Biblioteca Multimediale Marxista
Il PSI e il congresso di Mosca
O.N.23 giugno 1921
Nei due articoli che il sommo teorico Serrati ha scritto sul Congresso di Mosca
e sulla posizione internazionale del suo partito vi è - non da riprendere
la confutazione delle solite e rancide ragioni mille volte confutate e cadute,
colle gesta socialiste dopo Livorno, nel peggior ridicolo - ma da trarre alcune
confortanti deduzioni.
Una è che Serrati non equot;mollaequot;, tiene duro nelle sue posizioni,
dichiara che mai e poi mai accetterebbe il taglio a destra che l'anno scorso chiedeva
l'Internazionale, la separazione da Turati e D'Aragona. Ciò è confortante
in questo senso, che se resta nel partito comunista e nella Internazionale qualcuno
che ha tuttora la velleità ingenua di rinnovare ai serratiani l'invito
di venire con Mosca a condizioni di disfarsi dei riformisti della estrema destra,
questi si può convincere della inutilità di fare questo passo, che
sarebbe una mossa falsissima, che solleverebbe l'indignazione della stragrande
maggioranza dei comunisti, i quali giudicano controrivoluzionarie tutte le tendenze
dell'attuale partito socialista.
Le parole di Serrati dimostrano che i socialisti non si scinderanno, quindi che,
come noi sosteniamo, col congresso di Livorno è stata liquidata per sempre
la questione dei rapporti tra il PSI e la Terza Internazionale; la discussione
del ricorso a Mosca deve essere una semplice ratifica di quanto è avvenuto
colla costituzione, quale sezione dell'Internazionale, dell'attuale nostro partito.
Ciò è chiaro come l'acqua più pura.
Un'altra considerazione si può fare leggendo le argomentazioni serratiane.
Che i peggiori nemici - vecchia esperienza rivoluzionaria questa! - della Internazionale
Comunista sono coloro che meno apertamente ne attaccano il programma fondamentale.
Il centrista Serrati infatti stabilisce che
soltanto il programma della Terza Internazionale, nelle sue linee generali, può
e deve essere luce e guida al proletariato di tutti i paesi nella sua lotta di
classe.
Dopo tale affermazione, Serrati parla della Terza Internazionale come dell'organismo
più deplorevolmente insufficiente: le informazioni che non vanno, le azioni
sballate, le dittature personali, la mancanza di partiti in tutta l'Europa e così
via...
Ma altro è il programma altro è l'organismo, che può essere
inadatto a realizzarlo...si potrebbe dire. Vuol dire che il programma dell'Internazionale
è quale lo intende Serrati, autore di tante critiche, e con lui i vari
Levi di cui fa l'elogio. Il programma non è più l'incontro della
dottrina che stabilisce come tappe della lotta di classe l'azione violenta e la
dittatura proletaria, con una disciplina di organizzazione e di azione che affasci
le forze e gli uomini che sono su tale terreno; non è questo, ma è
quello che ha elucubrato Serrati: la unità con chi la dittatura non vuole,
la violenza rinnega; per servirsi delle organizzazioni tenute dai controrivoluzionarie
dai disarmatori del proletariato, allo scopo di fare la rivoluzione e difendersi
dalla reazione.
La rivoluzione non è solo lotta. E anche la successiva ricostruzione. Perciò
Serrati vuole tenersi uniti anche quelli che, pur non accettando la lotta armata,
hanno, secondo lui, elementi ricostruttivi della nuova società socialista.
Non riconfutiamo questa sciocchezza. Poniamo solo a confronto coll'altra considerazione,
che prima della rivoluzione può esserci la reazione controffensiva borghese,
e che anche per questa ci vuole la unità. Logica eccezionale! Il fatto
che si scateni la controffensiva borghese alla rivoluzione prima che questa esploda,
non dimostra che questa consiste soprattutto nella violenta lotta tra le due classi?
Non determina, in pratica, come oggi in Italia avviene, la morte dell'unità,
quando quelli che saranno poi per quella tale opera ricostruttiva che aspetta
Serrati, ma non per la fase iniziale offensiva, prendono l'aperto atteggiamento
di disarmo dinanzi alla reazione, nel senso di rinunzia definitiva all'uso della
violenza rivoluzionaria? Serrati è oggi con costoro. Non come comunista
Longuet e Turati figuravano alla stessa stregua nelle tesi del secondo Congresso.
Erano entrambi tra i proscritti. Longuet e i suoi seguaci hanno fatta, prima del
congresso di Tours, la loro mozione in cui si respingono quei concetti che sono
il nocciolo delle condizioni (dice bene Rappoport: essere comunista, ecco la condizione
unica). Allora il C.E. impose la loro cacciata.
Turati e i suoi seguaci fecero lo stesso, confermando le loro molteplici manifestazioni
di pensiero politico, al congresso della equot;frazione di concentrazioneequot;
a Reggio Emilia. Quella mozione è forse di chi accetta quanto Longuet rifiutò?
Non hanno i riformisti italiani scelto, come Longuet ha scelto, contro le tesi
di principio e la tattica del comunismo?
C'era la condizione finale organizzatoria. Chi nega le condizioni in principio
deve uscire dalle fila dell'Internazionale. Turati è contro la dittatura
e la violenza, lo dichiara lui. Esca dall'organizzazione. Uno è, o dichiara
di essere per la dittatura, la violenza, ecc.., ma dice: voglio star con Turati.
Allora deve scegliere. O lascia Turati, o se ne va con lui.
Se la frazione Frossard-Cachin in Francia avesse detto: non ci stacchiamo da Longuet,
avrebbe subita la sorte della frazione Serrati.
La pretesa disparità di trattamento è un volgare trucco di costui.
Egli si porta sul confronto del passato ecc.; cosa su cui si può sempre
discutere anche nell'Internazionale, ma imbastardisce una chiara questione di
organizzazione. Turati, per riflesso delle elementari regole organizzative internazionali
deve andar via, Cachin può stare. Vi sono altre ragioni di incompatibilità
per chi aderì alla guerra come Cachin? Si possono proporre e discutere,
nel seno della Internazionale dopo aver applicate le prime, in ogni caso non per
eludere le prime.
Tutto ciò conta poco. La verità vera ve la diremo noi, compagno
Rappoport. Per piacere, non vi occupate di Turati. Parlate di Serrati. Prendete
ciò che il suo Baratono ( honny soit..) disse nel discorso "teorico"
di Livorno. Prendete ciò che essi fanno oggi, la politica del partito che
Serrati dirige. E vedrete violate le equot;condizioniequot;,cioè la dottrina
e la pratica del comunismo.
Sono stati contro la guerra, per Zimmerwald etc. Ebbene? La verità che
ne risulta è quella: ciò non fa che renderli nemici più pericolosi
della rivoluzione. Quando si capirà questo, nelle cose e per le cose italiane,
la esperienza della Internazionale Comunista avrà fatto un gran passo innanzi.
Ecco tutto. Non è poco, né ci è voluto poco per arrivarvi.
Ma i comunisti italiani, appunto per questo non ritorneranno indietro da questo
importante punto acquistato a nessun costo.
23 Giugno 1921