Biblioteca Multimediale Marxista
I1 dibattito autocritico scaturito dal documento: "Elementi
del bilancio politico della sconfitta del soggettivismo", dibattito non
privo di contraddizioni, ha avuto dall'inizio due presupposti fondamentali:
1) non si mette in discussione un caposaldo fondamentale sviluppatosi negli
ultimi dodici anni, la Lotta Armata come strategia per la transizione al comunismo,
come unica politica proletaria e rivoluzionaria; la guerriglia come: "
....soluzione al bisogno strategico di mantenere l'offensiva", come acquisizione
più avanzata dello sconto di classe.
2) non si apre la porta allo scioglimento dell'avanguardia comunista combattente
all'interno del movimento rivoluzionario, non ci proponiamo come “area
di dibattito”, ma come OCC BR che con il suo patrimonio teorico pratico,
nel bene o nel male, ha rappresentato il punto giù alto di direzione
del processo rivoluzionario.
In questo senso, pur in una situazione che abbiamo definito di emergenza (peraltro
niente affatto conclusa), abbiamo mantenuto istanze di dibattito, di lavoro,
di direzione. Così come nel confronto con le avanguardie comuniste presenti
nel movimento rivoluzionario, pur affrontando questioni di ordine teorico e
strategico per la ridefinizione di un impianto generale, non abbiamo mai abbandonato
i principi di: organizzazione che differenziano i membri effettivi, i membri
candidati, dai contatti. Tuttavia era in inevitabile che questa riflessione,
proprio per il suo carattere di messa in discussione dell'impianto strategico,
producesse, insieme a posizioni positive, altre negative, contraddizioni, riserve,
perplessità e sfiducia. Va quindi fatta. una precisazione preliminare:
dobbiamo imparare a correggere le impostazioni sbagliate che tendono ad emergere
costantemente, come L'IPERCRITICISMO e LA CATTIVA STORICIZZAZIONE.
L'ipercriticismo mette sullo stesso piano in modo indifferenziato momenti principali
ed aspetti secondari della contraddizione, concepisce l'autocritica approfondita
come analisi di parte …….. isolare singoli problemi particolari
( lavoro questo da cui potrebbe derivare tutt'al più un elenco di cose
da fare) piuttosto che spingerla ad individuare la matrice politica di errori
diversi che hanno attraversato tutto il corpo militante e tutta 1’O.,
e coinvolgerli nel lavoro teorico pratico di rifondazione di una strategia e
di un impianto organizzativo adeguato. Riaffermiamo quindi che non è
possibile ridurre od assolutizzare l'autocritica ad alcuni aspetti particolari
dell'impianto e del lavoro d'O. Non si può, ad esempio, identificare
nel burocratismo o nel militarismo la radice comune di problemi diversi.
Allo stesso modo, storicizzare schematicamente porta a considerare il manifestarsi
delle contraddizioni legandole alla presenza o all’assenza di questo o
quel compagno, porta a dividere la storia dell'Organizzazione in un periodo
positivo e in uno negativo; in ultima analisi, concepire successi ed errori
come intuizioni individuali piuttosto che come processi collettivi. Le contraddizioni
in un’O rivoluzionaria sono il riflesso dello scontro tra concezione borghese
e concezione proletaria del mondo, tra idealismo e materialismo storico dialettico.
Infiltrazioni ideologiche borghesi tendono a ripresentarsi in forme e con pesi
diversi nel corso del processo rivoluzionario, Ciò che dobbiamo affermare
è che nella fase della transizione, nella guerra di classe, nella fase
dell'organizzazione delle masse sul terreno della lotta armata per il comunismo,
della costruzione del Sistema del Potere Proletario Armato, le infiltrazioni
di soggettivismo, la loro derivazione economicista militarista risultano antagoniste
all'affermazione della linea proletaria rivoluzionaria.
PERCHE' NELLA DIALETTICA CONTINUITÀ / ROTTURA ABBIAMO PRIVILEGIATO LA ROTTURA.
Ogni processo autocritico passa per una sconfitta (almeno finora)
e la portata dell'autocritica dipende dall'entità della sconfitta. Ravvisare
questo ……… è sicuramente indice di maturità,
soprattutto è condizione …….. per individuare la natura dei
problemi senza soffermarsi superficialmente al loro aspetto esterno, a1 modo
in cui si presenta e ripresenta.
Sarebbe stato molto semplice, ad esempio, spiegare l'epilogo disastroso dell'operazione
Dozier con la presenza degli infami, o dicendo di non aver mobilitato a sufficienza
i Nuclei Comunisti Rivoluzionari, o teorizzando sbrigativamente di aver fatto
un passo troppo lungo rispetto alle potenzialità del movimento antagonista,
ancora con una preparazione militare inadeguata.
Molto meno semplice, anzi impossibile, sarebbe ricostruirci (attraverso questo
tipo di bilancio) sia l'identità politica che la presenza ed il lavoro
all’interno delle masse. Dunque bisognava guardare più a fondo
il tipo di dialettica che aveva presieduto fino ad allora alla costruzione delle
campagne, dei programmi, a1 rapporto con le masse, così come alla battaglia
politica, alla costruzione del Partito e del Sistema del Potere Proletario Armato.
Esattamente la rilettura critica di questi compiti che eravamo andati materializzando,
in particolare dopo al DS 80, significava PRIVILEGIARE LA ROTTURA. Insomma,
a poco sarebbe servito soffermarci più di tanto sui presupposti teorico
pratici su cui le BR si sono costruite e la guerriglia si é sviluppata,
avrebbe significato dare al dibattito un taglio di "conservazione",
riaffermandoci come patrimonio storico piuttosto che adeguarsi ai nudi compiti;
non spiegare perché, dalla chiusura della fase della Propaganda Armata
ad oggi, non si è ridefinito compiutamente un impianto adeguato nella
direzione delle masse verso la guerra di classe dispiegata per il comunismo.
D'altra parte è vero che una simile riflessione è complesso dirigerla,
ed uscirne in positivo significa imparare a capire le contraddizioni e governarle
(non certo mediando quelle antagoniste) individuandone la natura, il modo in
cui entrano in dialettica, il modo in cui possono ripresentarsi su piani più
avanzati; significa imparare a produrre teoria e pratica rivoluzionarie senza
delegare a nessuno questi campiti. In questo lavoro si mettono a nudo, insieme
al potenziale politico che vive nell'O, le sue debolezze, non solo, ma la situazione
in cui si svolge questo lavoro è inizialmente di debolezza (debolezza
di linea politica), all'interno di condizioni generali difficili da interpretare
(e da vivere): rapporti di forza pesantemente sfavorevoli al Proletariato Metropolitano,
vivace ripresa del movimento antagonista, presenza di grosso dibattito nel movimento
rivoluzionario intorno alle teorie che da più parti vengono formate.
Ciò spinge alcuni compagni verso posizioni estremizzate: dal non vedere
più punti fermi e confondersi nel marasma, al non voler criticare nulla,
aggrappandosi all'unica certezza: ciò che si conosce, tutto ciò
che è stato fatto.
Così, l'aver privilegiato la rottura ha fatto credere ad alcuni compagni
che l'autocritica porta a considerare la Lotta Armata per il comunismo come
una "forma di lotta", e che 1’O tendesse a negarsi aprendo la
strada. al movimentismo. Altri compagni, l'unità distinzione tra tattica
e strategia, tra particolare e generale, ed inoltre tra il generale che vive
in determinate fasi (e quindi all’interno di ogni sua specifica congiuntura)
ed il generale processo rivoluzionario per il comunismo, hanno pesato che la
sconfitta del Sistema del Potere Proletario Armato in costruzione dovesse essere
definita tattica perché non costituiva sconfitta generale del processo
rivoluzionario per il comunismo
L'O. parlando di sconfitta generale non l'ha riferita al generale processo rivoluzionario
di lunga durata per il comunismo; ciò che pure andava e va sottolineato,
conferma l’influenza di questa sconfitta sugli attuali rapporti di forza
complessivi, non perché questi derivino unicamente dalla guerriglia.
La guerriglia tuttavia e un elemento non indifferente nella loro determinazione,
come non indifferente è stata la sconfitta di una campagna del peso che
aveva quella Dozier e il corollario di tradimenti, dissociazioni e carcerazioni.
Inoltre la sconfitta non riguarda solo le BR e la concezione della campagna
come "operazione politica" di O; seguiva, ad esempio, la sconfitta
preventiva della campagna del Partito Guerriglia ed investiva fasce consistenti
del SPPA in costruzione. Parlare di sconfitta tattica era ed è sbagliato,
in quanto si esalta l'oggettività delle allusioni al comunismo e si sminuisce
la necessità dell'autocritica delle Avanguardie Comuniste Combattenti
rispetto agli errori generali, strategici commessi nel vivo dello scontro di
classe.
Altri compagni ancora, per controbilanciare il portato dell'autocritica, pur
riconoscendo nell'impianto generale il vizio di soggettivismo (che ha impedito
di adeguarsi ai nudi compiti), salvano "alcuni aspetti" come le azioni
di Roma del 79 80, la costruzione dei Nuclei Clandestini di Resistenza, la costruzione
dei quadri dirigenti. Qui necessitano alcune precisazioni, altrimenti si appiattisce
tutto in un unico calderone. Non intendiamo "buttare il bambino con l'acqua
sporca"; cioè non diciamo che oggi inizia la battaglia contro il
soggettivismo dopo un periodo di cupo torpore. Proprio la DS 80 ha rappresentato
la prima sedimentazione di una battaglia che era vissuta nell'O già negli
anni precedenti, riperquotendosi A FASI ALTERNE sulle iniziative di combattimento,
così come nella linea di massa il dibattito interno (cellule o nuclei),
ad esempio, rappresentava ancora l'incomprensione del salto nel modo di operare
nel rapporto con la classe verso l'organizzazione delle masse e non più
solo dei comunisti.
