Biblioteca Multimediale Marxista
Articolo pubblicato nella Correspondance Internationale (n. 17, 12 novembre 1938) per il XXI anniversario della Rivoluzione d'Ottobre
I
Oggi, mentre il popolo sovietico, liberato dalla schiavitù
capitalistica, celebra il 21° anniversario della grande Rivoluzione Socialista
che assestò un colpo demolitore alla prima guerra imperialista mondiale,
milioni di uomini, nei paesi capitalisti, cadono vittime del sanguinoso banditismo
fascista. I delinquenti fascisti sprofondano sempre più il genere umano
nell'abisso di una nuova guerra imperialista.
Già molto tempo prima degli avvenimenti odierni, il compagno Stalin aveva
ripetutamente avvertito che i governi fascisti preparavano una nuova guerra
imperialista. Nel gennaio del 1934, dalla tribuna del XVII Congresso del Partito
Comunista (bolscevico) dell'U.R.S.S., il compagno Stalin diceva:
« Di nuovo, come nel 1914, si presentano in primo piano i partiti dell'imperialismo
guerrafondaio, i partiti della guerra e della rivincita. E' chiaro che si va
verso una nuova guerra » (STALIN, Questioni del leninismo, cit., vol.
II, p. 150.)
In seguito, il I° marzo 1936, nell'intervista con R. Howard, il compagno
Stalin diceva:
« Esistono, secondo me, due focolai di pericolo di guerra. Il primo focolaio
si trova nell'Estremo Oriente, nella zona del Giappone. Mi riferisco alle molteplici
dichiarazioni minacciose dei militaristi giapponesi all'indirizzo di altri stati.
Il secondo focolaio si trova nella zona della Germania... Per ora il focolaio
che manifesta una maggiore attività è quello dell'Estremo Oriente.
Tuttavia, è possibile che il centro di questo pericolo si trasferisca
in Europa ».
Nell'agosto del 1935, il VII Congresso dell'Internazionale Comunista, ispirandosi
a questa analisi marxista-leninista della situazione internazionale data dal
compagno Stalin, caratterizzò nel modo seguente i piani di conquista
del fascismo tedesco:
« I piani d'avventura dei fascisti tedeschi sono molto vasti e prevedono
la rivincita militare contro la Francia, la spartizione della Cecoslovacchia,
l'annessione dell'Austria, la distruzione dell'indipendenza dei paesi baltici,
dei quali si vuol fare una piazza d'armi per l'aggressione contro l'Unione Sovietica,
e il distacco dell'Ucraina Sovietica dall'U.R.S.S. I fascisti tedeschi esigono
delle colonie e tentano di eccitare gli spiriti in favore di una guerra mondiale
per una nuova spartizione del mondo ».
Tutto il corso degli avvenimenti ha dimostrato quanto avessero ragione i comunisti
dando l'allarme di fronte all'incombente minaccia di guerra e invitando tempestivamente
i lavoratori a resistere al fascismo sulla base del fronte unico popolare.
Nel 1935, l'Italia. aggredì l'Abissinia. A sua volta, la Germania fascista
lacerò di proprio arbitrio il trattato di Versailles, introdusse la coscrizione
militare obbligatoria, militarizzò la zona del Reno trasformandola in
una piazza d'armi per attaccare la Francia. Poi, con la violenza, occupò
l'Austria, s'impadronì della regione dei Sudeti, si impossessò
di tutte le posizioni militari strategiche della Cecoslovacchia, la smembrò,
e tende a trasformarla, di fatto, in una propria colonia.
Nell'estate del 1936, i circoli dirigenti della Germania e dell'Italia, dopo
aver provocato preventivamente un'insurrezione fascista in Spagna, organizzarono
l'intervento militare contro la Repubblica spagnuola. Vi gettarono le loro truppe
regolari e un'enorme quantità di materiale bellico, vi inviarono la flotta
da guerra per bloccare la Repubblica e per assicurarsi il dominio del Mediterraneo.
Da due anni, gli aviatori italiani e le artiglierie tedesche distruggono le
città spagnuole, massacrano donne e bambini spagnuoli, inondano di sangue
la terra del popolo spagnuolo che vuole una cosa sola : essere padrone in casa
propria.
Non meno scellerata è la guerra per la conquista della Cina, che i militaristi
fascisti giapponesi conducono in Estremo Oriente contro il popolo cinese che
combatte per la propria indipendenza.
« Da tutto ciò deriva che la seconda guerra imperialista è
di fatto incominciata. È incominciata furtivamente, senza dichiarazione
di guerra. Gli stati e i popoli sono scivolati, quasi, diremmo, insensibilmente,
nell'orbita di una seconda guerra imperialista. Questa guerra è stata
attizzata in diverse parti del mondo da tre stati aggressori: dai circoli dirigenti
fascisti della Germania, dell'Italia e del Giappone. Si svolge su un territorio
immenso, da Gibilterra a Sciangai. Coinvolge già nella sua orbita oltre
mezzo miliardo di persone ed è condotta, in ultima analisi, contro gli
interessi capitalistici dell'Inghilterra, della Francia e degli Stati Uniti
d'America, poiché il suo scopo è la ridistribuzione del mondo
e delle sfere d'influenza a vantaggio dei paesi aggressori e a spese di quegli
stati cosiddetti democratici.
La particolarità della seconda guerra imperialista consiste, per ora,
nel fatto che è condotta e svolta dalle potenze aggressive, mentre le
altre potenze, le potenze " democratiche ", contro cui è proprio
diretta, fanno finta di credere che questa guerra non le interessi, se ne lavano
le mani, rinculano, esaltano il loro amore per la pace, lanciano invettive contro
gli aggressori fascisti e... cedono loro dolcemente le proprie posizioni, pur
pretendendo di prepararsi alla risposta » (Storia del Partito Comunista
(bolscevico) dell'U.R.S.S., Mosca, edizioni in lingue estere, 1949, p. 362.)
Perché questa serie di sanguinose ribalderie fasciste
è divenuta possibile? È divenuta possibile a causa della ritirata
sistematica dei circoli dirigenti dei cosiddetti stati democratici davanti agli
aggressori fascisti.
Al fascismo italiano si è permesso di aggredire impunemente l'Abissinia.
Ed esso non soltanto ha asservito l'Abissinia, ma si è gettato anche
sulla Spagna. Al fascismo tedesco si è permesso di militarizzare senza
ostacoli la zona del Reno. Ed esso ne ha approfittato, per gettarsi addosso
alla Spagna, inghiottire l'Austria e schiacciare la Cecoslovacchia. Ai predoni
giapponesi si è data la possibilità di occupare la Manciuria e
le province settentrionali della Cina. E i militaristi giapponesi si son fatti
più insolenti, e hanno scatenato la guerra per la conquista di tutta
la Cina. Un passo dopo l'altro, i paesi della « grande democrazia occidentale
» hanno indietreggiato davanti ai predoni fascisti. Un passo dopo l'altro,
i predoni fascisti hanno rafforzato le loro posizioni, sono diventati ancora
più aggressivi, sono passati da un eccesso all'altro, di tutto approfittando
per stringere sempre di più il nodo scorsoio al collo dei loro popoli
stessi.
Eppure i governi dei paesi democratici borghesi avevano a loro disposizione
mezzi sufficienti per sbarrare la strada alla offensiva fascista ed evitare
lo scatenamento della guerra. Essi avrebbero potuto tenere a freno gli aggressori
fascisti con una azione comune degli stati membri della Società delle
Nazioni, interessati a conservare la pace. Avrebbero potuto farlo applicando
l'articolo 16 dello statuto della Società delle Nazioni, il quale prevede
un'azione collettiva contro coloro che violano la pace. Avrebbero potuto farlo
applicando le sanzioni economiche, che avrebbero inevitabilmente costretto i
governi della Germania, dell'Italia e del Giappone — non provvisti di
materie prime e risorse finanziarie in quantità sufficiente — a
ritirarsi di fronte alla risolutezza di coloro che sono interessati al mantenimento
della pace.
