Biblioteca Multimediale Marxista
Tratto dagli atti delprocesso "Hunt - Prati di Papa"
BOZZA DI RIFLESSIONE SUGLI ARRESTI DI SETTEMBRE.
Per comprendere i passaggi salienti che hanno costituito il processo di riadeguamento dell’O, all’interno della RS fino alla sua attuale situazione vanno considerati due piani: 1) Quello del contesto attuale dello scontro. 2) L’altro relativo alle dinamiche che fanno vivere l’O. in questo scontro. Piani dialetticamente connessi ma che separeremo nell’analisi per meglio individuare, nel processo discontinuo che dall’82 ad oggi ha segnato un percorso di avanzate e ritirate, di sviluppo non lineare nella coscienza che ne ha acquisito l’O.
Analizzare questi passaggi salienti è necessario per
entrare nel merito delle contraddizioni e leggi di movimento interne ad una
FR. che agisce in un paese capitalisticamente avanzato in modo da non isolare
i fatti specifici dal contesto generale che li produce. All’interno va
valorizzato per intero il bilancio interno sintetizzato dall’allora Esecutivo
in carica.
Lo stato generale dei rapporti di forza usciti dalla controrivoluzione degli
anni ‘80 determinarono condizioni durissime nel lavoro rivoluzionario,
si trattava e si tratta di ricostruire i complessi termini politico-militari
della guerra di classe al livello dato dallo scontro all’interno della
presa d’atto che l’attività della controrivoluzione oltre
a ridisegnare i termini del rapporto politico tra le classi ha materialmente
scoperto (scompaginato nel senso di ambiti toccati, conosciuti dalla controriv)
l’ambito di riproduzione delle avanguardie (in senso relativo ovviamente
e non assoluto) soprattutto nei poli industriali e serbatoi storici di riferimento
e di riproduzione delle BR. La necessità di ricostruzione si pone prima
che nella coscienza d’O. come esigenza politica impellente oggettivamente
dovuta all’approfondirsi dello scontro avvenuto sia sul piano politico
generale che rivoluzionario anche perché il dato storico e politico raggiunto
dallo scontro di classe in Italia è tale che a fronte della controrivoluzione
ha fatto sì che permanessero ampi margini politici di recupero e rilancio
dell’attività rivoluzionaria. Il processo Prassi/Teoria/Prassi
che si sviluppa all’interno della Ritirata Strategica, per quanto non
lineare, permette all’O., misurandosi con lo scontro, di prendere coscienza
del tipo di contraddizioni che la controffensiva dello Stato e gli effetti della
controrivoluzione nel campo Proletario hanno immesso al suo interno.
E’ superfluo entrare in questa sede nell’analisi delle condizioni
interne che hanno prodotto la logica difensivistica in quanto ampiamente trattata
nel Bilancio interno e testimoniata dall’oscillazione nella Teoria/Prassi
dell’attività svolta dall’82 fino alla battaglia politica
con “seconda posizione” Ci interessa qui mettere in evidenza un
aspetto dì quel periodo che solo nel medio periodo ha prodotto i suoi
effetti negativi. Ci riferiamo alle modifiche avvenute nel modulo Politico-Organizzativo
giustificate dal momento eccezionale e che dovevano essere temporaneamente adottate.
L’incapacità di uscire da questa eccezionalità per le contraddizioni
politiche sopraddette ha comportato un impoverimento del corpo militante poiché
privato del mezzo e del modo (la strutturazione del modulo) per formarsi e disporsi
confacentemente al lavoro politico in regime di clandestinità e compartimentazione.
Questo impoverimento ha favorito il verticismo delle sedi dirigenti e il prodursi
non governato di dinamiche centrifughe e di gruppo, la perdita in ultima istanza
del senso storico e politico della funzione dell’O. Un indebolimento che
si ripercuoteva in negativo nel processo di riadeguamento in senso generale
e nello specifico del processo di ricostruzione e di ricambio dei quadri dirigenti.
Abbiamo messo in rilievo questa contraddizione perché importante dell’acquisizione
da parte dell’O. del complesso funzionamento di una forza rivoluzionaria
poiché in virtù dell’impianto Politico-Militare si sviluppa
e agisce dentro ai criteri di un Esercito Rivoluzionario. Il difficile percorso
di riadeguamento subisce una svolta quando insieme al ricentramento dell’analisi
del quadro di scontro vengono analizzati questi nodi essenziali a cui l’O.
doveva dare soluzione. Inizia così un periodo di commissariamento volto
a ristrutturare e ridisporre il corpo militante non solo all’interno del
modulo politico-organizzativo fondamentale (Cellule) ma adeguato alla coscienza
complessiva che i compiti all’ordine del giorno richiedevano.