La contraddizione intorno alla frase famosa “….Organismi di Massa
Rivoluzionari sono sorti e sorgono…”, se da una parte testimonia
una critica alla concezione dell'organizzazione rivoluzionaria delle masse come
portato spontaneo dell'acutizzarsi della contraddizione BI/PM, dall'altra non
si proietta verso i nuovi compiti, ma tendeva a conservare la funzione dell'O
per quella che aveva nella fase precedente.
Le stesse direttive di combattimento rappresentano questa contraddittorietà:
la separazione tra disarticolazione dello Stato e organizzazione delle masse,
pur rispecchiando il massimo luogo di odio proletario, oscillando tra il tentativo
di aprire una dialettica sui bisogni (come nella campagna sulle forze militari)
e l'apparente ignoranza di una campagna in corso (come nelle azioni Bachelet
e Minervini rispetto al movimento dei Proletari. Prigionieri).
La DS 80, pur avendo rappresentato il primo punto fermo nella comprensione dei
nuovi compiti, non ha tuttavia sconfitto definitivamente il soggettivismo, né
immunizzato il suo ripresentarsi. In che senso ?
La comprensione dei nuovi compiti era prevalentemente assunzione della elaborazione
teorica contenuta nell' "Ape..", calata su un impianto ancora pesantemente
influenzato dai compiti precedenti, che ruotava attorno alla centralità
dell'O e stentava a rapportarsi con i differenti livelli di espressione delle
lotte di massa. Non a caso l'esperienza maggiormente positiva è stata
la campagna per la chiusura dell'Asinara, una campagna che già viveva
in uno strato di classe che aveva maturato livelli di organizzazione e di antagonismo
irripetibili meccanicamente in altre situazioni. Il dibattito intorno a ''Nuclei
o OMR" pur essendo tutto interno ai nuovi compiti (e rappresentando quindi
un livello diverso di battaglia politica contro il soggettivismo, da quello
che si esprimeva intorno a "cellule o nuclei"), rispecchiava un approccio
ridotto alla problematica dell’organizzazione della masse, il cui referente
di fatto erano quelli d'accordo con la linea politica e con le campagne de1l’O,
mentre scomparivano o venivano sottovalutati i movimenti di massa pur con contenuti
e livelli di maturità differenti. I1 SPPA risultava essere un modello
stereotipato a cui adattare una realtà ricca di molteplici espressioni
e forme di organizzazione. I1 combattimento non era sintesi di una attività
molto più complessa e vasta di direzione rivoluzionaria, non rilanciava
in avanti la mobilitazione di massa, ma in parte la esaminava, inconsciamente
cercava di compensare la debolezza della linea di massa. Aver introdotto nel
dibattito la “questione del lavoro legale” non significa ripiegare
dopo una sconfitta perché non siamo certo in presenza di riflusso del
movimento rivoluzionario, quanto spingere la nostra attenzione ed il nostro
referente non solo alle esperienze più mature ed organizzate clandestinamente,
ma anche a quelle che si mobilitano a livelli di semilegalità.
Insomma si tratta di capire che i movimenti non sono un tutto piatto da cui
emerge l’avanguardia rivoluzionaria, si tratta di imparare a rapportarsi
ai livelli differenziati a cui si esprime la lotta di classe, senza per questo
dire che ogni lotta ha lo stesso peso e lo stesso contenuto antistatuale ed
anticapitalistico.
Un'ultima considerazione a proposito della costruzione dei quadri di partito.
Anche qui non possiamo sopravvalutare ciò che si è trasformato
da necessità in virtù. Un quadro politico formatosi sui documenti
d’O, un quadro di propaganda armata, capace di "riportare la linea
politica", ma disabituato ad elaborare, certo proveniente dal vivo della
lotta di classe e non dalle cattedre universitarie, ma ciò testimonia
il radicamento dell'O e non di essersi dotata di strumenti adeguati a trasformare
avanguardie di massa in quadri di partito. Alla luce di come il dibattito si
sta sviluppando, dei contributi che tutti i compagni sono impegnati ad elaborare,
dalla positività del confronto con le avanguardie comuniste non militanti
dell’O e con realtà di massa interne al movimento proletario antagonista,
oltre che dalle contraddizioni che da questo dibattito si sprigionano dando
il polso della qualità del corpo militante, esprimendo gli elementi avanzati
e quelli arretrati, possiamo riaffermare la giustezza e la necessità
dell'impostazione che, nella dialettica continuità/rottura, ha privilegiato
la rottura.
PERCHE' ABBIAMO PARLATO DI DIFENSIVA STRATEGICA
La guerriglia nasce all'inizio degli anni ‘70 dentro
condizioni di controffensiva padronale e statuale, non tanto per rispondere
ad una crisi che ancora non si manifestava concretamente come crisi generale
del Modo di Produzione Capitalistico (MPC) ( il cui primo segno premonitore
è l'inconvertibilità del dollaro con l'oro, nell'agosto 1971),
ma essenzialmente per mantenere l’offensiva dell'operaio massa sviluppatasi,
se pur non linearmente e sempre per cicli di lotta, negli anni ‘60 e culminata
nel biennio '68 69. La guerriglia, quindi, non aspetta il concretarsi del nesso
crisi ristrutturazione per interpretare l'allusione al comunismo presente nelle
lotte operaie. Se comunque, nel primo periodo della fase della propaganda armata
(‘71 ‘74) l'offensiva guerrigliera si scagliava contro le gerarchie
di fabbrica, con l’acuirsi di processi di crisi ristrutturazione e con
l'evidenziarsi del dominio "politico" all'interno della Formazione
Economico Sociale (FES), l’offensiva guerrigliera (in dialettica con 1’esigenza
operaia di rompere lo accerchiamento della fabbrica) si pone sull'asse strategico
dell'attacco al Cuore dello Stato (‘74 ‘78). La fase della Propaganda
Armata si conclude grazie alla "Campagna di Primavera" del ‘78,
che non solo individua con più precisione rispetto al passato qual’é
il “cuore dello Stato” da disarticolare, ma riesce a radicare ulteriormente
la Lotta Armata per il comunismo tra le avanguardie del Proletariato Metropolitano
(PM). Entrati nella fase di transizione dalla Propaganda Armata alla Guerra
Civile dispiegata, l'offensiva guerrigliera non solo deve disarticolare il cuore
dello Stato e propagandare la necessità della strategia della Lotta Armata
per il Comunismo (LAxC), ma deve farsi carico di dirigere i1 processo di costruzione
del Sistema del Potere Proletario Armato (SPPA) (PCC, Organismi di Massa Rivoluzionari
OMR , Movimento di Massa Rivoluzionario MMR ).
Quindi l'offensiva guerrigliera è oggi reale ed offensiva soltanto se
è adeguata ai compiti di fase. Di fronte ad una sconfitta del SPPA in
costruzione, diventa vitale difendere strategicamente il processo di costruzione
del SPPA. Questa difesa strategica è in primo luogo politica, cioè
significa preparare nuove controffensive partendo da rettifiche e salti politici
in dialettica con la classe. Ritirarsi nelle masse, cioè rifondare il
processo di costruzione del SPPA in dialettica e all'interno stesso del movimento
antagonista, significava e significa sviluppare una battaglia politica dentro
il movimento rivoluzionario contro il. soggettivismo, contro le sue varianti
economiciste militariste che trasformano l'avanguardia rivoluzionaria non solo
in apparato separato, ma soprattutto in retroguardia del PM!! Ritirarsi nelle
masse e, colpendo le posizioni conquistate dal nemico all'interno del SPPA in
costruzione, vuol dire individuare terreni unitari di lotta del movimento rivoluzionario
al cui interno sviluppare questa battaglia politica.
Per tutto ciò abbiamo parlato di difensiva strategica. Dato che questi
concetti si sono storicamente definiti come concetti militari, delle leggi della
guerra sviluppate da Mao, probabilmente sono stati troppo "stretti"
per esprimere compiutamente i contenuti politici ed i principi politici che
intendiamo difendere strategicamente!
Quando abbiamo parlato di quadro strategico generale caratterizzato dalla difensiva,
intendevamo ricordare ai soggettivisti che il rapporto di forza generale tra
BI e PM è favorevole alla BI, che non è sufficiente ad esempio
– un’azione contro i CC per affermare che già esiste un SPPA.
che processa il "sistema di potere imperialista". Intendevamo sostenere
che il rapporto di forza generale tra il nesso crisi ristrutturazione per 1a
guerra imperialista e il nesso crisi rivoluzione antimperialista per il comunismo,
vede come aspetto dominante il primo nesso ed il secondo. come tendenza principale.
Volevamo rompere con l'ideologismo soggettivista, recuperando il metodo del
materialismo storico e dialettico. Volevamo ricordare che – come su tutte
le contraddizioni - la tendenza principale (in questo caso 1a rivoluzione) diventa
aspetto dominante se distrugge l'aspetto dominante (in questo caso la ristrutturazione
per la guerra imperialista).
Fatte queste considerazioni, entriamo nel merito di alcuni concetti e valutazioni
espressi sopra che rappresentano inoltre un primo punto sul dibattito in corso,
questo documento vuole. essere però anche un primo contributo sui nodi
teorici e strategici che si agitano nel movimento rivoluzionario, spesso plasmate
da concezioni ultrasoggettiviste e metafisiche come nel caso del Partito guerriglia.
L’obiettivo politico è lavorare all'arricchimento della teoria
e della pratica della rivoluzione comunista nella metropoli imperialista; rimettere
il materialismo storico e dialettico con i piedi per terra, riaffermare il metodo
scientifico di analisi della crisi, la centralità della fabbrica e della
produzione di merci, il rapporto dialettico fra Forze Produttive (FP) e Rapporti
di Produzione (RP), tra guerra e politica.
