Biblioteca Multimediale Marxista
Un articolo del San Francisco Chronicle
Ciò che vi è di più terribile in California sono le prigioni,
e tra le prigioni quella che si chiama "centro di riabilitazione",
eufemismo applicato ad un insieme di celle che, da che mondo è mondo,
i prigionieri hanno denominato "il buco".
Tim Findley, reporter del San Francisco Chronicle, descrive oggi come vanno
le cose in queste gabbie raccapriccianti. Questo testo fa parte di una serie
di articoli scritti da Charles Howe e Findley sulla vita "dietro le sbarre".
Dietro le sbarre: uomini senza speranza
Il giovane prigioniero d'origine messicana, dallo sguardo tardo e fosco si staccò
dal muro e si avvicinò con precauzione.
"Sono i tuoi binocoli?" Domandò, estraendo per metà
gli occhiali da sole dalla tasca del reporter. "Perché non ti levi
di torno, pezzo di stronzo. Ma che ti credi di essere allo zoo?"
Ed infatti è impossibile fermarsi davanti alle gabbie brulicanti del
centro di riabilitazione della divisione O di Soledad, senza provare la sensazione
che si tratti d'uno zoo.
Più d'una volta del resto a Soledad "O" e in altre prigioni
gli "educatori" avevano adoperato il termine di "animali"
parlando degli ospiti del centro di riabilitazione. Ed infatti è impossibile
non avere costantemente in mente che le bestie feroci, in un vero zoo, sono
state meglio favorite dalla sorte.
In California i responsabili del servizio carcerario hanno la sporca abitudine
di adoperare termini presuntuosi per designare i più abietti trucchi.
Le prigioni sono delle "case di correzione" ed i carcerieri "educatori".
E quello che il personale ed i prigionieri chiamano "il buco" porta
ufficialmente il nome di "centro di riabilitazione".
In California le prigioni fanno pensare ai gironi discendenti dell'inferno dantesco.
Il centro di riadattamento è decisamente vicino al fondo.
Per arrivarci bisogna aver infranto la legge o in prigione aver commesso delle
infrazioni al regolamento. Su 13 penitenziari esistenti nello Stato della California,
7 hanno centri di riabilitazione.
Il numero dei prigionieri oscilla costantemente, ma si può dire che su
24.000 prigionieri dello Stato ce ne sono più di 600 "parcheggiati"
in questi centri. Tutti i centri di riabilitazione hanno due punti in comune:
1) I privilegi generalmente accordati ai prigionieri, come il diritto al posto
di ristoro, alla biblioteca, alla televisione, sono limitati o addirittura soppressi;
2 ) Gli uomini sono chiusi nelle celle continuamente, nella maggior parte dei
casi 23 ore su 24
Istituzioni
In certi penitenziari come il centro professionale di Deuell e la divisione
X di Soledad i prigionieri del centro di riabilitazione hanno diritto a qualche
ora di "laboratorio" - ciò consiste tutt'al più nel
fare del disegno o nel fabbricare dei posacenere, ma è pur sempre una
attività in qualche modo terapeutica.
In certe prigioni, come Folsom e Saint-Quentin, i prigionieri del centro hanno
il diritto di uscire un'ora al giorno dalla loro cella per fare del movimento.
"Cosa credi che si faccia qui, compare? - mi ha detto un prigioniero: -
Lo vuoi sapere veramente? Ci si masturba e come!"
Ed un altro: "Qui dentro tutto diviene peggiore che altrove, tutto. Tu
hai una inezia di discussione da niente con un minchioncello, e l'indomani,
questo zozzo si mette in testa di farti fuori. È una distrazione, compare.
Non si ha nient'altro da fare".
L'odio
La violenza, l'odio, trasudano dai muri stessi in questi "buchi".
"Nella divisione O (di Soledad) tu senti che non potrai conservare dei
sentimenti." "Quando sei imprigionato nel "buco", ritorni
a tutto ciò che c'è di più basso. Ciò fa riemergere
tutto quello che potresti provare a reprimere se fossi in condizioni normali.
E quando esci dal centro di riabilitazione, niente è più terribile
che cercare di riadattarti alla routine della prigione."
A Soledad, quest'anno ci sono stati quattro guardiani e un prigioniero che sono
stati pugnalati nel centro di riabilitazione.
In generale le celle del centro di riabilitazione misurano un metro e 80 per
2 metri e 70. Esse non sono molto più piccole delle celle dell'ala centrale.
Per chiudere il lato che dà sulla prigione, la maggior parte di esse
sono dotate di sbarre, rinforzate con una rete d'acciaio, per impedire che il
prigioniero si sporga di fuori. Dall'altra parte c'è una porta d'acciaio
massiccio, su cui è aperta una piccola finestra quadrata e una feritoia.
