Biblioteca Multimediale Marxista
ORGANIZZARE LA LIBERAZIONE DEI PROLETARI PRIGIONIERI.
SMANTELLARE IL CIRCUITO DELLA DIFFERENZIAZIONE.
COSTRUIRE E RAFFORZARE I COMITATI DI LOTTA.
CHIUDERE IMMEDIATAMENTE L'ASINARA.
1) L'interrogatorio dei prigioniero D'Urso continua. La sua
collaborazione ci permette di confermare, attraverso la denuncia di fatti specifici
e la segnalazione di nomi dei suoi degni collaboratori, l'infame politica di
annientamento che viene adottata da questo regime nei confronti dei Proletari
prigionieri.
Questa comincia col black-out totale posto sul movimento di lotta SVILUPPATOSI
NELLE CARCERI, CON LA CENSURA PIU' COMPLETA NEI CONFRONTI DI OGNI INFORMAZIONE
SUI Programmi che la i Comitati di Lotta dei Proletari Prigionieri stanno praticando.
"Negare l'informazione all'origine" è la tecnica per negare
la realtà politica costituita da quanto i Proletari Prigionieri e i loro
Organismi di Massa stanno facendo nella costruzione del Potere Proletario. È
questa la premessa per il genocidio politico di un intero strato di classe,
è il presupposto perché migliaia di proletari in lotta nelle galere
vengono ridotti alla condizione di veri e propri sepolti vivi. D'Urso ben conosce
questa politica infame, ne era uno dei principali esecutori. La divisione fra
le avanguardie comuniste e l'insieme dei Proletari Prigionieri attraverso la
differenziazione dei Kampi, l'isolamento verso l'esterno, la dura repressione
dell'organizzazione proletaria dentro le carceri, portavano fino al 12 dicembre
la sua firma. Non è certamente il solo responsabile, ma, non dubitino,
anche gli altri, che D'Urso ci aiuta a conoscere, arriverà il momento
di renderne conto.
In sintonia con gli obiettivi di lotta del Programma dei Proletari Prigionieri
dei Comitati di Lotta, non permetteremo che il sistema della morte lenta e silenziosa
che i kampi vorrebbero realizzare per i Proletari Prigionieri continui impunemente.
L'evidente esistenza di un movimento di lotta dentro le carceri che ha nei Comitati
di Lotta i suoi organismi di Potere Proletario, non pub essere negata. I momenti
di iniziativa proletaria che si sviluppano nelle galere (l'ultimo in ordine
quello dei proletari imprigionati a Fossombrone) non devono essere soffocati
nella repressione e nel silenzio.
La pervicacia con cui il Governo, la magistratura e i lacchè della stampa
di regime continuano sulla strada della tortura, della repressione, della censura
dell'informazione, rafforzano la nostra convinzione che questo regime è
tanto feroce quanto ottuso. Noi non abbiamo alcun dubbio quindi che D'Urso,
aguzzino ai vertici di questa banda di delinquenti, stia bene dove sta: in un
carcere del popolo. Ma noi siamo contrari alle carceri; alle carceri di ogni
tipo. Non prolungheremo la sua detenzione oltre il tempo necessario a valutare
le sue responsabilità, che per altro sono fin troppo chiare. La giustizia
proletaria avrà quindi rapidamente il suo corso senza esitazioni. Chi
pensa che D'Urso possa essere rimesso in libertà perdurando la politica
di annientamento dei Proletari Prigionieri e di censura sulla loro lotta, non
ha capito niente della giustizia proletaria.
2) Sull'Asinara si è alzato un gran polverone dove ogni sciacallo si
scopre democratico, dove perfino chi fino al 12 dicembre ha costantemente utilizzato
quest'arma micidiale contro i Proletari Prigionieri, ha improvvisamente scoperto
di non essere entusiasta. A noi non interessano le ipocrisie e le spudorate
menzogne della propaganda di regime. Interessa la sostanza del problema. Anche
in questo caso una sola cosa è chiara: si vuol dividere le avanguardie
comuniste dai Proletari Prigionieri, si vorrebbe far credere che l'Asinara riguardi
alcuni politici e non migliaia di proletari. Due anni di lotte che i Proletari
Prigionieri hanno posto al centro degli obiettivi da perseguire nelle carceri,
lo smantellamento definitivo di questo lager.
L'Asinara non deve più esistere per nessun proletario.
Quest'arma di ricatto e di tortura deve essere cancellata una volta per tutte
e senza discriminazioni per nessuno. Le chiacchiere mistificatorie che vorrebbero
cambiare questi termini del problema, le consideriamo delle inutili provocazioni.
Nessuno si illude che combatteremo per qualcosa di meno della chiusura immediata
e definitiva dell'Asinara.
3) il regime della galera e dei kampi di concentramento ha ammazzato un altro
compagno: Alberto Buonoconto, militante dei Nap. Per ammazzarlo non hanno usato
come al solito le pallottole dei loro sgherri in divisa, ma anni e anni di carcere
speciale, che lo hanno massacrato fisicamente e psichicamente. Altri compagni,
altri proletari vengono uccisi in questa maniera dalla galera, dalle sevizie,
dalle torture e dalla mancanza di cure. Questo omicidio ci fa odiare ancora
di più gli aguzzini che lo hanno scientificamente pianificato e sadicamente
realizzato. Rendiamo onore al compagno Buonoconto, come si deve ad ogni compagno
che cade sul fronte della guerra di classe per una società comunista.
Siamo convinti che il regime del massacro, lo stato dei padroni, nonostante
gli omicidi, non può vincere. Non può sperare di frenare l'avanzata
di milioni di proletari verso una società di uomini liberi, riempiendo
la galere, arrestando e torturando centinaia di compagni, come sta facendo.
Per quel che ci riguarda al momento, non tollereremo che i compagni catturati
ultimamente vengano torturati e sapremo agire di conseguenza. Quando un regime
per sopravvivere ha solo questi metodi, per quanto sia potente, è destinato
a sparire. Il prezzo che il proletariato sta pagando è alto, molto alto;
ma non così alto da farci accettare la barbarie dello sfruttamento capitalistico,
la schiavitù del lavoro salariato, un sistema di vita costruito per piegare
milioni di proletari agli interessi di un pugno di parassiti.
La lotta per il Comunismo, la Rivoluzione Proletaria seppellirà questa
società che muore e cancellerà il ricordo della sua infamia.
PER IL COMUNISMO BRIGATE ROSSE.
Comunicato n. 4 Roma, 23 dicembre 1980.