LA DOMINANZA DEL POLITICO NELLA FES. FUNZIONE E CUORE DELLO STATO
Con la crisi le diverse regioni della FES hanno movimenti caotici
e differenziati e si …….. definitivamente, il POLITICO domina sulle
altre regioni, crescentemente all'interno delle altre regioni stesse (nell'economico,
nel giuridico, nel culturale, nel religioso, ecc..). In ultima istanza il dominio
del politico è dettato ……. regione economica del Modo di
Produzione Capitalistico (MPC) proprio per favorire la riproduzione del rapporto
di produzione capitalistico. Mentre ai tempi di Marx e Lenin era soprattutto
“gendarme” “banda amata” per difendere i rapporti di
produzione capitalistici, nella fase dominata dal capitale monopolistico multinazionale
lo Stato diventa Stato Imperialista delle Multinazionali (SIM) che favorisce
la riproduzione dei rapporti di produzione capitalistici in qualità di
Stato “capitalista collettivo” di Stato, “banca” di
Stato, “capitalista reale”. Col dispiegarsi della crisi generale
del MPC lo Stato accentua i processi di controrivoluzione preventiva e di statalizzazione
della "società civile", per questo lo stato si caratterizza
come "Stato sociale" (che è il contrario dello Stato “riformista”).
La militarizzazione della società civile, 1a statalizzazione dei sindacati,
dei partiti politici, dei mass media, ecc. sono il riflesso del caratterizzarsi
delle Stato come "Stato sociale”, sono il riflesso della dominanza
del politico. Infatti il movimento Stato fabbrica è dominante rispetto
al movimento fabbrica-Stato, così come è dominante il movimento
più generale Stato società civile rispetto al movimento società
civile Stato. Con la crisi il capitale non mantiene il suo dominio in maniera
forzosa (come puro capitale…. come diceva PL), ma per poter superare la
crisi stessa e poter nuovamente estendere il suo dominio riprendendo il ciclo
economico, necessita di ristrutturazione per la guerra imperialista. La legge
del valore lavoro non si estingue con la crisi è imposta, “forzosamente”
da l’intervento della violenza statale, ma al contrario dimostra la sua
impietosa validità suscitando processi di ristrutturazione per la guerra
imperialista IN BASE ALLA LEGGE DEL VALORE LAVORO, legge inesorabile del capitalismo
la crescita del capitale che determina l'estensione del dominio capitalistico
con l'estensione multinazionale della massa del lavoro salariato. Perciò
l'estensione del dominio non è la semplice moltiplicazione dei centri
di controllo e di comando, ma è in primo luogo estensione di un rapporto
sociale che si dà a partire da quello principale, la produzione di plusvalore.
E’ la stessa legge del valore lavoro in dialettica con la legge di caduta
tendenziale del saggio di profitto (che ne è parte integrante) a rendere
possibile e necessaria, cosi come è la stessa legge del valore lavoro
....., l'uscita dalla crisi attraverso i processi di ristrutturazione per la
guerra imperialista. E' la stessa legge del valore lavoro, è la regione
economica, il MPC a promuovere la dominazione del politico mediante la rifunzionalizzazione
dello Stato.
Lo Stato in qualità di macchina del dominio capitalistico, quando il
capitale necessita e sviluppa processi di ristrutturazione per la guerra imperialista
(per favorire la ripresa del ciclo economico), è reale organizzazione
del rapporto sociale esistente fra le classi: nel favorire la riproduzione del
Rapporto di Produzione Capitalistico (RPC) si funzionalizza in termini di Stato
della ristrutturazione per la guerra imperialista, La funzionalizzazione concreta
dello Stato in questo senso è qui data dal “partito della guerra
imperialista”, insieme di consorterie presenti nei partiti (in particolare
nella DC e nel PSI), nei ministeri (in particolare quelli più importanti
dal punto di vista della politica economica oltre che in quelli squisitamente
militari), oltre che dalle associazioni padronali (Confindustria, Intersind),
nei mass-media la ..…. si é ormai impossessata dello Stato, cioè
dall'insieme degli apparati di dominio. E questo partito è espressione
organica di questa frazione dominante della borghesia e delle sue determinazioni
sovrannazionali.
Per questo possiamo affermare che il "partito della guerra imperialista"
in questa fase è il CUORE DELLO STATO che guida e tenta di egemonizzare
i molteplici fronti della ristrutturazione secondo i ritmi e le priorità
di questa tendenza in atto, la guerra imperialista in atto, non a caso questo
“partito” si contrappone frontalmente al PM in quanto non essendo
possibile un allargamento della base produttiva, garantisce peggiori condizioni
di riproduzione della forza lavoro (fl) complessiva comprimendo i costi di tale
produzione (ad esempio il taglio della spesa sociale, l'aumento delle spese
militari e dei fondi per le multinazionali), fornendo una nuova organizzazione
del lavoro con cui intensificare lo sfruttamento ed espelle fl eccedente; favorendo
la ristrutturazione del mdl (mondo del lavoro?) per spezzare la rigidità
della forza lavoro e per sviluppare mobilità.
Lo Stato come ''Stato sociale" il cui cuore è il "partito della
guerra imperialista" favorisce l’accelerazione-sviluppo dei processi
di ristrutturazione per la guerra imperialista all'interno della società
civile e, quindi, prepotentemente contro il PM. Per questo far vivere il "generale",
cioè le direttrici del “partito della guerra imperialista”
sempre di più in ogni particolare ...….. di diversi settori del
PM (anche se non tutti i particolari "hanno lo stesso peso specifico"
e diverso è il loro rapportarsi con il "generale").
In questa fase, infatti, dominanza del politico significa anche massima polarizzazione
politica tra BI e PM in quanto anche i Bisogni Immediati. (favorendo "pesi
specifici diversi" ) si scontrano con il Modo di Produzione Capitalistico
(MPC) e lo Stato; pertanto lo SIM si caratterizza come Stato della ristrutturazione
per la guerra imperialista, nella misura in cui è Stato del1a controrivoluzione
preventiva scatenata.
In questo quadro la contraddizione principale; 1a contraddizione BI PM arriva
ad una maturità superiore diventando contraddizione antagonista; il rapporto
SIM PM, la lotta di classe, si materializzerà sempre di più in
termini di scontro di potere in guerra di classe. Venutesi a creare nuove condizioni
favorevoli alla rivoluzione proletaria ria stante i processi internazionali
di crisi ristrutturazione per la guerra imperialista che partono dalle metropoli
e stante la controrivoluzione preventiva scatenata, è possibile e necessario
trasformare lo scontro di potere in scontro per il potere, la guerra di classe.
in. guerra. rivoluzionaria antimperialista per il comunismo.
SULLA GUERRA E SULLA POLITICA
Ogni società divisa in classi ha sostanzialmente alla
sua base la guerra, pertanto è sbagliato dire che oggi "la guerra
informa la politica" perché ciò potrebbe essere inteso come
dominanza del militare sul politico; in eguale misura é scorretto separare
il politico dal militare. Separando il politico dal militare lo stesso processo
rivoluzionario verrebbe ricondotto ad una interpretazione terzointernazionalista,
dividendo ciò che è tendenzialmente unito nel PM e che da ora
è unito dall’avanguardia comunista. combattente e dai livelli più
significativi dell'antagonismo proletario. Inoltre si metterebbe in secondo
piano la politica rivoluzionaria necessaria per trasformare la guerra di classe
in guerra rivoluzionaria antimperialista per il comunismo, per trasformare l'attuale
antagonismo del PM in “inimicizia assoluta" del PM nei confronti
della BI.
Se affermiamo che già esiste "l'inimicizia assoluta" (che per
Lenin è la guerra dispiegata della classe) a cosa servirebbe la politica
rivoluzionaria?
Nella guerra di classe metropolitana la guerriglia è la forma di guerra
rivoluzionaria che riunendo il politico ed il militare sulla base della "politica
che guida il fucile" fa unire la strategia della LAxC per trasformare 1’autonomia
proletaria in "inimicizia assoluta" con la borghesia e lo Stato. Cioè
la guerra civile dispiegata di lunga durata per il comunismo.
Per questo la politica rivoluzionaria non é una semplice appendice di
una "inimicizia assoluta" di una "guerra sociale totale":
1a politica rivoluzionaria serve proprio per poter realizzare la trasformazione
verso la "inimicizia assoluta" (comunque) per favorire la costruzione
del SPPA deve canalizzare scientificamente le lotte proletarie ed il combattimento
proletario contro lo Stato. Non si tratta di colpire i “mille cuori”
del potere sociale, ma di dirigere e organizzare la lotta ed il combattimento
proletario contro il potere politico, contro lo Stato ed in primo luogo contro
il suo cuore ………."partito della guerra imperialista"
a livello centrale e periferico.
In questa fase solo attaccando il "partito della guerra imperialista"
il PM può trasformare i rapporti di forza nel sociale. Solo attaccando
le determinazioni di questo "partito" a livello centrale e periferico
il PM può avere un peso politico reale in questa società.
Il PM non deve avere un generico "potere sociale" ma proprio per i
contenuti sociali della necessità/possibilità della transizione
al comunismo deve conquistare ciò che la borghesia vuole negargli: il
potere politico che per il PM è esclusivamente potere politico rivoluzionario
per il comunismo. La politica rivoluzionaria non ………il politico
ed il militare sin da ora, ma il politico, il militare e il sociale vive nella
società soltanto nella misura in cui esiste progettualità rivoluzionaria.