Il tempo
Ci sono uomini che hanno passato degli anni in questo genere di cella. La divisione
B di Saint-Quentin, per esempio, non è tecnicamente parlando un centro
di riabilitazione del penitenziario. Serve per tenere i prigionieri che per
le loro infrazioni alla disciplina rappresentano dei problemi. Può ben
essere considerata la peggiore unità del sistema carcerario della California.
Il sinistro edificio di 4 piani fa pensare ad una gabbia di scimmie impazzite.
Una rete di catene fissate all'esterno con travi corre per tutta l'altezza dell'edificio.
A queste catene rimangono attaccati pezzi di materia fecale disseccata: gli
escrementi che i prigionieri gettano al passaggio dei guardiani.
Durante una manifestazione che ebbe luogo in seguito ad uno sciopero nella divisione
B di Saint-Quentin, il 25 settembre scorso, molti WC e diversi accessori furono
rotti.
Molte celle del piano superiore non avevano ancora il WC né il lavandino,
al momento in cui i reporter del San Francisco Chronicle arrivarono.
La maggior parte degli uomini imprigionati nelle celle dormono su materassi
stesi per terra. Ogni mattino ricevono per tutta la giornata due bottiglie di
media grandezza, una vuota, e l'altra piena di acqua potabile.
In seguito le celle sono state riparate, ma alcuni prigionieri sono stati costretti
a vivere in queste condizioni quattro mesi almeno.
Tali celle costituiscono una prigione nella prigione, i detenuti percorrono
in breve tutte le varie tappe della criminalità per arrivare qui.
Infrazioni
Un detenuto è ,accusato da un "educatore" di aver commesso
un'infrazione. Egli passa davanti ad una giuria di responsabili del penitenziario
ed è condannato la maggior parte delle volte ad una pena indeterminata.
La stessa giuria che lo invia al "buco" deve decidere l'eventuale
momento in cui dovrà uscirne.
Nel corso di questi processi, il prigioniero affronta da solo i suoi accusatori.
Non ha il diritto di avere un avvocato. I prigionieri lo chiamano il "tribunale
canguro".
Tuttavia ciò che c'è di più casuale ed arbitrario in tali
centri di riabilitazione è ciò che questi "tribunali"
mettono nel dossier del prigioniero. Un soggiorno al "buco" è
considerato dalle autorità responsabili un segno di attitudine negativa,
e ciò comporterà all'interessato un prolungamento della pena -
anche di svariati anni - prima che sia giudicato degno di essere liberato sulla
parola.
"La prima cosa che si perde in questi centri di riabilitazione - m'ha detto
un prigioniero - è la speranza."
Nel fondo
Si può discendere ancora un gradino in questo inferno carcerario. Anche
nel centro di riabilitazione esiste una segreta dotata di solidi catenacci,
riservata ai prigionieri che non possono "adattarsi" alla riabilitazione.
È un buco nero nel quale si rifornisce il prigioniero esclusivamente
di pane e acqua. Il nome ufficiale è "l'isolamento".
È una segreta chiusa da una doppia porta. Vi può essere accesa
una luce accecante oppure vi può essere buio pesto: dipende dall'agente
che controlla le luci del piano. I prigionieri condannati all'isolamento sono
messi "a regime severo". Gli si danno vari ingredienti amalgamati
e compresisi in una specie di pane compatto che ha il gusto della colla. Il
trattamento è riservato ai prigionieri che abbiano più volte lanciato
il piatto addosso ai guardiani.
All'isolamento si dorme su un materasso spesso cinque centimetri, non infiammabile,
posato su un basamento di cemento.
Finché un decreto non le ha proibite (due anni fa), queste segrete di
isolamento venivano chiamate "alla turca", perché avevano al
posto del WC un buco per terra che un congegno azionato da fuori puliva una
volta al giorno.
Illegalità
Sebbene tali dispositivi siano considerati attualmente come illegali nelle prigioni
di Stato (e la maggior parte delle celle sono dotate di catini in alluminio)
ci sono ancora nel braccio di isolamento a Saint-Quentin due celle "alla
turca".
Fino allo scorso mese si poteva mandare un prigioniero all'isolamento per ventinove
giorni; era così che certi prigionieri iniziavano il loro soggiorno al
centro di riabilitazione.
All'inizio di febbraio un decreto del direttore delle case di correzione, Raimond
Procunier, limitava queste condanne ad un massimo di dieci giorni, e riservava
la decisione di mettere un carcerato a regime severo soltanto al direttore generale.
Pur essendo così sinistri quali sono, i centri di riabilitazione sono
fatti per durare.
" La questione non è di sapere se ci dovranno o no essere dei centri
di riabilitazione, - diceva un prigioniero di Saint-Quentin. - Persino noi ne
sentiamo il bisogno. Ma ciò che bisogna decidere è per quanto
tempo bisogna punire per ottenere un qualche risultato, e per quanto tempo si
possa privare un uomo della libertà prima di fame un animale."
3 marzo 1971