Biblioteca Multimediale Marxista
Il Partito Socialista ha detto il suo pensiero ed ha fissato
il suo programma per la prossima lotta elettorale. E come per incanto ha rivelato
la doppiezza della sua anima politica. Sorpreso e trascinato a malincuore alle
elezioni, il Partito Socialista, prettamente elezionistico, organizzato come
potente macchina elettorale, dapprima indeciso, come Amleto, nell'affrontare
le masse con un programma, ha finalmente elaborato e reso pubblico, con discreto
stile e molta demagogia, un manifesto ove tutto si riassume nella conclusione,
laddove, con una disinvoltura da ciarlatano, la Direzione del Partito, senz'altro,
dopo aver tirato fuori le date fatidiche delle bufere reazionarie, superate
e vinte, indica ora alle masse quale rimedio contro la reazione giolittiana,
il voto che ritorcerà la loro legge contro la loro violenza , voto legale
per rispondere alle illegalità dei partiti dell'ordine e siccome con
le frecce non si spengono le stelle, con le bombe non si uccidono le idee, tutti
alle urne ed il Socialismo sarà. Ebbene con la violenta e rude franchezza
deve strapparsi la maschera a questo Partito, perché non si ripeta l'inganno
delle elezioni passate.
* * * * *
Il manifesto constata che le elezioni si fanno perché la borghesia possa
ritornare, indietro di trent'anni riducendo i salari, aumentando gli orari,
stracciando i contratti di lavoro, fiaccando le organizzazioni, ecc.. ecc..
Alla buon'ora, si confessa il tentativo reazionario della borghesia, la reazione
partorita dall'assalto costante e tenace che l'organizzazione proletaria ha
mosso contro lo sfruttamento capitalistico. Qui ora vogliamo quei socialisti
che gridavano contro noi comunisti di aver predicata la violenza ed aver così
voluto fermare la storia dell'evoluzione proletaria con innovazioni audaci nella
pratica quotidiana della lotta di classe.
I riformisti, alla Turati, ci dicono che la lotta di classe va combattuta con
gradualità. E sta bene. Cosa ha fatto di differente il proletariato?
Prima del conflitto europeo le nostre masse incalzavano, con metodo, la borghesia
sempre strappandole migliori salari, più umani orari di lavoro, sempre
più sapiente legislazione. E' vero, signori riformisti? La guerra trovò
il proletariato alla opposizione più irriducibile e ne soffrì
le conseguenze in trincea e nelle retrovie. La guerra finì e trovò,
tanto i vinti che i vincitori, tutti egualmente spossati. La borghesia, ingolosita
dalle strepitose e favolose speculazioni di guerra, non disarmò, non
volle rinunciare al suo bottino e negò, subito, al soldato proletario
il diritto alla vita. Cosa doveva fare il lavoratore, reduce dalla trincea,
senza casa, senza occupazione, con davanti agli occhi lo spettacolo degli arricchiti
della guerra, unicamente con il furto, e gavazzanti nel lusso e nel divertimento?
Le masse diventarono aggressive per un forte bisogno di riscossa. Santa riscossa
che nessun partito poteva contrastare perché piena di umano dolore, di
giusta rivendicazione sociale. Il ritmo dell'assalto alla borghesia si fece
più serrato, l'aggressività più manifesta si che, lembo
per lembo, si lacerava la bandiera del privilegio borghese.
Fu audacia o necessità, viva ed assoluta, del momento la propaganda ed
il tentativo di organizzazione del potere della classe lavoratrice. I socialisti,
nel loro manifesto elettorale, questo riconoscono laddove affermano essere necessario
rafforzare il dominio del lavoro nei suoi Sindacati, Partito, Cooperazione CON
TUTTI I MEZZI, PER TUTTE LE VIE per sboccare nella dittatura proletaria.
Ed allora perché sabotano o permisero, i socialisti, che la confederazione,
e più tardi Turati, uccidessero il superbo movimento di presa di possesso
delle fabbriche? Cosa ci si trova di antimarxistico nella presa di possesso
dello strumento del lavoro per la dittatura del lavoro? Perché tollerare
i violentatori della liberazione proletaria nei massimi organismi proletari?
Non deve un partito rivoluzionario approfittare delle profonde commozioni di
popolo per sollevare tutto il mondo dei vinti e degli sfruttati contro i pochi
carnefici della vita e dell'avvenire proletario? Allora, per calcolo elettorale,
i massimalisti per convenienza, i riformisti per sistema e noi comunisti per
passione rivoluzionaria scavammo ampio, profondo l'alveo contro cui incanalare
la marea del malcontento tutto indirizzando contro le dighe del privilegio borghese.
Ma quando stavano per spezzare qualche resistenza, allora gli opportunisti,
riformisti ci gridarono raca, arresta, arresta perché brutta cosa è
la guerra civile.
Ma via, è possibile credere che la borghesia si lasci tranquillamente
jugulare, espropriare delle sue fortune e del suo potere? Insorgerà sempre,
come ora, con più ferocia d'ora e sempre i riformisti, i socialdemocratici,
gli opportunisti grideranno arresta.
