LA SITUAZIONE MONDIALE DOPO LA GUERRA
La fine della seconda guerra mondiale ha portato cambiamenti
essenziali nell’insieme della situazione mondiale. La disfatta militare
del blocco degli Stati fascisti, il carattere di liberazione antifascista della
guerra, la parte decisiva avuta dall'Unione Sovietica nella vittoria sugli aggressori
fascisti,
tutto questo ha modificato profondamente i rapporti di forze tra i due sistemi
- socialista e capitalista - in favore del socialismo.
In che consistono queste modificazioni?
Significato della disfatta fascista
I1 risultato principale della seconda guerra consiste nella
disfatta militare della Germania e del Giappone i due paesi capitalistici più
militaristi e più aggressivi. Gli elementi reazionari imperialistici
del mondo intiero, particolarmente in Inghilterra, negli Stati Uniti d'America
e in Francia, avevano riposto particolari speranze nella Germania e nel Giappone,
e soprattutto nella Germania hitleriana, in primo luogo, come potenza maggiormente
capace di dare un tale colpo all'Unione Sovietica che potesse in ogni caso indebolirla
e minare la sua influenza se non schiacciarla, e in secondo luogo, come forza
capace nella Germania stessa e in tutti i paesi che furono oggetto dell'aggressione
hitleriana, di schiacciare il movimento operaio rivoluzionario e democratico
e consolidare la situazione generale del capitalismo. Da questo ebbe origine
una delle cause principali della politica detta di Monaco di prima della guerra,
politica di “distensione” e d'incoraggiamento all'aggressione fascista,
conseguentemente condotta dai circoli imperialistici dirigenti dell'Inghilterra,
della Francia e degli Stati Uniti di America.
Tuttavia, le speranze che gli imperialisti anglo-franco-americani avevano riposto
negli hitleriani non si sono realizzate. Gli hitleriani si dimostrano più
deboli, e l'Unione Sovietica e i popoli amanti della libertà più
forti di quanto supponessero gli uomini di Monaco. Come risultato della seconda
guerra mondiale, le forze principali della reazione fascista internazionale
militante sono state disfatte e sono state poste per molto tempo fuori combattimento.
L’indebolimento del sistema capitalista mondiale
Di conseguenza il sistema capitalista mondiale nel suo insieme
ha subito un nuovo serio colpo. Se il riu1tato più importante della prima
guerra mondiale è stato la rottura del fronte imperialistico e il distacco
della Russia dal sistema mondiale del capitalismo, e se, in seguito alla vittoria
del regime socialista nell’U.R.S.S., il capitalismo cessò di essere
il sistema universale unico nell'economia mondiale, la seconda guerra mondiale,
la disfatta del fascismo, l'indebolimento delle posizioni mondiali del capitalismo
e il rafforzamento del movimento antifascista hanno portato al distacco di una
serie di paesi dell’Europa centrale e dell'Europa del Sud-Est dal sistema
imperialista. Nuovi regimi popolari e democratici sono sorti in questi paesi.
Il grande esempio della guerra patriottica dell'Unione Sovietica e la funzione
liberatrice dell'Esercito Sovietico, si sono uniti allo slancio della lotta
di massa di liberazione nazionale dei popoli amanti della libertà contro
gli invasori fascisti e i loro complici. Nel corso di questa lotta sono stati
smascherati, come traditori degli interessi nazionali, gli elementi filo-fascisti
che avevano collaborato Con Hitler e i collaborazionisti: e cioè i grossi
capitalisti più potenti, i grandi proprietari fondiari, gli alti funzionari,
gli alti ufficiali monarchici. La liberazione dalla schiavitù tedesca
e fascista, si è accompagnata nei paesi danubiani, da una parte, all'eliminazione
del potere dello strato superiore della borghesia e dei grossi proprietari terrieri,
compromessi per la loro collaborazione col fascismo tedesco, e dall'altra parte,
all'arrivo al potere di nuove forze del popolo, che avevano fatto la loro prova
durante la lotta contro gli oppressori hitleriani. In questi paesi sono giunti
al potere i rappresentanti degli operai, dei contadini, degli intellettuali
progressivi, e poiché la classe operaia ha manifestato dappertutto il
più grande
eroismo, la maggior coerenza e intransigenza nella lotta antifascista, la sua
autorità e la sua influenza tra il popolo si sono enormemente accresciute.
Le conquiste dei nuovi regimi democratici
II nuovo potere democratico in Jugoslavia, in Bulgaria, in Romania, in Polonia. in Cecoslovacchia, in Ungheria e in Albania, fondandosi sull'appoggio delle masse popolari, e riuscito a realizzare in breve tempo trasformazioni democratiche progressive tali che la borghesia non è più capace d compiere. La riforma agraria ha dato la terra ai contadini e portato alla liquidazione della classe dei grandi proprietari fondiari. La nazionalizzazione della grande industria e delle banche e la confisca della proprietà dei traditori che avevano collaborato coi tedeschi hanno in questi paesi scalzato in modo radicale le posizioni del capitale monopolistico e liberato le masse dalla servitù imperialistica. Nello stesso tempo sono state gettate le fondamenta della proprietà di Stato di tutto il popolo, è stato creato un nuovo tipo di Stato - la Repubblica popolare - in cui il potere appartiene al popolo, in cui la grande industria, il trasporlo e le banche appartengono allo Stato e in cui la forza dirigente è costituita dal blocco delle classi lavoratrici della popolazione, con alla sua testa la classe operaia. In conclusione i popoli di questi paesi non si sono soltanto liberati dalla morsa imperialistica, ma essi stanno anche costruendo la base per il passaggio alla via dello sviluppo socialista.
Rafforzamento dell’U.R.S.S.
Come risultato della guerra sono aumentate in misura incomparabile l’importanza internazionale e l’autorità dell’URSS. L'URSS è stata la forza dirigente e l'anima dello schiacciamento militare della Germania e del Giappone. Attorno all’URSS si sono raccolte le forze democratiche progressive del mondo intiero. La stato socialista ha superato la terribile prova della guerra ed è uscito vittorioso dal conflitto mortale con il più forte del nemici. La Unione Sovietica è uscita dalla guerra non indebolita, ma rafforzata.
Cambiamenti del mondo capitalista
Anche l’aspetto del mondo capitalistico è cambiato
in modo sostanziale. Delle sei cosiddette grandi potenze imperialistiche(Germania,
Giappone, Inghilterra, Stati Uniti d’America, Francia e Italia), tre sono
state eliminate in conseguenza della loro disfatta militare (Germania, Italia
e Giappone). Anche la Francia è stata indebolita e ha perduto la sua
antica importanza come grande potenza. In questo modo sono rimaste solo due
“grandi” potenze imperialistiche mondiali – gli Stati Uniti
e l’Inghilterra; ma le posizioni di uno di questi paesi, dell’Inghilterra,
sono state scosse. Durante la guerra l'imperialismo inglese è apparso
indebolito militarmente e politicamente. In Europa, l'Inghilterra si è
dimostrata impotente di fronte all'aggressione tedesca. In Asia, l’Inghilterra
- grande potenza imperialistica – non è riuscita con le proprie
forze a salvaguardare i propri possessi coloniali. Perduti temporaneamente i
suoi legami con le colonie, le quali rifornivano la metropoli di derrate alimentari
e di materie prime e assorbivano una parte considerevole della sua produzione
industriale, l'Inghilterra si è trovata a dipendere, economicamente e
militarmente, dai rifornimenti industriali e alimentari e dopo la fine della
guerra, si nota che la dipendenza economica e finanziaria dell’Inghilterra
dagli Stati Uniti d'America è aumentata. Terminata la guerra, l'Inghilterra
ha bensì ricuperato le sue colonie, ma ha dovuto urtare contro una più
forte influenza dell’imperialismo americano nelle colonie, avendo questo
sviluppato la sua attività, durante la guerra, in tutte quelle zone,
che prima della guerra erano considerate come sfere di influenza inglese (Oriente
arabo, Asia del sud-est). Si è rafforzata l’influenza dell'America
nei territori dell’Impero britannico e dell'America del Sud, dove la parte
un tempo avuta dall’Inghilterra passa in misura sempre più considerevole
agli Stati Uniti d’America.
La crisi del sistema coloniale, accentuatasi in conseguenza della seconda guerra
mondiale, si manifesta nel potente slancio del movimento di liberazione nazionale
nelle colonie e nei paesi dipendenti. In questo modo si trovano ad essere minacciate
le retrovie del sistema capitalistico. I popoli delle colonie non vogliono più
vivere come prima. Le classi dirigenti delle metropoli non possono più
governare le colonie come prima. I tentativi di schiacciare il movimento nazionale
con la forza militare cozzano ora contro la crescente resistenza armata dei
popoli delle colonie e scatenano guerre coloniali di lunga durata (0landa-Indonesia;
Francia-Vietnam).