Questo processo interno di stretto indirizzo politico e di riorganizzazione
necessariamente poteva formarsi solo nella messa in pratica dell’iniziativa
d’O. col suo necessario portato, nell’attività di una ferma
direzione e di disposizione/organizzazione delle forze che si dispongono sulla
linea politica dell’O. A questo punto va tenuto conto che insieme all’approfondimento
delle vecchie contraddizioni ereditate dalla sconfitta tattica dell’82
maturavano contraddizioni e problematiche di sviluppo prodotte dal duplice piano
di Ricostruzione (interno all’O./esterno di direzione sul campo Proletario)
perché il piano rivolto all’esterno implicava ed implica la capacità
di effettuare la direzione adeguata alla fase di scontro Rivoluzionario. E’
evidente che un tale passaggio è divenuto di estrema importanza al fine
di assestare il punto di equilibrio necessario affinché il processo di
accumulo di contraddizioni e problematiche fosse governato verso la sua risoluzione.
Infatti il commissariamento ha svolto questa funzione di governo soprattutto
nella fase iniziale del processo avvenuto all’interno di un controllo
politico dell’evolvere delle contraddizioni vecchie e nuove. Tutto ciò
sino a che il movimento prodotto dalla stessa attività dell’O,
non ha posto sul terreno aspettative e scadenze incalzanti. Una dinamica di
sviluppo che riversandosi dialetticamente all’interno dell’O. in
quel delicato momento di assestamento, ha messo in difficoltà; e punto
d’equilibrio tenendo conto del duplice piano di ricostruzione nel lavoro
dell’O. Ma non è questo il fattore principale che permette l’errore,
il punto critico che ha portato gli arresti di settembre; poiché anche
questo movimento era governato seppure dentro una sua maggiore complessificazione,
poiché previsto e analizzato dall’allora CE in carica. A questo
quadro va aggiunto un altro fattore dell’analisi relativo al doversi misurare
con le risposte che lo Stato avrebbe messo in campo sia per contrastare gli
effetti politici dell’attività dell’O, sia pere il tipo di
pressione militare volta a smantellare l’O. Entrambi questi aspetti erano
stati analizzati, ma la risposta pratica, le decisioni allora prese non sono
state all’altezza di assorbire questo tipo d’urto (come i fatti
hanno dimostrato). Quel che importa mettere in rilievo è perché
le risposte non sono state adeguate; allora al quadro soprascritto del complessificarsi
dei compiti e che ha creato una certa instabilità del punto di equilibrio
va più precisamente collocato questo elemento di equilibrio il quale
ha a che fare col famoso fattore dell’unità del politico e del
militare per quel che riguarda la parte interna all’O.
Sebbene l’ordine di contraddizione sia stato preminentemente di crescita,
queste andavano governate tenendo soprattutto conto che implicavano lo sviluppo
di una concezione politico militare assai complessa da articolare all’interno
(figuriamoci all’esterno in quanto inerente alla definizione delle modalità
di sviluppo della guerra di classe). Ovvero non esistono solo risposte politiche
o solo militari e organizzative, questi due piani devono vivere all’interno
di una stretta interrelazione altrimenti si crea uno squilibrio pericoloso e
difficile da ricucire. In parole povere, benché si fossero prodotte molte
aspettative politiche, il modo con cui l’O. doveva misurarcisi non poteva
solo riferirsi alla capacità di comprensione politica delle problematiche
ma il loro affrontamento doveva essere condizionato dai tempi di assestamento
militare nel senso più ampio del termine comprensivo anche della capacità
di assorbimento organizzativo delle strutture. In questo senso il C..E. in carica
pur avendo colto in termini generali il portato dei problemi, venendo meno a
questo principio, non è riuscito a governare le risposte e la direzione
di movimento soprattutto sul piano della controguerriglia e a fronte dei danni
materiali causati dalla trattativa (Soluzione Politica).Era necessario operare
un “congelamento” della dinamica di crescita lineare, un tempestivo
raffreddamento del processo di riorganizzazione interna compatibilmente a ciò
che imponeva i tempi di assorbimento Politico Organizzativo delle strutture
anche se ciò avrebbe comportato risposte più lente alle scadenze
politiche che l’O. stessa aveva contribuito a maturare. L’aver disatteso
a questa realtà è stato nei fatti aver separato il piano politico
dall’aspetto militare e organizzativo favorendo la divaricazione del punto
di equilibrio tra questi due fattori. Ripercorrendo i passaggi dell’ultimo
periodo è chiaro che il governo dello sviluppo dei diversi fattori costituenti
l’O. stessa, all’atto pratico é vissuto discontinuamente
attraverso successivi strappi in avanti. Il segnale politico che era necessario
frenare il movimento era venuto anche dall’esito delle assemblee dei delegati.