Progettualità rivoluzionaria è sapere condensato per la transizione
al comunismo, è memoria storica della possibilità/necessità
dell'arricchimento maturo del marxismo leninismo nella metropoli imperialista:
è progettualità batata sul metodo del materialismo storico e dialettico;
è lotta contro l'ideologismo e il soggettivismo, la metafisica. Comunismo
non è un ideale, è una comunità reale, cioè una
società senza classi da costruire non mediante una “metafisica
rivoluzionaria permanente totale” di trotskiana memoria, ma attraverso
la rivoluzione realizzata per tappe storicamente determinate. La guerra di classe
non è un concetto dell'avanguardia comunista combattente per meglio definire
le molteplicità dei compiti presenti nel processo rivoluzionario e per
definire particolarmente la sua attività. L'avanguardia comunista combattente
del PM non è solo soggetto portatore di teoria rivoluzionaria, ma è
parte e direzione della guerra di classe per trasformala in una guerra rivoluzionaria
antimperialista per il comunismo. La LAxC non è più soltanto come
nella fase della propaganda armata la strategia che l’avanguardia politica
pratica o propaganda tra le masse, ma sempre nelle lotte che si proiettano verso
il comunismo; la strategia della LAxC è sempre più l'unica e reale
politica rivoluzionaria e proletaria.
La possibilità/necessità della trasformazione della guerra di
classe in guerra rivoluzionaria antimperialista per il comunismo è un
movimento, un rapporto dialettico con i processi di crisi/ristrutturazione per
la guerra imperialista che fanno del nostro paese un anello debole proprio quando
cerca di saldarsi meglio alla catena imperialista ed in primo luogo agli usa.
L’attività dispiegata dall’antagonismo del PM maturato da
profonde cause oggettive non si ricompone "oggettivamente" né
tanto meno questa attività può essere ricomposta a livello superiore
un ……..operato dell'avanguardia comunista combattente (che in questo
caso viene relegata al ruolo di retroguardia…….).
L'attività generale del PM determinata dalla contraddizione principale
(BI/PM) .....… e non vivendo allo stesso livello dei rapporti di forza
si trasforma e riduce la società con la modificazione dei rapporti di
forza generali.
In questo processo il Partito in costruzione all'interno del SPPA in costruzione
ha un'importanza fondamentale. Il Partito non deve "riassumere" tutto
ciò che dalle masse si sviluppa. Non tutti i contenuti dell'antagonismo
alludono al comunismo, molti bisogni immediati alludono ad un comunismo povero!!!
Il movimento di attività generale che le masse proletarie svolgono è
un movimento complesso perché differenziato al suo interno dalla scomposizione
operata dalla BI: compito del Partito è ricomporlo al livello più
alto dentro la strategia della LaxC. L'attività generale delle masse
va colta per intero in tutta la sua "scomposizione", in tutti i suoi
diversi livelli di antagonismo e contemporaneamente il Partito deve individuare
i livelli più significativi che nella fase tendono alla ricomposizione
della classe in classe per sé.
Dentro l'attività generale delle masse si colloca l'iniziativa molteplice
dell'avanguardia comunista combattente per dirigere il processo di costruzione
del SPPA; le attività, i contenuti, gli obiettivi più significativi
espressi dall'antagonismo proletario vanno ricomposti-unificati dal Partito
mediante il Programma Politico Generale (PPG) che in questa fase è necessario
per la disarticolazione proletaria dei processi in atto sviluppati dalla BI
per la costruzione di nuovi rapporti di forza. Il rapporto di forza esistente
tra BI e PM, tra guerra imperialista in atto e rivoluzione proletaria si può
ribaltare soltanto trasformando i rapporti di forza generali, solo con la conquista
del potere politico. La trasformazione dei rapporti di forza generali mediante
la conquista proletaria del potere politico, quindi con l'abbattimento dello
Stato e 1a disarticolazione del MPC è tappa preliminare rispetto alla
possibilità necessità della dittatura rivoluzionaria per il comunismo.
Solo con la conquista proletaria del potere politico, solo con il raggiungimento
di questa tappa preliminare è possibile trasformare quello che è
l'aspetto dominante della contraddizione principale in questa fase e cioè
il processo di guerra imperialista in atto, in aspetto secondario, e la rivoluzione
proletaria da tendenza principale in concreto aspetto dominante della contraddizione
principale. CONTRADDIZIONE CHE PUO' MORIRE SOLO CON IL COMUNISMO, SOLO CON LA
SOCIETA' SENZA CLASSI.
MOVIMENTO PROLETARIO ANTAGONISTA, COSTRUZIONE DEL SPPA INTORNO AD UN PROGRAMMA POLITICO GENERALE.
Con la crisi il capitale non riesce a procedere ulteriormente
alla propria valorizzazione complessiva, la lotta di classe, stante il dominio
del capitale monopolistico multinazionale, si accentua a livello mondiale. Possiamo
affermare che oggettivamente in ogni diversa FES, sia in quella in cui il capitale
“domina realmente” come nelle metropoli, sia in quella in cui domina
(in)?formalmente come nella periferia imperialista, la lotta di classe ha in
sé i contenuti latenti della possibilità/necessità della
transizione al comunismo. Malgrado la lotta di classe si esprima in modi diversi
a livello quantitativo e qualitativo, malgrado la diversità dei processi
rivoluzionari, malgrado le diverse tappe dei processi rivoluzionari nelle periferie
rispetto a quelle dei processi rivoluzionari nelle metropoli, possiamo affermare
che la possibilità/necessità della transizione al comunismo viva
latentemente a livello mondiale …….. in un nuovo internazionalismo
proletario.
Nella nostra FES la lotta di classe ha raggiunto un alto livello di maturità
e si esprime in termini di rapporto di guerra; in questa fase i processi in
atto di ristrutturazione per la guerra imperialista, pur dentro rapporti di
forza sfavorevoli congiunturalmente al PM, costituiscono condizioni oggettivamente
favorevoli per la rivoluzione proletaria in quanto costituiscono la causa della
contraddizione Stato/PM. Sono nel ….... della lotta di classe in termini
di scontro di potere, dì guerra di classe. Quando la lotta proletaria
ai sviluppa e tende a generalizzarsi e ramificarsi non è recuperabile
in alcun modo dalla BI e non può essere finalizzata ad un ulteriore sviluppo
del capitale, cosa che poteva avvenire in una fase di crisi ciclica del MPC.
La guerra di classe è dunque il risultato dell'approfondimento della
contraddizione FP/RP nella crisi a partire dai punti focali dove più
forte e maturo è l'antagonismo: la grande fabbrica metropolitana. I processi
di crisi-ristrutturazione per la guerra imperialista fanno aumentare lo sfruttamento
capitalistico della classe operaia che essendo DENTRO i rapporti di produzione
capitalistica e crescentemente CONTRO questi stessi rapporti possiede le maggiori
potenzialità dell’antagonismo assoluto e complessivo del modo di
produzione borghese: fanno peggiorare le condizioni di vita e di lavoro del
proletariato marginale; fanno aumentare le quote di proletariato emarginato
a cui appartiene il proletariato extralegale inteso in senso stretto (perché
le attività extralegali tendono a coinvolgere tutti i diversi settori
del PM) ed il proletariato prigioniero in senso stretto (cioè aumentano
i PP "stabili" relativamente al PP "instabile"). Il proletariato
emarginato possiede la forza lavoro che il capitale non può più
impiegare né esportare e quando si nega come forza lavoro …….
il proletariato extralegale; ciò non vuol dire che i proletari emarginati
ed in particolare i proletari extralegali siano di per sé antagonisti
assoluti e complessivi del MPC. Da questo punto di vista è sbagliato
parlare di una enorme massa di capitale variabile vagante che il capitalismo
stesso non può più impiegare né esportare e che a sua volta
si nega come forza lavoro, affermando sé stessa come antagonista assoluto
e complessivo del MPC (crisi, guerra internazionalismo proletario. PG, Palmi)
Infarti all’MPC e allo Stato si contrappone un movimento proletario antagonista
caratterizzato dalla resistenza attiva a partire a dalla lotta DENTRO e CONTRO
i rapporti di produzione capitalistici, FUORI e CONTRO lo Stato.
A differenza della resistenza passiva della disobbedienza civile “LA RESISTENZA
ATTIVA E' RESISTENZA OFFENSIVA" in quanto il movimento proletario antagonista
oltre a resistere contro i processi di ristrutturazione per la guerra imperialista
è offensivo per 1’allusione della transizione al comunismo esistente
nel vivo della lotta al MPC e allo SIM. Le lotte proletarie che tendono a generalizzarsi
con difficoltà relative stante una controrivoluzione preventiva scatenata,
non sono le lotte economico politiche, ma le lotte proletarie contro lo Stato!
Il no operaio al tetto antinflazione sugli aumenti salariali imposti dal governo
Spadolini; il no! operaio all'attacco della confindustria della scala mobile;
il no! operaio alla politica economica dello Stato basata sul taglio delle spese
sociali e sull'aumento delle spese militari e dei fondi destinati alle imprese
multinazionali in testa; il no! proletario alla NATO e ai blocchi militari in
generale e complessivamente alla guerra imperialista. Queste lotte hanno contenuti
molto avanzati e fanno parte del movimento proletario antagonista, la base sociale
in cui è possibile e necessario costruire le basi sociali rivoluzionarie
e cioè il SPPA con le tre determinazioni : il Partito, gli OMR, i MMR.
Il SPPA si costruisce a partire dalla lotta proletaria e si estende DENTRO e
CONTRO i rapporti sociali di produzione capitalistici, FUORI e CONTRO lo Stato.
Se invece si credesse possibile costruire tale sistema esclusivamente fuori
e contro i rapporti di produzione capitalistici, non solo mancherebbe la centralità
operaia, ma addirittura si arriverebbe a riproporre un programma immediato unico
per tutto il PM basato sull'esproprio proletario, si privilegerebbe la lotta
alla distribuzione capitalistica dei redditi e delle merci. Nella contraddizione
valore d'uso valore di scambio si privilegerebbe l'aspetto esistente nella distribuzione
senza capire che i rapporti di distribuzione e di scambio sono determinati in
ultima analisi dai rapporti di produzione. Inoltre con il concepire la costruzione
del SPPA separatamente dai rapporti di produzione capitalistici è frutto
di un'analisi del MPC in cui le forze produttive ed i rapporti di produzione
non vengono evidenziati come un'unità di opposti anche quando raggiungono
il massimo livello di tendenza divaricante, ma esclusivamente come rapporto
tra elementi separati.