La guerra, sorta dallo sviluppo ineguale del capitalismo nei diversi paesi,
ha portato una nuova accentuazione di questa ineguaglianza di sviluppo. Di tutte
le potenze capitalistiche, una sola - gli Stati Uniti d' America – è
uscita dalla guerra senza essere indebolita, ma considerevolmente rafforzata
economicamente e militarmente. I capitalisti americani si sono abbondantemente
arricchiti con la guerra. Nello stesso tempo, il popolo americano non ha sofferto
le privazioni derivanti dalla guerra né il giogo dell'occupazione, né
i bombardamenti aerei, e le vittime umane degli S.U., in confronto a quelle
degli altri paesi, non sono state numerose, avendo gli Stati Uniti preso parte
di fatto solo all'ultima fase della guerra, quando la sorte di questa era già
decisa. Per gli Stati Uniti la guerra ha servito soprattutto come impulso a
un vasto sviluppo della produzione industriale a al rafforzamento decisivo dell'esportazione
(principalmente in Europa).
I problemi dell’economia americana in funzione
degli interessi monopolistici
La fine della guerra ha posto agli Stati Uniti una serie di nuovi problemi. I monopoli capitalistici si sono sforzati di mantenere il livello elevato dei profitti raggiunto durante la guerra. A questo scopo, essi hanno cercato di fare in modo che la mole delle ordinazioni del tempo di guerra non venisse ridotta. Per raggiungere questo obbiettivo era però necessario che gli S.U. conservassero tutti i mercati esteri che assorbivano durante la guerra la produzione americana e in più conquistassero nuovi mercati, poiché in seguito alla guerra la capacità di acquisto della maggioranza degli Stati è nettamente diminuita. Anche la dipendenza finanziaria - economica di questi Stati dagli Stati Uniti d'America è aumentata. Gli Stati Uniti d'America hanno collocato all’estero crediti per la somma di 19 miliardi di dollari, esclusi gli investimenti nella banca internazionale e nel fondo internazionale delle divise. I principali concorrenti degli Stati Uniti d'America - la Germania e il Giappone - sono scomparsi dal mercato mondiale, circostanza questa che ha creato nuove e grandissime possibilità per gli Stati Uniti.
Il nuovo corso espansionistico dell’imperialismo
americano
Se prima della seconda guerra mondiale, i circoli reazionari
più influenti dell’imperialismo americano seguivano una politica
isolazionista e si astenevano dall'intervenire attivamente negli affari dell'Europa
e dell'Asia, nelle nuove condizioni del dopoguerra i padroni di Wall Street
fanno un'altra politica. Essi hanno tracciato un programma di utilizzazione
di tutta la potenza americana, non soltanto per conservare e consolidare le
posizioni conquistate all'estero durante la guerra, ma anche per estenderle
al massimo, sostituendosi sul mercato mondiale alla Germania, al Giappone e
all'Italia. L'enorme indebolimento della potenza economica degli Stati capitalistici
ha creato la possibilità di sfruttare a scopo di speculazione le difficoltà
economiche del dopoguerra poiché queste rendono più facile la
sottomissione di questi Stati al controllo degli Stati Uniti. In particolare
è stata creata la possibilità di utilizzare le difficoltà
economiche del dopoguerra della Gran Bretagna. Gli Stati Uniti d’America
hanno proclamato un nuovo corso, apertamente conquistatore ed espansionistico.
Lo scopo che si pone il nuovo corso apertamente espansionistico degli Stati
Uniti d'America è quello di stabilire il dominio mondiale americano.
Allo scopo di consolidare la situazione di monopolio degli Stati Uniti sui mercati,
creatasi in seguito alla scomparsa dei due più grandi concorrenti degli
Stati Uniti, la Germania e il Giappone, e allo scopo di indebolire i soci capitalistici
degli Stati Uniti, l'Inghilterra e la Francia, il nuovo corso della politica
degli Stati Uniti si fonda su un vasto programma di misure d'ordine militare,
economico e politico, le quali tendono a stabilire in tutti i
paesi che sono oggetto dell’espansione degli Stati Uniti il dominio politico
ed economico degli Stati Uniti stessi, a ridurre questi paesi allo stato di
satelliti degli Stati Uniti, a stabilire in essi regimi interni tali che tolgano
ogni ostacolo da parte del movimento operaio e democratico allo sfruttamento
da parte del capitale americano. Questo nuovo corso della loro politica gli
Stati Uniti cercano di estenderlo attualmente non soltanto ai nemici di ieri
e agli Stati neutrali, ma in misura sempre più grande anche ai loro alleati
durante
la guerra.
Un'attenzione speciale viene rivolta allo sfruttamento delle difficoltà
economiche dell’Inghilterra, alleata e nello stesso tempo da lunga data
rivale e concorrente capitalista degli Stati Uniti. Il piano espansionistico
americano ha per punto di partenza la considerazione che non soltanto non bisogna
allentare la morsa della dipendenza economica dagli Stati Uniti, nella quale
l'Inghilterra è caduta durante la guerra, ma al contrario rafforzare
la pressione sull'Inghilterra, al fine di strapparle a poco a poco il controllo
sulle colonie, scacciare l'Inghilterra dalle sue sfere di influenza e ridurla
alla condizione di potenza vassalla.
Così la nuova politica degli Stati Unti tende a consolidare la loro posizione
di monopolio e ad assoggettare e mettere alla loro dipendenza i loro soci capitalisti.
Gli ostacoli sulla strada dell'imperialismo americano
Ma sulla via delle loro aspirazioni al dominio mondiale, gli Stati Uniti urtano contro l’U.R.S.S., con la loro crescente influenza internazionale come bastione della politica antimperialista e antifascista urtano contro i paesi di nuova democrazia, sfuggiti al controllo dell'imperialismo anglo-americano, urtano contro gli operai di tutti i paesi, compresi quelli dell'America stessa, che non vogliono nuove guerre per il rafforzamento dei loro oppressor1. Per questo il nuovo piano espansionistico e reazionario della politica degli Stati Uniti mira alla lotta contro l'U.R.S.S., contro i paesi di nuova democrazia, contro il movimento operaio degli Stati Uniti, contro le forze anti-imperialistiche di liberazione in tutti i paesi.
Il pretesto della difesa contro il comunismo
I reazionari americani, inquieti per i successi del socialismo
nell’U.R.S.S., per i successi dei paesi di nuova democrazia e per lo sviluppo
del movimento operaio e democratico in tutti i paesi del mondo intiero, dopo
la guerra, sono inclini ad assumersi il compito di “salvatori” del
sistema capitalistico dal comunismo.
In questo modo il programma schiettamente espansionistico degli Stati Uniti
richiama straordinariamente il fallito programma d'avventura degli aggressori
fascisti, i quali pure, come noto, pretendevano al dominio su tutto il mondo.
Così come gli hitleriani, mentre preparavano le loro aggressioni brigantesche,
per assicurarsi la possibilità d'opprimere e d'asservire tutti i popoli
e in primo luogo il loro popolo, si coprivano con la maschera dell'anticomunismo,
nello stesso modo gli odierni circoli dirigenti degli Stati Uniti, tentano di
mascherare la loro politica d'espansione, e persino la loro offensiva contro
gli interessi vitali dei loro concorrenti imperialisti divenuti più deboli
(Inghilterra), con compiti di sedicente difesa anticomunista. La corsa febbrile
degli armamenti, la costruzione di nuove basi belliche e la creazione di punti
d'appoggio per le forze armate americane in tutte le parti del mondo, vengono
presentate con farisaica ipocrisia come misure di “difesa” contro
una immaginaria minaccia militare da parte dell'U.R.S.S. La diplomazia americana,
che opera coi metodi della minaccia, della corruzione e del ricatto, strappa
facilmente agli altri paesi capitalistici, e in primo luogo all'Inghilterra,
il consenso al consolidamento legale delle vantaggiose posizioni americane in
Europa e in Asia (nelle zone occidentali della Germania, in Austria, in Italia,
in Grecia, in Turchia, in Egitto, nell'Iran, nell’Afghanistan, in Cina,
in Giappone, ecc.).
Il fronte contro l'U.R.S.S. per una guerra preventiva
Gli imperialisti americani, i quali considerano se stessi
come la forza principale che si oppone all'U.R.S.S., ai paesi di nuova democrazia,
al movimento operaio e democratico di tutti i paesi del mondo, come il bastione
delle forze reazionarie, antidemocratiche del mondo intiero si sono accinti,
letteralmente il giorno dopo ha fine della seconda guerra mondiale, a riorganizzare
un fronte ostile all'URSS. e alla democrazia mondiale e ad incoraggiare le forze
reazionarie e antipopolari. I capitalisti collaborazionisti dei vecchi paesi
europei, liberati dal giogo hitleriano, hanno cominciato a organizzare la loro
vita secondo la loro volontà.