In quel contesto andava privilegiato l’assestamento delle strutture relativo
al reale assorbimento organizzativo, posticipando in un secondo periodo le scadenze
politiche della formazione/rinnovamento delle strutture dirigenti. La riflessione
che se ne può trarre è che se la ragione di fondo dell’errore
che ha favorito gli arresti sta nella rottura di questo punto di equilibrio
(nel senso delle decisioni prese che prescindevano da questo) nel contesto del
periodo di assestamento e del più generale riadeguamento dell’O.,
il fattore scatenante, il detonatore che ha acuito questo squilibrio sono state
le spinte prodotte dalle scadenze politiche che stavano sullo sfondo. Le scadenze
politiche sono dettate da due fattori che interagiscono tra loro: il contesto
politico dello scontro tra le classi e l’intervento rivoluzionario in
esso dell’O. nel momento in cui è intervenuta in questo modo ha
promosso le condizioni per un avanzamento e approfondimento del piano rivoluzionario,
posto che va tenuto conto che introno all’attacco l’O. ha lavorato
sul duplice piano di costruzione/formazione, il movimento che si è prodotto
ha ulteriormente spostato in avanti il terreno che definisce le scadenze politiche
sul terreno Classe/Stato. La seconda scadenza sullo sfondo è dettata
dalla politica dell’Alleanza sul terreno dell’Antimperialismo e
richiede da parte dell’O. il massimo della preparazione politico/militare,
il massimo dell’assestamento nella formazione delle forze per le dimensioni
dello scontro Antimperialista. Queste scadenze hanno premuto per un loro affrontamento
in avanti con tutto quello che ne consegue in termini di modificazioni del piano
di scontro e sono maturate nell’attività complessiva dell’O.
generando una spinta oggettiva per delle soluzioni linearmente intese. Uno degli
errori del C.E. nel definire le direttive di lavoro è stato proprio quello
di riferirsi alle scadenze politiche senza concretamente valutare il sopraggiunto
livello critico nel processo di assestamento interno dell’O. E’
bene precisare il senso che bisogna dare al termine “assorbimento organizzativo”
in modo da evidenziare la piena valenza politica al di fuori della quale é
possibile il rischio di un suo riduzionismo a mero significato tecnico. “L’assorbimento
organizzativo” è la cartina al tornasole della capacità
della struttura d’O. di saper attivizzare intorno al proprio lavoro tutte
le energie proletarie di cui dispone traducendole via via in terreni sempre
più stabili di Organizzazione di classe sul terreno della L.A. (reti,
strutture, organismi) il tutto all’interno delle indicazioni generali
dell’O. Un lavoro deputato a posare la basi, i mattoni fondamentali della
fase di ricostruzione. In questo senso l’assestamento logistico e organizzativo
nel senso tecnico del termine non esiste in quanto tale ma esso è il
prodotto del lavoro politico dell’O. sul campo proletario e quindi di
successivi livelli di responsabilizzazione delle Avanguardie verso lo scontro
Rivoluzionario. E’ evidente allora come già nel lavoro delle strutture
sia emersa la problematica della qualità della direzione come questione
che attraversa orizzontalmente e verticalmente l’O. e che a livello di
struttura non poteva che esprimere tutta la contraddittorietà del processo
di formazione delle stesse. All’interno di ciò si può comprendere
meglio la questione del punto di equilibrio nell’assestamento politico-militare
delle strutture e come il complessificarsi dei compiti, i tempi differenti di
movimento dell’evolvere delle contraddizioni e delle problematiche hanno
creato una “massa critica” con tutto il corollario di errori a catena
che ne sono derivati.
Aver analizzato le ragioni politiche ed i piani di contraddizione, non significa
annullare nella dinamica di movimento le responsabilità degli errori
che ai diversi livelli che si sono manifestati. Al contrario, poiché
di volta in volta, seppure in modo frammentato questo quadro era stato focalizzato
dal CE, e fatto presente (anche in termini di indicazioni politiche) sono più
gravi gli atteggiamenti dei singoli che venendo meno ai compiti e alle direttive
hanno fatto prevalere personali modi di condurre il lavoro sino ad episodi di
vera e propria indisciplina. Ad un anno dal commissariamento si manifestavano
in quasi tutte le strutture contraddizioni e problemi che seppure differenziati
su questioni diverse erano originati dal medesimo meccanismo. Il C.E. pensò
che fosse dovuto all’eccessivo “accudimento” che il commissariamento
esercitava sulle strutture a tal punto da rendere le strutture e i compagni
poco responsabili verso il lavoro. Questo perché molte delle contraddizioni
si manifestavano anche sul piano politico. In questo senso fu fatto l’errore
di una parziale riduzione del commissariamento. Questo fu un errore perché
il C.E. si riferì alla manifestazione del problema senza capire che era
originato dalla spinta che oggettivamente si era creata dall’attività
complessiva dell’O, e che trovava le strutture ancora giovani (problema
della giovinezza politica). Quindi conseguentemente il processo di formazione
doveva continuare ad essere rigidamente governato misurandolo però sui
nuovi termini di riferimento (sicuramente diversi al varo delle strutture).
In tal modo sarebbe stato più facile rapportarsi al grado di “assorbimento
organizzativo” in quanto al controllo politico sarebbe risultato immediato
e laddove le strutture avevano difficoltà politiche nel lavoro e porre
i rimedi opportuni.
Sul piano politico generale a questo stadio del processo Rivoluzionario è
necessario elaborare una vera e propria condotta della guerra di classe, per
quanto particolare sia, ma anzi a maggior ragione della sua complessità
si imponeva questa capacità riferita ovviamente all’atteggiamento
tattico da tenere in successivi momenti di sviluppo del processo Rivoluzionario.