Così come gli elementi più avanzati di lotta del PM si sviluppano
dentro e contro i rapporti di produzione capitalistici, fuori e contro lo Stato,
nelle metropoli imperialiste ed in particolare in questa fase costruire il SPPA
non vuol dire costruire le "basi rosse", le "zone rosse in cui
esercitare il potere rosso, perché non ci sono zone liberate, territori
da difendere e non esistono, come è stato in Cina, territori da difendere
e masse armate: basi sociali rivoluzionarle non significa neanche "basi
rosse invisibili" perché l'ambiguità del concetto di invisibilità
ha pontato e porta il SPPA in costruzione a diventare invisibile alla classe,
la clandestinità in riferimento agli OMR in costruzione, non deve significare
invisibilità al movimento rivoluzionario e al movimento antagonista,
ma esclusivamente clandestinità rispetto allo Stato.
I1 SPPA non si costruisce per linee esterne al movimento antagonista, si può
costruire solamente per linee interne al movimento antagonista e a partire dall'alto,
cioè dai livelli di lotta più alti in termini di contenuti e forma
che debbono essere "condensati" dalla guerriglia mediante un Programma
Politico Generale (PPG) per dirigere, mobilitare organizzare la lotta ed il
combattimento proletario contro lo Stato della ristrutturazione per la guerra
imperialista. (Le campagne non sono "campagne d'O" bensì campagne
per organizzare l'offensiva proletaria nelle nuove condizioni di controrivoluzione
preventiva scatenata.)
Nella dialettica masse Partito-masse si dà possibilità concreta
di costruzione della linea di massa rivoluzionaria per attaccare il cuore dello
Stato partendo dai contenuti più avanzati presenti nelle lotte del PM.
Il rapporto masse/Partito/masse è storicamente determinato e attualmente
si esprime come rapporto: movimento proletario antagonista/Partito in costruzione.
Movimento proletario antagonista in cui è possibile e necessario costruire
il SPPA e trasformare le scontro di potere in scontro per il potere.
A proposito del SPPA vanno fatte alcune doverose precisazioni. Se con la D8
80 si superava l'idealismo presente in certe tesi sviluppate nel'79, come quella
in base alla quale "gli OMR sono sorti e sorgono in conseguenza del divenire
oggettivo della crisi" (2° delle 20 tesi finali pubblicate nell' "Ape
e il comunista"), perché in realtà gli OMR non nascono spontaneamente
come ci dimostrano questi ultimi anni di pratica sociale, oggi è fondamentale
battere sempre nel vivo della pratica sociale tutte le concezioni soggettivistiche
del SPPA alla cui base c'è sempre l'idealismo. L'esistenza di un SPPA
in costruzione. non deve, ad esempio, far considerare la costruzione del PCC
come già realizzata, l'esistenza del movimento di massa rivoluzionario
come già DATA, come se fosse qualcosa di statico e non invece unito/distinto
dal movimento proletario antagonista, e gli OMR in costruzione come "anello
permanentemente mancante", o meglio "permanentemente mancante"
anche quando esistono migliaia di OMR ……. allora a SPPA costruito
e considerato le tre determinazioni (PCC – OMR - MMR) essendo in continuo
mutamento nel loro reciproco e nel rapporto con i movimento antagonista, da
un lato, e nel rapporto con lo Stato e con il MPC, dall'altro …….
sarebbero permanentemente mancanti! Costruzione del PCC e OMR sono processi
distinti ma in stretta unità dialettica, tanto che non si dà PCC
senza la costruzione direzione e conquista degli OMR; così come non si
dà costruzione degli OMR senza una loro direzione del movimento di massa
antagonista in movimento di massa rivoluzionario.
In questa fase: trasformare lo scontro di potere in scontro per il potere, trasformare
la guerra di classe in guerra rivoluzionaria antimperialista vuol dire costruzione
del SPPA intorno ad un programma generale che, congiuntura dopo congiuntura,
disarticolando lo Stato della ristrutturazione per la guerra imperialista e
della controrivoluzione scatenata, si costruisce in dialettica con i contenuti
più avanzati delle lotte del PM (contro la guerra, la cassa integrazione,
la nuova organizzazione del lavoro, contro la ristrutturazione del mercato del
lavoro, contro lo Stato del terrore e della tortura) che alludono, in continuità
con le lotte degli anni '70, ad un programma generale di transizione al comunismo.
I1 Programma Politico Generale vive all'interno dei diversi settori di classe
del PM mediante il Programma Politico Immediato, e in questa fase di transizione
dalla propaganda armata alla guerra civile dispiegata ha come obiettivo la CONQUISTA
DEL POTERE POLITICO. Conquistare il potere politico vuol dire costruire rapporti
di forza generali
favorevoli al PM; vuol dire distruzione abbattimento dello Stato e disarticolazione
del MPC; conquistare il potere politico come tappa preliminare per la possibilità
necessità del suo movimento rafforzamento ATTRAVERSO LA DITTATURA RIVOLUZIONARIA
DEL PM nella prospettiva dell'abolizione insieme alla classe di ogni potere
dell'uomo sull'uomo.
Nelle metropoli imperialiste la dittatura rivoluzionaria del PM può e
deve darsi soltanto sul terreno politico mediante la POLITICA RIVOLUZIONARIA,
può e deve materializzarsi in ogni rapporto sociale caratterizzandosi
come dittatura rivoluzionaria integrale (a livello economico culturale, ecc)
per la CONTINUA DISTRUZIONE del MPC e quindi per la costruzione della società
senza classi. La dittatura rivoluzionaria del PM, periodo storico ineliminabile
per la transizione dal capitalismo al comunismo, considerando sempre che il
comunismo o è per tutti o non è comunismo, non può esistere
senza eliminazione globale dell'intero sistema imperialistico mondiale. (Da
questo punto di vista internazionalismo proletario, che per altro non concede
spazio ad alleanze tattiche con nessuna forza imperialistica specie per il proletariato
delle metropoli dell'est e dell'ovest, è elemento centrale e decisivo
del programma rivoluzionario.)
SULLA CENTRALITÀ DELLA PRODUZIONE DI MERCI
La legge del valore lavoro, legge fondamentale del MPC, dimostra
da un lato l'origine dello sfruttamento nell'estrazione capitalistica di plusvalore
(grazie all'uso capitalistico della forza lavoro) e, dall'altro, dentro una
tendenza verso zero del valore, la necessità capitalista dell'aumento
tendenziale del saggio di plusvalore (o saggio di sfruttamento pv/v); comunque
la produzione di valore e plusvalore trova un limite nella riproduzione capitalistica
allargata, nella accumulazione capitalistica in cui vive la legge della caduta
tendenziale del saggio di profitto (pv/c+v) grazie al continuo aumento della
composizione organica del capitale (c/v).
L'aumento tendenziale del saggio di plusvalore e la caduta tendenziale del saggio
di profitto costituiscono la causa oggettiva in ultima istanza della necessità
e sviluppo del dominio reale del capitale (basato sulla produzione di plusvalore
relativo) e del suo attuale stadio superiore dettato dal CAPITALE MONOPOLISTICO
MULTINAZIONALE e dal suo processo MULTI PRODUTTIVO.
Infatti è questa la pausa dello sviluppo a fianco e dentro le due branche
della produzione (produzione di mezzi di produzione e produzione di beni di
consumo di massa in cui sono compresi anche i beni di lusso), della produzione
di "modelli di consumo" e di "sistemi ideologici". Questa
produzione non è una nuova branca di produzione finalizzata esclusivamente
alla "realizzazione riproduzione del plusvalore relativo, del rapporto
sociale dominante". La produzione delle forme della coscienza si divide
in due: infatti lavoro produttivo di plusvalore e lavoro improduttivo di plusvalore
necessario alla sua realizzazione riproduzione, vivono ora nella produzione
delle forme della coscienza e quest'ultima si sviluppa a fianco e dentro le
due branche della produzione. Ciò è dimostrato, per esempio, dal
rapporto multinazionali mezzi di comunicazione di massa (vedasi i diversi testi
di Mattelart).
La produzione di sistemi ideologici e di sistemi di consumo non solo è
finalizzata alla realizzazione riproduzione del plusvalore relativo, ma anche
alla produzione diretta di plusvalore, stante una crescente mercificazione della
produzione di sistemi ideologici e di modelli di consumo.
La produzione di merci non è esclusivamente produzione di merci salari
ma anche - ad esempio di merci lezioni, come diceva Marx già un secolo
orsono. La produzione di sistemi ideologici e di modelli di consumo non è
esclusivamente produzione di nuovi bisogni e creazione di nuovi valori d'uso,
ma anche produzione di merci, aventi come tutte le merci un valore d'uso ed
un valore di scambio, originato dal valore incorporato.
(Nelle metropoli l'estensione; del lavoro improduttivo di plusvalore, necessario
alla realizzazione riproduzione di plusvalore (a cui per esempio corrisponde
l'estensione del proletariato dei servizi) si sviluppa grazie al gigantesco
aumento di produttività di plusvalore del capitale monopolistico multinazionale).
I1 lavoro produttivo di plusvalore non si riduce però alla sola produzione
di merci salari, ma si diversifica nel continuo processo multiproduttivo del
capitale monopolistico multinazionale fino a coinvolgere la stessa produzione
di sistemi ideologici e di modelli di consumo grazie ai processi intestini di
mercificazione dettati dal crescente dominio reale del capitale.
Nel dominio reale del capitale non esiste una branca produttiva di merci ed
una produttiva di nuovi bisogni e di nuovi valori d'uso, proprio perché
non solo la produzione di merci è egemone e centrale, ma anche perché
la produzione di merci si estende e diversifica coinvolgendo la stessa produzione
di sistemi ideologici e di modelli di consumo.