I politicanti imperialisti più arrabbiati, perduto ogni equilibrio, hanno
incominciato, al seguito di Churchill, a preparare piani allo scopo di organizzare
il più rapidamente possibile una guerra preventiva contro l'U.R.S.S.,
facendo apertamente appello all’utilizzazione contro i popoli sovietici
del temporaneo monopolio americano dell'arma atomica. Gli istigatori della nuova
guerra tentano di spaventare e ricattare non soltanto l'U.R.S.S., ma anche gli
altri paesi, e in particolare la Cina e l'India, rappresentando calunniosamente
l'U.R.S.S. come un possibile aggressore, e presentando se stessi come “amici”
della Cina e dell'India, come “salvatori” dal pericolo comunista,
chiamati ad “aiutare” i più deboli. In questo modo viene
assolto il compito di tenere soggette all'imperialismo l’India e la Cina
e di prolungare il loro asservimento politico ed economico.
Nuovo schieramento delle forze politiche del dopoguerra e formazione
di 2 campi:
imperialista antidemocratico e antimperialista democratico
I profondi cambiamenti avvenuti nella situazione internazionale e nella situazione dei diversi paesi in seguito alla guerra, hanno cambiato tutto il quadro politico mondiale. Si è formato un nuovo schieramento delle forze politiche. Quanto più ci allontaniamo dalla fine della guerra, tanto più nette risultano le due principali direzioni della politica mondiale del dopoguerra, corrispondenti allo schieramento in due campi principali delle forze politiche che operano nell'arena mondiale: da una parte il campo imperialista e antidemocratico e dall'altro il campo antimperialista e democratico.
Il campo imperialista
Gli Stati Uniti sono la principale forza dirigente del campo
imperialista. L'Inghilterra e la Francia procedono assieme agli Stati Uniti,
e l'esistenza di un governo laburista Attlee-Bevin in Inghilterra e di un nuovo
governo socialista Ramadier in Francia, non impediscono all'Inghilterra e alla
Francia di procedere, in tutte le questioni principali, nella scia della politica
imperialista degli Stati Uniti in qualità di loro satelliti. Il campo
imperialista è sostenuto anche dagli Stati coloniali, come il Belgio
e l'Olanda, dai paesi a regime reazionario e antidemocratico, come la Turchia
e la Grecia, e anche dai paesi dipendenti politicamente ed economicamente dagli
Stati Uniti, come il vicino Oriente, l'America del Sud, la Cina.
Lo scopo principale del campo imperialista consiste nel rafforzare l'imperialismo,
nel preparare una nuova guerra imperialista, nel lottare contro il socialismo
e la democrazia e nel sostenere ovunque i regimi e i movimenti filo-fascisti,
reazionari e antidemocratici.
A questo fine, il campo imperialista non esita ad appoggiarsi alle forze reazionarie
e antidemocratiche in tutti i paesi ed a sostenere I nemici di guerra di ieri
contro i suoi alleati di guerra.
Il campo antimperialista
Le forze antimperialiste formano l’altro campo. L’U.R.S.S.
e i paesi di nuova democrazia ne sono i pilastri. Ne fanno parte anche i paesi
che hanno rotto con l'imperialismo e che si sono risolutamente posti sulla strada
dello sviluppo democratico, come la Romania, l'Ungheria, la Finlandia. Al campo
antimperialista aderiscono, l’Indonesia, il Viet-Nam, e con esso simpatizzano
l’India, l'Egitto, la Siria. Il campo antimperialista si appoggia al movimento
operalo e democratico, ai partiti comunisti fratelli in tutti i paesi, ai combattenti
del movimento di liberazione nazionale nelle colonie e nei paesi dipendenti,
a tutte le forze progressive democratiche che esistono in ogni paese. Suo scopo
è la lotta contro le minacce di nuove guerre e di espansione imperialistica,
per il consolidamento della democrazia e per l'eliminazione dei residui del
fascismo.
La fine della seconda guerra mondiale ha posto i popoli amanti della libertà
davanti all'importantissimo compito di assicurare una pace democratica duratura,
consolidando la vittoria sul fascismo. Nell’adempimento di questo compito
fondamentale del dopo guerra, spetta all'Unione Sovietica e alla sua politica
estera una funzione dirigente. Ciò dipende dalla natura dello Stato Sovietico
socialista, profondamente alieno da qualsiasi stimolo all'aggressione e allo
sfruttamento, e interessato a creare le condizioni più favorevoli per
realizzare la costruzione della società comunista. Una di queste condizioni
è la pace.
Funzione dirigente dell'Unione Sovietica
L'Unione Sovietica, incarnazione di un sistema sociale nuovo
e superiore, riflette, nella sua politica estera, le speranze di tutta l’umanità
progressiva che aspira a una pace duratura e non può essere interessata
a una nuova guerra generata dal capitalismo.
L'Unione Sovietica, fedele combattente per la libertà e l’indipendenza
di tutti i popoli, è nemica dell'oppressione nazionale e di razza, dello
sfruttamento coloniale in qualsiasi forma. Il cambiamento avvenuto, in seguito
alla seconda guerra mondiale, nel rapporto delle forze tra il mondo capitalista
e il mondo socialista, ha accresciuto ancor più l’importanza della
politica estera dello Stato sovietico e ne ha esteso il raggio d'azione.
Di fronte al compito di assicurare una giusta pace democratica si è operato
il raggruppamento delle forze del campo antimperialista e antifascista. Su questa
base è nata e si è rafforzata la cooperazione amichevole dell'U.R.S.S.
con i paesi democratici in tutti i problemi di politica estera.
I paesi di nuova democrazia nel campo antimperialista
Questi paesi, e in primo luogo i paesi di nuova democrazia - Jugoslavia, Polonia, Cecoslovacchia, Albania – che hanno avuto una funzione importante nella guerra di liberazione contro il fascismo, come pure la Bulgaria, la Romania, l'Ungheria, e parzialmente la Finlandia, si sono aggregati al fronte antifascista, e sono divenuti nel dopo-guerra tenaci combattenti per la pace, per la democrazia, per la loro libertà e indipendenza, contro tutti i tentativi fatti dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra per farli retrocedere e trascinarli nuovamente sotto il giogo dell'imperialismo.
Prime manovre reazionarie dei circoli imperialistici
I successi e il crescente prestigio internazionale del campo
democratico, non sono graditi agli imperialisti. Già durante la seconda
guerra mondiale, in Inghilterra e negli Stati Uniti, l'attività delle
forze reazionarie era in costante aumento e tendeva a minare l'azione coordinata
delle potenze alleate, a trascinare la guerra per le lunghe, a dissanguare totalmente
l'U.R.S.S.,e a salvare gli aggressori fascisti dalla disfatta completa.
II sabotaggio del secondo fronte da parte degli imperialisti anglo-americani
capeggiati da Churchill rifletteva chiaramente questa tendenza, che è,
in fondo, la continuazione della “politica di Monaco” nella mutata
situazione. Ma, finché la guerra continuava, i circoli reazionari dell'Inghilterra
e degli Stati Uniti non osavano prendere apertamente posizione contro l'Unione
Sovietica e i paesi democratici, comprendendo benissimo che, in tutti i paesi,
le masse popolari erano senza riserve dalla loro parte. Ma negli ultimi mesi
di guerra, la situazione cominciò a modificarsi. Già nel corso
delle trattative alla Conferenza delle tre Potenze a Berlino, nel luglio 1945,
gli imperialisti anglo-americani manifestarono il loro proposito di non tener
conto dei legittimi interessi dell’U.R.S.S. e dei paesi democratici.
La politica dell'U.R.S.S. e degli stati democratici
Nel corso degli ultimi due anni, la politica estera dell'Unione
Sovietica e dei paesi democratici è stata una politica di lotta per attuare
conseguentemente, nel mondo uscito dalla guerra, i principi democratici. Gli
Stati del campo antimperialista sono stati combattenti fedeli e risoluti nella
lotta per la realizzazione di questi principi, senza scostarsene di un solo
punto. Per questo la politica estera degli Stati democratici, nel dopoguerra
ha come compito principale la lotta per una pace democratica, la liquidazione
dei resti del fascismo, la lotta per impedire una nuova aggressione imperialista
fascista, per il consolidamento dei principi d'uguaglianza dei diritti di tutti
i popoli, e per il rispetto della loro sovranità, per la riduzione generale
degli armamenti in genere e il divieto delle armi più distruttive, destinate
allo sterminio in massa della popolazione pacifica.