Queste azioni a favore del mantenimento della pace sarebbero state sostenute
con entusiasmo da tutti i popoli, i quali non vogliono né la servitù
fascista, né gli orrori della guerra. Queste azioni sarebbero state approvate
dalle masse popolari degli stessi paesi fascisti, che gemono sotto il giogo
della barbarie fascista. Un potente movimento dei popoli sarebbe stato il mezzo
più efficace contro i fomentatori di guerre.
Tuttavia i governi borghesi non hanno messo in azione il sistema della sicurezza
collettiva. Non l'hanno fatto, perché non volevano farlo. Non l'hanno
voluto fare, perché la loro politica è determinata dai circoli
imperialisti reazionari, i quali, per paura del movimento operaio in Europa,
del movimento di liberazione nazionale in Asia, per odio contro il paese del
socialismo, hanno sacrificato al fascismo non solo i paesi e i popoli al di
là dei loro confini, ma gli interessi dei loro stessi popoli. In nome
dei loro ristretti interessi imperialisti di classe, essi lasciano che il fascismo
strazi i piccoli popoli, facilitando in questo modo le aggressioni ulteriori
dei governi fascisti. Essi hanno sostenuto il fascismo tedesco, perché
ne vogliono disporre come di un gendarme dell'Europa, il gendarme che soffoca
ogni movimento democratico delle masse popolari.
Gli orgogliosi caporioni di questi circoli imperialisti, per intendersi col
fascismo tedesco, non soltanto non hanno avuto nessun riguardo per il prestigio
delle « grandi potenze » da essi rappresentate, ma hanno anche subito
umiliazioni personali davanti ai dittatori fascisti, come se parlassero in nome
di paesi già sconfitti in guerra. E sono vani i loro sforzi di nascondere
la loro terribile responsabilità di fronte ai popoli, con sotterfugi
menzogneri; invano affermano che, piegando la schiena davanti ai dittatori fascisti,
hanno salvato la causa della pace, hanno salvato l'Europa e il genere umano
dagli orrori della guerra.
II
In tutte le tappe dell'aggressione fascista e dello sviluppo
della guerra imperialista, soltanto la grande Unione Sovietica ha condotto una
ferma politica di pace. Se gli altri stati avessero accettato le proposte di
resistenza collettiva all'aggressore fatte dal governo sovietico, si sarebbe
conservata la pace. Milioni di uomini non sarebbero stati gettati, come lo sono
oggi, dagli aggressori fascisti, nel baratro sanguinoso della guerra sterminatrice.
Al tempo dell'aggressione contro l'Abissinia, l'Unione Sovietica, a differenza
degli altri paesi, applicò in modo conseguente le sanzioni economiche,
decise dalla Società delle Nazioni, contro l'Italia fascista. Fin dall'inizio
dell'intervento militare contro la Repubblica spagnuola, l'Unione Sovietica
chiese una decisa azione collettiva di tutti i paesi appartenenti alla Società
delle Nazioni contro gli aggressori tedeschi e italiani. Il paese dei Soviet
prese posizione ripetutamente contro la politica del cosiddetto non intervento
che è in realtà l'applicazione del blocco contro la Spagna repubblicana
e permette agli invasori di inviare impunemente truppe e materiale bellico per
massacrare il popolo spagnuolo. Quando i pirati italiani incominciarono ad affondare
nel Mediterraneo le navi mercantili, il governo sovietico reclamò risolutamente
la cessazione del brigantaggio marittimo ed ottenne che si concludesse il noto
accordo di Nyon, per salvaguardare la pacifica navigazione mercantile. Nelle
sedute plenarie della Società delle Nazioni, nelle sue commissioni, nel
comitato per il non-intervento, ovunque, soltanto l'Unione Sovietica ha difeso
senza riserve la giusta causa del popolo spagnuolo.
Alla Conferenza di Bruxelles, convocata in seguito all'aggressione dei militaristi
giapponesi contro la Cina, l'Unione Sovietica ha insistito per una politica
di resistenza collettiva agli invasori giapponesi. Il popolo cinese sa di, avere
nel popolo sovietico un amico sicuro, sostenitore della sovranità, dell'integrità
e dell'indipendenza della Cina.
Quando il fascismo tedesco fece penetrare le sue truppe in Austria, l'Unione
Sovietica propose ai governi degli altri stati di intraprendere un'azione comune
contro gli sfrenati arbitri del fascismo.
Tutti conoscono la posizione presa dall'Unione Sovietica quando il fascismo
tedesco alzò il coltello contro la Cecoslo- vacchia, quando gli avvoltoi
polacchi e ungheresi si avventarono sulle carni vive del popolo cecoslovacco.
Conformemente al trattato concluso con la Cecoslovacchia, l'Unione Sovietica
proclamò davanti a tutto il mondo di essere pronta a intervenire in difesa
della Cecoslovacchia e ad adempiere gli obblighi derivanti da quel patto. Il
governo sovietico avverti inoltre la Polonia che una sua aggressione contro
la Cecoslovacchia avrebbe portato automaticamente alla rottura del patto di
non aggressione con l'Unione Sovietica.
Il mondo intero sa come l'Unione Sovietica ha risposto alla aggressione dei
samurai giapponesi contro la terra sovietica, vicino al lago Khassan. Con un
colpo fulmineo, schiacciante, contro i provocatori giapponesi, l'esercito del
paese del socialismo ha dimostrato come bisogna difendere, con le armi alla
mano, la causa della pace.
L'Unione Sovietica conduce la sua politica nell'interesse dell'effettiva difesa
della pace, nell'interesse dei lavoratori di tutti i paesi. La sua politica
di pace risponde all'aspettazione di tutti i popoli. L'Unione Sovietica è
il baluardo potente della lotta contro la guerra di rapina, il difensore strenuo
dei piccoli popoli e dei paesi deboli contro le aggressioni fasciste e contro
l'asservimento imperialistico.
Nella sua lotta per la pace, l'U.R.S.S. si appoggia alla potenza del socialismo
vittorioso. Ogni nuova officina socialista è una nuova fortezza nella
lotta dei popoli di tutti i paesi contro il fascismo. Ogni colcos rigoglioso
è un nuovo colpo alle forze oscure della reazione. Ogni successo del
paese dei Soviet accresce la potenza dei lavoratori in tutto il mondo. La cultura
e la scienza del paese dei Soviet sono poste al servizio di tutta la umanità.
Il paese del socialismo è il sicuro baluardo della lotta di liberazione
dei lavoratori di tutto il mondo, il fattore più importante della coesione
delle forze della classe operaia internazionale e del fronte popolare antifascista.
L'unità morale e politica del popolo sovietico accresce la grande forza
vitale della solidarietà internazionale dei lavoratori.
Fra la confusione generale e l'incertezza del domani che regnano nel mondo capitalistico,
soltanto il popolo sovietico considera l'avvenire con tranquillità. L'Unione
Sovietica, con fermezza e fiducia, porta a compimento la costruzione della società
socialista e marcia verso il comunismo. Ogni giorno che passa, porta ai lavoratori
del mondo capitalistico sempre nuove prove della giustezza della via che il
grande popolo sovietico percorre sotto la bandiera del marxismo-leninismo. Tutta
la lotta gigantesca del partito di Lenin e di Stalin per il socialismo, per
l'industrializzazione socialista del paese, per la collettivizzazione delle
aziende contadine, la lotta contro la muta dei nemici, lo sradicamento delle
agenzie trotskiste-bukhariniane del fascismo nell'U.R.S.S., vengono sempre più
considerati, nella coscienza della classe operaia internazionale, una questione
propria, di importanza vitale.
Il rafforzamento dell'Unione Sovietica da tutti i punti di vista, un deciso
rafforzamento dei vincoli tra il grande popolo sovietico e la classe operaia
e i popoli dei paesi capitalistici, sono di vitale interesse per tutta l'umanità
lavoratrice. In ciò risiede la garanzia principale di una lotta vittoriosa
contro l'aggressione fascista e per la pace generale.
