Biblioteca Multimediale Marxista
ORGANIZZARE LA LIBERAZIONE DEI PROLETARI PRIGIONIERI
SMANTELLARE IL CIRCUITO DELLA DIFFERNZIAZIONE
COSTRUIRE E RAFFORZARE I COMITATI DI LOTTA
CHIUDERE IMMEDIATAMENTE L’ASINARA
La fermezza e la paura
l. La fermezza - In questi giorni abbiamo visto una pantomina
del regime, dal titolo: la grande fermezza. È stata una gara a rincorrersi
tra le varie componenti dello Stato imperialista a dimostrarsi granitiche, salde
come rocce. Un'orgia di dichiarazioni dei potenti del regime, con pipa o senza,
a dimostrare di essere fermi, che più fermi non si può. La regia
dello spettacolo è accurata e ferrea ma non riesce a nascondere che si
tratta soltanto di una recita. I volti lugubri della gang democristiana, dei
suoi complici, nei vari partiti, le loro voci roboanti e isteriche tradiscono
una debolezza che non può essere coperta neanche con l'impegno assillante
dei mass media. La realtà che non riescono a nascondere è che
questo regime, questo Stato assediato, circondato da ogni parte, mostra i segni
di una disgregazione inarrestabile. Il regime della disoccupazione, dei supersfruttamento,
dei campi di concentramento è oggi attaccato senza tregua dal proletariato,
che vuole farla finita con il sistema dei padroni, con la miseria materiale
ed umana in cui è costretto a vivere. Un regime di uno Stato arrogante
quanto corrotto, che trova l'unica ragione della sua esistenza nella ferocia
dei suoi mercenari. Sotto la sferza della guerriglia il regime si sforza di
apparire forte e compatto, ma il tessuto politico che governa la nazione controrivoluzionaria
e antiproletaria si mostra con tutta evidenza sfilacciato e lacerato. La crisi
della borghesia è irreversibile e i suoi rappresentanti politici, le
oscene marionette delle multinazionali imperialiste, possono soltanto rattoppare
con il loro putridume qualche pezza verbale raccattata dalla pattumiera della
retorica fascista, ma si rivelano sempre più dei tragici clown. La loro
fermezza è solo ridicola messa in scena, inutile cortina fumogena per
nascondere una totale impotenza, per nascondere l'impossibilità di trovare
una sola ragione politica e sociale del loro sistema di potere. Più strillano
la loro fermezza più ci dichiarano la loro debolezza.
La borghesia imperialista non avendo più ragioni politiche e sociali
per giustificare il suo dominio è costretta ad affidare al soli carabinieri
di Forlani ogni sua possibilità di sopravvivenza. Ma anche questa strategia,
per quanto brutale e sanguinaria, ha il fiato corto. Questo governo può
scatenare i suoi gorilla più addestrati, come ha fatto contro la lotta
dei Proletari Prigionieri di Trani, ma sarà sempre l'iniziativa rivoluzionaria
delle masse a avere il sopravvento.
Anche a Trani la grande ed indistruttibile unità dei Proletari Prigionieri
ha permesso di condurre una battaglia formidabile, che nonostante l'ovvia disparità
dei mezzi, i compagni in lotta hanno saputo volgere a loro favore.
La brutalità ed il sadismo dei mercenari in divisa non sono riusciti
a sconfiggere, la grande mobilitazione, l'intelligente organizzazione e la capacità
offensiva che questa componente di classe ha espresso a livello di massa.
L'unità politica che in questa campagna di lotta si è stabilita
tra gli Organismi di Massa rivoluzionari e l'avanguardia di partito ha consentito
di mantenere l'offensiva e ha trasformato quella che doveva sembrare una prova
di forza del regime in una squillante vittoria del movimento rivoluzionario
e dei proletari prigionieri. I carabinieri possono sembrare invincibili quando
assassinano con i loro sofisticati mezzi proletari inermi.
Ma quando vengono attaccati da un movimento che sa armarsi, organizzarsi e combattere
come è accaduto a Trani o che sa scovarli dalle loro tane come ha fatto
la guerriglia con Galvaligi, ognuno li vede per quel che sono: mercenari ammaestrati,
feroci e sanguinari robot.
