Biblioteca Multimediale Marxista
O.N. 3 Dicembre 1921
La posizione dei comunisti dinanzi alle castronerie che dicono alla camera democratici,
socialdemocratici e socialisti, che si accingono a ricominciare la veccia farsa
del blocco di sinistra, è semplicissima.
Non è vero affatto che il fascismo ci sia perché manca un Governo
capace di reprimerlo.
E' una turlupinatura far credere che la formazione di un Governo di tale natura,
ed in genere lo sviluppo dei rapporti tra l'azione dello Stato e quella del
fascismo, possono dipendere dall'andamento delle cose parlamentari.
Se si formasse questo Governo forte, tale cioè che garantisca l'imperio
della legge attuale, il fascismo si collocherebbe a riposo da per sé
perché esso non ha altro fine che l'effettivo rispetto della legge borghese,
quella legge che il proletariato tende a demolire e che ha cominciato a demolire,
e che continuerà a demolire appena dinanzi ad esso si allenteranno le
resistenze conservatrici. Il Governo forte e il fascismo forte sono per il proletariato
uguali negli effetti: rappresentano il "maximum" delle fregature.
Poche delucidazioni a queste tre nostre asserzioni, contrapposte al gioco nauseante
della "sinistra" politica che elabora nei contatti e nei contratti
osceni di Montecitorio, e alla quale rinnoviamo di tutto cuore la dichiarazione
antica, che essa ci fa mille volte più schifo di tutti i reazionarismi,
i clericalismi, i nazional-fascismi d'altra volta e di adesso.
***
Lo Stato borghese - la cui macchina effettiva non è nel Parlamento,
ma nella burocrazia, nella polizia, nell'esercito, nella magistratura - non
è affatto mortificato di essere scavalcato dall'azione selvaggia delle
bande fasciste. Non si può essere contrari ad una cosa che si è
preparata e che si sostiene: burocrazia, polizia, esercito, magistratura, sono
per il fascismo, loro naturale alleato, indipendentemente dalla combinazione
di pagliacci in feluca che reggono il potere.
Per eliminare il fascismo non è necessario un Governo più forte
dell'attuale. Basterebbe che l'apparto statale cessasse di sostenerlo con la
sua forza. Ma sono ben più profonde le ragioni per cui l'apparato statale
oggi preferisce adoperare contro il proletariato non la sua forza diretta, ma
quella del fascismo sostenuta indirettamente.
Noi comunisti non siamo così fessi da chiedere un "Governo forte".
Se pensassimo che quello che chiediamo può essere conseguito, chiederemmo
un Governo veramente debole, che ci garantisse l'assenza dello Stato e della
sua formidabile organizzazione dal duello tra bianchi e rossi. Allora si dimostrerebbe
ai democratici, come Labriola, che si tratta proprio di guerra civile, e al
duce del fascismo che non è vero che le sue vittorie derivano dal panciafichismo
dei lavoratori. Il "Governo forte" glielo daremmo noi, dopo, all'uno
e all'altro. Ma l'ipotesi è assurda.
Il fascismo è nato dalla situazione rivoluzionaria. Rivoluzionaria perché
la baracca borghese non funziona più, rivoluzionaria perché il
proletariato si è già messo a dare i primi colpi. Se la volgare
demagogia e la insuperabile bassezza delle varie sfumature di falsi capi proletari
che ospita il Partito socialista han sabotato l'avanzata proletaria, ciò
non vorrà dire che non debba al proletariato rivoluzionario d'Italia
essere fieramente rivendicata l'iniziativa dell'attacco allo Stato borghese,
al Governo, all'ordine capitalistico, all'imperio di quella legge che è
il presidio dello sfruttamento dei lavoratori.
Il fascismo è nato dalla necessità di contrattaccare la iniziativa
sovvertitrice del proletariato rosso con due metodi ad un tempo: la suadente
corruzione democratica e parlamentare per cui lo Stato possa continuare a simulare
la sua imparzialità sociale, e la repressione violenta, la controffensiva
armata contro i primi nuclei in formazione dell'esercito di combattimento della
rivoluzione sociale.