III
Per le masse lavoratrici e per i popoli, nel momento attuale,
sarebbe il più pericoloso degli errori prestar fede alla menzo- gnera
leggenda, utile al fascismo, che, a prezzo del brigantesco smembramento della
Cecoslovacchia, si sia assicurata la pace; che, con questo atto di violenza,
il fascismo tedesco abbia terminato l'esecuzione del suo programma di aggressioni
in Europa, e che i popoli possano dormire tranquilli senza la grave preoccupazione
di una nuova aggressione fascista minacciante la loro libertà e la loro
indipendenza. Soltanto i complici dei manigoldi fascisti, soltanto i mistificatori
dei popoli o i cretini politici inguaribili possono diffondere una simile favola.
Nessun uomo sano di mente negherà che, appunto dopo il complotto di Monaco,
l'insolenza degli aggressori fascisti è straordinariamente aumentata.
E non poteva essere diversamente. Il fascismo tedesco ha ricevuto dalle mani
della borghesia reazionaria inglese e francese nuove posizioni militari strategiche
ed economiche straordinariamente vantaggiose per l'ulteriore sviluppo della
guerra imperialista.
Ormai, la questione ha già oltrepassato i limiti di una revisione arbitraria
del trattato di Versailles da parte degli stati fascisti. Si tratta ora di una
nuova spartizione del mondo. Si tratta non soltanto di una nuova ripartizione
degli attuali possedimenti coloniali, ma della spartizione dell'Europa stessa,
della colonizzazione di parecchi stati europei e dell'asservimento imperialistico
di parecchi popoli europei.
Gli stessi predoni fascisti non ritengono necessario nascondere l'itinerario
della loro corsa alla conquista. La carta messa in circolazione dai fascisti
tedeschi dopo l'occupazione della regione sudetica, denuncia in modo lampante
i piani del fascismo tedesco. Risulta, secondo i termini di tempo indicati in
questa carta, che, nella primavera del 1938, doveva essere decisa la sorte dell'Austria;
nell'autunno del 1938, quella della Cecoslovacchia; nella primavera del 1939,
deve essere sferrato il colpo contro l'Ungheria; nell'autunno del 1939, l'obiettivo
della conquista sarà la Polonia; per la primavera del 1940, si prepara
il colpo contro la Jugoslavia; nell'autunno del 1940, contro la Romania e la
Bulgaria. Nella primavera del 1941, la Francia, il Belgio, l'Olanda, la Danimarca
e la Svizzera diverranno l'obiettivo dell'aggressione fascista; nell'autunno
del 1941, la Germania fascista progetta la sua aggressione contro l'U.R.S.S.
Inoltre, da questa carta, apprendiamo che il fascismo tedesco « offre
generosamente» all'Italia fascista una gran parte della Spagna, le regioni
meridionali della Francia, la Grecia, una gran parte della Turchia, la Siria,
la Palestina e l'Africa Settentrionale.
Evidentemente, qui, la sbrigliata fantasia fascista si è esercitata parecchio.
Tuttavia, basta considerare l'attività disgregatrice del fascismo tedesco
ed italiano nei possedimenti inglesi e francesi, tanto in Europa quanto nelle
altre parti del mondo, per convincersi che i fascisti lavorano effettivamente
all'attuazione di questi piani. Il fascismo tedesco inonda con i suoi agenti
l'Alsazia-Lorena. Alla frontiera francese, sui Pirenei, i fascisti tedeschi
lavorano intensamente per creare dei punti di appoggio per un colpo contro la
Francia. Gli agenti fascisti attizzano movimenti separatisti tra gli slovacchi
e tra gli ucraini in Cecoslovacchia, svolgono un'attività disgregatrice
in Jugoslavia, in Romania, nei Balcani. Preparano un nuovo colpo contro la Lituania
e gli altri paesi baltici. Gli intrighi del fascismo tedesco nei paesi scandinavi
e in altri paesi, le insurre- zioni provocatorie nei paesi dell'America Latina,
la larga attività di spionaggio negli Stati Uniti d'America: ecco tanti
anelli della catena dell'aggressione fascista. I fascisti polacchi, che si sono
gettati come sciacalli sulla Cecoslovacchia e che affilano i denti contro la
Lituania, offrono essi stessi, con la loro politica di conquista, l'indipendenza
della Polonia ai colpi dell'insaziabile fascismo tedesco.
Ma gli invasori fascisti fanno i loro conti senza l'oste. I popoli non hanno
ancora detto l'ultima parola. I fascisti possono rapinare e passare da eccesso
a eccesso come i predoni del Medioevo, poiché ancora non hanno incontrato
l'oste pronto a servirli. E questo oste è rappresentato dai popoli, e
in primo luogo dalla classe operaia. Allorquando i popoli, la classe operaia,
raccolte le forze, colpiranno decisamente i predoni, il mondo vedrà tutta
la nullità, la presunzione, la spavalderia di questi « coraggiosi
guerrieri ariani » che spaventano i vili barattieri nei paesi della democrazia
borghese.
Dopo la fine della guerra imperialistica mondiale, l'odio contro i fomentatori
di guerre non è stato mai così profondo e forte come oggi. L'ondata
di collera popolare contro le ribalderie fasciste sale in tutti i paesi. Il
movimento per la resistenza agli aggressori fascisti ha trovato la sua chiara
espressione nei giorni in cui i cospiratori di Monaco spezzettavano e sacrificavano
al fascismo la civile repubblica democratica di Cecoslovacchia. Milioni di uomini
si sono levati nei più grandi paesi del mondo in sua difesa. In Inghilterra,
per molti giorni consecutivi, ebbero luogo grandi comizi per reclamare la difesa
della Ceco- slovacchia. Molti grandi sindacati, organizzazioni sociali, rappresentanti
degli intellettuali, uomini pubblici notevolissimi chiesero che collettivamente
si reagisse contro i gangster fascisti. Essi insistettero perché si unissero
le forze dell'Inghilterra, della Francia e dell'Unione Sovietica per portare
aiuto alla Cecoslovacchia. Giornali inglesi molto influenti pubblicarono decine
e centinaia di lettere dei loro lettori che protestavano contro il tradimento
perpetrato dalla borghesia inglese ai danni della Cecoslovacchia. Migliaia di
queste proteste giunsero alle redazioni dei giornali. Il Comitato nazionale
delle Cooperative a nome dei suoi cinque milioni di aderenti, si rivolse al
governo inglese chiedendo la convocazione del parlamento e una azione in difesa
della Cecoslovacchia. Dopo che la delegazione del Consiglio nazionale del Lavoro
inglese tornò da Parigi, dove era stata organizzata una conferenza con
i dirigenti dei sindacati francesi, furono tenute in tutta l'Inghilterra migliaia
di grandi riunioni contro la politica di acquiescenza e di ritirata davanti
al fascismo tedesco. Il movimento di protesta si sviluppava ogni giorno di più.
Negli Stati Uniti d'America, nonostante l'opposizione dei circoli filofascisti
sostenitori della politica del cosiddetto isolazionismo, il movimento in sostegno
della Cecoslovacchia raggiunse proporzioni particolarmente notevoli. I rappresentanti
di 21 nazionalità (cechi, slovacchi, serbi, rumeni, ecc.) inviarono al
presidente degli Stati Uniti messaggi richiedendo l'applicazione del patto Kellogg
e del sistema della sicurezza collettiva in difesa della Cecoslovacchia. Le
stesse rivendicazioni furono poste dai rappresentanti di organizzazioni sociali,
professionali e altre, da molte personalità della scienza e della cultura.
In molte città furono creati comitati per la «salvezza della Cecoslovacchia
». I comizi di protesta contro la nuova aggressione della Germania fascista
hanno attirato un'immensa folla di partecipanti. In alcuni centri importanti
del paese (Chicago) si sono svolte grandiose manifestazioni, alle quali hanno
partecipato alcune centinaia di migliaia di persone.
In Francia, in tutto il paese, passò un'ondata di comizi, di riunioni,
di manifestazioni contro il complotto di Monaco. Non soltanto le organizzazioni
sindacali e sociali, ma anche i circoli militari dirigenti affermarono la necessità
di sostenere la Ceco- slovacchia.
Persino in paesi come, ad esempio, la Jugoslavia, la Bulgaria e la Polonia,
dove esiste un regime fascista, le masse popolari trovarono il modo di esprimere
la propria simpatia alla Cecoslovacchia e di intervenire in sua difesa contro
l'aggressione tedesca.