In caso contrario la tendenza oggettivamente divaricantesi valore d'uso - valore
di scambio verrebbe considerata metafisicamente come tendenza realizzata stante
l'esistenza di una vera e propria branca produttiva di nuovi valori d'uso …….
come sembra credere chi, cercando di "forzare l'orizzonte" non fa
che rispolverare le vecchie tesi marcusiane della "società dei consumi"
e dell'uomo ad una dimensione, questa volta è chiamato uomo merce.
Nella fase del capitale monopolistico multinazionale, essendo ormai creato il
mercato mondiale, non solo si deve sviluppare una nuova qualità del rapporto
produzione/consumo, per continuare l'espansione economica, ma si devono avviare
processi di mercificazione della stessa produzione di sistemi ideologici e di
modelli di consumo. Questa mercificazione è il riflesso storico della
divisione interna alla produzione di merci, del lavoro in lavoro manuale e intellettuale,
della generale divisione sociale del lavoro. Col dominio reale del capitale
sul lavoro, sulle forze produttive, non solo il lavoro intellettuale domina
e controlla il lavoro manuale ed il lavoro morto domina sul lavoro vive, ma
si mercifica la produzione di sistemi ideologici e di modelli di consumo in
cui il lavoro si divide, anche qui, in lavoro manuale ed intellettuale, Quindi,
dominio reale del capitale, dominio del lavoro intellettuale sul lavoro manuale
e del lavoro morto sul lavoro vivo significa anche e crescentemente mercificazione
imposizione di sistemi ideologici e di modelli d consumo.
Per questo la contraddizione valore d'uso valore di scambio anche nella fase
del dominio reale del capitale, anche nel suo stadio di ulteriore sviluppo dominato
dal capitale monopolistico multinazionale, deve essere analizzata a partire
dalla produzione di merci. produzione che possiamo anche definire produzione
multinazionale e multiproduttiva di merci.
SULLE CAUSE OGGETTIVE DELLA CRISI DI SOVRAPPRODUZIONE ASSOLUTA DI CAPITALE
La contraddizione fondamentale del MPC è la contraddizione
valore d'uso valore di scambio (forma fenomenica del valore) insita nel duplice
carattere della merce, tendenza all'illimitato sviluppo del valore d'uso e tendenza
verso zero della produzione di valore. Tale dinamica divaricante trasferita
al capitale sociale rimanda ad un'altra contraddizione, cioè la contraddizione
tra il contenuto materiale della produzione in rapporto a tutta la società
e le forme in cui si distribuisce il prodotto che ne risulta.
A partire dalla produzione capitalistica la contraddizione valore d'uso-valore
di scambio si esprime come contraddizione nella diversa dinamica tra le determinazioni
nella concreta esistenza delle singole categorie del capitale (composizione
tecnica del capitale) e loro composizione in valore, cioè tra mezzi di
produzione, forza lavoro e plusprodotto da un lato e capitale costante, capitale
variabile e plusvalore, dall'altro; quindi anche nelle contraddizioni: mezzi
di produzione/capitale costante, forza lavoro/capitale variabile, plusprodotto/plusvalore.
Ma nella dinamica dello sviluppo capitalistico si manifesta una contraddizione
anche nelle diverse dinamiche delle singole categorie tra loro.
“ In altre parole mentre il capitale costante si riproduce su scala allargata,
con una dinamica di sviluppo tendente verso l'alto, il capitalevariabile, relativamente
a quello costante, tende a decrescere. Già questo fatto ci impone di
considerare la composizione organica del capitale sia dal punto di vista della
sua composizione in valore, che da quello della sua composizione tecnica. E'
importante richiamare la duplice determinazione della composizione organica
di capitali perché è da questi rapporti che scaturisce il plusvalore
e, data la diversa dinamica con cui questi elementi si riproducono, ne risulta
che il capitale non è da parte sua riproducibile all'infinito, ma è
limitato nella riproduzione di tali rapporti. Se è vero che il plusvalore
si realizza nell'ambito della circolazione è pur vero ché esso
ha alla sua base un plusprodotto che risulta dal processo di produzione ……..
Nel modo di produzione capitalistico il tempo di lavoro necessario tende verso
zero, ne deriva che il plusvalore aumenta in rapporto inversamente proporzionale.
Da qui sorge un'altra barriera: poiché il plusvalore è la base
di un diverso rapporto, ossia è la base su cui si fonda il profitto,
ne consegue che, mentre il saggio di plusvalore in quanto saggio di sfruttamento
tende ad aumentare, nella sua metamorfosi, nella sua proiezione, il saggio di
profitto tende verso la caduta. E' proprio qui la diversa dinamica del rendimento
del valore, unica determinazione del profitto, motore principale dello sviluppo
capitalistico, sta la ragione ultima, oggettiva della crisi di sovrapproduzione
assoluta di capitali".
(da Corrispondenza Internazionale: la FES in Lenin pag. 241)
Nella fase dominata dal capitale monopolistico multinazionale (nelle due varianti:.
multinazionali occidentali e società miste internazionali a polo dominante
russo) la produzione, a partire dalle metropoli diventa essenzialmente produzione
di PLUSVALORE RELATIVO, anche se permane la produzione di plusvalore assoluto,
essenzialmente nella periferia del sistema imperialista mondiale. Il capitale
monopolistico multinazionale è capitale il cui livello sociale risiede
nelle metropoli, vive e si realizza nelle metropoli a livello intermetropolitano
e nell'intreccio metropoli periferia del sistema imperialista mondiale. Pertanto
le metropoli non possono essere definite "fabbrica totale" perché
oltre a non produrre e realizzare esclusivamente plusvalore relativo, non esauriscono
in sé i rapporti di produzione, distribuzione e scambio capitalistici
multinazionali: in caso contrario si arriverebbe a credere, con schemi tardo
luxemburghiani, all'esistenza di "aree capitalistiche" e di "aree
non capitalistiche". In eguale misura, le metropoli non sono "fabbriche
diffuse" perché altrimenti non si distinguerebbe più il lavoro
produttivo di valore da quello improduttivo; inoltre le metropoli non sono basate
sul "decentramento produttivo" perché altrimenti si scambierebbero
alcune controtendenze alla caduta del saggio di profitto, quali l'estensione
del lavoro salariato produttivo di tipo nero e/o precario, per controtendenze
principali e quindi si arriverebbe ad affermare più o meno indirettamente
che nelle metropoli la produzione di plusvalore e principalmente produzione
di plusvalore assoluto grazie al massimo prolungamento della giornata lavorativa,
ed ai salari bassissimi, caratteristica peculiare delle fasce produttive di
proletariato marginale.
Fatte queste dovute precisazioni possiamo riaffermare che, a partire dalle metropoli,
la produzione capitalistica diventa essenzialmente produzione di plusvalore
relativo, diventa produzione di …….. centralità della classe
operaia e delle grandi concentrazioni industriali all'interno del PM, il quale
è la forma principale del movimento antagonista e rivoluzionario.
La diminuzione del tempo di lavoro necessario avviene mentre aumenta il tempo
di lavoro superfluo, il tempo di lavoro che origina il plusvalore: il tendenziale
aumento del saggio dì plusvalore avviene nell'ambito di una crescente
diminuzione del tempo eli lavoro astratto socialmente necessario cristallizzato
nelle merci e cioè nell'ambito di una tendenza verso zero del valore.
Poiché la forza lavoro è l'unica fonte del valore e del plusvalore,
nel processo di accumulazione capitalistica, con l'aumento della composizione
organica del capitale, il plusvalore prodotto è troppo piccolo relativamente
al valore del capitale complessivo accumulato, cioè non riesce a valorizzare
l'intero capitale e non riesce a fargli compiere il necessario salto di composizione
organica. Pertanto si ha una caduta tendenziale del saggio di profitto.
L'aumento tendenziale del saggio di plusvalore e la caduta tendenziale del saggio
di profitto, nella fase in cui, principalmente a partire dalla metropoli, domina
realmente il capitale sul lavoro, sulle forze produttive sociali, nella fase
dominata dal capitale monopolistico internazionale, portano con sé contraddizioni
esplosive. Per questo la tendenza oggettivamente divaricantesi tra aumenta tendenziale
del saggio di plusvalore e caduta tendenziale del saggio di profitto è
in ultima analisi, la causa oggettiva della possibilità necessità
della CRISI DI SOVRAPPRODUZIONE DI CAPITALE (sopra tutto in termini di capitale
costante e variabile ed in misura del tutto secondaria come sovrapproduzione
di merci) ....... così come era stata 1a causa oggettiva della nascita,
sviluppo e dominio del capitale monopolistico multinazionale.
CRISI DEL RAPPORTO FORZE PRODUTTIVE CAPITALISTICHE/RAPPORTI DI PRODUZIONE CAPITALISTICI
La crisi di sovrapproduzione assoluta di capitale tende a portare
al limite la contraddizione valore d'uso valore di scambio, lavoro necessario
pluslavoro, lavoro vivo lavoro morto, lavoro concreto lavoro astratto, lavoro
manuale lavoro intellettuale, sapere sociale generale espropriazione culturale
del lavoro salariato, lavoro alienato mezzi di produzione e merci, cervello:
sociale braccio manuale ……. e più in generale la contraddizione
forze produttive rapporti di produzione (FP/RP) si sviluppa ad un livello superiore
all'interno del dominio dei rapporti di
produzione capitalistici, non solo sulle FP (con il rapporto di proprietà
privata dei mezzi di produzione), ma soprattutto e crescentemente, dentro le
FP stesse.
E' il passaggio dalla produzione di plusvalore assoluto a quella di plusvalore
relativo, è il dominio del lavoro morto sul lavoro vivo, è il
passaggio storico dall'operaio professionale dei tempi di Gramsci allo operaio
massa attuale, elemento centrale del proletariato metropolitano, in quanto figura
centrale della classe operaia. Nella contraddizione FP/RP capitalistici, i rapporti
di produzione capitalistici non sono stati mai esterni alle FP (anche nella
fase del dominio formale del capitale sul lavoro) e, quindi le FP non sono mai
state neutrali o progressive (così come credevano i revisionisti Kautsky
e Bukharin).