Nell'adempimento di tutti questi compiti, la diplomazia Sovietica e la diplomazia
degli Stati democratici si sono urtate alla resistenza della diplomazia anglo-americana,
che, dopo la guerra, segue costantemente e coerentemente la linea della rinuncia
a tutti i principi comuni proclamati dagli Alleati durante la guerra, per la
organizzazione della pace, conso1idamnto della democrazia, con una nuova politica
diretta alla rottura della pace generale, alla difesa degli elementi fascisti
e alla persecuzione della democrazia in tutti i paesi.
L'azione concorde della diplomazia dell'U.R.S.S. e degli Stati democratici diretta
a risolvere il problema della riduzione degli armamenti e della proibizione
dell'arma più distruttiva - la bomba atomica - ha un'immensa importanza.
Per iniziativa dell'Unione Sovietica, è stata presentata all'Organizzazione
delle Nazioni Unite una proposta di riduzione generale degli armamenti e di
proibizione, di urgenza, della produzione e della utilizzazione dell'energia
atomica per scopi di guerra. Questa proposta del Governo sovietico ha cozzato
contro la resistenza accanita degli Stati Uniti e dell’Inghilterra. Tutti
gli sforzi degli ambienti imperialisti tendevano al sabotaggio di questa decisione,
come hanno dimostrato gli infiniti e sterili emendamenti e gli ostacoli e le
dilazioni senza fine destinati a impedire qualsiasi misura pratica effettiva.
L'attività dei delegati dell’U.R.S.S. e dei paesi democratici nelle
istanze dell'Organizzazione delle Nazioni Unite riveste un carattere di lotta
quotidiana, sistematica, tenace, per i principi democratici di cooperazione
internazionale e per la denuncia degli intrighi dei cospiratori imperialisti
contro la pace e la sicurezza dei popoli.
Ciò si è visto in modo particolarmente chiaro, ad esempio, nell'esame
della situazione al1e frontiere settentrionali della Grecia. L'Unione Sovietica
e la Polonia sono intervenute energicamente contro il tentativo di utilizzare
il Consiglio di Sicurezza per screditare la Jugoslavia, la Bulgaria, l'Albania,
falsamente accusate dagli imperialisti di atti di aggressione contro la Grecia.
La coesistenza tra capitalismo e socialismo presupposto
della politica estera Sovietica
La politica estera sovietica ha come presupposto la coesistenza,
per un lungo periodo, di quei due sistemi: il capitalismo e il socialismo. Da
ciò deriva la possibilità di cooperazione tra l'U.R.S.S. e i paesi
che hanno un altro sistema, a condizione che sia rispettato il principio di
reciprocità e che gli impegni presi vengano eseguiti. E’ noto che
l'U.R.S.S. è sempre stata e rimane fedele agli impegni presi. L'Unione
Sovietica ha dimostrato la sua volontà e il suo desiderio di cooperazione.
L’Inghilterra e l'America conducono nell'organizzazione delle Nazioni
Unite una politica completamente opposta. Esse fanno di tutto per sottrarsi
agli impegni presi anteriormente e aver le mani libere per condurre una nuova
politica fondata non sulla collaborazione tra i popoli, ma tendente a metterli
gli uni contro gli altri, a violare i diritti e gli interessi dei popoli democratici
e a isolare l'U.R.S.S.
La politica sovietica segue la linea di una leale osservanza dei rapporti di
buon vicinato con tutti gli Stati che manifestano il desiderio della collaborazione.
L'Unione Sovietica è sempre stata, è, e sarà sempre fedele
amica e alleata dei paesi che sono suoi veri amici e alleati.
La politica estera sovietica è diretta ad estendere ancora gli aiuti
amichevoli dell'U.R.S.S. a questi paesi.
La politica estera dell'U.R.S.S., difendendo la causa della pace respinge le
idee di vendetta contro i popoli vinti.
Come è noto, l’U.R.S.S. è per la formazione di una Germania
unita, amante della libertà, smilitarizzata, democratica. Definendo la
politica sovietica verso la Germania, il compagno Stalin ha detto: ”In
breve, la politica della
Unione Sovietica nella questione tedesca si riassume nella smilitarizzazione
e la democratizzazione della Germania. La smilitarizzazione e la democratizzazione
della Germania sono una delle più importanti condizioni per instaurare
una pace
duratura e solida”. Tuttavia, questa politica dello Stato sovietico verso
la Germania cozza contro la resistenza accanita degli ambienti imperialisti
degli Stati Uniti e dell'Inghilterra.
La Sessione del Consiglio dei Ministri degli Affari Esteri, tenutasi a Mosca
nel marzo-aprile 1947, ha dimostrato che gli Stati Uniti, l'Inghilterra e la
Francia sono pronti non soltanto a far fallire la democratizzazione e la smilitarizzazione
della Germania, ma anche a liquidare la Germania, come Stato unico, a smembrarla
e a risolvere separatamente il problema della pace.
La realizzazione di questa politica procede nelle nuove condizioni, che si sono
create da quando l'America ha rotto con l’antica politica di Roosevelt
ed è passata a una nuova politica, a una politica di preparazione di
nuove avventure
militari.
IL PIANO AMERICANO D'ASSERVIMENTO
DELL'EUROPA
Politica estera e politica interna dell'imperialismo
americano
Il passaggio dell’imperialismo americano a una politica
aggressiva e apertamente espansionistica dopo la fine della seconda guerra mondiale
si riflette sia nella politica estera, che nella politica interna degli Stati
Uniti. Essi danno un appoggio attivo alle forze antidemocratiche reazionarie,
nel mondo intiero, rendono inefficienti le decisioni di Potsdam tendenti alla
democratizzazione e alla smilitarizzazione della Germania, proteggono i reazionari
giapponesi, intensificando i preparativi militari, accumulano riserve di bombe
atomiche e tutto ciò è accompagnato da un'offensiva contro i diritti
elementari e democratici dei lavoratori all'interno degli Stati Uniti.
Benché gli Stati Uniti siano stati relativamente poco colpiti dalla guerra,
la schiacciante maggioranza degli americani non vuol saperne di una nuova guerra
e dei sacrifici e delle restrizioni che ne derivano. Ciò spinge il capitale
monopolistico e i suoi servitori nei circoli dirigenti degli Stati Uniti a cercare
mezzi straordinari per spezzare l'opposizione interna alla politica aggressiva
ed espansionistica onde avere le mani libere per sviluppare questa pericolosa
politica.
Ma la campagna contro il comunismo, proclamata dai circoli dirigenti americani,
che si appoggiano ai monopoli capitalistici, ha come conseguenza logicamente
inevitabile, la violazione dei diritti e degli interessi vitali dei lavoratori
americani, la fascistizzazione interna della vita politica degli Stati Uniti,
la diffusione delle più selvagge e inumane “teorie” e concezioni.
I gruppi espansionistici americani, che sognano la preparazione di una terza
guerra mondiale, sono profondamente interessati a soffocare all'interno del
paese ogni resistenza possibile alle avventure esterne, ad avvelenare di sciovinismo
e di militarismo le masse politicamente arretrate e poco colte degli americani
medi, ad abbrutire il piccolo borghese americano con vari mezzi di propaganda
antisovietica, anticomunista, come, ad esempio, il cinema, la radio, la chiesa
e la stampa. La politica estera espansionistica, ispirata e guidata dalla reazione
americana, prevede un'attività simultanea in tutte le direzioni.
Il piano strategico - militare
1) Misure strategiche militari;
2) Espansione economica;
3) Lotta ideologica.
La realizzazione dei piani strategici militari, per le future
aggressioni è legata con la tendenza a utilizzare in pieno l'apparato
di produzione militare degli Stati Uniti, che si è accresciuto considerevolmente
verso la fine della seconda guerra mondiale.
L'imperialismo americano conduce una politica sistematica di militarizzazione
del paese. Negli Stati Uniti, le spese annuali per l'esercito la flotta ammontano
a più di 11 miliardi di dollari. Nel 1947-48 gli Stati Uniti hanno destinato
al mantenimento delle loro forze armate il 35% del bilancio, vale a dire 11
volte più che nel 1937-38.
All'inizio della seconda guerra mondiale, l’esercito degli Stati Uniti
occupava il 17° posto fra gli eserciti dei paesi capitalistici; oggi esso
occupa il primo posto. Parallelamente all'accumulazione delle bombe atomiche,
gli strateghi americani non si vergognano di dire che negli Stati Uniti si preparano
armi batteriologiche.
II piano strategico militare degli Stati Uniti prevede la creazione in tempo
di pace di numerose basi e piazze d'armi molto lontane dal continente americano
e destinate a essere utilizzate per scopi d'aggressione contro l'U.R.S.S. e
i paesi di nuova democrazia. Le basi americane, militari, aeree e navali esistono
o sono in via di creazione nell'Alaska, in Giappone, in Italia, nella Corea
meridionale, in Cina, in Egitto, nell'Iran, in Turchia, in Grecia, in Austria
e nella Germania occidentale. Una missione militare americana opera nell'Afghanistan
e anche nel Nepal. Si fanno febbrili preparativi per l'utilizzazione dell’Artico
ai fini di una aggressione militare.