Dalla lontana Australia, i rappresentanti dei sindacati si rivolsero al popolo
cecoslovacco, promettendo il loro aiuto in caso di guerra con la Germania
Le ambasciate cecoslovacche, in vari paesi del mondo, ricevettero un'enorme
quantità di lettere esprimenti simpatia. Migliaia di persone manifestarono
il desiderio di arruolarsi come volontari nell'esercito cecoslovacco.
In generale, non ci fu nessun angolo civile nel mondo dove non si fosse espressa
la più che giusta indignazione degli strati progressivi della popolazione
contro i cospiratori di Monaco.
Questo movimento dell'opinione pubblica ha preso proporzioni particolarmente
vaste dopo l'accordo di Monaco. Le masse comprendono sempre più il vero
senso della politica delle cricche dirigenti, la politica della ritirata di
fronte al fascismo. La cortina fumogena stesa dai circoli filofascisti e dai
loro rappresentanti nelle sfere dirigenti, con la collaborazione diretta di
parecchi capi della II Internazionale e della Federazione sindacale internazionale
di Amsterdam, per convincere le masse che a Monaco sarebbe stata salvata la
pace, comincia a svanire rapidamente.
Non c'è chi non comprenda ora agevolmente quale enorme forza sarebbe
scaturita da questi movimenti, se la classe operaia dei paesi più importanti
— e in primo luogo quella della Francia, dell'Inghilterra e degli Stati
Uniti —, se le organizzazioni del proletariato internazionale, fossero
intervenute unite e decise, contro il complotto brigantesco di Monaco. Questa
forza avrebbe potuto impedire l'accordo di Monaco, avrebbe reso impossibile
il delitto compiuto contro la Cecoslovacchia e avrebbe respinto ben indietro
i presuntuosi briganti fascisti.
IV
Se si esamina profondamente e attentamente ciò che
sta avvenendo dopo l'accordo di Monaco, si possono rilevare due direzioni fondamentali
nello sviluppo della politica internazionale.
Primo. La continuazione della politica di collusione tra il fascismo tedesco
e quello italiano, da una parte, e le cricche imperialiste dell'Inghilterra
e della Francia dall'altra; collusione diretta contro gli interessi vitali dei
propri popoli, contro le nazioni e i paesi deboli, contro il movimento operaio
internazionale, contro la democrazia e la pace, contro il grande paese del socialismo.
Secondo. Lo sviluppo del movimento di fronte unico della classe operaia, e di
fronte unico dei popoli contro questa brigantesca collusione, contro l'aggressione
fascista, in difesa della pace mondiale.
La prima direzione porta alla spartizione e all'asservimento della Spagna e
della Cina, all'assoggettamento di altri popoli, al rafforzamento della schiavitù
coloniale, a un ulteriore sviluppo delle guerre imperialiste.
La seconda direzione porta alla vittoria del popolo spagnuolo e del popolo cinese
sugli invasori fascisti, al consolidamento della libertà e dell'indipendenza
dei piccoli popoli, permette di domare gli aggressori fascisti e di assicurare
la pace generale.
Non si può mettere in dubbio che questa seconda direzione corrisponde
agli interessi della classe operaia e dei popoli di tutti i paesi. Ma perché
essa trionfi, è necessario domare la reazione interna nei paesi della
democrazia borghese, liquidare la politica di capitolazione nei confronti degli
aggressori fascisti; occorrono governi che s'appoggino sulle masse popolari
e tengano conto dei loro interessi e della loro volontà, dei governi
pronti a lottare contro il nemico esterno fascista.
Ma i circoli dirigenti dell'Inghilterra e della Francia, compiono ogni sforzo
per impedirlo. Essi capiscono perfettamente che il tradimento perpetrato ai
danni della Cecoslovacchia, la continuazione della collusione col fascismo,
da una parte, e ,il rafforzamento della reazione interna, dall'altra, sono le
due facce di una stessa medaglia.
I circoli dirigenti dell'Inghilterra e della Francia per poter continuare la
cospirazione di Monaco col fascismo, devono mettere i piedi sul collo alla classe
operaia dei loro paesi. Ed essi hanno già cominciato l'attacco contro
le libertà democratiche, contro la classe operaia e le sue organizzazioni.
In Francia, il congresso dei radicali ha mostrato molto chiaramente come i complici
francesi degli aggressori fascisti si preparino a realizzare l'offensiva tramata
a Monaco contro la democrazia e la pace, contro gli interessi del proletariato
e di tutti i lavoratori. L'attacco contro le conquiste sociali dei lavoratori
ottenute sulla base del fronte popolare, i nuovi decreti finanziari che caricano
sulle spalle delle masse lavoratrici un peso enorme, gli attacchi contro il
fronte popolare, il piano di riconoscimento di Franco e il complotto con l'Italia
fascista per soffocare la Repubblica spagnuola, l'incoraggiamento alle gesta
della banda Doriot e De la Rocque, lo scatenamento della campagna anticomunista,
sono tutti anelli di una stessa catena. I circoli dirigenti della borghesia
francese calpestano nel modo più sfrontato gli interessi nazionali del
popolo francese, contro cui affila le armi il nemico secolare, l'imperialismo
tedesco.
In Inghilterra i complici del fascismo tedesco si sforzano di soffocare la voce
della stampa d'opposizione e la sua critica, per spezzare la concentrazione
delle forze democratiche, per impedire l'ascesa del movimento operaio. Intensificano
lo sfruttamento della classe operaia con il pretesto del lavoro per la «
difesa nazionale ». Hanno approvato l'occupazione dell'Abissinia da parte
del fascismo italiano. Mentre in Spagna gli invasori sbarcano continuamente
nuove truppe e nuovo materiale bellico, costoro, con un cinismo inaudito, malgrado
l'evidenza, affermano che il fascismo italiano richiama i suoi « volontari
». Essi permettono tranquillamente che le navi inglesi siano affondate
dagli aggressori fascisti. Essi hanno preparato l'asservimento del popolo spagnuolo
mediante un nuovo accordo brigantesco con Hitler e Mussolini. Essi, in tutti
i modi, incoraggiano le forze reazionarie degli altri paesi, indebolendo premeditatamente
la capacità di difesa dei popoli di questi paesi contro l'aggressione
fascista.
L'importantissimo insegnamento degli ultimi avvenimenti è appunto questo:
se non si domano le cricche reazionarie imperialiste e i capitolardi nel proprio
paese, non è possibile domare i briganti fascisti scatenati, non è
possibile la lotta vittoriosa in difesa della libertà e dell'indipendenza
dei popoli, e la difesa della pace generale.
Non si può difendere né la pace generale, né i popoli,
contro l'aggressione fascista armata, soltanto con dichiarazioni pacifiste e
deprecazioni verbali. E' necessaria una lotta attiva, è necessaria una
resistenza risoluta. Al fascismo armato che aggredisce, è necessario
opporre il pugno di ferro dei popoli.
La classe operaia, con la sua avanguardia, è il più risoluto e
coerente partigiano e sostenitore della pace. Ma questo non significa affatto
che essa sia per una pace ottenuta a qualunque prezzo, che essa sia disposta
ad abbandonare ai predoni fascisti il proprio popolo e il proprio paese, «nell'interesse
della pace ». Chi vuole instaurare una pace effettiva e solida, deve lottare
con tutte le forze e i mezzi possibili contro gli aggressori e i predoni fascisti.
Deve lottare contro la politica di collusione con gli aggressori fascisti e
cacciare dal suo seno i capitolardi, che ingannano il popolo con una menzognera
predicazione pacifista.
Alla luce della situazione internazionale, creatasi dopo l'accordo di Monaco,
vari compiti di enorme importanza sorgono davanti alla classe operaia e ai lavoratori
di tutti i paesi.
Questi compiti possono essere brevemente riassunti come segue:
spezzare la politica brigantesca di collusione degli aggressori fascisti e delle
cricche imperialiste dell'Inghilterra e della Francia;
dare una risposta decisiva, nei paesi di democrazia borghese, alla reazione
che rialza la testa e attacca le conquiste sociali dei lavoratori, le libertà
democratiche, il movimento operaio;
assicurare la vittoria del popolo spagnuolo e del popolo cinese sui predoni
fascisti;
difendere il popolo cecoslovacco e i popoli dei piccoli paesi contro l'asservimento
allo straniero;
aiutare in tutti i modi la classe operaia e i popoli dei paesi fascisti nella
loro lotta contro la dittatura dei gangster fascisti fomentatori di guerre.
