Biblioteca Multimediale Marxista
Il combattimento o la morte
O.N.4 Novembre 1921
Il Sindacato operaio sorge dalla prima manifestazione elementare di consapevolezza
e di volontà dei lavoratori spinti a reagire alle funeste conseguenze
della concorrenza tra loro nella vendita del loro lavoro ai padroni. La lotta
tra le Organizzazioni economiche proletarie ed i datori di lavoro serve ad influire
sul prezzo del lavoro, ossia sul livello del salario pagato agli operai, compensando
gli effetti della legge della offerta e della domanda.
E' un vero monopolio della vendita del lavoro che gli operai stabiliscono organizzandosi.
D'altra parte i capitalisti a loro volta si organizzano in Sindacati e Cartelli
costituendo il contro-monopolio della offerta di manodopera e soprattutto il
monopolio della vendita dei prodotti attraverso l'aumento dei prezzi dei quali
si viene in realtà a rinvilire di nuovo i salari, sospingendo a nuove
ed incessanti lotte il proletariato.
Attraverso lo sviluppo di questo processo, nei suoi aspetti e fattori complessi,
tra cui principalissimi i mutui rapporti tra industria ed agricoltura ed i conflitti
tra gli aggruppamenti nazionali dei monopoli capitalisti, gli operai sono spinti
ad una forma ulteriore di consapevolezza e di volontà che li conduce
a scorgere ed a perseguire una via di uscita dal circolo vizioso consistente
nella soppressione del capitalismo privato e monopolista raggiungibile solo
a costo di spezzare il sistema politico statale che lo protegge.
Lo sviluppo delle vicende della lotta, soprattutto nella fase imperialista degli
scontri militari tra i colossi del monopolio capitalista, conduce ad acutizzare
al massimo la instabilità del sistema e la crisi del suo funzionamento.
Che cosa avviene allorquando, come nella odierna situazione, gli aspetti della
crisi conducono la classe padronale a muovere all'offensiva contro le Organizzazioni
dei lavoratori per conseguire una riduzione dei salari?
Evidentemente se il regime della assoluta libertà di concorrenza non
fosse stato alterato dalla presenza delle Organizzazioni sindacali proletarie,
la riduzione dei salari seguirebbe automaticamente la crisi. I fallimenti, e
dissesti, il ritiro dei capitali dagli investimenti, determinano forte disoccupazione,
getterebbero innumeri braccia sul mercato del lavoro ed il prezzo della manodopera
discenderebbe immediatamente per questo aumento di offerta.
Se d'altra parte il sistema di monopolio e di parassitismo fosse meno sviluppato
dalla parte del capitalismo, la crisi si risolverebbe altresì in un ribasso
di tutti i prezzi dei prodotti, per la minore richiesta e per le quantità
precedentemente accumulate, ed in un certo senso si ritornerebbe verso un nuovo
equilibrio.
La situazione è però oggi ben diversa. I capitalisti tengono alto
il prezzo di smercio dei loro prodotti neutralizzando con le loro Associazioni
monopoliste gli effetti della concorrenza commerciale; ed il costo della vita
seguita a rincarare.
Facendo leva sul proprio monopolio, i capitalisti tendono ad ottenere la discesa
dei salari malgrado la presenza del fattore opposto della organizzazione sindacale,
per rifarsi di quelle diminuzioni di profitto che derivano non dalla diminuzione
dei prezzi di vendita dei prodotti, ma dall'irrigidirsi di tutto il sistema
del movimento dei capitali, dal giuoco dei cambi, e così via.
Un simile attacco viene diretto contro la stessa esistenza della organizzazione
sindacale. Se infatti la riduzione di salario si effettua, questa cessa di essere
un beneficio per il lavoratori, essendo le cose procedute così come se
la massa non fosse sindacata; da questo seguirebbe l'immancabile sfasciamento
della organizzazione per avere essa perduta la sua ragion d'essere economica.
Se l'organizzazione rinuncia in una simile situazione alla lotta, essa segna
il suo atto di morte.
Se essa resiste, lo stesso fatto che i capitalisti riescano a conseguire in
parte il loro scopo, non avrebbe il significato della fine dell'organizzazione,
poiché questa esplicherebbe sino all'ultimo la sua funzione di resistenza.
Se fosse possibile dimostrare che questa funzione è incompatibile col
funzionamento della produzone capitalista, si dimostrerebbe non che i Sindacati
devono suicidarsi, ma che essi sono giunti al momento in cui secondo la tesi
teorico e tattica dei comunisti devono trasformarsi in organi di combattimento
rivoluzionario contro il regime borghese, diretti dal Partito, organo specifico
della risoluta lotta politica.
I due monopoli del capitale e del lavoro sono diventati incompatibili. Essi
hanno forse dilazionato la crisi suprema della società borghese, ma solo
per prepararla più formidabile. Il loro conflitto sul terreno della amministrazione
della produzione si traduce non nel problema di risolvere l'andamento di questa
o quella fabbrica, ma nel dilemma generale: dittatura del capitalismo o dittatura
del proletariato.
Il problema dello Stato è posto sul tappeto: le forze della evoluzione
produttiva abbandonano per un momento il primo piano della scena per attendere
la sentenza che sarà data dall'esito della guerra civile.
Se d'innanzi all'offensiva padronale il Sindacato capitola, esso spiana la via
alla tenebrosa soluzione che porrà sulla cervice di un proletariato fiaccato
e disperso il feroce dominio dell'incontrastato monopolio capitalista.
Se dinanzi all'attacco il Sindacato chiede la soluzione all'intervento del potere
statale borghese, ponendosi sotto il pericoloso punto di vista che non ingaggia
la lotta perché convinto che il mantenimento del livello dei salari è
incompatibile con la vita delle aziende produttive, il risultato non è
diverso.
Lo Stato borghese non può intervenire che nel senso degli interessi del
monopolio padronale. E se per l'intesa sul terreno parlamentare degli agenti
socialdemocratici dei Sindacati con gli uomini di Governo, lo Stato trova utile
arrestare per un momento il ritmo dell'avanzata offensiva padronale, questo
svuoterà ancora la organizzazione operaia del contenuto delle sue finalità,
e domani dinanzi ad un proletariato disorganizzato offrentesi tumultuosamente
per lavorare a vile prezzo, non sarà certo lo Stato borghese e liberale
a dolersi del fatto che si trattino e si risolvano in questo senso le assunzioni
di lavoro per libera contrattazione.
Il riportare il problema sul terreno della "possibilità per l'industria
di pagare i dati salari", equivale per queste ragioni al più nero
tradimento da parte dei capi sindacali.
Nella lotta vi è per il proletariato l'interrogativo se esso riuscirà
ad uscire dagli assurdi vincoli della macchina borghese di produzione, fiaccando
nello scatto rivoluzionario la forza avversaria, e vi è la sicurezza
almeno di portare di posizione in posizione nelle battaglie della guerra di
classe le sue formazioni di combattimento, sola garanzia del suo avvenire.
Nella esitazione dinanzi alle pretese necessità della attuale macchina
produttiva, che non sono altro se non la necessità di perpetuare il profitto
e lo sfruttamento padronale, nella inerzia delle masse, non vi è che
la certezza del dissolvimento e della sconfitta.
4 Novembre 1921