LE GIORNATE DI OTTOBRE A KIEV
Sin dai primi giorni di ottobre a Kiev si cominciò a
lavorare febbrilmente per la preparazione, il 22 ottobre, del Congresso Panrusso
dei Soviet. Uno dopo l'altro si riunirono tre congressi: il primo, il congresso
regionale dei delegati operai, contadini e soldati, adottò una risoluzione
che richiedeva il passaggio del potere ai soviet; il secondo, il congresso delle
organizzazioni cosacche di tutta la regione limitrofa convocato dai commissari
del governo provvisorio, adottò una risoluzione in sostegno a detto governo;
il terzo, il congresso delle organizzazioni militari che facevano parte della
Rada Centrale, riconobbe quest'ultima come il solo potere governativo in Ucraina.
A Kiev la maggioranza del proletariato e della guarnigione era per il potere
dei soviet, una parte dei ferrovieri e degli operai della fabbrica Greter seguiva
i partiti piccolo borghesi, le truppe di guardia, gli junker, i cadetti erano
per il governo provvisorio, la Rada centrale non poteva contare che su due reggimenti
che essa stessa aveva costituito.
Durante la prima metà di ottobre le esitazioni del Comitato del Partito
bolscevico di Kiev indussero le masse rivoluzionarie e il soviet dei deputati
operai a restare inattivi e ad adottare una posizione attendista. I partigiani
del governo provvisorio utilizzarono tale situazione per organizzarsi e rafforzare
le truppe "sicure". Dal 6 all'8 di ottobre i partiti piccolo borghesi,
membri del Comitato Esecutivo del Soviet dei delegati operai, del Comitato Esecutivo
del Soviet dei delegati soldati e della Duma municipale, crearono un Comitato
di Salute della Rivoluzione che in seguito si fuse con lo Stato Maggiore della
regione. A partire dal 10 ottobre lo Stato Maggiore cominciò a concentrare
delle truppe a Kiev, prendendo però le precauzioni necessarie affinchè
il fatto non trapelasse.
Di notte, in un silenzio totale, i "battaglioni della morte" entravano
in città, le bandiere nere spiegate sulle quali, proprio nel mezzo, brillavano
lugubremente dei teschi ricuciti di bianco. Nella città male illuminata
il passante solitario rabbrividiva quando incrociava questi presagi di violenze
selvagge e di sanguinose repressioni. Di giorno però nelle strade tutto
era calmo e non si poteva scorgere alcun segno premonitore della tempesta. La
Rada centrale creò allora un Comitato Territoriale di Salute della Rivoluzione.
I movimenti notturni di truppe a Kiev suscitarono l'inquietudine negli eserciti
rivoluzionari e nelle organizzazioni operaie e il 15 ottobre alcuni rappresentanti
delle fabbriche e delle organizzazioni militari, attraverso la frazione bolscevica,
fecero depositare presso il Comitato Esecutivo le seguenti rivendicazioni:
1) Esigere dallo Stato Maggiore la cessazione immediata di ogni movimento di
truppe verso Kiev.
2) Sostituire i reggimenti che garantiscono la difesa del Soviet con truppe
più sicure.
Il Comitato Esecutivo respinse a maggioranza le due richieste; la frazione bolscevica
pretese allora la convocazione immediata del Plenum del Soviet dei delegati
operai. Ciò avvenne però solo il 24 ottobre e su proposta della
frazione bolscevica si decise di creare un Comitato Militare Rivoluzionario.
Tutti i partiti piccolo borghesi membri del Soviet protestarono energicamente
contro tale decisione e solo i bolscevichi entrarono nel CMR. Il 25 ottobre,
su ordine dello Stato Maggiore regionale, gli junker circondarono la sede del
Soviet e arrestarono il CMR e il Comitato bolscevico di Kiev. Quando la notizia
dell'arresto giunse nelle fabbriche, gli operai si prepararono subito alla lotta
armata. Tutto il lavoro di organizzazione si concentrò sull'arsenale.
Il 26 ottobre gli operai uscirono dalle fabbriche. Allo scalo merci i ferrovieri
si impadronirono di un convoglio di armi che consegnarono agli operai dell'arsenale
i quali le fecero subito distribuire nelle fabbriche. Una volta armati lasciammo
in massa tutte le fabbriche marciando verso la Duna municipale per esigere la
liberazione immediata dei prigionieri. Non appena però ci fummo radunati
sulla piazza, ecco gli junker sui carri armati, i battaglioni della morte e
i cadetti incominciarono ad occupare tutte le strade e tutti gli accessi vicini,
accerchiandoci in una morsa compatta e ostile. Avanzarono verso di noi e quando
i loro primi ranghi furono a qualche passo dai manifestanti risuonò il
comando degli ufficiali seguito dappertutto dal crepitio dei colpi; ci sdraiammo
al suolo e cominciammo a rispondere al fuoco. Improvvisamente, sulle nostre
teste, cominciarono a tuonare gli schrapnell. Al segnale convenuto ci lanciammo
allora tutti quanti contro uno dei distaccamenti nemici, lo sfondammo e ci ritirammo
verso l'arsenale dopo aver subito pesanti perdite. Per tutta la notte ci preparammo
febbrilmente a un nuovo attacco; concentrammo le forze principali nell'arsenale
e nei quartieri di Shulevski e di Podolski, fortificammo le barricate e gli
sbarramenti e sin dalle prime ore del mattino ingaggiammo una lotta feroce con
le truppe controrivoluzionarie. Il primo giorno fu impossibile determinare da
che parte pendesse la bilancia della vittoria. Le strade cambiavano più
volte di padrone e alla sera del secondo giorno i bianchi ci fecero battere
in ritirata. Decidemmo allora di trincerarci nei quartieri operai. Il mattino
del terzo giorno alcuni rappresentanti della Duma municipale vennero a proporci
una trattativa di pace. Nel frattempo il secondo corpo di guardia occupò
Jmerinka, alla periferia di Kiev, e inviò le sue truppe in soccorso del
proletariato.
Lo Stato Maggiore del Governo Provvisorio di Kiev fu il primo a saperlo, per
cui si affrettò a trasferire i suoi poteri alla Rada centrale e battè
in ritirata con gli junker e le truppe rimaste fedeli al governo provvisorio.
La Rada centrale, fingendo di sostenere gli insorti, fece occupare dal reggimento
Bogdanovski tutti i posti di guardia della città e fece liberare i membri
del CMR e del Comitato bolscevico che erano stati arrestati.
Il proletariato credette davvero che l'azione del Bogdanovski significasse il
passaggio del reggimento dalla parte delle masse rivoluzionarie e depose le
armi. La lotta armata cessò, il proletariato di Kiev si considerò
vincitore e, quando ci fu il 2° Plenum dei Soviet dei Comitati di Fabbrica
e di Officina, proclamò solennemente che a Kiev tutto il potere apparteneva
al Soviet dei delegati operai.