Benché la guerra sia finita da molto tempo, l'alleanza militare tra l’Inghilterra
e gli Stati Uniti continua a sussistere e così anche lo Stato Maggiore
unificato delle forze armate anglo-americane. Sotto l'insegna di un accordo
per la standardizzazione degli armamenti, gli Stati Uniti hanno esteso il loro
controllo sulle forze armate e sui piani militari degli altri paesi, in primo
luogo dell'Inghilterra e del Canada. Sotto l’insegna della difesa comune
dell’emisfero occidentale, i paesi dell'America latina stanno entrando
nell’orbita dei piani di espansione militari degli Stati Uniti.
II governo degli Stati Uniti ha annunciato che il suo compito
ufficiale era di aiutare la modernizzazione dell'esercito turco. L'esercito
del Kuomintang reazionario viene istruito sotto la guida di ufficiali americani
e viene dotato di armi e mezzi tecnici americani.
La cricca militare diviene una forza politica attiva negli Stati Uniti, e fornisce
su larga scala uomini di Stato e diplomatici, che danno un orientamento militaristico
aggressivo a tutta la politica del paese.
L'espansione economica degli Stati Uniti ha una grande importanza nella realizzazione
del piano strategico.
Il piano economico
L'imperialismo americano si sforza, come un usuraio, di sfruttare
le difficoltà in cui si dibattono, dopo la guerra, paesi europei, e soprattutto
la penuria di materie prime, di combustibili e di derrate alimentari nei paesi
alleati che hanno maggiormente sofferto della guerra, per imporre loro condizioni
schiavistiche di aiuto.
In previsione della crisi economica imminente, gli Stati Uniti si affrettano
a trovare nuove sfere monopolistiche per l'investimento dei capitali e per la
vendita delle merci. L’“aiuto economico” degli Stati Uniti
persegue lo scopo di asservire l'Europa al capitale americano. Quanto più
la situazione economica di un paese è grave, tanto più dure sono
le condizioni che i monopoli americani si sforzano di imporgli.
Ma il controllo economico porta con sé anche la dipendenza politica dall'imperialismo
americano. Cos l'estensione delle sfere d’inf1uenza dei monopoli americani
si accompagna, per gli Stati Uniti, con l'acquisto di nuove basi militari per
la lotta contro le nuove forze democratiche dell'Europa. I monopoli americani,
“salvando” un paese qualunque dalla fame e dalla rovina, pretendono
di privarlo di ogni indipendenza. L'”aiuto” americano porta con
se quasi automaticamente un cambiamento della linea politica del paese che riceve
questo “aiuto”; vanno al potere partiti e personalità obbedienti
alle direttive di Washington, pronti a realizzare nella loro politica interna
ed estera il programma desiderato dagli Stati Uniti (Francia, Italia, ecc.).
La campagna ideologica
Infine, la tendenza degli Stati Uniti al dominio mondiale
e la loro politica antidemocratica, comportano anche una lotta ideologica. La
parte ideologica del piano strategico americano ha principalmente il compito
di ricattare l’opinione pubblica, diffondere calunnie sulla pretesa aggressività
dell'Unione Sovietica e dei paesi di nuova democrazia, al fine di poter così
presentare il blocco anglo-sassone nella veste di un preteso blocco difensivo
e scaricarlo delle sue responsabilità nella preparazione di una guerra.
La popolarità dell’Unione Sovietica all'estero si è considerevolmente
accresciuta durante la seconda guerra mondiale. Per la sua lotta eroica, piena
di abnegazione, contro l'imperialismo, l'Unione Sovietica ha meritato l'amore
e il rispetto dei lavoratori di tutti i paesi. La potenza militare ed economica
dello Stato socialista e la forza indistruttibile dell'unità morale e
politica della società sovietica sono state chiaramente confermate davanti
al mondo intiero. Gli ambienti reazionari degli Stati Uniti e dell’Inghilterra
si domandano, con affanno, come dissipare l’impressione incancellabile
che l'ordinamento socialista produce sugli operai e i lavoratori del mondo intiero.
Gli istigatori di guerra comprendono benissimo che, per avere la possibilità
di mandare i loro soldati a battersi contro l'Unione Sovietica, è necessaria
una lunga preparazione ideologica.
Nella loro lotta ideologica contro l'U.R.S.S.. gli imperialisti americani, che
si orientano male nei problemi politici e danno prova di ignoranza, agitano
innanzi tutto l’idea di un’Unione Sovietica che sarebbe una forza
antidemocratica, totalitaria, mentre la democrazia sarebbe rappresentata dagli
Stati Uniti, dall’Inghilterra e da tutto il mondo capitalistico.
Questa piattaforma della lotta ideologica - difesa della pseudo-democrazia borghese
e accusa di totalitarismo al comunismo - unisce tutti i nemici della classe
operaia senza eccezione, dai magnati del capitalismo fino ai capi dei partiti
socialisti di destra, i quali, con grande premura, s'impadroniscono di qualsiasi
calunnia antisovietica suggerita dai loro padroni imperialisti.
Il punto centrale di questa scaltra propaganda consiste nell'affermare che l'esistenza
di più partiti e di una opposizione organizzata della minoranza sarebbe
l'indice di una vera democrazia. Su questa base, i laburisti inglesi, che non
risparmiano le loro forze per lottare contro il comunismo, vorrebbero scoprire
nell'U.R.S.S. classi antagonistiche con la relativa lotta di partiti. Ignoranti
in politica, essi non possono riuscire a comprendere che già da molto
tempo nell’U.R.S.S. non vi sono più capitalisti e proprietari fondiari,
non vi sono più classi antagonistiche, e pertanto non vi sono parecchi
partiti. Essi avrebbero voluto avere in U.R.S.S. I partiti cari al loro cuore,
i partiti borghesi, ivi compresi i partiti pseudo-socialisti in qualità
di agenzie imperialistiche. Ma, per loro sventura, la storia ha condannato a
scomparire questi partiti borghesi sfruttatori.
E mentre non risparmiano le parole per diffondere calunnie contro il regime
sovietico, i laburisti e gli altri avvocati della democrazia borghese, trovano
del tutto normale la sanguinosa dittatura della minoranza fascista sul popolo
in
Grecia e in Turchia; chiudono gli occhi sulle numerose, vergognose infrazioni
alle norme stesse della democrazia formale nei paesi borghesi; passano sotto
silenzio il giogo nazionale e di razza, la corruzione, la sfacciata usurpazione
dei diritti democratici negli Stati Uniti.
Contro i principi della sovranità nazionale
Una delle linee della “campagna” ideologica che
accompagna i piani di asservimento dell'Europa è l’attacco contro
i principi di sovranità nazionale, l’appello all'abbandono dei
diritti sovrani del popoli e la contrapposizione a questi principi e diritti
dell'idea di un “governo mondiale”. Il senso di questa campagna
consiste nel presentar sotto una luce favorevole l'espansione sfrenata dell’imperialismo
americano, che colpisce sfrontatamente i diritti sovrani dei popoli, e nel presentare
gli Stati Uniti in veste di campioni delle leggi umane, e coloro che resistano
alla penetrazione americana in veste di fautori di un nazionalismo “egoistico”
e sorpassato. L’idea di un “governo mondiale”, ripresa da
intellettuali borghesi sognatori e pacifisti, è utilizzata non soltanto
come mezzo di pressione allo scopo di disarmare moralmente i popoli che difendono
la loro indipendenza dagli attentati dell’imperialismo americano, ma anche
come parola d'ordine particolarmente opposta all'Unione Sovietica, che difende
fermamente e sistematicamente il principio della effettiva uguaglianza dei diritti
e della salvaguardia dei diritti sovrani di tutti i popoli, grandi e piccoli.
Nelle condizioni attuali, i paesi imperialistici, come gli Stati Uniti, l’Inghilterra
e gli Stati che stanno al loro fianco, diventano nemici pericolosi dell'indipendenza
nazionale e della auto-decisione dei popoli, mentre l'Unione Sovietica e i paesi
di nuova democrazia sono un sicuro baluardo per la difesa dell’uguaglianza
dei diritti e dell'autodecisione nazionale dei popoli.
E’ assai caratteristico che gli avamposti militari e politici americani,
tipo Bullit, i capi dei sindacati gialli tipo Green, i socialisti francesi capeggiati
da Blum, apologeta patentato del capitalismo, il socialdemocratico tedesco Schumacher
e i capi laburisti tipo Bevin, collaborino strettamente alla realizzazione del
piano ideologico tracciato dall'imperialismo americano.