Tutti questi compiti sono indissolubilmente legati tra di loro. Ma, fondamentalmente
importante, più importante di tutte le altre, diventa oggi la questione
spagnuola. Non si può in nessun caso permettere una seconda Monaco, non
si può permettere l'applicazione dello scellerato metodo di Monaco contro
il popolo spagnuolo.
Per adempiere a questi compiti, esistono tutte le forze indispensabili. Bisogna
solo mettere queste forze in azione.
È difficile trovare nella storia politica del dopoguerra un momento nel
quale gli interessi della classe operaia, dei contadini, della piccola borghesia
e degli intellettuali, gli interessi dei piccoli popoli, dei paesi soggetti
e coloniali, gli interessi della civiltà e della scienza, gli interessi
della pace e della democrazia, abbiano coinciso come nel momento attuale, confluendo
in un unico torrente contro il peggior nemico dell'umanità, contro il
fascismo. Questa è una base del tutto reale per la creazione e il consolidamento
del fronte unico della classe operaia e dei popoli di tutti i paesi contro la
barbarie fascista e contro i fomentatori della guerra imperialista.
V
La funzione decisiva, nella creazione di un potente fronte
unico contro l'aggressione e il brigantaggio fascista, spetta alla classe operaia
internazionale. Tutta la marcia dello sviluppo storico spinge la classe operaia
al posto di iniziatrice, organizzatrice e dirigente di questo fronte.
La classe operaia è la classe più avanzata e la forza maggiore
della società contemporanea. Il suo reparto di avanguardia ha trionfato,
nella sesta parte della terra, sulle forze tenebrose dello zarismo e del capitalismo,
e ha costruito una società nuova, la società socialista. La classe
operaia internazionale ha un interesse vitale a spezzare definitivamente le
catene dello sfruttamento e della schiavitù capitalistica in tutto il
mondo. Essa è il nemico implacabile del fascismo e di ogni specie di
reazione, è il combattente più risoluto e coerente contro ogni
oppressione ed asservimento dei popoli, contro ogni guerra di conquista.
La classe operaia è la spina dorsale del popolo. Grazie alla funzione
decisiva che essa esercita nella vita produttiva del paese, alla sua forza numerica,
alla sua concentrazione e alla sua organizzazione, è il più sicuro
baluardo della libertà e dell'indipendenza del paese.
La classe operaia è l'unica classe della società contemporanea
che sia armata della scienza d'avanguardia del marxismo-leninismo, della grande
dottrina di Marx, Engels, Lenin, Stalin, la quale rischiara la via della lotta
contro le forze del fascismo e della guerra, contro la barbarie fascista e la
schiavitù capitalistica.
Tutto ciò fa pesare una responsabilità storica sulla classe operaia.
Perché essa possa esercitare la sua funzione di iniziatrice, organizzatrice
e dirigente del fronte generale di tutte le forze antifasciste del mondo, bisogna
che abbia coscienza della propria forza e sappia utilizzare questa forza immensa
per assicurare la coesione delle masse lavoratrici. Un'importanza eccezionale
hanno gli insegnamenti del grande Lenin, secondo i quali la classe operaia deve,
innanzi tutto, acquistare la fiducia nelle proprie forze e vincere i maledetti
pregiudizi, secondo i quali i popoli non possono fare a meno della direzione
della borghesia, né evitare che la borghesia decida della loro sorte.
La classe operaia deve convincersi profondamente della necessità di porsi
risolutamente alla testa del movimento popolare contro il fascismo.
Il tradimento contro la Cecoslovacchia e il complotto di Monaco dimostrano ancora
una volta, nel modo più convincente, che la classe operaia non può
abbandonare alla direzione incontrollata dei governi borghesi le questioni di
politica estera e di difesa del paese. La vita detta imperiosamente alla classe
operaia il compito di risolvere essa stessa queste questioni. Le questioni della
guerra e della pace devono essere risolte dalle masse popolari e innanzi tutto
dalla classe operaia. Nei paesi capitalistici, le masse popolari sono state
considerate come un'arme nelle mani delle classi dominanti. Esse sono state
gettate nel baratro della guerra per gli interessi della borghesia imperialista.
E si vuole nuovamente disporre di esse come è più van. taggioso
ai dirigenti dei paesi borghesi. Ma la classe operaia ha un interesse vitale
a non abbandonare la propria sorte, la sorte del proprio paese nelle mani delle
classi dominanti. E’ tempo che le grandi masse proletarie e popolari comprendano
che nella società capitalistica contemporanea non esiste altra forza,
all'infuori della classe operaia, che sia capace di assumere la funzione dirigente,
la funzione di combattente fedele, coraggioso e conseguente fino alla fine,
contro l'invasione fascista straniera.
Le classi dominanti, con a capo la loro oligarchia imperialista, si sono sempre
ispirate e si ispirano ai loro cupidi interessi di classe. La storia ci addita
decine di casi in cui queste classi hanno tradito il proprio popolo, il proprio
paese, a vantaggio degli oppressori stranieri, per conservare la loro posizione
dominante e i loro privilegi di possidenti. Il complotto di Monaco ne fornisce
un nuovo esempio evidente.
La classe operaia, nella lotta contro l'aggressione fascista, non ha e non può
avere altri interessi che gli interessi del popolo. Ciò deriva dalla
situazione stessa della classe operaia nei paesi borghesi. Ogni colpo recato
al paese, al popolo, da parte dei briganti fascisti, è innanzi tutto
un colpo inferto alla massa lavoratrice, alla classe operaia. L'esempio della
Cecoslovacchia ne fornisce la testimonianza più eloquente. Gli strati
capitolarli della borghesia cecoslovacca, sui quali grava non poca responsabilità
se il loro paese è stato dato in pasto al fascismo tedesco, hanno cercato
in fretta un linguaggio comune coi feroci nemici del loro paese. I colpi del
fascismo si abbattono violentemente sui lavoratori, sulla classe operaia.
Da tutto ciò è necessario trarre in tempo gli insegnamenti del
caso. I comunisti devono instancabilmente spiegare alle masse, e innanzi tutto
alla classe operaia, la sua funzione e i suoi obblighi nella difesa del proprio
paese contro l'aggressione fascista.
Ma per rinsaldare e rafforzare il movimento operaio contro il fascismo, la classe
operaia deve innanzi tutto realizzare l'unità nelle proprie file. I nemici
dell'unità della classe operaia, i nemici del fronte popolare antifascista,
quali che siano, di qualunque maschera si coprano, devono essere spietatamente
smascherati e cacciati come complici della reazione interna e degli aggressori
fascisti.
In un momento di responsabilità straordinariamente grande come l'attuale,
non basta limitarsi a predicare l'unità della classe operaia. Bisogna,
fin da oggi, realizzare questa unità, praticamente, abbattendo tutti
gli ostacoli che sorgono sul suo cammino. Non bisogna cullarsi nell'illusione
che l'unità della classe operaia possa essere attuata senza intraprendere
la lotta contro i suoi avversari che si trovano nelle file del movimento operaio
stesso, contro i nemici del paese del socialismo, contro coloro che si fanno
veicoli dell'influenza borghese tra il proletariato, contro gli agenti trotskisti
e ogni altro genere di agenti del fascismo.
Nei partiti socialisti e nelle organizzazioni sindacali sono numerosi coloro
che sono favorevoli all'unità della classe operaia, condannano la politica
di ritirata di fronte agli aggressori fascisti e sono pronti a lottare contro
gli aggressori, come esige la difesa degli interessi dei lavoratori, degli interessi
dei popoli, la libertà e indipendenza dei quali sono minacciate dal fascismo.