Noi rifiutiamo ogni trionfalismo, sappiamo che le battaglie si vincono e qualche
volta si perdono, ma la grande forza dimostrata con la saldatura del movimento
di Massa con la guerriglia dice a tutti che la guerra la vinceranno i proletari,
la vincerà il movimento rivoluzionario che lotta per una società
comunista.
Il regime dell'annientamento, dei massacri, dei campi di concentramento non
ha speranza, perché continueremo a combattere costruendo il potere proletario
armato, che lo seppellirà definitivamente nelle fabbriche, nei quartieri,
nelle carceri.
2. La paura - La borghesia è in crisi, ma vede oggi
chi gli scaverà la fossa: il movimento rivoluzionario che lotta per una
società comunista. È questo un movimento che costituisce già
un potere, che sa esercitarlo; che sa presentarsi, seppure ancora in una fase
iniziale, come l'unica vera alternativa alla barbarie del sistema imperialista.
È un movimento di massa che sa riconoscersi in una strategia, sa darsi
un programma di lungo respiro e su obiettivi immediati, sa costruire i movimenti
organizzativi di massa e di partito che gli consentono di combattere e vincere.
E questo alla borghesia fa una tremenda paura!!!
Tutti i suoi piani controrivoluzionari, tutte le sue manovre repressive, per
quanto portati con artigli d'acciaio, sono caratterizzati da un profondo e insopprimibile
terrore. La realtà della crescita del movimento di massa rivoluzionario,
la determinazione e la chiarezza del suo programma non devono essere conosciute,
ma devono essere mistificate per rassicurare in qualche modo le fila della borghesia.
A questo scopo serve la stampa, perché è stampa di regime. Il
suo è un ruolo attivo, che non è solo censura, ma costruzione
a tavolino della propaganda controrivoluzionaria della controguerriglia psicologica
secondo le veline governative. Ma questo è bastato fino a ieri. Oggi
qualche pennivendolo non riesce a contenere la propria isterica paura e si illude
che staccare la spina voglia dire cancellare la realtà.
Ciò che non si riesce più a mistificare bisogna negare che esista.
Ma non si può cancellare un movimento che avanza con un ridicolo quanto
impossibile black-out! Siamo molto soddisfatti che la stampa di regime pilotata
dai boss democristiani abbia persino paura delle parole delle forze rivoluzionarie.
Ciò significa che la forza delle idee, dei programmi, dell'organizzazione
che tutto il movimento proletario rivoluzionario è in grado di elaborare
e di esprimere, è così grande da costituire un punto di riferimento
per una mobilitazione sempre maggiore della classe operaia e di ogni strato
proletario. Si rafforza così la nostra convinzione della giustezza delle
ragioni e della validità storica della lotta armata per una società
comunista.
3. La lotta dei Proletari Prigionieri continua avevamo detto,
mentre comunicavamo la condanna a morte del boia D'Urso, che l'opportunità
di eseguire o sospendere la sentenza doveva essere valutata dal Comitato di
lotta di Trani e dal Comitato Unitario di Campo di Palmi. Finora è stato
impedito a questi organismi di esprimere integralmente sulla stampa quotidiana
le valutazioni che stanno alla base del loro orientamento. Eravamo sicuri che
il potere avrebbe approfittato della segregazione e dell'isolamento in cui tiene
i compagni per raccontare quello che adesso fa comodo mentre a tutto il movimento
rivoluzionario interessa conoscere integralmente il loro punto di vista e il
loro giudizio. Noi non abbiamo alcuna intenzione di prolungare la prigionia
di D'Urso oltre il necessario e se entro 48 ore dalla pubblicazione di questo
comunicato non leggeremo integralmente sui maggiori quotidiani italiani i comunicati
che dagli organismi di massa di Trani e di Palmi sono stati emessi, daremo senz'altro
corso all'esecuzione della sentenza a cui D'Urso è stato condannato.
Noi sappiamo assumerci le nostre responsabilità, e anche i potenti di
questo regime e la sua stampa si assumeranno le loro.
E toccherà a loro, se intendono seppellire la voce dei Proletari Prigionieri
di Trani e di Palmi, la responsabilità effettiva di aver impedito alla
giustizia proletaria un possibile atto di magnanimità.
Per il Comunismo
Brigate Rosse
Comunicato N. 9
Roma, 10 gennaio 1981