COME SI REALIZZA
L’ESPANSIONISMO AMERICANO:
DOTTRINA TRUMAN E PIANO MARSHALL
La “dottrina Truman” e il “piano Marshall” sono, nelle condizioni attuali degli Stati Uniti, l'espressione concreta degli sforzi espansionistici. In fondo, questi due documenti sono l’espressione d'una medesima politica, benché essi si distinguano nella forma in cui è presentata nei due documenti la pretesa americana di asservire 1'Europa.
La dottrina Truman
Per quel che concerne l’Europa, le principali linee
della “dottrina Truman” sono le seguenti:
1) creazione di basi americane nella parte orientale del bacino mediterraneo
al fine di consolidare il dominio americano in questa zona;
2) appoggio dimostrativo ai regimi reazionari in Grecia e in Turchia, in quanto
bastioni dell’imperialismo americano contro la nuova democrazia nei Balcani
(aiuto militare e tecnico alla Grecia e alla Turchia, concessioni di prestiti);
3) pressione ininterrotta sugli Stati di nuova democrazia, che si esprime con
false accuse di totalitarismo e di tendenze espansionistiche, con attacchi contro
le basi del nuovo regime democratico, con una continua ingerenza negli affari
interni di questi paesi, con l'appoggio a tutti gli elementi antistatali, antidemocratici
all'interno dei singoli paesi, con la rottura dimostrativa dei rapporti economici
con questi paesi al fine di creare loro delle difficoltà economiche,
di frenare il loro sviluppo economico, di far fallire la loro industrializzazione,
ecc.
La “dottrina Truman”, la quale prevede l'offerta di aiuti americani
a tutti i regimi reazionari che agiscono attivamente contro i popoli democratici,
riveste un carattere apertamente aggressivo. La sua pubblicazione ha provocato
un certo impaccio persino negli ambienti dei capitalisti americani abituati
a tutto. Negli Stati Uniti e in altri paesi, gli elementi progressivi hanno
protestato energicamente contro il carattere provocatorio, apertamente imperialista
dell'intervento di Truman.
Il piano Marshall
L'accoglienza sfavorevole che è stata fatta alla “dottrina
di Truman” ha reso necessario il “piano Marshall” che è
un tentativo più velato di condurre questa stessa politica di espansione.
L'essenza delle formule velate, intenzionalmente ingarbugliate del “piano
Marshall” consiste nella formazione di un blocco di Stati legati con regolari
impegni agli Stati Uniti e nell'offerta di crediti americani agli Stati europei
in pagamento della rinuncia alla loro indipendenza economica e, in seguito,
alla loro indipendenza politica. E’ inoltre fondamentale nel “piano
Marshall” la ricostruzione delle regioni industriali della Germania occidentale
controllate dai monopoli americani.
Dalle riunioni e dagli interventi degli uomini di Stato americani, che si sono
susseguiti, risulta che in sostanza il piano Marshall non è un piano
di aiuto, in primo luogo, ai paesi vincitori impoveriti, agli alleati dell'America
nella lotta contro la Germania, ma un'offerta di aiuto ai capitalisti tedeschi,
perché controllino le principali sorgenti di carbone e di metalli, necessari
all'Europa e alla Germania, ponendo gli Stati che hanno bisogno di carbone e
di metalli sotto la dipendenza della potenza economica tedesca, in via di restaurazione.
Malgrado che il “piano Marshall” preveda la definitiva decadenza
dell'Inghilterra, come della Francia, a potenze di secondo ordine, il governo
laburista di Attlee in Inghilterra e il governo socialista di Ramadier in Francia,
si sono aggrappati al “piano Marshall” come a una tavola di salvezza.
Si sa che l’Inghilterra ha già quasi consumato il prestito americano
di 3.750 milioni di dollari concessole nel 1946. Si sa inoltre che le condizioni
servili di questo prestito hanno legato l'Inghilterra mani e piedi. Il governo
laburista dell'Inghilterra, ormai preso al laccio della sua dipendenza finanziaria
dagli Stati Uniti, non vede altra via di uscita che quella di ottenere altri
prestiti. Per questo ha accolto il “piano Marshall” come una via
di scampo dal vicolo cieco economico in cui si è cacciato, come una possibilità
di ottenere nuovi crediti.
Inoltre, gli uomini politici inglesi avevano contato di sfruttare la creazione
del blocco dei paesi dell'Europa Occidentale - debitori degli Stati Uniti -
per tentare di assicurarsi, all'interno del blocco stesso, la parte di principale
agente americano, e di poter forse salvarsi a spese dei paesi deboli. La borghesia
inglese, va utilizzando il “piano Marshall”, rendendo servizi ai
monopoli americani e sottomettendosi al loro controllo; sognava di poter ricuperare
le posizioni perdute in certi paesi e, in particolare, di poter ristabilire
le sue posizioni sulla regione balcanica e danubiana.
Al fine di dare una maggiore apparenza di “obiettività” alle
proteste americane, è stato deciso di includere nelle liste dei promotori
della realizzazione del “piano Marshall” anche la Francia, che già
aveva mezza sacrificata la sua sovranità nazionale in favore degli Stati
Uniti, poiché la concessione del credito alla Francia nel maggio 1947,
da parte degli Stati Uniti era stata condizionata all'allontanamento dei comunisti
dal governo.
Su direttive di Washington, i governi d'Inghilterra e di Francia avevano invitato
l'Unione Sovietica a partecipare all'esame delle proposte Marshall. Questo invito
aveva lo scopo di mascherare il carattere ostile all’U.R.S.S. di tali
proposte. Ben sapendo in precedenza che l'U.R.S.S. si sarebbe rifiutata di discutere
le proposte di soccorso americano sulla base delle condizioni formulate da Marshall,
si era calcolato di poterne approfittare per tentare di mettere a carico dell'U.R.S.S.
la responsabilità di “non voler contribuire alla ricostruzione
economica dell'Europa”, e in questo modo schierare contro l’U.R.S.S.
i paesi europei che necessitano realmente di aiuto. Se, al contrario, l'U.R.S.S.
avesse accettato di partecipare alle trattative, sarebbe stato facile trascinare
alla trappola della “ricostruzione economica dell'Europa con l'aiuto dell'America”
i paesi dell'Est e del Sud-Est dell'Europa. Mentre il piano Truman puntava sull'intimazione
terroristica contro questi paesi, il “piano Marshall” aveva l'obbiettivo
di saggiare la stabilità della loro situazione economica, tentare di
lusingarli e di legarli in seguito mediante un “aiuto” in dollari.
Il “piano Marshall” era destinato, in questo caso, a contribuire
alla realizzazione di uno dei compiti più importanti del programma americano
generale: ristabilire il potere dell'imperialismo sui paesi di nuova democrazia,
obbligando questi paesi a rinunciare alla loro cooperazione economica e politica
con l'Unione Sovietica.
I rappresentanti dell'U.R.S.S., che hanno consentito ad esaminare a Parigi,
assieme ai governi dell’Inghilterra e della Francia, le proposte di Marshall,
hanno smascherato, nella risoluzione di Parigi, l’inconsistenza del tentativo
di elaborare un programma economico per tutta 1'Europa. Essi hanno scoperto
nel tentativo di creare una nuova organizzazione europea sotto l'egida della
Francia e dell'Inghilterra, una minaccia d'ingerenza negli affari interni dei
paesi europei e di violazione della loro sovranità. Essi hanno dimostrato
che il “piano Marshall” è in contraddizione con i principi
normali di cooperazione internazionale, porta in sé la scissione dell'Europa,
la minaccia di sottomissione di un certo numero di paesi europei agli interessi
del capitalismo americano ed è fondato sulla concessione preferenziale,
rispetto agli Alleati, di soccorsi ai consorzi e ai monopoli tedeschi ai quali
è evidentemente riservata una funzione particolare nell'Europa. Questa
chiara posizione dell’Unione Sovietica ha smascherato il piano degli imperialisti
americani e dei loro commessi anglo-francesi.
Prime difficoltà del piano Marshall
La Conferenza di Parigi è scandalosamente fallita.
Otto Stati europei hanno rifiutato di parteciparvi. Ma vi è stato anche,
fra gli Stati che avevano accettato di partecipare all'esame del “piano
Marshall” e all'elaborazione delle misure concrete per 1a sua realizzazione,
un certo numero di Stati che non hanno fatto un'accoglienza particolarmente
entusiastica a questo “piano”, tanto più che si è
visto ben presto come fosse pienamente giustificata la supposizione dell'U.R.S.S.,
che questo piano è lungi dal rappresentare un aiuto effettivo e reale.
Si è riscontrato che il governo degli Stati Uniti non ha nessuna fretta
di realizzare le promesse di Marshall. Personalità politiche americane
del Congresso hanno riconosciuto che il Congresso non discuterà prima
del 1948 le nuove somme stanziate per i crediti promessi ad alcuni paesi europei.