E il numero di questi militanti aumenta, e continuerà ad aumentare. Ma
questi militanti ritengono che sia possibile portare le loro organizzazioni
al fronte unico, alla lotta contro gli aggressori fascisti e i loro complici
all'interno dei propri paesi, solo nel caso che lo accettino i Citrine, gli
Spaak e i loro capi di tal fatta, i quali si oppongono ostinatamente all'unità
e alla politica di lotta contro gli aggressori fascisti. Essi credono di poter
riuscire, con un'opera di esortazione e persuasione, a svegliare questi capi
ed a costringerli a cambiare la loro politica. Questa non è però
che un'illusione, un'illusione pericolosa e dannosa. Questi capi reazionari
si sono così solidamente legati alla ruota della borghesia imperialista,
che attendere il loro consenso per la realizzazione dell'unità d'azione
della classe operaia contro il fascismo, significa solo perdere del tempo prezioso,
significa sacrificare gli interessi della classe operaia, della democrazia e
della pace. Il nemico non attende. Esso sfrutta ad ogni passo la mancanza dell'unità
della classe operaia internazionale.
Tutta la situazione internazionale impone che la classe operaia, nonostante
le divergenze che esistono ancora nelle sue file, sia nel campo ideologico,
sia nel campo delle diverse correnti politiche, di partito, trovi al più
presto un linguaggio comune per la lotta contro il fascismo e conduca una politica
internazionale unica che sbarri la strada agli invasori fascisti e ai fomentatori
di guerre e che salvaguardi la causa della pace tra i popoli.
La realizzazione dell'idea, che sta maturando nelle file del movimento operaio,
di convocare una conferenza operaia internazionale con i rappresentanti delle
organizzazioni della classe operaia di tutti i paesi, costituirebbe un passo
effettivo di straordinaria importanza su questa via. Una tale conferenza è
indispensabile per la difesa della Spagna e della Cina. Essa è indispen-
sabile per difendere le conquiste sociali della classe operaia e le libertà
democratiche. Essa è indispensabile per assicurare la coesione di tutte
le forze del proletariato internazionale contro la collusione di Monaco.
La conferenza operaia internazionale potrebbe additare i provvedimenti concreti
necessari affinché le dichiarazioni in favore dell'aiuto ai popoli spagnuolo
e cinese non rimangano dei pii desideri, ma siano veramente realizzate. I rappresentanti
delle grandi masse proletarie potrebbero discutere insieme come effettivamente
applicare l'embargo sul materiale inviato ai fascisti assassini delle donne
e dei bimbi di Spagna e il boicottaggio dei prodotti degli aggressori fascisti,
come effettivamente assicurare i viveri indispensabili al popolo spagnuolo,
come ottenere effettivamente la restituzione dell'oro appartenente al governo
spagnuolo, trattenuto nella Banca di Francia, e liberare i crediti congelati
nei differenti paesi, come assicurare effettivamente il diritto e la possibilità
per la Repubblica spagnuola di comprare tutto ciò che è indispensabile
alla sua esistenza, come impedire effettivamente che sia riconosciuto il diritto
di parte belligerante al carnefice del popolo spagnuolo, Franco, come ottenere
effetti- vamente la cessazione dell'intervento in Spagna e il richiamo delle
truppe fasciste italiane e tedesche che la depredano. Una tale conferenza potrebbe
mobilitare tutte le forze e i mezzi della classe operaia e dell'opinione pubblica
internazionale per assicurare una rapida vittoria della giusta causa del popolo
spagnuolo. E, infine, una tale conferenza aiuterebbe a stabilire la tanto necessaria
unità d'azione della stessa classe operaia, a stabilire la sua politica
internazionale unica e giusta, e costituirebbe una spinta potente verso lo sviluppo
del fronte unico del proletariato internazionale e dei popoli contro il fascismo,
contro lo scatenamento di una seconda guerra imperialista.
E non ci si venga a dire che la convocazione della conferenza operaia internazionale
non è possibile. Certamente, gli agenti del fascismo, i filofascisti,
gli elementi anticomunisti, i nemici dell'unità della classe operaia,
faranno ogni sforzo, pur di impedirla. Ma milioni di operai organizzati, tutti
gli operai più coscienti, tutti gli operai fedeli alla loro classe, al
loro popolo, che comprendono quanto siano necessarie l'unità d'azione
della classe operaia e il raggruppamento di tutte le forze antifasciste, senza
distinzione di organizzazioni e di partito, appoggeranno una tale conferenza.
I dittatori fascisti e i rappresentanti delle cricche imperialiste complottano
tra di loro contro gli interessi della classe operaia, contro gli interessi
dei popoli e la causa della pace mondiale. Perché, dunque, i rappresentanti
dei partiti e delle organizzazioni operaie non potrebbero riunirsi e prendere
accordi nell'interesse della classe operaia, nell'interesse dei popoli e della
pace mondiale? Perché il movimento operaio di tutti i paesi non potrebbe
unire le proprie forze contro il comune nemico di tutti i lavoratori, di tutto
il genere umano: il fascismo? Perché i rappresentanti degli operai organizzati
dell'Inghilterra, della Francia, della Spagna, della Cina, dell'America, dei
paesi scandinavi e di tutti gli altri paesi, insieme con gli operai dell'Unione
Sovietica, non potrebbero riunirsi in una conferenza internazionale e dare alla
grande solidarietà proletaria internazionale una vera forza effettiva?
Tutti questi problemi si pongono in questi giorni, dopo Monaco, di fronte ad
ogni organizzazione operaia, di fronte ad ogni operaio, ad ogni militante del
movimento operaio. Essi esigono che si rifletta profondamente. E l'unica risposta
giusta a questi problemi è questa: bisogna respingere le putride argomentazioni
dei sabotatori dell'unità d'azione, bisogna mettersi praticamente al
lavoro per la realizzazione del fronte mondiale del proletariato internazionale
e dei popoli contro il fascismo.
Partendo da questa convinzione e appoggiandosi sulla volontà unitaria
espressa da milioni di operai coscienti in tutto il mondo, l'Internazionale
Comunista ha cercato di utilizzare qualsiasi, sia pur minima, possibilità
e non si è lasciata sfuggire nessuna occasione adatta, pur di realizzare
l'unità della classe operaia internazionale. Giova ricordare ora i più
importanti e concreti tentativi compiuti dall'Internazionale Comunista in questo
senso.
Quando i fascisti andarono al potere in Germania, l'Internazionale Comunista
si rivolse, nel febbraio del 1933, alla II Internazionale proponendo delle azioni
comuni contro il fascismo. Quando il proletariato spagnuolo, nel 1934, insorse
in armi contro la reazione monarchico-fascista, l'Internazionale Comunista,
nell'ottobre del 1934, propose alla Il Internazionale di condurre in comune
una campagna di aiuto al proletariato spagnuolo.
Nell'aprile del 1935, l'Internazionale Comunista propose per il I° Maggio
una manifestazione in comune contro il fascismo e la guerra. Denunciando allora
il pericolo d'una nuova guerra imperialista, insistette sulla necessità
che le forze del proletariato internazionale si raggruppassero contro i fomentatori
di guerre tedeschi e giapponesi:
« L'Internazionale Comunista ha sempre proposto e incoraggiato gli accordi
tra i partiti comunisti e socialisti per una lotta in comune contro i nemici
comuni della classe operaia in tutti i paesi capitalistici. Ma, appunto in questi
ultimi tempi, si sono verificati avvenimenti che escono dalla cerchia nazionale
ed esigono imperiosamente dagli operai azioni comuni internazionali. Questi
avvenimenti sono: il servizio militare obbligatorio introdotto dal governo di
Hitler, le sue minacce di guerra contro la Lituania ed altri stati del Baltico,
contro l'Austria e, particolarmente contro l'Unione Sovietica, il pericolo fortemente
aumentato di una nuova guerra imperialista mondiale da parte del suo principale
fomentatore, la Germania hitleriana, e dei suoi alleati, il Giappone militarista-fascista
e la Polonia fascista ».
Quando sull'Abissinia si addensava la minaccia dell'aggressione da parte dell'Italia
fascista, l'Internazionale Comunista, il 25 settembre 1935, lanciò un
appello per la lotta in comune contro quell'aggressione. Nel suo appello alla
II Internazionale, il Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista diceva
a questo proposito:
« Il VII Congresso dell'Internazionale Comunista ha incaricato il suo
Comitato Esecutivo di proporre alla direzione dell'Internazionale Socialista
Operaia la realizzazione dell'unità internazionale del proletariato.
