grimm.
C’è da sperare che essa consenta infine alla sinistra radicale
della Svizzera di aprire gli occhi sulla posizione centrista di Grimm.