Come già diceva Marx un secolo fa: “….. il capitale produce
essenzialmente altro capitale; e lo fa nella misura in cui produce plusvalore.
Analizzando il plusvalore relativo cosi come la conversione del plusvalore in
profitto, abbiamo visto come questo principio sia alla base del modo di produzione
proprio dell'era capitalistica; forma particolare dello SVILUPPO DELLE FORZE
PRODUTTIVE SOCIALI DEL LAVORO, ma in quanto FORZE AUTONOME DEL CAPITALE, CONTRO
L'OPERAIO ed in opposizione diretta con il suo sviluppo proprio" (dal Capitale,
libro III°). Nello stesso capitolo leggiamo che: “….. la tendenza
a ridurre i costi di produzione al loro minimo diventa il mezzo più potente
per soffocare 1a forza produttiva sociale del lavoro; ma questa crescita risulta
essere la crescita delle forze produttive del capitale.
La separazione che il capitalismo opera tra lavoro e mezzi di produzione costituisce
la possibilità del rapporto di produzione capitalistico. Quindi la forza
lavoro è la prima ed essenziale forza produttiva in qualità di
rapporto di produzione capitalistico, forma salariata del lavoro sociale.
Per una concezione metafisica della realtà una forza produttiva non può
al contempo essere anche rapporto di produzione e viceversa. Per una concezione
metafisica della realtà le forze produttive sono viste come separate
dai rapporti di produzione. Con la crisi di sovrapproduzione assoluta di capitale,
il rapporto FP/RP è sempre più contraddittorio pur rimanendo una
contraddizione interna al MPC in quanto 1a loro dinamica divaricante può
essere realizzata soltanto dalla vittoria rivoluzionaria del PM sul capitale.
Tra la contraddizione FP/RP e la lotta di classe esiste un legame dialettico
e non meccanico determinista come vedono i soggettivisti metafisici. Pertanto
è sbagliato richiamarsi esclusivamente al Manifesto del 1848 "la
forza motrice della storia è la lotta di classe", o esclusivamente
alla prefazione di "Per la critica dell'economia politica" dove si
afferma che "….. ad un certo grado di sviluppo le FP entrano in contraddizione
crescente con i RP ed allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale".
La lotta di classe è il reale motore della storia e la sua base è
la contraddizione FP/RP.
Nella fase del dominio reale del capitale sul lavoro, sulle. FP essendo il capitale
un rapporto sociale di produzione: il rapporto di produzione capitalistico ,
le FP sono sempre plasmate dai rapporti capitalistici grazie alla divisione
del lavoro imposta dall'organizzazione capitalistica in forma scientifica del
lavoro (è bene ricordarlo a tutti gli operaisti soggettivisti e a tutti
i neosoggettivisti “schizometropolitani” ).
Per questo la contraddizione FP/RP non deve essere analizzata in maniera meccanicista
determinista, ma dialettica (logica dialettica, quindi metodo dell'astrazione
con analisi della tendenza o del limite) e questa dialettica deve planare verso
il concreto, dall'astratto bisogno arrivare al concreto, al concreto storico.
"Le tendenze oggettive che emergono dalla dinamica contraddittoria fra
le FP/RP possano REALIZZARSI solo grazie alla lotta di classe, all'interno della
classe rivoluzionaria. In tal modo il marxismo perde qualsiasi carattere evoluzionistico
fatalistico e dimostra non solamente una SPIEGAZIONE (materialistica) della
storia, ma uno strumento con cui FARE la storia.
Al contrario se le teorie che privilegiano unicamente la contraddizione oggettiva
fra FP/RP finiscono con l'attribuire alla rivoluzione un carattere di INEVITABILITA'
OBIETTIVA ed alla sociologia un’impronta meccanicista, l’accentuazione
soggettiva o volontaristica del ruolo della lotta di classe, oltre a rimandare
ad una concezione del comunismo "ideale" o a comportare una perdita
di scientificità della analisi storica, si prelude ogni capacità
di incidere completamente sulla situazione storico sociale.
Infatti qui il carattere arbitrario dell'intervento soggettivo affonda le sue
radici in un modello teorico conoscitivo che, ignorando e sottovalutando la
struttura fondante MATERIALISTICA della sociologia marxista finisce per ricadere
nell'idealismo. "
( da C.I. pag.7 “La fes in Lenin”)
Attribuire alla rivoluzione un carattere di inevitabilità obiettiva vuol
dire essere metafisici così come si è metafisici parlando di “rivoluzione
permanente” (da Trotskij ai neosoggettivisti invece di RIVOLUZIONE ININTERROTTA
PER TAPPE. E invece possibile battere una concezione metafisica, idealistica
della rivoluzione; è possibile e necessario attribuire alla rivoluzione
un carattere STORICAMENTE DETERMINATO se da l'astratto, dalle tendenze al limite,
si arriva a1 concreto, a1 concreto storico mediante l'analisi delle controtendenze
di quegli anelli di congiunzione tra astratto e concreto che sono i processi
in atto, mediante la leninista analisi concreta di cose concrete.
CRISI, TENDENZA AL LIMITE E CONTROTENDENZA
Con la crisi il capitale tende al limite alla distruzione delle
forze produttive pur di mantenere dominanti i rapporti di produzione capitalistici.
Con la crisi diventa più chiaro che “il limite del capitale è
il capitale stesso”, che l'imperialismo delle multinazionali è
superputrescente; la crisi dimostra che 1’imperialismo delle multinazionali
è tendenzialmente sulla difensiva pur non perdendo la capacità
di attaccare e offendere il proletariato internazionale; l'imperialismo delle
multinazionali è una tigre dì carta ma con i denti (bombe) al
neutrone, perché è ….... guerra al proletariato.
Poiché la contraddizione FP/RP materializzandosi storicamente conduce
alla lotta di classe reale motore della storia e determina la base materiale
da cui, in ultima analisi la lotta di classe si emana, quando con la crisi il
capitale tende al limite della distruzione delle forze produttive, nella lotta
di classe la BI tende al limite all'annientamento del proletariato internazionale
……. e così tende al limite alla propria distruzione, perché
senza proletariato internazionale …… niente BI! Il capitale monopolistico
multinazionale, quindi, tende al limite al crollo, ma ciò non significa,
e non deve significare terrorizzare la crisi-crollo come fanno al di là
delle buone intenzioni i soggettivisti di ogni specie presenti nel movimento
rivoluzionario. "Mentre per i soggettivisti il concetto di TENDENZA è
pura proiezione in avanti della realtà fenomenica, per Marx è
RIFLESSO ANTICIPANTE DELLA REALTA' EMPIRICA. Marx, in altri termini, spinge
la simulazione concettuale del MPC al PUNTO LIMITE in cui le contraddizioni
giungono alla loro piena maturità, si mette nella condizione migliore
per fissare, a partire dalla previsione dì una situazione futura, i criteri
adeguati alla prassi rivoluzionaria. I1 modello della tendenza al limite pone
le condizioni dell'agire cosciente che costruisce il proprio scopo senza abbandonarsi
al fatalismo deterministico, senza abbandonarsi all'ubriacatura irrazionale
dell'utopia” (Ape e il comunista, pag.59).
Tra la tendenza al limite del modello teorico e la realtà storica ci
sono scarti da colmare. Dall'astratto al concreto ci sono degli anelli di congiunzione
che chiamiamo controtendenze o processi in atto controtendenziali. Tendenza
al limite in base al materialismo dialettico (logica dialettica) non vuol dire
immediatamente materialità storica perché esistono di fatto le
controtendenze. Le controtendenze sono gli unici anelli di congiunzione che
ci consentono l'ascesa dal piano della teoria a quello della storia. Le controtendenze
non devono servire per negare l'oggettiva tendenza al limite, al crollo del
MPC, ostacolando momentaneamente la fine del MPC, ma nello stesso tempo confermano
e rafforzano la validità della legge valore lavoro e la legge della caduta
tendenziale del saggio di profitto. Analizzare le tendenze a1 limite senza analizzare
le controtendenze, significa passare dall'astratto al concreto in modo soggettivista,
antimarxista, anche se lo si nega formalmente è proprio il metodo soggettivista
di analisi delle contraddizioni capitalistiche a condurre sostanzialmente a
teorie della crisi come crisi crollo. L'analisi delle tendenze al limite dell'MPC
nella fase del dominio del capitale monopolistico multinazionale non porta,
e non deve portare, a fatalistiche teorie della possibilità necessità
della rivoluzione proletaria per i1 comunismo: il comunismo è possibile
e necessario!
Perciò, ricapitolando possiamo affermare che la causa della crisi strutturale
dell'MPC va individuata a partire dalle tendenze oggettivamente divaricantesi
fra aumento tendenziale del saggio di plusvalore e caduta tendenziale del saggio
di profitto. Ogni teoria della crisi che separa, più o meno evidentemente,
produzione capitalistica e accumulazione capitalistica, legge del valore lavoro
e legge della caduta tendenziale del saggio di profitto, porta ad analisi soggettiviste:
da qui il soggettivismo inizia ad essere nudo, pazzo e nelle migliori delle
ipotesi "schizometropolitano". Privilegiare, più o meno rozzamente,
nell'analisi della crisi la legge della caduca tendenziale del saggio di profitto
(come si fa nelle tesi di fondazione del PG) porta inevitabilmente al di là
delle buone intenzioni ad analisi soggettiviste, porta necessariamente a teorie
della crisi come crisi crollo: in ogni caso la tendenza al limite al crollo
del capitale, diventa meccanicisticamente tendenza realizzata. Dobbiamo ricordare
a chi se ne fosse dimenticato quanto segue: " il fascino dell'estrapolazione
logico dialettica di Marx ha scatenato molte fantasie, non ultima quella degli
operaisti soggettivisti che hanno pensato dì individuare nella realtà
fenomenica dei nostri giorni elementi di conferma empirica del modello: la tendenzialità.