Ci è noto che il vostro Comitato Esecutivo ha stabilito di studiare attentamente
le decisioni del VII Congresso dell'Internazionale 'Comunista, prima di esprimersi
nei riguardi della questione dell'unità d'azione. Per offrirvi questa
possibilità, avremmo voluto attendere ancora, prima di proporvi concretamente
di iniziare le trattative su questo problema. Ma la situazione internazionale
è così tesa, il pericolo che una nuova guerra imperialista divampi
è così minaccioso e vicino, che non si deve perdere neppure un'ora
».
Quando la guerra contro l'Abissinia prese larghi sviluppi, l'Internazionale
Comunista propose nuovamente alla II Internazionale di organizzare l'azione
in comune del proletariato internazionale contro la guerra.
Dopo l'insurrezione fascista in Spagna, l'Internazionale Comunista, nell'ottobre
del 1936, propose che fossero presi provvedimenti immediati per un'azione comune
in favore del popolo spagnuolo. Dopo l'infame bombardamento di Almeria compiuto
dalla squadra navale tedesca, quando l'intervento armato del fascismo tedesco
e italiano cominciò ad assumere larghe proporzioni, il Comitato Esecutivo
dell'Internazionale Comunista incaricò più d'una volta i propri
rappresentanti, i compagni Cachin e Thorez, di prendere accordi con il rappresentante
della II Internazionale, De Brouckère, per stabilire contatti continui
e per sforzarsi insieme di stabilire il fronte unico della classe operaia internazionale.
Il 3 giugno 1937, l'Internazionale Comunista, in seguito ad invito del Partito
socialista, dei sindacati e del Partito Comunista di Spagna, propose nuovamente
alla II Internazionale e all'Internazionale di Amsterdam di organizzare un'azione
comune delle organizzazioni del proletariato internazionale contro l'aggressione
fascista. Il 26 giugno 1937, dopo la caduta di Bilbao, l'Internazionale Comunista
ripresentò le proprie proposte.
Il I° Maggio 1938, l'Internazionale Comunista propose nuovamente alla II
Internazionale di stabilire l'unità d'azione della classe operaia nella
lotta contro il fascismo
Pochi mesi prima di Monaco, ed anche proprio prima del complotto di Monaco,
i rappresentanti dell'Internazionale Comunista si rivolsero al presidente della
II Internazionale, De Brouckère, proponendo di stabilire un contatto
continuo tra i dirigenti delle organizzazioni internazionali della classe operaia
e di intraprendere d'urgenza azioni in comune per prevenire il colpo fascista
che si stava dirigendo contro la Cecoslovacchia e la causa della pace generale.
Ma tutte queste proposte sono state respinte. Questo è stato l'atteggiamento
della direzione della II Internazionale sotto la pressione dei nemici del fronte
unico, sotto la pressione della sua ala reazionaria, anticomunista.
Questa politica, evidentemente, è stata ed è oggetto del plauso
degli aggressori fascisti. Essa agevola l'assoggettamento della classe operaia
nei propri paesi e l'aggressione contro altri popoli e paesi. Gli avvenimenti
internazionali offrono, ogni giorno che passa, nuove testimonianze sugli immensi
danni causati dalla politica di scissione del movimento operaio, che continuano
ostinatamente a seguire molti dirigenti reazionari nelle file della Il Internazionale
e della Federazione Sindacale Internazionale.
Non sarebbe giusto affermare che la II Internazionale e l'Internazionale d'Amsterdam
non si siano occupate delle questioni riguardanti la lotta contro l'aggressione
fascista e l'aiuto alla repubblica spagnuola. Esse hanno approvato numerose
risoluzioni e molti loro capi hanno pronunciato, in proposito, dei discorsi
non cattivi. Ma tra queste parole e i fatti veri vi è un profondo abisso.
Così, per esempio, alla Conferenza in comune dell'Internazionale Socialista
e della Federazione Sindacale Internazionale, tenutasi il 24 giugno 1937, fu
approvata la seguente decisione:
« Far pressione con tutti i mezzi possibili sui governi degli stati che
fanno parte della Società delle Nazioni, affinché aiutino il governo
spagnuolo a ristabilire la pro’ria indipendenza politica e territoriale.
Esigere che sia ristabilita la libertà di commercio, affinché
il popolo spagnuolo possa liberamente acquistare armi.
Far stretto obbligo di solidarietà nei riguardi della Spagna repubblicana
a tutti i membri e a tutte le organizzazioni rispettive che fanno parte delle
due organizzazioni». (Il corsivo è mio. G. D.).
Nel marzo 1938, alla riunione in comune del Comitato Esecutivo dell'Internazionale
Socialista e dell'Internazionale Sindacale, fu approvata una risoluzione ancor
più decisa. In questa risoluzione era detto che le Internazionali:
« ... esigono da tutte le loro sezioni un'azione affinché sia prestato
urgente aiuto effettivo alla Spagna repubblicana e alla sua lotta eroica contro
l'aggressione fascista. Esse devono essere pronte a sostenere i governi francese
e inglese in tutti i provvedimenti di carattere morale, politico, finanziario
e militare che fossero ritenuti necessari per preparare la fine dell'aggressione
tedesca e italiana ». (Il corsivo è mio. G. D.).
Sono queste le parole della II Internazionale e dell'Internazionale di Amsterdam.
Ma, di fatto, la risoluzione approvata nella stessa riunione, circa i comizi,
le dimostrazioni e gli altri provvedimenti per mobilitare le masse e l'opinione
pubblica in difesa del popolo spagnuolo, non fu realizzata. I partiti della
II Internazionale e le organizzazioni della Federazione Sindacale Internazionale
non furono mobilitati per mettere in atto la risoluzione approvata.
La risoluzione impegna tutte le organizzazioni e tutti i membri dei partiti
socialisti a realizzare le decisioni approvate; ma, di fatto, in molti paesi,
i governi diretti da socialisti membri della II Internazionale e i ministri
socialisti nei governi agiscono proprio in modo contrario a queste decisioni.
Mentre la II Internazionale e l'Internazionale di Amsterdam approvavano la decisione
sulla necessità delle sanzioni economiche, politiche e militari, i ministri
socialisti, a nome dei loro governi, intervenivano nella Società delle
Nazioni, per abolire il paragrafo 16 dello statuto della Società delle
Nazioni, paragrafo che prevede tali sanzioni. Il presidente socialista del consiglio
dei ministri del Belgio, Spaak, sanzionò l'ordine vergognoso di arrestare
i volontari delle brigate internazionali e di espellere i profughi della Germania
e dell'Austria sfuggiti alla peste fascista, sabota ostinatamente ogni appoggio
al popolo spagnuolo, insiste affinché il Belgio riconosca il governo
fascista di Burgos e soddisfa tutte le pretese dei pogromisti di Berlino.
I ministri socialisti nei governi dei paesi scandinavi sono tenuti ad applicare
le decisioni della loro Internazionale. Nessuno potrebbe proibire ai governi
di quei paesi di vendere tutto ciò che è necessario al popolo
spagnuolo per difendersi dai bombardamenti degli aeroplani italiani e tedeschi,
per salvare le donne e i bambini di Spagna dalle bombe fasciste seminatrici
di morte. Ma, in realtà, i governi diretti dai socialisti, anziché
adempiere ai loro obblighi, trattengono i crediti congelati della Repubblica
spagnuola, che potrebbero salvare dalla fame milioni di bambini spagnuoli e
le loro madri.
In Inghilterra, molti dirigenti di sindacati e di partiti operai che hanno un'influenza
decisiva nella determinazione concreta della politica di quelle organizzazioni,
in dispregio alla simpatia crescente e all'appoggio degli operai inglesi nei
riguardi del popolo spagnuolo, danno al proprio governo la possibilità
di soffocare, sotto la maschera del non intervento, la Spagna repubblicana.
Lo stesso si può dire di quei capi laburisti che hanno inneggiato a Chamberlain
quando è volato a Berchtesgaden e a Monaco, e continuano a opporsi all'unità
della classe operaia internazionale e alle azioni in comune a favore del popolo
spagnuolo e del popolo cinese.
