Biblioteca Multimediale Marxista
L'Avana. 15 maggio 2004
Signore George W. Bush, il milione di cubani che ci riuniamo
oggi per marciare davanti al Suo Ufficio di Interessi, è soltanto una
piccola parte d'un intero popolo coraggioso ed eroico che vorrebbe essere qui,
insieme a noi, se fosse fisicamente possibile. Questo popolo non si riunisce
in gesto ostile contro il popolo degli Stati Uniti, le cui radici etiche, nate
all'epoca in cui giunsero i primi pellegrini a questo emisfero, conosciamo bene.
Non vogliamo nemmeno disturbare i funzionari, impiegati e custodi di questa
struttura che, in adempimento delle proprie mansioni, godono di tutta la sicurezza
e di tutte le garanzie che un popolo colto e civile come il nostro è
capace di offrire. E' un atto d'indignata protesta e una denuncia contro le
brutali, spietate e crudeli misure che il Suo governo ha appena applicato contro
il nostro paese. Conosciamo in anticipo ciò che lei pensa o vuole far
credere di coloro che sfileranno oggi lungo questa via. Secondo lei si tratta
di masse oppresse e bramose di libertà lanciate alla strada dal governo
di Cuba. Ignora assolutamente che non c'è forza al mondo in grado di
trascinare come un gregge, tutti legati al collo con una corda, il popolo degno
e attivo che ha resistito per 45 anni all'ostilità, al blocco e alle
aggressioni della più forte potenza sulla Terra. Uno statista, o qualcuno
che abbia la pretesa di esserlo, dovrebbe sapere che le idee giuste e veramente
umane hanno dimostrato lungo la storia di essere molto più potenti della
violenza; di quest'ultima rimangono soltanto polverose e spregevoli rovine;
di quelle, tratti luminosi che nessuno potrà spegnere. Ad ogni epoca
corrispondono delle idee, buone o cattive, e tutte si accumulano. Ma nella tappa
odierna, quella in cui viviamo, in un mondo barbaro, incivile e globalizzato,
sono nate quelle peggiori, più tenebrose e incerte. Oggi, nel mondo che
lei vuole imporre non esiste la benché minima nozione di etica, di credibilità,
non esistono norme di giustizia, sentimenti umanitari né i più
elementari principi di solidarietà e generosità. Tutto quanto
si scrive sui diritti umani nel suo mondo, e in quello dei suoi alleati che
condividono il saccheggio del pianeta, è una colossale menzogna. Miliardi
di essere umani vivono con fame, senza sufficienti alimenti, senza medicine,
vestiti, scarpe, senza casa, in condizioni infraumane, senza le minime conoscenze
e senza sufficiente informazione per capire la loro tragedia e quella del mondo
in cui vivono. Lei sicuramente non è stato informato e non conosce quante
decine di milioni di bambini, adolescenti, giovani, madri, persone di media
e maggiore età, che potrebbero salvarsi, muoiono ogni anno in questo
"idillico Eden di sogni" che è la Terra, né a quale
ritmo vengono distrutte le condizioni naturali di vita, e nemmeno che in un
secolo e mezzo sono stati sprecati, con terribili effetti nocivi, gli idrocarburi
per la cui creazione il pianeta ha impiegato 300 anni. A lei basterebbe chiedere
ai propri aiutanti i dati precisi sulle decine di migliaia di armi nucleari,
chimiche, biologiche, aerei da bombardamento, missili abbastanza precisi, di
grande portata, corazzati, portaerei, armi convenzionali e non convenzionali,
che sono nei suoi arsenali, sufficienti a porre fine alla vita nel pianeta,.
Se ci pensasse, né lei né nessuno riuscirebbe mai a dormire. Nemmeno
i suoi alleati, che cercano di vincere la gara dello sviluppo degli arsenali.
Se si tiene conto del basso coefficiente di responsabilità, del talento
politico, degli squilibri tra i rispettivi stati e del quasi inesistente desiderio
di riflettere, tra protocolli, riunioni e assessori, coloro che hanno nelle
mani il destino dell'umanità possono albergare ben poche speranze quando
guardano, tra perplessi e indifferenti, questo vero manicomio in cui si è
trasformata la politica mondiale. L'obiettivo di queste parole non è
quello di offenderla, né di insultarla; ma siccome lei ha deciso d'intimidire,
d'impaurire il nostro popolo e, finalmente, di distruggerne il sistema economico-sociale
e l'indipendenza e, se fosse necessario, persino l'esistenza fisica, ritengo
un dovere elementare ricordarle alcune verità.
Lei non ha il morale e nemmeno nessun diritto a parlare di libertà, democrazia
e diritti umani, se, infatti, vanta il potere sufficiente per distruggere l'umanità
e con lo stesso cerca d'imporre una tirannia mondiale, ignorando e distruggendo
l'Organizzazione delle Nazioni Unite, violando i diritti di qualunque paese,
portando avanti guerre di conquista per impadronirsi dei mercati e delle risorse
del mondo, imponendo sistemi politici e sociali decaduti e anacronistici che
conducono la specie umana all'abisso. Lei, per altre ragioni, non può
nemmeno pronunciare la parola democrazia, tra l'altro, perché la sua
ascesa alla Presidenza degli Stati Uniti, lo sanno tutti, è stata fraudolenta.