" (Ape e comunista, pag. 59).
La crisi è necessitata di fatto da una caduta reale del saggio di profitto,
ma questa caduta reale del saggio del profitto stimola la rigenerazione ad un
livello superiore della sua stessa causa, e cioè la dinamica oggettivamente
divaricantesi tra aumento tendenziale del saggio di plusvalore e caduta tendenziale
del saggio di profitto. Inoltre nel dispiegarsi della crisi si accorciano i
cicli, si fanno più ravvicinate le diverse ed ulteriori cadute reali
del saggio di profitto sempre dentro la dinamica divaricante tra aumento tendenziale
del saggio di plusvalore e caduta tendenziale del saggio di profitto.
La crisi, nel favorire il dispiegarsi di controtendenze non porta ad una caduta
reale lineare, una caduta crollo del saggio di profitto ma a processi di ristrutturazione
per la guerra imperialista per riplasmare rimodellare le forze produttive, distruggendo
forze produttive sovrapprodotte sovraccumulate; distruggere forze produttive
sovrapprodotte sovrac cumulate riplasmando e rimodellando forze produttive ……..
per creare e alimentare il saggio di profitto. II MPC distrugge par produrre
e produce per distruggere, per cercare di aumentare i saggio di profitto.
I1 MPC spinge, per cercare di uscire dalla crisi, al dispiegarsi scatenearsi
della guerra imperialista in atto (dentro cui si nascondono in primo luogo le
due superpotenze). I1 carattere di crisi generale si è evidenziato con
molta chiarezza con la dichiarazione di inconvertibilità del dollaro
con l'oro (agosto 1971), che fino a quel momento fungeva da moneta equivalente
generale. Comunque le controtendenze economico fìnanziarie che da allora
si sono materializzate non hanno portato al superamento della crisi stessa;
in ultima analisi hanno favorito una più violenta concentrazione centralizzazione
capitalistica nelle multinazionali più forti e competitive, ma anche
in questo caso, i1 plusvalore prodotto ha valorizzato soltanto una parte del
capitale complessivo accumulato.
Pertanto la guerra imperialista è l'unico sbocco capitalistico alla crisi.
La tendenza alla guerra mondiale imperialista non è una semplice tendenza
perché la guerra imperialista è già in atto, sia pure in
nodo ancora non dispiegato. La guerra delle Folkland tra Argentina e Gran Bretagna
è una guerra dietro cui hanno manovrato le due superpotenze, non solo
per interessi "politici", ma soprattutto economici in riferimento
al continente Antartico.
La guerra in Libano tra israeliani e libanesi falangisti da un lato, e palestinesi
e siriani, dall'altro, è anch'essa manovrata dalle due superpotenze per
una nuova divisione del medioriente in zone d'influenza. L'appoggio della Siria
ai palestinesi è formale: alla Siria non interessa realmente la causa
della rivoluzione palestinese, per cui il genocidio del popolo palestinese e
il ridimensionamento di questo focolaio dl. “terrorismo”, come 1o
definisce il presidente degli USA, non è in contraddizione con la formalità
dell'appoggio siriano. Dietro 1a Siria si nasconde 1’URSS, che, minacciando
Israele, in realtà intende difendere esclusivamente i propri interessi
di superpotenza nell'area mediorientale.
I processi di guerra imperialista in atto mettono a nudo i1 revisionismo (ad
esempio la direzione dell'OLP) e fanno sviluppare la tendenza rivoluzionaria.
Così nella metropoli i processi di crisi ristrutturazione per la guerra
imperialista, generano la tendenza opposta: crisi rivoluzione antimperialista
di lunga durata per il comunismo.
Altri compagni affermano quanto segue: "….l'evolvere del processo
della crisi assume forme diverse per ogni ordine dì contraddizione e
configura nella sua manifestazione fenomenica una chiara tendenza a tramutarsi
in guerra mondiale imperialista. Occorre tuttavia ricordare che all'interno
di questa tendenza generale alla guerra, la contraddizione principale è
quella fra proletariato e borghesia imperialista e, allo interno di quest'ultima
è la tendenza rivoluzionaria ad avere una posizione dominante" (crisi,
guerra e internazionalismo proletario, Brigata Palmi PG)..
Poiché la guerra mondiale imperialistica non è una semplice tendenza,
ma un processo in atto, è sbagliato affermare che la tendenza rivoluzionaria
ha una posizione dominante, mentre è giusto sostenere che la tendenza
principale è la rivoluzione e la contraddizione principale è quella
tra il proletariato e la BI, e 1o sviluppo della rivoluzione in qualità
di tendenza principale, è dovuto ad un livello "più basso"
cioè alla contraddizione FP/RP che nella crisi porta i rapporti di produzione
capitalistici a distruggere le forze produttive sovrapprodotte come unico sbocco
capitalistico alla crisi di sovrapproduzione assoluta di capitali e cioè
ai processi dì crisi ristrutturazione per la guerra imperialista.
La contraddizione fondamentale FP/RP si manifesta nella crisi mediante processi
di ristrutturazione per la guerra imperialista: e questa contraddizione fondamentale
acutizza la contraddizione principale tra proletariato e borghesia imperialista.
La guerra si sviluppa all'interno stesso della BI, la quale sì fa sempre
la guerra per interposta persona, attraverso i proletari, contemporaneamente
si estende contro tutto il proletariato mondiale per piegarlo alle necessità
dell’MPC. Questi due aspetti che hanno forme e sviluppi diversi, non coincidono
materialmente, ma ugualmente interagiscono a partire dalle metropoli in un unico
processo, quello di ristrutturazione per la guerra imperialista. La crisi genera
infatti processi di ristrutturazione per 1a guerra imperialista nell'illusione
capitalista di risolvere la causa della crisi e superare la tendenza oggettivamente
divaricantesi tra aumento tendenziale del saggio di plusvalore e caduta tendenziale
del saggio di profitto …. nell'illusione di aumentare le ragioni sociali
della tendenza principale presente nel mondo, da essa stessa accelerata: la
rivoluzione proletaria per il comunismo.
Con la crisi il capitale monopolistico multinazionale "tende al limite"
alla distruzione delle forze produttive ed al contempo favorisce la materializzazione
concreta di "controtendenze". Per non distruggere complessivamente
le forze produttive il capitale monopolistico multinazionale determina la materializzazione
di controtendenze che, nel concreto, distruggono forza produttiva sovrapprodotta
sovraccumulata. Da un lato, …….., la tendenza al limite della distruzione
delle forze produttive non deve essere intesa come pura precisazione in avanti
della realtà fenomenica, delle controtendenze: per questo è sbagliato
parlare di crisi ristrutturazione distruzione delle forze produttive. D'altro
canto, le contraddizioni contrastando in maniera relativa la tendenza a1 limite
non fanno che confermare la validità, le controtendenze ……,
relativa ad un livello chiaramente contraddittorio di materializzazione dialettica
e non meccanico della tendenza al limite e ciò è evidente in un
periodo di crisi assoluta del MPC.
Le controtendenze alla tendenza limite al crollo del capitale, sono i processi
in atto operati dalla BI e cioè i processi di ristrutturazione per la
guerra imperialista. Infatti ristrutturazione e guerra imperialista vivono concretamente
una strettissima unità dialettica in quanto i processi di ristrutturazione
si sviluppano in funzione della guerra imperialista: non c’è una
guerra interimperialista, è una guerra esterna poi, perché non
esista separazione tra guerra esterna e guerra interna.
Sicuramente il nostro paese è ben lontano dall'essere pacificato sul
fronte della lotta di classe nel polo tra BI e PM, comunque ciò non ha
impedito ad esempio che il governo mandasse una task force nel Sinai a far rispettare
l'accordo antipalestinese di Camp David tra Egitto e Israele, così come
avevano deciso organi sovrannazionali.
La guerra non essendo esterna rispetto alla contraddizione fondamentale del
MPC (FP/RP), produce due movimenti opposti che accentuano la contraddizione
principale, cioè la contraddizione BI/PM. La guerra imperialista è
guerra per stabilire il ciclo della valorizzazione ed accumulazione del capitale
distruggendo notevoli quote di forza lavoro e mezzi di produzione eccedenti,
stabilendo una diversa divisione del mondo in sfere di influenza (conquistando
nuovi mercati ed accaparrandosi materie prime), ed una diversa divisione internazionale
del lavoro; è guerra per difendere l'imperialismo in crisi e poter mantenere
i putrescenti rapporti di produzione capitalistici; è guerra per il mantenimento
del potere della BI sul proletariato internazionale.
I processi di ristrutturazione per la guerra imperialista fanno della lotta
dì classe tra BI e PM una guerra di classe, uno scontro per il potere.
Nella guerra di classe, il PM tende a sviluppare la guerra rivoluzionaria antimperialista
per il comunismo. La guerra rivoluzionaria del PM col suo sviluppo accelera
l'agonia del MPC; la guerra rivoluzionaria, all'opposto della guerra imperialista,
nasce e si dispiega per distruggere definitivamente la guerra stessa abolendo
la causa che in questa epoca storica genera 1a guerra e, cioè, il MPC.
Mentre la sostanza della guerra imperialista è distruggere per mantenere
in vita il MPC, cioè per tornare nuovamente a distruggere, la sostanza
della guerra rivoluzionaria sta nel distruggere il MPC, cioè per tornane
nuovamente a distruggere, la sostanza della guerra rivoluzionaria sta nel distruggere
il MPC, e costruire un nuovo e diverso ordinamento sociale: LA COMUNITA' REALE,
LA SOCIETA' SENZA CLASSI.