Così è risultato che l'Inghilterra, la Francia e gli altri Stati
dell'Europa occidentale che hanno accettato lo “schema di realizzazione”
del “piano Marshall” elaborato a Parigi, sono caduti vittime essi
stessi del ricatto americano.
Contraddizioni interne del blocco Stati Uniti -
Inghilterra - Francia
Ciò non ostante, i tentativi di formare un blocco occidentale
sotto l'egida dell’America continuano.
Bisogna notare che la variante americana del blocco occidentale non può
non incontrare serie opposizioni anche nei paesi che già dipendono dagli
Stati Uniti, come l'Inghilterra e la Francia.
La prospettiva di restaurare l'imperialismo tedesco come forza reale capace
di opporsi alla democrazia e al comunismo in Europa, non può sedurre
né l'Inghilterra né la Francia. Qui noi ci troviamo in presenza
di una delle principali contraddizioni interne del blocco Inghilterra-Stati
Uniti-Francia.
Visibilmente, i monopoli americani, come tutta la reazione internazionale, non
pensano che Franco o anche i fascisti greci siano un baluardo più o meno
sicuro degli Stati Uniti contro l'U.R.S.S. e le nuove democrazie in Europa.
Per
questo essi nutrono speranze particolari sulla restaurazione della Germania
capitalista, considerando questa come la più importante garanzia di successo
della lotta contro le forze democratiche in Europa. Essi non hanno fiducia né
nei laburisti in Inghilterra, né nei socialisti in Francia, considerandoli
malgrado la loro compiacenza come “semi-comunisti” non sufficientemente
meritevoli di fiducia.
Ecco perché la questione tedesca, e in particolare quella del Bacino
della Ruhr, base potenziale militare e industriale del blocco ostile all’U.R.S.S.,
è l'aspetto più importante della politica internazionale ed è
causa di litigio tra gli Stati Uniti, l'Inghilterra e la Francia.
Gli appetiti degli imperialisti americani non possono non suscitare una seria
inquietudine in Inghilterra e in Francia. Gli Stati Uniti hanno fatto comprendere
in maniera inequivocabile che essi vogliono prendere la Ruhr agli Inglesi. Gli
imperialisti americani esigono anche la fusione delle tre zone d'occupazione
e l'aperta formazione in entità politica a sé stante della Germania
occidentale sotto il controllo americano. Gli Stati Uniti insistono perché
il livello di produzione dell'acciaio sia elevato, nei bacini della Ruhr, sulla
base del mantenimento delle imprese capitalistiche che sono sotto l’egida
degli Stati Uniti. I crediti promessi da Marshall per la ricostruzione dell'Europa
sono considerati a Washington soprattutto come un aiuto agli imperialisti tedeschi.
Così il “blocco occidentale” che l'America sta creando, non
ricalca il piano Churchill degli Stati Uniti d'Europa, concepito come strumento
della politica Inglese, ma è considerato come un protettorato americano
nel quale gli Stati sovrani d'Europa, non esclusa la stessa Inghilterra, avranno
una funzione che non è molto lontana dal famoso “49° Stato
d'America”.
L’imperialismo americano tratta l’Inghilterra e la Francia sempre
più insolentemente e cinicamente. Le deliberazioni a due e a tre sui
problemi che concernono la determinazione dei livelli di produzione industriale
della Germania occidentale (Inghilterra-Stati Uniti-Francia), deliberazioni
che infrangono arbitrariamente le decisioni di Potsdam, dimostrano, tra l'altro,
che gli Stati Uniti ignorano completamente gli interessi vitali dei loro soci
nelle trattative.
L’Inghilterra, e soprattutto la Francia, sono obbligate ad ascoltare il
diktat americano e ad accettarlo con rassegnazione. La condotta della diplomazia
americana a Londra e a Parigi, ricorda, sotto molti aspetti, quella che osserviamo
in Grecia, dove i rappresentanti americani non stimano neppure necessario rispettare
le convenienze, nominano e cambiano a loro beneplacito i ministri greci e si
comportano da conquistatori.
Così, il nuovo “Piano Dawes” per l'Europa è, in fondo,
diretto contro gli interessi fondamentali dei popoli europei; esso è
un piano di asservimento e di sottomissione dell'Europa agli Stati Uniti.
Il piano Marshall contro l’indipendenza dei paesi
democratici
Il “Piano Marshall”, è diretto contro l'industrializzazione
dei paesi democratici dell'Europa e, per conseguenza, contro le basi della loro
indipendenza. Se, a suo tempo, il “Piano Dawes” per l'Europa fu
condannato al fallimento, quando le forze che gli si opponevano erano di gran
lunga inferiori a quelle attuali, oggi, nell'Europa del dopoguerra, esistono
forze più chee sufficienti, senza parlare dell'Unione Sovietica, che
dimostrano volontà e decisione, per dare scacco a questo piano di asservimento.
Per i popoli dell'Europa è soltanto questione di mostrarsi pronti alla
resistenza e di avere la volontà di resistere. Per quanto concerne l'U.R.S.S.,
essa impiegherà tutte le sue forze affinché questo piano non sia
realizzato.
L'apprezzamento che i paesi del campo antimperialista hanno dato del “Piano
Marshall” è stato interamente confermato dal corso degli avvenimenti.
Il campo dei paesi democratici, di fronte al “Piano Marshall” ha
dimostrato di essere una potente forza che veglia alla salvaguardia dell’indipendenza
e della sovranità di tutti i popoli europei, una forza che non si lascia
influenzare dalle false manovre della diplomazia del dollaro.
Crediti e ricostruzione
Il governo sovietico non ha mai fatto obiezioni alla utilizzazione
di crediti stranieri, in particolare americani; di crediti in quanto mezzi capaci
di accelerare il processo della ricostruzione economica. Ciò non ostante,
l'Unione Sovietica è sempre partita dalla premessa che le condizioni
di credito non devono avere carattere di asservimento, non devono condurre all'asservimento
economico e politico dello Stato debitore a quello creditore. Ferma in questo
orientamento politico, l'Unione Sovietica ha sempre sostenuto che i crediti
stranieri non devono essere il mezzo principale della costruzione dell'economia
del paese. La condizione fondamentale e decisiva della ricostruzione economica,
deve consistere nell'utilizzazione delle risorse interne di ogni paese e nella
creazione di una propria industria. Soltanto su questa base può essere
assicurata l'indipendenza del paese contro gli attentati del capitale straniero,
che manifesta costantemente la tendenza a utilizzare il credito come strumento
di asservimento politico ed economico.
Tale è precisamente il “Piano Marshall” che è diretto
contro l'industrializzazione dei paesi europei e mira, per conseguenza, a scalzare
la loro indipendenza.
Carattere democratico della politica commerciale
dell'U.R.S.S.
L'Unione Sovietica sostiene instancabilmente che i rapporti politici ed economici reciproci tra i diversi Stati devono erigersi esclusivamente sui principi dell'uguaglianza dei diritti di ogni Stato e nel rispetto reciproco della loro sovranità. La politica estera sovietica e, in particolare i rapporti economici sovietici con gli Stati stranieri, sono basati sul principio dell'uguaglianza dei diritti, che, negli accordi conclusi, assicura vantaggi bilaterali. I trattati con l'U.R.S.S. costituiscono accordi reciprocamente vantaggiosi per le parti contraenti. Essi non contengono nulla che possa nuocere all’indipendenza dello Stato, alla sovranità nazionale delle parti contraenti. Questa caratteristica fondamentale degli accordi tra l’U.R.S.S. e gli altri Stati, balza nettamente agli occhi, sopratutto adesso, alla luce degli accordi ingiusti, basati sull'ineguaglianza dei diritti, che gli Stati Uniti concludono e preparano. La politica commerciale estera sovietica non conosce accordi fondati sull'ineguaglianza dei diritti. Inoltre, lo sviluppo delle relazioni economiche dell'U.R.S.S. con tutti gli Stati che vi hanno interesse, indica su quale base devono stabilirsi normali rapporti tra gli Stati. Basta ricordare i trattati che l’U.R.S.S. ha concluso recentemente con la Polonia, la Jugoslavia, la Cecoslovacchia, l'Ungheria, la Bulgaria e la Finlandia. In questo modo l'U.R.S.S. indica chiaramente le vie sulle quali l'Europa può trovare un'uscita dalla difficile situazione economica. L’Inghilterra potrebbe avere un trattato di questo genere, se il governo laburista non avesse subito la pressione dall'esterno e lasciato cadere l'accordo in preparazione con l'U.R.S.S.