E' vivo, è palpitante d'attualità l'episodio dei metallurgici
torinesi serrati dalla Fiat. Gli scopi sono evidenti, lo dice il manifesto elettorale
dei socialisti; ebbene, che fa la Confederazione del Lavoro, che aspetta per
chiamare a raccolta tutto il proletariato italiano contro questa minaccia che,
iniziandosi a Torino, tasterà il terreno - vittoriosa , puta caso, nella
forte rocca rivoluzionaria del Piemonte - per correre come una fiamma tutta
l'Italia, abbattendo le organizzazioni operaie?
* * * * *
Così è delittuoso operare per il potere proletario, per la dittatura
del proletariato. Ma v'ha ancora dell'amletismo nell'attuale travaglio socialista.
Il manifesto elettorale del P.S. dice: aiutare l'organizzazione sindacale nella
resistenza di classe.
Ma allora cos'è la Confederazione del Lavoro quando ordina di subire
la violenza fascista? Che forse resistenza, nel vocabolario socialista e confederale,
significa rassegnazione? Ed a Dugoni si permette di fare gli uffici misti di
collocamento fra fascisti ed operai. Dov'è qui la lotta e la resistenza
di classe?
Lasciamo stare per carità il controllo operaio. Ei fu. Non è rimasto
che la trappola giolittiana e la ciambella di salvataggio dei funzionari confederali
e di tutti i ciarlatani del Partito Socialista. Ma fermiamoci al punto più
bello. Sentite: se il regime politico vigente vi si opporrà, rovesciare
il regime politico. A chi la si vuol date ad intendere? E' bastato che i fascisti
organizzassero e mettessero in atto la violenza perché tutti i socialisti
belassero la parola di tregua, invocassero la pace delle classi in nome della
civiltà. E per colmo dei colmi, laddove la santa ribellione dei lavoratori
ha restituito pan per focaccia ai banditi del fascismo, eccoli spuntar fuori
l'alleanza per la tregua con pubblicazione di manifesti, cui vicino alle firme
dei violatori delle conquiste proletarie, fanno pompa di sé quelle dei...
difensori del diritto proletario. E sempre per prendere in giro gli elettori
il Partito socialista si pavoneggia col dire di < fiancheggiare lo sforzo
dei Comuni e delle Provincie verso l'autonomia municipale per contrapporre una
più feconda e naturale amministrazione socialista. Ma cosa si vuol contrapporre
quando si cedono tutti i giorni le amministrazioni socialiste ai primi banditi
che fanno l'intimidazione di resa?
Che forse non si è ceduto il Comune di Bologna, quello di Ferrara, quello
di Modena, Poggiorusco e via di seguito?
Si chiama fiancheggiare l'arrendersi? Se alla prima scaramuccia di lotta di
classe armata si lasciano le posizioni, conviene dire apertamente che si rinuncia.
Ah! no, la parola rinuncia si dice dopo la fiera elettorale, ora s'hanno da
indossare le penne della rivoluzione, tanto per trovare una piattaforma elettorale,
tanto per secondare l'anima ribelle delle folle. E poi s'hanno da scodellare
tante buone cose, tanti bei progetti senza, naturalmente, educare il proletariato
nel senso di dirli che di riforme non è più possibile chiederne...semplicemente
perché la borghesia ha intenzione di tornare indietro di trent'anni e
di tornarci con i metodi attuali e cioè con le evoluzioni della guardia
bianca, o fascismo, per le vie e le piazze d'Italia.
Ma se così i socialisti parlassero sarebbe facile all'ultimo degli organizzati
rispondere: cosa fate ora che la reazione vi contrasta le posizioni conquistate
se non altro che cedere ignominiosamente su tutta la linea? Cosa fate se non
rinunciare all'offensiva ed alla difensiva gettando panico e scoramento?
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Al punto cui siamo giunti vale la pena imporvi il dilemma ESSERE O NON ESSERE.
O rivoluzionari e comunisti scendendo sullo stesso terreno cui la borghesia
opera, o rinunciatari e collaboratori della democrazia di Governo. I socialisti
non hanno più davanti a sé folle ignare, nè hanno il momento
storico propizio alle indecisioni dell'anima amletica. I tradimenti si scontano
ed il Partito socialista ne ha parecchi da liquidare, ultimo quello verso la
III Internazionale. Le conquiste proletarie saranno tollerate dalla borghesia
sino a quando queste non intaccano profondamente la propria ricchezza e quando
la democrazia socialista crede di poter pacificamente procedere verso le maggiori
conquiste proletarie intende solo il limite che rende possibile vivere al proletariato
ed alla borghesia in buono accordo. E' il trionfo dell'armonia di classe, non
è socialismo. La prova ci è stata offerta con molta chiarezza
dal Gruppo parlamentare socialista il quale in maggioranza vota la collaborazione
nell'ambito parlamentare con i gruppi della borghesia pur... di ritardare le
elezioni e perché c'era rumore di fucilate per le vie d'Italia.
Senza spavalderia il proletariato italiano, la parte sana e combattiva dell'organizzazione
di classe saprà liberarsi dell'Amleto socialista e risolutamente stare
sul terreno che gli è naturale: quello della lotta di classe con tutte
le sue violenze e senza rinunce. Col comunismo e per la III Internazionale,
con la intransigenza di fatto e non di forma.
Alfa 16 Aprile 1921