Non può parlare di libertà perché non concepisce un altro
mondo diverso da quello retto dall'impero del terrore creato sulle mortifere
armi che le sue mani inesperte potrebbero lanciare sull'umanità. Non
può parlare dell'ambiente perché ignora assolutamente che la specie
umana corre il rischio di scomparire. Lei accusa di tirannia il sistema economico
e politico che ha portato il popolo cubano ai più alti livelli di alfabetizzazione,
di conoscenze e di cultura anche tra i paesi più sviluppati del pianeta;
che ha ridotto la mortalità infantile a un indice minore di quello degli
Stati Uniti, e la cui popolazione riceve in modo gratuito tutti i servizi di
salute, istruzione e altri di grande trascendenza sociale e umana. Risulta ridicolo
ascoltarla mentre parla di diritti umani a Cuba. Il nostro, Signor Bush, è
uno dei pochi paesi di quest'emisfero in cui durante 45 anni non c'è
mai stata una tortura, uno squadrone della morte, neanche una esecuzione estragiudiziale,
e nemmeno un governante che si sia arricchito con l'esercizio del potere. Lei
manca d'autorità morale per parlare di Cuba, un paese degno che ha resistito
a 45 anni di brutale blocco, guerra economica e attacchi terroristi che hanno
causato migliaia di morti e perdite economiche per decine di miliardi di dollari.
Lei aggredisce Cuba per meschini motivi politici, per conseguire l'appoggio
elettorale d'un crescente gruppo di rinnegati e mercenari senza etica né
principi. Lei non ha il morale per parlare di terrorismo, perché è
circondato da un gruppo di assassini che mediante azioni di questo tipo hanno
ucciso migliaia di cubani. Lei non nasconde il disprezzo per la vita umana,
perché non ha esitato a ordinare la morte estragiudiziale di un numero
sconosciuto e segreto di persone al mondo. Lei non ha alcun diritto, se non
quello della violenza, a intervenire negli affari interni di Cuba e a proclamare
a propria voglia il transito da un sistema ad altro, né tantomeno ad
applicare misure per portarlo a termine. Il nostro popolo può essere
sterminato -vale la pena che lei lo sappia-, spazzato via dalla faccia della
Terra, ma non sarà mai soggiogato, né sottomesso di nuovo all'umiliante
condizione di neocolonia degli Stati Uniti. Cuba lotta per la vita nel mondo;
lei lotta per la morte. Mentre lei uccide innumerevoli persone con i suoi indiscriminati
attacchi preventivi e improvvisi, Cuba salva centinaia di migliaia di vite di
bambini, madri, malati e anziani in tutto il mondo. L'unica cosa che lei conosce
su Cuba sono le menzogne emanate dalle voraci fauci della mafia corrotta e insaziabile
di ex batistianos e dei loro discendenti, esperti in frodi elettorali e capaci
di eleggere come Presidente degli Stati Uniti colui che non ha ottenuto i voti
sufficienti per raggiungere la vittoria. Gli esseri umani non conoscono né
possono conoscere la libertà in un regime di disuguaglianza come quello
che lei rappresenta. Non c'è uguaglianza dalla nascita negli Stati Uniti.
Nei ghetti di persone d'origine africana e latina, e nelle riserve di indiani
che popolarono quel territorio e furono sterminati, non c'è altra uguaglianza
se non quella di essere poveri ed esclusi. Il nostro popolo, educato nella solidarietà
e nell'internazionalismo, non odia il popolo statunitense, né vuole la
morte dei suoi giovani soldati, bianchi, neri, indiani, meticci, e spesso anche
latinoamericani, che spinti dalla disoccupazione si sono arruolati nell'esercito
per essere inviati a qualunque angolo del mondo, coinvolti in attacchi a tradimento,
improvvisi e preventivi o in guerre di conquista. Il mondo è rimasto
attonito di fronte alle incredibili torture applicate ai prigionieri nell'Iraq.
Non voglio, come ho già detto, offenderla con queste parole. Spero soltanto
che in qualche momento d'ozio qualcuno dei suoi assistenti le faccia conoscere
le suddette verità, sebbene non siano assolutamente di suo gradimento.
Siccome lei ha già deciso della nostra sorte, ho il piacere di salutarla
come i gladiatori romani che andavano a combattere al circo: Salve, o Cesare,
i morituri ti salutano.
Mi dispiace soltanto che nel suddetto caso non potremmo nemmeno incontrarci
faccia a faccia perché lei sarebbe a migliaia di chilometri di distanza,
e io sarò in prima linea per morire combattendo in difesa della mia patria.
In nome del popolo di Cuba.
Fidel Castro Ruz