La concessione dei crediti necessaria all'America
per evitare la crisi
Lo smascheramento del piano americano d'asservimento economico
dei paesi europei è un merito indiscutibile della politica estera dell'U.R.S.S.
e dei paesi di nuova democrazia.
Bisogna inoltre ricordare che l'America stessa si trova minacciata da una crisi
economica. La generosità ufficiale di Marshall ha le sue ragioni. Se
i paesi europei non ricevessero crediti americani, la richiesta di merci americane
da parte di questi paesi diminuirebbe e ciò contribuirebbe ad accelerare
e ad aggravare la crisi economica che si avvicina negli i Stati Uniti. Perché,
se i paesi europei danno prova della necessaria fermezza e della volontà
di resistere alle condizioni servili di credito, l'America potrebbe vedersi
costretta a mollare.
I COMPITI DEl PARTITI COMUNISTI
La funzione del Comintern è stata positiva, ma è
ormai esaurita
Lo scioglimento del Comintern, rispondente alle esigenze dello
sviluppo del movimento operaio e alle condizioni della nuova situazione storica,
ha esercitato una funzione positiva. Lo scioglimento del Comintern ha messo
fine per sempre alla calunnia, propalata dagli avversari del comunismo e del
movimento operaio, che Mosca si ingerisse nella vita interna degli altri Stati
e che i partiti comunisti dei diversi paesi non agissero nell’interesse
del loro popolo, ma secondo ordini dall'esterno.
Il Comintern era stato fondato dopo la prima guerra mondiale, quando i partiti
comunisti erano deboli, i collegamenti tra le classi operaie dei diversi paesi
erano pressoché inesistenti e i partiti comunisti non avevano ancora
dirigenti del movimento operaio universalmente riconosciuti. E' stato merito
del Comintern l’aver stabilito e consolidato i legami tra i lavoratori
dei diversi paesi, elaborato le questioni teoriche del movimento operaio nelle
nuove condizioni del suo sviluppo, dopo la guerra, l'aver fissato norme comuni
per la
propaganda e l'agitazione dell’idea del comunismo e l’aver facilitato
la formazione dei dirigenti del movimento operaio. In questo modo si sono create
le premesse per la trasformazione dei giovani partiti comunisti in partiti operai
di massa. Ma con la trasformazione dei giovani partiti comunisti in partiti
operai di massa la direzione di questi partiti, da parte di un unico centro,
diveniva impossibile e inadeguata. Perciò il Comintern, che era stato
un fattore dello sviluppo dei partiti comunisti, si andava trasformando in un
organismo che
frenava questo sviluppo. La nuova fase di sviluppo dei partiti comunisti esigeva
nuove forme di collegamento tra i partiti. Queste circostanze hanno determinato
la necessità di sciogliere il Comintern e di organizzare nuove forme
di collegamento tra i partiti.
Il rafforzamento dei partiti comunisti
Nei quattro anni trascorsi dopo lo scioglimento del Comintern si è prodotto un considerevole rafforzamento dei partiti comunisti, un aumento della loro influenza in quasi tutti i paesi d’Europa e dell'Asia. L'influenza dei partiti comunisti è aumentata non soltanto nei paesi dell'Europa orientale, ma anche in quasi tutti i paesi d'Europa che hanno subito la dominazione fascista, e anche nei paesi che hanno subito, come la Francia, la Finlandia, ecc., l'occupazione fascista tedesca. L'influenza dei comunisti si è rafforzata particolarmente nei paesi di nuova democrazia, dove i partiti comunisti sono diventati i partiti più potenti negli Stati rispettivi.
Deficienze del movimento comunista
Tuttavia, nella situazione attuale dei partiti comunisti,
vi sono anche delle deficienze. Alcuni compagni avevano creduto che lo scioglimento
del Comintern significasse la liquidazione di tutti i collegamenti e di ogni
contatto tra i partiti comunisti fratelli. Frattanto l'esperienza ha dimostrato
che un simile isolamento dei partiti comunisti non è giusto, è
nocivo e sostanzialmente innaturale. Il movimento comunista si sviluppa nella
cornice nazionale, ma nello stesso tempo vi sono compiti e interessi comuni
ai partiti comunisti dei diversi paesi. Abbiamo di fronte a noi un quadro ben
strano: i socialisti, che sputano veleno per dimostrare che il Comintern detterebbe
direttive da Mosca ai comunisti di tutti i paesi, hanno ricostruito la loro
Internazionale, mentre i comunisti si astengono persino dall'incontrarsi e,
tanto più, dal consultarsi reciprocamente sulle questioni che li interessano,
per timore della calunnia dei nemici circa la “mano” di Mosca .
I rappresentanti delle diverse attività - gli scienziati, i cooperatori,
i militanti sindacali, i giovani, gli studenti - ritengono possibile mantenere
tra loro contatti internazionali, scambiarsi le loro esperienze e consultarsi
sulle questioni concernenti il loro lavoro, organizzare conferenze e riunioni
internazionali, e i comunisti, anche di quei paesi che hanno rapporti di alleanza,
si sentono impacciati a stabilire fra di loro relazioni di amicizia. Non c'è
dubbio che una simile situazione, se si prolungasse sarebbe gravida di conseguenze
molto nocive per lo sviluppo del lavoro dei partiti fratelli. Questa esigenza
di consultarsi e di coordinare volontariamente l'azione dei diversi partiti
è maturata soprattutto adesso, che il protrarsi di questo isolamento
potrebbe condurre a un
indebolimento della comprensione reciproca e talvolta anche a seri errori.
Funzione storica dei partiti comunisti
Poiché la maggior parte dei dirigenti dei partiti socialisti
(soprattutto i laburisti inglesi e i socialisti francesi) si comportano come
agenti dei circoli imperialistici degli Stati Uniti d'America, spetta ai partiti
comunisti la funzione storica specifica di mettersi alla testa della resistenza
al piano americano di asservimento dell'Europa e di smascherare risolutamente
tutti gli ausiliari interni dell'imperialismo americano. Nello stesso tempo
i comunisti devono appoggiare tutti gli elementi veramente patriottici che non
vogliono lasciar oltraggiare la loro Patria, che vogliono lottare contro l’asservimento
della loro Patria al capitale straniero e per la salvaguardia della sovranità
nazionale del loro paese.
I comunisti devono essere la forza dirigente che trascina tutti gli elementi
antifascisti amanti della libertà alla lotta contro i nuovi piani americani
di espansione e di asservimento dell'Europa.
E’ possibile sventare i piani degli aggressori
Bisogna tener presente che tra il desiderio degli imperialisti
di scatenare una nuova guerra e la possibilità di organizzarla, c'è
un’immensa distanza. I popoli del mondo non vogliono la guerra. Le forze
che vogliono la pace sono così
grandi e importanti, che se esse saranno ferme e tenaci nella lotta per la difesa
della pace, se esse daranno prova di costanza e di fermezza, i piani degli aggressori
saranno condannati a un completo fallimento. Non bisogna dimenticare che il
chiasso degli agenti imperialisti circa i pericoli di guerra ha lo scopo di
spaventare la gente indecisa o debole di nervi e di ottenere, a mezzo del ricatto,
concessioni all'aggressore.
Non sottovalutare le forze della classe operaia
II pericolo principale per la classe operaia consiste attualmente nella sottovalutazione delle proprie forze e nella sopravvalutazione delle forze dell’avversario. Come nel passato la politica di Monaco ha incoraggiato l'aggressione hitleriana, anche oggi le concessioni alla nuova politica degli Stati Uniti d'America e del campo imperialista, possono rendere i suoi ispiratori ancora più insolenti e aggressivi. Perciò, i partiti comunisti devono mettersi alla testa della resistenza ai piani imperialisti d'espansione e d'aggressione in tutti i campi: governativo, politico, economico, ideologico. Essi devono serrare le file, unire i loro sforzi sulla base di una piattaforma antimperialista e democratica comune e raccogliere attorno a sé tutte le forze democratiche e patriottiche del popolo.
La difesa dell'indipendenza nazionale compito particolare
dei partiti comunisti
Ai partiti comunisti fratelli della Francia, dell'Italia,
dell'Inghilterra e di altri paesi spetta un compito particolare. Essi devono
prendere nelle loro mani la bandiera della difesa dell'indipendenza nazionale
e della sovranità dei rispettivi paesi. Se i partiti comunisti resteranno
saldi sulle loro posizioni, se non si lasceranno intimidire e ricattare, se
staranno coraggiosamente a guardia di una pace solida e della democrazia popolare,
a guardia della sovranità nazionale, della libertA e dell'indipendenza
dei loro paesi, se nella loro lotta contro i tentativi di asservimento economico
e politico dei loro paesi sapranno mettersi alla testa di tutte le forze, pronte
a difendere la causa dell'onore e dell'indipendenza nazionale, nessun piano
di asservimento dell'Europa potrà essere realizzato.