Il Partito Socialista Francese, uno dei più importanti partiti della
II Internazionale, aveva, a suo tempo, larghe possibilità di realizzare
la decisione dell'Internazionale, soprattutto quando i suoi rappresentanti erano
alla testa del governo della Francia. Ma la direzione del partito non si valse
di quelle possibilità.
E si potrebbe proseguire nell'enumerare le contraddizioni stridenti tra le parole
e i fatti dei rappresentanti responsabili della II Internazionale e dell'Internazionale
d'Amsterdam. Ma quanto è stato detto è già sufficiente.
Questi fatti, mentre dimostrano che numerosi reparti della classe operaia vogliono
effettivamente una lotta decisiva contro il fascismo, vogliono un aiuto effettivo
alla Spagna e alla Cina, mostrano ai capi delle loro organizzazioni come bisogna
lottare contro il fascismo, come occorre unificare le forze per questa lotta.
Uno splendido esempio, che costituisce una gloriosa, eroica pagina nella storia
della lotta contro il fascismo, nella storia della lotta per l'unità
delle file della classe operaia, è dato dalle brigate internazionali
in Spagna. I battaglioni dei volontari tedeschi, francesi, inglesi, canadesi,
americani, italiani, polacchi, balcanici e di molti altri popoli che si sono
coperti di gloria eterna nelle battaglie contro il fascismo, erano composti
di comunisti, di socialisti e di molti altri antifascisti. L'appartenere a partiti
politici differenti, non impedì loro di impugnare il fucile e di difendere
la causa di tutta l'umanità d'avanguardia e progressiva. Essi hanno voluto
lottare veramente contro il fascismo. Qui sta il segreto della loro unità,
il segreto del loro successo. E diventa a chiunque comprensibile che chi vuole
effettivamente lottare contro il fascismo, non va alla ricerca di pretesti senza
fine per spezzare l'unità d'azione della classe operaia.
Milioni di operai sono per una politica di appoggio attivo alla Repubblica spagnuola.
Essi condannano la politica di « non intervento » e reclamano che
sia abolita, si sforzano di ottenere pel governo spagnuolo il diritto di comprare
le armi e chiedono il ritiro degli invasori. Essi riducono il loro tozzo di
pane per aiutare i bambini e le donne di Spagna. I grandi mezzi che sono stati
raccolti e che si continuano a raccogliere nei diversi paesi in aiuto del popolo
spagnuolo, provano in modo più eloquente di qualsiasi parola, la fraterna
solidarietà internazionale dei lavoratori.
Quando i marinai di tre navi svedesi si sono rifiutati di trasportare materiale
bellico per i ribelli, quando gli operai in vari porti si sono rifiutati di
caricare materiale bellico e prodotti per i fascisti, essi hanno mostrato ai
capi dei sindacati e dei partiti socialdemocratici come bisogna agire. Tra quei
marinai, vi erano senza dubbio degli uomini che appartenevano a differenti partiti
politici e avevano differenti pareri su molte questioni. Ma essi volevano lottare
veramente, e si sono uniti sulla base delle azioni comuni contro i ribelli fascisti
e gli aggressori che seminano la morte sulla terra di Spagna.
Noi abbiamo numerosi esempi simili. E se ne avrebbero infinitamente di più,
se l'azione fosse diretta e organizzata dalle organizzazioni rispettive della
classe operaia. Ogni giorno che passa, offre sempre più nuove testimonianze
che i reparti della classe operaia si preparano sempre più a ricorrere
a nuovi mezzi d'azione per porre fine alla politica dei loro governi, che aiutano
a soffocare i popoli liberi e incoraggiano gli aggressori fascisti.
Vive nella mente di milioni di operai l'esperienza della lotta contro l'intervento
controrivoluzionario ai danni della Repubblica sovietica. La classe operaia
impose allora la ritirata ai governi borghesi, che dovettero rinunciare all'invio
di truppe, di materiale bellico e al sostegno aperto della controrivoluzione
bianca. Il proletariato dei paesi capitalistici, con le sue azioni decise, ottenne
questo risultato. Il rifiuto di caricare e trasportare truppe e materiale bellico,
gli scioperi degli operai nelle imprese, i comizi e le dimostrazioni, il rifiuto
dei soldati di combattere contro il paese dei Soviet e le rivolte sulle navi
e nei corpi di spedizione, aiutarono gli operai e i contadini del paese sovietico
a sconfiggere gli invasori.
Questa esperienza storica mostra quali immense forze possiede la classe operaia
e come essa possa spezzare l'intervento diretto contro un popolo che lotta per
la propria libertà e per la propria indipendenza. .
I comunisti, avendo come punto di partenza tutta l'esperienza della lotta del
proletariato internazionale e i compiti che sono loro posti, insieme con gli
altri sostenitori del fronte unico nelle file della II Internazionale e dell'Internazionale
sindacale, condurranno una lotta ancora più energica e tenace per l'unità
di lotta del proletariato, tanto nei singoli paesi, quanto su scala internazionale,
lotteranno instancabilmente per il fronte popolare antifascista. La ostinata
resistenza dei sabotatori della causa dell'unità non può far desistere
i comunisti e tutti gli altri sostenitori del fronte unico dalla realizzazione
di questo compito storico, dalla cui soluzione dipende il successo della lotta
contro la reazione fascista all'interno dei paesi capitalistici e contro l'aggressione
fascista dall'esterno.
Nessun ostacolo è insormontabile per raggiungere la tanto necessaria
unità d'azione del movimento operaio internazionale. Basterebbero soltanto
una chiara coscienza nella stessa classe operaia della necessità di tale
unità e la ferma, incrollabile volontà di realizzarla, nonostante
tutti gli ostacoli. Tutta la questione consiste nel saper raggiungere quest'unità
al più presto possibile e nel saperle assicurare una solida base. Allora
i fascisti fomentatori di guerre e le cricche reazionarie negli altri paesi
riceveranno la meritata risposta e saranno condannati alla sconfitta inevitabile.
Gli aggressori fascisti strombazzano la loro « vittoria di Monaco ».
Essi preparano accanitamente nuovi complotti briganteschi e nuove ribalderie.
Sono secondati, in questo, dai nemici giurati della classe operaia e del socialismo
nei paesi democratici borghesi. Gli sfiduciati, i capitolardi, i vili chinano
la testa davanti allo stivale fascista.
Ma i fascisti esultano prematuramente. La loro « vittoria » è
una vittoria di Pirro, una vittoria che nasconde in sé la sconfitta.
Hanno inghiottito l'Austria, ma i sette milioni di austriaci li odiano. Hanno
occupato la regione dei Sudeti, ma hanno inasprito, contro di loro, fino all'estremo
limite, i popoli della Cecoslovacchia. Hanno schiacciato la Cecoslovacchia,
ma contro di loro si sono levati tutti i piccoli popoli. Bevono il sangue del
popolo spagnuolo, ma venti milioni di spagnuoli maledicono il nome degli aggressori
tedeschi. Con la loro impudenza, sollevano contro di sé il mondo intero.
Con il loro brigantaggio, facendo risorgere l'oscurantismo mostruoso e l'inquisizione
medioevali, con i pogrom contro gli ebrei, che superano di gran lunga le sanguinose
gesta dei Centoneri (Organizzazione terroristica antioperaia al servizio dello
zarismo n.d.r.) della Russia zarista, suscitano la collera più profonda
dell'umanità. Con le loro rapine, minano il terreno sotto i loro piedi.
E l'ora del castigo verrà. La classe operaia unita, insieme alle forze
effettivamente democratiche dei popoli, è in grado di ridurre alla ragione
i briganti fascisti e i fomentatori di guerre e, in unione con i loro stessi
popoli, di schiacciare il fascismo.
Non c'è e non può esserci al mondo una forza che possa far girare
indietro la ruota della storia. L'avvenire non appartiene al capitalismo che
declina e si disgrega, né alla sua immonda cloaca — il fascismo
— ma al socialismo che avanza, verso il quale rivolgono gli sguardi tutti
i lavoratori, tutta l'umanità progressiva.