La situazione può mutare, la crisi capitalistica acuirsi o sistemarsi
momentaneamente, il proletariato divenire più aggressivo o essere disfatto
dai colpi della controffensiva e disperso dalla ignominia dei socialisti; da
queste variazioni della situazione, che mettiamo come ipotesi senza qui indicare
quale la più probabile dipenderà il modificarsi delle funzione
del fascismo in rapporto alla organizzazione statale. Se il proletariato sarà
sopraffatto, per questo stesso ogni Governo figurerà di essere "forte",
le squadre fasciste si daranno al "football" ed all'ossequio ai sacri
codici del diritto vigente. Se il proletariato ricomincerà l'attacco,
continuerà per qualche tempo il giochetto del liberalismo di Governo
alleato sottomano alle formazioni fasciste, Non un Ministero Nitti o Modigliani,
ma non tarderà a venire il momento in cui fascisti e democratici del
blocco di sinistra saranno concordi in una cosa - che è poi vera - che
il solo nemico dell'ordine attuale è il proletariato rivoluzionario,
ed agiranno insieme per la controrivoluzione, a visiera alzata.
Coll'andamento di questi fenomeni sociali e storici, non ha nulla di comune
la parata degli idioti e dei farabutti che si svolge a Montecitorio, ne è
di alcuna importanza la costituzione della "sinistra" borghese coi
suoi 150 deputati, tra cui 145 aspiranti a posti di ministri e sotto-ministri;
e neppure li muterà; anzi ne sarà un riflesso prevedibile la andata
al potere di qualche Dugoni o di qualche Vacirca e simili uomini incretiniti
dal disfattismo degli interessi di quei lavoratori che hanno il torto di eleggerli
e di prendere sul serio le loro geremiadi contro le gesta fasciste.
Ma se tutto ciò fosse possibile, se si potesse per manovre parlamentari
arrivare ad un Governo che avesse per programma di smobilitare il fascismo e
rivendicare alle Organizzazioni legali dello Stato l'amministrazione della difesa
dell'ordine; se questa ipotesi, sostenibile da sottili critici come il Labriola,
Solo in forza di un piatto fenomeno di carrierismo politico tanto e leggiadramente
imbecille - si potesse realizzare, che cosa ne verrebbe al proletariato? Non
vogliamo troppo dilungarci, e l'abbiamo già annunziato con una espressione
sintetica: una fregatura. La più solenne delle fregature.
Una volta il blocco di sinistra si contrapponeva a quello della destra borghese
perché il secondo manteneva l'ordine coi mezzi coercitivi, e il primo
si proponeva di mantenerlo con mezzi liberali. Adesso l'epoca dei mezzi liberali
è finita, e il programma delle sinistre è quello di mantenere
l'ordine con più "energia" della destra. Questa pillola dovrebbe
essere fatta inghiottire ai lavoratori col pretesto che l'ordine è perturbato
dai "reazionari" e che l'energia del Governo la assaggerebbero gli
squadristi di Mussolini!
Siccome il proletariato ha il compito di spezzarlo, questo vostro maledetto
ordine, per costruire il suo sulle rovine di esso, il suo peggiore nemico e
chi si propone di mantenerlo con maggiore energia.
Se si potesse credere al liberalismo, il proletariato chiederebbe il liberalismo
di Governo alla borghesia, per poter con minore sacrifizio costituire le basi
di bronzo della sua dittatura. Ma sarebbe colpevole dare alle masse una tale
illusione. E quindi i comunisti denunziano come fraudolento il programma della
"sinistra", sia quando geme per le pubbliche libertà sia quando
si lagna che non c'è il Governo forte.
C'è solo da rallegrarsi che man mano si va svelando il contenuto di questa
frode. Il liberale appare sempre più come un gendarme; anche se ne indossa
l'uniforme per arrestare Mussolini, resta sempre un gendarme. Che non arresterà
il Mussolini, ma che certo farà la guardia intorno alle posizioni del
nemico della classe operaia: lo Stato attuale.
Non siamo dunque nè per un governo debole, nè per quello forte,
nè per quello di destra, nè per quello di sinistra. Non beviamo
queste distinzioni a effetto puramente parlamentare; sappiamo che la forza dello
Stato borghese, non dipende dalle manovre di corridoio degli onorevoli, e siamo
per un solo Governo: quello rivoluzionario del proletariato. Non lo chiediamo
a nessuno, lo prepariamo con tutti, nelle file del proletariato. Viva il Governo
forte della rivoluzione!
3 Dicembre 1921